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martedì 24 aprile 2001


Ho visto un bel film l'altra sera
Perché non fanno più film come All about Eve?
Dove tutti i personaggi parlano come libri stampati, ma almeno dicono cose interessanti.
Forse oggi si ha pudore di mettere in scena tanti ricconi – forse i ricconi non sono più così squisiti nei modi – in ogni caso è un peccato.
Un microcosmo dove è tutto intreccio, tutto dialogo, tutto è causa ed effetto. Si sente che è stato tagliato tutto il tagliabile. Ogni fotogramma è uno sguardo, una battuta, un movimento necessario. Se Bette Davis, Margo, entrando in ritardo in teatro (e nel frattempo Eva le si è sostituita), passa davanti a una locandina, qual è il titolo della locandina? The devil's disciple: Eva è discepola del demonio (e anche di Margo). Ancora: se Margo imprigionata nell'auto accende la radio, che canzone si sente? Liebestraum, la stessa del party fatale di qualche giorno prima.
Oggi non si fanno più rimandi così. Al posto della locandina metterebbero uno spot occulto della cocacola. Se qualcuno accende un autoradio è per farti sentire l'original soundtrack che puoi acquistare nel negozio a fianco.
E poi, oggi i film ti devono rassicurare. Dai, spettatore, va tutto bene, le disgrazie succedono, ma prima o poi i buoni sentimenti vengono premiati.
All about Eve è una tragedia dove non muore nessuno, ma tutti ci rimettono qualcosa: i buoni sentimenti, appunto.
Oggi invece fanno film come Tutto su mia madre, dove le donne sono così buone e volonterose, e sì che le capita ogni sorta di disgrazie, ma alla fine vincono loro.
Invece in All about Eve le donne sono false, astute e intriganti (Eva). O narcise e isteriche (Margo). O al limite anche buone e brave, ma con effetti disastrosi (Karen). Sono anche – diciamolo – molto più affascinanti di quelle di Almodovar. Tutto su mia madre doveva vincere la palma d'oro a Cannes due anni fa. Gli sponsor erano d'accordo, i critici plaudevano alla citazione colta, gli spettatori non chiedevano meglio che di starnutire nei fazzoletti davanti al miracolo finale del bimbo che nasce con l'AIDS, ma poi gli passa. (Neanche in una sceneggiatura si può più far soffrire un bambino).
E invece, forse per lo zampino di Cronenberg presidente di giuria, Almodovar si vide soffiare la palma da un filmetto belga, Rosetta, girato con uno stile che faceva rimpiangere la mano ferma di certi dogmatici danesi. Con gran scandalo di sponsor, recensori, nani e ballerine. (Che tanto poi si sarebbero rifatti con l'Oscar). Ironia della sorte, Rosetta è una donna crudele e traditrice che rassomiglia a Eva molto più di qualsiasi madonnina infilzata almodovariana. La sua vita in una roulotte è a mille miglia da Broadway, e dove c'erano battute di teatro qui ci sono soltanto silenzi e insulti, ma la storia c'è. È un bel film che non ti consola e non ti guarisce. E allora a cosa serve? Mah. A cosa serviva All about Eve? Non lo so, eppure mi piace. Forse a dirci qualcosa di cattivo su noi stessi? (E la pietà per le donne, per i bambini?)

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