Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi

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martedì 2 aprile 2002

Forse non sapete che l'esercito israeliano manda in onda video porno sulla tv palestinese. Una volta occupata la tv palestinese a Ramallah, i militari israeliani si devono essere posti il problema di cosa proiettare. I Dieci Comandamenti? Ben Hur? Le scene di giovani spensierati sulla spiaggia di Tel Aviv con cui ci ha deliziato anche oggi il TG2? Pare invece che i militari di tutto il mondo reagiscano nello stesso modo agli stessi stimoli: porno, con tanto di pubblicità per le hotline. Quelli registrati in casa per pudore. Alle proteste di un'avvocatessa palestinese i portavoce dell'esercito hanno risposto che "i soldati non sapevano che tutta Ramallah stesse guardando". Beh, certo. Ieri era una bella giornata di primavera, come si vede nella foto qui accanto. L'ideale per fare due passi. Perché mai i palestinesi sarebbero dovuti restare in casa a guardare la tv?
La notizia è dell'Ha'aretz, "la più autorevole testata israeliana", tanto autorevole che certe notiziole di poco conto come questa nella versione inglese non le pubblica. Ci ha pensato Indymedia Israele.

Forse non sapete che la chiesa della Natività – quella in cui ormai 200 miliziani palestinesi si tengono stretti a quella manciata di giornalisti che sono la loro unica speranza di vita – è la chiesa più antica del mondo. Nel senso che è quella che sopravvive da più tempo, da Costantino il Grande, direi. Qualche sito romano e perfino bolognese può rivaleggiare in antichità, ma la Natività è l'unica chiesa consacrata a essere sopravvissuta all'invasione araba (anche il S. Sepolcro, in un certo senso, ma il Sepolcro non è propriamente una chiesa, è un guazzabuglio di altari e santuari). Sopravviverà agli israeliani? Non ce l'ha fatta la moschea eretta dall'altra parte della piazza, testimone di secoli di convivenza pacifica che sono pure trascorsi in questa terra. Gli israeliani non fanno passare i pompieri palestinesi, pompieri terroristi. Noi, che condividiamo la preoccupazione del nostro Presidente per i Luoghi Santi, siamo in apprensione. Lì dentro stanno al buio per paura dei puntatori israeliani. Tutto così moderno, e così orribilmente simile a certe cronache medievali in cui gli ultimi ribelli si asserragliano nella chiesa, e i sacerdoti fanno da intermediari.

Peraltro non è detto che i salesiani siano così super partes: per ora rifiutano ostinatamente di lasciare la chiesa sorta sulla grotte dove (forse) nacque Gesù e (più probabilmente) Girolamo tradusse il Vangelo. I salesiani… non so se faccio bene a dirlo, ma di loro ricordo soprattutto un frate pacioccone, che parlava bene italiano ma con un accento indecifrabile, e posava volentieri per le foto sul chiostro (il chiostro in cui ora i miliziani calcolano le ore che gli restano da vivere). Serafico, come si conviene, ci aveva accolto dicendo tuttavia: "Vedete che succede? Hitler non ha fatto abbastanza per questa gente". La frase ci aveva gelato. Un'orribile bestemmia antisemita, ma anche il tipico sfogo di un signore qualsiasi dopo tre ore di fila a un posto di blocco. Alcuni avevano protestato, io mi ero fatto da parte, e forse nella foto non sono venuto. Stavo dando un occhio al chiostro, cercando anche lì qualcosa da salvare, da sistemare in una memoria organizzata e coerente, magari una traccia di speranza, in uno dei più antichi tempi della speranza del mondo. Ma anche lì non ho trovato niente. Solo rabbia e disperazione, un frate pacioccone che invoca Hitler, e mezz'ora dopo, nelle strade che ora sono tombe all'aria aperta, un bimbo di tre anni difendersi con pugni ben assestati da un compagnuccio di cinque o sei. Mi domando dove siano ora – ma dove vuoi che siano, sono lì. Se pure avessero una cantina in cui nascondersi, c'è una cantina a prova dei mortai? E comunque dovranno uscire a cercare il cibo che non c'è. Del resto sono anni che si preparano, giocando con fucili di legno. E poi la loro vita non dev'essere qualcosa di così prezioso di cui preoccuparsi. I loro padri sono i martiri che brandiscono i fucili sui manifesti incollati a ogni muro.

Elisa? Magari qualcuno leggendo il grande Defarge si sarà messo in pensiero. Elisa è a Gerusalemme, che in questo momento è uno dei luoghi più sicuri della Palestina. Sono fiero di lei, di Sonia Morgantini, di tutti gli italiani e i francesi e gli altri a Dheishe, Ramallah, Betlemme, e di quei matti che tuttora partono e partiranno -- anche se alla fine in tv mandano in onda solo Bertinotti. Io sto qui, correggo compiti, do un occhio a internet, mi sento un poco un verme, ma non conta, e poi è nulla in confronto a come mi sentirò in futuro, a come ci sentiremo tutti, se la Pace non vince su quel Piave che è la Palestina, se da quella porta stretta (la porta dell'umiltà) la guerra dilaga. E la guerra dilaga.

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