Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi

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venerdì 6 settembre 2002

Strange bedfellows (Continua da venerdì)

Guardiamo agli ultimi giorni: chi c’è? To’, D’Alema. E che dice? Che il referendum sull’articolo 18 è prematuro. Bah, magari ha pure ragione. Che i girotondi delegittimano i partiti. Che non è vero che in piazza c’è la società civile, semmai c’è qualche sinistrorso radicale che lui conosce da trent’anni. Sarà. E che bisogna rilanciare l’Ulivo, con Mastella, che infatti è entusiasta. E che no, non si è pentito del suo geniale tentativo di riformare la Costituzione con Berlusconi in bicamerale (“L'ho pagata sulla mia pelle. Non ho mai capito perché tentare un accordo sulle grandi riforme debba essere un tradimento").
Insomma, i sindacalisti, i girotondini, la cosiddetta società civile, non hanno capito nulla. Lui sì. Perché una volta buona non lo lasciamo lavorare?

Chiediamoci ora, morettianamente: cosa c’è “di sinistra” in quello che dice D’Alema? Non c’è forse più sinistra in un Berlusconi che promette di bloccare le tariffe?
E mettiamoci nei panni di un dirigente di una Spa ex municipalizzata: ma come, penserà, ci privatizzano, liberalizzano il mercato, e alla fine ci chiedono di bloccare le tariffe? E io come faccio a massimizzare i profitti, che in fin dei conti è il mio mestiere?

Io non sono un esperto, ma mi par di capire che le grandi privatizzazioni, in Italia, le hanno fatte tutti i governi, da Andreotti in poi. Governi di Centro-Destra, Centro-Sinistra, tecnici. Tra questi governi il “Berlusconi Uno” (1994) e il “Due” (2001-2002) non si sono distinti per lo zelo, anche perché i neoliberisti di destra devono fare i conti con la resistenza interna di Alleanza Nazionale. (Qualcuno ha mai chiesto a un Fini, o peggio ancora a uno Storace, che ne pensasse della Tobin Tax?) Forse ha privatizzato più D’Alema che Berlusconi, se non altro perché ha governato un po’ di più.

Ma restiamo su Chirac e Berlusconi. Uomini di destra, senza dubbio. Ma per prima cosa, politici (anche Berlusconi ormai ragiona più da politico che da imprenditore). Abituati a fiutare l’aria, e interessati più al consenso che ai dogmi di fede. E se ieri il “pensiero unico neoliberista” poteva essere un valido strumento di consenso, oggi appunto l’aria è diversa, a Roma come a Parigi (e a Johannesburg). Non è da escludere che dopo un primo anno ‘liberista’, Berlusconi indossi veramente i panni del presidente operaio e ci dia un anno di allegro peronismo. Perché no? D’Alema avrebbe mai promesso di bloccare le tariffe? No. Berlusconi può farlo, è coperto a destra, e poi ce ne ha già promesse tante…

Allo stesso modo, Chirac è un politico, interessato in primo luogo alla sua auto-conservazione. Non è mai stato un fanatico del libero mercato, oggi che l’economia globalizzata mostra la corda ha ancora meno motivi di esserlo. Chi può impedirgli di impugnare la Tobin Tax contro le multinazionali, che per di più hanno quasi tutte sede a Washington? Ed ecco qui non soltanto un Conservatore dal Volto Umano, ma anche il classico gollista, difensore dell’identità nazionale francese.

Concludendo: a volte Destra e Sinistra significano poco o nulla. Noi che tanto critichiamo l’uninominale e il bipolarismo, per prima cosa li dovremmo disattivare nella nostra testa. Proprio perché è di Destra (una destra tipicamente francese, civile e repubblicana) Chirac ha qualche interesse a parlare di Tobin Tax.
Non dico che non sia il caso di diffidare di lui. Ma il movimento, che chiede “meno economia e più politica”, deve abituarsi a compagni di letto come lui. C’è tutta una nomenklatura, una classe di tecnocrati e politici che non chiedono di meglio per rimettere le mani su un po’ di consenso (e su un bel po’ di soldi e potere). Magari è la stessa gente che ha preso bustarelle o stock options e ha finto di non vedere le falle del neoliberismo. Ma i politici sono fatti così.

A dire il vero, un politico coerente e tutto d’un pezzo c’è: è lui, D’Alema. Lui non cambia mai, se tutti vanno in piazza lui non ci va, se tutti firmano per un referendum per lui è un errore. Anche lui commette errori, ovviamente, ma poi fa autocritica e rimane al suo posto. Caso singolare di un politico che ha deciso di non fiutare l’aria, di non cercare il consenso, di restare fedele per prima cosa a sé stesso. È di Sinistra? È di Destra? È un politico? Più semplicemente, è D’Alema.

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