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giovedì 14 novembre 2002

Consuma, idiota!
(se ci tieni davvero, all'economia)

20 milioni di euro per incentivare gli italiani a comprarsi un decoder e una banda larga. Capisco che possano sembrare noccioline, tra i grandi numeri della Finanziaria. Ma c'è stato un terremoto e buona parte delle scuole italiane non sono sicure; sempre le scuole lasceranno a casa un po' di bidelli e insegnanti di sostegno (che probabilmente saranno rimpiazzati da cococò incompetenti). La fiat e la pirelli licenziano, la new economy è chiusa, in Sicilia manca l'acqua, le menti migliori delle nostre generazioni prendono la prima borsa all'estero e non tornano più. In tanta desolazione, a chi può venire l'idea di incentivare acquisti voluttuari come la pay tv o internet? Gli economisti hanno perso la ragione?

No. Purtroppo no. Purtroppo c'è una logica – perversa, ma logica – in tutto questo. E non è nemmeno la prima volta.
Un brutto precedente fu, mi duole dirlo, il contributo alle rottamazioni del governo Prodi: già nel '96 la strategia dello Stato era incentivare i consumi, offrendo finanziamenti ai cittadini che decidevano di buttar via auto quasi nuove. In questo modo la Fiat Auto si è tenuta a galla qualche anno in più. Ma c'è un limite strutturale alla quantità di auto che un popolo (anche sprecone) può buttare via e ricomprare. Raggiunto quel limite, l'indice dei consumi tornava giù. Bisognava inventarsi qualche altro nuovo consumo.
La febbre della new economy in Italia nasce più o meno in quel momento. Internet esisteva già; la telefonia mobile era in espansione da diversi anni; la pay tv già funziona. Ma nella seconda metà degli anni Novanta queste nicchie di mercato diventano la Nuova Frontiera del consumo di massa e vengono invase da orde di investitori.
È una Frontiera che promette molto, senza mantenere un granché. I decoder non decollano mai, l'italiano medio continua a preferire la tv generalista e lo stadio. Internet, sorprendentemente, si diffonde a macchia d'olio senza che nessuno riesca a trovare un modo onesto di farci i soldi (io lo trovo uno dei grandi misteri dell'umanità); in compenso le major discografiche si fanno un bel bagno con la diffusione gratuita e incontrollata degli mp3. L'unica cosa che funziona veramente è il telefonino, ma c'è un limite anche al numero di telefonini che un popolo può comprare e usare. Verso il duemila quasi ogni italiano normodotato ne possiede uno, e a questo punto l'indice dei consumi torna al palo.

Nel frattempo, però, il Mercato ha perso la ragione. Analisti e speculatori lo hanno traviato. È stato sostituito dal marketing, su cui vi rimando ai lucidi appunti della Pizia:

Nel mercato non c'era bisogno di fare marketing. Il marketing è nato quando si è dovuto vendere di piu’, uscire dal mercato e arrivare nelle casa, nelle scuole, per le strade, cercando dunque di indurre a comprare laddove nessuno aveva l’intenzione di comprare, facendolo quindi in maniera urlata, ingannevole, subdola...

Analisti seri e rispettabili, manager plurimasterizzati, semplici risparmiatori, hanno bruciato miliardi di euro in cretinate, in prevedibilissimi flop: il caso più eclatante resta quello della telefonia umts. Ci sarebbe da ridere, non fosse che questa gente ha giocato anche coi nostri soldi e i nostri posti di lavoro: e spesso li ha persi. Ancora oggi c'è qualche manager seriamente convinto di poterci vendere il telefonino che spedisce le foto agli amici. Oddio, qualcuno se lo comprerà pure. Ma l'espansione è finita. La telefonia cellulare è diventata un mercato di sostituzione, come il mercato automobilistico: se mi stanco dell'auto vecchia (o del cellulare) ne compro uno nuovo.

Ma non posso continuamente stancarmi dell'auto o del cellulare. Specie se ho un lavoro precario, se sono un cococò, se il mio futuro è incerto. Lo stato può incentivarmi finché vuole, ma se nel frattempo mi taglia sanità, previdenza e istruzione (e magari dichiara una guerra) io non consumo. Non sono così stupido. Nemmeno vent'anni di tv berlusconiana possono rendermi così stupido. Persino un idiota si copre la testa quando il vento gli scoperchia la casa.

Un ultimo dubbio: ma siamo sicuri che il 'consumo' sia da incentivare, sempre e comunque? Dobbiamo per forza credere alla favola per cui se aumenta il consumo aumenta il Prodotto Lordo, e se aumenta il Prodotto aumenta l'occupazione? Non c'è qualcosa di intuitivamente sbagliato in un sistema che funziona soltanto se consuma ogni giorno qualcosa in più del giorno prima?
A Firenze si è parlato di questo. Contro la religione del Prodotto Lordo, si sono suggeriti altri strumenti di misurazione della "ricchezza delle nazioni" (per usare l'espressione del vecchio Adam). Ora, se vi dicessi che ho capito come funziona il Dashboard of Sustainability direi una grossa menzogna. L'altra sera l'ho installato e posso dire che è uno sballo, però dopo un po' fa male agli occhi. Ma ho ancora nelle orecchie le parole di quella portavoce di Lilliput, l'altra sera, nella trasmissione in cui non si litigava: "ma lo sapete che il Pil aumenta anche con gli incidenti stradali?"
Lo sappiamo, è perfino una banalità: macchina rotta, macchina nuova (senza parlare dell'indotto: spese mediche, legali, assicurative, perfino il carroattrezzi). Lo abbiamo sempre saputo. Ma non ci avevamo mai pensato. Da Firenze in poi cominciamo a pensarci seriamente. In Italia gli incidenti stradali uccidono 8000 persone all'anno: non c'è bisogno di cercare le armi di distruzione di massa in Iraq. Cerchiamo di capire se non sia possibile consumare in un altro modo.

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