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martedì 18 maggio 2004

La Legge di Mario e la Legge di Beppe


E poi ho pensato: ma mi passerà un bel giorno questo senso d'irrealtà, quest’aria da apprendista eterno? E quando? A trent’anni non sarebbe l’ora? E i miei colleghi, qui intorno, quanto ci hanno messo a prender l’aria da colleghi? Perché a loro è venuta proprio naturale. Ma a me?

Nel primo posto dove ho lavorato – oh, non è stato troppissimo tempo fa – ho imparato due leggi fondamentali: la legge di Mario e la legge di Beppe.
Mario era un bancario. Uno bravo. Un po’ avanti con gli anni, ma sempre in fibrillo. Sempre sul ferro caldo. E diceva al mio collega (con l’aria da collega): “Primo: renditi indispensabile; secondo: detta le condizioni”. Questa è la legge di Mario. Legge in due tempi. Nel primo tempo c’è da farsi un culo quadro, che dico, romboidale. Correr di qua, di là. Poi, un bel giorno, crack! la scossa di assestamento. Qualcuno scoprirà di non poter più fare a meno del tuo culo romboidale. Da lì in poi, è in discesa. E vivrete felici ever after.

(“Mo Dio, Leonardo, un culo romboidale! Ma son cose da scrivere?”
“Uffa, mamma, sempre a leggermi il blog”).

Il mio collega annuiva, poi succedeva sempre qualche imprevisto: un tubo rotto, un corto circuito. E mi dicevano di andare a chiamare Beppe.
Beppe era uno che sapeva fare qualsiasi cosa, ma con calma, eh? Che non ci corre mica dietro nessuno. E una volta, mentre lo aiutavo a satinare una superficie o a montare degli impianti o che ne so, mi spiegò la sua legge. Ricordo che stava per aggiungere qualcosa, un tocco d’artista, ma poi si trattenne, perché… “Le cose non vanno fatte troppo bene, sennò poi ti chiedono sempre di farle”. Questa è la legge di Beppe.

Adesso, se tu lavori, se ora magari ti trovi nel posto di lavoro, lo sai meglio di me quanti Beppe e quanti Mario ti trovi attorno, e quante volte nella giornata usi la legge di Beppe e quante volte la legge di Mario, come il tabacco e il caffè, i tuoi carburanti miscelati per tirare avanti.

E abbiamo parlato di lavoro: ma non è la stessa cosa in amore? E non è la stessa cosa coi blog?
E dimmelo tu cosa dovrei fare: Beppe? Mario? Sapessi quante volte ci ho provato: ma resto sempre sospeso in mezzo, con quel vago retrosenso di pirla che non va via.

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