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lunedì 13 dicembre 2004

Greetings from Voghera

Si parla di Lecciso, non vi biasimo se cambiate canale.


1. La mania era di Fleet Street

In realtà si parla d'altro. Di un libro che, molti anni fa, mi ha cambiato la vita: questo. Anzi, visto che tra un po' è Natale, e sembra inevitabile scambiarsi un po' di paccottiglia bitolsiana, ve lo consiglio (e vi sconsiglio gli altri libri in circolazione): soprattutto se avete 14 anni e volete cambiare la vs vita. È un romanzo di formazione, con alcune storie d'amore, di morte, di soldi, e centinaia di belle canzoni. Poi, è anche un bel saggio di storia del costume e di sociologia.

Così, giusto perché ultimamente non si fa che parlare di "fenomeni mediatici", e allora perché non tornare ai fondamentali? Shout parla della nascita e delle conseguenze di uno dei più significativi fenomeni mediatici del '900, la Beatlemania. La racconta senza pudori né agiografie, come un fenomeno un po' improvvisato e un po' studiato a tavolino, con le foto di "migliaia di fans" che in realtà sono soltanto decine (ma poi diventano davvero migliaia). E intanto la colloca in un contesto storico preciso, il momento in cui i baby boomers inglesi hanno la possibilità di entrare per la prima volta in un negozio di dischi. Ma poi, quando il "fenomeno mediatico" si fa parossistico e universale, non manca di avvertire:
Dire che l'Inghilterra, nel novembre del 1963, avesse la fissazione di un quartetto pop, si trattasse pure del complesso che aveva fatto sorridere i reali, sarebbe chiaramente assurdo. La mania era di Fleet Street, e quindi sembrava coprire come una coltre tutto il paese.

Fleet Street – uno mica è obbligato a saperlo – è la strada di Londra in cui si trovano le sedi dei quotidiani (io me l'immaginavo lunghissima).
Questa frase mi è rimasta in testa, e mi ha guidato come una bussola tutte le volte che ho sentito parlare di fenomeni mediatici. Di fenomeni, cioè, che nascono sui media, crescono sui media, e che provocano un corto circuito dei media. Così era, in grande, per la Beatlemania, e oggi, si parva licet, per le Lecciso. "Tutt'Italia ne parla", sì, dove "Tutt'Italia" sono sei salotti televisivi e una ventina di testate giornalistiche. Alla fine, volendo fare il calcolo, scopriremmo che "Tutt'Italia" arriva sì e no a una mezza dozzina di gruppi editoriali. Un bel quadro claustrofobico, dove a creare un fenomeno mediatico, in fondo, ci vuol poco. "Tutta l'Italia" è tutta qui. Tutta tutta?


2. Tutti a Voghera.

Questo non vuol dire che non esista la "gente", che guarda la tv, legge le pagine di gossip e si informa sulle Lecciso. Altroché se esiste. Non solo, ma molto spesso siamo noi: sarebbe ora di dirlo. Siamo noi le parrucchiere, siamo noi i portieri, siamo noi le casalinghe di Voghera. Il "fenomeno mediatico" Lecciso ci interessa e ci diverte, e volentieri ne parliamo. Ne parliamo, mi pare, in termini molto semplici e tranchant: quelle due son buone a nulla, raccomandate, che vergogna, farebbero meglio a stare a casa coi figli, quel matrimonio secondo me finisce male, etc (e altre considerazioni meno correct che ci teniamo per i nostri tinelli). Il tutto può prendere sì e no una mezz'ora. E poi?
E poi si parla d'altro. Del prezzo delle zucchine, indubbiamente: dei regali che vorremmo fare a Natale, se sia il caso di farli: in ogni caso meglio cose utili e non costose. Di dove andremo in vacanza: da nessuna parte, magari (avete notato che schifo di calendario? Natale e Capodanno di sabato). Del campionato. Dei leghisti che volevano mettere una taglia sugli assassini dei padani, e poi si è scoperto che erano padani vicini di casa; del processo Sme; di Dell'Utri, dell'Iraq, eccetera. Di tante cose si parla, nei tinelli di Voghera.
In tv, no.
In tv si parla solo di Lecciso, perché è un "fenomeno mediatico".
Questo ci dice qualcosa. Non su di noi, portieri e massaie, ma sulla tv. Sulla sua scarsa fantasia. Sugli spunti che non riesce più a trovare. I grandi reality d'autunno sono finiti, i comici mostrano un po' la corda, e intanto il livello si è fatto basso basso. Il "fenomeno Lecciso" è interessante in quanto involuto: un'idea talmente scema che non poteva venire a nessuno. Pare sia venuta a Mara Venier, il che (se è vero) dà un po' l'idea della professionalità dell'ambiente, con la conduttrice che s'improvvisa autrice. Poi va bene, per carità, se è quel che passa il convento. Ma ricordiamoci che è un convento. E che in altri Paesi, dove non esiste una concentrazione editoriale del genere, non scoppiano nemmeno "fenomeni mediatici" tanto tristi.


3. Parliam d'altro

In Shout, Philip Norman fa notare come la Beatlemania divampi improvvisamente in Gran Bretagna e in USA in seguito a due eventi che avevano sconvolto la pubblica opinione: rispettivamente, lo scandalo Profumo a Londra e l'assassinio di Kennedy a Dallas. In entrambi i casi, una nazione aveva sentito il bisogno di voltar pagina e parlare di qualcosa di fatuo e divertente. (Di bello c'è che i Beatles erano davvero divertenti, il meglio che l'artigianato musicale britannico avesse da offrire in quel momento).
Il "Fenomeno Lecciso" ci parla anche di questo: della gran volontà di parlar d'altro che c'è in tv al momento. Che di guerra e di sequestri, di processi, di inflazione e di tasse avremmo sentito parlare anche abbastanza. Peraltro, oggi siamo ancora in uno di quei periodi rarissimi in cui non c'è campagna elettorale, e faremmo bene a godercelo. E va bene.
Però ricordiamoci che il "Fenomeno Lecciso" occupa tempo televisivo, intere fasce di palinsesto che si potrebbero usare meglio. Lo dico perché mi capita di trovare anche blog progressisti che si battono per il diritto di vedere il Fenomeno in tv. Non avrei nulla in contrario, per una mezz'oretta al giorno. La famosa mezz'oretta. Ma… per interi pomeriggi? Non c'è proprio altro di cui parlare? Non riusciamo a trovare niente di altrettanto leggero? Significa che l'aria, qui intorno, si è fatta davvero pesante.

Un'altra cosa di cui ci parla il Fenomeno, sono gli intellettuali. Sapete, qui a Voghera ci siamo fatti due modelli di intellettuali (ve li descriviamo domani, comunque uno è Zecchi e l'altro Freccero, figuratevi).

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