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venerdì 10 marzo 2006

- l'era dell'ottimismo


Sorridi, sei in Italia

Diciamo che esiste Xavière (nome inventato): è una ragazza di 28 anni che proviene da un Paese dell'Africa occidentale. Ma sta in Italia. In un Centro di Permanenza Temporanea.
Xavière non dice niente, ma ci sorride dal giornale.

La cosa fa scalpore e induce anche un po' al sospetto, perché a prima vista il CPT non è appare come un luogo divertente dove vivere. Per dire, tutto intorno c'è una recinzione alta alta, e non si può uscire. Insomma, quando in prima pagina sul giornale locale compare il titolo "Storia di Xavière che grazie al CPT torna a sorridere", uno lì per lì non ci crede. Fortuna che nelle pagine interne è tutto spiegato.

E infatti lì si apprende che Xavière
– ha smesso di sorridere anni fa, quando uno zio ha commesso su di lei violenze e soprusi che "l'avevano portata a rischio di vita".
– ma per fortuna un ente missionario italiano si è interessato al suo caso, e l'ha fatta venire in Italia.

E volendo la storia sarebbe già finita qui, e noi sul giornale leggeremmo: "Storia di Xavière che grazie alla missione italiana torna a sorridere"…

– e invece no! perché la missione riesce solo a procurarle un permesso di soggiorno turistico (e ci mancherebbe altro, lo zio ti molesta e vuoi che ti neghiamo una gita turistica nel Bel Paese?) Diciamo che Xavière si sistema da turista presso il fratello, immigrato regolare in una dolciastra cittadina lombarda. Per tre anni rimane lì, "facendo per conto della parrocchia locale dei piccoli lavoretti".

E in fondo la storia potrebbe essere finita anche qui, e su un altro bel giornale locale leggeremmo: "Storia di Xavière che grazie alla parrocchia torna a sorridere"…

– ma per fortuna non è così! Perché la "comunità che la assiste" nel frattempo si è dimenticata di iniziare la trafila per regolarizzare la sua posizione. Così un giorno – magari in seguito a una telefonata – le forze dell'ordine passano in parrocchia per un controllo e ci trovano la turista Xavière, nel bel mezzo del suo Grand Tour europeo, magari mentre dà lo straccio in oratorio. E la arrestano, anzi no, non si può dire che l'arrestino, non è la parola giusta; limitiamoci a dire, con Vasco, che la prendono e la portano via. La portano nel CPT di un'altra città.
– In questo CPT gli operatori ricostruiscono la storia, ne controllano la veridicità, mettono in ordine i dati e ottengono la regolarizzazione. Così in effetti adesso Xavière sorride. Grazie al CPT.

Però io non mi limiterei a ringraziare il CPT, che in questo caso ha effettivamente fatto un buon lavoro. Tutti hanno la loro parte di merito per aver fatto sorridere Xavière. E quindi mi sembra il caso di ringraziare anche:
– La parrocchia che le ha dato un lavoro, anzi, tanti "lavoretti", senza mai intraprendere la regolarizzazione; se fosse stata regolarizzata subito, Xavière non avrebbe mai incontrato il personale del CPT, e quindi sorridere.
– La missione che l'ha portata in Italia ma non aveva niente di meglio da promettere che un visto turistico; se non fosse mai arrivata in Italia, Xavière non avrebbe mai potuto essere arrestata presa e portata da via nel CPT, dove finalmente ha potuto sorridere.
– E sì, forse anche lo zio, perché a ben vedere senza le sue molestie, come avrebbe fatto Xavière ad arrivare in Italia, anzi nel CPT che le ha ridato il sorriso?

Ma in fondo noi esageriamo l'importanza degli enti, delle parrocchie, delle persone. Se l'accoglienza degli stranieri in Italia è una macchina così bene oliata, il merito è delle leggi. In un altro Paese, in un altro mondo Xavière sarebbe arrivata e si sarebbe semplicemente messa a lavorare con un contratto regolare. Non avrebbe dovuto ringraziare nessun generoso salvatore. Pensate che ingiustizia.
In Italia, invece, guardate quanta gente Xavière deve ringraziare; quanti eroi a cui deve il suo sorriso. Dai datori di lavoro della parrocchia agli operatori del CPT, è tutto un piccolo grande mondo che si adopera affinché dopo mille traversie Xavière finalmente sorrida. E non è fantastico questo?
Voglio dire, trent'anni fa partivamo ancora con le valige di cartone. E adesso in tante città abbiamo centri murati e recintati dove gli operatori si adoperano a far sorridere la gente. Non è un mondo perfetto. Però ci stiamo lavorando.

E cosa sono questi brontolii – li sento, sapete. Che razza di mondo avete in mente, voi? Un mondo dove chiunque arriva può mettersi a lavorare regolarmente, subito, senza ringraziare nessuno? O addirittura un mondo senza paesi poveri, dove non esistono zii molesti, e quindi nessuno deve scappare con permessi di fortuna?
Davvero è questo il vostro sogno? Un mondo grigio, senza sorrisi? Un mondo dove tutti si danno da fare e nessuno ti ringrazia?
Tenetevelo, il vostro mondo. Noi preferiamo stare qui. È pieno di creaturine sorridenti. Di sicuro vorrebbero dirci "grazie".
Se solo potessero parlare…

8 commenti:

  1. I CPT sono un enorme affare. Non fermano l'immigrazione, non permettono l'integrazione e non bloccano gli (eventuali) terroristi.
    Un business:
    il CPT di Modena, ad es., è in mano al fratello del minitro Giovanardi
    (http://www.meltingpot.org/articolo5094.html).
    Gli altri sono in mano a enti riconducibili alla chiesa ...

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  2. FUOCO AI CPT E A TUTTE LE GALERE !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! ...e ho detto tutto!

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  3. Massì, l'Italia è bella anche perchè è clientelare, no? :p

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  4. il CPT di Modena, ad es., è in mano al fratello del ministro Giovanardi
    Alduccio, si sa.

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  5. Potresti dirmi su quale giornale è stata riportata questa notizia e in che giorno? (mi occupo dell'argomento dei CPT, cerco di star dietro a tutte le storie)
    grazie, ciao

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  6. L'articolo è stato pubblicato sulla Gazzetta di Modena giovedì 2 marzo 2006

    questi titolo occhiello e testo
    Storia di Yvette, strappata all’inferno

    Vittima di violenze, gli operatori del Cpt le hanno fatto ottenere l’asilo

    Di tante storie ce n’è una che gli operatori del Centro di Permanenza Temporanea - e Assistenza come tengono a ricordare - sono felici di raccontare. Una delle poche a lieto fine. E’ la storia di Yvette una giovane di ventott’anni, scappata da Burkina Fasu e aiutata nella fuga da una missione italiana che voleva salvarla da una situazione di violenza familiare. Violenze e soprusi da parte di uno zio che l’avevano portata a rischio di vita. Yvette raggiunge l’Italia e si ricongiunge, con permesso di soggiorno turistico della validità di tre mesi, con il fratello che vive, regolare con la moglie, a Crema. Qui rimane per tre anni, aiutando la cognata e facendo per conto della parrocchia locale dei piccoli lavoretti con i quali riesce a guadagnare qualcosa. Il permesso di soggiorno scade e - dal racconto degli operatori - la comunità che la assiste, l’Emmaus di Crema, non intraprende per lei nessun percorso di regolarizzazione. Yvette è quindi, per la legge, una clandestina come tante altre. Un giorno, forse per una segnalazione, c’è un controllo alla parrocchia e Yvette viene trovata senza i documenti necessari per rimanere in Italia. Prelevata da Crema arriva al Cpt di Modena. Già dai primi colloqui con gli operatori emerge l’amara storia della giovane e nel Cpt comincia un difficile iter per chiedere l’asilo per motivi di violenza familiare. Giovanni Martino del Progetto Sociale e Giovanni Gargano attuale direttore della struttura se ne occupano personalmente e, attraverso una lunga e difficile raccolta della documentazione che attesta la veridicità della storia, riescono a creare le condizioni per l’asilo in Italia. La domanda viene accettata e Yvette rientra a Crema per riabbracciare fratello e cognata: ora è regolare. Se Yvette fosse tornata in patria, come molte altre donne che scappano da situazioni di violenza, avrebbe certamente subito la vendetta dei suoi aguzzini. Probabilmente avrebbe pagato con la morte. La foto sorridente di Yvette ci racconta quanto gli incontri nella vita di chi viene da lontano facciano la differenza. Questa, come tante altre storie a ricordarci non solo l’importanza degli interventi di chi conosce i diritti degli immigrati, ma anche quanto di non conosciuto possa esserci dietro la parola clandestino. Uguale per tutti e diversa per ogni storia. (al.pe.)

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  7. se poi ti interessi di cpt, sono appena stati pubblicati sul sito web del forum sociale di modena (www.forumodena.org) i dati relativi a quel cpt.

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  8. Ho sempre avuto paura di Berlusconi ora ho paura di Prodi: se è possibile ottenere un comportamento uniforme da tutti i giornalisti cosa gli è stato detto di dirci finora? Ho deciso di non votare mi sento manipolata e tradita.

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