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martedì 18 luglio 2006

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Casa è

Ho pensato a due cose, ieri, mentre cercavo di fotografare un bidone della spazzatura.

La prima cosa: posso capire gli scoiattoli, ma è possibile che nemmeno i bidoni mi stiano in posa? Cosa c’è che non va nelle mie mani? Perché il mondo mi sfugge via sempre in questo modo? Non è che prenda il volo: si sposta appena di un attimo: era lì, flash, non c’è più. Faust ci scommise qualcosa col diavolo.

La seconda cosa: che diavolo sto facendo? Una foto? A un bidone? Della spazzatura? E poi? La farò vedere ai miei amici? La posterò sul sito? Ci tengo così tanto a far vedere che anche in America producono spazzatura? Sì, ne producono, spesso in misura eccedente ai bidoni. Scoop!

Ma è sempre stato così, se ci penso. In Francia fotografavo solo i palazzoni (gli HLM), belle campiture grigie appena arrosate dai tramonti. Ce n’era uno annerito dal fumo di un incendio, ne andavo pazzo. Sullo sfondo massaie magrebine si recavano ad Auchan con carrelli arrugginiti. Fermati palazzone! Sei così bello! Sorridi! Ti mostrerò ai miei amici. Io non sono mica normale.

Anche nel mio quartiere, tra tante case di legno, ce n’è una bruciacchiata. È stata la prima foto che ho provato a fare. Insieme al negozio di liquori all’angolo, che segna il punto di non ritorno: da lì in poi si incrociano solo facce scure.
E i panzoni al concerto di Kenny Rogers.
E i bidoni della spazzatura.

Tutto questo credo che faccia parte di un training inconscio per autoconvincermi che sto bene dove sto di solito, a Modena cioè. È un fatto che appena viaggio un po’, inizio a notare che c’è un sacco di poveri in giro. Sul serio, ce n’è molti, dove non te li aspetteresti.
Ma è solo un modo polemico di porsi verso la nazione ospitante. I poveri ci sono anche nella mia città, ma io non è che ogni mattina vada a fotografarli in Viale Gramsci. Da cui questa mia nuova definizione di casa: Casa è dove i poveri non si fanno più notare.

Stessa cosa per i negozi. È vero, non c’è modo di far la spesa se non si è motorizzati. Il drugstore più vicino è a 40 minuti di marcia. La civiltà della macchina, si sa, gli ampi parcheggi. Però. Provate a trovare un supermercato in centro storico a Modena, dai, provateci.

E le persone. È un fatto che non ti si filano, ma in fondo, perché dovrebbero? Essere stranieri è all’ordine del giorno, qui; e metà dei commessi ha gli occhi a mandorla, tu che pretendi? Per strada, al caffè, chi non ha le cuffiette sta parlando al cellulare, non c’è proprio modo di attaccar bottone. Però.
Però, in due anni che sto a Carpi, ho mai attaccato discorso con qualcuno? Al bar, per strada, in fila alle poste? No. La differenza è che ero a casa mia, e gli estranei erano qualcosa da cui difendersi. Da cui un’ulteriore definizione di Casa: casa è quel posto dove non ti preoccupi più di essere solo.
Quasi non te ne accorgi.

6 commenti:

  1. Sento che vorrei essere d'accordo con l'ultima definizione, ma non funziona.

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  2. poveri in viale gramsci ?
    ma guarda che tu i poveri li incontri in via gallucci quando fai l'happy il venerdì tardo pomeridiano. quando incontri me ad esempio incontri un povero. solo che non te ne accorgi.
    da cui la mia definizione di post-modernità : post moderna è l'epoca in cui incontrando un povero non sei in grado di distinguerlo da un benestante e di farti rivolgere parola se già non lo conosci.

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  3. il problema e' che queste isole di poverta' postmoderna galleggiano in un oceano di poverta' pre-post-moderna, che e' meno bella a vedersi

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  4. ecco perchè i reggiani (di reggio emilia) sono molto meglio !
    ;) scherzo..complimenti per il blog, molto bello!

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  5. Sei di Modena? però vivi a Carpi (come me)? e sei negli States per lavoro, immagino?
    si, si, potrei leggermi tutti gli archivi del blog per sapere, ma magari c'è qualche scorciatoia...
    ciao, bel blog

    Ceci

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  6. Sono di Modena, vivo a Carpi, e sono negli States per studio. I rari carpigiani li incontro su Internet.

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