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martedì 21 novembre 2006

- non smontare la Barbie di tua sorella

Alla corte della Donna Ragno

- Attenzione: Andropausa

Più o meno fino ai 12 anni, un maschietto non trova nella femmina nulla di realmente interessante. È una creatura insensata che gioca morbosamente con le bambole e si fissa la punta delle scarpine. Non ci si capisce nulla. Forse non c’è nulla da capire.
Quel che accade dopo i 12 anni è materia per gli endocrinologi. L’ormone insorge, avvampa, intorbida la consapevolezza. Non si tratta tanto di cercar di capire quanto di cercar di toccare. Ci si illude nel frattempo d’esser bestie razionali, di progredire anche nella conoscenza, e forse è così, ma forse anche no. Nel bene o male si comunica, ci si scrivono le mail, si fanno passeggiate assieme, si ha la sensazione di capirsi. Fino a un certo punto è anche bello, eh. E poi finisce.

Quando? Mah diciamo che a un certo punto dei trenta, finisce. L’ormone ha scollinato; la donna, pur continuando ad essere appetibile, smette d’un tratto d’esser comprensibile (lo è mai stata?). Un giorno come un altro ti trovi davanti a una vetrina, o al cinema, e ti trovi davanti… una creatura insensata che gioca morbosamente con gli accessori e si fissa la punta delle scarpine. Et voilà, il cerchio della non-conoscenza è chiuso.


- Gli uomini e le donne sono uguali (ma sono diversi)

Non si tratta di superiorità, signore e signorine. Si tratta di alterità, pane per i denti delle professioniste dei gender studies. Del resto non sarà vero anche per voi? Per un certo periodo di tempo ci siamo trovati comprensibili, ma adesso è finita. Si può andare ancora d’accordo? Magari sì, ma sarà una contrattazione quotidiana: se tu mi accompagni a vedere Spider Man, io verrò a vedere Marie Antoinette. Tu fingerai di credere agli assunti intellettuali del mio ex bambolotto di plastica preferito (dai grandi poteri derivano grandi responsabilità) e io fingerò di credere agli assunti intellettuali della tua Barbie alla Corte del Re Sole; e non farò molta fatica, visto che più o meno è la stessa musica: dai grandi poteri derivano grandi responsabilità. Sembra proprio che i nostri coetanei americani non sappiano dirci altro. Ehi, sveglia ragazzi, non siete sempre per forza così potenti: ogni tanto perdete anche le guerre. Sì, anche voi.


- Come dei simbolici Big Jim

Però su qualcosa avete ragione: in occidente abbiamo un problema coi nostri bambolotti. Piuttosto di separarci da loro, li intellettualizziamo. Per cui ok, Marie Antoinette è la versione intellettuale di Barbie e le 12 principesse danzanti: contiene tutta una serie di metafore politiche ed esistenziali che ci farà discutere per una settimana. Anzi, mi sbilancio. Questo film ci sopravviverà, e di parecchio.
Un giorno Marie Antoinette sarà materia di studio per un popolo di un colore e di una lingua diverso dal nostro. Un signore punterà il righello sull’acconciatura di Kirsten Dunst e dirà: vedete, all’inizio del Ventunesimo secolo gli Occidentali si sentivano così. Una casta chiusa, incipriata e segregata dalla massa degli oppressi. Vecchi ruderi, puttanieri o beghine; oppure giovani signori patiti di caccia e di biliardo, ma tutti assolutamente consapevoli della propria inutilità. Da qualche parte nella campagna d’occidente, masse di selvaggi incatenati coltivavano i pomodori e realizzavano i prodotti di haute couture che Marie e le sue amichette erano condannate a consumare in grande quantità. Per far girare l’economia. L’Altro, il Lavoratore, l’Operaio, è sempre più invisibile. Sofia Coppola non riesce nemmeno a inquadrarlo in piena luce. Solo il chiasso, un chiasso spaventoso, che sale lentamente, più forte di qualsiasi playlist, un muro d’odio che ci attende da qualche parte lungo questa strada. Lo sappiamo.

E siccome lo sappiamo, e non possiamo farci nulla, che si fa?
1-2-3: shopping!


- Quel bisogno di scarpe che non vuole sentire ragioni

Il limite dell’intellettualizzazione del bambolotto è appunto questa: puoi coprirlo di sfighe e autocoscienze finché vuoi, ma il messaggio di Spider Man resta sempre “wow, che figo arrampicarsi su per i grattacieli”. Allo stesso modo, puoi scalfire Marie con mille chiavi di lettura intellettualissime e concettualissime, ma l’unica che fa scattar la serratura è: “wow, che figo essere principessa! Quante scarpe, quanti dolci, quanti cortigiani chiacchieroni!” C’è anche Ken versione stallone svedese.

Eppure, sotto sotto, Marie sarebbe una ragazza alla buona (anche Peter Parker vorrebbe soltanto essere un nerd del dipartimento di chimica, come no). In un attimo di stanchezza rilancia la moda dell’Arcadia (il Twee del Settecento). Le dame di corte si travestono da pastorelle, mungono le vacche e leggono Rousseau. Ma è solo un attimo. Può Peter Parker ignorare il suo destino di salvatore del mondo? Può Marie realmente resistere a quel bisogno di scarpe che non vuole sentire ragioni? Ok, la mezz’ora di approfondimento è finita. Si riparte col bambolotto.


- She’s got the worst taste in music

E fosse solo un bambolotto, il problema dei trentenni. Il guaio è che col tempo i giocattoli si accumulano. Il più pernicioso è l’Ipod: ci ha trasformati tutti in dj solipsisti da strapazzo, non necessariamente bravi. Sofia Coppola, per esempio, sotto i colonnati di Versailles è libera di ascoltare gli Strokes, ma è una cosa sua e unicamente sua: perché vuole impormela? O devo, anche qui, pescare una metafora? Posso anche provarci, ma non rischio di intellettualizzare eccessivamente una selezione random? “Gli anacronismi sono voluti”, ci mancherebbe altro. Ma oltre a fare i pugni con ogni buon gusto, funzionano? Vent’anni fa a Milos Forman bastava giocare un po’ coi parrucchini di Amadeus per farlo sembrare una rockstar neoromantica; invece Marie Antoinette cosa sarebbe? Una punk, perché balla Siouxsie? A questo punto facciamo come al tempo delle mele: ognuno venga al cinema con le cuffiette sue. Libero di trovare ogni sorta di accostamento. Saranno tutti originali e ci assomiglieranno.


- “La morte di una persona è una tragedia”

Il bambino chiede “come va a finire?”, la bambina: “che numero portava la principessa?”
Se vent’anni dopo la bambina porta il bambino al cinema a vedere un film storico, quest’ultimo non riconosce la Storia. Ogni spunto narrativo sembra trasformato in tappezzeria. Tutto è superficie, atmosfera. La Du Barry (magistralmente interpretata da Asia Argento, l’orgoglio del cinema italiano all’estero) ridotta a mignottona figurante: ma come? era la principale protagonista del mobbing di corte, l’altoparlante che mise in giro tante frottole che la rivoluzione avrebbe amplificato.
E ancora il bimbo si domanda: perché chiudere il film proprio là dove la storia di Marie comincia a farsi interessante? Quella notte a Versailles, per esempio, il linciaggio fu sfiorato davvero di poco. E poi? La gente esce dal cinema con la sensazione che Marie sia già sul primo gradino del patibolo. Per niente: stava andando a regnare da sovrana costituzionale alle Tuilleries, nel bel mezzo di Parigi, dove senza dubbio si sarebbe annoiata di meno. Gli ultimi mesi di vita della regina sono un incubo, però Marie li vive da donna adulta. Non è una Claretta Petacci che segue l’uomo della sua vita fino in fondo; è una degna rappresentante dell’ancien régime che tradirà il suo giuramento ai francesi, venderà il suo popolo allo straniero (suo fratello) e tenterà la fuga travestita. Certo, se oggi ci commuove Saddam Hussein, figurarsi una madre di famiglia. A dimostrazione del vecchio proverbio: uccidere una persona è una tragedia (specie se la persona in questione è una principessa, un despota, insomma un Vip); affamare un popolo è solo statistica.


- Dopo di me, il diluvioMettiamola così: io non ho visto Marie Antoinette. Non ne ero capace. Probabilmente è un bel film. Il futuro è delle donne, che leggono di più, hanno più gusto per gli accostamenti e meno inclinazione per i giocattoli pericolosi, armi e motori. Tra due secoli qualche ricercatrice scoverà la cache del mio blog e non ci troverà niente di interessante. Le schiferà il template.
Nel frattempo io continuo ad aver bisogno di donne: amiche, fidanzate, mamme, non potrei vivere senza queste presenze che non capisco. Passo la mia vita in una tappezzeria incomprensibile, ignorando tutto quello che sarebbe importante sapere, chi lo sa? Forse Marie Antoinette sono io. Perciò m'inchino a tutte voi, abbiate pietà. Non sono cattivo. Sono solo cresciuto in un mondo un po' così.

15 commenti:

  1. Leo, ma davvero non ci capisci? Dimmelo sul serio.
    E cos'è infondo? Senso di superiorità o una disfunzione dell'ipofisi?
    La tua fidanzata lo conosce il tuo blog?
    Ci credi a una donna per amico?
    Ti piaceva giocare a nascondino?
    Libertà liberta, ma rispondi per piacere.

    chiara

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  2. capire una donna...
    "mi si può ridurre a vivere senza felicità,
    ma non convincermi a vivere senza onore". Le Cid, II, 1, 395. Corneille

    nemmeno io intendo recarmi al cinematografo per questa pellicola e, beh, quando sento nominare regine e re è tutto un sibilare di ghigliottine

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  3. datti pace, vivere ai margini non
    è poi cosi male

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  4. La mia fidanzata preferisce polaroid, a volte ho paura che preferisca perfino inkiostro.

    Non è un senso di superiorità, a volte è solo un senso di frustrazione.

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  5. Spider-Man tutta la vita.

    In coppia, da soli o in multipli di tre.

    (tanto per precisare: esco con un maschio che centrerebbe in pieno qualsiasi test del genere "verifica il tuo quoziente di spiccata sensibilità postmoderna" e che mi prende in giro perché amo Rob Zombie; perfino lui, piuttosto che vedere "Marie Antoinette", starebbe due ore in ginocchio sui ceci)

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  6. Frustazione perchè alla fine rinunci (in ogni caso)?

    libertà libertà..

    Chiara

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  7. Uno dei miei temi di riflessione... No, ricominciamo da capo chè sto usando parole tropppo grosse.
    Dunque...: differenze uomo/donna, quali sono, se ci sono. A volte mi piacerebbero che ci fossero 'ste differenze, ma a volte non le vedo proprio. C'era un tipo che diceva di vivere l'attrazione (sessuale) per le donne come una condanna biologica. A volte mi sento un egualitario a ribasso: certo, uomini e donne uguali, ugualissimi... nel peggio; ma nel "meglio"...?
    Bambolotti l'uno per l'altro, forse. Forse vorrebbero da me un Big Jim ed io da loro una Barbie. Attente ai dettagli, le donne...? Un pregio in perdersi in "chicchette" più o meno regali?
    Tantissimi anni fa c'era una tizia che inveiva "femministicamente" contro di me, diceva che se nel mondo avessero comandato le donne non ci sarebbero state guerre. Ero ammutolito e basito: era lì il giornale con la guerra delle Malvinas/Falkland ed in GB c'era una donna a comandare. Barbie si illude di essere Barbie...?
    Bella confusione che facccio... accidenti. Vabbè che mi frega: oramai non ho certo da cercarmi la donna.
    ciao

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  8. Se uno dei sensi della tua riflessione è l'apprezzamento a Kirsten Dunst, protagonista di Marie A. come di spiderman, condivido.

    Per il resto non credo che un film, specie uno del genere (Marie A, naturalmente, spiderman è altra cosa: è un fumetto, letteratura di valori degni, la vulgata dei giorni nostri, poi vedi tu se questo sia un segno ulteriore di decadenza del tempo in cui stiamo) possa esser tanto ricco di spunti quanto lo consideri: credo sia un'opera che parla più dell'autore che del tema che egli/a vuole affrontare.
    Per dirla in breve: Marie A. è troppo sofia coppola e troppo poco del resto.
    Forse, se tra un pezzo di musica anacronistica e un paio di converse allstar viola (appaiono in una scena, giuro che le ho viste: solo io ?) la piccola Coppola c'avesse infilato un pacchetto di marlboro... :)
    Forse sono critico per l'invidia acida che ti serbo: io purtroppo il film l'ho visto...

    Dato che conto di esserci ancora per almeno una mezza dozzina di secoli, tengo a rassicurarti che tra un paio verrò ancora a visitare il tuo blog e lo troverò ancora interessante.
    Tu, magari, tienilo aggiornato...

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  9. Anch'io il film l'ho visto. Non devi invidiarmi nessuna acidità, direi.

    A me di Sofia Coppola, come persona in sé, non è che m'interessi tantissimo. Ma nemmeno di Scorsese o di Hitchcock. Di solito i film hanno qualcosa da dire anche sul resto del mondo.

    Sulle allstar ti rassicuro, ne ho letto ovunque. Sembra un avvenimento, le allstar in un film del Settecento. Ma in sé non ha nulla di più interessante di un orologio da polso in un peplum.

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  10. Chiedo scusa, mi pareva di aver letto che tu il film non l'avessi visto.

    L'orologio da polso resta un 'blooper', le allstar in una scena di prove di scarpe a me suona sgradevolmente 'lo so che non c'entran niente ma la regista sono io e faccio quel che voglio'.
    Ed è esattamente questo che non mi è piaciuto: l'imposizione di una visione per nulla verosimile.
    Una sensazione, per dire, simile a quella che provi quando leggi il blog di uno che ha una visione della realtà completamente diversa dalla tua, troppo diversa perchè tu possa ritenerla accettabile.

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  11. Uh, breaking news: il ragazzo-con-cui-esco, nonostante i reiterati avvisi, è andato a vedere Marie Antoinette pure lui.

    Lo ha definito "inconsistente sul piano cinematografico", precisando poi "che due balle".

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  12. Sapu, non scusarti, sono io che ho scritto che non l'avevo visto; ma nel senso che non ero riuscito a vederci niente, solo figure in movimento e una playlist casuale.

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  13. Non avevo colto.
    Btw, la recensione che più condivido è di quello-che-esce-con-violetta.
    Solo che poi ti trovi davanti la tastiera ed il dono della sintesi, se mai l'hai avuto...

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  14. Era un 'ti trovi davanti' impersonale ma orientato verso l'autobiografico...
    D'accordo, era meglio 'uno si trova davanti'.
    Però non mi ricordo di avere mai imbroccato una tale serie di misunderstanding

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