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martedì 30 gennaio 2007

Angela credimi, io non volevo


Di un amore, ormai troppo lontano

#1. Mentre i ventennali e i quarantennali di solito funzionano bene, i trentennali hanno un che di bolso. Saranno i capelli grigi e radi, o i chili superflui, ma insomma, è così. Io non ho veramente voglia di sentire Lucia Annunziata che parla del ’77. Piuttosto rimettete su Tenco, lui sì che si è conservato in forma.

#2. Come fa a non piacerti Tenco? E d’altro canto: chi può dire di amarlo davvero? Quanto resiste una raccolta di Tenco sul tuo lettore? Se è ancora un amore, è comunque molto impegnativo. Con quella voce così educata. Un po' troppo perfetta.

#3. Nessuno canta come Tenco. Ieri sera Baglioni in tv è uscito a pezzi da Lontano lontano. Non c’è verso di cantarla senza sgolarsi. Tenco (almeno in studio) non si sgolava mai. Arrivava a tutte le note che voleva, col timbro giusto e l’espressione adatta. Ma è una perfezione un po’ fredda, ecco.

#4. Di Tenco conosciamo tutti solo una manciata di canzoni, eppure è stato un artista prolifico e, a suo modo, versatile. Ha svariato in tutti i generi a disposizione in quel momento: rock’n’roll alla Celentano, jazz, spiritual, canzone di protesta. Ha fatto in tempo a scoprire lo yé-yé (non fu una grandissima scoperta). Ma sotto tante maschere la voce era sempre la stessa, scolpita e inconfondibile.
Su alcuni esperimenti è calato un omertoso silenzio: per esempio, è molto difficile trovare la sua versione beat di Blowing in the wind in italiano. Ripeto: esiste una versione beat di Blowing in the wind in italiano. Cantata da Luigi Tenco. Funziona? Mica tanto. A Tenco venivano bene le canzoni confidenziali. Ma a lui stavano strette. Era uno sperimentatore, mettiamola così. La leggenda dell’artista maledetto fa a pugni con un repertorio molto più paraculo: uno che il successo lo ha corteggiato in tanti modi, senza mai trovarci la soddisfazione che cercava.

#5. (Ma le hai mai sentite le versioni jazz di Tiziana Ghiglioni, magari con Fresu alla tromba? Io le preferisco spesso agli originali. Ma conosco gente che non le sopporta). Qui c'è Mi sono innamorato di te.

#6. Di solito una canzone mette in versi una storia, o un sentimento. Ma Tenco a volte quando canta lascia l’impressione di dire le cose come stanno, senza neanche un grammo di poesia. “Tu non hai capito niente”. “Quando la sera ritorno a casa non ho neanche la voglia di parlare”. Questa non è poesia, è prosa. Vedi una strofa come questa:
Io sono uno che sorride di rado, questo è vero, ma in giro ce ne sono già tanti che ridono e sorridono sempre però poi non ti dicono mai cosa pensano dentro.

Non mancano solo le rime: manca qualsiasi figura retorica, anche minima; qualunque velleità di far poesia. Mondo Marcio è molto, molto più formale. Luigi Tenco, il Grado Zero della canzone.

#7. La retorica dell’uomo di poche parole che dice solo la verità col tempo stucca. Ma alcune di queste canzoni a grado zero sono davvero capolavori di chiarezza e di sintesi: strofe che puoi scolpire sulle lapidi. Tra trenta o novant’anni sarà difficile capire quel che avevano da dire De Gregori o Frankie Hi-NRG. Troppi riferimenti culturali, che col tempo scadono.
Invece Ciao Amore Ciao vorrà sempre dire Ciao Amore Ciao. Per anni in quella canzone non ho trovato niente di speciale, niente per cui valesse la pena spararsi in testa. Poi forse ho capito: è un inno scritto col lessico di una lista della spesa. Le parole del ’67 suonano uguali nel ’07, e i nostri nipoti le riascolteranno tali e quali nel ’47.

#8. Anche Tenco sapeva raccontare una storia, quando voleva. La mia preferita è Angela, una delle poche canzoni italiane ‘teatrali’ che reggono il confronto con Jacques Brel. Guarda il bel tenebroso trasfigurarsi in un libertino senza cuore…
Volevo farti piangere
vedere le tue lacrime
sentire che il tuo cuore
è nelle miiie mani.

(Senti quanto freddo in quelle suuue mani).
…finché il sipario non si strappa e non rivela altro che un vitellone sfigato! Ti prego, Angela, no, non andartene, non puoi lasciarmi quaggiù da solo… E tutto in meno di tre minuti! Avesse inciso solo questa canzone, sarebbe già il grande Luigi Tenco. Ed era una delle sue prime canzoni.

#9. Invece la canzone più brutta di Tenco (secondo me) si chiama No, non è vero. È un esperimento strano, ispirato al call-and-response degli spiritual americani: c’è un coro che martella, e Tenco in mezzo vocalizza. Il problema è che il coro esordisce con amenità del tipo “La tua donna se n’è andata e mai più ritornerà”, mentre Tenco continua a sgolarsi cantando “No, non è possibile, vi prego, no, no, no”. Tre minuti di sgozzamento emotivo.

#10. Il rovescio di Angela è Lontano lontano, una fantasia di morte da adolescenti. Sindrome di onnipotenza: per quanto tu possa andare lontano, ti porterai sempre con te il mio fantasma. Sempre.
Crescendo scopriamo che non è così: che le persone amate si dimenticano, eccome. Si dimenticano anche i morti. Si dimentica tutto, per sopravvivere. C’è gente al mondo, neanche troppo lontano da qui, che non mi ricorda più: a cui non capita più di parlare di me con nessuno, né per caso né per scelta. E anch’io faccio lo stesso.

Ma questo forse non vale per Tenco. Ancora adesso, senza un perché, mi capita di pensare a lui.

14 commenti:

  1. ho nostalgia di tenco anche se non l'ho mai visto nè sentito

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  2. Oddio, ma non è che cosi tencopressato, finisce per sembrare un cobain per nati nel '69, atto a fare da miticodeandre per giustificare il sedersi degli anta imminenti (e cedere alla vita una volta per tutte)?
    Domando, eh!

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  3. leo, ma hai toppato i link? o non funzionano a me?
    leb.

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  4. Parole che vengono da lontano, dal buio del tempo dove si pensava che Tenco fosse stato dimenticato. E invece rispunta!

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  5. I link forse adesso funzionano.
    Ho cercato di scartavetrare più retorica che potevo.

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  6. Raramente ho letto qualcosa di meno retorico e di più sincero su Luigi Tenco.
    Grazie per aver scritto questo post, e per averlo scritto in questo modo.
    Franco

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  7. Tiziana Ghiglioni è una felice scoperta, per me, e con Maria Pia De Vito e Monica Demuru rappresenta quanto di meglio c'è nel jazz italiano (anche mondiale, non è un'esagerazione).
    Grazie.

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  8. Veramente io i morti non riesco a dimenticarli; non tutti, non del tutto...

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  9. neanche io dimentico ne i morti ne i grandi amori, miei, ovvio, e su tenco non ho parole se non queste:
    che mi fanno schifo tutti questi improvvisi suoi vecchi amici che ne riconoscono il genio...ma com'è che da vivo no?
    eh la morte
    come tira fuori gli amici ed estimatori improvvisi.....
    tutti di gusto raffinato ed avveniristico...
    dopo sepoltura
    prima non ticagano neanche di stiscipo
    poi diventi il loro_mio_miglior_amico_grande_genio_non_l_ho_mai_detto_prima...
    ma per favore!

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  10. Bravo Leo, davvero un buon commento. A volte mi sembra che per vedere bene qualcosa tu debba spogliarlo di tutto.

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  11. «noi risponderemo, noi risponderemo

    NO NO NO NO NO NO NO!»

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  12. provate a riascoltare 'preghiera in gennaio' che de andrè gli dedica quale saluto, forse sarà più chiaro perchè 'lontano lontano' interpreta l'assoluto e l'eterno di luigi tenco

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  13. Credo che il timbro, la"grana" della voce di Tenco siano tra i più personali e preziosi sentiti in Italia, in ambito "pop". Così come ritengo la "freddezza" della quale parla uno dei primi post un elemento di ulteriore qualità interpretativa. Tiziana Ghiglioni, modesta interprete, non abbia reso affatto un buon servizio a quelle canzoni. Detto questo smmrtto che probabilmento il meglio delle sue possibilità (del Tenco, non della Ghiglioni) sarebbe venuto con il tempo. Ma il tempo finì....

    odradek

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