Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi

Il governo italiano ha sospeso gli aiuti ai palestinesi. Noi no. Donate all'UNRWA.

venerdì 4 gennaio 2008

regalo di Natale

(Il pilota, al giornalista: "La cosa più difficile è schivare quelle bestioline nere che schizzano da un lato all'altro della strada")


Di abolire la Parigi-Dakar si parla quasi da trent'anni; più o meno quando nel 1988, in un villaggio del Mali, una bambina di dieci anni attraversò una strada e venne messe sotto da un motociclista. Si chiamava Baye Sibi. Sono state firmate petizioni, organizzati boicottaggi. Ma il rally non si è fermato.

18 anni più tardi, Mohamed Ndaw (12 anni) è morto nello stesso modo: attraversando la strada mentre passava un camion di supporto. La morte sua e di un altro bambino (Boubacar Diallo) ha portato all'ennesima mobilitazione di associazioni della società civile europea e africana, che per l'occasione si sono federate nel CAVAD, Collettivo per la Vittime Anonime del Dakar. E ancora petizioni, ancora richieste boicottaggio. Tutte inutili.

Secondo Wikipedia, dal 1979 al 2007 il rally del deserto ha fatto 50 morti. Tra loro, se ho fatto i conti bene, 32 concorrenti, 1 fondatore (Thierry Sabine, in elicottero contro una duna), 7 giornalisti, nove bambini: quasi tutti colti nell'atto colpevole di attraversare la strada.

Poi, la vigilia di Natale del 2007, è cambiato qualcosa. Un'organizzazione terroristica in Mauritania (“affiliata ad Al Qaeda”, come si dice in questi casi), ha ucciso quattro turisti francesi. Sarkozy ci ha riflettuto bene, e ha fatto sospendere la gara. Come possa il Presidente della République sospendere una gara organizzata da privati cittadini in territorio straniero resta per me un mistero, ma tant'è.

(Un turista osserva un souvenir realizzato con degli ossicini, e chiede: "Bello questo, come si chiama?" E l'africano: "Thierry Sabine").

Ricapitolando:

I bambini dell'Africa sud-sahariana si sono trovati la Parigi-Dakar tra le palle per vent'anni. Vent'anni di proteste formali, petizioni, boicottaggi, e altri inutili blablabla. Vent'anni di morti e feriti. Poi un giorno un gruppo di terroristi islamici in Mauritania ha fatto la pelle a quattro francesi. E di colpo la Parigi-Dakar ha smesso di esistere.

Non starò neanche a far la morale sul valore irrisorio sul peso che sulla bilancia globale ha la vita di un negretto rispetto a quella di un turista francese – tanto l'uguaglianza è una storiella che ci siamo lasciati indietro alle elementari, no?

Ma spiegatelo voi, adesso, ai bambini dell'Africa sud-sahariana, che il terrorismo è brutto, è dannoso, non si fa. Io, se fossi il fratellino di Diallo, o di Mohamed, a questo punto i terroristi islamici li adorerei. E voi datemi torto.

17 commenti:

  1. Wow! Che pensiero fine. Vale anche per gli altri terrorismi?
    Vale per le prime azioni delle BR? E di Ordine Nuovo? Anche allora gli operai si rallegrarono.
    Leona', non ho parole. Hai scritto una stupidaggine.

    RispondiElimina
  2. Non è un pensiero fine.
    Anzi, è un pensiero piuttosto grezzo.

    Delle prime azioni delle BR, o di Ordine Nuovo, nell'anno di grazia 2008, non è che interessi molto a qualcuno (a parte noi poveri blogger malati di storia del Novecento, ma dopotutto siamo pochi e neanche buoni).

    La soppressione immediata della Parigi-Dakar dà una dimostrazione precisa, qui, ora, che le mobilitazioni della società civile non ottengono i risultati di un'operazione terroristica. Non sto mica dicendo che la cosa mi piace.
    Tra l'altro stiamo parlando dell'effetto che avrà sull'opinione pubblica nei Paesi sud-sahariani. Sono razzista se immagino che a quelle longitudini il dibattito sia molto meno sfumato che qui da noi? Il Cavad non ha fermato il rally; Al Qaeda sì. Poco importa se Al Qaeda neppure esiste. Se continuiamo così esisterà.

    Se almeno avessero detto: "aboliamo la Parigi Dakar perché ammazza piloti e bambini, oltre al fatto che dopo i recenti fatti di terrorismo la sicurezza è un problema senza più grave"... ma non è stato così.

    RispondiElimina
  3. Siamo noi occidentali che coi nostri egoismi creiamo i mostri e poi non appena questi si ribellano corriamo ai ripari, purtroppo fino a quando non ci coinvolge direttamente non li reputiamo fatti nostri.
    Per quando riguarda Br, ordine nuovo ecc, credo che tutto sommato siano da porre in un contesto vagamente diverso.

    RispondiElimina
  4. Scusa, non ho capito se sta cosa ti piace o no. A me sembra veramente un deja vu. È esattamente la stessa situazione vissuta nei primi anni del terrorismo italiano, quando molti si rallegravano del fatto che certe azioni dimostrative (rapimento Sossi, Amerio, capetti della Fiat) raggiungevano lo scopo di far cambiare certi comportamenti tenuti nelle fabbriche o nei processi.
    Anche li' potevi dire che il rapimento del responsabile delle HR della Fiat ha cambiato molte più cose delle manifestazioni dei sindacati.
    Il problema strutturale è che il terrorismo non è mai una risposta. È solo uno spostare la discussione sul piano della violenza e del ricatto.
    Con queste armi vinci solo le prime due-tre battaglie. Ma perdi poi strategicamente su tutta la linea.
    Quanto scommetti che la Dakar l'anno prossimo si rifarà? Così rischi pure di far diventare "martiri" gli organizzatori, che si sono dovuti piegare a un'organizzazione terroristica...

    RispondiElimina
  5. Carletto, mi sembri poco darwiniano, quando son venute giù le torri gemelle si è gioìto in tutto il terzo mondo e magari anche qualcuno nel primo.
    Perchè quando un povero fa fuori un ricco è un avvenimento che, anche per la sua rarità, non può che far felici i poveracci, visto che di solito son loro a crepare.
    Se poi si ottengono anche dei risultati tangibili, doppia occasione di far festa.
    La realtà è questa e per me ha ragione Leo quando dice che "SE FOSSE uno dei dannati della terra" adorerebbe i terroristi.
    Se te gli vuoi dar torto ripeto, mi sembri poco rispettoso dell'evoluzione (politica e sociologica) della specie, umana s'intende.

    RispondiElimina
  6. Leonardo ha ragione, la Storia la scrive sempre chi vince e "terroristi" sono sempre gli altri.
    E' la famosa vecchia storia della pagliuzza e della trave.

    Il terrorismo è una pessima cosa, ma più che prendermela coi "terroristi" in sé, me la prendo con chi fa in modo che il terrorismo diventi l'unica risposta possibile.
    Cominciamo a farci carico delle nostre responsabilità.

    RispondiElimina
  7. Non è la prima volta che mi accusano di tradire simpatia per i terroristi, "tifare" per loro o anche solo essere contento per quello che fanno. Io credo che l'equivoco che scatta sia sempre quello.

    Ci sono delle cose che uno si aspetta da un blog, e che io non scrivo, un po' perché le scrivono tutti (e alcuni meglio di me), un po' perché forse sono inutili o pleonastiche: per esempio, non credo che scriverò mai un pezzo contro il terrorismo in sé, perché non credo di essere in grado con un blog di dissuadere qualche lettore da compiere atti di terrorismo. Non è una cosa che spetti a me, gli aspiranti terroristi non vengono qui per confrontare le loro idee.

    Quello che posso fare è riflettere sul terrorismo, capire come nasce e si diffonde. Secondo me la sospensione della Parigi Dakar dopo l'attentato è una fenomenale pubblicità per la filiale mauritana di Al Qaeda. La cosa mi piace? Santo Dio, no, è proprio perché non mi piace che ne parlo.

    Il terrorismo non è mai una risposta? Mah, anche qui mi vengono in mente più di un paio di lotte di liberazione che sono cominciate con atti di terrorismo belli e buoni: quando i responsabili di quegli atti hanno vinto la guerra, hanno fatto scrivere libri di storia in cui si legge "patrioti" al posto di "terroristi", per cui in effetti no, il terrorismo non è una risposta, visto che la domanda è retorica.

    RispondiElimina
  8. Vorrei aggiungere una postilla a quel che ha detto Leonardo.
    "Atto di terrorismo" è quando si colpisce un bersaglio che non ha valore "di per sè" ma per ottenere lo scopo di indebolire la volontà di lotta del nemico.
    A questa stregua le grandi nazioni non hanno mai rifuggito dagli atti di terrorismo, anche in grande stile. Tipico e più famoso esempio i bombardamenti sulle città della II guerra mondiale (che gli storici definiscono appunto "terroristici") e l'uso stesso della bomba atomica.

    RispondiElimina
  9. Leonardo, eccome se il tuo pensiero è fine. Sono d'accordo su tutta la linea.

    RispondiElimina
  10. Leo, posso capire che non ti piaccia la "pubblicità indiretta" ad Al-Qaeda, però come la mettiamo con la sospensione della Parigi-Dakar, che secondo me è sacrosanta?
    Magari, ad essere un briciolo più furbi (o più decenti) il terrorismo non avrebbe giustificazioni, sono i nostri errori che glie le danno.

    RispondiElimina
  11. Si poteva semplicemente chiudere la P-D per la sicurezza di piloti e abitanti, perché negli ultimi vent'anni in quelle terre ha fatto più vittime del terrorismo.

    RispondiElimina
  12. ti seguo sempre con piacere, ma stavolta no, soprattuto quando parli del "trovarsi tra le palle" una gara.
    Credi che gli abitanti di montecarlo, di monza o dell'isola di mahn ne siano particolarmente felici? a monza, so di prima persona, i residenti dicono "nei prossimi due giorni non esco, che è tutto bloccato per il gran premio". Però i gran premi portano visibilità, pubblicità e soldi, e se a monza togli il gran premio succede una rivoluzione.
    Ma, mi dirai, monza è un circuito, non ci girano i bimbi ("nessuno pensa ai bambini?"). Ok, ma il turist trophy, montecarlo e numerosi rally no. anzi, sono fatti in zone ben pià piccole e densamente abitate. Cosa cambia? il fatto che la popolazione è preparata. Scusami, ma questa è proprio una concezione vetero-comunista: se una cosa è pericolosa, non rendiamola più sicura, nascondiamo la testa sotto la sabbia e aboliamola. Mettiamo gli zoccoli negli ingranaggi, facciamo esplodere la locomotiva. Immagino che tu giri sempre a piedi. no? non sai quanti bimbi vengono investiti ogni giorno sulle striscie? ecco, pensaci prima che qualcuno ci metta una bomba.

    RispondiElimina
  13. Mah, sarà anche che a Montecarlo ci fanno più attenzione... e magari più sorveglianza, perché bisogna pur rendere sicura una corsa di macchine fatta in Europa e in un pezzo di Europa dove vive una delle popolazioni più ricche del mondo ricco. Facile, no, al confronto sorvegliare le migliaia di km della P-D in mezzo al deserto, cioè in mezzo alla strada, per evitare infrazioni e incidenti.
    Sono d'accordo Leonardo, e speriamo che qualcuno riesca anche a cogliere il valore di ironia e paradossi invece di schizzare con riflesso pavloviano appena si tocca una parola-tabu come terroristi, senza aggiugnerci le solite scontate qualificazioni: vili, sanguinari, esecrabili ... che tutti ormai conoscono e su cui neanche riflettono.
    Sarà proprio vero che quello che piace sono "i terroristi" o "il terrorismo"? O non sarà uno sfogo liberatorio, anche se poco risolutivo, nel vedere colpito il Golia di turno che normalmente non ascolta niente e nessuno, né uomini né diritti, né leggi, se non sono esattamente come vuole lui?
    Poi se l'unica cosa che ci rassicura è sentire urlare tutti come i marines di fronte all'istruttore "i terroristi sono cattivi!", facciamo pure. Ma a che ci serve per capire e per ostacolare il terrorismo comportarci così?
    La dama del lago

    RispondiElimina
  14. scusate l'intromissione tardiva ma reputo che la P-D sia sempre stata una grande vergogna: una gara organizzata e disputata da paesi ricchi ed industrializzati i cui partecipanti, che pagano fior fior di quattrini per parteciparvi, mettono a repentaglio la loro vita e quella, peggio ancora, degli abitanti locali, i quali lottano quotidianamente per la sopravvivenza..
    Che vadano ad ammazzarsi nei loro paesi, e lascino in pace la povera gente!
    scusate la retorica,
    annalisa

    RispondiElimina
  15. Michele, tutto questo indotto di visibilità la Parigi-Dakar non lo fa.

    M'immagino già i turisti danarosi: "andiamo sulle dune del Niger? Sono più belle di quelle del Ciad... le ho viste nelle riprese della Parigi-Dakar".

    RispondiElimina
  16. > tutto questo indotto di visibilità la parigi-dakar non lo fa.

    ok, se non ha pubblico, chi la paga? è un giocattolo per ricchi? o forse vuoi intendere che ripaga gli sponsor ma non i paesi.

    ammetto senza problemi che l'europeo medio ha un idea abbastanza vaga di africa: quella del nord da cui vengono 'gli arabi' e quella del sud dove 'ci stanno i neri', quindi dubito che in molti possano preferire il ciad al niger (o che lo sappiano trovare sulla carta).

    però:
    1. l'offerta di tour in moto nel deserto esiste eccome (vedi p.e. in italia 'avventure nel mondo') e ti assicuro che p.e. i tedeschi sono molto più avventurosi dei nostri.
    2. ho visto l'itinerario: stiamo parlando in gran parte di magreb, quindi di paesi con un organizzazione statale quasi paragonabile alla nostra, e che si sanno fare benissimo i conti in tasca
    3. la gara si svolge per la maggior parte nel deserto, un "circuito protetto" in un certo senso. le statistiche che mi citi, dimostrano che è 5 volte più pericolosa per chi la corre che per i bimbi (che per inciso probabilmente sono li per vederla).

    Possiamo disquisire su come ridurre la pericolosità (p.e. mettere transenne, o grosse guardie che tengano lontani i bambini non accompagnati dai genitori), ma la tua politica del "evviva, finalmente ognuno a ravanare nel suo brodo" mi pare - come dire - riduttiva, oltre che parecchio antistorica

    RispondiElimina

Puoi scrivere qualsiasi sciocchezza, ma io posso cancellarla.

Altri pezzi