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martedì 20 gennaio 2009

My Own Private Obama

Obama è uno specchio

Noi, in realtà, di Obama
sappiamo poco.

Ne sappiamo poco perché finora ha fatto poco; e anche quel poco che ha fatto ci interessava meno del mito che gli abbiamo costruito intorno.
A questo punto non ha nemmeno senso chiedersi chi Obama sia: ancora un po' di tempo e lo vedremo. Forse è più interessante domandarsi cosa abbiamo voluto che fosse fin qui.

Ora è facile osservare che in Obama ciascuno di noi ha visto più o meno quel che voleva vedere, con l'entusiasmo acritico del tifoso che cerca riscatto dopo anni di sconfitte della sua squadra. Come se Obama dovesse per forza giocare per noi. Ma sì: dava l'impressione di essere sempre dalla nostra. Qualunque cosa dicesse (ma poi cosa diceva in realtà? Boh).

Non c'è neanche bisogno di fare esempi, ma facciamoli: i trentenni di belle speranze esclusi dalla stanza dei bottoni lo hanno seguito come il Mosè della loro generazione attraverso il Mar Rosso del vecchiume; i baby-boomers già rincoglioniti ci hanno rivisto Kennedy pari-pari (esattamente come col giovane Clinton, 16 anni fa); i nerd hanno visto in lui il trionfo dell'aggregazione via internet; gli afroamericani lo hanno visto afroamericano; i liberal hanno voluto vederlo liberal; gli evangelici lo hanno visto evangelico; persino qualche musulmano sarà riuscito a vederlo musulmano; e così via.

Non spetta a me stabilire quale di queste proiezioni sia più o meno sballata dalle altre, né pronosticare chi taglierà per primo il traguardo della gara tra i delusi-da-Obama; mi limito a notare che finora ognuno di noi ha usato Obama più o meno come uno specchio – ma gli specchi presto o tardi deludono, per costituzione.

Voglio dire che Obama ci deluderà, perché non può corrispondere a ciascun nostro ideale – e se anche lo facesse, ogni nostro segreto ideale ha un lato oscuro, di cui ci accorgiamo soltanto le rare volte che lo vediamo realizzato.

Anch'io naturalmente mi sono fatto il mio Obama su misura. Non l'ho voluto troppo di sinistra, perché so che non reggerebbe la prova della realtà; non l'ho preteso filopalestinese, era troppo chiedere: se per una volta rifiutasse di usare il veto all'Onu sarebbe già un miracolo al di sopra delle mie aspettative. Si vede che invecchio, da quanto poco sono disposto a farmi illudere.
Non è un trentenne brillante, il mio Obama; non è un MLK più sexy, non giocherella con l'iphone, ma ha anche lui un suo dettaglio personalizzato. Il mio Obama è fondamentalmente un figlio d'immigrato.

Non è nemmeno il colore in questione, qui: è lo stesso colore di milioni di statunitensi da generazioni. Ma il padre di Obama era un keniota – e, pare, neanche il massimo dei padri.
L'Obama che mi porto a scuola oggi è un figlio di extracomunitari che viene accolto da una società multietnica senza una piega, e nel giro di una generazione porta un cognome buffissimo sulla targhetta dell'ufficio più famoso del mondo. Questo è quanto basta per creare una leggenda, e quel che conta ancor di più della leggenda: un precedente.

Potrà gasarvi un Presidente cool, vi elettrizzerà un presidente telematico, ma quello che cambia veramente per me sta semplicemente in quel cognome assurdo. Diversissimo e simile a tutti i cognomi assurdi che mi trovo intorno a scuola: cinesi, magrebini, rumeni. Nessuno di loro, per quanto sgobbone, diventerà Presidente. Ma oggi sanno che non è giusto. Questo è quello che Obama ha già insegnato a loro e a me. Ed è parecchio.

27 commenti:

  1. Negli ultimi 5 o 6 post con il tuo feticcio dell'opposta fazione, del sillogismo a sorpresa, del cinismo (che davvero, davvero, non ti e' proprio), dell'acrobazia da salotto hai quasi rovinato onesti e artigiani anni di questa pagina. La terribile fretta, innegabile e scoperta, di essere prima o poi una pietra dello scandalo nei salotti buoni del blog, di essere linkato da sofri in tono polemico ti sta portando ad alzare la posta della retorica, un articolo dopo l'altro, e i risultati, sinceramente, non sono un gran che.

    Gia' che ci siamo: dio non c'e', probabilmente e probabilmente e' meglio se te la prendi comoda. Take your time.

    E ora cancella.

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  2. A questo proposito: in classe di mio figlio (7 anni) i bimbi si sono dati dei nomignoli e un bambino filippino, da quando è stato eletto Obama, viene chiamato dagli amici "il presidente". Forse è solo per il colore della pelle un po' più scuro ma non troppo o forse quei bambini hanno colto la stessa novità che ha colto Leonardo. Perciò chissà, magari tra trentanni anche noi avremo un presidente figlio di immigrati: mai porre limite all'immaginazione dei nostri figli!!
    Renato

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  3. Impossibile non parlare di Obama oggi, eh? siamo tutti vittime dei media...

    Onestamente non mi interessa che deluda qualcuno, e' gia abbastanza che sia li', con quel sorriso da sparviero, accompagnato da un vicepresidente meno nazi del precedente. Perche' gli Stati Uniti questo hanno vissuto per 8 anni: un moderno nazionalsocialismo inventato dalla coppia Cheney-Rove, un sistema che esaltava le elites, discriminava le persone su basi politico-ideologiche e imponeva il suo ideale di superiorita' dell'"amerikan ubermensch" con la forza delle armi.

    Mi basta che gli USA tornino ad essere una "democrazia normale". Non mi aspetto che ponga fine all'incubo reaganista del turbocapitalismo (anche se un po' ci spero), ma che semplicemente abbandoni gli atteggiamenti da "Mein Kampf". Dici che saro' deluso?

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  4. Vorrei far notare all'anonimo di sopra che gli ultimi cinque o sei post sono pieni di cose che avevo scritto gli anni prima.

    Addirittura quello sull'esistenza di Dio è per un'intera metà copiato da uno che ho scritto nel 2006 (c'è anche il link in fondo per controllare). Vi sto cucinando più o meno la stessa sbobba, e non mi sorprende che dopo un po' non piaccia più, ma non date troppo la colpa me.

    Poi, senza snobismo, giusto per spiegare le cose come stanno: Sofri mi citava polemicamente già nel 2004. Continuo a leggerlo perché lo trovo interessante e stimolante (=molto spesso mi fa incazzare e trovo idee per un post), ma se per questo mi autoinfliggo anche molti pezzi di Merlo e Citati, e anche in questi masochismi, sul serio, non c'è niente di nuovo. E magari ci fosse, guarda.

    Su quella cosa dell'inesistenza di Dio mi sa che dovrò tornarci, perché ho notato che molti atei sono ignoranti di logica quasi quanto i cristiani sono ignoranti di Bibbia. Ed era una gara difficile da perdere, eh.

    Ma questo era un pezzo cinico? A me onestamente non sembrava. Conterà qualcosa anche l'ora a cui li scrivo.

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  5. No, non era affatto un pezzo cinico. Il primo commento era di un polemista professionista, è evidente. Poi, banalmente, se non piace quello che scrivi, basta non leggerti, o non commentarti.
    Difatti i permalosi li tolgono, i commenti.
    Saluti
    Zagabart

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  6. Qualsiasi cosa farà molto difficilmente sarà peggiore del presidente uscente.
    E questo è già tantissimo.

    p.s.: il dio codificato dalle varie religioni non esiste, e lo ha dimostrato, indirettamente, la scienza, quando si è scoperto che il cielo non è una volta celeste, che la terra non è al centro dell'universo, che il "primo uomo" era in realtà qualcosa d'altro, che...
    z88

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  7. Sai,penso sia stato un concorso di colpa quello dell'immagine di Obama. Nel senso che è vero,molti c'hanno visto un po' quello che avrebbero voluto;d'altro canto,lui è stato bravissimo a sembrare tutte queste cose insieme,mai una in particolare. E' stato abbastanza liberal per i liberal,ma non troppo,per sembrare anche abbastanza afroamericano per gli afro,e non troppo, per poter sembrare un po' bianco ai bianchi,etc etc. Non capisco l'entusiasmo a prescindere di molti,e ho diverse perplessità avendo seguito abbastanza la campagna elettorale. Detto ciò,sono d'accordo:vedremo.

    Francesco

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  8. Ah vabbè, siamo passati da
    "Dio non esiste"
    a
    "il dio codificato dalle varie religioni non esiste"

    Che è un po' come passare da "Kakà non esiste" a "nell'insieme di giocatori che disputeranno la premier league l'anno prossimo Kakà non esiste, ma anche questo fino a prova contraria".

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  9. Leo, per essere un insegnante davvero sei poco bravo nel gestire i troll, abbocchi alle provocazioni peggio di un pescegatto della bassa. O ti diverti a stuzzicarli?

    (Peraltro, il tuo paragone e' pessimo. Kaka' non e' un concetto metafisico che tenta di autodimostrarsi senza rivelarsi, dai.)

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  10. Non vedo l'ora di farmi insegnare la logica da te...

    Perche' la insegni vero? ;)

    Carlo

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  11. Io c'ho solo una curiosità:

    "Potrà gasarvi un Presidente cool, vi elettrizzerà un presidente telematico"

    è una trappola celata per attirare nella polemica i sostenitori di Nessuno Tocchi Caino che oggi si specchiano in Obama?

    (il resto mi torna tutto e clap clap)

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  12. e hai detto poco.
    Per anni abbiamo subito la retorica della cultura pop americana che ci predicava che "in questo paese ognuno può diventare presidente". E noi a dire "ma và, tanto un nero non lo eleggerete mai". Ecco, ora ci hanno lasciato senza parole.

    E se è possibile una cosa, magari sono possibili anche altre cose.

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  13. in obama ognuno ci vede quel che gli pare, ma... oh, mi sa che succede con tutti. vale anche per berlusconi o per fassino.
    però lui è bravo. voglio dire: lo confrontiamo con gli ultimi presidenti e candidati?
    poi certo, più alte le aspettative e più grandi le delusioni. perciò dovremmo restare coi piedi per terra: è un presidente americano!
    fortunatamente non è chavez o ahmadinejad e neanche putin (sì, lo so che ora è primo ministro).
    ci avrà un sacco da fare e all'atto pratico (come minimo) sarà sommerso dalle critiche o dai distinguo, i si però e certo che poteva...
    ma bisogna ricordarsi che è stato eletto da una somma di minoranze, come tutti quelli eletti tra due. pesca un po' qui e un po' lì, non rispecchia nessuno fino in fondo, sennò non sarebbe stato eletto.
    non ha detto cose che piacciono a tutti, ha detto tante cose che son piaciute a tante persone diverse che sommate gli hanno dato la maggioranza dei votanti.
    se guardi i presidenti eletti è il migliore. sì, compreso lula. fino a ora, naturalmente.
    ma, credo di averlo già detto, potrà fare per il sud del mondo (ma anche per i palestinesi) più di quello che potranno mai fare l'onu, la croce rossa e amnesty international messi insieme.
    se ne avrà voglia. ma anche se eviterà i disastri di bush padre e figlio: non cominciare nuove guerre potrebbe già essere tanto. se poi decidesse di usare equilibrio e testa (oltre al peso) potrebbe davvero avviare a soluzione il conflitto israelo-palestinese

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  14. Bellissimo post,
    Io apprezzo sempre i tuoi post, anche quando non mi trovano daccordo.
    Continua così. Le critiche sono il segno di questo piccolo successo di espansione dell'utenza, che stai esperiendo di recente.
    E' un brutto segno per una cosa buona.

    Andrea

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  15. Ok, Obama è comunque un prodotto della politica americana, ben progettato, ben confezionato e ben venduto. Ma adesso finalmente ce lo scartano e vediamo tutti com'è e come funziona.
    Non potrà mantenere tutto, forse non vorrà nemmeno farlo, però trovo positivo che abbia imbastito il suo discorso d'insediamento sulla speranza, contrapposta alla paura che ha regnato questi ultimi otto anni. Certo, se la paura voluta da Bush era costruita su prove false, forse può esserlo anche la speranza invocata da Obama. Poi è un sentimento, perciò non misurabile, impalpabile e inconsistente.
    Però anche la paura lo è, eppure ha funzionato benissimo.
    L'oratoria di Obama ha presa sulle persone, e sappiamo ormai bene quanto una folla e un popolo si possano infiammare o deprimere, a seconda che ascoltino Marlon Brando fare Marcantonio, Berlusconi che racconta le barzellette o Veltroni che fa Obama.
    Se Obama riuscirà a restituire ai suoi cittadini l'orgoglio di essere americani, a ridare un po' di dignità ai suoi figli poveri, a offrire scuole migliori per tornare ad essere leader in letteratura, arte, teatro, cinematografia e non solo nel far soldi e sparare a tutto quello che si muove, be', avrà già fatto un gran lavoro.

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  16. Questa volta mi sento proprio di dovertelo dire, mi hai letto nel pensiero! Grazie per avermelo trasposto in forma scritta ;)

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  17. Ma come fai a sostenere che dio esiste? finiamola con questa enorme cazzata. siamo solo delle scimmie meno pelose. dio non esiste ma purtroppo c'e' ancora gente che ha bisogno della religione.

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  18. Leader in letteratura, arte, teatro, cinematografia???

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  19. Completerei Zagabart: un polemista professionista e probabilmente molto molto invidioso. E pure di basso rango. I veri professionisti della polemica non avrebbero bisogno di fare d'ogni erba un fascio come fa costui. Continua così, Leo.
    (Neanche a me era piaciuto tantissimo il pezzo sull'ateismo, peraltro, diciamo che su questo argomento mi sa che ti capita un po' come col Manifesto... ;-) )
    La dama del lago

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  20. Per Atlantropa:
    Va be', "una dei" leader...
    Comunque mi riferisco alla letteratura americana di Fenimore Cooper, di Whitman, Poe, Steinbeck, Hemingway, Dos Passos, Capote, Toni Morrison, ecc.; al teatro di O'Neill, Pinter, Miller, Tennesse Williams; al cinema di Orson Welles, Billy Wilder, Robert Altman o il primo Scorsese. Sarà che per me saper vedere la propria epoca con occhi limpidi e riuscire a raccontarla è socialmente importante e soprattutto doveroso per ogni artista. Non mi riferivo certo ai romanzi thriller, ai musical di Broadway o ai film degli ultimi vent'anni (quelli appunto della decadenza culturale) e comunque non voglio dare il via ad una discussione su arte e letteratura. Il senso è soltanto che una nazione non può basare la propria leadership sulla potenza militare, trasferire il proprio peso economico dalla produzione alla finanza delle multinazionali e lasciarsi morire intellettualmente, perché si condanna al declino in un paio di generazioni (che è quello che stiamo facendo noi che non siamo leader di nulla).

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  21. Dai atlantropa... Warhol e Haring, solo per fare due nomi piu' o meno recenti.

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  22. Ovviamente scherzavo - solo non sopporto le faccine.
    Il punto, peraltro, era solo l'aver trovato insensato l'abbinamento tra "leader" (gerarchia, ordinamento) ed "arte, letteratura" (espressione, anisotropia); mi chiedevo quale fosse il criterio... tutto qui; poi de gustibus - o forse du gustis... non ricordo, damn.

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  23. La moneta ha tante virtù:
    permette di misurare l'incommensurabile,
    per esempio.

    E, già che c'è,
    nel frattempo ne fa anche strame,
    magari.

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  24. Per Atlantropa: preciso ancora: non leader in senso di una gerarchia ma di guida, elemento di punta di riferimento per innovazione etc
    V. leader
    /'li:də(r)/
    s.m. e f.inv.
    ES ingl.
    1
    (politico, sindacale e sim.) Sinonimi FO capo, guida CO capofila, capolista, dirigente ♦ estens. (di un gruppo) Sinonimi CO capotribù scherz. BU capeggiatore ♦ in funz. agg.inv. (di azienda, marchio e sim.) Sinonimi FO GUIDA, MODELLO CO DI PUNTA, DI SPICCO

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  25. Roberto, figurati, ho capito quello che intendevi dire, nè trovo sensato mettersi a fare gli snob con una cosa - delicata ma senza magistero - come il linguaggio; al contrario direi: se proprio si deve impiccare qualcuno che lo si faccia per i contenuti, non per le parole - resta il dubbio se nel dire ciò stia in qualche modo provando ad auto-convincermi a votare IdV alle europee.

    Piuttosto, se proprio dovessi sollevare una questione relativa al pensiero che hai espresso prima sarebbe: siamo sicuri che quella cosiddetta parte migliore della cultura americana sia figlia di una buona scolarizzazione?, che scuole migliori significherebbero (aumentare la probabilità di avere) un nuovo Hemingway o un nuovo Welles?, e non semplicemente che il segretario di stato non avrà bisogno di googlemap per sapere dov'è l'Afghanistan nell'atto di decidere se invaderlo?, o che avremo film comunque pessimi ma "un po' meno pessimi" (altro che snob, corsivo nostro) di adesso?

    Ciao, Rocco.

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  26. Per Rocco:
    E chi lo sa. M'illudo di sì. Per restare al cinema narrativo che è la forma di espressione più diffusa e popolare, quello israeliano ora ci propone, contemporaneamente all'ennesima offensiva militare, film come Il giardino di limoni e Valzer con Bashir che incrinano il fronte della fiducia nella violenza come soluzione di tutto e rimandano a posizioni di intellettuali come Grossman. Penso anche a vecchi film USA come Il buio oltre la siepe, La caccia, Nick mano fredda, che credo siano stati importanti ai loro tempi per minare simili brutali certezze. Oggi in Italia viviamo in un deserto produttivo che richiede espressamente storie simil-Moccia e vacanziere, e il governo (che attraverso B. è l'unico produttore italiano attraverso i suoi eteronimi Rai, Mediaset e Dipartimento dello spettacolo) bastona l'istruzione...

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