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martedì 10 marzo 2009

Se Pagliacci non ridesse più

Chi guarda Watchmen

Credo che esistano due tipi di capolavoro. Il primo è quello che rimane: magari nei primi tempi si fa fatica a distinguerlo dal sottobosco in cui è cresciuto; poi con gli anni e i secoli tutto intorno il paesaggio si semplifica e il capolavoro resta lì, un monumento nel deserto. Se devo fare un esempio – visto che siamo in giorni di celebrazioni kubrickiane2001 Odissea nello Spazio mi sembra una capolavoro di questo tipo: ammesso e concesso che qualcuno abbia potuto confonderlo nel 1969 per un qualsiasi film di astronavi, quello che lascia sbalordito lo spettatore oggi e continuerà a sbalordirlo per molti anni è la sensazione di trovarsi di fronte a un manufatto unico, spuntato un po' dal nulla, e senza epigoni di sorta; il che storicamente non è vero, 2001 scatenò una ridda di pseudo-sequel e influenzò pesantemente anche l'immaginario cinematografico e televisivo (vedi Space 1999): ma tutte queste cose difficilmente resteranno (soprattutto Spazio 1999 è destinato a essere inghiottito dal pietoso Oblio); 2001 invece resterà, una specie di monolito venuto dal nulla e che al nulla torna. Questo è un primo tipo di capolavoro.

Poi ci sono i capolavori che scompaiono nel sottobosco che hanno contribuito a far fermentare: quei dischi cosiddetti “seminali” conosciuti solo da qualche addetto ai lavori, che al giorno d'oggi suonano esattamente come migliaia di altri dischi – salvo che sono usciti dodici mesi prima. Il loro ruolo è stato fondamentale, ma per apprezzarli bisogna avere un sesto senso che non tutti hanno; il senso della storia, del tempo, la quarta dimensione in cui l'assolo di Tom Verlaine suona davvero meglio degli altri perché la sua chitarra suonava già così nel 1974! Al che qualcuno risponderà chi se ne frega, basta che suoni quella certa frequenza e quelle note, e l'esperienza estetica dovrebbe essere identica; tanto più che tu non sei al CBGB nel 1974, ma in casa tua davanti a un impianto stereo, e quindi questo tuo cosiddetto “senso della storia” puzza un tantinello di feticismo. Senza dubbio.

In realtà tutto questo non vi interessa un granché, voi volevate soltanto sapere se vale la pena andare a vedere Watchmen. No, naturalmente, non vale mai la pena di andare a vedere un adattamento cinematografico di qualcosa che per voi è un capolavoro. Come faccio a sapere che Watchmen per voi è un capolavoro? Che io sappia, non c'è nessuno che sia riuscito a leggerlo fino alla fine che non lo reputi tale. Gli altri, che non apprezzano i fumetti di giustizieri in costumi colorati, o non apprezzano i fumetti tout court, hanno già smesso di leggere. Siete rimasti solo voi, capito? Quindi, la risposta è no: non vale la pena. D'altro canto lo vedrete lo stesso, no? Come se aveste possibilità di scelta. Non siete che burattini, e anch'io: al massimo sono un burattino che vede qualche filo in più.

Chi conosce Watchmen sa che non aveva nessuna possibilità di essere reso al meglio sul grande schermo. La storia è troppo lunga e troppo intimamente fumettistica; e negli ultimi anni abbiamo avuto fin troppe occasioni per accorgerci che brutto effetto facciano le graphic novel d'azione in tre dimensioni. Banalmente: Wolverine che salta sui tetti a pagoda e in pochi graffi ammazza centinaia di sicari della Mano, sulla tavola di Miller, crea un gradevole effetto grafico, con vaghe reminiscenze nell'arte nipponica bla-bla. Ma se prendi una scena del genere e provi a farla recitare da attori veri, in Sin City o persino Kill Bill 1, ti trovi davanti a una scena che è pacchiana in modo imbarazzante, e non hai nemmeno a confortarti l'amico gay con l'alibi del camp sempre pronto, perché a lui questa roba non piace. In questo caso saltare dalle due alle tre dimensioni significa passare dal paginone di Playboy alla bambola gonfiabile: a qualcuno potrà piacere, ma no, non è un progresso.

D'altro canto, chi conosce Watchmen non vuole veramente vedere qualcosa di cinematograficamente superiore a Watchmen: rifletteteci bene, sarebbe un'offesa. Se andrete a vedere un film del genere (e ci andrete, dai), non è per conoscere una storia che avete appena finito di rileggere, ma per celebrare un capolavoro che vuol dire molto per voi, e poco per tante persone da cui volete distinguervi. Se amate Watchmen amate un certo tipo di fumetto; se amate quel certo tipo di fumetto siete intimamente convinti che la graphic novel sia arte, forse l'unica vera arte, quella in cui basta saper maneggiare la matita per farci provare la sensazione della fine del mondo. Il cinema, coi suoi prodigiosi effetti digitali, non potrà restituirci l'emozione intellettuale che ci siamo costruiti da soli, legando una vignetta all'altra; nessuna scena d'azione avrà mai l'eleganza del paginone centrale di Infernale Simmetria. Voi andrete a vedere Watchmen per il gusto sadico di vedere Hollywood che dilapida denari per ottenere con costosi effetti speciali quello che Gibbons rendeva (meglio) con qualche tratto d'inchiostro di china. Un regista geniale, provvisto di pensiero laterale, avrebbe reciso il nodo gordiano e stravolto la storia, ma noi non volevamo veramente questo: volevamo un regista che cercasse di fare il suo compitino in modo dignitoso, sicché alla fine potessimo uscire ripetendo, soddisfatti, che il fumetto, beh, il fumetto è un'altra cosa. Missione compiuta, ma resta un dubbio: chi non conosceva Watchmen, come lo troverà?


Ho la sensazione che non lo troverà un granché; e non per colpa del regista, che il suo compitino lo ha svolto sforbiciando la storia con affetto e perfino una certa eleganza. Perché Watchmen, temo, è uno di quei capolavori che col tempo lentamente scompaiono. Supereroi in contesti realistici? Uomini in costume come maniaci assassini o con disturbi sessuali? Intreccio polimorfo e congegnato come un meccanismo a orologeria? La trama come seduta analitica, dove sarà il matto a guarire lo strizzacervelli dalla sua mania di sorridere al mondo? Mostri tentacolari talmente smisurati che non si possono vedere in una sola inquadratura? Episodi decentrati su tutti i personaggi, con flash-back continui e svolte nodali riprese da più punti di vista? Episoldio-coccodrillo con lo stesso personaggio visto in periodi diversi dai punti di vista degli altri personaggi? Un'organizzazione illuminata che cerca di salvare l'umanità da sé stessa? I mass-media sfruttati un po' come narratore onnisciente, un po' come coro greco? E sento già qualcuno che sbadiglia: ancora questa roba? Ma come, è moneta corrente ormai. Sui fumetti, in tv, al cinema, non si fa altro da anni. Precisamente. Tanto più sembra incredibile che sia stato Alan Moore a inventare tutto questo, e lo pagavano solo per scrivere un fumetto di uomini in mantello: dodici episodi, neanche 400 tavole, una quantità di invenzioni impressionanti (i meravigliosi titoli d'apertura suggeriscono che Moore abbia inventato perfino il forrest-gumpismo, la riduzione del Novecento a un canone di Personaggi Illustri e Fatti Celebri). Watchmen lo conoscono relativamente in pochi, e quei pochi per apprezzarlo devono sempre più far ricorso a quel famoso Senso della Storia: ormai la battuta “Anche Hitler era vegetariano” la sanno fare anche i comici italiani, ma è di Rorschach, è sua originale. La spilletta con lo Smile ha fatto il suo tempo, ma Watchmen era in edicola due anni prima della Summer of love. E così via. A volte, quando mi sento a corto di idee, penso a come si deve sentire Moore in momenti simili. Io posso pur sempre copiare, chiunque può copiare da Moore, ma cosa accadrà quando lui non riuscirà più a inventarsi niente? Quando il clown Pagliacci non troverà più niente da ridere?

Conclusione: voi ci andrete, è già scritto forse nel vostro dna. Comprare il biglietto sarà come comprare quell'action figure da collezione che poi se ne starebbe a prendere polvere su una mensola per il resto della vostra sgocciolante giovinezza. Ma fate un favore al vostro amico che non sa chi sono i Watchmen: lasciatelo a casa. Lui non si merita l'ennesimo action movie di personaggi un po' mostruosi un po' ridicoli che salvano il mondo, in un modo appena un po' meno ortodosso del solito. Tutto quello che potete fare per lui è prestargli Watchmen, quello vero, ma probabilmente non lo leggerà.
Non gli piacciono i fumetti, tutto qui.

25 commenti:

  1. L'ho atteso per mesi, con ansia. L'ho visto assieme ad amici che del capolavoro nulla sapevano e mi sembrava che di ogni sbavatura dovessi renderne conto io che li avevo invitati a vederlo. Un po' come invitare gli amici alla recita a scuola del proprio figlio.
    Mi è piaciuto, ma lo avrei voluto migliore: come quello su carta. Non era così, ma va bene lo stesso, era pretendere troppo.
    C'è di buono che oggi al cinema riescono a riprodurre le stesse scene, con lo stesso impatto, e Rorschach era come lo avevamo visto con la mente e Doc Manhattan pure, ma mancava Alan Moore, il suo modo di raccontare, quel prenderti e trascinarti nella storia facendoti passare in una miriade di stili narrativi diversi. Quello nessuno può ricrearlo.
    Per la cronaca ai miei amici, che non lo conoscevano, è piaciuto.
    Meno male.

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  2. Che Watchmen sia "scomparso" nella rivoluzione che ha generato, direi che e' un gran complimento ma non del tutto accurato. Forse che Voltaire e Rousseau sono "scomparsi" con l'Illuminismo ?

    Quello che "scompare" e' il superficiale shock iniziale, l'attacco palese alla pruderie fumettara anglofona ("OMG they do bad things in here!"), ma e' un'opera talmente ricca che si esaltano poi altri elementi -- per esempio l'ansia collettiva generata dalla Mutually Assured Destruction (all'epoca quasi scontata, e che invece adesso sembra cosi' "unica"), la corruzione spirituale del Black Freighter, il tema del subliminale fascismo "corporate" di Ozymandias, lo "scherzo" di Bernstein e Woodward bollati ed emarginati come radicali da due lire allo stesso modo di tanti altri giornalisti prima dell'invasione dell'Iraq... No, per me Watchmen rimane su un livello differente da tutto quello che ne e' seguito, ed e' ancora pieno di spunti e idee troppo "diverse" da quello che lo circonda.

    Peraltro, il fatto che quegli stronzi della DC debbano continuare a stamparlo per evitare di perderne i diritti, garantisce che le nuove generazioni continueranno a leggerlo.

    Chiuderei linkando un divertente tributo ad Alan Moore di MJ Hibbett, musicista "cult" londinese, visto che stasera andro' a vedere Watchmen e spero proprio di non trovarmi nella situazione in cui "our generation's hero had caught us all buying shite" -- per fortuna Northampton e' lontana...

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  3. Io no, io lo leggerei. Anzi, da come ne parli per una volta quella "...beata te che non l'hai ancora letto" sono io, alé!!!
    Barbottina
    PS: però mi sa che mi toccherà comprarlo perchè non conosco nessuno che può prestarmelo.

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  4. No, dai, povero Spazio 1999. E' un capolavoro di ironia involontaria e effetti speciali pacchiani. Come si fa a non voler bene a gente che andava nello spazio coi tacchi alti e i pantaloni a zampa d'elefante.

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  5. Barbottina mi ricorda che Watchmen e' uno dei volumi piu' "prestati e mai riportati" della mia libreria di graphic novels, ho dovuto ricomprarlo quattro volte. Solo "Death - The High Cost of Living" lo supera.

    E' incredibile quanto la gente sia "cheap" su fumetti stampati a colori su carta di lusso, mentre pare normale buttare 40 euro su banalissimi libri in hardback B/N su cartaccia da macellaio e con font-size 35.

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  6. x GiacomoL
    La Dc continua a ristampare W perchè è, indipendentemente dall'hype momentaneo del film, in cima alle classifiche dei long-seller e già alcuni anni fa aveva superato il milione di copie (solo in USA)

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  7. perchè tutti i blog che amo pubblicano post su Watchman? c'è una direttiva ministeriale a riguardo?
    Enrico

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  8. La DC continua a ristamparlo perche' il minuto che smette, da contratto, Alan Moore e Dave Gibbons rientrano in possesso dei diritti, e possono negoziare nuovi contratti con margini di royalties normali, molto piu' alti di quelli (beceri) che la DC gli offri' allora. L' "understanding" era che la DC avrebbe fatto una o due tirature per poi lasciare gli artisti liberi; e invece capirono di avere una miniera d'oro in mano e decisero di fottere Moore e Gibbons.

    Che e' poi il motivo per cui Moore si e' scazzato di brutto e ha rifiutato di lavorare con loro da allora. E il motivo per cui non e' mai stato possibile "integrare" o dare seguito, narrativamente all'opera -- DC non ha il diritto di farlo, e Moore non ha il diritto di portare l'opera altrove. Il film esiste solo perche' i diritti per lo stesso sono stati venduti nell'86, pre-scazzo.

    Nel mondo dei fumetti e' normale, per DC e Marvel, sfruttare i propri autori a livelli indecenti se paragonati ad altri mercati (i.e. letteratura), ma in questo particolare caso, DC si e' distinta nel tempo come azienda gestita da figli di buona donna (non a caso e' una divisione di AOL/Time-Warner); in ogni momento potrebbero "fare la cosa giusta", ma si sono rifiutati per 20 anni e continueranno a farlo...

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  9. D'accordo su tutto. Ma non sul fatto che comunque si andrà a vederlo. Lo eviterò accuratamente.
    Ne approfitterò invece per rileggerlo una volta di più.
    Rorschach mito fondativo.

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  10. Death, l'alto costo della vita, ricomprato tre volte.
    Watchmen mai prestato. Se lo devono venire a prendere armati!

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  11. Ok, ok lo compro! Non è che volessi scroccare, pensavo solo alla mancanza nella mia cerchia attuale di amicizie di qualcuno cui rivolgermi, cioè che avesse questo interesse per le graphic novel.
    Peccato, un tempo avevo amicizie più varie, mi sa.....
    Barbottina

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  12. Bellissimo articolo.
    (ma la summer of love fu nel 1967)

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  13. Intendi la summer of love dei dinosauri, sì, non mi sembrava il caso di specificare.

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  14. E insomma l'ho visto. Tutto sommato non male, i tre amici "almost-not-geek" hanno apprezzato. Pero' un po' troppo lungo, in diversi punti alquanto palloso, e gli attori alquanto stucchevoli. Peraltro verso la fine si puo' quasi sentire il suono dei fondi per la produzione che si esauriscono, pure la colonna sonora e' un po' raffazzonata (probabilmente si sono spesi tutto per avere Dylan e Hendrix).

    Insomma, non un capolavoro; probabilmente andava fatto prima del Batman di Tim Burton. Cosi' com'e', tra qualche anno non se lo ricordera' piu' nessuno. Magari e' meglio cosi', che la gente piuttosto si legga la graphic novel.

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  15. O chissa', magari e' tutto un complottone per "riformattarlo" per l'uscita in DVD/Bluray, cosi' che noialtri geek ci caschiamo di nuovo. Tanto ci cascheremo.

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  16. Cito:"Come faccio a sapere che Watchmen per voi è un capolavoro? Che io sappia, non c'è nessuno che sia riuscito a leggerlo fino alla fine che non lo reputi tale."

    Io l'ho letto tutto (compresi gli interventi tra capitolo e capitolo, eh!) e non lo considero un capolavoro.


    Vostro umilissimo
    D.

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  17. Beh... in una cosa hai ragione. Chi non l'ha letto non lo ha trovato gran che. Presente.
    C'e' da dire che non l'ho mai letto tutto, e in effetti non lo reputo un capolavoro. Quindi hai ragione due volte.
    Ma e' anche vero che io non l'ho mai letto tutto proprio perche' non l'ho mai trovato un capolavoro. Anzi, non l'ho mai trovato neanche sufficientemente interessante da aver voglia di vedere come andasse a finire.
    Stesso discorso, coerentemente, con Sin City e V for...
    Io sono un amante dei vecchi Marvel... Quelle robe li' un po' mi annoiano.
    (bell'articolo, comunque)

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  18. Gran bell'articolo. Lo hanno detto giá altri, ma dovevo dirlo anch'io. Come andarlo a vedere alle 18.50 del 6 marzo con quella santa di mia moglie... Vitalux

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  19. A me V for era piaciuto ... il film, più del fumetto però ... ;)

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  20. Sacrilegio!!!!V forv. non si batte anke se il film è molto bello ha completamente tradito lo spirito della graphic novel inserendoci la storia d amore solo per ragioni di vendite(a mio umilissimo parere)per tornare a watchmen io credo ke il film sia stupendo...non concordo con ki dice ke è brutto dato ke è molto simile al fumetto(ke ho letto ripetute volte)...mi è piaciuto davvero e non sono rimasta delusa!e poi Rorschach vale tutto il prezzo del biglietto=P

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  21. Rorschach ti avrebbe spezzato una falange per ogni k che hai scritto, fa' te un po' i conti.

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  22. hahaha!forse non hai tutti i torti;)l' importante è CHE il senso di quello che ho scritto sia stato chiaro!

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  23. Anch'io leggevo i Marvel, i DC non l'ho mai troppo amati. Di Watchmen non sapevo nulla (e poco ne so tutt'ora), 300 (film) l'ho odiato (avrei adorato un film da "Le porte di Fuoco" di Pressfield) e Watchmen l'ho visto solo a causa dei titoli di testa. Mi è piaciuto molto per i primi tre quarti, per l'atmosfera hard boiled e la vita sozza e ladra, e per il realismo ironico con cui spiega perché un adulto sano di mente se ne va in giro a combattere il crimine in calzamaglia: appunto perchè non è sano di mente...
    Ma da quando è che si chiamano "Graphic novel"? Quando mio padre mi beccava a leggerli e mi compativa, li chiamava semplicemente fumetti (con una sfumatura di tono piuttosto spiacevole con so riprodurre con emoticons).
    Non voglio aprire un'altra discussione, ma mi strugge il pensiero di una generazione di cineasti e creativi post-Spielberg congelata in filoni in cui non possono prendere troppo sul serio quello che raccontano (e nemmeno possono farlo critici e spettatori). Mi spiego: Brian Singer dopo "I soliti sospetti" ti fa 2 "X-men", e va be', poi un "Superman" tiepidino e quando torna agli umani ti sforna una palla inutile come "Operazione Walkiria"... Non so se sono troppo contorto, ma mi chiedo alla fine: se avessimo letto tutti meno "graphic novels", se i "nostri" capolavori fossero altri, ce l'avremmo lo stesso Berlusconi?

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  24. Si', sei troppo contorto, e si', ce l'avremmo lo stesso. Anzi, se piu' gente avesse letto "V For Vendetta", magari Berlusconi avrebbe preso qualche voto in meno.

    (il "distacco ironico" che tu vedi nei nuovi registi non c'entra niente con il materiale; e' un risultato diretto del postmodernismo, dell'invasione del "meta", probabilmente come difesa inconscia dall'overdose mediatica quotidiana. Peraltro Brian Singer e' chiaramente sopravvalutato.)

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  25. Be', per me che sono un po' 'gnurant il distacco ironico toglie potenzialità al materiale, e lo fa diventare solo esercizio stilistico. Quanti ragazzi hanno letto o visto V. e hanno pensato "Ehi, ma tutto questo non ha un che di familiare?". No, così ogni metafora del reale viene digerita come un "What If" come tanti ed espulsa poi assieme ai popcorn. Il non-reale creato dai Berlusconidi è perfetto come Matrix, e purtroppo lì fuori non c'è nessuno che ti può convincere a scegliere la pillola rossa (o verde, chi cavolo si ricorda?) perché senti che tutto sommato non ci crede nemmeno lui. Io sarei per l'intellettuale faro delle masse, e vedo buio pesto.
    Insomma, mi sa che col "meta" si resta comunque troppo in qua, tranne che per i metafascisti: quelli stanno riuscendo in tutto, anzi, stanno addirittura in metastasi.

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