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lunedì 10 maggio 2010

Alba of the Dead

Anna (Alba Rohrwacher) è un'impiegata come tante, di trent'anni come tutte, nella città più qualunque di tutte (la periferia di Milano). Convive stancamente con Alessio (Giuseppe Battiston), placido commesso coi suoi hobby qualunquissimi: fai-da-te, giardinaggio, riparare ferrivecchi, leggere libri vecchi, morire di noia. L'incontro fortuito di Anna con uno squattrinato addetto al catering (Pierfrancesco Favino) scatena la passione che potrebbe riscattare la sua esistenza piattissima... magari. In realtà anche il sesso sfrenato nei motel, dopo qualche settimana, è già routine. E intanto è passata un'ora di film, ce ne aspetta un'altra, e sappiamo già più o meno dove Silvio Soldini andrà a parare: dai e dai i due amanti si faranno scoprire, i loro rispettivi consorti ci piangeranno un po' su e li perdoneranno, li riaccoglieranno in seno alla famiglia; magari un ultimo sussulto di voglia di vivere, e poi il trantran quotidiano l'avrà vinta su tutto.

(Cosa voglio di più with Zombies
è solo sull'Unità.it, e si commenta qui).

E invece nel secondo tempo Milano è invasa da zombie affamati di carne umana! Il virus viaggia attraverso il Lambro contaminato, colpendo bambini e maschi adulti. Anna e l'addetto catering, sbarrati nel motel, vivono momenti di panico che mettono a dura prova una relazione fondata esclusivamente sull'intesa sessuale. Angosciato per le sorti dei suoi cari, l'addetto catering attraversa una Milano cupa e spettrale soltanto per scoprire che la moglie è stata divorata dai due bambini contaminati (una delle metafore più visionarie e grottesche del cinema italiano degli ultimi vent'anni). Distrutto dal rimorso, deciderà ugualmente di restare con loro, per fedeltà a un vincolo che la morte ha messo a dura prova, ma non ha spezzato. Tornerà a lavorare nel catering (ma dovrà apportare molte modifiche ai menu). Nel frattempo, al termine di una rocambolesca odissea nella metropoli devastata, Anna ritrova il placido Alessio, che in sua assenza è diventato il leader della resistenza dei superstiti contro i morti viventi: le sue doti di bricoleur e giardiniere si sono rivelate fondamentali per garantire ai sopravvissuti i beni di prima necessità. Anna capisce di amarlo, ma Alessio ora convive con altre dieci concubine (la poligamia essendo necessaria alla sopravvivenza della specie). L'ex impiegata però si dimostra all'altezza del suo uomo escogitando un piano brillante per attirare gli zombie a San Siro e farlo esplodere. Con lo stadio simbolo di Milano esplode anche l'archetipo del film italiano minimale e intimista, di cui Soldini ha messo in scena nel primo tempo un'imitazione riuscitissima, soltanto per il gusto di farla esplodere nel secondo in un horror movie sgangherato. Il risultato è un autentico capolavoronf.
Ronf

“Sveglia”.
“Eh? Cosa?”
“Stavi russando”.
“Ma è finito il film?”
“Ti sei addormentato a metà, che vergogna”.
“Com'è andata a finire? No, lascia, indovino. Lui torna da sua moglie”.
“E lei torna dal marito”.
È sempre così. Non hanno neanche il coraggio di far finire un matrimonio, è come se avessero paura di far male ai loro personaggi”.
“Ma è giusto così, è così che finiscono quasi tutte le storie”.
“Sarà. Invece, pensa, stavo sognando che nel secondo tempo arrivavano gli zombie”.
“Gli zombie a Milano?”
“Perché no? Mi sembra una location adatta”.
“Ma gli italiani non sanno fare film di zombie. Loro fanno film che rispecchiano la vita vera. Film in cui le persone normali possono riconoscersi”.
“Ma io mi riconoscerei anche in un film di zombie, sai quanti ne incontro tutti i giorni? No, sul serio, sai quanti se ne devono trovare in giro per Milano... per dire, quelli che hanno scritto questo film, secondo te sono ancora vivi? Un essere vivente non scrive un film così. Voglio dire, hai la possibilità di scrivere un film, cosa fai? Cerchi di metterci un sacco di cose belle, interessanti, divertenti”.
“Ma la vita non è sempre così”.
“Ma i film dovrebbero. Io mi sarei anche stancato di andare al cinema a vedere personaggi che hanno un'esistenza più piatta della mia. Cioè, sul serio, le mie giornate sono più interessanti di quelle di questi due. E mi chiedo: ma come fa un essere vivente a decidere di scrivere un film così? 'Mi raccomando, mettiamoci solo cose mediocri: personaggi mediocri, incontri mediocri, discorsi mediocri'...”
“Sono i discorsi mediocri che fa la gente normale”.
“La gente normale fa discorsi mediocri anche perché quando va al cinema non trova nessuno che le suggerisca qualche parola in più. Una volta serviva anche a questo, il cinema: a fornire modelli di comportamento o di conversazione. Le signorine ascoltavano come parlavano le dame dei telefoni bianchi e prendevano appunti. I ragazzi studiavano le battute dei cow-boy o dei padrini. La gente ha bisogno di mettere parole nella loro vita, e il cinema gliele deve suggerire. Non può tutte le volte limitarsi a rispecchiare una realtà nel modo più piatto e fotografico possibile”.
“Mah”.
“Sennò contribuisce a renderci ancora più banali e afasici di quello che siamo. Almeno, è una mia teoria”.
“Già, le tue teorie”.
“Torniamo a casa? Ho fame”.
“Cosa c'è per cena?”
“Carne umana. ARRRRRGH!”
“Cretino”.

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