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mercoledì 1 settembre 2010

Contra Probvum (et Probolinos)

1) L'Appendix Probi

Un millennio e mezzo fa un maestro di grammatica, stanco di leggere e ascoltare sempre gli stessi errori, decise di stilarne una lista. Agli studenti non restava che memorizzare, e la lingua era salva. Già, ma quale lingua? Quella del maestro era ancora il latino. Quella dei suoi studenti non lo era già più. La sua lista, chiamata Appendix Probi perché si trova aggiunta in appendice al manuale di grammatica di Valerio Probo, ha avuto una curiosa fortuna.

Paradossalmente, se il maestro fosse riuscito a correggere per sempre gli errori che trovava insopportabili, nessuno si oggi si ricorderebbe più di lui (il buon maestro è quello che scompare). Invece quegli errori si dimostrarono avversari tenaci: continuarono a ripresentarsi, generazione dopo generazione, finché la buona vecchia lingua capitolò. Così l'autore dell'Appendix (chiamiamolo Probo, per comodità) è passato alla Storia. La sua lista è uno dei documenti più importanti per gli storici della lingua. Non latina: italiana.

Noi oggi non studiamo l'Appendix Probi per i termini a sinistra (che stanno in tutti i vocabolari di latino), ma per quelli a destra. Secondo il Probo grammatico erano errori; noi le riteniamo le prime tracce della nuova lingua che stava nascendo, dalla decomposizione della vecchia. “Speculum, non speclum!”, tuonava il povero Probo. E noi grazie a lui capiamo che già nel IV secolo la u centrale era fuori uso, la C picchiava contro la L e in qualche secolo l'avrebbe assimilata. Infatti oggi diciamo “specchio”. “Viridis, non virdis”. Oggi si dice “verde”. “Auris, non oricla!”: oggi diciamo “orecchie”. Ma la più buffa di tutte resta sempre “Aqua, non Acqua!” Povero Probo, tu non hai nessuna colpa. Anzi, hai il grandissimo merito di aver recitato la parte del severo e ottuso difensore del passato. Per te esisteva una sola lingua, che non sarebbe cambiata mai. Noi sappiamo invece che la lingua cambia in continuazione, e cerchiamo di cavalcarla come possiamo.

D'altro canto, tutta questa evoluzione non può che spaventarci: non si tratta solo di prendere consapevolezza che i bei tempi delle elementari, delle regolette e delle certezze sono finiti. Il fatto è che la novità nasce sempre dalla decomposizione delle forme antiche: e la decomposizione, vista da vicino, fa un po' schifo. Pensate all'orrore istintivo che nutriamo per le K. Eppure i nostri figli o nipoti prima o poi le useranno; non c'è niente da fare: sono comode. I grammatici lo sanno, e se interpellati mostrano sempre una certa disarmante tolleranza. Il fatto è che non ci stanno a fare la figura del povero Probo: non vogliono passare alla Storia per aver tentato di non farla passare. I probolini di oggi, o “grammar nazi”, come li chiamano, li trovi altrove. Su internet per lo più.

Non è un caso. Se i network diventano “sociali”, per prima cosa bisognerà dimostrare di saper stare in società. Più che filologia, si tratta di galateo: disporre gli accenti come le posate in tavola. Inutile chiedersi perché qui no e lì sì: sarebbe come chiedersi il motivo della forchetta dell'insalata, e comunque alle elementari tutti questi perché non ce li fornivano. Se per caso un grammatico viene a cena, rischia di beccarsi dei rimproveri perché accenta “sé stesso” o scrive “obbiettivo” con due b. Il curioso fenomeno per cui alcuni blog sono meno tolleranti dei vocabolari si spiega abbastanza semplicemente: Devoto/Oli e Zingarelli non hanno nulla da dimostrare; i blogger sono parvenu che vivono di parole, la loro autorevolezza poggia sui fragili pilastri della popolarità. Spesso lo snobismo non è che una forma di difesa preventiva.

Per questo capita a intervalli abbastanza regolari che su un blog compaia una lista, proprio come quella di Probo: l'ultima l'ha buttata giù Guia Soncini (tirandomi in ballo), ma in questi anni ne ho lette tante, ormai è un sottogenere. Io, sarà anche perché passo la vita a correggere errori stupidi senza trovarci più nulla di divertente, continuo a essere affascinato più dalla colonna destra che da quella sinistra. Lo so che non si scrive “anedottica”, ma trovo curiosa la persistenza dell'errore. C'è stato un tempo in cui anche “malinconia” era un errore; il Probo di turno lottò per salvare “melanconia”, invano: la parola “male” era troppo a portata di lingua per impedire la contaminazione; e magari i nostri discendenti per un motivo simile diranno “malinconoia”, chi lo sa? Io spero di no, ma preferisco una lingua che cambia a una lingua che si congela e muore.

Per questo motivo volevo inaugurare l'Autunno/Inverno con un'Appendix al contrario: ecco i termini che, per quel che mi riguarda, non sono più errori: ovvero, io non perderò più tempo a correggerli. Il che non significa che li commetterò: nella maggior parte dei casi continuerò a scrivere come mi hanno insegnato i miei maestri. Ma per abitudine, o magari in segno di affetto nei loro confronti. Voi invece siete liberi di fare come credete. Se vi aspettate segni rossi da me, non li avrete. Qui si viene a tavola un po' così, alla buona: tutto è permesso, basta che non pestiate il capslock.


2) L'Appendix Leonardi

Si scrive po', ma si può scrivere anche .

Lo so che fa schifo, ma dovete accettarlo: quell'apostrofo è condannato. Spacciato, dal momento in cui le tastiere hanno soppiantato la penna a sfera. Tutte le regole e le raccomandazioni e i compiti di punizione non possono passar sopra al semplice fatto che “pò” si scrive con due pressioni del dito, e “po'” con tre. (Inoltre, avete notato? Tra virgolette quasi scompare). Un risparmio di energia pari al 33% non è una cosa contro cui si possa lottare: nei tempi lunghi l'avrà vinta lui. Io continuerò a scrivere po', e a correggerlo sul posto di lavoro: ma è una battaglia persa, che vi esorto a disertare. È già successo nei secoli che un apostrofo si confondesse tra gli accenti, e non è cascato il mondo. Non dovrebbe succedere neanche stavolta.

Si scrive “un'anima”, ma per me si può scrivere anche “un anima”.

...E di colpo le prestazioni dei miei studenti migliorerebbero del 13%; il tempo che dedico a correggere apostrofi inutili si ridurrebbe dell'80%, e tutti avremmo risparmiato un sacco di tempo da dedicare a cose più interessanti: per esempio a imparare a scrivere bene, che è cosa che poco o nulla c'entra con gli apostrofi. La differenza tra troncamento ed elisione teniamocela per l'università.

Si scrive “qual è”, ma per me si può scrivere anche “qual'è”.

Vedi sopra. Perché insomma, cominciamo ad avere un'età: oltre a non esser più i cocchi della maestra, non siamo nemmeno più quei giovani tromboni che si riconoscevano a distanza grazie all'apostrofo rivelatore: se sapevi scrivere “qual è” eri del club. Peccato che non avessimo chiaro di che club si trattasse. Pensavamo che fosse quello dei futuri grandi scrittori, invece era il circolo sociale dei correttori di bozze e maestrini frustrati. Voi fate come volete, io straccio la tessera.

Si scrive “avemmo”, "facemmo", ma per me si può scrivere anche “ebbimo”, "fecimo".

Bello schifo, lo so, ratificare le flessioni verbali di Mr Esselunga. Ma io vado anche più in là: per quel che m'interessa potete scrivere anche “Avebbimo” o “ebavemmo”: viva il passato remoto libero. E la luce fubbe!

Si scrive “effigie”, ma per me (e per i vocabolari) si può scrivere anche “effige.

Questa è una sciocchezza, però la discussione che ne scaturì in pieno agosto fu abbastanza divertente. In buona sostanza, io preferisco la forma breve perché (1) è più breve; (2) non disorienta i lettori (se avete mai discusso con un ragazzini, ma anche laureati, convinti di dover pronunciare un po' di “i” in “cielo” sapete cosa intendo); (3) il digramma “gi” davanti a “e” me lo terrei per i plurali delle parole che finiscono per “gia” (ciliegie, valigie). Anche se, tutto sommato...

Si scrive “valigie”, “ciliegie”, ma per me si può scrivere anche “valige” e “ciliege”.

Sul serio, andiamo, che differenza vuoi che faccia? Per salvare il plurale in -cie di “camicie” dobbiamo estendere una regoletta astrusa a tutte le parole che ci assomigliano? Mi secca un po' doverlo dire, ma onore a Oriana Fallaci, per la cocciutaggine con cui ha lottato per l'accento di sé stesso, e per quel cappello pieno di ciliege in copertina.

Si scrive “ché” (quando introduce proposizioni causali), ma...

Ma non lo scrive più nessuno. Basta, dai.

Si scrive “curricula” al plurale, ma...

Potete fare quel che vi pare. Era solo per segnalarvi un bel pezzo di Chinaski. Poi, sul serio, se cominciamo a sviscerare i plurali delle parole straniere non ne usciamo più. Non c'è una regola fissa: non siamo mai riusciti a farla per due motivi: (1) i nostri accademici della Crusca hanno sempre paura di fare la fine dei probolini; (2) non è mai chiaro quando una parola straniera diventa italiana. Non c'è nessuno che rilascia i documenti. Forum e Curriculum sono due neutri latini: il primo ha bazzicato un po' per le nostre piazze e i tribunali, prima di fuggire in America, dove si è trovato un'occupazione equivoca come sito internet poco raccomandabile. Il plurale latino in -a lo ha perso per strada. Curriculum per contro se ne è rimasto in casa con mamma e papà fino ai capelli bianchi; ha studiato parecchio ed è diventato un po' pedante. Del resto lo usiamo soltanto quando vogliamo dimostrare che anche noi abbiamo studiato e fatto tante cose, e sappiamo anche i plurali un po' buffi e strani. Così vada pure per curricula, se può aiutarvi a trovare un lavoro. Io però non muoverò un dito per difenderlo, sia chiaro.

Si scrive “media”, ma si pronuncia...

Come ti pare. L'importante è che ci capiamo, dai.

Si scrive “A me” o “mi”, ma...

“A me mi” si scrive più o meno dal Trecento. È rimasto brutto, questo sì.

Posso cominciare una frase col gerundio? La mia maestra diceva che...

La tua maestra sapeva che se cominciavi col gerundio probabilmente saresti andato a sbattere contro un anacoluto grosso così. Non era una regola, era un aiuto, come le rotelle della bicicletta. In seguito le hai tolte. Prova a togliere anche la regoletta del gerundio (attento, però, ché il perfido anacoluto è sempre dietro l'angolo).

Si può scrivere una subordinata implicita che non abbia il soggetto della reggente? Ad esempio: “Essendo finite le vacanze, l'insegnante non vede l'ora di tornare a scuola”?

Ci sono regole ed eccezioni, ma lasciamo perdere. Diciamo che si può finché la frase resta comprensibile. Ad esempio, quella frase che hai scritto, io non la capisco proprio. Riformula.

42 commenti:

  1. We accept her! One of us! We accept her! One of us!

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  2. CERTO, SON PROPIO TUTTE COSE MERAVIGLIOSE!

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  3. (La terza parola è deliberata svista: lo sottolineo prima che qualcuno s'inalberi.)

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  4. uhm, ma le k non le usavano già i trecenteschi? mi ricordo una roba tipo "sao ke kelle terre" o qualcosa del genere, ma non ho voglia di cercare su wikipedia. comunque, se così fosse, anche le k le usano da un bel pezzo anche se son brutte.

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  5. lol, ho vinto la pigrizia e ho controllato. il famoso « Sao ke kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte sancti Benedicti. » risale al 960 d.c., altro che '300, scusate. quindi diciamo che le k tornano di moda. dopo un millenio o giù di lì (il che conferma tra l'altro che non si inventa mai nulla, e che è inutile lamentarsi per i nazi della grammatica, anche quelli ci saranno sempre).

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  6. lol non l'avevo letto, scusa (scusa anche se uso il "lol"). molto divertente e giusto il finale. comunque bisogna dire che scrivere in italiano è bello di per se stesso (ed è molto più facile che in passato, grazie ai correttori ortografici e a internet).
    per esempio, se mi viene un dubbio su come si scriva la frase "di per se stesso" ("dì per sé stesso", "di per sé stesso", "dì per sestesso" ecc... ecc...) non devo fare altro che digitarla in word o su google e prima o poi trovo la forma giusta.
    quindi, in fondo, i "nazi" han ragione, nel senso che scrivere in italiano "scorretto" è solo questione di pigrizia, o di sciatteria.
    è vero anche che mezzi (media, sorry) come i blog son cose che si scrivono e si fruiscono velocemente. tante volte è perfettamente chiaro che un "obbiettivo" o un "anedotto" scappano per la troppa urgenza di comunicare.
    se inseriti in un contesto sostanzialmente corretto, mi pare che solo gli gnorri e quelli che vogliono attaccare a tutti costi per sfoggiare la loro cultura possano censurare simili errori.

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  7. C'è una differenza, mi pare, tra l'errore e il pignolo censore di errori.
    Tutto qui, poi non intervengo più; ma mi pare che a volte perdiamo di vista questa distinzione e ci concentriamo fin troppo sulle i diacritiche.

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  8. Leo, il problema è che voi altri "umanisti" avete una cultura intollerante all'errore, se mi passi un'iperbole. vivete in un mondo perfetto a errori zero (tipo i grillini che vanno a rifiuti zero, tanto per dire).

    in realtà il mondo è pieno di errori, e vanno accettati con un mix di filosofia empirista e rassegnazione :-)

    consiglio il libro "the drunkark's walk" di leonard mlodinow (credo tradotto in italiano come "la passeggiata dell'ubriaco", o qualcosa del genere

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  9. A me mi piace tutto quello che hai scritto oggi-
    perchè
    è
    tutto molto interessante
    le k non le sopporto neanche al cell
    preferisco le x
    e anche sulle buste ho tolto le pappardelle
    di elogio in :X
    evitando egregio Cordialissimo
    Egregissimo
    Reverentissimo
    gentile
    e tante altre si puo dire?
    Stupiditaggini.
    però facci caso
    dì che non è vero
    (tu che hai a che fare con i giovani
    molto più di me)
    ai giovani piacciono sempre le cose
    che costano meno fatica
    compreso credo , siano incapaci di scrivere
    una lettera d'amore o da amore?
    fai tu.
    naturalmente è un mio parere
    non è direzionabile e da accreditare a tutti
    come :Colpa .o peccato Mortale.
    neanche Veniale o Vinile.
    ciao
    Amelie;)

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  10. Ma dai (anzi, dài) rompere il cazzo sull'ortografia è uno dei pochi piaceri ancora gratis, perché privarcene?

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  11. Quoto tutto tranne "ebbimo" e derivati che sono di una cacofonia orrenda e giuro non riesco proprio a capire a quale tempo verbale appartengono :D

    E comunque: http://friendfeed.com/margotta/400dd214/dolce-gabbana-se-non-ci-fossimo-amati

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  12. Ho trovato scritto centrare al posto di c'entrare. Che faccio? S-guio o mi rilasso?

    (che senso di pace mi viene dalla consapevolezza che abbandonare ff sia stata una delle cose migliori fatte nel dicembre 2009)

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  13. però immagino che "essilo" invece che "siilo" non lo accetti :-P

    (però se proprio uno dovesse modificare "po'" perché non scrivere a questo punto "po" senza accento né apostrofo? tanto non lo puoi confondere con il fiume, che è maiuscolo)

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  14. Sono contento di poter, d'ora in poi, commentare qui senza senza essere grammarnazificato.
    Comunque butto nel dibattito la questione punteggiatura aggiornata: la lingua italiana ci fornisce il punto interrogativo ed il punto esclamativo, più eventuali mix e ripetizioni (mai comunque ufficializzate che io sappia, benchè sia ormai un secolo che si usano nei fumetti), ma sono troppo segni troppo grossolani, le nostre espressioni non possono ridursi a esclamazioni o interrogazioni, è ora di sdoganare all'esterno di internet perlomeno i due punti, parentesi chiusa / :) / che invitano a leggere la frase con tono ironico o scherzoso e i due punti, parentesi aperta / :( / con effetto contrario.


    inoltre se mi sono consentite previsioni riguardo l'evoluzione dell'italiano scritto fra diciamo un centinaio d'anni, prevedo che diventi una lingua di tipo semitico, priva di vocali ( un cs dl gnr, prtcmnt cm gli sms)

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  15. Le lingue semitiche non sono prive di vocali: una lingua senza vocali non sarebbe possibile da pronunciare. Semplicemente l'ebraico (in generale) non ha dei segni per rappresentare le vocali nel sistema di scrittura; l'arabo e l'aramaico, ad esempio, li hanno.

    Tuttavia non credo che la scrittura di una qualunque lingua occidentale si possa evolvere in questo modo.
    Primo, perché non bastano gli sms per cambiare così radicalmente una lingua: qualunque parlante riesce senza problemi a passare dalla scrittura "da sms" a quella "da tema in classe". C'è da considerare, inoltre, che oggi chi conosce la scrittura "da sms" sa anche scrivere normalmente (magari in modo sgrammaticato, ma chiunque sappia scrivere sa che "non" ha una "o" tra le due "n"), mentre il viceversa non è sempre vero.
    Inoltre, una lingua occidentale senza vocali diventerebbe illeggibile. La quantità di omografi sarebbe immensa, e il disagio nella comprensione non varrebbe il risparmio di tempo.

    Infine, siccome le famiglie linguistiche sono genealogiche (sì, ci sono stati degli esempi di catalogazione di lingue a seconda dei tratti comuni, ma sono state operazioni fallimentari e, a mio avviso, senza senso), l'italiano indipendentemente dal modo in cui si evolverà rimarrà sempre una lingua indoeuropea e neolatina.

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  16. «...disporre gli accenti come le posate in tavola. Inutile chiedersi perché qui no e lì sì: sarebbe come chiedersi il motivo della forchetta dell'insalata, e comunque alle elementari tutti questi perché non ce li fornivano.» Giustamente, a mio avviso, perché c'è tempo per scoprirli con calma. Infatti i perché ci sono, e sono sensati (tipo che NON si fa il plurale dei termini stranieri perché per lo più non sappiamo come farlo). Vale anche per la differenza fra troncamento ed elisione, eccetera... Mi piace l'idea che a schifarci sia la vista da vicino della decomposizione, ma c'è differenza tra il cadavere di un vecchio stanco, morto di logoramento, e quello di un giovane sano e attivo pugnalato da un cretino che non sopportava di essere cretino. Insomma: nice pitch, but no sale.

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  17. ...no, ti prego "fecimo" no, è brutto un pò !!! (e sui tre puntini che ci dici? se ne ebbimo fatto più di tre va bene lo stesso?

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  18. No ti prego, "ebbi" no
    (per questa semplice citazione: "ebbi a fare la corte alla Presidente della Finlandia") (e non sono nemmeno sicuro che abbia detto "allA Presidente")

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  19. nooooooooooooooo!!non sono d`accordo!!
    Un anima!!ma neanche morta!!adoro questa differenza tra articolo maschile e femminile!!almeno questa lasciatecela!la mia esperienza di vita mi dice che non sono le differenze formali tra maschile e femminile, a dover cadere, ma ben altre, anzi quando cadono le differenze estetiche chissa` perche` le donne se la prendono in quel posto forse ancor di piu`!(gli apostrofi sono dovuti alla tastiera americana che non ha gli accenti... questo ti faccia riflettere su come che la loro comodita` in un mondo globalizzato sia relativa).\Inoltre se non correggi ebbimo mi dici cosa correggi?va bene mia zia maestra che in veneto accettava la Giovanna o la Paola, ma un limite c`e`.
    Piuttosto ci si deve mettere d`accordo con i correttori automatici degli editor ti testo, tipo word ed affini, grazie a loro ho imparato che l`accento di e` verbo essere ha direzione opposta di quello di perche`!!!

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  20. "Le lingue semitiche non sono prive di vocali:"
    lo so

    "Semplicemente l'ebraico (in generale) non ha dei segni per rappresentare le vocali nel sistema di scrittura;"
    in realtà ce l'ha anche l'ebraico, tuttavia le scrivono solo alle elementari, poi scrivono tutti come bimbiminchia.

    "Primo, perché non bastano gli sms per cambiare così radicalmente una lingua:"

    probabilmente no, ma 50 anni di facebook e di msn può darsi.

    "La quantità di omografi sarebbe immensa, e il disagio nella comprensione non varrebbe il risparmio di tempo."
    agli ebrei non sembra creare molte difficoltà.

    comunque è solo per cazzeggiare, non è una profezia seria

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  21. E cosa dire di: "me no male"? Ho i brividi.
    Non possiamo arrenderci così!

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  22. io e' dacordo. ebbimi convinto che basta che capisci me e andare bene.

    (neanche una maiuscola! :p)

    Quoto Leonardo. E lo quoto tantissimo, è in cima alle mie quotazioni. Così si spiega anche perché lo legga regolarmente mentre non ho mai letto nulla della Soncini (che spero non si ponga sempre in modo così antipatico).

    Ammetto che l'anglicismo "quotare", col suo doppio salto mortale carpiato di significato, mi fa venire l'orticaria, ma fortunatamanete ho di meglio da fare che passare le giornate col ditino puntato verso chi lo usa - è entrato nell'uso comune, me ne faccio una ragione. Però di fronte a certi orrori ("c'é lo" -> ce l'ho) mi corre istintivamente la mano alla bacchetta (ok, non c'entra, non è nemmeno una forma più semplice)

    Aiuterà forse il fatto che vari precari della scuola avranno molto più tempo per dibattere dottamente di apostrofi ed elisioni

    P.S. "ché" io talvolta lo suo. Ma sono un tecnico atipico anche se non obsoleto. Pofferbacco!

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  23. secondo me c'è qualcuno che usa la matita rossa per corregere la punteggiatura nel primo Brizzi

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  24. Qui sopra è pieno di fondamentalisti dell'ortografia che vanno a capo a cazzo, che usano faccine, che abbondano in esclamativi, che non lasciano lo spazio dopo la punteggiatura, che no maiuscola (e se sì, solo per enfasi).

    Però tra sé e sé rivendicano queste scelte ortografiche come idiosincratiche e stilose. Peccato che tra l'ignoranza coerente (errori sistematici) ma comprensibile e lo stile la differenza non si veda. E infatti è per questo che passano il tempo a rompere il cazzo: per sottolineare che le regole le sanno, e quando le infrangono è nel nome dell'espressività del fanciullino che è in loro.

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  25. e infatti tu sei il chiù meglio, complimenti.

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  26. hei, non hai preso troppo male se ti ho corretto un paio di post fa, vero??


    in parte sono d'accordo: po' sta morendo, egli ed ella sono morti, viva il congiuntivo.

    c'è un unico problema: all'altro estremo del rifiutare tutto c'è l'accettare tutto, che porterebbe l'italiano a divergere in mille lingue locali. Torneremmo al veneto e al napoletano che non si capiscono tra loro. Anzi resteremmo: ho una collega di roma che odiava telefonare in veneto perché "non si capisce niente come parlano". E per dare un colpo anche alla botte, ho amici fiorentini convinti che i loro "sicché" e i loro "punto" siano italiano.

    Ma i tempi cambiano e imho l'ultima frase in italiano non sarà un sms ma una registrazione di italiano televisivo. Io punto su "ahò".

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  27. ehm, tecnicamente i fiorentini hanno ragione, il loro non è dialetto, è la lingua italiana originale. ti sei mai chiesto perché il buon manzoni diceva "sciacquare i panni in arno"? e dove sta l'accademia della crusca?

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  28. > il loro non è dialetto, è la lingua italiana originale.

    fiorentino?

    purtroppo dal '300 son successe molte cose: la lingua è stata rimaneggiata da ascolani, marchigiani, fiorentini e infine formalizzata dal lecchese che nomini. Il fiorentino non è più il 'vero' italiano più di quanto il frisone non sia il vero inglese. Il problema è andarglielo a spiegare.

    in altre news: io sono assolutamente dalla parte delle 'ragazze di Ostia'. Sono decenni che radio, tv e cinema fanno i simpa massacrando l'italiano ("a te il caffé TI piace, a me me piace") e ora perfino un Vanzina si è scagliato contro quelle due perché parlano come magnano. Non c'è proprio giustizia.

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  29. In effetti sulla lingua dovrebbimo (dovressimo?) aggiornarci un po' tutti.

    Ignorando la definizione di anacoluto, mi è servita wikipedia per venirne a capo... E' un po' il guaio di frequentare tutti questi fora su internet.

    Poi, può non c'entrare, cmq. bel post prof, anzi, fiko!

    ...

    Manca qualcosa?

    ...

    Ah, già... ;-)

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  30. va bene tutto, però la soncini su questo ha ragione:

    "In italiano si rilasciano i detenuti e le dichiarazioni: i software, i dischi, e le altre cose released vengono distribuiti, messi in vendita, messi sul mercato, messi in circolazione."

    insomma, l'uso delle parole alla cazzo di cane anglofono non è tollerabile.

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  31. Orgogliosissimo utilizzatore del "ché", ma in fondo è perché amo inserire arcaismi.

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  32. logo non loghi. ma porcaputtana ma giuro che tutti scrivono loghi e a nessuno che venga il dubbio. tu leo lo correggi?

    (c'è un sedicente professore universitario di chimica ambientale che si spaccia per climatologo e oltre che scrive abitualmente "euri". ma seriamente. ma più e più volte, anche in articoli su quotidiani nazionali e nessuno che lo corregga. che fare? consolarsi col fatto che il merito di quello che scrive è comunque molto più sconclusionato della forma?)

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  33. ... Ci sta anche che se la categoria destinata a cambiare le sorti della scrittura - per la quale un giorno dovremmo tradurre in italiano contemporaneo i Promessi Sposi - quella dei blogger, leggessero di più (non è il suo caso) scriverebbero meglio. Parlo di forma ... E contenuto.

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  34. E mi scuso perché semmai "La categoria (...) leggesse" non "la categoria (...) leggessero".

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  35. l'ho scoperto oggi e ho pensato subito a questo post. stephen fry ha un eloquio musicalmente affascinante e un'ironia tagliente, e parla della lingua muovendo dalle stesse tue premesse. 6 minuti spesi bene, te lo consiglio: http://www.youtube.com/watch?v=J7E-aoXLZGY

    (azz scritto così sembra un post spam...)

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  36. È bello leggerti, l'idiozia merita un leader.
    E finalmente ho capito perché scrivi c'ho, un analfabetismo a tutti gli effetti, è perché sei moderno! Mica un povero coglione qualsiasi che si sente un gran pensatore e conoscitore dell'italiano.

    "Si scrive “valigie”, “ciliegie”, ma per me si può scrivere anche “valige” e “ciliege”.

    Sul serio, andiamo, che differenza vuoi che faccia?"

    Si pronunciano in modo differente, ma d'altronde non puoi arrivare a capirlo, tu mica sei uno snob.

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  37. Chiedo perdono per la mia ignoranza, ma a questo punto occorre che tu mi spieghi la corretta pronunzia di ciliegie; dacché su tutti i vocabolari, e le grammatiche, e le comunicazioni dell'Accademia della Crusca, io non ho trovato nulla che mi suggerisse una diversa pronuncia del digramma "gi" nella parola in questione.

    E a quel punto, una volta fatta luce sulla mia (e non solo mia) abissale ignoranza, bisognerà anche spiegarla agli estensori di vocabolari, che non la spiegano; sull'Accademia, che finge, immagino, di ignorare il problema.

    E quindi, ordunque, dimmi come si pronunzia correttamente, perché la curiosità non mi dà requie.
    A proposito di curiosità: tu da dove vieni? No, così, giusto per sapere.

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  38. FANTASTICO!
    Lasciamo per la prossima puntata questioni grammaticali e lessicali assurde. Alcuni esempi:
    1. "Euro" non fa plurale in "Euri", ma in Euro! Ma chi l'ha deciso e perché? Ma soprattutto, perché la gente segue una regola cosé assurda!?
    2. perché non cominciamo a dire "gli orecchi", "i ginocchi", "i carceri", "i muri"!?
    3. I dizionari si ostinano a scrivere "tsio", "tsukkero" come pronuncia figurata. Ma chi lo dice? In 10 anni Italia questa pronuncia l'ho sentita solo in alcune campagne toscana (dove per certi aspetti l'italiano é naturalmente rimasto fedele alle origini). Ormai quasi tutti dicono "dzio", dzukkero".
    Grazie per gli stimoli e la sfida!
    José Katito

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  39. 1. Lo ha deciso la Crusca, dopo qualche tentennamento. Alla fine ha prevalso l'idea che le banconote dove è scritto, per esempio, "20 euro", fosse più logico chiamarle "venti euro", piuttosto di aggiungere un plurale che sulle banconote non c'è. Detto questo, "euri" è un peccato piuttosto venale.

    2. Almeno nel caso di "muri", il plurale sovrabbondante distingue muri di abitazioni e mura di città.

    3. Non ho abbastanza orecchio per risponderti, il bello di questo blog è che nessuno può sentirmi mentre leggo le zeta.

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Puoi scrivere qualsiasi sciocchezza, ma io posso cancellarla.

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