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sabato 25 agosto 2012

With dreamland coming on

Io credo che ai posteri la racconteranno così: prima c'era l'industria musicale, che produceva molta monnezza e qualche cosa buona, e la vendeva a consumatori disciplinati sotto forma di dischi, cassette, cd: poi arrivò l'orribile Napster e tutto crollò. Questo è più o meno il modo in cui di solito i fenomeni si squagliano e si ricoagulano in narrazioni semplificate. È pertanto mio dovere cercare di spiegare che non andò così, non proprio esattamente così. Anche prima di internet, intanto, in mezzo ai consumatori disciplinati che facevano girare l'economia c'erano torme di parassiti come me, che vivevano di musica senza quasi comprarne. E quando arrivò internet non è che ci buttammo a scaricare discografie su discografie, come successe in seguito. Non ce lo consentiva la connessione lenta, la mancanza di un sacco di roba on line, e l'inerzia. All'inizio su Napster ci si andava per altri motivi. Per cercare di recuperare le canzoni che non avresti mai trovato in giro, per esempio. Mica rarità sconvolgenti, ma mettiamo che tu abbia voglia di sentire l'originale di Spirits in the Sky, nel 2000. Dove la trovi? Ti attacchi a una radio finché non la programmano? Non passavi più tutto questo tempo in casa - e poi potavano passare anni. Fai una richiesta, come i ragazzini? Vai in un negozio? Ma non è che vuoi comprarla, la vuoi solo ascoltare una volta, così. Oggi si sa cosa fai: Youtube. La centrale degli ascolti occasionali e disimpegnati. Il posto dove vai sempre di meno perché, da qualche anno in qua, hai sempre meno voglia di ascoltare questo o quel pezzo del passato, sarà che il tempo libero si è ristretto, ma è un appetito che avverti molto meno.

Forse perché ormai è troppo facile. Come faceva Spirits in the Sky? Aspetta che digito... fatto. Soddisfazione immediata. Non c'è neanche più il tempo per desiderare. Io quando riascoltai Australia mi resi conto che me la ricordavo, che il mio bambino interiore da qualche parte aveva continuato a canticchiarla per dieci anni, senza più ascoltarla, in autonomia, come un prigioniero. Queste attese sono finite per sempre. Anni passati a domandarsi chi è che aveva inciso una Dreamland psichedelica senza i bonghi che ci metteva Joni Mitchell, poi arriva google, fai una ricerchina di tre minuti, ecco fatto. Quando dico che è finita la musica, forse alludo a questo. Non alla musica in sé, al silenzio che stava tutto intorno. Un silenzio pieno di misteri: canzoni sconosciute, passate in radio a tarda notte, bellissime e anonime, di cui a volte conservavo solo un ritornello in testa. Arrivò Google, e la prima cosa che feci fu cercarle. Arrivò Napster, e me le scaricai, e fu bellissimo per i primi tre mesi, fu l'infanzia ritrovata, e l'adolescenza, e tutti i suoi sogni, tutti in una volta. All saints, all sinners shining.

Prima o poi saltarono tutti i misteri. Bastava ricordare una sola stringa di testo, e prima o poi la canzone saltava fuori. L'unica che resisteva era quella maledetta canzone che ascoltavo sul Panasonic della prima comunione, perché... perché non ricordavo nulla del testo, ero troppo piccolo per riconoscere una sola parola del testo, ricordavo solo survaivor, ma continuavo a incocciare nella colonna sonora di Rocky, che non c'entrava nulla. E intanto il mio bambino interiore cantava, cantava, sempre più eccitato. La ricerca durò anni.

5 commenti:

  1. 'stardo... mi hai commosso :-)
    Saluti,
    Mauro.

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  2. e di Shazam non vogliamo dire niente?

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. Porcaccia la miseria, su WinMx trovai roba di cui sentivo parlare solo sulle riviste specializzate: Brett Garsed, TJ Helmerich e in generale tutta (non tutta, solo parte de) la roba dell'etichetta di Mark Varney, che all'epoca era chiusa e i cui dischi erano introvabili.

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  4. Poi ce lo sveli l'ultimo mistero? Il Panasonic della prima comunione?

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