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sabato 30 marzo 2013

Il Blog al potere

Un giorno un osservatore perspicace ha detto che l’Italia fascista era diretta come un grande giornale, nonché da un grande giornalista: un’idea al giorno, dei concorsi, delle sensazioni, un abile e insistente orientamento del lettore verso alcuni aspetti della vita sociale, smisuratamente ingranditi, una deformazione sistematica della comprensione del lettore. Insomma i regimi fascisti sono regimi pubblicitari*.
Mi sembra doveroso avvertire i lettori che forse tra me e Grillo c'è una questione personale. Ovviamente lui non lo sa. Ma in sostanza mi ha rubato il giocattolino, e non glielo perdonerò mai. Io ci ho un blog da milioni di anni, tempi in cui lui spaccava i pentium con le clave, ok, storia vecchia, però mai, mai mi sarei aspettato che si potesse andare al potere con un blog, e infatti non ci sono andato. Invece lui ci sta riuscendo, e il discorso "ma era già prima un personaggio tv" funziona fino a un certo punto. È vero, era un personaggio tv, ma in un qualche modo è davvero diventato un blogger. Ha tutto del blogger. L'ansia di spiegare il mondo in quaranta righe. L'attitudine litigiosa che diventa metodo induttivo-deduttivo-abduttivo-qualsiasi metodo, cioè in pratica non c'è problema che non si possa risolvere insultandolo a lungo. I link spacciati come fonte. Il Blogroll come corte dei miracoli e dei miracolati - una manciata di poveretti che non hanno nessun altro merito se non leggerti e farti spesso i complimenti, gente che disprezzeresti se non sapessi che dipendi da ogni loro singolo clic. La palude dei Commenti come sfogatoio per il parco buoi dei cliccatori che non si ascoltano, si pesano. Forse un giorno Internet sarà il luogo della democrazia, forse voteremo ogni giorno da casa su smaglianti piattaforme sociali. Forse. (Casaleggio ci sta lavorando, peccato che abbia tutti questi impegni). Ma nel frattempo c'è un blog, e un blog non è un luogo di democrazia - fidatevi di me almeno su questo argomento - non lo è mai stato.

Il blog è una tirannide.

Più autocratica di altre tirannidi, perché è piccola. Come quelle città stato greche - uno ha sempre in mente Atene con le sue assemblee - ma se non sbaglio la maggior parte erano in mano a tirannelli litigiosi che pranzavano in fretta sotto spade penzolanti. I blog sono esattamente questo. Parlo solo io e voi ascoltate. E se mi dite che sbaglio nei commenti, io cancello i commenti. Leggo solo chi mi dà ragione. Posso anche cambiare nick e darmela da sola, la ragione. Ogni tanto poi mi sento solo e vado nell'archivio a leggere tizi che mi davano ragione nel 2007, magari in realtà ero sempre io sotto mentite spoglie ma non me ne ricordo più, non ho tutta questa familiarità coi miei commentatori, mi ricordo solo che ho sempre avuto ragione. Posso aprire altri blog civetta e farmi dare ragione anche da loro. Posso coltivare un piccolo parco di poveretti e premiarli con un link e una botta al ranking ogni volta che mi danno ragione. Nel frattempo ho smesso da un pezzo di leggere i giornali, sono tutti psicotici prezzolati che non mi danno mai ragione. Poi un giorno vinco le elezioni. Non me lo aspettavo nemmeno io, ma succede.

Cosa faccio?

Non c'è nessuno che mi dia un consiglio sensato: i giornali ovviamente mi odiano, ma i miei consiglieri mi amano troppo, e poi diciamolo, non mi sembrano mica tanto normali. C'è il filosofo che si capisce che è un filosofo perché ha la barba bianca e spiega le stesse cose che vengono in mente a me con cento battute in più: io dico "Ma teniamoci Monti e vaffanculo" e lui ripete "è opportuno insistere sulla linea della prorogatio". Ok. A Montecitorio ci ho mandato un sacco di commentatori, chi si fiderebbe dei commentatori? ho subito mandato gli unici di cui mi fido (dei blogger ovviamente) a mettere le webcam, così almeno li tengo controllati, ma chi se lo guarda poi lo streaming? è una palla infinita. Per tirarmi su vado sul mio blog, dove è pieno di gente che mi dà ragione a prezzi scontati, quelli che mi danno torto probabilmente li paga la concorrenza, ma si cancellano con un clic, è liberatorio. C'è solo una cosa che non sopporto.

Quelli che mi chiedono cosa voglio fare.

Che razza di domanda è. Io voglio fare esattamente quello che sto facendo. Il blog. Mi piace il blog, voglio che tutti lo leggano e mi diano ragione. Non è per vendere i dvd, come dicono i maligni psicotici prezzolati. Quello forse all'inizio, ora ormai è un pretesto. In realtà non c'è un perché, è proprio una domanda sbagliata. Come chiedere all'uccellino perché cinguetta o alla talpa perché si fa le tane. Io faccio un blog perché sono un blogger, e se nel procedimento mi capita di conquistare l'Italia - incidenti che capitano - vorrà dire che rifarò l'Italia come un blog, con dei banner dappertutto, un post quotidiano dove inveire contro i nemici del popolo, la libertà di commento per ogni lettore (Uno Vale Uno!) tranne quelli che parlano male, traditori prezzolati del popolo da sopprimere ma senza fargli male (gli leveremo la connessione, al limite). I ministri li eleggeremo coi sondaggi on line, quelli nella colonnina di fianco, avete presente? non ha comunque molta importanza, tanto ci mando a controllarli i miei v-logger di fiducia con le webcam. Io farò dell'Italia un blog, non perché ne sia consapevole, ma perché è l'unica cosa che so fare: come quello prima di me sapeva solo fare tv e trasformò l'Italia in uno show televisivo permanente - finché a furia di ballerine in parlamento e nei dicasteri la cosa si fece insostenibile e chiamarono me.

Quello del secolo scorso, invece, lo avete mai letto davvero? Chi lo conosce lo sa: prima di essere un dittatore autoritario e violento e blablà era un giornalista. Un corsivista di razza. Vinse l'Italia, anche lui in un momento in cui non la voleva veramente nessuno, e la trasformò in un quotidiano. Un’idea al giorno, dei concorsi, delle sensazioni, un abile e insistente orientamento del lettore verso alcuni aspetti della vita sociale, smisuratamente ingranditi, una deformazione sistematica della comprensione del lettore. Finché a furia di titoloni a effetto non gli toccò dichiarare davvero qualche guerra, e lì andò tutto a Patrasso. Dove andremo anche stavolta, nel solito nostro italianissimo modo.

Che consiste forse nel sovrapporre politica e comunicazione. Siamo ossessionati dalla comunicazione. Non vogliamo essere governati, vogliamo qualcuno che ci comunichi cose. Non vogliamo un governo, vogliamo un giornale, o un talkshow, o un blog, e chissà cosa vorremo dopodomani. Sarà comunque qualche altro strumento che parla parla parla, e quel poco che conclude quasi sempre è un casino.

*(Ancora grazie ad Antonio Schiavulli, che mi ha aiutato a ritrovare un passo che cercavo da anni).

21 commenti:

  1. beh, blogger per blogger, Leonardo al potere!

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  2. ha ragione raellak...
    alle volte sei davvero efficace, ma anche divertente
    però con la tristezza di fondo, quella che ti spinge a cercare il passaporto e a tenerlo a portata di mano
    ma non è vero, non ci ho più l'età per scappare e allora resto e speram ben!
    ma è che quando ti sembra di vivere in un mondo di pazzi ogni tanto ci hai voglia di leggere qualcosa che ti confermi che (forse) là fuori è davvero pieno di pazzi

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    1. Un attimo. Scappare non è la definizione esatta.
      Scappare significa fregarsene del proprio paese, andarsene e dimenticarsene, decidere che può andare a fondo e tanto a me che me ne frega?
      Io ho lasciato l'Italia a 28 anni. Ora sono da 17 anni in Germania.
      Ma non sono mai scappato. Anzi, da quando sono via faccio molto più per il mio paese di quanto facessi fino a che ero in Italia.
      E tanti altri come me.
      Vi garantisco che se non ci fosse una certa "lobby" di noi espatriati (e non dei scappati), per l'Italia la situazione sarebbe peggiore.
      Certo se Grillo conquista il governo tutto cambia: gli italiani all'estero per lui non esistono. Neanche come semplice serbatoio di voti. Figuriamoci per il resto.
      Lui vede veramente i confini a Ventimiglia, a Muggia, a Chiasso e al Brennero e tutto il resto... ciao ciao.
      Saluti,
      Mauro.

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  3. Complimenti per l'articolo. Politica che utilizza la pubblicità, la comunicazione fino a diventare mera rappresentazione. E sicuramente Grillo si è perso nel personaggio. A volte lo ammette. Ma con internet siamo in una nuova prateria, un nuovo far west. Vince il più spregiudicato, quello con più mira, il più veloce e scaltro. Ma non durerà molto.

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  4. Condivido quasi tutto. Unico dubbio: il Grilloide è Cina di Mao o piuttosto attuale Corea del Nord? Lepidia

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  5. Premesso che io non solo il passaporto già l'ho trovato ma sto già facendo il visto per l'Australia, è un ottimo articolo però ogni tanto un po' di ottimismo non ti farebbe male XD Per quanto io concordi su tutto.

    Comunque, non per farmi pubblicità, in questi giorni sul mio modesto blog stavo riflettendo sulle stesse cose (anche se scrivo peggio, lo ammetto)

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  6. un post che mi fa dire "che ben venga il blog al potere!"

    PS: ho il passaporto pronto, qui vicino.

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  7. Leonardo... buttati anche tu in politica.

    Grillo ha fondato il movimento cinque stelle (e cinque milioni di palle).

    Tu fonda il movimento cinque stalle. E io da nipote di contadini (da parte di madre, la parte paterna è marinara) ti seguo.

    Saluti,

    Mauro.

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  8. Soldato che scappa è buono per un'altra volta

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  9. "una manciata di poveretti che non hanno nessun altro merito se non leggerti e farti spesso i complimenti, gente che disprezzeresti se non sapessi che dipendi da ogni loro singolo clic".

    Mumble mumble, questo passaggio mi pone seri scrupoli morali...

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  10. Eddài Leonardo, su. Sai benissimo perché insegni pure storia che la maggior parte delle poleis in Grecia ha attraversato la tirannide nel VI secolo, Atene compresa, e poi li ha cacciati, e si è data forme più o meno democratiche di convivenza civile.
    Cioè. Ci può anche piacere che giochi col paradosso e con la retorica.
    Ma quando calpesti apposta il rigore, perché fa più figo e magari perché ormai se po' fa', spiacente, non è più divertente. Come tutte le ricerche di risate facili.

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  11. Il fascismo, che io chiamo "fascismo storico"- como si è attuato fra il 1919 e il 1945- è morto, ed è irrisuscitabile. E' una pagina chiusa, e proprio per questo è possibile studiarlo storicamente, con un metodo e una mentalià storici. Tu mi dirai che questo è un problema che riguarda gli storici. Ma c'era, e c'è tuttora, un problema molto più grosso: etico-politico tout court. Il fascismo ha fatto infiniti danni, ma uno dei danni più grossi che ha fatto è stato quello di lasciare in eredità una mentalità fascista ai non fascisti, agli antifascisti, alle generazioni successive anche più decisamente antifasciste (a parole, e nella loro più ferma e sincera convinzione). Una mentalità fascista che va secondo me combattuta in tutti i modi, perché pericolosissima. Una mentalità di intolleranza, di sopraffazione ideologica, di squalificazione dell'avversario per distruggerlo. (Renzo De Felice, Intervista sul Fascismo, 1975)

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  12. qui si parla di te (OT, ma anche a proposito di blog)

    http://tinyurl.com/botbo9b

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    1. Ah, beh, tanto per cambiare (ma chrome non me lo fa più leggere, dice che spaccia malware).

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    2. Questo si apre http://tinyurl.com/cw57vp7

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    3. Non si capisce con chi ce l'abbia, probabilmente si sta un po' inventando gli interlocutori, stile Fanelli.

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    4. Mi sembra ce la abbia con quelli che scrivono

      "spropositi a proposito della storia di Abramo, usata p. es. contro le comunita’ ebraiche, e il loro diritto di chiedere che Israele non sia lasciata sola".

      Almeno, questo è quello che si legge. Ti viene in mente qualcuno che ne scrive, di questi spropositi?

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    5. Ciao anonimo! Fammi tante domande insistenti su un argomento che interessa soltanto te, è divertente.

      Salutami Zanardo e confermagli che sì, non è proprio dotato per costruirsi identità fasulle in rete: non ce la può fare.
      Non vuol dire che non ci abbia provato: c'è molta letteratura.

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  13. "Per favore, leonardo, potresti parlare un po' di ebraismo? Oggi e' il giorno della Shoah e mi sarebbe utile ricordare perche' c'e' bisogno di uno Stato ebraico. Dai, se scrivi qualcosa poi ti cito in un articolo..."

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