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martedì 24 giugno 2014

Di Calderoli (non si butta via niente)

Speravo non arrivasse mai quel giorno, e invece eccomi qui a cantare le lodi dello statista più abile e improbabile d'Italia, Roberto Calderoli. Cosa mi sta succedendo? E siamo sicuri che sia un problema solo mio?

Nei mesi scorsi mi è capitato più volte di criticare, dal mio trascurabile punto di vista, le bozze di riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione portate avanti dal governo e dalla ministra Boschi. Sia nella loro versione marzolina - quando il Senato per un po' fu ribattezzato Assemblea delle Autonomie, senza che si capisse bene su cosa avrebbe legiferato e perché - sia quella bozza successiva in cui, siccome la sproporzione tra regioni più o meno popolate non sembrava sufficiente, qualche buontempone aveva deciso di nominare senatori i sindaci dei capoluoghi di regione. Un nonsense completo che sembrava aggiunto apposta per essere cassato in un secondo momento, e infatti è andata così. Il testo che oggi fa ancora discutere, principalmente per la questione dell'immunità, è comunque molto migliorato. Non è il mio testo ideale, ma mi riconcilia col partito che ho votato alle europee. Non fosse che molti di questi miglioramenti si devono al fatto che ci abbia messo le mani Roberto Calderoli.

Proprio lui, il leghista col maialino al guinzaglio. L'unico ministro al mondo a essersi dovuto dimettere per aver causato una sommossa popolare mostrando una maglietta in tv. Pare che sappia scrivere le leggi meglio dei ministri PD. Questa per la verità non è del tutto una sorpresa... (continua sull'Unità, H1t#236).

Chi segue più da vicino la cronaca parlamentare ci raccontava già da anni di un Calderoli paziente diplomatico, assai diverso da quello che poi alle feste leghiste chiamava la Kyenge “orango tango“. Da cui l’orribile dubbio: è migliorato Roberto Calderoli, o siamo peggiorati tutti, al punto che persino il vecchio suino ormai ci fa la figura di statista? Nel nuovo testo non esiste più quel bizzarro club dei ventuno amici del Quirinale, nominati dal presidente della Repubblica, che avrebbero potuto fare da ago della bilancia in situazioni molto delicate (per esempio la rielezione del Presidente stesso). Ora sono soltanto cinque, una quota molto più accettabile. Ma ce lo doveva spiegare Roberto Calderoli che ventuno erano un po’ troppi?
Nel nuovo Senato non entreranno più i sindaci dei capoluoghi di regione, grandi o piccoli che siano. Si reintroduce finalmente il concetto di proporzionalità: le ragioni più popolate avranno più rappresentanti di quelle meno popolate. Sembra una banalità, ma c’è voluto un emendamento di Calderoli. E della Finocchiaro, certo. Ma fa più effetto pensare che a sventare ogni sospetto di incostituzionalità sia intervenuto proprio Roberto Calderoli.
Persino il suo punto di vista sull’immunità è tutto sommato condivisibile: se i deputati, in quanto eletti dal popolo, godono di un trattamento speciale, non si capisce perché non dovrebbero goderne anche i senatori. Avrebbe davvero più senso eliminare l’immunità per gli uni e per gli altri. Nel frattempo la reazione populista è già scattata, ma era inevitabile: i sindaci-senatori restano una pessima idea. Renzi ci tiene tanto, un po’ perché non ha mai smesso di sentirsi sindaco, e un po’ perché vuole risparmiare sugli stipendi. Il senato che ne risulterà però sarà formato da politici eletti da altri politici: l’obiettivo ideale di tutti i savonarola anti-casta.
Queste e altre obiezioni, fin qui, non avevano smosso il governo. Renzi aveva un progetto preciso – di questa riforma si parlava già ai tempi della prima Leopolda – e, soprattutto, ci aveva “messo la faccia”. La proposta alternativa di Chiti è stata liquidata quasi come un atto di sabotaggio. Non restava che sperare in Calderoli – e Calderoli non ci ha deluso. Ora la legge proseguirà il suo percorso. Se un Berlusconi incattivito dai suoi incidenti giudiziari facesse mancare la maggioranza la legge potrebbe passare comunque con un referendum confermativo. E io mi troverei nella situazione di votare una riforma del Senato e del Titolo V non perfetta ma accettabile – salvo che non lo era, finché non ci ha messo le mani Roberto Lanciafiamme Calderoli.
Sono davvero a questo punto? Ed è un problema solo mio? http://leonardo.blogspot.com

38 commenti:

  1. "se i deputati, in quanto eletti dal popolo, godono di un trattamento speciale, non si capisce perché non dovrebbero goderne anche i senatori."

    Semplicemente perché non si sta riformando il Senato, ma il Bicameralismo.
    Questa che sembra una sottigliezza formale, è in realtà la sostanza che non capisco perché non venga affrontata con la semplicità che permette.

    Non si è deciso di intervenire sul Senato in quanto tale, si è deciso di eliminare il bicameralismo lasciando il potere legislativo a una sola delle due camere.
    La riforma del senato non è l'obiettivo, è la conseguenza.
    Quindi l'obiettivo della riforma non è il Senato ma il concetto di Parlamento, fino a oggi bicamerale e da domani monocamerale.
    Messi a posto i birilli ne deriva che l'immunità così come pensata dai costituenti e cioè come forma di protezione a tutela della separazione dei poteri giudiziario/Legislativo, non dovrebbe più coprire i senatori nemmeno se lasciata così com'è oggi, dato il suo essere appunto stata inserita in costituzione per tutelare il parlamento (e le sue funzioni) del quale il Senato non sarebbe più componente.

    Quindi o si riforma l'immunità nel suo complesso eliminando il confine scritto in quel "parlamentare" che ne circoscrive la peculiarità, oppure eliminando il bicameralismo decade automaticamente la tutela per chi parlamentare non lo sarà più.
    E i Senatori non saranno più parlamentari, motivo per cui qualcuno ha pensato non sia più nemmeno necessario che resti una camera a elezione diretta.

    Sarò banale io, ma a me la cosa sembra di una semplicità elementare.
    Quindi immagino mi sfugga qualcosa, dal momento che è evidente la questione non sia così semplice come appare a me.
    Il punto è: cosa mi sfugge?

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    1. Rileggiti l'articolo, qual è il punto che non ti è chiaro?

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    2. In effetti la riforma del Senato mira al monocameralismo.
      Fra il bicameralismo perfetto italiano classico ed il monocameralismo portoghese esistono numerose sfaccettature, ad esempio in Germania le due camere hanno competenze diverse, fra loro complementari; il progetto Boschi è semplicemente monocameralista.
      Posso capire che in un'ottica monocameralista l'immunità vada solo ai deputati, visto che sono gli unici che si occupano di far le leggi.
      Poi potremmo domandarci se il monocameralismo sia una cosa giusta o no e se l'immunità sia una cosa giusta o no, ma condivido il punto di vista di Bruno circa la logica interna del provvedimento.

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  2. Hanno "lasciato" a Calderoli il compito di redimersi...
    Da anni sono convinto che faccia parte della tattica legislativa proporre appariscenti storture, la cui correzione lascerà spazio di azione-immagine a qualcuno durante la discussione, ma non toccherà i fondamenti dell'intento, in questo caso un maggioritario spinto.
    Quello che è cambiato dopo le europee è che chiunque si mostri costruttivo verso Renzi non apparirà per nulla impopolare e viceversa. E partiranno da lì per contrastarlo. Diranno: noi abbiamo contribuito ma lui continua a sbagliare su questo e quest'altro... E nel frattempo lui se li magna.

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  3. Un articolo di cui condivido molto. Intanto per la valutazione corretta di Calderoli: becero, ma non stupido o impreparato. Si tratta di una combinazione in cui il positivo non elide il negativo (gli insulti razzisti rimangono insulti razzisti), però capire che il personaggio è questo permette di rimanere ancorati alla realtà.

    Se alla fine si arriva ad una conclusione accettabile anche per chi all'inizio era fieramente contrario a questa riforma, vuol dire che il percorso e le modalità con cui questo percorso è stato fatto erano corretti e bisognerà riconoscerlo a Renzi.

    Insomma (facendo le corna e sperando che vada tutto bene), Renzi avrebbe ottenuto alla fine di modificare l'assetto costituzionale riuscendo a far contenti anche oppositori inizialmente tetragoni, di farlo senza colpi di maggioranza e in tempi relativamente brevi.

    Sarebbe un trionfo, per l'Italia in primo luogo.

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  4. Guarda Leonardo che anche nella versione Calderoli questa riforma del Senato resta una grande porcheria.
    Tutte le tue considerazioni sulla legittimità solo "formale" di questo presidente del consiglio e di questo parlamento eletto con il porcellum restano valide. Resta vero soprattutto la sostanziale illegittimità democratica tanto del modo come Renzi ha preso il potere, tanto delle riforme della Costituzione copiate da quelle volute dalla P2 e da Berlusconi. Non si tocca la Costituzione con il 23% reale dei consensi (contano tutti gli elettori, anche quelli schifati da Renzi, Grillo e Berlusconi che sono rimasti a casa) ad elezioni, quelle europee, che non implicavano certo il consenso alle riforme istituzionali.

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    1. E da quando in qua Renzi è stato eletto in maniera illeggittima?
      Io sapevo che il parlamento può dar la fiducia al presidente del consiglio che desidera, evidentemente però mi sbagliavo: per diventare presidenti del consiglio non occorre la fiducia del parlamento, bensì qualcosaltro che adesso Marco ci dirà, citando il passo della Costituzione che lo dice.

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    2. Renzi non è stato eletto in parlamento. È stato eletto segretario del PD in elezioni di partito. In base al risultato di tali elezioni, le cosiddette primarie che nulla hanno a che fare con l'ordinamento democratico italiano e poco anche con la democrazia, ha scalzato Letta mentre gli giurava fiducia e sostegno... Potrei continuare con molti altri fatti a mostrare come la legittimità formale che, come ho già rilevato, è sempre stata rispettata, corrisponde esattamente ad una illegittimità democratica. Il tuo Renzi si comporta di fatto come un dittatore e il tuo PD (compreso quello di Bersani, Mineo e Civati) si comporta di fatto come un gruppo di sudditi scodinzolanti. Purtroppo.

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    3. In tutto questo l'elemento "dimissioni irrevocabili" di Letta lo vogliamo inserire, o facciamo che non conti nulla e quindi non citiamolo nemmeno?

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    4. Marco, qui sei tra adulti: esiste soltanto la legittimità formale. Il resto sono chiacchiere: se nessuno ti paga per farle, non cominciare nemmeno.

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    5. Caro Marco, non so cosa tu intenda per "illegittimità democratica".
      A me Renzi non piace, però il Parlamento gli ha dato la fiducia e in Italia è questo l'unico modo per diventare presidenti del consiglio, almeno sino a che la Costituzione non cambierà. Possiamo contestare Renzi circa le sue proposte politiche, ma sostenere che la fiducia del Parlamento sia un "illeggittimo democratico" mi sembra un argomento senza senso.
      I cittadini eleggono i parlamentari, i quali danno la fiducia a chi ritengono di darla, così dice la Costituzione. Forse un giorno il pres. del consiglio sarà eletto in maniera diretta (come i sindaci), ma al momento i governi nascono e muoiono in Parlamento, non nelle urne.

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    6. Nessuno mi paga per intervenire e se ti dispiace che intervenga basta che tu lo dica, caro Leonardo, e tolgo il disturbo. Certo quello che conta è il rispetto della forma, ma quando questo si fa in modo che la sostanza sia un tradimento della democrazia, prima o poi il sistema democratico stesso crolla. Quel che ha fatto e sta facendo Renzi con il sostegno sempre più acritico del PD è di aver usato consensi avuti per altri scopi per instaurare il suo regime. Un regime che al momento è solo un roboante vuoto di parole, ma che prepara con l'italicum (più fascista della legge Acerbo) e con le riforme costituzionali il regime liberista che, già sogno di Berlusconi, cancellerà welfare e diritti.

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    7. E anche sul fatto che gli astensionisti non contano andrebbe fatta una riflessione. In una vera democrazia ci si preoccupa che tutti partecipino e che si tenga conto onestamente dei problemi e delle soluzioni che ciascuno esprime. In una elezione che vede quasi metà degli elettori non partecipare è evidente che c'è qualcosa che non funziona bene nel meccanismo della rappresentanza. Non accorgersi di chi non partecipa è un bel passo verso il confondere la plutocrazia con la democrazia.

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    8. Ok, spiegalo a tutti i paesi in cui l'astensione è a livelli superiori al nostro. Saranno tutti meno democratici di noi.
      Invece in Nord Corea vota il 99% - di sicuro non sono plutocratici.

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    9. Io credo, senza volermi fare portavoce di Leonardo ma solo come dialogo sugli spunti che lanci, che in quel "Gli astensionisti non contano" non ci sia l'idea che hai sintetizzato tu in quest'ultimo commento e cioè la volontà di "non accorgersi" di quella fetta di popolazione che non vota, ma semplicemente che li si considera come loro vogliono essere considerati e cioè "non contati".
      Se ne rispetta la scelta, in sostanza, essendo l'astensionismo una scelta autonoma e personale e non una condizione che l'astensionista subisce e che per questo dovrebbe essere compensata da una qualche forma di diversa o addirittura superiore considerazione rispetto a chi un voto sceglie di esprimerlo.

      L'idea che in una vera democrazia ci si debba preoccupare che tutti partecipino tradisce un'idea paternalista (e anche parecchio moralista) della figura dello Stato, che in quel disegno rivestirebbe una sorta di figura educatrice/tutelare nei confronti del cittadino dipinto con i contorni di quel famoso "bambino di terza media nemmeno troppo intelligente" con cui Berlusconi sintetizzò la sua idea di cittadino elettore.
      L'astensionismo è una scelta, null'altro che una forma di partecipazione tra quelle che lo Stato mette a disposizione.
      Non di rado contiene una volontà ed esprime un giudizio né più né meno di quello espresso nel voto di chi decide di partecipare.
      C'è il voto, c'è la scheda bianca, c'è l'annullamento, c'è l'astensione.
      Chiunque di noi ha la possibilità, nonché la totale libertà, di avvalersi di quella che ritiene migliore e non sta scritto da nessuna parte che una (qualsiasi) di quelle forme di espressione debba esere considerata sintomo di un difetto nel meccanismo.
      Il meccanismo funziona benissimo, tanto è vero che mette appunto a disposizione lo strumento astensione proprio per chi non volesse avvalersi dei restanti tre, quindi non solo funziona bene ma oltretutto è pensato proprio per non lasciare nessuno senza possibilità di esprimersi, considerando appunto l'astensione come una forma di espressione di volontà.
      La volontà di non essere contati, appunto.
      Non capisco come in questo senso l'astensione possa quindi rendere più sottile il confine tra plutocrazia e democrazia, essendo al contrario la forma massima di espressione democratica: "Sei così libero che sei libero persino di far fare agli altri"
      E' se io mi avvalessi di quel diritto e qualcuno si arrogasse il diritto di venirmi a rieducare alla partecipazione, che penserei di trovarmi davanti a qualcosa di meno democratico di chi al contrario mi lascia libero di operare qualsiasi scelta, dandomi il solo onere di farmi poi carico delle conseguenze.

      E forse il problema oggi sta proprio in quell'idea di onere.
      Perché troppi oggi si sono svegliati dopo anni di astensionismo, per tornare con la faccia di chi è convinto che il non aver votato sia sinonimo di deresponsabilizzazione rispetto ai disastri che si candida a curare oggi che, bontà sua, ha deciso di ripartecipare.
      L'unica cosa sulla quale andrebbe fatta una rispolverata di educazione, se proprio vogliamo trovarne una che spetterebbe alla collettività intesa non come stato-cittadino ma come ciascuno di noi con i propri amici/familiari, è infatti quest'idea che il non voto equivalga alla non responsabilità.
      Forse bisognerebbe spendere tempo a spiegare agli astensionisti che la loro scelta li rende responsabili dell'esito delle votazioni, e figure politiche vincenti conseguenti, né più né meno di chi il voto lo esprime.
      Che quest'idea oggi molto in voga secondo la quale se non hai votato per vent'anni non sei responsabile di chi questi vent'anni ti hanno consegnato come governi è, questa sì, sintomo del fatto che la democrazia funziona benissimo ma forse è un processo non così chiaro a tutti.

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    10. @Bruno
      Ho letto la tua ultima "lenzuolata" e devo dire che mi sento di condividerla: il fatto che esista la possibilità di delegare, di far scegliere gli altri, è ciò che ci rende liberi.
      Un tempo se non si andava a votare per più di tre volte consecutive scattavano conseguenze penali, oggi invece siamo siamo noi che, in piena libertà, decidiamo fra scegliere (votare), oppure delegare gli altri (non votare).
      Il non-voto è una scelta che può essere dettata da vari fattori, dai Testimoni di Geova che ritengono inutile votare un governo visto che tanto il mondo sta per finire, sino a coloro che non si intendono di politica e fanno decidere a chi è più esperto di loro, esattamente come per fare un impianto elettrico si rivolgono ad un elettricista, eccetera...
      La scelta di non far nulla e di delegare agli altri è una scelta ammessa dall'ordinamento democratico, ma ovviamente non è una scelta "purificante": se uno decide in piena coscienza di far decidere agli altri, poi deve esser pronto ad affrontare le conseguenze del proprio gesto, come di qualunque altro gesto della propria vita.
      "Non hai riparato gli argini? E mo' ti becchi l'alluvione" - "Sei andato in stazione senza consultare gli orari? E' andata bene: c'è un treno in partenza" - "Hai fatto decidere gli altri? E mo' ti becchi il governo che hanno scelto per te"

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    11. @Bruno
      art. 48 "Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico." recita tra le altre cose la costituzione che il tuo Renzi vuol cancellare nella sostanza e che gli italiani hanno ormai dimenticato dopo il ventennio berlusconiano che ci ha abituati a considerare normale dialettica democratica il pensiero piduista.
      No. Non è come dici. L'astensione significa ben altro quando arriva ai livelli americani in cui è arrivata anche in Italia: significa che il cittadino non ha alcun interesse ad andare a votare. Sceglierebbe fra uguali (nel nostro caso (Renzi Grillo Berlusconi) il cui ultimo pensiero è il bene comune e la cui missione è il liberismo e cioè la libertà di pochi ricchi di sfruttare tutti gli altri.

      @Leonardo T
      L'indice di astensione è un buon modo per capire quanto la democrazia sia degenerata in potere dei ricchi. Che è esattamente il problema di molti paesi cosiddetti democratici e sempre più effettivamente plutocratici.
      Mentre invece le percentuali di partecipazione del 99% sono un indice evidente di dittatura.

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    12. Le motivazioni per l'astensione sono molteplici, complesse e non necessariamente sono indizio di disgusto.
      Quando giunsi in Germania rimasi esterrefatto nel sentire numerosi miei colleghi che si disinteressavano alla politica e al voto con la seguente motivazione "Tanto sia che vinca la destra, sia che vinca la sinistra i nostri diritti verranno rispettati e chi vincerà si occuperà di far funzionare le cose al meglio"
      Rimasi esterrefatto e anche un po' inorridito da tale modo di pensare in quanto mia nonna mi aveva insegnato che le dittature nascono proprio dall'abbassare la guardia, dal convincersi che tanto non c'è nulla di cui aver paura e che tutto andrà per il meglio. Però non è che il mio essere inorridito cancelli la cosa: esistono paesi in cui alcune persone non vanno a votare in quanto hanno grande fiducia nella democrazia.
      Poi ovviamente ci sono gli anarchici che contestano il sistema alla radice, quelli che ritengono che facciano tutti schifo, quelli che l'unica cosa che domandano alla politica è vedere lo sport senza royalties, ecc... Di fronte a tali tanti e opposti motivi, ritengo sbagliato bollare TUTTI coloro che non vanno come disgustati dalla plutocrazia, esattamente come sarebbe sbagliato sostenere che siano tutti testimoni di geova che attendono la fine del mondo da un giorno all'altro.

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    13. Refuso: "...coloro che non vanno *a votare* come disgustati..."

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    14. Vi avevo risposto, ma dopo aver premuto pubblica non è comparso nulla.
      Attendo un po' per vedere se è finito da qualche parte, nel caso cercherò di riscriverlo, nei limiti della (mia) memoria.

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  5. Noto con rammarico che qui un articolo di scansi sull'argomento non è gradito...

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    1. L'antispam falcia i link senza accompagnamento, mi spiace. Del resto se vogliamo leggere il Fatto sappiamo tutti dove trovarlo.

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    2. Leonardo tu sei intelligente e sai bene che non era un link ad minkiam bensì un articolo che smontava punto per punto certe tue considerazioni

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    3. Quell'articolo non smontava proprio nulla, era (è) la solita sequenza di follie con le quali Scanzi ormai delizia un pubblico che ha bisogno di leggere quegli articoli, almeno quanto la sua agenzia ha bisogno di un pubblico da mostrare come dote alle trasmissioni in cui lo piazza.

      Già chiamarlo articolo è una forzatura giustificata solo dal fatto che compare su un giornale (a sua volta definibile tale solo perché così si è registrato in tribunale), sostenere poi che smonti punto per punto le argomentazioni di Leonardo è possibile solo definendo argomentazioni una serie di nomignoli storpiati e di ipotesi fantasiose spacciate per ricostruzioni reali.

      Stiamo parlando di un articolo comparso su una testata nazionale nel quale si usa "Sciolta Civica" per riferirsi a un partito.
      Giusto per dare due contorni di questo articolo dal quale Leonardo si terrebbe lontano per timore del confronto.

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  6. Mi scuso per OT
    Con tutto il rispetto per le bindi le finocchiaro i d'alema e i veltroni a cui noi tutti dobbiamo fare un monumento...è un piacere respirare un po' di freschezza dallo streaming di matteo deborah roberto e alessandra...non so se qualcuno è d'accordo

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    1. pienamente daccordo e mi devo ricredere anche sui 5 strilli che mi pare abbiano detto cose condivisibili

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    2. L'idea dello streaming non è male così i cittadini vengono resi partecipi delle decisioni che li riguardano.

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    3. tipo lo striming con farage?
      o la discussione in diretta o registrata per decidere quali erano i 7 punti del programma del movimento e perchè?
      ecc...

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    4. Ehi Alessandro, quando ci fate vedere tutti gli streaming registrati di questi ultimi venti anni?
      Ne vedremo delle belle non trovi?

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    5. Solo dei veri o finti creduloni pensano che lo streaming di un incontro ufficiale significhi trasparenza, quello che deve essere trasparente è il sistema di delega alla rappresentatività e il M5S sta a zero su questo perchè semplicemente non crede nella rappresentatività, ognuno vale uno e il lord conta per tutti.

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    6. Ehi Alessandro e se ti dicessi ognuno vale uno e il bomba vale per tutti?

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    7. Cara Marzia, ti ripeto, nel PD non girano frottole che uno vale uno o ideologie aberranti (utilizzate sempre dai partiti di destra) come la democrazia diretta (vedi farage), "uno" vale per l'incarico per cui è stato eletto all'interno dell'organigramma trasparente del partito.

      PS: Farete una brutta fine se non vi date delle regole organizzative e una struttura gerarchica democratica.

      PS2: Il M5S ha contribuito alla costituzione di un gruppo "anti-europeo" in europa che senza di esso non avrebbe potuto formarsi, un gruppo che voterà per il nucleare, per gli ogm, per la tav, per gli accordi pro-stati uniti (TTIP), contro i limiti alle emissioni e che spingerà i socialisti alle larghe intese con i popolari (responsabili della crisi economico/ambientale). Non importa che i parlamentari 5S (poverini) voteranno diversamente dal loro gruppo, la loro sola appartenenza ha già creato danni per tutte le battaglie ambientali.

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    8. articolo sul cos'è l'UKIP http://espresso.repubblica.it/palazzo/2014/06/19/news/m5s-e-ukip-di-nigel-farage-ecco-l-eurogruppo-tra-ex-neonazisti-euroscettici-e-anti-immigrati-1.170107

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    9. La posizione del M5S all'interno del parlamento europeo è purtroppo conseguente con quanto già sostenuto da Grillo in passato.
      Grillo non è mai stato un sostenitore dell'Unione Europea, al contrario il suo pensiero è di tipo sovranista, che rifiuta ogni condivisione di poteri a livello federale. La scelta di allearsi con chi ritiene che l'Unione vada semplicemente sciolta e che divisi saremo più forti, ciascuno entro le proprie frontiere e privilegiando politiche nazionalistiche, è solo la logica conseguenza.
      Purtroppo neanche il PD è stato mai molto caldo circa la costruzione di una repubblica federale europea e si è limitato a dichiarazioni di intenti che rinviavano al futuro. Prodi è stato uno dei pochi veri federalisti del PD, ma ormai c'è stato il ricambio generazionale.
      Meglio comunque l'europeismo "freddino" della sinistra di chi al contrario rema esplicitamente contro e vorrebbe un ritorno al glorioso secolo XIX, dove le cancellerie "forti" dettavano legge sulle politiche degli stati minori e quando erano in disaccordo ricorrevano all'opzione militare.
      Già personaggi come Altiero Spinelli avevano visto la follia di tale disegno e proposto come unica via d'uscita la costruzione di uno stato unico, democratico e federale, ma ci muoviamo con estrema lentezza e ad ogni crisi ci rendiamo conto che non siamo ancora uno stato unico, ma un guazzabuglio rissoso, nave senza nocchiero in gran tempesta, dove ognuno rema per conto proprio in una direzione differente.

      PS: in fase di pubblicazione mi era sparito il testo esattamente come a Bruno, ma un uso preventivo del ctrl-c/ ctrl-v mi è stato d'aiuto ;)

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    10. Che sia conseguente con "quanto detto" da grillo non dubito, dubito però del processo democratico che ha fatto emergere e prevalere la posizione antieuropea nei 5S. Chiaro che si tratta di una mossa populista per poter fare un'opposizione più dura e pura, detta anche vuota e stupida, del tutto velleitaria pur nei suoi 7 punti contrastanti e in ultima analisi estremanete conservatrice, direi neo-reazionaria

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