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mercoledì 4 giugno 2014

Kizito e il vizioso re di Buganda

3 giugno - San Carlo Lwanga, San Kizito e i loro undici compagni, martiri d'Uganda (1886)

La vetrata che ricordo io però è più bella.
C'è una chiesetta da queste parti, in cui nessuno mette piedi da due anni ormai. È una piccola pieve romanica molto rimaneggiata, che a dispetto dei sigilli e dell'incuria non vuole saperne di crollare. Nel coro della chiesetta c'è una vetrata istoriata che risale agli anni Ottanta del secolo scorso - il momento in cui l'astrattismo simbolico conciliare cede al riflusso del realismo e dopo tanti agnelli, anelli, croci e mani giunte, finalmente si rivedono sulle finestre le sane vecchie storie di santi. I due protagonisti della vetrata, che pregano sommersi dalle fiamme, hanno qualcosa che li rende particolari: sono neri, neri dell'Africa. Una didascalia in calce li chiama Carlo Lwanga e Kizito, martiri in Uganda. La vetrata testimonia la passione missionaria di quella minuscola parrocchia, accennando a una storia che da piccolo nessuno mi sapeva raccontare. Prima o poi, pensavo, qualche missionario in vacanza al paese mi avrebbe ragguagliato su quei due neri in un roveto ardente. Ma non successe mai, e ci ho messo anni a scoprire il perché. Il martirio del robusto lottatore e catechista Carlo Lwanga, del suo più giovane studente Kizito, e di altri undici compagni dai nomi molto difficili da trascrivere, non è una semplice storia di eroismo e testimonianza della fede.

C'entra anche il sesso.

E c'è poco da scherzare. Un anno fa mi capitò di raccontare la leggenda del martire Pelagio, fatto a pezzi dal sultano malvagio perché non rispondeva alle sue avances. Pura propaganda omofoba e antislamica messa in giro dalla prima drammaturga europea, Rosvita di Gandersheim, durante la riconquista cristiana della Spagna. Mentre dalla Germania alla Castiglia si spacciavano storie di califfi sodomiti e pedofili, i califfi veri lanciavano i gay dalle torri. Dalle due parti del fronte rimbalzavano le stesse accuse di virilità deviata. Pelagio probabilmente non è mai esistito, è il fantasma di una purezza che esiste solo nei sogni di chi non ha mai visto una guerra dal vero. Ma non facciamo in tempo a derubricarlo a leggenda medievale, che inciampiamo in Kizito.

L'unica foto che ritrae Kizito e compagni
Kizito non è medievale e non è una leggenda. È realmente vissuto, almeno per 14 anni, nel cuore dell'Africa: un mondo alieno che gli europei scoprono soltanto nell'Ottocento, dove al loro passaggio molti fantasmi occidentali prendono vita. Kizito ebbe il dubbio onore di essere scelto tra i paggi di Mwanga II, kabaka (re) di Buganda, al tempo una delle nazioni più importanti dell'Africa orientale. Gli agiografi del XXI secolo lo descrivono come un sovrano dissoluto, dedito a vizi d'importazione:
"Da mercanti bianchi venuti dal nord, ha imparato quanto di peggio questi abitualmente facevano: fumare hascisc, bere alcool in gran quantità e abbandonarsi a pratiche omosessuali. Per queste ultime, si costruisce un fornitissimo harem costituito da paggi, servi e figli dei nobili della sua corte." (continua sul Post...)

11 commenti:

  1. Eh! Cambiano gli attori ma la persecuzione rimane:

    http://www.ilgrandecolibri.com/2014/04/uganda-persecuzione-gay.html

    etc. etc

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  2. Con tutto il rispetto per kizito, quando si parla qui un po' del mose?

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  3. e le foibe?
    voglio di', leona'... mica vorrai continuare come hai fatto fino ad ora scrivendo di politica, a volte di cinema e di santi, no!
    giammai!
    noialtri anonimi vogliamo decidere su cosa devi scrivere. per dirla tutta vorremmo anche dirti come scrivere.
    dirò di più: siccome non siamo sicuri in anticipo di cosa e come dovrai scrivere dovresti smettere di scrivere e mettere il link al blog di grillo
    eh, che te ne pare?
    non ti sentiresti finalmente parte di un grande movimento?
    un grande - solo poco più piccolo di un anno fa - movimento!

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    1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  4. anonimo delle 16:27
    non so te, ma io i miei giretti su internet me li faccio e tra questi ci sono anche ilfattoquotidiano, liberoquotidiano, ilgiornale, ilmanifesto...
    sì, ho tempo da perdere e uno strano senso dell'umorismo (per dire: ieri ho letto persino il blog di facci)
    non vengo qui a cercare informazioni, ma spunti e leggo e commento quel che scrive leonardo: se scrive di politica ochei, se scrive di cinema pure e perfino quanfo scrive di santi
    penso che nei suoi diritti costituzionali ci sia quello di scrivere quel che gli pare, tié!
    e comunque, per il mio senso del decoro, andare a mettere link fuori tema suoi blog altrui non mi pare una gran cosa, cioè è proprio 'na roba da selvaggi

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    1. Marcello, secondo te è un caso che il signor Leonardo non scriva mai una riga sul monte dei paschi? sulle tangenti rosse? su penati? sul mose?
      Sono io OT o è L. che non affronta mai argomenti a lui scomodi?
      Se poi a te piace un blog in stile madama la marchesa....però sappi che io non arrivo dalla montagna del sapone!

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    2. Io sono disposto a pagare un caffè al signor Leonardo il giorno in cui scriverà un pezzo su monte dei paschi o sulle tangenti rosse...o anche sulle truppe cammellate delle primarie...

      Mi sa che non avrò mai l'onore di pagarglielo...

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    3. Non avevo dubbi. Così però dai ragione a chi sostiene che questo è un blog in stile madama la marchesa.

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    4. Credo che sopravviverò anche a questa orribile diceria.

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