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martedì 10 novembre 2015

La delocalizzazione è un film già visto, davvero

La legge del mercato (La loi du marché, Stéphane Brizé, 2015).

Me ne sto qui impalato, faccio finta di lavorare,
magari a Cannes mi danno una palma.
Thierry è un cinquantenne che ha perso il lavoro quando l'azienda, non ci credereste mai, ha delocalizzato. Il resto è un film che forse avete già visto. Buona parte della sua liquidazione andrà a ingrassare il racket statale dei corsi di formazione professionale senza sbocco professionale. Thierry ha una macchina in panne, una rata arretrata, una moglie preoccupata, Thierry ormai farebbe qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa. O no?

"C'è questa offerta che potrebbe interessarti".
"M'interessa di sicuro".
"C'è un regista che cerca un cinquantenne che abbia perso il lavoro a causa di una delocalizzazione".
"Non m'interessa più".
"Guarda che paga bene".
"Grazie, non sono disperato".
"Ma..."
"Non così tanto disperato, perlomeno".
"Guarda che non devi imparare a recitare, vuole solo seguirti con la cinepresa mentre..."
"...mentre cerco lavoro, mentre non trovo lavoro, mentre incontro gli ex colleghi e non andiamo d'accordo, quando vado in banca a chiedere un prestito, credi che non lo sappia? L'ho già visto un film così. L'hanno visto tutti un film così".
Uno spettatore si è addormentato in seconda fila, che faccio?
"Sì però..."
"Lasciami indovinare. Alla fine trovo un lavoro ma per superare il periodo di prova devo far perdere il posto a qualcun altro, non è vero? Cioè è il film dei Dardenne dell'anno scorso, in pratica".
"Ma non è proprio come quello dei Dardenne, perché..."
"Mi aggiungono anche una sfiga peculiare? Qualcosa che mi dia uno spessore diverso? La tizia dei Dardenne soffriva di depressione, a me che sfiga affibbieranno?"
"Vorrebbero abbinarti un figlio, ehm..."
"Un figlio?"
"Handicappato".
"Ah però".
"Embè? Hai qualcosa contro gli handicappati?"
"Sì, quando servono a ricattare gli spettatori".
"Senti, non so se ti rendi conto della fortuna... non devi recitare. Devi soltanto vivere le tue giornate noiose mentre un tizio le riprende da qualche metro di distanza. Come un reality".
"La mia vita non è noiosa!"
"Ah no?"

(Continua su +eventi!) 
"Ho un sacco di cose da fare dalla mattina alla sera! Inseguo il lavoro ovunque, giro per le corsie dei supermercati scartando le offerte speciali farlocche, la sera vado a ballare con mia moglie..."
"Yawn".
"...ma so già che 'sto tizio ha intenzione di girare tutto con meno stacchi possibili, e riuscirà a trasformare in qualcosa di mortalmente noioso anche un corso di rock'n'roll. Chi è poi che se li guarda questi film, io vorrei capire".
"Sono film di denuncia".
"Sono film lenti e deprimenti che nessun neoproletario scucirà mai sei euro per guardare. È roba esotica per i ricchi, sì? Vanno a vederli ai festival per solleticare i loro sensi di colpa?"
"Va bene, lasciamo perdere".
"Io sopo una giornata intera a fare il disoccupato con moglie a carico e figlio handicappato, io la sera voglio vedere cose allegre! Voglio identificarmi con un Liam Neeson che all'inizio di un film è un cinquantenne disoccupato come me e alla fine del film ha fatto fuori tutta la mafia irlandese".
"Ma i film di denuncia..."
"Al limite, proprio al limite, posso accettare un film di Ken Loach dove però succedono tante cose, ci si diverte e ci si ammazza, non un finto reality coi colloqui di lavoro girati senza neanche il controcampo, perdio".

Le scene più interessanti della Legge del Mercato sono le soggettive delle videocamere del supermercato che spiano i clienti - tutti potenziali ladri. Nessuno è al di sopra del sospetto, i ladri non hanno età né sesso né razza, e queste videocamere scorrono veloci, scartano di qua e di là, zoomano, hanno tutta quella gioia cinetica che il cineasta Stéphane Brizé si è fatto amputare quando ha deciso di fare i film che piacciono a chi di mestiere si lamenta di chi ha perso il suo mestiere.
La legge del mercato è al Cinema Moretta di Alba fino a martedì alle 21, il protagonista ha vinto la sua palma a Cannes, tutti ne hanno parlato bene, e nessuno lo guarderà più.

4 commenti:

  1. Sei senza cuore, anche di fronte alla diversabilità.

    Per inciso, e posso sbagliarmi (nel caso mi corriggerete), mi pare che da un po' non commenti i commenti. E al bisogno di riconoscimento dei follower non ci pensi???

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    Risposte
    1. dici così perchè non sei su facebook, lì si che risponde ai commenti, anche il sabato sera ...

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    2. Ah ecco. In effetti fb l'ho abbandonato anni fa.

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