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mercoledì 16 novembre 2016

Altri ragionevoli motivi per cui mandare 21 sindaci in Senato è davvero una stronzata pazzesca

L'Amleto di Gorgonzola. 

Ancora sull'elezione in Senato dei 21 sindaci, perché davvero, è una cosa che più ci rifletti meno senso ha. Per quanto io possa capire le obiezioni: in fondo ci sono un sacco di sindaci che vanno a Roma per curare gli interessi del loro comune.

Ma lo fanno anche a Cuneo dunque, non sapevo.
Sì. Del loro comune, non della loro regione. Metti che il sindaco di Gorgonzola si ritrovi a dover deliberare in fatto di formaggi DOP. Difenderà gli interessi del suo specifico comune o di quello di un eventuale gruppo di comuni limitrofi che richiede all'Unione Europea il permesso di produrre un formaggio molto simile con la stessa denominazione - danneggiando Gorgonzola? Capite che c'è almeno un conflitto di interessi qui? (Siamo passati dalla fase in cui li ignoravamo alla fase in cui li stiamo coltivando, questi conflitti).

Un sindaco che si trovi in una situazione del genere rappresenta gli elettori che lo hanno installato nel suo municipio o i consiglieri regionali che l'hanno portato a Roma? Dite: in questo caso dovrebbe rappresentare i secondi, che lo hanno portato a Roma. Certo. Peccato che

1. I consiglieri regionali, una volta che lo hanno mandato a Roma, non lo possono far decadere; i suoi consiglieri comunali sì!
2. Chi lo paga? Ops! Non lo pagano per stare a Roma. Lo pagano per fare il sindaco di Gorgonzola. E quindi perché gli dovrebbe fregare qualcosa degli incliti abitanti di Orio al Serio? Li rappresenta solo part-time, ed è quella part del suo time che al limite gli vale un rimborso spese.


Trasformismo 2.0

Una volta installato, il nuovo Senato non si dovrebbe sciogliere più. Sindaci e consiglieri che rappresentano una regione si rinnovano a ogni elezione regionale. Se in mezzo un sindaco decade, dovrebbe essere rimpiazzato da un sindaco dello stesso schieramento - ma gli schieramenti possono cambiare, chi è berlusconiano può diventare verdiniano può diventare renziano può diventare qualsiasi cosa. Trasformismo è parola ottocentesca, c'era ai tempi dello Statuto Albertino. Forse è possibile combatterlo per via legislativa, ma la riforma Boschi-Renzi non fa questo. La riforma Boschi-Renzi col trasformismo ci va a nozze. Sentite questa.

Decade un sindaco di centrosinistra. Il consiglio regionale che dovrebbe eleggere il rimpiazzo ha una solida maggioranza di centrodestra, però per rispettare lo "spirito dell'articolo 57" deve eleggerne uno di centrosinistra. A quel punto un qualunque sindaco di centrodestra convoca una conferenza stampa e dice: ho cambiato idea, adesso sono un sindaco di centrosinistra. Straccia una tessera, se ne fa dare un'altra: chi può impedirglielo?

E chi può impedire ai consiglieri di quella regione di mandarlo al Senato?

E chi può impedire allo stesso sindaco di cambiare idea il giorno dopo? C'è il vincolo di mandato? Se c'è dove sta? Magari c'è e me ne sono accorto, non chiedo di meglio. Sul serio, spero di sbagliarmi, perché al di là che vinca il Sì o il No, l'idea che in parlamento siedano simili legislatori mi inquieta e non poco.


Il presidente si elegge a Forlimpopoli

Come vedremo forse più in là, la riforma introduce qualche bizantinismo anche nell'elezione del Presidente della Repubblica, che a un certo punto (dopo il settimo scrutinio) non richiede più la maggioranza assoluta dei parlamentari (in realtà i tre quinti), ma la maggioranza assoluta dei votanti. Quindi un presidente inviso ai più potrebbe comunque essere eletto col tacito consenso di parlamentari che invece di votare si assentassero, abbassando il quorum necessario. Chiunque abbia scritto tutto questo aveva in mente scenari di crisi da risolvere con tatticismi sfrenati, più che con l'elezione di figure super partes. Ma tant'è.

Mettiamo che neanche così un presidente si riesca a trovare: un altro modo di abbassare il quorum è mandare all'aria il consiglio comunale di qualche sindaco-senatore riottoso, che so, di Forlimpopoli, e poi andare a votare svelti prima che il consiglio regionale mandi un rimpiazzo. Sembrano cose assurde finché un giorno non succedono. Il vizio è in partenza: mandare in Senato persone che possono essere sfiduciate a Forlimpopoli. Dite: ci sono già sindaci senatori col doppio incarico. Vero. Ma se li sfiduciano a Forlimpopoli, restano senatori. E se si scioglie il Senato, restano sindaci. No, voi volete mandare a Palazzo Madama qualcuno che può essere licenziato a Forlimpopoli, con una spada di Damocle che può dipendere dall'umore di un qualsiasi centro abitato. In Germania fanno così, dite. Natürlich. Allora, magari non succederà così spesso che un presidente della Repubblica si elegga grazie a una crisi municipale a Forlimpopoli. È solo un'ipotesi. D'accordo.

La cialtronaggine di chi ha scritto questa roba non è un'ipotesi. È un dato acquisito. Magari l'acqua non uscirà proprio da questo buco, ma mi posso fidare di chi cerca di vendermi un testo con tutti questi buchi? Credo proprio sia necessario votare no al referendum.

(Gli altri motivi:
1. Non si riscrive la carta costituzionale col martello pneumatico.
2. Non si usa una brutta legge elettorale come moneta di scambio.
3. Non mi piacciono le riforme semipresidenziali.
4. Meglio un Renzi sconfitto oggi che un Renzi sconfitto domani
5. Mandare 21 sindaci al senato è una stronzata pazzesca
6. Mandare sindaci al senato è davvero una stronzata pazzesca).

13 commenti:

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  2. Sul primo punto ti segnalo uno a caso, Luca Pastorino ( andato con Civati in Possibile) che ha fatto dal 2013 al 2016 contemporaneamente il sindaco e il parlamentare, quindi giusto per capire è una stronzata fare il sindaco e andare al Senato ma fare il sindaco e il deputato si può?

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  3. Hai ragione....scusa ma mi era partita la furia della risposta, è che ti stimo talmente tanto che sul referendum non sopporto di non essere d'accordo con te

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  4. Il Senato attualmente è eletto su base regionale. Quindi, secondo la logica espressa in questo articolo, i senatori eletti in Piemonte avrebbero un conflitto di interesse ogni qualvolta ci si trovi a votare qualcosa che potrebbe toccare in qualche modo la propria regione? Non mi sembra un argomento così valido.

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    1. No, perchè ora "ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato", quindi ha (dovrebbe avere) un solo interesse, quello della Nazione; la riforma cassa la prima parte (per i senatori).

      PS: sei per il sì e non conosci questa pietra angolare della dottrina Renzi-Boschi?, altre due robe così e finisci tra i gufi.

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    2. "Mi sarò spiegato male".
      Il punto non è rappresentare gli interessi della propria regione - il che è legittimo; il punto è che come sindaco rappresenti gli interessi di una municipalità; come senatore, di una regione (e della Nazione, certo), e tra questi interessi vi può essere un conflitto, proprio nella ricezione delle normative europee (ad esempio, le denominazioni di origine controllata).

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    3. Non so se attualmente un senatore eletto in Piemonte rappresenti (da un punto di vista formale, s'intende) il Piemonte più di quanto rappresenti il Molise — credo di no, ma il mio parere non ha alcun valore, specie in quest'ambito.
      In ogni caso, quel che è certo è che con la riforma Renzi-Boschi l'attuale prescrizione di rappresentare l'intera nazione cade per i senatori, e permane solo per i deputati.
      Quindi la mia impressione, sempre per quel che vale, è che sì, effettivamente un conflitto tra l'interesse della Nazione e quello di un suo sottinsieme proprio, che attualmente mi pare "disciplinato" dall'art. 67, con la riforma potrebbe risultare problematico.
      Questo discorso ovviamente è altro rispetto a quello di Leo, che riguarda piuttosto conflitti di interesse tra diversi Enti Locali; nel sistema riformato uno stesso tizio potrebbe trovarsi a rappresentare in qualche modo parti con interessi contrastanti (come appunto nell'esempio di Leo: ho un incarico presso l'Ente A e vengo mandato in Senato a rappresentare l'Ente B).

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    4. Tutte le regioni saranno rappresentate in Senato ma solo 21 comuni saranno rappresentati su 8000.questo è il punto.
      E tutto perché il presidente del consiglio erano sindaco. A questo siamo.

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  5. In Germania il Bundesrat è composto da esponenti della maggioranza di ogni stato, la quale può cambiare in effetti, però la differenza col nostro senato reside nella funzione della camera, che è un corpo costituzionale, cioè i tedeschi la considerano più vicina alla corte federale costituzionale che al Bundestag. Resta il fatto che la Germania è una Repubblica Federale, e dunque il Bundesrat è l'istanza dove ogni stato può difendere i suoi diritti, attraverso la coalizione di maggioranza; forse Renzi dovrebbe proporre la Repubblica Comunale per l'Italia...

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    1. e, particolare importante, nel Bundesrat tutti i delegati dello stesso stato votano uguale, cioè, se uno stato ha 6 voti, non si possono dividere.

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  6. In Germania il presidente è eletto dal Bundestag (la camera) e da delegati regionali (come adesso da noi), quindi non dal Bundesrat (che peraltro non ha sindaci in quanto tali). Quindi nemmeno si può dire "in Germania fanno così".

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  7. Mah, continuo a non capire. Mandare all'aria una giunta a Forlimpopoli e` equivalente ad offrire una poltrona ad un parlamentare riottoso nella Prima Repubblica. Il problema e` il bizantinismo della politica italiana. Il referendum non c'entra. Si` o No, le cose non cambiano.

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