tag:blogger.com,1999:blog-19463142024-03-28T00:54:14.452+01:00LeonardoDonate all'UNRWAUnknownnoreply@blogger.comBlogger3873125tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-62587261097854593732024-03-27T01:54:00.004+01:002024-03-27T12:53:42.954+01:00Un beato, un poliedro<p><b></b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhq0SlYEbL0Gs0gYmqd7K9oIlTsGCDFGYcPkcrZyHmOwRXwom_lbUIIjoxIXdC7nU6LjUgw9zCr2anwT6HXJOVCmlyQjJgR80lckwp-ZTxWcHKglfrV6sC6FCNK49hqTqzCLff3G_VpH1sEOYju6TPfN_EfaHPmLATgXpfAElHRbVnPwvA0vA/s1247/Campanile_FaaBruno1.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1247" data-original-width="320" height="690" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhq0SlYEbL0Gs0gYmqd7K9oIlTsGCDFGYcPkcrZyHmOwRXwom_lbUIIjoxIXdC7nU6LjUgw9zCr2anwT6HXJOVCmlyQjJgR80lckwp-ZTxWcHKglfrV6sC6FCNK49hqTqzCLff3G_VpH1sEOYju6TPfN_EfaHPmLATgXpfAElHRbVnPwvA0vA/w177-h690/Campanile_FaaBruno1.jpg" width="177" /></a></b></div><b>27 marzo: Beato Francesco Faà di Bruno (1825-1888), poliedro</b><p></p><p>Torino è una gabbia cartesiana di viali a guardia di una selva di follie. Alcune si vedono da lontano; altre necessitano di un occhio più attento. Ad esempio in San Donato c'è un campanile sgargiante che è il più alto della città, ma da vicino rischi di passare senza notarlo perché è sottilissimo – la base quadrata è di 5,5 metri per 5,5. Che razza di architetto può averlo disegnato? In effetti non si trattava esattamente di un architetto perché a Edoardo Arborio Mella subentrò a un certo punto lo stesso committente, il poliedrico Francesco Faà di Bruno. Quest'ultimo non aveva una particolare esperienza in fatto di chiese o campanili; in compenso fu ufficiale dell'esercito, matematico, cartografo, astronomo, inventore, benefattore e prete. E probabilmente mi sto scordando qualcosa. </p><p>Provo da capo: Francesco da Paola Virginio Secondo Maria Faà di Bruno nasce ad Alessandria nel 1825, dodicesimo figlio di Lodovico Faà, marchese di Bruno, e di Carolina Sappa de' Milanesi, che morì quando aveva appena nove anni. Cinque dei suoi fratelli, ben prima di lui, avevano scelto la vita ecclesiastica: una percentuale ragionevole per una delle più blasonate famiglie di proprietari terrieri del Basso Piemonte. Francesco invece è avviato alla carriera militare, come il fratello maggiore Enrico (che, in qualità di capitano di vascello, affonderà nella battaglia di Lissa). Si diploma all'Accademia di Torino nel 1846, appena in tempo per partecipare alla Prima Guerra d'Indipendenza. Durante l'assedio di Peschiera ha l'occasione di disegnare una carta dettagliata della regione del Mincio. Alla battaglia di Novara è ferito a una gamba e decorato, e benché scrivendo a un fratello si schermisca ("Non ho fatto niente di più straordinario del mio dovere") qualche indizio ci lascia supporre che l'esperienza della battaglia lo abbia segnato profondamente. Alla fine della guerra il nuovo re, Vittorio Emanuele II, lascia intendere la volontà di nominarlo precettore dei suoi figli Umberto e Amedeo. Non è chiaro quanto fosse vincolante la proposta, ma FdB la prende così sul serio da trasferirsi a Parigi per diplomarsi almeno in matematica alla Sorbona. Quando si ripresenta a corte, due anni dopo, con una <i>license </i>in Scienze Matematiche, scopre che l'incarico è sfumato: come mai? Secondo Giuseppe Palazzini, autore della <a href="https://archive.org/details/bibliotheca-sanctorum/BS-05-ERIZZO-GALDINO/page/n235/mode/2up?q=Faa">voce "Faà di Bruno" della Bibliotheca Sanctorum</a>, a causa del "settarismo di alcuni consiglieri dei re" che non lo consideravano adatto in quanto "cattolico fervente". Nel piccolo regno anche la scelta di un precettore reale poteva essere interpretata come un segnale politico, e in effetti FdB era tornato a Torino in un momento particolarmente delicato: il baricentro del parlamento si stava spostando dall'asse liberal-clericale di D'Azeglio al centrosinistra del connubio Cavour-Rattazzi. FdB non ha ancora debuttato nell'agone politico, ma quando lo farà (1857) si candiderà con i Cattolici Conservatori, gli antagonisti sconfitti dal nuovo astro del Regno: il conte di Cavour. Prima però si congeda dall'esercito. La pagina di Wiki racconta che FdB sarebbe stato sfidato a duello da un ufficiale torinese che lo aveva offeso, sostenendo che non era stato in grado di laurearsi. FdB avrebbe rifiutato di battersi (sempre in quanto "fervente cattolico"), ma avrebbe risposto alla sfida tornando alla Sorbona e completando brillantemente gli studi. Raccontato in questi termini, l'episodio non ha senso: chiunque abbia letto due o tre romanzi ottocenteschi sa che al massimo sarebbe stato l'offeso, ovvero FdB, a domandare soddisfazione; né il Dizionario biografico Treccani né la Bibliotheca Sanctorum riferiscono di questo duello. </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTLanG-r6c5H0mQPdd7oI5lrwXt9kmIv5Z6vVCz6X73RcYFFlgr8bHtDemtUF0MlO3vq0v4OVHO-S1w1XEJyayJdVc_H-TmSaE7PUQh1hjZBsCgvshdzxWwxjsD7tDbAajF6xofQEvcGe_LzS4M3cWHYuu3KhOBLxbz_zxLhBdx6D106b72A/s467/fdb%20formula.png" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="108" data-original-width="467" height="94" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTLanG-r6c5H0mQPdd7oI5lrwXt9kmIv5Z6vVCz6X73RcYFFlgr8bHtDemtUF0MlO3vq0v4OVHO-S1w1XEJyayJdVc_H-TmSaE7PUQh1hjZBsCgvshdzxWwxjsD7tDbAajF6xofQEvcGe_LzS4M3cWHYuu3KhOBLxbz_zxLhBdx6D106b72A/w408-h94/fdb%20formula.png" width="408" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br />Vabbe' ma era ovvio, dai.</td></tr></tbody></table><br /><p>A Parigi FdB compone non una ma due tesi: una sulla teoria algebrica dell'eliminazione, l'altra sulla meccanica celeste. In entrambi i casi il suo relatore è Augustin-Louis Cauchy, pioniere del calcolo differenziale, ma anche grande filantropo: in pratica l'esempio vivente di come la mentalità scientifica si potesse coniugare con la sensibilità sociale (e un orientamento politico clericale-reazionario). Nell’armonia delle leggi della fisica e della matematica, FdB riconosce"un'ombra delle perfezioni di Dio". "Il vero ricercatore, purché oggettivo, non può non riconoscere dietro i fenomeni fisici e le misteriose regolarità matematiche su cui si regge l’universo, una provvida e onnipotente sapienza”.</p><p>Un'altra passione di FdB, la musica, lo porta a confrontarsi con una categoria umana che forse la vita militare e la matematica non gli avevano dato molte possibilità di incontrare: le donne. FdB scrive inni religiosi e ama suonarli all'organo. Le pie donne che frequentano le messe domenicali sono il suo pubblico e le sue interpreti: per loro apre una scuola parrocchiale di canto. Molte sono domestiche di umile estrazione, che il giorno di festa non sanno come occupare il tempo al riparo dalle tentazioni. Per risolvere questo specifico problema FdB istituirà l'Opera della Domenica, scegliendo di dedicarsi a loro, così come Giovanni Bosco aveva scelto gli spazzacamini e Giuseppe Cottolengo gli infermi. Il che ovviamente non significa che abbandoni gli studi scientifici: nel 1855 pubblica un articolo in cui compare una formula che ancora oggi prende il suo strano nome, "Formula di Faà di Bruno". Nel '56 comincia a insegnare matematica all'Università di Torino (proseguirà per più di vent'anni, senza mai diventare ordinario), mentre tiene corsi popolari di astronomia. Quando scoppia la Seconda Guerra d'Indipendenza, le mappe del Mincio che aveva disegnato dieci anni prima si rivelano utilissime agli eserciti sardi e francesi: non è una sorpresa che venga invitato a insegnare topografia, geodesia e trigonometria alla Scuola di applicazione del corpo di stato maggiore. Nel frattempo inventa tra le altre cose una sveglia meccanica, un barometro a mercurio e uno scrittoio per non vedenti, ispiratogli da una sorella ipovedente.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtNQfvx6_9BclCZ5kV7Y2xoA_SG-bz2OZBbszgvr3P1wGbWNmAX9UV16ZWemF7uQ6RuwZnB17YcFs6qv_BlxXFBrfr62CghD0ULSLPF6Mf1WvdgrOVzS_KiPsRfNw6LZjVqT_BnVFa4g0zBUjab3cCUhs86dsFL0IDg44BCBH_d_PhBshhSQ/s263/Francesco_Fa%C3%A0_di_Bruno.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="263" data-original-width="260" height="263" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtNQfvx6_9BclCZ5kV7Y2xoA_SG-bz2OZBbszgvr3P1wGbWNmAX9UV16ZWemF7uQ6RuwZnB17YcFs6qv_BlxXFBrfr62CghD0ULSLPF6Mf1WvdgrOVzS_KiPsRfNw6LZjVqT_BnVFa4g0zBUjab3cCUhs86dsFL0IDg44BCBH_d_PhBshhSQ/s1600/Francesco_Fa%C3%A0_di_Bruno.jpg" width="260" /></a></div>Nel 1859 FdB fonda l'Opera di Santa Zita, un complesso assistenziale dedicato alle donne non sposate. All'inizio è soprattutto un centro per la formazione e lo smistamento delle giovani domestiche, ma offrendo la propria disponibilità a una categoria che al tempo era socialmente invisibile, fatalmente FdB scoperchia un mondo di problemi ai quali s'ingegna a trovare soluzioni: un istituto per le donne "intellettivamente non molto dotate", impiegate in una lavanderia di sua progettazione; un pensionato per donne non sposate o come si soleva dire allora, di “civil condizione”; una classe di magistero per allieve maestre, un liceo, la biblioteca circolante gestita da donne, la tipografia con cui poteva pubblicarsi in casa i canzonieri e i saggi di teologia, e in Via della Consolata un'istituzione top secret: una casa di preservazione per le ragazze madri. Tutto un mondo di donne per cui nel 1864 FdB decise di costruire un tempio a sue spese nel quartiere San Donato: la chiesa di Santa Maria del Suffragio, dove le Suore Minime (ordine fondato ovviamente da FdB) avrebbero pregato per l'anima dei morti nelle battaglie, che nel mondo degli uomini proseguivano copiose. E con la chiesa, FdB disegnò il campanile. Non esattamente una torre campanaria, ma due torri, una sopra l'altra: in mezzo, trentadue colonne di ghisa tinte di azzurro cielo, che amplificano il suono delle campane. Più in alto, un osservatorio astronomico e l'orologio più alto della città. Un'ipotesi è che volesse regalare a tutti gli operai del quartiere uno strumento che avrebbe consentito loro di arrivare puntuali al lavoro e non farsi fregare sulla lunghezza dei turni; e in effetti il campanile segna le ore su tutti i quattro i lati. Non è escluso che Faà di Bruno, scienziato e filantropo cattolico, subisse un inconfessabile spirito di competizione nei confronti dell'altra folle costruzione che in quegli anni stava sfidando il cielo sotto Torino, e che ne rappresentava l'anima più laica: la Mole. Lo stesso architetto Alessandro Antonelli, interrogato come esperto dalla Commissione Edilizia del comune avrebbe definito il campanile l'opera di un genio – però questa cosa <a href="https://www.lastampa.it/torino/2010/12/10/news/torna-a-stupire-l-ardito-campanile-br-degli-operai-1.36986626/">la scrive la Stampa</a>, non esattamente la Legenda Aurea, ecco. C'è da dire che fin qui il campanile ha retto i rovesci temporaleschi molto meglio della Mole, senza mai riportare danni significativi.<p></p><p>In un qualche modo il campanile è anche il ritratto di FdB, un poliedro che è una sintesi assurda di razionalità e spericolata fantasia. Amico di don Bosco, su sua istigazione e con l'approvazione di Pio IX Faà di Bruno sarebbe diventato sacerdote a ben 51 anni – per morire poco prima di compierne 63, il 27 marzo del 1888: è sepolto nella chiesa da lui disegnata, dove pregano le suore dell'ordine da lui fondato e dove lui stesso diceva messa, vicino al liceo dove insegnava la sua matematica. </p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-46088104942347889462024-03-18T02:11:00.009+01:002024-03-18T07:38:59.528+01:00Ma quale antisemitismo, vergognatevi<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmwauiyJ_KHBu1U4ySPyy6yXeNwdpXRSXqcHh-vW0tB0qiZVSMhalg-x2PgnAXKHhc39O18uUF8rY1fkEr5ETmHEmsRbAiq3B-d3kfAeITkkKDhGv3yua-HI1CdJLj2LWe-uBSLe6oo0UkK1iKs4k3Jok01HclixOGB4SHevy50Ywq_n-8Dw/s1280/maurizio-molinari-universita-napoli-contestazione-1280x763.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="763" data-original-width="1280" height="270" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmwauiyJ_KHBu1U4ySPyy6yXeNwdpXRSXqcHh-vW0tB0qiZVSMhalg-x2PgnAXKHhc39O18uUF8rY1fkEr5ETmHEmsRbAiq3B-d3kfAeITkkKDhGv3yua-HI1CdJLj2LWe-uBSLe6oo0UkK1iKs4k3Jok01HclixOGB4SHevy50Ywq_n-8Dw/w452-h270/maurizio-molinari-universita-napoli-contestazione-1280x763.jpeg" width="452" /></a></div><br />C'è qualcosa di osceno nel voler commentare un massacro mentre accade, in presa diretta, e questo la maggior parte delle sere mi fa desistere. Ma poi leggo che invece Molinari è andato in un'università, a spiegare <a href="https://twitter.com/paolomossetti/status/1769345621947711883">le solite tre idee sciocche che frigge per i suoi committenti da venti e più anni</a>, e ha scoperto che gli studenti non avevano così voglia di ascoltarle; anzi <a href="https://www.open.online/2024/03/15/napoli-molinari-repubblica-contestato-federico-ii-messaggio/">che lo avrebbero contestato</a>. Ha quindi insistito per parlare comunque? per difendere in pubblico, rischiosamente, idee per cui qualcun altro sta morendo in questi giorni? No, anche perché le sue idee consistono alla fine in questo: che tocchi agli altri morire, in Ucraina e a Gaza e chissà dove domani. E quindi, dando prova di perfetta coerenza, Maurizio Molinari se l'è data a gambe, lamentandosi perché qualche decina di studenti lo contestava. In seguito abbiamo scoperto – sul giornale diretto da Molinari – che si tratta di una recrudescenza antisemita, perché Maurizio Molinari è ebreo, non lo sapevate? No, per esempio io non lo sapevo. E adesso che lo so, spero di scordarmelo alla svelta. <p></p><p>Tutto questo ha passato il segno, molto tempo fa. È in corso un massacro, al bordo di un Paese a cui siamo legati da stretti rapporti diplomatici ed economici. Questo ci fa sentire in parte responsabili, se non conniventi. Se questo ci allarma, se questo ci spaventa, è semplicemente perché siamo umani. Quando qualche giornalista cerca di spiegarci che va tutto bene, che non è proprio un massacro, oppure ormai sì, è un massacro ma non c'erano alternative; quando qualche propagandista viene a spiegarci la versione dei massacratori, peraltro senza particolare abilità (non parliamo esattamente di penne di prima scelta) non abbiamo nemmeno più lo spirito di ridergli in faccia. Non per questo lo staremo ad ascoltare. Lo contesteremo, non certo per antisemitismo, ma anche solo per pietà di noi stessi e del propagandista in questione, della sua conclamata mediocrità; della povertà di spirito di chi ha pensato che fosse adatto per quell'ingrato mestiere. Dite che è ebreo? Rispondiamo che non è interessante; lo giudichiamo per le sue idee e le sue idee non sono interessanti. Dite che siamo antisemiti? Dovreste vergognarvi di impugnare una parola del genere, e di banalizzarne così tanto l'uso e il senso. </p><p>Qualche giorno fa un accademico israeliano ha spiegato su Twitter, con chiarezza e semplicità, <a href="https://twitter.com/LeeMordechai/status/1768844679439651111">che secondo lui a Gaza è in atto un genocidio</a>. Se ci fosse andato lui, alla Federico II, immagino che gli studenti lo avrebbero accolto, e discusso volentieri le sue opinioni. Non perché Lee Mordechai sia meno ebreo di Molinari, ma perché le sue opinioni sono basate su quello che è successo negli scorsi mesi e anni a Gaza e dintorni; laddove le tesi di Molinari sono gli spin sempre più inerziali di un think tank di Washington che da vent'anni provoca soltanto disastri. </p><p>Nella Striscia sono morte già trentamila persone, di cui un terzo minori: altre moriranno di fame, per concreta responsabilità dell'esercito israeliano che occupa e bombarda il territorio. Questa per i palestinesi è una catastrofe umanitaria, e per gli israeliani una catastrofe morale da cui il Paese non si risolleverà per almeno una generazione. Almeno credo, ma di questi tempi tutto è possibile, compreso che funzioni l'operazione di maquillage messa in mano a gente come... Molinari. Ma per convincere la maggior parte degli italiani che un genocidio non c'è stato, o c'è stato ma era inevitabile, e portato a termine con la massima moralità, occorrerà un'opera di repressione e propaganda talmente capillare che onestamente non riesco a immaginarla.</p><p>Non basterà chiudere TikTok (che secondo il povero Molinari è una "tecnologia più avanzata di quella occidentale": ora davvero, ma con tutti gli intellettuali ebrei informati e intelligenti, dove l'avete pescato questo qui). Anche tutte le piattaforme sociali occidentali, compreso questa piattaforma dove sto scrivendo, dovrebbero essere sottoposta a censura; così come tutti i quotidiani, beh lì in effetti siamo a buon punto. E poi ovviamente le scuole e le università. Tutto in nome di uno strisciante antisemitismo, nel mentre che al governo c'è 'na tizia che portava le borse a Giorgio Difesadellarazza Almirante. Dovreste veramente comprare tutti quelli che hanno un prezzo e mettere a tacere gli altri, e forse cinguettando nel vostro cortile sociale vi siete convinti che la cosa sia fattibile. Io non credo sia cosa alla portata delle vostre tasche e soprattutto delle vostre capacità, ma se la guerra continua molte cose impensabili diventeranno pensabili. Nel frattempo io continuerò a spernacchiarvi, dalla mia posizione qualsiasi, vincendo la repulsione, finché potrò: dopodiché amen.</p>Unknownnoreply@blogger.com23tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-38369011307973534042024-03-12T22:45:00.006+01:002024-03-12T22:45:57.787+01:00Lo stratagemma della vergine<p><b style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;">13 marzo: Sant'Eufrasia di Nicomedia, vergine astuta</b></p><div><span style="font-family: Times New Roman, Times, FreeSerif, serif;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkMC1wuXOB8idgacQwPs4yzpU-JWguzXvLrpBGtWDIBov1lOLWlDpBDwNwJhgwac_vKbVKu5g69bxOEfXlzlA83a_mW5pRJw5QtiUwO6hOdB1wLbcds1jb2Dd8RrmpDiWDPd9Hq6IDfVQVvQNj5GEpZN6iHx7kX_efeKbQm4xmxf88U9imrA/s1499/rodomont1.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="695" data-original-width="1499" height="260" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkMC1wuXOB8idgacQwPs4yzpU-JWguzXvLrpBGtWDIBov1lOLWlDpBDwNwJhgwac_vKbVKu5g69bxOEfXlzlA83a_mW5pRJw5QtiUwO6hOdB1wLbcds1jb2Dd8RrmpDiWDPd9Hq6IDfVQVvQNj5GEpZN6iHx7kX_efeKbQm4xmxf88U9imrA/w562-h260/rodomont1.gif" width="562" /></a></div><br />Consegnata dai persecutori pagani a un boia che prima di tagliarne la testa intende stuprarla, Eufrasia promette al suo carnefice di preparare un unguento che lo renderà invulnerabile, come la pozione di Asterix; salvo che può essere preparato soltanto da una vergine. I</span><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;">l boia decide quindi di risparmiarla almeno finché il miracoloso unguento sarà pronto; credendo tuttavia di essere furbo, prima di spalmarselo chiede alla vergine di testarlo su sé stessa. Eufrasia obbediente si strofina l'unguento sul collo e dice al boia: prova a decapitarmi adesso, vedrai che non ci riesci. Il boia picchia più forte che può, ed Eufrasia perde la testa... ma non la propria verginità, che le era più cara. </span></div><div><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;"><br /></span></div><div><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;">L'episodio è</span><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;"> un esempio tipico del cosiddetto "stratagemma della vergine", un tropo narrativo relativamente conosciuto: la prima vergine che riesce a farsi ammazzare con un trucco simile sembra comparire nella</span><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;"> </span><i style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;">Presa di Gerusalemme</i><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;">, una cronaca del VII secolo di cui ci rimangono soltanto frammenti. In quel caso i pagani erano i persiani zoroastriani che verso il 616 strapparono Gerusalemme ai bizantini. Lo stratagemma compare in seguito più volte anche in leggende mediorientali (mentre non è del tutto chiaro se abbia origini precristiane, magari nella letteratura alessandrina). La martire della <i>Presa </i>è ancora anonima; successivamente un sinassario bizantino la chiama Anna ma continua ad ambientare la sua avventura a Gerusalemme. Nel XIV secolo </span><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;">Niceforo Callisto Xanthopoulos nella sua</span><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;"> </span><i style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;">Storia Ecclesiastica </i><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;">sposta l'episodio tre secoli indietro e lo colloca a Nicomedia, dove la martire Eufrasia sarebbe stata arrestata e uccisa dai più tipici persecutori romani. Da qui la riprende Francesco Barbaro nel <i>De Re Uxoria</i>, un fortunatissimo trattato sul matrimonio che fu una specie di equivalente rinascimentale di <i>Innamoramento e Amore </i>di Alberoni, qualcosa che andava assolutamente letta o data per letta per stare in società. Tra quelli che lo lessero davvero, l'inquieto poeta Ludovico Ariosto, che riutilizzò lo stratagemma n</span><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;">ell'</span><i style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;">Orlando Furioso</i><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;">.</span></div><div><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;"><br /></span></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="1481" height="229" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHpY0Iis_zDz6fA3BIKQSrgSkAK8-Jfc-HIsrSZIZinyNJTziXdmpLSQVP37Um75ivgNFaBCZmoS__7_5tTl9-NJVNggI400-jXDolrqjiZHqZjh-YgF4brAdlboVdIq0pvXQul0VYKpNlm-8xoUEnEAvU4TmwfC3Ar0Ofm4KGqhTw_jJV8Q/w532-h229/rodomont3.gif" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" width="532" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Le strisce sono prese dal meraviglioso <i>Orlando Furioso </i>di Pino Zac, editoriale Il Corno 1975<br />(Credo sia fuori commercio). </td></tr></tbody></table><div><br /></div><div><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;"><br /></span></div><div><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;">A interpretare i ruoli della martire e del carnefice nel suo poema, Ariosto sceglie con cura i due personaggi più consoni: la dama più casta e insidiata (Isabella) e il cavaliere più violento e orgoglioso, Rodomonte re d'Algeri. </span><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;">L'ironia crudele di Ariosto li fa incontrare proprio nel momento in cui entrambi soffrono la fine di un amore: non lo sapranno mai, ma la causa delle pene di entrambi è lo stesso cavaliere, l'impetuoso Mandricardo. Mandricardo ha ucciso in duello Zerbino, il promesso sposo di Isabella; non solo, ma in un altro canto del poema ha </span><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;">sedotto Doralice, già promessa sposa a Rodomonte. Quel che è peggio è che la stessa Doralice ha ammesso pubblicamente davanti a re Agramante di preferire Mandricardo al fidanzato ufficiale. Per Rodomonte è stata un'umiliazione insostenibile, che lo ha costretto a disertare l'accampamento. Ora si aggira per il sud della Francia, incerto se tornarsene ad Algeri o continuare a vagare alla ricerca di una donna fedele, ammesso che ne esista una. Rodomonte è convinto di no; è appena passato in un'osteria dove i suoi lamenti hanno aperto un dibattito. Un oste ne ha approfittato per raccontare una storiaccia di donne infedeli che somiglia tantissimo alla <a href="https://leonardo.blogspot.com/2011/08/storia-di-carola-e-di-sua-sorella.html">fiaba di Shahzaman e Shahriyār</a>, la cornice narrativa delle Mille e una notte. Rodomonte approva e zittisce un altro avventore che osa obiettare che le donne alla fine non sono più infedeli degli uomini. Ma poi scende la notte e "il suo pensier" non lo lascia dormire: lo trova ovunque Rodomonte cerchi di fuggire, per terra e sul fiume. È un chiodo fisso che non può essere scacciato da un altro chiodo, e questo nuovo chiodo Ariosto glielo ha allestito alla fine del canto XXVIII, sotto forma di Isabella. </span></div><div><br /></div><div><span style="font-family: Times New Roman, Times, FreeSerif, serif;">Anche Isabella sta piangendo la fine di un amore, ma nel suo caso la situazione è relativamente più semplice: dopo infinite peripezie in cui è riuscita a salvare la sua verginità nei modi più inverosimili (a un certo punto era ostaggio di una banda di pirati), Isabella si era infine ricongiunta col suo amato Zerbino, soltanto per vederlo soccombere durante un duello proprio contro il turpe Mandricardo. L'uomo che ha ucciso il grande amore di Isabella per futili motivi (impadronirsi delle armi di Orlando) è lo stesso che per capriccio ha portato via a Rodomonte la sua promessa sposa. </span><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;">Isabella e Rodomonte insomma hanno molto in comune, e non lo sanno. Lo sa Ariosto, e non glielo vuole dire. È il lettore che deve essere almeno tentato da un sospetto: e se trovassero la loro consolazione, l'uno nell'altro? Non sarebbe la coppia peggio assortita del poema. Ma non possono, hanno un ruolo da recitare fino alla fine: Isabella dev'essere casta e accorta, Rodomonte violento e sciocco. Quando lui vede lei, tutta la retorica sulle donne infedeli cede di schianto. Non tenta affatto di violentarla, come si dice in giro: ("E si mostrò si costumato allora / che non le fece alcun segno di forza"). Vuole piacerle, ma in questo si mostra assai meno abile del suo rivale Mandricardo, che proprio con qualche discorso accorato aveva vinto il cuore della sua Doralice. Isabella invece davanti a Rodomonte non smette di sentirsi "qual topo in piede al gatto", e decide rapidamente "di darsi con sua man prima la morte". Con parole eloquenti riesce a convincere Rodomonte a lasciarle preparare l'unguento, e il resto lo sapete. Quando Rodomonte vede rotolare la testa di Isabella, capisce di essere stato umiliato anche dall'unica donna casta che è riuscito a trovare, e decide di dedicarle un mausoleo degno di quello di Adriano. </span></div><div><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;"><br /></span></div><div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYBFNwi9MDfZ10gwMC3jRMsYW9kmWHSsydCXd4I-6MCjIUFs-sTdXj8orPC9MZAZJzHuxHFmZWxueipQvfDZTgcXQp01CC-hCfc0D5PhrVJHoyDpE8_hwVFuRvm8uTNpg1VsPeC2M9407gkg0DCEpH5zJertoJOdF3w1O_V7QGDKmjSazwPg/s1482/rodomont2.gif" imageanchor="1" style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif; margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="637" data-original-width="1482" height="259" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYBFNwi9MDfZ10gwMC3jRMsYW9kmWHSsydCXd4I-6MCjIUFs-sTdXj8orPC9MZAZJzHuxHFmZWxueipQvfDZTgcXQp01CC-hCfc0D5PhrVJHoyDpE8_hwVFuRvm8uTNpg1VsPeC2M9407gkg0DCEpH5zJertoJOdF3w1O_V7QGDKmjSazwPg/w599-h259/rodomont2.gif" width="599" /></a></div><div><br /></div><div><span style="font-family: Times New Roman, Times, FreeSerif, serif;">L'Orlando Furioso è un poema cavalleresco composto nel Cinquecento, molto prima che si sviluppassero gran parte delle convenzioni narrative che diamo per scontate quando apriamo un romanzo contemporaneo. I personaggi sono poco più che marionette, che Ariosto fa giostrare con manovre astute che facilmente confondono il lettore occasionale. Su tutte le scene regna un sovrano senso di ironia, a volte più divertita, a volte più dolente. Mai per un istante il narratore ci autorizza a condividere le tirate misogine di Rodomonte, che vengono sempre segnalate per quello che sono: sfoghi di un uomo frustrato e deluso. E allo stesso tempo in quella frustrazione è molto facile riconoscersi: e se è il caso, condannarsi. È una cosa che i lettori dell'Orlando fanno da secoli: chi oggi accusa l'Ariosto di aver perpetrato <a href="https://www.ilpost.it/2024/01/20/storia-tossica-della-letteratura-italiana">una visione del mondo "prettamente maschile"</a>, forse dovrebbe aprirlo e provare a leggerlo. Rimarrebbe forse stupitә dalla quantità di maschi delusi, frustrati, imbelli, giocati e rigiocati da dame più astute – ma non sempre più oneste: c'è una discreta quantità di truffatrici, anche tra loro, e perché non dovrebbero essercene? Ariosto non aveva nessun maschilità tossica da esaltare. </span><span style="font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif;">Leggendolo si capisce che deve essersi innamorato spesso, soffrendone parecchio: fino a perdonarsi e dimenticare. L'Orlando, se proprio parla di qualcosa, parla di questo. Oppure non parla di niente, è solo una corbelleria, come la chiamava uno sponsor di Ariosto. Ma il giorno che smetteremo di leggerlo ci perderemo qualcosa. </span></div>Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-17656060207563770692024-03-01T02:19:00.002+01:002024-03-01T02:19:11.238+01:00Il nemico è un insetto<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRo33loJwDQqOVgEuR2izHoVT1RTwEaplAQR71nisFvURr7evRIHO0KXsIE8ReR7YlTnm70ppvyi7FPyOmpJ7pt0A8oWn8cRArhp_iQJ91WYN7ZwH76dpMfA0HflJQS_gFyhdB6iEQQrL_JcmYC47g1GYdgF51Xld6CedJlvaYm-TsJ-zScw/s1280/videoframe_71347.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="258" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRo33loJwDQqOVgEuR2izHoVT1RTwEaplAQR71nisFvURr7evRIHO0KXsIE8ReR7YlTnm70ppvyi7FPyOmpJ7pt0A8oWn8cRArhp_iQJ91WYN7ZwH76dpMfA0HflJQS_gFyhdB6iEQQrL_JcmYC47g1GYdgF51Xld6CedJlvaYm-TsJ-zScw/w459-h258/videoframe_71347.png" width="459" /></a></div><p><br /></p>Forse <a href="https://www.ansa.it/sito/videogallery/mondo/2024/02/29/gaza-israele-mostra-un-video-con-lassalto-della-folla-ai-camion-di-aiuti_e8126f2d-c384-4a26-811a-a1950cf2bd1d.html">non c'è mai stato un video tanto chiaro</a>, nel mostrarci il punto di vista dei giganti: il nemico non è che uno sciame di insetti, che qualche astrusa convenzione internazionale impedisce di schiacciare una buona volta. Sono troppi e non si arrendono, ma anche se si arrendessero sarebbero comunque troppi: non si sa dove metterli e qualcuno da fuori pretende pure di nutrirli. Ma portare aiuti ormai è impossibile, nel fazzoletto di terra che gli abbiamo lasciato sono troppo affamati, instabili, pericolosi, qualcuno dei nostri avrà pure sparato, ma non c'era alternativa. E ora coraggio, fateci pure la morale: ci siamo abituati, a espiare per tutti. <p></p><p>Come se non fossimo semplicemente i primi a porsi il problema, come se un giorno non toccherà a voi inquadrare i vostri poveri dall'alto, e schiantare qualche folgore per ridurne le sofferenze. Certo che capiterà anche voi, non temete. Anzi speratelo, perché se voi o i vostri figli non saranno dalla parte giusta di questa foto, allora saranno le formichine; per cui coraggio, da che parte state? A chi sceglierà la parte giusta forniremo tutti i particolari, scritture millenarie e un corso di Storia accelerato su tutte le occasioni che noi eroicamente abbiamo colto e che i palestinesi hanno volontariamente scelto di perdere; per gli stomaci forti e le coscienze deboli c'è poi una galleria di orrori <a href="https://theintercept.com/2024/02/28/new-york-times-anat-schwartz-october-7/?fbclid=IwAR0yiwZ-8vRxQDPqMOG3UFQAAIcOB68gN7YeT4zGWZivgJGgyv5b95p5Wds">veri e presunti</a> che potete rinfacciare a chiunque provi ancora per gli insettini qualche incomprensibile simpatia. Noi non possiamo. Qualcuno deve pure stare in alto a giudicare i poveri e i loro peccati; e abbiamo preferito essere noi. </p>Unknownnoreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-74666005545493801562024-02-24T02:29:00.004+01:002024-02-24T17:14:22.113+01:00La guerra mondiale è già cominciata?<p><i>La guerra, noi pensavamo che avrebbe immediatamente rovesciato e capovolto la vita di tutti. Invece per anni molta gente rimase indisturbata nella sua casa, seguitando a fare quello che aveva fatto sempre. </i>(Lessico Famigliare).</p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiluucy65gqWS31Bf_GJlvXEEyVYMreyq3R5oFLMpnlauue-Cii9LfEC8z7qF9oApawOYMHmoDCw6N45IiDegfyZg-qNucRf010lPsuMhbyIrDsZczu1R6dE7vXqEYD_FdYgykyob8sAK8BD_OzfZh-mYi8PkcY76NoADDmlFXkBS5fkEAa4g/s1039/800px-B_Valladolid_93.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1039" data-original-width="800" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiluucy65gqWS31Bf_GJlvXEEyVYMreyq3R5oFLMpnlauue-Cii9LfEC8z7qF9oApawOYMHmoDCw6N45IiDegfyZg-qNucRf010lPsuMhbyIrDsZczu1R6dE7vXqEYD_FdYgykyob8sAK8BD_OzfZh-mYi8PkcY76NoADDmlFXkBS5fkEAa4g/s320/800px-B_Valladolid_93.jpg" width="246" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Beatus">https://it.wikipedia.org/wiki/Beatus</a></td></tr></tbody></table><p></p><p>– Se anche una guerra mondiale fosse già scoppiata, che senso avrebbe scriverlo qui. Nessuno. O forse il senso è da cercare in quell'antica superstizione italica che prende il nome di scaramanzia. Mentre tutti là fuori fanno previsioni e sperano di azzeccarle (se le fanno tutti i giorni, prima o poi una dovrebbero azzeccarla) può darsi che io scriva per l'esatto contrario; per far sì che quello che immagino non si avveri. Quattro anni fa oggi, una circolare avvisò che le scuole dell'Emilia-Romagna sarebbero rimaste chiuse per una settimana per un concreto rischio epidemico. Io scrissi che mi sembrava assurdo, una settimana non avrebbe cambiato niente. Avevo probabilmente ragione: una settimana non avrebbe cambiato niente. Avevo decisamente torto: le scuole riaprirono in settembre. </p><p>– (Invece due anni fa dissi in una classe di stare tranquilli perché no, i russi stavano soltanto mostrando i muscoli, ma non potevano invadere un'altra nazione sovrana. Purtroppo Putin non volle ascoltarmi e un anno fa <a href="https://leonardo.blogspot.com/2023/02/un-anno-di-guerra-e-non-stiamo-vincendo.html">cominciai a notare che non stavamo vincendo</a>. Vedete, statisticamente prima o poi uno ci azzecca; mai quando vorrebbe). </p><p>– A chi ti dice che studiamo troppo Storia (sì, qualcuno ogni tanto lo dice), mostra la cosiddetta intervista a Putin di Tucker Carlson. Che appena prova a fare una domanda che abbia senso per un americano (signor Putin, perché ha invaso l'Ucraina?) viene travolto da una lunga digressione storica che parte dalla Rus di Kiev e non può replicare, non può notare le distorsioni, le pure invenzioni, perché non ha la minima idea, non capisce neanche di che millennio si stia parlando. Conoscere un po' di Storia può aiutarci a non lasciarci fregare dal primo dittatore che ti propone la sua narrazione. </p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXFLs0dLvlzw4zlfYqdtpj99W68K7bvJOwc9FvH7ZuAqwYwLqFIXxin7IfdjkIlccO5c436k1YI8xo6NnyZND-xy0QY4f-_Zc3GyPWZUcUBzsP1x14FKywSyxKb1dhZJpZBzc3Jiz1XOkOXNICTl7oMZVqQvW_GXG1NOeSwVCJHg5NvOMLGg/s1066/800px-De_Gaulle_-_%C3%A0_tous_les_Fran%C3%A7ais.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1066" data-original-width="800" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXFLs0dLvlzw4zlfYqdtpj99W68K7bvJOwc9FvH7ZuAqwYwLqFIXxin7IfdjkIlccO5c436k1YI8xo6NnyZND-xy0QY4f-_Zc3GyPWZUcUBzsP1x14FKywSyxKb1dhZJpZBzc3Jiz1XOkOXNICTl7oMZVqQvW_GXG1NOeSwVCJHg5NvOMLGg/s320/800px-De_Gaulle_-_%C3%A0_tous_les_Fran%C3%A7ais.jpg" width="240" /></a></div>– Così come può servirti a capire quanto tutto sia relativo, spesso, e arbitrario. Per esempio: quando scoppiò la seconda guerra mondiale, non tutti lo accettarono subito, il nome non prese piede immediatamente. Per diversi mesi sembrò un conflitto circoscritto. È vero, Germania e URSS avevano invaso la Polonia, ma era stata una guerra lampo. È vero, Regno Unito e Francia avevano dichiarato guerra alla Germania, ma per un po' non successe quasi niente. Poi la Francia fu travolta, e a quel punto De Gaulle lo ammise: questa è una guerra mondiale (l'alternativa era che fosse una guerra persa). Ma quando era cominciata? <p></p><p>Dipende. È una nozione arbitraria, di solito elaborata dai vincitori. Di solito la consideriamo iniziata il 1° settembre del 1939, come un anno scolastico (che infatti finisce nell'estate di sei anni dopo). Ma è mondiale perché interessa anche il Pacifico, e in Pacifico il Giappone aveva già invaso la Cina da qualche anno. Del resto anche in Europa l'espansionismo tedesco (e italiano) aveva iniziato a manifestarsi ben prima; la guerra di Spagna vede già impegnati bombardieri tedeschi e fanti italiani, contro un governo socialista e sostenuto dall'Unione Sovietica. Potremmo anche dire che la Seconda Guerra Mondiale comincia in Spagna: se non lo facciamo, è perché all'appello mancavano le democrazie occidentali, ovvero quelle che reclamano di averla vinta e scelgono di raccontarla in un certo modo. Molti combattenti, volontari o meno, intuivano già che la Spagna era soltanto uno dei teatri di un conflitto più grande. Nessuno lo chiamava ancora per nome, ma a volte il nome è l'ultima cosa che arriva, quando proprio non si può negare l'evidenza del fenomeno. </p><p>– In questi giorni sta succedendo quasi il contrario: sempre più osservatori ci informano che il conflitto in atto è un conflitto mondiale. C'è un asse del male ormai abbastanza definito: la Cina che appoggia la Russia che istruisce l'Iran che arma Hamas. Criticare Israele significa sostenere la Russia, ovvero tradire l'Ucraina, ovvero sei un traditore <strike>della patria</strike> dell'Occidente. Questi appelli di solito partono sempre da personaggi di area cosiddetta liberale che due anni fa ci spiegavano che un'eventuale guerra contro la Russia sarebbe stata breve, brevissima, e vittoriosa entro l'inverno. Ora che le cose sembrano andate diversamente, scopriamo che la Russia non ha intenzione di fermarsi, dopo l'Ucraina sarà la volta dei Paesi Baltici, della Moldavia, l'esercito che non ha preso Odessa in due anni ce lo dovremmo trovare a Berlino in pochi mesi. Chi si affanna ogni giorno in questa propaganda spicciola somiglia al giocatore che due anni fa pensava di avere le carte giuste e non vuole accettare che si sbagliava: fosse per lui, continuerebbe a raddoppiare la posta finché la sorte non gliele servirà. Molto meno nervosa appare la destra di governo: vuoi perché deve fare dimenticare anni e anni di simpatia per Putin, vuoi perché governando un po' il polso del Paese lo senti, e il Paese tutta questa voglia di guerra decisamente non ce l'ha. </p><p>– Ce l'hanno i borghesi. Qui l'analogia è più con la Prima Guerra che con la Seconda: quando a chiedere a gran voce l'Intervento erano le pagliette, gli avventurieri, i futuristi, oltre ovviamente alla Fiat e all'Ansaldo. Oggi invece è una tribù che pur avendo occupato ormai tutti gli organi di stampa lasciati liberi da Mondadori-Angelucci, non riesce ad avere una rappresentanza politica, o meglio: è perfettamente rappresentata dalla sociopatia dei personaggi che dovrebbero rappresentarla, un Renzi o un Calenda o il radicale di turno. Quel che possono fare è bersi la propaganda Nato: rielaborarla in messaggi interessanti per il pubblico italiano è una missione al di sopra delle loro capacità e possibilità. Il grillismo prima, e il covid in poi, li hanno fortificati nella percezione di essere gli unici intelligenti in un Paese di stupidi, e questo è sostanzialmente tutto quello che hanno da dire a chi non gli dà retta: siamo stupidi. Stupidi a non capire che Putin è debolissimo e sta per perdere, serve ancora un piccolo sforzo; stupidi a non capire che Putin è minacciosissimo e potrebbe invadere dopodomani l'Unione Europea, stupidi a manifestare contro un genocidio senza capire che Israele è minacciato nella sua stessa esistenza, stupidi a non capire che un minuscolo Paese al centro del Medio Oriente non è un'esca, bensì un baluardo contro l'invasione araboislamica dell'Europa, e così via. Soprattutto siamo stupidi perché ogni volta che ci chiamano stupidi, non ce ne convinciamo: è sconfortante. Non c'è più Berlusconi a spiegar loro come si parla alla gente, o a parlare alla gente visto che loro non sono capaci: e si vede. </p><p>– Magari non è ancora iniziato, ma un conflitto su scala planetaria è forse inevitabile. Nei prossimi anni <a href="https://www.nytimes.com/2024/02/22/opinion/environment/climate-change-death-toll.html?smid=tw-share">la crisi climatica causerà la morte di centinaia di milioni di persone</a>. Non moriranno di caldo – alcuni sì, ma la maggior parte degli effetti del riscaldamento: crisi energetica, carestie, epidemie. A chi ti chiede perché studiare Storia puoi rispondere che a volte ti dà qualche dritta, ad esempio di solito quando compaiono due cavalieri dell'Apocalisse (Carestia, Epidemia) il terzo è dietro l'angolo, ed è Guerra. L'unico motivo per cui una corsa all'accaparramento delle risorse primarie – alimentari ed energetiche – non debba per forza sfociare in un conflitto mondiale è la presenza di arsenali nucleari che garantirebbero a tutte le parti una mutua distruzione assicurata: purtroppo questo è anche il motivo per cui un conflitto su larga scala nel territorio europeo era inimmaginabile, fino a due anni e qualche giorno fa.</p><p>– ...niente, volevo finire con una nota di speranza, anche solo una battuta, ma non mi viene: se qualcuno vuole aggiungerla qua sotto, prego.</p>Unknownnoreply@blogger.com29tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-8992766246293404082024-02-21T20:35:00.008+01:002024-02-21T21:46:30.938+01:00Il popolo più intelligente (che fine ha fatto)<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgx5TD8J3N6eD0_8DibXTj_ldmgnnIXZhL-tvxtd3wh0C9cxI1pQvgk8ibKCKq1vLAVHzbwcqI4rX85sP4MN633kXUv4eszq3ZKoZlwFRViNfl6Y7ZwBhbFNTDQe9PKGf85q8SCSLr-Nu2u5NVbUoAl1W7xrbA2kvoh5Qm9ew1K-XVLBWhYpw/s849/causes-of-the-crusades.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="849" data-original-width="685" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgx5TD8J3N6eD0_8DibXTj_ldmgnnIXZhL-tvxtd3wh0C9cxI1pQvgk8ibKCKq1vLAVHzbwcqI4rX85sP4MN633kXUv4eszq3ZKoZlwFRViNfl6Y7ZwBhbFNTDQe9PKGf85q8SCSLr-Nu2u5NVbUoAl1W7xrbA2kvoh5Qm9ew1K-XVLBWhYpw/s320/causes-of-the-crusades.jpg" width="258" /></a></div><p>Buongiorno, mi chiamo Leonardo e sono <a href="https://leonardo.blogspot.com/2022/02/siamo-sempre-stati-in-guerra-con.html">un determinista geografico</a> – perlomeno nel senso che credo che la geografia determini il modo in cui stiamo al mondo. L'ho sempre pensata così, quindi all'inizio non era che un pregiudizio: ma in seguito non ho trovato che conferme. </p><p>Ad esempio: c'era una volta, ma neanche tantissimo tempo fa, un popolo che per una lunga e complicata serie di problemi era stato costretto a spargersi per il mondo, e inevitabilmente a mescolarsi con gli altri popoli; pur conservando con una certa ostinazione i riti e le leggende di una cultura millenaria. Ebbene, è probabile che questo popolo nei secoli avesse sviluppato una caratteristica peculiare: un'intelligenza media... sopra la media. Possiamo dimostrarlo? No, ma abbiamo molti indizi: il grande numero di intellettuali di spicco, alcuni dei quali diedero letteralmente vita a intere branche della scienza e della filosofia; la quantità di personalità ascese ai livelli più alti della scena politica e finanziaria senza diritto di nascita, o anche banalmente il numero di premi Nobel conferiti. Non bastava nascere in seno a quel popolo per essere più intelligenti, ma in un qualche modo aiutava. Il perché non è chiaro, e ci dà anche un certo fastidio domandarcelo. Si ha sempre paura di fare un discorso razzista.</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw-IX40Se_sLP7NfZVxS89ePASfHsBzBYXRa48Q2rJ5Wy2WaDjAMcqNd0HXIBnLRondeda0XMuFct4ReN0jK1q_pvVA7K1gQsbuHxB7vQFJLHooPV-k_4FFfDyh9wMcsSeHsKp-mGK4Q3ga6xIy4DUE4XWthP5Y61zBJMoGSpUcPn_9rgg0g/s800/Distribution_of_Jewish_in_Nobel_Prizes_between_1901-2007.png" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="528" data-original-width="800" height="392" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw-IX40Se_sLP7NfZVxS89ePASfHsBzBYXRa48Q2rJ5Wy2WaDjAMcqNd0HXIBnLRondeda0XMuFct4ReN0jK1q_pvVA7K1gQsbuHxB7vQFJLHooPV-k_4FFfDyh9wMcsSeHsKp-mGK4Q3ga6xIy4DUE4XWthP5Y61zBJMoGSpUcPn_9rgg0g/w596-h392/Distribution_of_Jewish_in_Nobel_Prizes_between_1901-2007.png" width="596" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Distribution_of_Jewish_in_Nobel_Prizes_between_1901-2007.png">Wikipedia</a><br /><br /></td></tr></tbody></table><p>Sarebbe senz'altro un discorso razzista, se considerassimo quel popolo una razza (i nazisti lo facevano); ma siccome nel frattempo abbiamo concluso che le razze non esistono, e in particolare non potrebbe esisterne una che si mescoli nei secoli con le altre che incontra sulla strada, l'ipotesi razziale è facilmente archiviata. Più difficile risulta scartare del tutto un'ipotesi genetico-evolutiva, ovvero una tendenza tipica di quella specifica cultura a premiare gli individui più intelligenti, quelli che imparavano a leggere e a calcolare con meno sforzo; magari erano considerati elementi importanti della comunità e stimolati a sposarsi tra loro e ad avere famiglie numerose; laddove in altre culture individui con le stesse predisposizioni venivano persino disincentivati a figliare, mediante l'istituzione di caste di intellettuali celibi (vedi il cattolicesimo). Un altro stimolo poteva venire dall'appartenere, ovunque nel mondo, a una minoranza quasi costantemente minacciata e angariata; il lavoro intellettuale poteva apparire ai membri di questa comunità una via di fuga dai ghetti fisici e virtuali. Probabilmente non lo sapremo mai con certezza e probabilmente è meglio così – a un dittatore distopico potrebbe venire in mente di istituire un ghetto anche solo per verificare l'ipotesi.</p><p>Va bene, direte voi, e il determinismo geografico cosa c'entra? Parliamo di uno dei popoli meno geograficamente determinati del mondo! Ecco, appunto. Erano mediamente più intelligenti, erano spesso perseguitati (forse anche per questo motivo), erano sparsi per tre e più continenti. A un certo punto qualcuno di loro ha pensato, e non sembrava una cattiva idea: ma se ce ne tornassimo tutti nello stesso posto? Non necessariamente quello da cui provenivano i nostri antenati duemila anni fa – oppure no, aspetta, tutto sommato la terra costa lì meno che altrove, andiamo proprio lì. Ecco. Che idea potente. Milioni di persone mediamente più intelligenti degli altri, concentrate nello stesso piccolo spicchio di terra. Cosa avrebbero potuto fare, cosa avrebbero potuto diventare? Una civiltà da fare impallidire l'Atene di Pericle; ebbene, dopo qualche generazione oso dire di no. </p><p><br /><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/zpvuPFO6iPA?si=tnuLN5loc5jfWgRK" title="YouTube video player" width="560"></iframe></p><p>Sarò persino più brutale. Sono andati a vivere nel deserto, sono già diventati predoni. La geografia è un destino. Lo dico senza la minima soddisfazione, perché se invece fossero riusciti a farlo fiorire davvero, quel deserto, sarebbe stata una buona notizia per tutti. Ma per farlo fiorire serve banalmente l'acqua; <a href="https://climate-diplomacy.org/case-studies/israel-palestine-water-sharing-conflict">per avere l'acqua bisogna prenderla ai palestinesi</a>, e il resto della storia lo sapete. Dopodiché certo, Israele continua a essere un Paese culturalmente rilevante, con università importanti e intellettuali di spicco. Sarebbe anche il minimo, coi soldi che arrivano dagli USA ogni anno. Ma se andiamo a vedere un po' più da vicino, ecco, nelle università gli studenti urlano insulti ai professori dissidenti. I grandi intellettuali hanno una certa età, i più giovani sembrano meno interessanti e più faziosi: esattamente come in Italia, ma perché avrebbe dovuto finire come in Italia?
</p><p><br /></p><blockquote class="twitter-tweet"><p dir="ltr" lang="en">Israeli students chase their history teacher & yell at him "cancer" & "son of a whore" b/c he dared to humanize Gazan & Palestinian civilians<br /><br />Meir Baruchin was fired from his job & jailed in solitary confinement last November for this, but was just reinstated by a labour court🧵 <a href="https://t.co/WdfCLZ1xz8">pic.twitter.com/WdfCLZ1xz8</a></p>— Muhammad Shehada (@muhammadshehad2) <a href="https://twitter.com/muhammadshehad2/status/1748371737358536926?ref_src=twsrc%5Etfw">January 19, 2024</a></blockquote> <script async="" charset="utf-8" src="https://platform.twitter.com/widgets.js"></script>
<p>C'erano tutte le premesse perché Israele diventasse un faro per l'occidente e il mondo; appunto, c'erano tutte le premesse tranne la geografia: si vede che la geografia è l'unica condizione necessaria. Prendi il popolo più intelligente del mondo, schiaffalo su una strisciolina di terra con poche risorse, in mezzo ad altri popoli ostili, e guarda quanto ci mette a sviluppare un nazionalismo fanatico, e a devolversi anima e corpo a un militarismo spietato. La più giovane delle nazioni occidentali a costituirsi tale è anche il più grande argomento contro il concetto di nazione. E noi che una volta ci misuravamo con scrittori e intellettuali di straordinario acume, ci ritroviamo a leggere il fondo di una tale Dina Porat, "consulente accademica del centro Vad Yashem e professoressa emerita dell'università di Tel Aviv". </p><blockquote class="twitter-tweet"><p dir="ltr" lang="it">La direzione di Repubblica ha ritenuto opportuno dare una piattaforma, ovviamente per l'arricchimento del dibattito, a Dina Porat, storica e sionista radicale, famosa per aver favorito una definizione così ampia di antisemitismo da includervi sostanzialmente qualsiasi forma di… <a href="https://t.co/6002mYKGBN">pic.twitter.com/6002mYKGBN</a></p>— Paolo Mossetti (@paolomossetti) <a href="https://twitter.com/paolomossetti/status/1759910400374583672?ref_src=twsrc%5Etfw">February 20, 2024</a></blockquote> <script async="" charset="utf-8" src="https://platform.twitter.com/widgets.js"></script><p>Parliamo di un temino sconfortante, che in futuro magari sarà usato come pietra di paragone per stabilire la degenerazione dell'intelligenza media nel Ventunesimo secolo, probabilmente <a href="https://www.accademiapnl.com/neuroscienze/inquinamento-influenza-intelligenza/">a causa della concentrazione di polveri sottili</a>. Attenzione, non sto dicendo che la professoressa sia stupida – mai mi permetterei, non la conosco – ma è decisamente stupido il discorso che sceglie di fare: tarato per lettori incapaci di discorsi complessi, che poi saremmo noi che lo leggiamo. La professoressa ci spiega per prima cosa che la mentalità israeliana è per sua natura occidentale. A riprova di ciò cita... niente, assolutamente niente, l'occidentalità degli israeliani è autoevidente, eventuali prove ci affaticherebbero. Il fatto che gli israeliani stiano combattendo una lotta tribale contro altre fazioni tribali, a dispetto di ogni logica strategica ed economica, non deve distrarci. Se anche si stanno facendo terra bruciata intorno, lo fanno con una mentalità occidentale che "pensa seguendo linee logiche, calcola le proprie mosse in base al profitto e mira al benessere di cittadini e nazioni", capito? Noi occidentali siamo così, il romanticismo lo avrà elaborato qualche altra cultura. "La mentalità occidentale, e quella cristiana in particolare, ritiene che gli esseri umani siano fondamentalmente onesti..." No, aspetta.</p><p>Chiedo al lettore, se è arrivato fin qui, un piccolo sforzo. Chiuda gli occhi. Pensi a Lutero. Ad Agostino di Ippona. A Paolo di Tarso. E poi rilegga.</p><p>La mentalità occidentale, <i>e quella cristiana in particolare</i>, ritiene che gli esseri umani siano <i>fondamentalmente onesti</i>.</p><p>Per scrivere qualcosa del genere (e per pubblicarlo sul quotidiano che un tempo era Repubblica), bisogna essere o molto in buona fede, o molto in malafede. Non sta a me determinarlo, ma o la professoressa Porat ignora completamente il pensiero cristiano – il che denoterebbe un tragico abbassamento degli standard qualitativi delle istituzioni accademiche che rappresenta – oppure pensa che ce la beviamo, in fondo figurati se li studiamo davvero, quei Luteri e quegli Agostini. </p><blockquote class="twitter-tweet"><p dir="ltr" lang="it">Cosa mangiano i soldati israeliani (nelle case dei palestinesi) <a href="https://t.co/Lqaljo16BT">https://t.co/Lqaljo16BT</a></p>— Leonardo Blogspot (@LeonardoBlog) <a href="https://twitter.com/LeonardoBlog/status/1760002489456144849?ref_src=twsrc%5Etfw">February 20, 2024</a></blockquote> <script async="" charset="utf-8" src="https://platform.twitter.com/widgets.js"></script>Ci sta blandendo, proprio come un accorto mercante beduino blandisce il cliente frescone. Ed eccoci davanti al paradosso del bugiardo: se la prof.sa Porat ci sta prendendo in giro, non è "fondamentalmente onesta", e quindi non è così occidentale come vorrebbe sembrare, anzi starebbe facendo prova di astuzia levantina... oppure no, è perfettamente occidentale, tranne che la cultura occidentale non è così logica e consequenziale come lei sostiene che sia: magari mira davvero al "benessere di cittadini e nazioni", ma nel farlo non si preoccupa di dire bugie e causare il malessere di altri cittadini, altre nazioni. Non saprei. Mi sembra tutto così avvilente. Forse la Fallaci era scesa così in basso, ma era anziana, era malata ed era il Corriere, ventidue anni fa. Da tanti errori dovremmo avere capito qualcosa e invece no, siamo ancora allo stereotipo dell'occidentale onesto che non capisce il beduino astuto e malvagio. Tranne che anche questa propaganda di basso livello intellettuale cosa ormai l'abbiamo delocalizzata, la facciamo scrivere direttamente ai beduini. <p></p><blockquote class="twitter-tweet"><p dir="ltr" lang="en">Minister of Social Equality & Women's Advancement, May Golan of the Likud, during a Knesset hearing about the motion to expel MK Ofer Cassif: "I am personally proud of the ruins of Gaza, and that every baby, even 80 years from now, will tell their grandchildren what the Jews did" <a href="https://t.co/dhwzqSS0mT">pic.twitter.com/dhwzqSS0mT</a></p>— B.M. (@ireallyhateyou) <a href="https://twitter.com/ireallyhateyou/status/1760354792663142557?ref_src=twsrc%5Etfw">February 21, 2024</a></blockquote> <script async="" charset="utf-8" src="https://platform.twitter.com/widgets.js"></script><p><i></i></p><blockquote><i>Quando i leader e gli opinion maker israeliani e occidentali pensano all'Islam e ai musulmani lo fanno sulla base del proprio modo di pensare e delle proprie convinzioni, e non su una profonda e attenta conoscenza della mentalità e delle convinzioni dei musulmani. Credono ciò che vorrebbero fosse vero. Questo è il motivo per cui di fronte ai fatti del sette ottobre Israele si è trovata impreparata...</i></blockquote><p></p><p>Ah, ecco, questo è il motivo. Pensi che ingenui, professoressa; noi credevamo che il governo israeliano si fosse trovato impreparato perché incompetente, assorbito dalle beghe interne, e non del tutto ostile all'eventualità che qualche miliziano producesse un casus belli prima delle elezioni USA del 2024. Mentre invece ora è tutto chiaro: non se l'aspettavano perché erano occidentali, cioè un po' cristiani, cioè un po' ingenui, incapaci di concepire la malvagità del nemico. Inoltre la terza guerra mondiale è in pratica già scoppiata, perché Hamas è un emissario dell'Iran, che "ha stretto un'alleanza con Russia e Cina. I tre Paesi sono ferventemente anti-americani e anti-occidentali, e quindi ostili ad Israele e agli ebrei". Quante volte ci è capitato di dircelo in questi anni: chi aspetta i barbari, molto spesso non sa di esserlo. La professoressa è convinta di fare un discorso "occidentale": razionale, cartesiano, utilitaristico. Laddove sotto una paginetta del genere l'Occidente è morto, o quantomeno riavvolto fino al secolo XI: qualcuno dal balcone ci sta chiamando alle crociate, i cristiani sono buoni e i mori sono cattivi. Certo che questi discorsi si leggevano anche vent'anni fa. Su Libero, sul Giornale. Oggi arrivano su Repubblica, e infiammano quel che resta di una borghesia che, nello spicchio che intravedo da Twitter, mi sembra completamente sconvolta dagli eventi: hanno investito molta emotività su fronti che non stanno reggendo. L'Ucraina è un baluardo dell'Occidente – salvo che il fronte cede; Israele è un baluardo dell'Occidente – peccato che stia commettendo crimini contro l'umanità. Ormai vedo professori cattedratici buttarsi su Milei, il quale per quel che ci è dato da capire ha una concezione dell'economia tanto facilona quanto facilone è l'approccio della Porat al conflitto israelopalestinese. Stiamo diventando tutti scemi? Sono le polveri sottili? O la semplificazione intellettuale e linguistica è quel che avviene quando comincia una guerra, e la guerra è appunto già cominciata?</p><br />Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-57397532694301043902024-02-20T17:04:00.005+01:002024-02-23T23:44:07.765+01:00 Lost in Ratio: Proportional Thinking and the Gaza Catastrophe<p>(This should be the English translation of<a href="https://leonardo.blogspot.com/2024/02/il-pensiero-proporzionale-e-la.html"> this post</a>. Unfortunately, after so many years, my English still doesn't fit my thoughts, so please be indulgent).</p><p>Israel is a complex phenomenon that we shouldn't try to summarize with simplistic definitions. No doubt about it. But those who argue that it is also an out-of-control sociological experiment have been provided with an important evidence in the last few days: the latest statement from the Israeli embassy to the Holy See.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgnPn20AJXCxPHUyp3TUM5aoonfn0La55nvnAG0YkS_ZdEsnptv3NT9X2XMdpYL1dFkcNiV7e8VSKoGTjQm72CuDejopchYfOlMhfrVNK-IXE_Equ3MM0xjXwXfzgrUY7mN4-mONiJOgtaSP90cbTwpcwUpSl-YeLtXmgvpQmxcC1NW4-9lg/s679/comunicato%20stampa%2014%202.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="679" data-original-width="590" height="569" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgnPn20AJXCxPHUyp3TUM5aoonfn0La55nvnAG0YkS_ZdEsnptv3NT9X2XMdpYL1dFkcNiV7e8VSKoGTjQm72CuDejopchYfOlMhfrVNK-IXE_Equ3MM0xjXwXfzgrUY7mN4-mONiJOgtaSP90cbTwpcwUpSl-YeLtXmgvpQmxcC1NW4-9lg/w471-h569/comunicato%20stampa%2014%202.jpeg" width="471" /></a></div><br /><p>Why does the Israeli government communicate in such a disastrous way? Here, in a thin A4 sheet of paper, we have a display of arrogance and an admission of guilt. "We must consider the big picture", they say. OK. Those who said the same thing after October 7th were called anti-semitic, but now of course it's different. So what's the big picture here? Looks like we should consider that for every militant "killed", only three civilians "lost their lives". Only three civilians out of four, yes, they're really claiming something like that. They don't even seem to expect that the interlocutor could react by asking: who caused these three civilians to "lose" their "lives"? The most immediate explanation is that they are used to interlocutors who never ask them these questions: by constantly rejecting any criticism as anti-semitic thoughtcrime, they have slipped into a self-referential bubble where no one would dare accuse them of killing civilians. But it's not just that.</p><p>To be truly convincing, you must believe in what you say, and this is usually one of the flaws underlying every regime based on propaganda: at some point, friction with reality becomes explosive. Whoever wrote that statement seems to believe that three civilian victims for every combatant is a success, something to be proud of. The Israel Defence Force is and will always be the most moral army in the world, and this should be proven by the fact that in wars fought by NATO in recent years, the ratio was higher, 1 to 9 or 1 to 10. How they managed to extract these numbers, I don't know, I took a look at the data for Iraq and it's a huge mess. Here I'll take them for granted because I'm not interested in debunking propaganda; I'm interested in understanding what they're thinking because it's the way they think that has led them to the catastrophe of these days.</p><p>My hypothesis is that Israeli government officials are so used to communicate ratios that they no longer understand absolute values. This leads to a culture shock, as absolute values are the only interesting data for the rest of the world. The rest of the world realizes that thirty thousand deaths in three months is an immense figure, unparalleled for a contemporary war (and there are many very close and very violent ones). How do Israeli government officials respond? They don't even try to correct the absolute value (thirty thousand). Instead, they provide a ratio (one militant out of four victims). How the rest of the world is supposed to react? Someone does the math and deduces that the IDF is accusing itself of having eliminated 22,500 civilians. It's still an enormous number, especially from a government defending itself in The Hague against a charge of genocide. Whoever wrote the statement didn't probably think that anyone would divide thirty thousand by four and then multiply by three. He was only thinking about the fractional number: three out of four, come on, it's not bad. In other wars it went worse, why do you even look at us?</p><p>Why so much emphasis on the ratio? Well, it certainly looks better than the absolute value. But to think that the rest of the world would buy into this, Israeli government officials must have bought into it first and for a long time. If we now take a look at how they communicated in the last 20 or 30 years, we realize that the habit of turning every absolute value into a ratio between different quantities is practically mandatory for them. Twenty years ago, during the so-called Second Intifada, I called it the Kissinger equation, except it's not exactly an equation (and I'm not exactly a mathematician). I called it that because at some point the former US diplomat, trying to explain the Israeli point of view, turned an already significant figure of victims (50 victims of suicide bombings) into something much more dramatic: he said that the suicide bombers had killed "the equivalent of 2500" US victims.</p><p>How did Kissinger get this figure? With a ratio. 50 Israeli victims stood to the total of Israeli Jews as 2500 victims stood to the total of US citizens. It's not that it didn't make sense. The sense was also to make it clear how serious a figure (50 civilian deaths) could be, which in the vast USA may seem almost routine. No, those 50 deaths were a lot because Israel is very small. Here, perhaps, we are at the heart of the whole problem.</p><p>Israel is very small. The disproportion between its size and its military and economic power (and its cultural and diplomatic influence) is something unseen since the times of the Greek city-states. Perhaps the catastrophe stems from here: the West is trying to save a too small outpost in every way; it cannot begin to give up pieces of it (it is already too small!), or let an enemy occupy strategic positions on the heights or the coast. But geography is a destiny: if a region is too small, and surrounded by potential enemies, it doesn't matter how many resources and settlers you can pour on it; one day it will simply cost too much.</p><p>Another immense disproportion is between Israel's smallness and the huge attention it receives from the world. To maintain this attention, to justify it, to alleviate the impression that half the world is fighting over an irrelevant strip of land, Israeli communicators have very quickly become accustomed to turning every number ratios by the Kissinger equation. I could cite endless examples, but I'm lazy. This is a slide published by IDF in 2014. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgH98EzsbBn8h29-uS1gjeV9CkgOQr8BkNGTIAOThcnIbnp9vShv7XxGUlwmuFD7q3pMJPMYrFVN4IVHMgwxVxVABvzmOgYmoWo_4rBzM9d6qVEL8caLLWaQsEkZ_kpg-6at2o/s770/gaza-israele-guerra-facebook-7-770x770.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="770" data-original-width="770" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgH98EzsbBn8h29-uS1gjeV9CkgOQr8BkNGTIAOThcnIbnp9vShv7XxGUlwmuFD7q3pMJPMYrFVN4IVHMgwxVxVABvzmOgYmoWo_4rBzM9d6qVEL8caLLWaQsEkZ_kpg-6at2o/s320/gaza-israele-guerra-facebook-7-770x770.jpg" width="320" /></a></div><br /><p>Even in 2014 Gaza war, Palestinian deaths were more or less thirty times those of Israelis, but this was not the ratio that IDF wanted to share with us. The Israeli Force was keen to point out to us that the situation, although as usual confined to an area roughly the size of one of the 20 Italian regions, was extremely serious: the equivalent of carpet bombing over more than two-thirds of the peninsula. It's just propaganda, of course.</p><p>Or maybe not. In the eternal debate between those who think that language shapes thought and those who believe that thought shapes language, I wonder if some philospher wasn't right when he suggested that language and thought eat each other's tails infinitely. I'm not sure what philospher was and if he really said that. However, it seems to me a powerful idea: man has a thought, to express it he invents a language, and yet language leads him to think in certain ways and not others, which leads him to speak in certain ways and not others, until this thought/language leads him to collide with a reality that no longer corresponds to his thoughts or his words. Many empires have crashed on this problem.</p><p>The Kissinger equation, in the way Mr Kissinger applied it, didn't sound so eccentric. The problem is when you're not just communicating like this, but you start to think like this. Behind that ratio (one dead Israeli is worth 50 dead Americans) lies an axiom of chilling nationalism: every country recognized by the international community would be worth the same amount. Just as we are used from middle school to divide the GDP by the number of inhabitants, perhaps we should also divide the victims of wars and terrorism. As <a href="https://leonardo.blogspot.com/2014/07/la-strage-di-san-marino.html">once I pointed out</a>, this would make the injury of a citizen of the Republic of San Marino a crime against humanity. I was obviously joking. But whoever wrote that statement is serious. </p><p>For him, the absolute number is not of great value. It needs to be contextualized – i.e., introduce a ratio between quantities that shows that other wars have had more victims. Even during the Iraqi War it took years and years of fighting in more cities to put together a similar number of civilian casualties. What happened in the last three months, however, is extraordinarily circumscribed, both in time and space. This is a strong argument for those who speak of attempted genocide. And yet Israeli government officials don't seem to understand it. It's possible that they are simply hiding behind the numbers. That would be the most optimistic hypothesis. I have another one: they consider Israel a state at risk of extinction. Any number of collateral victims would ultimately be irrelevant because the essential thing is the survival of Israel: without which perhaps the world would perish. Assuming that the world matters something to Netanyahu: let's hope so, or let's hope for his successors.</p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-24129672827242708112024-02-16T03:59:00.002+01:002024-02-16T03:59:33.628+01:00Il pensiero proporzionale e la catastrofe di Gaza<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjqKxEIDrigwTs4r0DzgukBiJBIfhyphenhyphenYWpiPLqVnnVyZrFuhW1afrRkhitoFpxMVhvf7viNQvYn5uxdpo_iWbQi68lpRtSw2OaiszsFEycxJOEQY0lLlUhzsj6mNmSMPZ7NR40uLsc1E4f9d8wf4kl14k9JGHANhEDK9VifWmTo7qRFHhFgjQ/s770/B3A7077-1698672556.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="513" data-original-width="770" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjqKxEIDrigwTs4r0DzgukBiJBIfhyphenhyphenYWpiPLqVnnVyZrFuhW1afrRkhitoFpxMVhvf7viNQvYn5uxdpo_iWbQi68lpRtSw2OaiszsFEycxJOEQY0lLlUhzsj6mNmSMPZ7NR40uLsc1E4f9d8wf4kl14k9JGHANhEDK9VifWmTo7qRFHhFgjQ/s320/B3A7077-1698672556.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="https://www.aljazeera.com/news/2023/11/3/mass-graves-rushed-burials-funeral-rites-bypass-gaza-dead-amid-israel-war">Al Jazeera</a></td></tr></tbody></table><br /><p>Israele è senza dubbio tante cose. Ma chi sostiene che si tratti anche di un esperimento sociologico fuori controllo, nelle ultime ore ha potuto mettere a verbale una prova importante: l'ultimo comunicato dell'ambasciata alla Santa Sede. </p><blockquote class="twitter-tweet"><p dir="ltr" lang="it">Qualcuno salvi Israele da sé stesso. <a href="https://t.co/VIMFkPIVWo">pic.twitter.com/VIMFkPIVWo</a></p>— Stefano Barazzetta (@stebaraz) <a href="https://twitter.com/stebaraz/status/1757771020553814477?ref_src=twsrc%5Etfw">February 14, 2024</a></blockquote><p>Perché il governo israeliano comunica in un modo così disastroso? Qui abbiamo, in un esile foglio A4, un'esibizione di arroganza e un'ammissione di colpevolezza. A chi in questi giorni ha criticato me e altri perché prendevo per buono il bodycount delle autorità di Gaza (ovvero di Hamas), non posso che segnalare che il governo israeliano quei numeri già da tempo li ha accettati. Anche in questo comunicato non li nega. Oserei dire che li rivendica, ma lasciamo perdere quel che penso io. Cerchiamo di capire cosa pensano loro. </p><p>Bisogna considerare il quadro generale, dicono. Senz'altro. (A chi diceva la stessa cosa il 7 ottobre davano dell'antisemita senza troppi complimenti: ma prendiamolo per un progresso). Per ogni militante ucciso, hanno perso la vita tre civili, spiegano; dando per scontato che l'interlocutore non reagirà immediatamente chiedendo: ma chi gliel'ha fatta "perdere", la "vita", ai tre civili? La spiegazione più immediata è che sono abituati a interlocutori che queste domande non gliele fanno mai: a furia di respingere ogni critica come psicoreato antisemita, si sono lasciati cullare in una bolla autoreferenziale dove nessuno oserebbe accusarli di uccidere i civili. Ma non è soltanto questo. </p><p>Per essere davvero convincenti, bisogna credere in quello che si dice e questo è di solito uno dei difetti alla base di ogni regime basato sulla propaganda: a un certo punto l'attrito con la realtà diventa deflagrante. Chi ha scritto questa cosa, ritiene davvero che tre vittime civili per ogni vittima combattente sia un successo, una cosa da rivendicare a testa alta: siamo l'esercito più morale del mondo, lo prova il fatto che nelle guerre combattute dalla Nato negli ultimi anni il rapporto era più alto, 1 a 9 o 1 a 10. Come siano riusciti a estrarre questi numeri non lo so, ho dato un'occhiata ai dati per l'Iraq ed è un ginepraio immenso. Qui li prenderò per buoni, perché non m'interessa debunkare la propaganda; mi interessa capire cosa stanno pensando, perché è il modo in cui pensano che li ha portati alla catastrofe di questi giorni. </p><p>L'ipotesi è che i governativi israeliani siano talmente abituati a usare indici relativi, da non comprendere più gli indici assoluti. Che invece sono quelli che interessano al resto del mondo. Il resto del mondo a un certo punto si rende conto che trentamila morti in tre mesi è una cifra immensa, senza paragoni per una guerra contemporanea (e ce ne sono di molto vicine e molto violente). Come rispondono i governativi israeliani? Non si sognano neanche di correggere il numero assoluto (trentamila). Forniscono invece un indice relativo (un militante su quattro vittime). A questo punto il resto del mondo rimane sbigottito: qualcuno fa l'operazione e deduce che l'IDF si stia autoaccusando di avere eliminato 22.500 civili. Continua a essere un numero enorme: da parte poi di un governo che si sta difendendo all'Aja da un'accusa di genocidio. Ma probabilmente chi ha scritto il comunicato non pensava davvero che qualcuno avrebbe diviso trentamila per quattro e poi moltiplicato per tre. Chi ha scritto il comunicato pensava soltanto al numero frazionario: tre su quattro, dai, non è male, in altre guerre è andata peggio. </p><p>Perché tanta enfasi sul numero frazionario? Beh, senz'altro si presenta meglio del valore assoluto. Ma per pensare che il resto del mondo si beva questa cosa, i governativi israeliani se la devono essere bevuta per primi e molto a lungo. Se ora diamo un'occhiata a come hanno comunicato negli ultimi 20 e 30 anni, ci rendiamo conto che l'abitudine a trasformare ogni valore assoluto in un rapporto tra grandezze diverse è per loro un passaggio praticamente obbligato. Vent'anni fa, durante la cosiddetta Seconda Intifada, la chiamavo <a href="https://leonardo.blogspot.com/2009/01/5-sofismi-su-israele.html#kissinger">equazione Kissinger</a>, salvo che non è esattamente un'equazione (e io non sono esattamente un matematico). La chiamavo così perché a un certo punto l'ex diplomatico statunitense, per cercare di spiegare il punto di vista degli israeliani, trasformava una cifra di vittime già importante (50 vittime di attentati suicidi) in qualcosa di estremamente più drammatico: 2500 vittime statunitensi "equivalenti").</p><p>Come faceva Kissinger a ottenere questa cifra? Con un rapporto. 50 vittime israeliane stavano al totale degli ebrei israeliani come 2500 vittime stavano al totale dei cittadini USA. Ora, non è che la cosa non avesse un senso. Il senso era anche quello di far capire quanto poteva essere grave un dato (50 morti civili) che negli sterminati USA può sembrare quasi di routine. No, quei 50 morti sono tantissimi, perché Israele è molto piccolo. Ecco, siamo forse al nodo di tutto il problema.</p><p>Israele è molto piccolo. La sproporzione tra la sua grandezza e la sua potenza militare ed economica (e la sua influenza culturale e diplomatica) è qualcosa di mai visto dai tempi delle polis greche e forse nemmeno a quei tempi. Forse la catastrofe nasce da qui: l'occidente sta cercando di salvare in tutti i modi un avamposto troppo piccolo; né può cominciare a cederne dei pezzi (è già troppo piccolo!), o lasciare che un nemico occupi posizioni strategiche sulle alture e sulla costa. E però la geografia non perdona: puoi rovesciare risorse e coloni, ma una regione troppo piccola sarà sempre troppo difficile da difendere. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgH98EzsbBn8h29-uS1gjeV9CkgOQr8BkNGTIAOThcnIbnp9vShv7XxGUlwmuFD7q3pMJPMYrFVN4IVHMgwxVxVABvzmOgYmoWo_4rBzM9d6qVEL8caLLWaQsEkZ_kpg-6at2o/s770/gaza-israele-guerra-facebook-7-770x770.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="770" data-original-width="770" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgH98EzsbBn8h29-uS1gjeV9CkgOQr8BkNGTIAOThcnIbnp9vShv7XxGUlwmuFD7q3pMJPMYrFVN4IVHMgwxVxVABvzmOgYmoWo_4rBzM9d6qVEL8caLLWaQsEkZ_kpg-6at2o/s320/gaza-israele-guerra-facebook-7-770x770.jpg" width="320" /></a></div><br /><p>Un'altra sproporzione immensa è tra la piccolezza di Israele e l'enorme attenzione che riceve dal mondo. Per mantenere questa attenzione, per giustificarla, per alleviare l'impressione che mezzo mondo stia litigando per una irrilevante strisciolina di terreno, i comunicatori israeliani si sono molto presto abituati a trasformare ogni numero con l'equazione Kissinger. Potrei citare infiniti esempi, ma non ho tanto tempo. Questa è una slide del 2014, credo che l'operazione si chiamasse Margine di Protezione. Anche in quel caso i morti palestinesi furono più o meno dieci volte quelli israeliani, ma non era questo l'indice relativo che interessava al governo israeliano. Il governo israeliano ci teneva a farci presente che la situazione, per quanto come al solito circoscritta in un territorio grande più o meno come l'Emilia-Romagna, era gravissima: l'equivalente di un bombardamento a tappeto su più di due terzi della penisola. È solo propaganda, certo. </p><p>Oppure forse no. Nell'eterno dibattito tra chi pensa che il linguaggio formi il pensiero e chi ritiene che il pensiero formi il linguaggio, io mi domando se per caso non avesse ragione Charles Sanders Peirce quando suggeriva che le due cose si mangino la coda all'infinito. Lui a dire il vero non si esprimeva così. Non sono nemmeno sicuro che lo abbia mai detto davvero. È possibilissimo che sia io ad aver capito male, in effetti per essere un pragmatista era piuttosto incomprensibile. Mi sembra comunque un'idea potente: l'uomo ha un pensiero, per esprimerlo inventa un linguaggio, e però il linguaggio lo porta a pensare in determinati modi e non altri, il che lo porta a parlare in determinati modi e non altri, finché questo pensiero/linguaggio non lo porta a sbattere contro una realtà che non corrisponde più né ai suoi pensieri né alle sue parole. Molti imperi sono andati a sbattere contro realtà simili. </p><p>L'equazione Kissinger, nel modo in cui la applicava l'omonimo ex diplomatico, non suonava nemmeno così eccentrica: era un banale rapporto, tipico del linguaggio giornalistico americano che ama istituire rapporti tra oggetti lontani e domestici, ad esempio misurare la distanza tra un pianeta e il sole in campi da football. Il problema è quando, oltre a comunicare così, si comincia a <i>pensare </i>così. Perché dietro a quel pensiero (un morto israeliano vale 50 morti USA) c'è un assioma di un nazionalismo agghiacciante: ogni Paese riconosciuto dalla comunità internazionale varrebbe la stessa quantità, diciamo 1. Così come siamo abituati sin dalla scuola media a dividere il PIL per il numero di abitanti, così dovremmo forse dividere le vittime di guerre e terrorismo. Come facevo notare, <a href="https://leonardo.blogspot.com/2014/07/la-strage-di-san-marino.html">questo avrebbe reso il ferimento di un cittadino della Repubblica di San Marino un crimine contro l'umanità</a>. Stavo ovviamente scherzando. Ma chi ha scritto quel comunicato è serio. Per lui il numero assoluto non ha un grande valore. Occorre contestualizzare – ovvero introdurre un rapporto tra grandezze che dimostri che altre guerre hanno avuto più vittime. A dire il vero persino durante la guerra in Iraq, per mettere assieme una quantità simile di vittime civili, servono anni e anni di combattimenti in più città. Quello che è successo negli ultimi tre mesi è invece straordinariamente circoscritto, sia nel tempo sia nello spazio. Questo è un grande argomento a favore di chi parla di tentato genocidio, ma i governativi israeliani non sembrano capirlo. Può darsi che si stiano semplicemente nascondendo dietro ai numeri. Sarebbe l'ipotesi più ottimista. La mia è che ritengano Israele uno Stato in perenne via di estinzione. Qualsiasi numero di vittime collaterali alla fine sarebbe irrilevante, perché l'essenziale è la sopravvivenza di Israele: senza la quale perirebbe forse il mondo. Ammesso che del mondo interessi qualcosa a Netanyhau: speriamo di sì, o speriamo nei suoi successori. </p> <script async="" charset="utf-8" src="https://platform.twitter.com/widgets.js"></script>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-33126358670025681602024-02-14T04:16:00.007+01:002024-02-14T09:55:22.752+01:00Questo non è fascismo (non è abbastanza serio)<div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5dKiedn6_gdqu7VfieUyukdNagV10uM-LTQK4ti2NkvJXszVUCVtpopE6UXAGULFyoghrUT8MqfoG4Vt6hEEH6_hWWoelDYsTradtaeaXxYLdlWCn2j9X8d983sNlOIuNJw1yH1Rcw2YnmHzhmngzujWL86RVRsdi3Y4xo7_4NE1xU9lRFg/s553/ghali%20domenica%20in.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="323" data-original-width="553" height="278" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5dKiedn6_gdqu7VfieUyukdNagV10uM-LTQK4ti2NkvJXszVUCVtpopE6UXAGULFyoghrUT8MqfoG4Vt6hEEH6_hWWoelDYsTradtaeaXxYLdlWCn2j9X8d983sNlOIuNJw1yH1Rcw2YnmHzhmngzujWL86RVRsdi3Y4xo7_4NE1xU9lRFg/w476-h278/ghali%20domenica%20in.png" width="476" /></a></div><br />Nel 1938 l'editore italiano di origine ebraica Angelo Fortunato Formiggini decise di protestare contro le leggi razziali nel modo più spettacolare, lanciandosi dalla Ghirlandina (la torre del duomo di Modena). Si dice che prima di lanciarsi avrebbe urlato "Italia" tre volte. Si dice: ma per un po' se ne dovette parlare sottovoce. I giornali non riportarono il fatto. Sotto il fascismo andava così.</div><div><br /></div><div>Continuo a essere convinto che ogni volta che paragoniamo una situazione qualsiasi al nazismo (e al fascismo), noi esprimiamo per prima cosa la nostra scarsa fantasia. <a href="https://leonardo.blogspot.com/2010/03/il-900-e-la-nuova-bibbia.html">Il '900 è la nuova Bibbia</a>, ci ha dato le parole che parliamo e i concetti che pensiamo, e non riusciamo a uscirne. Tra l'altro è un secolo di orrori, che fa impallidire quelli della Bibbia vera. Per esempio, chi paragona quel che è successo in Rai questi giorni a quello che sarebbe successo sotto il nazismo (o il fascismo), manca clamorosamente il punto. In un regime davvero nazista un cantante come Ghali... non sarebbe nemmeno nato, ma ipotizziamo che un Ghali relativamente biondo avesse detto davanti ai microfoni del Festival della Canzone Nazista "Stop al genocidio": come avrebbe reagito a quel punto un regime seriamente nazista?</div><div><br /></div><div>Non avrebbe reagito.</div><div><br /></div><div>Nessuno avrebbe risposto niente.</div><div><br /></div><div>Avrebbe dato alla vicenda la minore importanza possibile. Meno se ne parla, meglio è.</div><div><br /></div><div> </div><div>Chi era davanti alla tv in quel momento (non moltissimi gli svegli) ne avrebbero parlato un po', nei giorni successivi, ma non così tanto, anche perché in sé la frase non dice molto: stop al genocidio, e ci mancherebbe, chi sarebbe mai favorevole a un genocidio? Nemmeno chi lo commette, di solito, sostiene di esserlo. E poi di che genocidio si tratterebbe? Alla radio ogni tanto parlano di un genocidio da qualche parte in Cina – gli uiguri? O forse in Congo, meno male che il nostro beniamino Ghali Biondo ci ricorda che esistono anche questi lontani scenari di guerra. Bravo Ghali Biondo, e sarebbe finita lì.</div><div><br /></div><div>L'Eiar funzionava così. L'Eiar non improvvisava. Se avete dato un'occhiata a qualche <a href="https://www.archivioluce.com/giornale-luce-b/">cinegiornale Luce</a>, sapete che non avevano nessuna remora a parlare di crimini di guerra. Purché fossero crimini imputabili agli inglesi, o ai sovietici. </div><div><br /></div><div>Invece nel nostro Paese, che chiamare fascista è offensivo (forse a questo punto è anche offensivo nei confronti del fascismo), un cantante ha cantato che non gli sembra giusto bombardare gli ospedali... e nel giro di poche ore il presidente di una importante comunità aveva scritto<a href="https://milano.corriere.it/notizie/spettacoli/festival-sanremo/24_febbraio_07/walker-meghnagi-attacca-ghali-per-la-canzone-a-sanremo-fa-propaganda-anti-israeliana-la-replica-testo-scritto-prima-del-7-ottobre-4a42f90d-e4e8-45a9-afa8-df4c88354xlk.shtml?refresh_ce"> un comunicato in cui definiva inaccettabile, giuro, inaccettabile, il fatto che una canzone stigmatizzasse gli ospedali bombardati</a>. Dal che cosa dobbiamo dedurre: che la comunità in questione è favorevole a bombardare ospedali? O piuttosto che il loro rappresentante non li sta rappresentando al meglio?</div><div><br /></div><div>I cantanti di mestiere vendono canzoni, e se un po' di polemica li può aiutare, troppa rischia di essere controproducente per cui lo stesso Ghali, lo stesso Ghali! ha immediatamente tentato di stemperare la questione, dichiarando di avere scritto quel verso prima del 7 ottobre. E la sera successiva si è limitato ad aggiungere "Stop genocidio". Nient'altro.</div><div><br /></div><div>Ed è scoppiata una crisi diplomatica.</div><div>Per Ghali. </div><div>L'indimenticabile interprete di "Chi se ne frega dei tuoi ma, dei tuoi se, dei tuoi bla-bla".</div><div>Ghali. </div><div><br /></div><div>Se la situazione non fosse tragica, sarebbe persino divertente, perché davvero, non si è mai vista a memoria d'uomo una coda di paglia tanto grande, tanto in fiamme. Ghali ha detto "Stop genocidio", e il giorno dopo l'ambasciatore israeliano ha sentito la necessità di rispondergli, trasformando un cantante famoso tra i ragazzini nel nuovo punto di riferimento del pacifismo italiano. <a href="https://www.repubblica.it/rubriche/le-lettere/2022/05/03/news/lintervista_a_lavlov_e_giornalismo_e_ora_la_squola_piace_alla_destra-347818319/">Merlo lo ha già definito antisemita</a>, e come ti sbagli? Un'AI sarebbe stata meno prevedibile, magari Merlo ormai adopera l'AI, oppure l'AI adopera Merlo. Costretto da cotanti interlocutori a ritornare sull'argomento a Domenica In, Ghali non ha detto molto di più, ma tanto è bastato per costringere Mara Venier a leggere un comunicato della direzione, e se credete che tutto questo sia il fascismo avete una strana idea del fascismo. Questo è il risultato di un sistema mediatico che invece di troncare e sopire ogni dissenso, lo stimola e amplifica finché non diventa una crisi diplomatica. Questo è anche il disastro comunicativo che si verifica quando qualcuno che crede di avere ben saldo il controllo della narrativa scopre che non è così: un cantante qualsiasi ha notato che il re è nudo e non c'è più niente che si può fare. </div><div><br /></div><div>Ovvero no: si può continuare a sfilare nudi, portando a casa almeno un po' di coerenza e decenza, come il re della favola di Andersen. Invece il re che abbiamo visto all'opera in questi giorni sta passando il tempo a strepitare sui giornali e sui social che lui non è nudooooooo! basta dire che sono nudoooooo! Questo è un vestito finissimooooooo, posso mostrarvi le fatture dei sarti di fama mondiale, voi non lo vedete perché siete incompetenti. Saremo anche incompetenti, ma la sentenza preliminare della Corte di Giustizia Internazionale dell'Aja l'abbiamo letta; c'è scritto che i rischi di genocidio erano concreti e che Israele doveva prevenirli. Questo, alcune settimane fa: dopodiché il governo israeliano ha intimato ai profughi palestinesi di raggiungere Rafah, e ora sta bombardando Rafah. Un'altra cosa che il governo ha fatto è cercare di screditare l'UNRWA, che aveva fornito gran parte delle prove ammesse alla Corte. Ma per ora nessuna accusa è stata provata. </div><div><br /></div><div>Ora vi prego di seguirmi: se Israele, che doveva prevenire un genocidio, non lo sta facendo, e anzi sta distruggendo archivi e cimiteri – i segni della secolare presenza palestinese a Gaza – premendo la striscia come un tubetto di dentifricio sul varco di Rafah, si sbaglierà più di tanto Ghali a dire "Stop genocidio"? Che non vuol nemmeno dire che il genocidio ci sia già stato. Vuol dire che il rischio c'è, perdio, siamo a trentamila morti, due terzi civili, se avete paura a usare la parola in questo momento, per quale motivo al mondo abbiamo perso tempo a insegnarvela? Lo capite che tutta la Storia che avete studiato serviva a evitare di ritrovarvi qui, ora, di fronte a una catastrofe, con gli occhi chiusi per non vedere, e la bocca piena di se, di ma, di bla-bla, per non sentire? </div><div><br /></div><div>No, non solo Ghali non sbaglia, ma non dice niente di eccezionale. Quel che dice diventa eccezionale perché nessuno professionista ha il coraggio di dirlo. Ghali e Dargen D'Amico – quanto dev'essere frustrante passare anni e risorse a piazzare un po' di gente in tutto il sistema mediatico e politico, a blandire e minacciare, per poi scoprire che la gente dà retta a un tizio vestito da scemo che cantava <i>Fottitene e balla</i>? Di chi è esattamente la colpa, se Ghali e Dargen D'Amico sono più informati e attendibili della Repubblica e del Corriere? Quanto può essere ridicolo un Molinari che non pubblica l'intervista a Ghali <a href="https://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2024/02/13/news/repubblica_non_ha_censurato_ghali-422120348/">finché non prende le distanze da Hamas</a>, come se i lettori fossero più interessati alle lezioni di Molinari che alle parole di Ghali? Diteci ancora una volta, coraggio, che i giornali stanno sul mercato perché danno alla gente quello che vuole leggere. </div><div><br /></div><div>Come ha notato per esempio <a href="https://www.haaretz.com/world-news/europe/2024-02-13/ty-article/.premium/rap-battle-italian-music-festival-rocked-by-genocide-accusations-against-israel/0000018d-a1fb-d416-a3ed-edfb50ac0000?gift=5a3518789f294a9587968793efb733d4">Anna Momigliano su Haaretz</a>, in Italia di Gaza non si stava parlando molto, prima di Sanremo. E Ghali non ne stava praticamente parlando, prima che i filoisraeliani non lo stimolassero in tal senso. Convinti di avere dalla loro parte una cassa di risonanza che non funziona, anzi li stordisce, li convince di avere il polso di un pubblico che semplicemente non li conosce. Se sulla Repubblica non esce un'intervista a Ghali, non è certo un danno per Ghali. Sarebbe un danno per Repubblica, se non avesse chiuso, qualche anno fa.</div>Unknownnoreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-89276494112742114172024-02-11T19:53:00.005+01:002024-02-12T15:33:27.533+01:00Per favore, Angelina Mango, rinuncia all'Eurovision Song Contest<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEif59Gy3-nRrxIo4M38PxeP63AH0VGVKybLrXW_-1Vz_EKFF4ctNjE_aNncD0lcHk1tFeeN9BHMvZOkoIm5pCOKscJABwwFxx5MrM2BRi9YeoT_oPTyduvAK4Gr1-Rk2JcqwUBA3D9x6sN-2MJF9k40Sk31P72zXp8HmUFRsni08fbykPW_lw/s981/Gaza_Strip_map_-_ITA.svg.png" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="981" data-original-width="800" height="362" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEif59Gy3-nRrxIo4M38PxeP63AH0VGVKybLrXW_-1Vz_EKFF4ctNjE_aNncD0lcHk1tFeeN9BHMvZOkoIm5pCOKscJABwwFxx5MrM2BRi9YeoT_oPTyduvAK4Gr1-Rk2JcqwUBA3D9x6sN-2MJF9k40Sk31P72zXp8HmUFRsni08fbykPW_lw/w296-h362/Gaza_Strip_map_-_ITA.svg.png" width="296" /></a></div>Cara Angelina Mango<p></p><p>per prima cosa, complimenti: hai vinto il festival della canzone italiana, al termine di una delle edizioni più seguite e più combattute. Con la tua vittoria hai probabilmente scritto una pagina della storia della musica italiana, e tante altre frasi fatte che potrei scriverti, prima di passare al dunque. Perché alla fine, se ti scrivo, è soltanto perché devo chiederti un favore. Molto grande.</p><p>Cara Angelina Mango, </p><p>in quanto vincitrice del festival, hai il diritto di partecipare all'Eurovision Song Contest. Immagino che si tratti di un'occasione non piccola per far conoscere il tuo brano e la tua bravura anche all'estero. Ecco il motivo per cui ti scrivo. </p><p>Devo chiederti di non partecipare: di boicottare l'Eurovision Song Contest. </p><p>Sì, lo so, non sono cose da chiedere a un'artista. </p><p>Ma non so a chi altro rivolgermi, sono abbastanza disperato. Proprio in questi giorni in cui tu hai avuto altre cose cui pensare, il governo israeliano ha chiesto ai civili palestinesi di evacuare Rafah, perché deve smantellare le basi di Hamas che a quanto pare adesso si troverebbero lì – è tre mesi che le cerca, devastando la Striscia nel processo. In queste ore l'esercito israeliano sta già bombardando Rafah. I civili dovrebbero andarsene, ma c'è un problema: Rafah è l'ultima città della Striscia. La gente che tre mesi fa ha accolto un simile invito ad andarsene da Gaza, è scappata più a sud, a Khan Younis – salvo che gli israeliani hanno bombardato e occupato anche Khan Younis, invitando la popolazione ad andare ancora più a sud, appunto a Rafah. Più a sud di così non possono andare, c'è solo il confine egiziano, che rimane chiuso. Ci sono centinaia di migliaia di civili in trappola, a Rafah. Negli ultimi tre mesi ne sono morti più di 25.000, uccisi dalle bombe e dai fucili dell'esercito israeliano. Più di un terzo erano minori. Sono numeri che il governo israeliano non contesta. È chiaro che tu non hai nessuna responsabilità di tutto questo.</p><blockquote class="twitter-tweet"><p dir="ltr" lang="en">The Prime Minister's Office:<br /><br />It is impossible to achieve the goal of the war of eliminating Hamas by leaving four Hamas battalions in Rafah.<br /><br />On the contrary, it is clear that intense activity in Rafah requires that civilians evacuate the areas of combat.</p>— Prime Minister of Israel (@IsraeliPM) <a href="https://twitter.com/IsraeliPM/status/1755979954448150530?ref_src=twsrc%5Etfw">February 9, 2024</a></blockquote> <script async="" charset="utf-8" src="https://platform.twitter.com/widgets.js"></script><p>Però all'Eurovision gareggerai contro gli artisti di altri Paesi, tra cui Israele, che ha già ufficialmente presentato la cantante che difenderà i suoi colori. Ora, parliamoci chiaro: l'Eurovision è una baracconata al quadrato, che moltiplica due cose che sono già baracconate in sé: le competizioni tra canzoni e le competizioni per nazioni. Tu ci vai a promuovere la tua canzone, non a difendere l'Italia; e allo stesso modo la tua collega non andrà a difendere Israele, né a rappresentare le decisioni del governo o i bombardamenti dell'esercito. E però ci andrà. Come se non stesse succedendo niente. </p><p>Questa cosa, perdonami, la trovo insopportabile. Non è vero che non sta succedendo niente. Due anni fa, come sai, la Russia è stata esclusa dall'Eurovision in seguito all'invasione dell'Ucraina. I rappresentanti di diverse nazioni (non l'Italia) avevano annunciato che se la Russia restava in gara, loro non avrebbero partecipato. A tutti gli osservatori non filorussi sembrò una decisione ragionevole, un modo per dare un segnale al governo e alla popolazione russa: non possiamo tollerare un'invasione a poche centinaia di km da casa nostra, non possiamo giocare assieme a votare il cantante mentre c'è chi bombarda e uccide. Ecco. Due anni dopo il messaggio che rischia di passare è l'opposto: che il governo israeliano può fare quello che vuole senza che nessuno, almeno in Europa, si opponga. E cosa vuole fare il governo israeliano?</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrhXUEbM4Tv6f8PphngvQcWF3gLXJPF2HMr97ScgfVwFWCIs-BpNcsW2wLEWfsNzLwIp3qlg3TALT-0gHq0LfOTFnzDIJPwq1ugwOQMG2F16XpPJjBthjZ8OQkeAkawKQcwSCoIof3uhiZ1YJIM9LVE46o3n5tbxkO2bkHNVtsTs3ELn5ZgA/s1280/maxresdefault.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="238" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrhXUEbM4Tv6f8PphngvQcWF3gLXJPF2HMr97ScgfVwFWCIs-BpNcsW2wLEWfsNzLwIp3qlg3TALT-0gHq0LfOTFnzDIJPwq1ugwOQMG2F16XpPJjBthjZ8OQkeAkawKQcwSCoIof3uhiZ1YJIM9LVE46o3n5tbxkO2bkHNVtsTs3ELn5ZgA/w423-h238/maxresdefault.jpg" width="423" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=-6twJVPG328">Youtube</a></td></tr></tbody></table><br /><p>C'è una <a href="https://www.wired.it/article/israele-genocidio-accusa-corte-internazionale-di-giustizia-sentenza-provvisoria/">sentenza provvisoria della Corte di Giustizia Internazionale dell'Aja </a>che lo mette nero su bianco: Israele deve prevenire qualunque atto che possa essere ricondotto a genocidio. Il che significa quanto meno che il rischio di genocidio c'è. Dopo averla recintata e isolata dal mondo per decenni, l'esercito israeliano sta distruggendo la Striscia. I soldati stanno uccidendo migliaia di palestinesi, cercando di forzarne l'esodo in Egitto. Ufficialmente lo fanno per eliminare i guerriglieri di Hamas e ritrovare gli ostaggi, ma non sembra che stia funzionando. Inoltre compiono azioni che non sembrano avere molto a che fare con l'antiguerriglia. Ad esempio, <a href="https://uk.icom.museum/central-archives-of-gaza-city-destroyed/">distruggono gli archivi</a>. e <a href="https://edition.cnn.com/2024/01/20/middleeast/israel-gaza-cemeteries-desecrated-investigation-intl-cmd/index.html">smantellano i cimiteri</a>. Per quale motivo al mondo un esercito in guerra può perdere tempo a eliminare tombe e documenti? Mi viene in mente un solo motivo: cancellare la storia degli abitanti di Gaza, impedire che in futuro qualcuno possa dimostrare l'entità di quello che è successo. Ma come (potresti obiettare), sappiamo bene cosa sta succedendo: ci sono i giornalisti sul posto. Ormai non più, dall'inizio della crisi ne sono morti più di cento, sotto i bombardamenti o colpiti da armi da fuoco. È un numero assolutamente eccezionale, per un teatro di guerra così circoscritto. Sembra proprio che i giornalisti siano presi di mira dai militari israeliani. </p><p>È come se in gioco non ci fosse soltanto la vita di centinaia di migliaia di persone (il che già basterebbe) ma la nostra oggettività. Israele è un Paese nostro amico, e quindi può riscrivere la sua storia a piacimento, e noi dobbiamo far fingere che sia tutto ok, che un tentativo di genocidio sia semplicemente un'operazione antiterroristica. Dobbiamo continuare a raccontarci questa cosa finché non cominceremo a crederci. Scrivere nei nostri libri che i palestinesi erano una sparuta minoranza che a un certo punto si è dileguata per cause naturali, e poi farli leggere ai nostri figli finché non si convinceranno che sia andata così. Questa normalizzazione comincia oggi, quando un tuo collega dice "stop genocidio" e la Rai taglia la frase dal video dell'esibizione; quando si parla dell'Eurovision e diamo tutti per scontato che ci saremo noi e ci sarà anche Israele.</p><p>Cara Angelina Mango, il giorno del tuo trionfo a Sanremo ha coinciso con il giorno del ricordo dei massacri delle foibe, forse hai sentito a un certo punto Amadeus che ne parlava. Si tratta di un episodio storico molto controverso; ti basti pensare che su wikipedia le stime dei morti infoibati oscillano tra le tre e le undici migliaia. Anche volendo prendere il numero più alto, si tratta di un massacro inferiore a quello che è avvenuto a Gaza negli ultimi mesi. Da cui la solita domanda: a cosa serve ricordare un episodio di 80 anni fa, se non a impedire che cose simili succedano? E se lasciamo che cose simili succedano senza opporre nemmeno la nostra coscienza, a che ci serve ricordare episodi di 80 anni fa?</p><blockquote class="twitter-tweet"><p dir="ltr" lang="en">BREAKING: 12 days after being missing following an Israeli shelling on her family car, the body of the six-year-old girl Hind Rajab, along with the bodies of five of her family members, have been found in the Tal Al-Hawa neighborhood of Gaza City.<br /><br />Medical sources reported that… <a href="https://t.co/oPM76nYGBH">pic.twitter.com/oPM76nYGBH</a></p>— Quds News Network (@QudsNen) <a href="https://twitter.com/QudsNen/status/1756216425088221326?ref_src=twsrc%5Etfw">February 10, 2024</a></blockquote> <script async="" charset="utf-8" src="https://platform.twitter.com/widgets.js"></script><p>Cara Angelina Mango,</p><p>probabilmente sto sbagliando tutto. Il conteggio dei morti non è mai un argomento efficace. La fantasia umana ha dei limiti oltre ai quali non riesce più a concepire l'orrore: tremila, trentamila, non fa nessuna differenza. Per questo motivo i comunicatori più abili di solito si concentrano sui casi singoli. Forse avrei dovuto parlarti semplicemente di Hind Rajab, la bambina di sei anni che è sopravvissuta per qualche ora al bombardamento che aveva ucciso la sua famiglia. Stavano scappando da Gaza in automobile, quando è stata presa di mira. La cugina quindicenne è riuscita a chiamato la Mezzaluna Rossa prima di morire. La Mezzaluna Rossa ha richiamato e solo Hind poteva rispondere, così ha risposto. Ha implorato che la venissero a prendere, era lì nascosta tra i cadaveri dei parenti e aveva paura del buio. Il personale della Mezzaluna Rossa ha contattato l'esercito israeliano, ha chiesto di poter accedere all'area. Ha aspettato per ore. Finalmente un'ambulanza è potuta partire, ma non è mai arrivata. L'esercito ha sparato anche all'ambulanza. Non è così raro laggiù. I volontari che partivano, sapevano che il rischio c'era. Ma c'era una bambina sola al buio, e così sono andati. Tutto questo non è normale, non dovrebbe succedere. Se abbiamo la minima possibilità di impedirlo, dobbiamo utilizzare quella minima possibilità. </p><p>Così la mia minima possibilità, stasera, è domandarti questa cosa: per favore, prendi almeno in considerazione l'idea di non partecipare all'Eurovision. Che poi diciamocelo, hai già vinto Sanremo, cosa dovresti dimostrare all'Eurovision? Tutti gli anni una canzone vince l'Eurovision: di solito è un ritornello scemo e ce ne dimentichiamo la settimana dopo. Ma se tu riuscissi a dire, nei prossimi giorni: preferirei non andare, mi sento a disagio a partecipare; vorrei che prima di partecipare Israele si attenesse alla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia e prevenisse un genocidio, ecco, credo che milioni di persone in Italia, e in Palestina, e in tutto il mondo (persino in Israele) non ti dimenticheranno più. Scriverai un'altra pagina di storia, persino più nitida di quella che hai scritto ieri. </p><p>E poi certo, qualcuno se la prenderà. C'è gente che non sopporta nemmeno di sentire le parole "stop genocidio": le considera offensive, forse non sa cosa significa genocidio, oppure pensa che è una buona cosa, non lo so. Esiste gente così, e se tu dici che non vuoi andare all'Eurovision, si offenderà molto. Ma è gente che non ti avrebbe ascoltato comunque. E siccome non si può piacere a tutti, probabilmente la cosa migliore è scegliere di non piacere a chi difende i genocidi. Scusami, sono stato troppo lungo. Grazie. E ancora complimenti.</p>Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-32176664206573955542024-02-09T02:42:00.002+01:002024-02-09T02:42:50.443+01:00Tutto intorno a Fiorello (che non ne può più)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCvQfNYlLOiuCNaBy-MwqwR18RfKcp_Y_A2hlFJZdKqUzAkjaRWMtYYRA_Oo2ygwCzV78UW1UfdMiaxH2D5uDAZ-mYULXvQDHnxdUC0g17Q0PytJ8Qcu5j-V3CX7KgLkdUmJdY0IizZ6omxSGLvaHXN5cO2utur_CcBfbPZXHkj390m57yfw/s1234/travolta_bis.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="784" data-original-width="1234" height="284" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCvQfNYlLOiuCNaBy-MwqwR18RfKcp_Y_A2hlFJZdKqUzAkjaRWMtYYRA_Oo2ygwCzV78UW1UfdMiaxH2D5uDAZ-mYULXvQDHnxdUC0g17Q0PytJ8Qcu5j-V3CX7KgLkdUmJdY0IizZ6omxSGLvaHXN5cO2utur_CcBfbPZXHkj390m57yfw/w448-h284/travolta_bis.jpeg" width="448" /></a></div><br />Ci sono cose molto più orribili che succedono tutti i giorni, ma parliamo pure di Fiorello. È più interessante di quanto sembri, giuro. <div><br /></div><div>La tv ormai è un medium anziano, con una terribile sensibilità per la storia, la tradizione, e per il Canone – non quello che si paga, ma una galleria di artisti e contenuti il cui valore dovrebbe essere tramandato di generazione in generazione. Per cui il banale format falloniano – prendi una celebrità, costringila bonariamente a fare qualcosa di molto stupido – doveva comunque essere intinto in una soluzione di malinconia. In effetti se vi ricordate, io inspiegabilmente me lo ricordo, John Travolta a Sanremo ci era già andato e credo con Victoria Cabello aveva già fatto lo stesso inutile siparietto di coreografie: Stayin' Alive, Grease e Pulp Fiction. Che altro fargli fare, del resto. Ecco, se lo domandi a qualsiasi autore di media sensibilità, probabilmente scuoterà la testa: nient'altro. </div><div><br /></div><div>Ma se lo domandi a Fiorello (o ai suoi autori), il risultato è qualcosa che può indurre a vergognarsi persino l'immortale interprete di <i>Senti chi parla 3</i> e il produttore di <i>Battaglia per la terra</i>. Il ballo del qua qua è oltre, ma perché? Una chiave ce l'ha data lo stesso Fiorello (Fiorello queste chiavi le fornisce sempre, perché parla molto): noi oggi qui ti roviniamo la carriera. Stava scherzando, ma Fiorello ha questo modo di scherzare, lasciatemelo dire, siciliano, che a me dà spesso un brivido. Non perché Fiorello possa veramente rovinare la carriera di JT (più di quanto non se la sia già JT complicata da solo). Ma perché non gli dispiace veramente farci capire che ne sarebbe capace. Scherzandoci su, per carità. Che poi davvero ha mai rovinato la carriera di qualcuno, Fiorello? Mi vengono in mente solo personaggi che ha aiutato. Magari quelli che cancella lui scompaiono sul serio, anche dalla mia memoria. O forse sotto quella bonarietà da imbonitore che mi induce sempre a diffidare, Fiorello non è una persona cattiva. Vuole solo che ogni tanto lo sospettiamo. </div><div><br /></div><div>Da giovane Fiorello è diventato molto famoso e molto in fretta, al punto che è quasi un caso se non ci è rimasto secco. Da lì in poi ha goduto di una specie di rendita di posizione. Mentre tutti davano per scontato che fosse il mattatore che avrebbe salvato la tv generalista, Fiorello ha avuto un po' di tempo e di agio per capire i suoi limiti. Fiorello voleva fare il cantante, ma avrebbe dovuto lavorarci di più. La tv lo voleva come Grande Presentatore di Varietà, l'unico degno successore di Pippo Baudo: ma avrebbe dovuto fare quel passo indietro che non è mai stato in grado di fare. Baudo sapeva far brillare gli ospiti, e ai comici faceva da spalla; Fiorello vuole essere capocomico e gli ospiti tende a eclissarli, ormai lo sa e ci scherza sopra: se vai ospite nel suo programma ti può capitare di esibirti ai semafori. Rispetto a Fallon c'è una punta di cattiveria che rivela una mentalità più feudale: Fiorello nel suo spazio televisivo è signore assoluto, se lo è conquistato vincendo determinate battaglie e cedendo soltanto ad alcuni compromessi, e se vuoi essere suo ospite devi svegliarti all'ora che piace a lui, giocare al gioco che ha scelto lui. Lui suona e tu balli e chissenefrega se sei Hollywood (la solita Hollywood a cui Sanremo chiede una scintilla consunta di internazionalità): qui comando io e questo è il ballo del qua qua, John, balla.</div><div><br /></div><div>Per un'ironia della situazione (la situazione è quella di una regressione culturale pluridecennale) il feudo personale di baron Fiorello è comunque il programma più innovativo di tutti i palinsesti Rai, se non l'unico. Se ci pensate è una cosa di cui nessuno sentiva l'esigenza – un varietà alle sette del mattino – e che mescola con una fluidità impressionante il linguaggio radiofonico e quello dei social. A riprova del fatto che ogni innovazione nasce da un errore di percorso, da una mutazione imprevista che si dimostra più efficace nell'adattarsi all'ambiente, Viva Rai 2 non è nata a tavolino come uno spazio per la sperimentazione, ma è semplicemente quel che è successo quando hanno chiesto a Fiorello: va bene, il varietà tradizionale no, e allora cosa ti piace fare? e lui deve aver risposto: mi piace svegliarmi presto. E si sono tutti messi a svegliarsi presto per adattarsi al bioritmo di Fiorello. Il programma è centrato su di lui al punto che letteralmente si mangia l'inquadratura: non gli basta essere il centro, a volte gioca col chroma key per fare anche da sfondo. Tutto è basato su di lui, va bene, e allora qual è la novità?</div><div><br /></div><div>Che lui è stanco. Non ne fa mistero: ha sessant'anni, una paura sincera di perdere il filo mentre parla (le due spalle dovrebbero aiutarlo in questo, ma fanno comunque fatica a reggere il ritmo). Come è tipico di chi fa lo stesso mestiere da troppi anni, si è rotto i coglioni soprattutto di provare: gli sketch con Biggio sono sotto il livello delle scenette dei turisti ai villaggi, non tanto per i testi ma perché questi due professionisti non riescono a stare seri per due minuti, non gliene potrebbe fregar di meno, buona la prima e vai con lo stacchetto. Qualcuno ogni tanto tira fuori Arbore, ecco, la prima differenza è che dopo una stagione Arbore salutava, passava in cassa e andava a inventarsi qualcos'altro. Fiorello non ce la fa, gli piace troppo presentare, invitare gli ospiti e cantarci sopra, e soprattutto, sospetto, gli piace comandare. Ogni tanto ci mostra il telefono e ci fa vedere che può chiamare chiunque, in qualsiasi momento: anche alle sette del mattino. L'agente del tal cantante gli manda una canzone pregandolo di non farla ascoltare entro la tal data, come è prassi nell'ambiente: lui ridacchia e la mette su il giorno prima, tanto è Fiorello, chi è che può permettersi di litigare con Fiorello? </div><div><br /></div><div>Un'altra differenza con Arbore è che quest'ultimo veniva dal jazz: l'idea era imparare un tema, chiamare dei professionisti che l'avrebbero saputo suonare a occhi chiusi, e farli improvvisare. Fiorello viene dai villaggi, infierisce ancora sugli ospiti come gli animatori sui turisti: dai, balla il ballo del qua qua che è divertente. Gli altri turisti in effetti in quel momento ridono: tu no ma vabbe', riderai domani, e poi non si può piacere a tutti. </div>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-79342252114551342432024-02-07T02:36:00.005+01:002024-02-07T13:18:23.847+01:00Il papa più sconfitto (ma infallibile)<p><b>7 febbraio: beato Pio IX (1792-1878), papa sconfitto</b></p><p></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuhCxJelid7AMx3aaBDYhyphenhyphenhpOzuhbsXohok76LJIx6G9kKCvDyFcTlOuZ6eg-0c_srin0hafby2JQLusThYsllI6_xMYOeGJXS_k0YrRN6ogw-ePICG0uLINSd8XaRV9d4qPd_XAFjJyjlPBen4CxGdrrd6FWNwn-rMkwjPYIlG61PEtstTQ/s1043/Portrait_pius_ix.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1043" data-original-width="800" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuhCxJelid7AMx3aaBDYhyphenhyphenhpOzuhbsXohok76LJIx6G9kKCvDyFcTlOuZ6eg-0c_srin0hafby2JQLusThYsllI6_xMYOeGJXS_k0YrRN6ogw-ePICG0uLINSd8XaRV9d4qPd_XAFjJyjlPBen4CxGdrrd6FWNwn-rMkwjPYIlG61PEtstTQ/s320/Portrait_pius_ix.jpg" width="245" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pio IX è stato il primo papa a essere <br />fotografato (questa è del 1864 e non è <br />la prima). </td></tr></tbody></table>Quant'è difficile scrivere un pezzo su Pio IX senza indulgere in retorica papalina o anticlericale. <a href="https://leonardo.blogspot.com/2012/01/pedoprete-e-chi-il-pedoprete-fa.html">Ne abbiamo già parlato</a>: i santi più difficili sono quelli dell'Ottocento. I santi del secolo precedente tutto sommato sono ancora variazioni roccocò sui modelli antichi o medievali. Quelli del Novecento sono alieni, ucronie ambulanti, personaggi di fatti di cronaca o agghiaccianti film di guerra, i pezzi quasi si scrivono da soli. Il fatto è che dopo aver forgiato il nostro immaginario per millenni, da cento e qualche anno la Chiesa è diventata qualcosa di esotico, che merita rispetto come tutte le culture in via di estinzione. In mezzo c'è questo secolo complicato in cui è avvenuta la transizione, un secolo in cui la Chiesa ha combattuto una guerra per l'egemonia culturale, ed evidentemente l'ha persa: e nessun uomo rappresenta questa sconfitta meglio di Pio IX. Nessuno ha regnato quanto lui (tradizionalmente lo si considera il pontificato più lungo dopo quello di Pietro, del quale però non abbiamo vere notizie), per 31 anni. Nessuno ha acceso speranze tanto vive nei contemporanei, e provocato tanta delusione. <p></p><p>Giovanni Maria Battista Pietro Pellegrino Isidoro Mastai-Ferretti nasce a Senigallia nel 1792, nono figlio del conte Girolamo Benedetto Gaspare. Nella giovinezza è soggetto a crisi epilettiche che in famiglia vengono fatte risalire a un trauma cranico riportato a cinque anni a causa di una caduta in un torrente. Oltre a interrompere gli studi regolari presso il collegio degli Scolopi, le crisi non gli consentono di assolvere il servizio di leva presso l'esercito del napoleonico Regno d'Italia; anche dopo la Restaurazione la nuova Guardia Pontificia lo congeda quasi subito, dopodiché Giovan Maria Battista guarisce e non avrà più crisi epilettiche in vita sua. Il miracolo viene collegato al primo incontro che avrebbe avuto con Pio VII, presso il <a href="http://leonardo.blogspot.it/2011/12/santa-maria-aviatrice.html">santuario di Loreto</a>: il papa gli avrebbe detto semplicemente "Crediamo che questo crudele male non vi tormenterà mai più". Detto, fatto. Invece di riprovare con la carriera militare, Giovan Maria scopre la vocazione ecclesiastica, che nello Stato Pontificio corrispondeva con quella burocratico-amministrativa. Il primo incarico, presso un'istituzione di orfanotrofi, non sembra molto prestigioso, e dovrebbe corrispondere a un'umile predisposizione all'apostolato e alla beneficienza che lo avrebbe portato a rifuggire cariche più importanti. Potrebbe anche essere andata così, ma parliamo di un uomo che ha avuto trent'anni di tempo per aggiustare la sua biografia/agiografia. A trent'anni partecipa a una missione diplomatica in Cile e in Uruguay, terre al tempo lontanissime: è il primo papa ad aver messo piede in Sudamerica. A trentacinque è già vescovo di Spoleto, dove accade un altro episodio leggendario: durante i moti del 1831 avrebbe salvato la vita a un facinoroso carbonaro dal cognome illustre, Luigi Napoleone Bonaparte. Di vero c'è che durante i moti Giovan Maria riuscì a trattare una resa pacifica degli insorti ed evitare uno spargimento di sangue. Un'altra occasione di dimostrare sangue freddo e senso pratico è il terremoto dell'anno successivo; nel 1840 è già cardinale.</p><p>Quando viene eletto papa (1846), Pio IX ha appena 54 anni ed è il candidato della fazione più liberale del conclave. È un liberalismo molto relativo: Mastai-Ferretti esalta i neoguelfi che immaginano una federazione delle monarchie italiane guidate dal Papa, piace al popolo che lo ha visto amministrare Spoleto e Imola e ne apprezza la sensibilità filantropica, ma nemmeno dispiace a Metternich che intuisce in lui un uomo d'ordine: e si sbaglia meno degli altri. Il papa appena incoronato deve promulgare un'amnistia che rimette in circolo diversi carbonari democratici e liberali: è la prassi, ma democratici e liberali la vedono come una scelta di campo. Pio IX arriva al fatidico 1848 acclamato come il Papa Liberale, ma la situazione gli sfugge di mano. Quando Milano e Venezia si liberano degli austriaci, il nuovo re di Sardegna dichiara guerra all'Impero e attacca la Lombardia. Sull'onda dell'entusiasmo anche nello Stato della Chiesa si forma un esercito di volontari antiaustriaci: il papa li lascia partire, poi forse si rende conto che l'Austria potrebbe ancora vincere e prova a richiamarli – col risultato di scontentare tutti. Quando il suo primo ministro, Pellegrino Rossi, viene assassinato dai democratici che osteggiano il progetto federativo, Pio IX teme di essere il secondo della lista e scappa a Gaeta, ospite del re delle Due Sicilie. A Roma si proclama la Repubblica; arrivano Mazzini e Garibaldi; poco dopo però arrivano anche i soldati francesi, questi ultimi inviati proprio da quel Luigi Napoleone che Mastai-Ferretti aveva salvato a Spoleto e che era appena diventato il Presidente della Seconda Repubblica. Agli elettori cattolici, Luigi aveva promesso di rimettere il papa al suo posto. La resistenza è vana; Garibaldi guida i volontari fuggitivi in direzione di Venezia in una trafila estenuante durante la quale perderà, tra gli altri, la compagna Anita: dal 1849 in poi per lui l'ex papa liberale sarà il "metro cubo di letame".</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifOtM3MCv8ZBQjvSDE60rtXq3XpZ71sjz2Xllst36zV3O4SCgs6jVUcdXFwIi05DhyphenhyphenxvVStvB6wl157XpcfOT2AETQ76Ib_5VWdK3WF7-AgIisHh667TsyXSISkC0XtYc6n1OZpkeCuAuVgFxqbhnzzD1vfK4tfQDCKZEC2uDGH6NYZ91kxA/s2557/Rapito_Bellocchio.png" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1428" data-original-width="2557" height="249" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifOtM3MCv8ZBQjvSDE60rtXq3XpZ71sjz2Xllst36zV3O4SCgs6jVUcdXFwIi05DhyphenhyphenxvVStvB6wl157XpcfOT2AETQ76Ib_5VWdK3WF7-AgIisHh667TsyXSISkC0XtYc6n1OZpkeCuAuVgFxqbhnzzD1vfK4tfQDCKZEC2uDGH6NYZ91kxA/w445-h249/Rapito_Bellocchio.png" width="445" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">(Bellocchio, 2023)</td></tr></tbody></table><p>Reinstallatosi a Roma, non più al Quirinale ma nel Vaticano che dava più sicurezza in caso di tumulti, Pio IX revoca la costituzione, rimette gli ebrei nel ghetto, ripristina la pena di morte, insomma fa tutto quello che i re assoluti facevano dopo che le rivoluzioni ottocentesche esaurivano le fiammate. Quelli che non abdicavano: ma lui, l'aveva spiegato prima di fuggire a Gaeta, non aveva "il diritto di abdicare": doveva essere papa fino in fondo, anche se questo significava ormai abbracciare la Reazione. Quando l'Inquisizione a Bologna sottrae a una famiglia ebraica un bambino di sei anni, Edgardo Mortara, Pio IX non ha nulla da obiettare: una cameriera lo aveva battezzato di nascosto per salvarlo dal limbo, e per la legge chi era battezzato non poteva crescere in una famiglia ebraica. Il caso fa molto clamore anche all'estero, ma Pio IX si dimostrerà, in questo e in altri casi, completamente tetragono alla nuova opinione pubblica. Succede a molti supposti liberali, di rinnegare il proprio progressismo non appena si raggiunge una posizione di potere: e la posizione di Pio IX era ancora quella di un sovrano assoluto. Modernismo, liberalismo, socialismo e in sostanza qualsiasi -ismo di cui si fosse sentito parlare vengono condannati nel Sillabo (1864). Il rinnovamento tecnologico, non ufficialmente osteggiato, va a rilento; strade e ferrovie rischiano di facilitare traffici e contatti con territori e popoli più liberi; il fisco è leggero e alle grandi famiglie nobiliari piace così, anche perché attira grandi turisti e capitali. Il popolo non è così contento ma ribellarsi non conviene. A Roma mastro Titta è ancora attivo: qualcuno nota l'ironia di un regime che ha rinnegato ogni scoperta rivoluzionaria tranne la ghigliottina, ma se vogliamo essere precisi i romani avevano cominciato a usare un supplizio simile prima dei francesi, durante l'ancien régime, dimostrandosi almeno in questo campo all'avanguardia. </p><p>Quando nel 1859, allo scoppio della Seconda Guerra d'Indipendenza, Perugia insorge, un reggimento di soldati pontifici riporta l'ordine in città con un massacro di civili. La situazione è delicata: l'integrità dello Stato della Chiesa dipende sempre da Luigi Bonaparte, ora non più presidente ma imperatore Napoleone III. Quest'ultimo però sta giocando una partita complessa su due tavoli diversi: ha infatti deciso di appoggiare anche l'espansione del Regno di Sardegna nel nord Italia, sorprendendo gli austriaci ma scatenando quelle forze democratiche che a Pio IX l'avevano giurata. Tra questi in particolare Garibaldi, che sbarcato in Sicilia con poco più di mille uomini sta risalendo la penisola col chiaro intento di arrivare a Roma; a fermarlo accorre lo stesso re di Sardegna, ma il prezzo da pagare per salvare il Lazio è la cessione di Umbria, Marche e Romagna. A partire dal 1861 lo Stato della Chiesa è circondato dal nuovo Regno d'Italia; Vittorio Emanuele II promette che non toccherà Roma, ma Garibaldi continua a provarci finché non gli sparano a una gamba. A Caprera battezza un asino Pionono, così può bastonarlo a suo piacimento.</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="background-color: white; color: black; font-family: "Times New Roman", Times, FreeSerif, serif; font-size: 16px; margin-bottom: 0.5em; margin-left: auto; margin-right: auto; padding: 4px; position: relative; text-align: center;"><tbody><tr><td><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikEqSco4E3wxcOzJT9FAfcc4sT_3HUwwkV1JhJLWEWuLny1c_Jr1nvB4TAPk9ILP7h-yeDRfyPddivxSDzo0ynNbJPR3dBmm3brMP_ENnQqj65kf7Z-wQ6HkayK_WbFyNkMiw/s1600/podesti-Immacolata-400x300.jpg" style="color: #ff9900; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="400" height="386" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikEqSco4E3wxcOzJT9FAfcc4sT_3HUwwkV1JhJLWEWuLny1c_Jr1nvB4TAPk9ILP7h-yeDRfyPddivxSDzo0ynNbJPR3dBmm3brMP_ENnQqj65kf7Z-wQ6HkayK_WbFyNkMiw/w506-h386/podesti-Immacolata-400x300.jpg" style="background: transparent; border-radius: 0px; border: 1px solid transparent; box-shadow: rgba(0, 0, 0, 0.2) 0px 0px 0px; padding: 8px; position: relative;" width="506" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="font-size: 12.8px;">Francesco Podesti, musei vaticani. Gli affreschi della sala dell'Immacolata<br />sono l'ultimo kolossal pittorico romano, prima del grigio diluvio democratico.</td></tr></tbody></table><p>Mentre vede il suo potere temporale assottigliarsi, Pio IX cerca di puntellare il suo potere spirituale, con un'iniziativa arrischiata. Nel 1854, con la costituzione apostolica <i>Ineffabilis Deus</i>, mette una pietra sul millenario dibattito tra maculisti e immaculisti. Questi ultimi sostenevano che Maria di Nazareth era stata concepita senza peccato originale, per poter ospitare in grembo il figlio di Dio; i primi obiettavano che Maria aveva scelto di essere madre di Gesù, esercitando il libero arbitrio. Pio IX, da sempre devoto all'<a href="https://leonardo.blogspot.com/2018/12/senza-macchia-o-senza-scelta.html">Immacolata Concezione, decide di proclamare la tesi degli immaculisti come dogma di fede</a>. C'è però un problema non piccolo: fino a quel momento i dogmi non erano stati proclamati dai pontefici, ma dai Concili. Pio IX convocherà effettivamente un concilio, non per confermare il dogma dell'Immacolata Concezione, bensì per sancire <a href="https://leonardo.blogspot.com/2019/02/jlb-pimpami-la-cattedra.html">il principio dell'infallibilità del pontefice ex cathedra</a>, cioè in materia di fede. È il Concilio Vaticano I, che si apre nel 1869: a questo punto Mastai-Ferretti è papa da un quarto di secolo, eppure non tutti i vescovi accorsi dall'Europa sono pronti ad accettare un concetto (l'infallibilità) che teoricamente potrebbe porre fine alla storia dei concili. </p><p>Si consuma anche un piccolo scisma con i cosiddetti veterocattolici; il Concilio poi si scioglie precipitosamente (e non ufficialmente) perché nel frattempo Napoleone III ha avuto l'idea di dichiarare guerra ai prussiani e le cose non sono andate come prevedeva. Il Secondo Impero francese crolla di schianto: il papato perde il suo protettore internazionale. A Vittorio Emanuele II che cerca di spiegargli che ormai è questione di giorni, Pio IX scrive "Vi dico che non entrerete a Roma". La resistenza nei fatti è impossibile, ma il papa ordina ai suoi uomini di non arrendersi senza combattere un po', giusto per ribadire di fronte all'opinione pubblica internazionale che non si tratta di un'annessione, ma di un'invasione. Ne risulterà una sessantina di morti, dopodiché il papa rifiuterà l'offerta di rimanere re di una porzione dell'Oltretevere e si dichiarerà prigioniero politico del regno d'Italia. </p><p>Ai sudditi cattolici del regno la sua bolla <i>Non expedit </i>domanderà la non-partecipazione alla vita politica. Una richiesta che introdurrà nella coscienza di tanti italiani una lieve forma di bipolarità: come se essere contemporaneamente buoni cittadini e buoni cristiani non fosse del tutto possibile, e in effetti forse non lo è. </p><p>Pio IX morirà nel 1878, quattro anni prima di Garibaldi. È stato beatificato nel 2000 da Giovanni Paolo II, il papa che per appena cinque anni non è riuscito a battere il suo record di permanenza. La beatificazione riaprì le polemiche, soprattutto con la comunità ebraica e la famiglia Mortara. Oggi come oggi è difficile immaginare che un nuovo miracolo schiuda le porte a un iter di canonizzazione, ma dipenderà anche dal taglio che vorranno dare al loro pontificato i successori di Francesco. Non è difficile immaginare che a un papa sensibilmente più progressista dei due precedenti possa seguirne un altro più conservatore, qualcuno che in Pio IX possa riconoscere un simbolo della lotta alla modernità e dell'infallibilità del magistero. Vedremo. Agli osservatori consiglierei prudenza, Mastai-Ferretti nel 1846 sembrava davvero un papa avanti; ma a volte la Storia soffia troppo forte, e nel panico l'unica soluzione sembra ammainare le vele prima che si strappino. </p>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-92183593180430625182024-02-05T16:22:00.007+01:002024-02-05T16:28:43.652+01:00I palloni di Hamas<p><i></i></p><i><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhr6uCtUpVi37avTaS9qjjkRYjnQfgCqX7BcqAYvRzDB1Huu1rO5JJEIdtK8SZsYF0iX7yyrK4ycB0835gWjQJJMrQkScaquegQo9T1fNpIIB-DzCNFLMhpYNFJVKe4ezK8cwTinL5ZQRQ7Xwbqb-G8T8GCTL0sopNI_1ZqpAAdTrcEJGXc_A/s403/andrea%20vaccaro.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="403" data-original-width="304" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhr6uCtUpVi37avTaS9qjjkRYjnQfgCqX7BcqAYvRzDB1Huu1rO5JJEIdtK8SZsYF0iX7yyrK4ycB0835gWjQJJMrQkScaquegQo9T1fNpIIB-DzCNFLMhpYNFJVKe4ezK8cwTinL5ZQRQ7Xwbqb-G8T8GCTL0sopNI_1ZqpAAdTrcEJGXc_A/s320/andrea%20vaccaro.JPG" width="241" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr></tbody></table>Avvertenza: questo pezzo contiene descrizioni di atti di violenza che possono impressionare il lettore, così come hanno impressionato me. </i><div><br /></div><div>Il 5 febbraio è la festa di <a href="https://leonardo.blogspot.com/2019/02/ad-agata-non-voglio-piu-pensare.html">Sant'Agata</a>, la martire siciliana a cui il Signore avrebbe fatto ricrescere il seno, dopo che i carnefici glielo avevano amputato. Dunque se devo scrivere un pezzo sui seni-pallone amputati da Hamas, lo farò oggi. </div><div><br /></div><div>Ma devo proprio? Su un argomento così macabro, col rischio di indugiare in dettagli morbosi o mancare di rispetto alle vittime di una strage? Scrivere un pezzo che nessun algoritmo si filerà, che ben pochi verranno a leggersi, e quei pochi magari proprio per notarne i difetti, perché?</div><div><br /></div><div><div>Pare sia terapeutico. Ho sentito dire che le fobie si superano parlandone. Inoltre ho la sensazione di essere stato preso in giro, da qualcuno che sapeva esattamente come spaventarmi, e mi ha raccontato una storia orribile ben sapendo che i dettagli più sanguinosi mi avrebbero tenuto lontano. Cedere a un trucco simile significa ammettere le proprie debolezze, per cui non lo farò. Siccome ho paura delle mutilazioni, ora scriverò un pezzo lungo e disteso sulle mutilazioni. Chi sperava di impressionarmi col sangue almeno saprà che non funziona.</div><div><br /></div><div>È stata soprattutto questa fobia a tenermi lontano dai primi resoconti che apparivano sui media immediatamente dopo il 7 ottobre. I dettagli ultraviolenti mi turbano in modo particolare: mi restano in mente e non riesco a liberarmene, è come se contagiassero la mia fantasia. Forse si tratta di una mia fragilità, il motivo per cui ancora oggi ho grossi problemi a guardare film dell'orrore che i miei studenti minorenni mandano giù come Biancaneve. Oppure i miei studenti hanno capito che mandar giù film dell'orrore è un sistema efficace per non invecchiare fragili come sta succedendo a me. Non lo so, né mi ponevo il problema: i più prestigiosi organi di informazione riportavano che in quei giorni erano avvenute cose orribili, che i colpevoli erano i miliziani di Hamas, e io lo ritenevo assodato: senza troppo preoccuparmi di quanto orribili fossero. </div><div><p>Finché – ma erano già i primi di gennaio, e un pool legale sudafricano stava per accusare all'Aja il governo israeliano di genocidio – lessi che i seni delle vittime erano stati "asportati e usati per giocare a pallone". Lo lessi in questo bizzarro appello, pubblicato su diversi quotidiani:</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfYgXBAQmCEyt1SkiUs8k6oPXrsVxJ9kMh4YIcVh1iYUK8nCyjZylElOHn0nEBnO2sv-VVr_2LIRdhn9NtX9WSkpUEANWUM4oTKLodERBHUoRpZ6176Gzq3nfG1BxNdM7jYT3R1oc5M7w1KyqTkxDPAsF5DOS__CQgb1p8sqn0ffWRRmFCog/s900/GDLLvnrXEAEEfFK.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="622" height="688" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfYgXBAQmCEyt1SkiUs8k6oPXrsVxJ9kMh4YIcVh1iYUK8nCyjZylElOHn0nEBnO2sv-VVr_2LIRdhn9NtX9WSkpUEANWUM4oTKLodERBHUoRpZ6176Gzq3nfG1BxNdM7jYT3R1oc5M7w1KyqTkxDPAsF5DOS__CQgb1p8sqn0ffWRRmFCog/w475-h688/GDLLvnrXEAEEfFK.jpg" width="475" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="text-align: left;">Trovate il testo <a href="https://www.mosaico-cem.it/attualita-e-news/italia/7-ottobre-un-femminicidio-di-massa-davanti-al-quale-non-si-puo-tacere-firma-lappello/">per esempio qui</a>.<br />Ma a chi sono state consegnate le firme?<br />Chi dovrebbe dichiarare il "femminicidio di massa"? </span></td></tr></tbody></table><p>E non ci ho creduto. </p><p>Forse era troppo terribile per me, forse c'è un limite all'orrore che riesco a provare: un mostro con otto occhi mi farebbe paura, con cento occhi mi farebbe ridere? Oppure semplicemente il seno-pallone non è plausibile, è qualcosa di cartoonesco, completamente fuori dall'<i>uncanny valley</i> che sfida il mio senso critico. I seni non sono sferici (specie una volta asportati) né rimbalzano; per quello che ne so. E ho la sensazione di saperne di più, sui seni, di chi ha messo in giro questa storia. In mezzo a un resoconto di fatti orripilanti, è un dettaglio che manda in tilt la mia fantasia e sembra messo apposta per farmi dubitare di tutto il resto. Forse da un diabolico antisemita infiltrato che vuole prendersi gioco di chi in buona fede legge e firma... Oppure è una provocazione messa lì perché qualcuno ci caschi. Quel qualcuno sono io? È l'antisemitismo a farmi dubitare dell'equipollenza tra un pallone e un seno umano?</p><p>Va bene. Se qualcuno deve, ci cascherò io. Non rappresento nessuno oltre me stesso, non sono un esperto di nulla (senz'altro non sono un esperto di seni), ma ho una certa dimestichezza con le leggende di martiri ormai, e questa ha tutta l'aria di essere una leggenda. </p><p>A dire il vero la prima analogia che mi è venuta in mente, per una pura associazione di idee, è assai più recente: 24 anni fa, alla vigilia delle manifestazioni genovesi anti-G8, i membri delle forze dell'ordine furono informati che i manifestanti li aspettavano al varco con "<a href="https://leonardo.blogspot.com/2007/06/ciao-fournier-meglio-tardi-che-mai.html">palloncini di sangue infetto</a>". Era una leggenda metropolitana altrettanto implausibile e cartoonesca: anche in quel caso mescolava subdolamente l'idea del sangue coi liberi giochi all'aria aperta: non si capiva come adulti responsabili avrebbero mai potuto credere in qualcosa del genere. E però può anche darsi che abbia funzionato: in quei giorni poliziotti e carabinieri sembravano spiritati, animati da una furia che non aveva giustificazioni razionali. Magari era paura.</p><p>Allo stesso modo, ogni volta che un breve video dell'IDF ci mostra <a href="https://leonardo.blogspot.com/2024/01/i-giovani-dinosauri.html">soldati sorridenti che si aggirano in mezzo alle macerie</a>; o cittadini allegri che fanno cordone per non far passare gli aiuti umanitari, e ci domandiamo: ma cosa sta succedendo a tutta questa gente? Ci vorrà molto tempo per capirlo, sempre che qualcuno vorrà dedicarcisi; può darsi che in parte sia quello che succede a normali individui quando persone degne di fede ti raccontano che ci sono uomini cattivi che giocano a pallone con i seni umani. </p><blockquote class="twitter-tweet" data-media-max-width="560"><p dir="ltr" lang="en">Remarkable. An Israeli TV host & his 3 Israeli guests discuss, dissect, and debunk some of the awful lies that were told about what happened on Oct 7th (beheaded babies, etc) live on Israeli TV. 👇🏽<br /><br />Can you imagine a similar discussion on U.S. or UK TV?<a href="https://t.co/8Lf3vokhbb">pic.twitter.com/8Lf3vokhbb</a></p>— Mehdi Hasan (@mehdirhasan) <a href="https://twitter.com/mehdirhasan/status/1750205672329707559?ref_src=twsrc%5Etfw">January 24, 2024</a></blockquote> <script async="" charset="utf-8" src="https://platform.twitter.com/widgets.js"></script><p>La propaganda ha le sue leggi che la ragione non conosce, ma qualcuno le ha studiate e le sa applicare. Quello che inorridisce me, può animare la furia cieca di un soldato di leva. La storia dei seni-palloni faceva parte di un un repertorio di testimonianze che arrivò sui media prestissimo, soprattutto in Israele dove per qualche giorno chiunque si sentiva in dovere di raccontare le peggio cose che gli venivano in mente, che le avesse viste o no. Non lo dico io, lo dicono i giornalisti israeliani sionisti: e non solo quegli eterni brontoloni di Haaretz, ma anche canali generalisti. Nelle ultime settimane quasi tutte le storie più raccapriccianti sono state debunkate (malgrado qualcuno le ripeta ancora ad alta voce, e forse ci creda ancora). Abbiamo saputo abbastanza presto che i miliziani non avevano decapitato quaranta bambini; che non hanno strappato un feto a una donna incinta (quest'ultimo è un vero topos: ricorre nelle testimonianze di molti eccidi in tempo di guerra). Soprattutto Haaretz ci ha raccontato che <a href="https://www.haaretz.com/israel-news/2024-01-31/ty-article-magazine/.premium/death-and-donations-did-the-volunteer-group-handling-the-october-7-dead-exploit-its-role/0000018d-5a73-d997-adff-df7bdb670000">nei primi giorni l'IDF appaltò la raccolta dei cadaveri del 7 ottobre a un'organizzazione ultrasionista, Zaka</a>, che definire controversa è un eufemismo. Molti dettagli truculenti sono stati forniti proprio dagli operatori di Zaka, che purtroppo hanno mostrato nell'occasione più fantasia nell'inventare mutilazioni non dimostrabili che perizia nella gestione dei corpi delle vittime. E tuttavia la storia dei seni-palloni non proviene da Zaka. Non potrebbe: per assistere a un'amputazione e vedere miliziani giocare a pallone bisognava essere lì durante il fatto. Questa storia richiede dei testimoni oculari. Ci sono?</p><p>Ce n'è uno. </p><p>Questo è un problema, per più di un motivo. Nell'appello riportato sopra avete letto di "seni asportati e usati per giocare a pallone". È già una forzatura. L'appello tradisce la volontà di far apparire come sistematica una pratica di mutilazione cui la testimone avrebbe assistito una volta sola, e che difficilmente avrebbe potuto essere ripetuta durante un blitz che sappiamo essere stato molto concitato. I miliziani stavano cercando di tornare nella Striscia portando con sé più ostaggi possibile, e a partire da un certo punto hanno dovuto difendersi dall'esercito che stava intervenendo con gli elicotteri. Che abbiano perso tempo a giocare torturare sadicamente ostaggi che avrebbero dovuto usare come moneta di scambio sembra assurdo, ma è anche vero che in battaglia la gente perde la testa e fa le cose più assurde. </p><p>Comunque la testimone c'è. È una donna – il che è cruciale – ha 22 anni, fa un lavoro di ufficio ("accountant") e si fa chiamare Sapir; non vuole rivelare la sua identità perché, scrive il New York Times, "sarebbe braccata per tutta la vita". La polizia la ritiene una teste chiave e ha divulgato quasi subito un video in cui il suo volto sfuocato racconta la storia che più tardi ha ripetuto al NYT, <a href="https://www.nytimes.com/2023/12/28/world/middleeast/oct-7-attacks-hamas-israel-sexual-violence.html">e che riporto qui</a>. </p><p><i>She said that at 8 a.m. on Oct. 7, she was hiding under the low branches of a bushy tamarisk tree, just off Route 232, about four miles southwest of the party. She had been shot in the back. She felt faint. She covered herself in dry grass and lay as still as she could.</i></p><p>Ecco. Non solo è l'unica testimone, ma era ferita alla schiena. Si sentiva debole. Ciononostante, dal suo nascondiglio (un cespuglio sotto un tamarindo) avrebbe assistito a una scena molto lunga e complessa, di fronte alla quale altri avrebbero certamente distolto lo sguardo.</p><p><i>About 15 meters from her hiding place, she said, she saw motorcycles, cars and trucks pulling up. She said that she saw “about 100 men,” most of them dressed in military fatigues and combat boots, a few in dark sweatsuits, getting in and out of the vehicles. She said the men congregated along the road and passed between them assault rifles, grenades, small missiles — and badly wounded women.</i></p><p><i>“It was like an assembly point,” she said.</i></p><p><i>The first victim she said she saw was a young woman with copper-color hair, blood running down her back, pants pushed down to her knees. One man pulled her by the hair and made her bend over. Another penetrated her, Sapir said, and every time she flinched, he plunged a knife into her back.</i></p><p><i>She said she then watched another woman “shredded into pieces.” While one terrorist raped her, she said, another pulled out a box cutter and sliced off her breast.</i></p><p><i>“One continues to rape her, and the other throws her breast to someone else, and they play with it, throw it, and it falls on the road,” Sapir said.</i></p><p><i>She said the men sliced her face and then the woman fell out of view. Around the same time, she said, she saw three other women raped and terrorists carrying the severed heads of three more women.</i></p><p>Le tre teste non sono state trovate – ma è anche vero che i volontari di Zaka raccolsero i cadaveri in modo molto approssimativo, e che in certi bodybag furono trovate più teste. Non sono stati trovati nemmeno i seni, né il taglierino da cartone ("box cutter") che Sapir sostiene essere stato adoperato per asportarli. Per ora non è stato trovato niente di quello che racconta Sapir, la quale del resto era ferita alla schiena mentre osservava una scena che sembra presa da un torture porn. </p><p>Per credere che tutto questo sia successo dobbiamo prendere per buona una testimone unica, probabilmente sotto choc, che era ferita alla schiena e nascosta in un cespuglio, che ha fotografato il cespuglio in cui era nascosta ma non i resti delle mutilazioni che racconta di avere visto. In coscienza, non posso dimostrare che sia una storia falsa: ma è una storia a cui non credo. Non credo che tagliare i seni con un taglierino (durante uno stupro) sia così facile. Non posso escludere che una persona ferita e sotto choc sia vittima di allucinazioni, o che subisca la pressione di organi di propaganda che sin dall'inizio della crisi erano determinati a far funzionare l'equazione Hamas=Isis. Giova ricordare che la mutilazione dei seni delle vittime era praticata dai miliziani di Isis in Siria, e che foto e resoconti delle loro torture rimbalzavano con gli smartphone negli anni in cui "Sapir" era adolescente. Per noi l'Isis ormai è una sigla lontana, ma per i giovani che stanno minando la striscia di Gaza è stato un incubo concreto, che ha nutrito la loro fantasia negli anni della formazione. </p><p>Allo stesso momento, non posso escludere che la storia sia vera. Improbabile, ma non impossibile. Ci sono persone che in stato di choc dimostrano lucidità e presenza di spirito; un taglierino, se è abbastanza grosso, può anche recidere muscoli; se poi la vittima aveva protesi, ecco, si tratta di sacchetti di silicone che i miliziani avrebbero anche potuto lanciarsi per scherno. Forse il vero motivo per cui non voglio crederci è quello per cui <a href="https://leonardo.blogspot.com/2024/01/impiccato-sventrato-e-squartato.html">fatico a credere alle leggende di santi torturati e mutilati</a>. Se non ci credo, smetto di essere vero. Quei seni non sono mai stati tagliati: come il Salvatore, li faccio ricrescere. Forse sto scrivendo la mia leggenda anch'io... (continua)
<!---Mi faccio coraggio, cerco su google "breast" "hamas" e "football" (li cerco in modalità incognito). Non mi sembra di trovare nulla di rilevante, ma non ho troppa voglia di scavare. Rileggo l'appello. Noto particolari che alla prima scorsa erano sfuggiti alla mia attenzione – distratta dall'orrore. Ad esempio: è un appello a vuoto. A chi sarà consegnata la raccolta di firme? "Il femminicidio del 7 ottobre deve essere dichiarato femminicidio di massa". Da chi? C'è un'autorità nazionale o sovranazionale che si occupa di dichiarare i femminicidi? "GLI AUTORI DEVONO ESSERE CONDANNATI PER CRIMINI CONTRO L'UMANITÀ". Non avrei niente da eccepire, e a questo punto l'unica autorità che mi viene in mente è la corte internazionale di giustizia dell'Aja: quello che negli ultimi giorni forse sta impensierendo i sostenitori di Israele, per via della denuncia mossa dalla Repubblica Sudafricana. </div></div><p><br /></p> <script async="" charset="utf-8" src="https://platform.twitter.com/widgets.js"></script><p></p><p>Ma insomma era già abbastanza chiaro che si trattasse di propaganda, legittima finché non stravolge i fatti; è sin dall'inizio dei bombardamenti nella Striscia che gli hasbaristi cercano di distrarre l'attenzione dal massacro ricordando ogni giorno, anche più volte al giorni, gli orrori del 7 ottobre. Nel frattempo la Striscia è stata invasa, le vittime sono aumentate di giorno in giorno e ormai sono più di ventimila, tra cui un centinaio di giornalisti e molti più bambini. È un orrore che va avanti imperterrito da più di due mesi e posso capire la frustrazione di chi ogni giorno deve cercare di rubare la scena tornando sempre, ossessivamente, sul 7 ottobre. Non escludo che l'enfasi sull'orrore delle mutilazioni sessuali sia causato proprio dalla necessità di attirare l'attenzione ogni giorno in un modo diverso, e però inevitabilmente prima o poi a qualcuno doveva scappare la mano e direi che è successo. Chi ha raccontato la storia dei miliziani che giocano a pallone con i seni? L'appello non perde tempo a citare fonti: l'unico riferimento esplicito è il New York Times. Vado a controllare <a href="https://www.nytimes.com/2023/12/28/world/middleeast/oct-7-attacks-hamas-israel-sexual-violence.html?unlocked_article_code=1.JU0.6MKc.RW67UZanxtrI&smid=nytcore-ios-share&referringSource=articleShare&fbclid=IwAR3WjaL6QB4LagGex8CRDrYrg9x98UMc8Q_KyQmxaCUf-bJ4r9mM5Ev6H5U">l'inchiesta uscita di recente</a>, di cui ho sentito parlare anche molto bene e che fin qui avevo colpevolmente aggirato.</p><p>L'inchiesta parla di molte cose orribili, e a un certo punto </p><p><br /></p><p> (tranne un cenno, su cui tornerò più avanti); ma soprattutto, non trovo tutte quelle certezze che altri lettori hanno voluto trovarci. È un'inchiesta che si basa sui resoconti dei testimoni oculari. Addirittura 250 resoconti, il che dovrebbe mettere a tacere qualsiasi obiezione salvo per il fatto che su 250 testimoni, i giornalisti del NYT non hanno trovato una sola vittima di violenze sessuali. Riportano tutti le violenze fatte ad altre persone. Questo non è poi così strano, e non significa che le violenze non ci siano state: è sufficiente ipotizzare che i miliziani violentassero e mutilassero soltanto le persone che intendevano uccidere – e che quindi avessero chiaro abbastanza presto chi intendevano uccidere e chi prendere come ostaggio; bisogna inoltre assumere che abbiano potuto fare esattamente tutto quello che avevano pianificato di fare, malgrado l'intervento dell'esercito israeliano, che per quanto tardivo ha senz'altro ostacolato le loro operazioni. È un'interessante raccolta di testimonianze, mettiamola così, e notiamo, senza commento, che sono tutte testimonianze di israeliani; quanto alle prove, l'inchiesta non ne contiene e cerca anche di dare una spiegazione del perché: l'esercito aveva fretta e ha ripulito tutto. Questa fretta, devo dirlo, non mi sembra così credibile. Il 7 ottobre le stragi sono avvenute in località israeliane sulle quali l'IDF ha il pieno controllo. E l'IDF aveva, come si è visto, un'esigenza impellente di trovare le prove delle violenze sessuali commesse dai miliziani: ma quando i giornalisti del NYT le hanno cercate, non le hanno trovate. Nel frattempo circolavano voci agghiaccianti (la storiaccia dei bambini decapitati), mai provate, e queste voci potrebbero anche avere influenzato i testimoni. Vale la pena di ripetere, per l'ennesima volta: questo non significa che non siano stati commessi stupri e mutilazioni sessuali. La strage del 7 ottobre è stata spaventosa, c'è stato più di un migliaio di vittime: mi sembrerebbe strano anche da un punto di vista statistico che non fosse avvenuto nemmeno uno stupro, nemmeno una mutilazione. Che però stupri e mutilazioni siano stati sistematici, è una cosa che i testimoni raccontano, non una cosa che si possa dimostrare. </p><p>Queste obiezioni, finché le faccio io, non </p>--->
.</p></div></div>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-70545811343219930862024-02-02T01:30:00.006+01:002024-02-02T01:35:36.240+01:00Conosci il tuo ultrasionista<p></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEil0CvtFUZgZ9skkSpVDsjC-u5XutfFM794E-m4sIHO1mgXG9kKROBtLIrH5bIbmUaajafHnS7JJnhCJdoEXkX-LU6s1etFi_s3ZywgqXjRsFy1iHaw7tHOnqMtL8rsqKJMzXBSTROZ8O5cssxhBEB9DdwoWe4b_XRHoijyd9NRh-MNkN4OcQ/s2048/gaza%202-25.jpeg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1091" height="450" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEil0CvtFUZgZ9skkSpVDsjC-u5XutfFM794E-m4sIHO1mgXG9kKROBtLIrH5bIbmUaajafHnS7JJnhCJdoEXkX-LU6s1etFi_s3ZywgqXjRsFy1iHaw7tHOnqMtL8rsqKJMzXBSTROZ8O5cssxhBEB9DdwoWe4b_XRHoijyd9NRh-MNkN4OcQ/w239-h450/gaza%202-25.jpeg" width="239" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="https://www.theguardian.com/world/ng-interactive/2024/jan/30/how-war-destroyed-gazas-neighbourhoods-visual-investigation">The Guardian</a></td></tr></tbody></table>Ogni tanto li incroci, e sempre più spesso alla rabbia cede il passo lo stupore: i sionisti riescono sempre a sorprenderti. Non per i loro argomentazioni (anzi molto prevedibili), quanto per la foga con cui li portano avanti, che comunica sempre più forte la sensazione di un cedimento all'irrazionale. È come se fossero sotto choc – ma perché dico <i>fossero</i>: è chiaro che sono sotto choc. Si sentono accerchiati, in una situazione in cui l'unica via di fuga è fuori dalla realtà: e la prendono. Quel che è più pericoloso, è che pretendono che il mondo intero li segua, a partire da te. <p></p><p>Devi credere che sotto l'ospedale ci fosse il bunker di Hamas, che durante le sparatorie del 7/10 i miliziani si fossero messi pazientemente a decapitare bambini; che travestirsi da personale sanitario per uccidere nemici feriti sia assolutamente ok (se lo fa l'IDF; se invece Hamas si traveste da personale sanitario, occorre bombardare il personale sanitario). Devi cominciare a pensare che gli abitanti di Gaza potrebbero andarsene, da qualche parte, ovviamente non a spese della potenza occupante che tra l'altro non si sa bene come farà a smaltire i rottami. C'è una sentenza di una corte di giustizia internazionale che dice che Israele deve smetterla perché il rischio di genocidio è concreto – ma non c'è scritto "cease fire", quindi tutto ok, la sentenza non dice quello che tutto il resto del mondo ci legge, il resto del mondo ha capito male perché è antisemita. Come andrà a finire?</p><p>Non lo sai. Quel che puoi fare è prendere appunti, magari qualcuno li leggerà e capirà un paio di cose in più su quello che ci stava succedendo. L'aspetto più doloroso della faccenda è che in questa catastrofe morale ci siamo infilati con le migliori intenzioni del mondo: difendere un popolo storicamente perseguitato da millenni. Per quanto ti riguarda, non solo trovi ributtante e ridicola ogni accusa di antisemitismo, ma odi anche essere chiamato antisionista. Hai sempre avuto un grande rispetto per il sionismo storico, per quello che si proponeva di fare e per come è riuscito, in parte, a realizzarlo. Che ci fosse del nazionalismo, non potevi negartelo; ma se c'era un nazionalismo che poteva avere un senso storico, questo era il nazionalismo ebraico – soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ecco, quello che sta succedendo in questi mesi se non altro dimostra inoppugnabilmente che no, non può esistere un nazionalismo buono. Prendi anche il popolo più perseguitato, dagli un nazionalismo, agita un po', aspetta un secolo, guarda cosa succede.</p><blockquote class="twitter-tweet" data-media-max-width="560"><p dir="ltr" lang="en">Offended by everything ashamed of nothing - <a href="https://twitter.com/hashtag/Israel?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw">#Israel</a> in a nutshell <a href="https://t.co/N69pCmxW45">pic.twitter.com/N69pCmxW45</a></p>— Abier (@abierkhatib) <a href="https://twitter.com/abierkhatib/status/1753139529769238928?ref_src=twsrc%5Etfw">February 1, 2024</a></blockquote> <script async="" charset="utf-8" src="https://platform.twitter.com/widgets.js"></script><p>A dire il vero di sionisti ragionevoli in giro ce n'è ancora, anche se nel baccano si sentono sempre meno. Definirai dunque i sionisti impazziti che incontri in questi giorni 'ultrasionisti', e farai lo sforzo di ricordare, ogni volta che assisti ai loro siparietti, che dietro alla tracotanza e al pensiero magico c'è un uomo o una donna che sta lottando per difendere il sistema di valori in cui è cresciuto – e che gli sta collassando addosso. Puoi capire come si sente? Forse sì, ma è meno semplice di quel che appare. Ormai parlate lingue diverse. Ad esempio: </p><p>– Tu celebri la Giornata della Memoria domandandoti: può succedere anche a noi, di essere i carnefici? L'ultrasionista celebra la Giornata domandandosi: può succedere anche a me, di essere di nuovo la vittima?</p><p>– Tu pensi che la Shoah sia una tragedia per l'umanità. L'ultrasionista pensa che sia la tragedia del suo popolo. Avete entrambi ragione, in un certo senso, ma non potete andare d'accordo. Tu pensi che bisogna organizzarsi affinché non succeda mai più; lui pensa che bisogna lottare affinché non succeda mai più <i>a lui</i>. <br />(Questo gli consente di intervenire con maggiore efficienza; tu non sapresi da che parte iniziare, lui ha obiettivi precisi, anche se in ogni direzione).</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgz5Q78GpnGzWMPKdBAKBhtgTNsNUp_EuR-k1i9tswovxcEFVHs8fuh5gVCRz7hjn5IJpO-fCa_UsyuFZPdwMpfGaEav2WL52u0gSykaaD60PlW1vVpoL531bCUkw6MD9Q2eom09rxOnDhWgy2P67VTldLrPCF2b5s0f-mesmzhRUWYx57m8w/s598/imp%20imp%20imp.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="598" height="220" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgz5Q78GpnGzWMPKdBAKBhtgTNsNUp_EuR-k1i9tswovxcEFVHs8fuh5gVCRz7hjn5IJpO-fCa_UsyuFZPdwMpfGaEav2WL52u0gSykaaD60PlW1vVpoL531bCUkw6MD9Q2eom09rxOnDhWgy2P67VTldLrPCF2b5s0f-mesmzhRUWYx57m8w/w244-h220/imp%20imp%20imp.jpg" width="244" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Se ne occupa.<br /><br /></td></tr></tbody></table><p>– Tu ti senti responsabile di quanto potrà succedere in futuro. L'ultrasionista ti ritiene connivente per quanto è stato commesso nel passato. </p><p>– Tu, se senti parlare di "colpe", ritieni che si tratti di un concetto più religioso che giuridico, e comunque stai pensando a colpe individuali. Se è stato commesso un genocidio, la colpa sarà di chi l'ha ideato, gestito, chi ha dato gli ordini, chi li ha eseguiti. L'ultrasionista ormai tende a non riconoscere più molte differenze tra religione e legge, e nella colpa collettiva ci crede eccome. È colpa anche tua, chi ha eseguito gli ordini non era forse un tuo bisnonno? No? Avrebbe potuto esserlo. </p><p>– Per te la memoria coincide con lo studio: vuoi capire, nei limiti del possibile, quanto è successo. Per l'ultrasionista la memoria è funzionale alla vittoria: se non sta vincendo abbastanza, si può cambiare la memoria. I palestinesi possono diventare nazisti, il Gran Muftì può diventare l'ispiratore di Hitler, non è un problema. Per l'ultrasionista la memoria coincide con la propaganda. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgQ2vo5UUbgTLRAO04D8gvkNvlo7cAFmZPP_Iz17PwybAbz8_BnHmKUh98YuLwsBUIA-nhIJiybKNvgxs_v5VK68vcJgKZyHe7kGbBgFcyNBaMZOXtR3wLPMFK7ON2qyqaQla1Vlv_orLFGqvibZp7FjEnoERQZkgX_MVSLHjs2NOGm8h7qg/s637/GFQjQ-3WAAABu6y.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="637" data-original-width="522" height="428" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgQ2vo5UUbgTLRAO04D8gvkNvlo7cAFmZPP_Iz17PwybAbz8_BnHmKUh98YuLwsBUIA-nhIJiybKNvgxs_v5VK68vcJgKZyHe7kGbBgFcyNBaMZOXtR3wLPMFK7ON2qyqaQla1Vlv_orLFGqvibZp7FjEnoERQZkgX_MVSLHjs2NOGm8h7qg/w350-h428/GFQjQ-3WAAABu6y.png" width="350" /></a></div><br /><p>– La tua 'civiltà' è per te l'ambiente in cui sei nato e cresciuto: ne conosci quanto basta per vivere coi tuoi simili, a volte la detesti come si detesta la propria famiglia. La civiltà dell'ultrasionista rischia quotidianamente l'estinzione, deve conoscerne quanto basta per farla sopravvivere, chi la detesta se sta fuori è un nemico, se sta dentro un traditore. </p><p>– Tu pensi di poter distinguere ebrei, israeliani, e governo di Israele; così come pensi di poter distinguere palestinesi e Hamas; gli ultrasionisti non riconoscono più nessuna differenza: tutti gli ebrei devono stare con Israele (chi non lo fa è un traditore) e tutti i palestinesi sono Hamas. Anche chi aiuta i palestinesi è Hamas. Anche tu sei Hamas, lo era probabilmente anche il tuo bisnonno: ecco perché è diventato nazista.</p><p>– Per te la questione palestinese è cruciale nella misura in cui rischia di destabilizzare il Medio Oriente e quindi il mondo; per l'ultrasionista il mondo, e quindi il Medio Oriente, è interessante in quanto circonda Israele: e dovrà essere destabilizzato fin quando non lo circonderà volentieri.<br /><br />– I tuoi politici, se si attentano a citare la Bibbia, devono cercare versetti che si confacciano al senso comune umanitario per come si è costituito dopo la Seconda Guerra Mondiale: non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te, chi è senza peccato scagli la prima pietra, ecc. ecc. L'ultrasionista, nella Bibbia, tenderà a cercare qualcosa che possa sorreggere il proprio nazionalismo (e ne troverà, oh se ne troverà): Amalek, Giosuè, Sansone, Davide, Ester...</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPHEzk3mQ3yT7eOoR25yc_oiXkmSYVL5B2P-zO_Ok0ir8fad4F7H4OXcRhtIK2RDV1q_mKwRvk1krG3cYXp8fmy-TrA30ofJ42g1UVuUORtDzjPZkhA56YfMZ0Xruf2V2kyi9_F57QGxw3xisKor7bGD7i_rnb_GkWPjBRvNN7mZ1LPpB84Q/s1198/GA5eyAsXYAAmjpk.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1198" data-original-width="1196" height="414" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPHEzk3mQ3yT7eOoR25yc_oiXkmSYVL5B2P-zO_Ok0ir8fad4F7H4OXcRhtIK2RDV1q_mKwRvk1krG3cYXp8fmy-TrA30ofJ42g1UVuUORtDzjPZkhA56YfMZ0Xruf2V2kyi9_F57QGxw3xisKor7bGD7i_rnb_GkWPjBRvNN7mZ1LPpB84Q/w413-h414/GA5eyAsXYAAmjpk.jpeg" width="413" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="https://www.middleeasteye.net/news/israel-palestine-war-politician-calls-civilians-buried-alive">È il tweet di un vicesindaco di Gerusalemme, poi cancellato.<br /></a>Ora hanno trovato una fossa comune.</td></tr></tbody></table><p>– Tu pensi che non ci possa essere pace senza compromesso; lui crede che non può esserci pace senza vittoria. Entrambi avete torto: i compromessi non durano per sempre e le vittorie non sono mai finali. </p><p>– Tu vivi in uno Stato che la comunità internazionale ha riconosciuto così tanto tempo fa che nemmeno ti poni il problema. Anche quando questo Stato è stato complice di crimini contro l'umanità, nessuno ha veramente proposto di eliminarlo (al massimo è stato messo in una condizione di sovranità limitata, di cui preferisci non accorgerti). L'ultrasionista vive in uno Stato che si è imposto al mondo da solo, vincendo delle guerre e coltivando delle alleanze. Continuerà a esistere finché continuerà a vincere guerre e mantenere le sue alleanze. Chiedergli di smettere di combattere è chiedere di smettere di esistere.</p><p>– Tu puoi perdere una battaglia (in effetti ne perdi continuamente), lui non può permetterselo mai. Lui non capisce come mai dopo tante delusioni sei ancora in piedi. Tu non capisci come mai, se vince sempre, è ancora così arrabbiato.</p><p>– Tu questi problemi te li fai ogni tanto, quando l'attualità te li sbatte in faccia: l'ultrasionista ci pensa tutti i giorni. Per te è una questione di principio, per lui di sopravvivenza. Tu sei preoccupato per il futuro, lui è preoccupato per il presente.</p><p>– Nel tempo che ti ci metti a elaborare un argomento, lui ha già raccolto una serie di risposte preconfezionate agli argomenti che tu elaborerai la settimana prossima. Per te è una questione tra tante, per lui è un mestiere, o un'ossessione.</p><p>– Tu lo ascolti per cercare di capire come la pensa. Lui ti ascolta per trovare i punti che più facilmente possono denunciare il tuo antisemitismo. Facile che in questo pezzo ne abbia già trovati molti.</p><p>(Ma ormai non leggono più – con tutti quei video trucidi da guardare...)</p><p style="text-align: center;">***</p><p>In questi mesi siamo giunti a un bivio: o l'Occidente sceglie di difendere Israele sempre e comunque, accettando la sua narrazione anche negli aspetti meno verosimili, imponendola a chi come te non riesce a non vedere il massacro, facendo strame del diritto internazionale e aprendo le ostilità coi Paesi che lo impugnano... oppure lentamente, ma inesorabilmente, nei prossimi mesi il governo israeliano sarà messo di fronte alle sue responsabilità e chi l'ha appoggiato (anche tra noi) dovrà cominciare a spiegare cosa gli stava dicendo il cervello. In sostanza ci stiamo giocando l'anima, e non credi che vinceremo. Troppa gente ha troppo finto di non guardare: troppe parole sono state scritte, per poter essere rimangiate. Chi ha detto bugie non ha più altra scelta che dirle sempre più grandi. Così forse il bivio è già alle tue spalle. Del resto lo sai, che nessuno ti avrebbe mai chiesto un parere. Ti resterà la consolazione di poter dire: io non ero d'accordo. Ma a chi lo dirai? Per ora scrivilo qui, vediamo se dura.</p>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-42724049152396865372024-02-01T00:30:00.003+01:002024-02-01T01:19:17.469+01:00La festa della vergine, o anche no<p><b>2 febbraio: Presentazione del Signore, già purificazione della Vergine, insomma Candelora</b></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIef9QTfxfgl3QV5evJcpsebZyBTC7owvB76Yb0dGFo7s7HUWAPs61Zw6oE1QivlBtRGZfF-ukVAxrwZvBHzVKB4RifP0xIa_CBsgyFwk70i6dQaJ7JnPf7nvGxOVfQ5bzte8KcrB-PSY1ID6Dms5ac_1sK8Qjd2_0zxwaDm5BSgD9iBZIyg/s1024/DALL%C2%B7E%202024-01-31%2002.24.36%20-%203d%20render%20of%20candles%20burning%20in%20a%20winter%20night.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="1024" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIef9QTfxfgl3QV5evJcpsebZyBTC7owvB76Yb0dGFo7s7HUWAPs61Zw6oE1QivlBtRGZfF-ukVAxrwZvBHzVKB4RifP0xIa_CBsgyFwk70i6dQaJ7JnPf7nvGxOVfQ5bzte8KcrB-PSY1ID6Dms5ac_1sK8Qjd2_0zxwaDm5BSgD9iBZIyg/s320/DALL%C2%B7E%202024-01-31%2002.24.36%20-%203d%20render%20of%20candles%20burning%20in%20a%20winter%20night.png" width="320" /></a></div><br />Candelora è una festa intrisa di misteri, o perlomeno così mi suggeriscono di cominciare il pezzo. Nessuno è veramente sicuro di quel che si dovrebbe festeggiare. Il popolo l'ha sempre chiamata così, dal rito della benedizione delle candele che si compie durante le celebrazioni, e che forse, dico forse, ha un'origine pre-cristiana, ma soprattutto pre-elettrica, ai tempi in cui le candele erano un oggetto diffusissimo e a tutti familiare. Nella Germania medievale era l'ultimo giorno in cui si accendevano per i lavori domestici: dal 3 febbraio ci si sarebbe dovuti arrangiare con la luce del sole, ancora bassa all'orizzonte ma ormai decisamente trionfante sulle tenebre. Forse la festa aveva un senso anche economico: così come a Pasqua ci si disfaceva degli agnelli di troppo, a Candelora si finivano i mozziconi di candela che non aveva senso conservare per l'anno seguente. <p></p><p>A volte si collega candelora ai lupercalia, la festa del dio Luperco/Fauno, protettore delle greggi, che però cadeva a metà febbraio ed è già un rito di fecondità (che ha lasciato tracce in altre due feste: carnevale e <a href="http://leonardo.blogspot.it/2012/02/mezzano-nei-secoli.html">San Valentino</a>). Candelora somiglia più a un rito di purificazione. All'inizio di febbraio i Romani festeggiavano in effetti i februalia in onore di Giunone, che nell'occasione si sovrapponeva alla dea Febris o Februa, e assumeva una funzione purificatrice (<i>februare</i> = "purificare"). Questo ci fa sospettare che almeno in Occidente i cristiani abbiano sostituito Giunone con la solita Maria di Nazareth: per molto tempo in effetti Candelora fu ricordata nei calendari come la festa della Purificazione della Vergine. Oggi non più, ed è interessante cercare di capire il perché. </p><p>Una delle cose più curiose del calendario cattolico è che non esiste una festa di Maria in quanto vergine. Maria è festeggiata tutti i mesi, per tantissimi motivi, ma mai per la sua verginità. Al massimo come "Beata Vergine Maria Regina" (22 agosto), ma anche in quel caso l'enfasi è sul concetto di regalità, che condivide col figlio (San Cristo Re). Il primo gennaio la celebriamo come <a href="https://leonardo.blogspot.com/2021/01/non-dea-madre-ma-madre-di-dio.html">Madre di Dio</a>, a ferragosto come <a href="https://leonardo.blogspot.com/2020/08/il-dibattito-secolare-su-sua-madre.html">Assunta</a> in cielo, l'8 dicembre come <a href="https://leonardo.blogspot.com/2018/12/senza-macchia-o-senza-scelta.html">Immacolata Concezione</a>, ovviamente nove mesi prima il suo compleanno (8 settembre). Il 12 settembre festeggiamo il suo Santissimo Nome, mentre il secondo sabato dopo la Pentecoste è dedicato al suo Immacolato Cuore. Senza contare i tanti altri anniversari dei giorni in cui è apparsa in questo o quel santuario, o ha fatto questo o quel miracolo. Ad esempio in ottobre ha vinto contro i Turchi a Lepanto, da cui <a href="https://leonardo.blogspot.com/2020/10/lesercito-delle-150-rose.html">la Madonna del Rosario</a>. E in dicembre è apparsa agli aztechi, da cui la <a href="https://leonardo.blogspot.com/2018/12/la-madonna-azteca.html">Madonna della Guadalupe</a>. Insomma le occasioni non mancano, ma una festa della vergine in quanto vergine non c'è. Vuoi vedere che fosse Candelora? E perché non la festeggiamo più? </p><p>In effetti la Purificazione della Vergine è sempre stato un concetto problematico: una contraddizione in termini. Il significato di "vergine" è molto oscillato nei secoli – il che vedremo è parte del problema – ma credo siamo tutti d'accordo sul fatto che contenga in sé un'idea di purezza. Dunque che bisogno avrebbe avuto, una vergine, di essere purificata? Nessun bisogno. Le stesse Scritture non ne parlano – come del resto non parlano di tanti altri dettagli che all'inizio non sembravano importanti e su cui nei secoli si sono combattute battaglie teologiche che oggi osserviamo perplessi. L'unico appiglio era il vangelo di Luca, che nel secondo capitolo sembra voler rassicurare sul fatto che la Sacra Famiglia stesse osservando tutti i precetti della legge ebraica: all'ottavo giorno della nascita Gesù viene circonciso, e "quando venne il tempo della purificazione secondo la Legge di Mosè", portato a Gerusalemme per essere "offerto al Signore". </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkMgPP18PrxO_vCjigx8edcGZO1tFfE_t0qDpLS8Qpnt8f04EPm3vK8bJJZNz4PrPTqlS9bOh0qog8OUju3vk0VMZWijTUOtI4x24X7X6Pk1TzKuKAC_uhQubT3XlDgR4q7MkDVBKgMqkGVG7bL3UlRAopS7VJzLLnLCmV64fSoAW4fTiBVA/s1024/Bellini_maria1.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="297" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkMgPP18PrxO_vCjigx8edcGZO1tFfE_t0qDpLS8Qpnt8f04EPm3vK8bJJZNz4PrPTqlS9bOh0qog8OUju3vk0VMZWijTUOtI4x24X7X6Pk1TzKuKAC_uhQubT3XlDgR4q7MkDVBKgMqkGVG7bL3UlRAopS7VJzLLnLCmV64fSoAW4fTiBVA/w395-h297/Bellini_maria1.jpg" width="395" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Presentazione di Gesù al tempio, Giovanni Bellini<br /><br /></td></tr></tbody></table>Luca non dice quando sia nato Gesù – tra parentesi, è curioso che <a href="http://leonardo.blogspot.it/2011/10/levangelista-bue.html">un cronista così attento al dettaglio</a> non sia riuscito ad accedere un'informazione del genere: forse era una data che non si accordava con nessuna profezia e quindi ha preferito lasciarla perdere. Però se si decide, come fecero i cristiani a un certo punto, di festeggiarne il compleanno <a href="http://leonardo.blogspot.it/2011/12/al-sole-mai-sconfitto.html">il terzo giorno dopo il solstizio d'inverno</a>, i conti sembrano miracolosamente tornare: non solo la <a href="http://leonardo.blogspot.it/2013/01/buon-anno-col-prepuzio-o-senza.html">circoncisione</a> viene a cadere proprio alle calende di Gennaio, ma anche la presentazione di Gesù al tempio arriverebbe proprio il due febbraio (sappiamo però che la festa oscillò nel calendario, e che fino al VI secolo si sovrapponeva ai lupercalia più che ai februalia). La legge di Mosè, che Luca cita senza avventurarsi in dettagli, prescrive appunto un appuntamento al tempio dopo quaranta giorni dalla nascita, e trentatré dalla circoncisione. <p>Luca utilizza l'episodio per raccontare l'incontro della Famiglia con due profeti, Simeone e Anna, che confermano la natura messianica del neonato. In Oriente sin dall'inizio Candelora veniva chiamata <i>Hypapante</i>, "incontro", ed era associata appunto all'incontro con Simeone e Anna. Sappiamo che era una festa molto importante già nel V secolo, dal resoconto della pellegrina Egeria, che racconta come a Gerusalemme "si accendano tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima". Il racconto di Luca però fa a pugni con quello di Matteo, secondo il quale la Famiglia sarebbe scappata immediatamente in Egitto dopo <a href="http://leonardo.blogspot.it/2012/01/ne-tre-ne-re-ne-magi.html">l'Epifania</a>. Inoltre Luca, per quanto interessato a includere le liturgie ebraiche nella sua narrazione, non è che le conosca benissimo: la Famiglia doveva tornare al tempio non tanto per presentare il figlio, quanto perché la madre doveva sottoporsi a un rito di purificazione: nei quaranta giorni precedenti infatti era considerata impura, e sottoposta a una serie di limitazioni sociali (tra cui l'astensione dai rapporti). Maria non era però una madre come tutte le altre: di purificarsi non avrebbe avuto bisogno. O no? </p><p>Vuoi vedere che in quei primi secoli Maria non fosse considerata una vergine 'vergine', e che 'vergine' fosse solo un modo iperbolico di alludere alla sua giovinezza, alla sua innocenza, così come se dico a una persona che è un angelo non intendo che gli sono spuntate le ali? Non sarebbe la prima volta che un'iperbole, un modo di dire, un errore, vengono male interpretati e diventano articoli di fede: sarebbe però il caso più spettacolare. L'errore qui lo avrebbero fatto i Settanta, leggendari traduttori della Bibbia dall'ebraico al Greco nel III secolo aC. La <i>Lettera di Aristea</i> racconta che fossero chiusi in settanta celle diverse, senza comunicazione; e nonostante ciò avrebbero prodotto settanta traduzioni assolutamente identiche. Se lo chiedete a me, faccio meno fatica a credere ad Adamo ed Eva e all'arca di Noè, comunque i Settanta traducendo una profezia di <a href="https://leonardo.blogspot.com/2021/05/il-poeta-preferito-di-gesu.html">Isaia</a>, scrivono che "una vergine (<i>parthénos</i>) concepirà e darà alla luce un figlio, e gli porrà il nome di Emanuele". Emanuele significa "Dio con noi": si tratta del Messia. Nell'originale greco però la vergine era "<i>'almah</i>", giovane donna: non necessariamente vergine. Da cui l'equivoco.</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfW1ykOAfNTa5j3PaKof_2PUvD_Szq3VkAUWjdg_iVW3YztAQ9c92THMNJaYJbFVqKSA8ujfSYWYBjUwS16mNWLR8o6Y4iF7DnJPc_zL8vFVqvW5QmK6p14m_WkGS1Etr-3cQ/s751/groundhog-day-driving.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="516" data-original-width="751" height="220" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfW1ykOAfNTa5j3PaKof_2PUvD_Szq3VkAUWjdg_iVW3YztAQ9c92THMNJaYJbFVqKSA8ujfSYWYBjUwS16mNWLR8o6Y4iF7DnJPc_zL8vFVqvW5QmK6p14m_WkGS1Etr-3cQ/s320/groundhog-day-driving.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ogni scusa è buona per rimettere questa foto</td></tr></tbody></table><br /><p>L'ossessione per la verginità fisica di Maria di Nazareth è in realtà un fenomeno relativamente moderno. Nei primi secoli la teologia era ancora abbastanza fluida, il che avrebbe consentito ai cristiani d'Occidente di immaginare un episodio in cui Maria viene purificata al tempio. Questo offriva un'occasione per riprendere la festa di Febris/Giunone purificatrice, cambiandone il significato, proprio come era successo il 25 dicembre con la festa del Sole Vincitore. È un'ipotesi. Quando poi cominciarono le guerre sulla natura del Cristo (solo umano, solo divino, più umano che divino, ecc.), a vincere fu un compromesso che, come molti compromessi, scontentava un po' tutti e soprattutto sfidava la verosimiglianza: Cristo era sia Dio sia uomo; in quanto uomo però era diverso da tutti gli altri, poiché privo di peccato originale. Nato da una donna, ma senza contributo dell'uomo, e soprattutto (ma questo nessuno osava metterlo nero su bianco) senza amplesso carnale: Maria non aveva avuto un rapporto sessuale con uno di quegli dei mascalzoni dell'Olimpo che si travestivano da uomini; in quel senso era da considerarsi vergine. Questo lasciava lo spazio ad altri interrogativi (ma era rimasta vergine anche dopo la nascita? Ed era nata con o senza il peccato originale?) che in millecinquecento anni poi i teologi si adoperarono a sbrigliare.</p><p>Nel frattempo non è che non ci siamo preoccupati di altre cose. In Francia hanno inventato le crêpes, il dolce tradizionale di Candelora. In Belgio i pancakes, un tipico caso di emulazione fallita ma comunque interessante. Da qualche parte in Germania si dava un'occhiata alla tana del riccio: se il sole era uscito da consentire all'erinaceida di proiettare la sua ombra, vi sarebbe stato un secondo inverno. Questa tradizione, trapiantata da immigrati tedeschi nel nuovo continente, avrebbe dato vita al Giorno della Marmotta: una celebrazione che ai miei coetanei è più familiare della Candelora.</p><p>La festa della purificazione della Vergine è resistita sul calendario fino al Concilio Vaticano II. La contraddizione in termini era risolta in modo abbastanza ragionevole: no, Maria non avrebbe avuto bisogno di purificarsi, ma c'era andata lo stesso perché la legge diceva così e le leggi vanno rispettate: non succede anche Gesù, pur concepito senza peccato originale, di farsi battezzare da Giovanni? Il catechismo di Pio X proponeva di leggere nell'episodio un "esempio di umiltà e obbedienza alla legge di Dio". La questione, come tutte quelle aventi a che fare col concetto di verginità della Madonna, a metà Novecento è stata insabbiata: nel Martirologio Romano non si legge più "Purificazione della Vergine", ma "Presentazione del Signore": insomma alla fine gli occidentali hanno dato ragione agli orientali, almeno su questo.</p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-88454369280407395932024-01-30T02:30:00.003+01:002024-01-30T08:26:06.151+01:00Alla presidente dei post-servi<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><span style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><a href="https://donate.unrwa.org/-landing-page/en_EN"><img border="0" data-original-height="204" data-original-width="232" height="204" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpgvAUGWuBwqYVD6Ea-zF3ddP5ZUcY4sZz9f0IFlGSV-EdKUbuJTWQr6m_9uLFH1Dp6xBxqBsMjiLC2RlFLQ5gCv0c-y9y59h3Scrh88aGPaCOc0W0BNVWxuMLsUe1DN8PFPgyq6MsbrBqqGQd6EE7Q8FXeWNWSOr8MTcziH0QR_W5ODL4dQ/s1600/unrwa.png" width="232" /></a></span></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="https://donate.unrwa.org/-landing-page/en_EN">L'Italia ha sospeso i fondi a Gaza,<br />tu no. </a></td></tr></tbody></table><p>Presidente Giorgia Meloni,</p><p>devo confessare che avevo basse aspettative, e tuttavia.</p><p>Da un tweet del suo ministro degli esteri di venerdì scorso (venerdì scorso!) scopro che <a href="https://www.fanpage.it/politica/litalia-ha-sospeso-da-mesi-i-fondi-a-unrwa-agenzia-onu-a-gaza-sospettata-di-legami-con-hamas/">l'Italia non sta più assolvendo ai suoi doveri di solidarietà nei confronti della popolazione palestinese</a> – gli aiuti all'UNRWA sono "congelati" non si sa bene da quando, forse da cento giorni. Nel frattempo la striscia di Gaza è stata quasi completamente rasa al suolo: le vittime dei bombardamenti e dei combattimenti sono più di ventimila, in gran parte civili (lo stesso esercito israeliano riconosce che Hamas è ancora operativo). Intere famiglie sono state spazzate via dalla guerra; <a href="https://www.actionaid.it/informati/notizie/aiuti-umanitari-gaza-impedito-ingresso">gli israeliani ostacolano l'accesso di aiuti alimentari e sanitari a Gaz</a>a e venerdì abbiamo scoperto che comunque tra quegli aiuti nulla più viene dall'Italia.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibQoHBVw3F1V0eAxg8wMFx4T4d-GB5a8VB0UoKF3cx0qPex3deNdMvfXlVM7wU5-H4fr-BTVPEnnWzwqJpL4kzlaB6NSyMHdWet-Wi3D0y_BDeQ1A40WIqIn4LyOzhLAhApJI0mGvWAToP6xQ7_K6fit6Apl_l5OcByLIbuajt7K4LtcNBFw/s538/tajanitweet.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="221" data-original-width="538" height="198" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibQoHBVw3F1V0eAxg8wMFx4T4d-GB5a8VB0UoKF3cx0qPex3deNdMvfXlVM7wU5-H4fr-BTVPEnnWzwqJpL4kzlaB6NSyMHdWet-Wi3D0y_BDeQ1A40WIqIn4LyOzhLAhApJI0mGvWAToP6xQ7_K6fit6Apl_l5OcByLIbuajt7K4LtcNBFw/w484-h198/tajanitweet.png" width="484" /></a></div><br /><p>Il blocco degli aiuti quindi sarebbe persino precedente al cosiddetto scandalo UNRWA, ovvero alla scoperta che <a href="https://www.fanpage.it/esteri/cosa-sappiamo-delle-accuse-di-israele-a-unrwa-lagenzia-onu-per-i-rifugiati-palestinesi/">alcuni dipendenti UNRWA avrebbero collaborato agli eccidi di Hamas del 7 ottobre scorso</a>; il che sarebbe gravissimo se si potesse dimostrare. Senz'altro ci tiene molto il governo israeliano: probabilmente è un modo per spostare l'attenzione dalla se<a href="https://www.internazionale.it/ultime-notizie/2024/01/26/israele-palestina-gaza-cig-genocidio-sudafrica">ntenza preliminare della Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja</a>, che rappresenta già una severa censura del comportamento assunto dall'esercito israeliano in questi mesi nei confronti della popolazione civile della Striscia. Ma prendendo anche per vero quel che avrebbero confessato dodici dipendenti su <a href="https://www.agi.it/estero/news/2024-01-27/cosa-fa-agenzia-onu-palestinesi-unrwa-25034146/">tredicimila </a>(interrogati dall'intelligence israeliana e dallo Shin Bet); considerata la penetrazione capillare di Hamas nella società gazawi, un numero così esiguo di sospettati è quasi un'indiretta conferma dell'autonomia dell'UNRWA rispetto ad Hamas.</p><p>Insomma qualsiasi governo sovrano attenderebbe prima di prendere per fondate le accuse mosse da Israele all'UNRWA, ma per il nostro governo il problema non si pone: a quanto pare i fondi li avevamo sospesi già, molto prima che qualche nostro importante alleato ci imponesse di farlo. O forse ce l'hanno imposto prima, come fanno i padroni ai servi un po' rintronati e noi questo siamo evidentemente, presidente. Altri governi, in queste ore, stanno mostrando un atteggiamento meno servile e più consono alle rappresentanze democratiche di Paesi sovrani: la Spagna, l'Irlanda, non stanno sospendendo gli aiuti, <a href="https://www.middleeastmonitor.com/20240129-scotland-ireland-to-continue-funding-unrwa/">nemmeno la Scozia</a>: noi sì. </p><p>Presidente Meloni: il sospetto di essere cittadino di un Paese che non stava facendo praticamente nulla per evitare un genocidio lo nutrivo anche prima di venerdì; ma non immaginavo in che misura lei, in che misura noi fossimo già complici. Il nostro sostegno a Israele, mai così esplicito, è un incoraggiamento a proseguire nella direzione in cui sta andando, e la direzione in cui sta andando non è solo quella di una catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza. <b>È anche un disastro morale per Israele, e per la complessa e struggente storia che rappresenta</b>. </p><p>Presidente Meloni, so che senza essersi mai definita fascista, non è mai nemmeno riuscita a dichiararsi antifascista – nemmeno adesso che ormai ha vinto tutto quello che poteva vincere, e nessuno può più scavalcarla: nemmeno adesso. E va bene. I fascisti si sa, facevano i gradassi in tempo di pace; quando scoppia la guerra annusavano il vento per capire dove stesse passando il sedere del più forte, e lì si attaccavano. Lei in teoria non fa così, lei è post. </p><p>Io, l'avrà capito, non ho nessun rispetto per il partito che lei dirige, per la storia che c'è dietro, per il suo Almirante e il suo Berlusconi. Il giorno in cui ha vinto le elezioni è per me uno dei momenti più bui della storia della Repubblica. E però anche in quel momento mi restava la curiosità: cos'avrebbe fatto una gregaria di formazione, nel momento in cui saliva sul gradino più alto? Avrebbe forse scoperto la sua personalità, svelato finalmente un pensiero autonomo, qualcosa di simile a una volontà propria? Quanto meno me l'auguravo, sarebbe stata una bella sorpresa per tutti. E invece non c'è niente da fare: eccola al postservizio dei primi che le hanno mostrato i muscoli. </p><p>Io non sono veramente nessuno e questo mio sfogo non è un granché, ma confesso che mi piacerebbe che le mie parole in un qualche modo si scavassero un sentiero tra la selva retorica che la circonda, e la pungessero in una qualche regione dove altre persone hanno una coscienza. Lei i palestinesi li conosce, è stata a Betlemme; quando Renzi era al governo chiedeva i Due Stati per Due Popoli: ora vede un popolo affamare l'altro e gli dà una mano. E quando al prossimo comizio ciancerà di orgoglio nazionale, di sovranità e di altre sciocchezze, lo so che è impossibile, ma vorrei che un poco si vergognasse, sarebbe ora: per lei e per noi. Postservi, non siamo altro che postservi: il postpadrone ordina e lei ha già eseguito. </p>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-28725254636534355692024-01-29T01:46:00.004+01:002024-01-29T16:18:16.897+01:00Benigni e la Shoahsploitation<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAi8Pl7zdfe_vtTt1z5-m6TIWpta_mm355Zvage77JllsAHZ92LX0o-GUWfc8Ow9s0NB18knDlwfLvsah-U0j9-85LqYRrMnr9vGpMhnoxsCHuCKVytk2hHbBtk_ldIavX2FEhNuy3OCTVgeF7uguwoRXlCj7SnCx-5aZkyasYnE8tjzFFuA/s445/La-vita-e-bella-1997-film-Roberto-Benigni.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="281" data-original-width="445" height="277" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAi8Pl7zdfe_vtTt1z5-m6TIWpta_mm355Zvage77JllsAHZ92LX0o-GUWfc8Ow9s0NB18knDlwfLvsah-U0j9-85LqYRrMnr9vGpMhnoxsCHuCKVytk2hHbBtk_ldIavX2FEhNuy3OCTVgeF7uguwoRXlCj7SnCx-5aZkyasYnE8tjzFFuA/w439-h277/La-vita-e-bella-1997-film-Roberto-Benigni.jpg" width="439" /></a></div><br />Un giorno o l'altro, non necessariamente un Giorno del Ricordo, dovrei mettere per iscritto la mia annosa diffidenza nei confronti di <i>La vita è bella.</i> Ha a che vedere col concetto di Shoahsploitation, parola che mi sono inventato e non ne vado fiero, anche perché alla fine è inutile prendersela: se imponi un momento di approfondimento tutti gli anni in tutte le scuole è inevitabile che nascano prodotti che servono esattamente a questo, magari si può rimarcare che Benigni/Cerami sono stai tra i primi a capire che razza di mercato si stava aprendo. Cruciale fu l'incontro con Mihăileanu, che aveva già in mente il concept di <i>Train de vie </i>e pensava a Benigni un protagonista: forse non capiva di avere davanti anche un uomo produttore abbastanza scafato che poteva copiargli l'idea. <p></p><p>La mia diffidenza ha a che vedere con l'equivoco per cui quello che chiediamo a questi prodotti 'leggeri' a tema Shoah è un motivo per parlare di Shoah a un'età in cui rischiamo di scioccare i bambini. Servono a questo. Il problema è che forse li scambiamo per punti d'accesso all'argomento, laddove manco ci provano: La vita è bella non "spiega" la Shoah, non introduce alla Shoah (neanche <i>Train de vie</i>, neanche <i>Jojo Rabbit</i>). Sono film che rimangono nei dintorni, raccontano episodi quasi sempre inventati intorno all'argomento, cercano di non risultare troppo depressivi o disturbanti e ti danno la sensazione che hai passato un paio d'ore a ricordare la Shoah. Nel frattempo i ragazzi crescono, un 27 gennaio dopo l'altro hanno effettivamente il tempo per imparare qualcosa, per cui alla fine qualcosa passa: è più liturgia che didattica, comunque.</p><p>Di tutti questi film <i>La vita è bella </i>è il più pervasivo, al punto che alla fine della scuola dell'obbligo i ragazzi rischiano di averlo già visto due o tre volte, di associare per sempre la faccia grulla di Benigni all'ebraismo, che già tante offese ha patito e sopravvivrà indubbiamente anche a questa, però forse il mio fastidio parte proprio da Benigni, e dal concetto del film, che non riesco ad accettare (non da un punto di vista morale, è proprio la sospensione dell'incredulità che non mi scatta): un padre che convince un bambino che Auschwitz è un gioco a premi. Questo pone tutta una serie di problemi.</p><p>a) Non si ingannano i bambini – cioè, succede spesso, ma costruirci sopra un film è discutibile. Proporre questo film ai bambini è proprio un corto circuito che m'infastidisce.</p><p>b) I bambini non sono mica deficienti, cioè come fai a credere che Auschwitz sia Takeshi's Castle (se tra l'altro non hai mai visto Takeshi's Castle), davvero quel bambino non può crederci davvero, l'unica strategia che trovo per reggere la visione è immaginare che sia lui che sta prendendo suo padre per scemo, gli regga la candela perché altrimenti suo padre non potrebbe fare più il pagliaccio, e a quel punto gli prenderebbe la depressione.</p><p>c) Questa finzione dipende tutta appunto dalla capacità di Benigni di fare il pagliaccio. Tutto il film posa sulle spalle di questo tizio che manco fosse Charlie Chaplin, cioè se chiedevano a Charlie Chaplin lui probabilmente gli avrebbe detto no, guardate, neanche io riuscirei a rendere credibile una situazione del genere, e sono il più grande pagliaccio del mondo, ma se potessi fare un film del genere l'avrei fatto, e se non l'ho fatto c'è un motivo (<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/The_Day_the_Clown_Cried">anche Jerry Lewis all'ultimo momento ha bloccato tutto, vi ricordo</a>). Benigni osa dove non ha osato Jerry Lewis, e il problema è che non è nemmeno il Benigni al top della forma, cioè per gran parte del film è il Benigni al minimo sindacale che ti ride in faccia e si aspetta che ridi anche tu per simpatia. </p><p>d) L'idea del campo come concorso a premi mi sembra anacronistica, anche se capisco che in epoca di Squid Game possa ritornare interessante (e qui potremmo aprire una digressione su quanto sia disumano il concetto di concorso a premi, e in generale la gamification della realtà che proprio nei Paesi dove è più avanzata ha prodotto fiction come Battle Royale o Squid Game).</p><p>Beh alla fine forse ce l'ho fatta, ho messo per iscritto quasi tutti i problemi che ho con la Vita è bella, senza nemmeno toccare l'annoso problema dei carri armati, che quando finalmente arrivano, sono quelli americani. Ma davvero mi sembra l'ultimo dei problemi, anche gli americani qualche campo l'hanno liberato. Ne approfitto per dire che per quanto m'infastidisca <i>La vita è bella</i>, forse funziona meglio di altri prodotti pensati per la scuola e più nobili, come <i>La tregua </i>di Rosi che in teoria non ha niente che non va e in pratica non gira, non saprei dire il perché, io alla fine quando vedo che un film non gira non lo guardo più e dopo un po' mi dimentico il perché.</p>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-32021488995462903382024-01-27T01:46:00.003+01:002024-01-27T01:46:34.465+01:00Prima ricordare<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzqDXK46GAKKNJsj7-dvkNaan3wp6scz3_jCtCT2M8n4ZR686EAxsbcFpInI-EhdyEORRFQwBVQ4gwHidfxDlNi2x-hwGtyf5biMWVM3wRHc_7s_ZS9mB3rb8o_e6MGBStCgBTFuV9keBdowTNweDUV8Ka8ZS411I56IRNvH4G5Eqvf2Odfw/s1024/Arbeit_macht_frei_sign,_main_gate_of_the_Auschwitz_I_concentration_camp,_Poland_-_20051127.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzqDXK46GAKKNJsj7-dvkNaan3wp6scz3_jCtCT2M8n4ZR686EAxsbcFpInI-EhdyEORRFQwBVQ4gwHidfxDlNi2x-hwGtyf5biMWVM3wRHc_7s_ZS9mB3rb8o_e6MGBStCgBTFuV9keBdowTNweDUV8Ka8ZS411I56IRNvH4G5Eqvf2Odfw/s320/Arbeit_macht_frei_sign,_main_gate_of_the_Auschwitz_I_concentration_camp,_Poland_-_20051127.jpg" width="320" /></a></div><br />Vorrei rassicurare chi se ne preoccupasse sul fatto che io oggi, 27 gennaio, parlerò ai miei studenti della Shoah, che è "lo sterminio del popolo ebraico". A seconda del tempo e dei mezzi che avrò a disposizione, ricorderò "le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati". I virgolettati sono ovviamente presi dagli articoli 1 e 2 della legge 211 del 20 luglio 2000, che istituiva la Giornata della memoria. E basta.<p></p><p>Non paragonerò la Shoah ad altre stragi passate, future o presenti; non emetterò un giudizio su chi pensa che basta farsi fotografare ad Auschwitz per lavar via l'antisemitismo disseminato qua e là per anni; non approfitterò per entrare in polemica con governanti che non hanno ancora del tutto rinnegato il loro Almirante (e il loro Mussolini). Come <a href="https://leonardo.blogspot.com/2015/01/non-parlerai-di-gaza-il-27.html">ho scritto altre volte</a>, sono convinto che la Shoah sia un evento assolutamente eccezionale, per modalità e per dimensioni. Non sono del tutto sicuro che il modo migliore di studiarlo sia la liturgia scolastica della Giornata, <a href="https://leonardo.blogspot.com/2019/01/giornata-della-memoria-appunti-sulla.html">per come si è evoluta in questi 24 anni</a>, ma se c'è un evento storico che merita almeno di essere ricordato un giorno all'anno, credo che si tratti questo. E la legge è molto chiara, quindi la osservo. Anche qui sopra, per oggi eviterò di entrare in esplicita polemica con chi non accetta altri paragoni con la Shoah tranne i propri.</p><p>Poi ovviamente l'anno è fatto di altri 365 giorni (è bisestile), e da domani fino al 26 gennaio 2025 ci sarà tempo per qualsiasi altra riflessione – talvolta stimolata da studenti che di quel che succede qua fuori sentono parlare, sia a casa sia sullo smartphone, così che se pensate che io abbia mai la tentazione di incitarli a boicottaggi o lotta armata ebbene è l'esatto contrario: mi tocca smentire tante storie deformate, leggende metropolitane, savi di Sion e quant'altro. Per cui di fronte all'eterno dibattito: è ammissibile paragonare la Shoah ad altri fenomeni? La mia risposta oggi è che per stabilirlo come minimo prima dobbiamo capire cos'è stata la Shoah, percepire la sua eccezionalità: prima studiare, poi paragonare. </p><p>Questo è il modo in cui passerò il 27 gennaio al lavoro e in questo spazio. Altri hanno deciso diversamente, e ne approfitteranno per manifestare contro Israele. È una scelta che non condivido, ma non posso nemmeno fare nulla per impedirla. Con buona pace di chi in questi casi se la prende, la legge dice semplicemente che dobbiamo ricordare degli avvenimenti. Non proibisce a nessuno di istituire paragoni (anche sballati), né di manifestare per altre cause che hanno più o meno a che fare con la Shoah. Un'eventuale legge che includesse questi divieti sarebbe, temo, incostituzionale: tutti infatti hanno "diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione", articolo 21. Poi certo, magari non sarà sempre così, specie coi riformatori costituzionali che girano oggigiorno. Ma per quest'anno è andata, inutile prendersela. Specie in un giorno così importante, con tante cose più gravi da ricordare.</p><p>(Vabbe' alla fine un po' di polemica forse l'ho fatta, mi dispiace, sono umano).</p>Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-47532735181968099362024-01-26T03:17:00.003+01:002024-02-05T03:20:24.367+01:00Dante potrebbe offendervi, attenzione<p style="text-align: left;"><a href="https://leonardo.blogspot.com/2024/01/i-classici-sono-tossici.html"></a></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiT9aI4kVqJ-vf4TgswDJWnk3JwMXkBzOnB-Uuj5mcczQzF2Kq4w3_tY9AAbNPoQwTuxW8W98_NvAqRPbEV9J5Njnak6oEpfd7DY9eDxXJCaW5hZp2jiJ536mC1qzxqE3Dh1vyOCe3Fi46eupAupoCZykQJNFtC4yI9NRZcxLL5YwlTi2uLTw/s1000/Dante_Alighieri_1.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="670" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiT9aI4kVqJ-vf4TgswDJWnk3JwMXkBzOnB-Uuj5mcczQzF2Kq4w3_tY9AAbNPoQwTuxW8W98_NvAqRPbEV9J5Njnak6oEpfd7DY9eDxXJCaW5hZp2jiJ536mC1qzxqE3Dh1vyOCe3Fi46eupAupoCZykQJNFtC4yI9NRZcxLL5YwlTi2uLTw/s320/Dante_Alighieri_1.jpg" width="214" /></a></div>Dicevamo qualche giorno fa: sul Post qualcuno ha denunciato "il sessismo, i pregiudizi di genere, le vittimizzazioni secondarie" che sarebbero "una costante" nella letteratura italiana che compare sui manuali scolastici. Questo mi ha fatto arrabbiare, un po' più del necessario, per motivi che sto ancora cercando di spiegarmi. Nel frattempo le autrici hanno ribadito che era una provocazione, avremmo dovuto farci una risata, ecc. Ora non m'interessa ribattere punto per punto che no, i manuali non sono fatti così, la letteratura a scuola non si insegna così. <a href="https://www.valigiablu.it/letteratura-italiana-antologie-scuola-sessismo/">Galatea Vaglio su Valigiablu</a> lo ha fatto, e mi sembra che possa bastare. <p></p><p></p><p>Vorrei riflettere su un piano diverso: cosa porta persone non stupide, non incolte, scrittrici, laureate, a produrre un tipo di testo del genere, una specie di parodia in cui una serie di autori e personaggi di epoche molto lontane dalla nostra vengono fotografati nella situazione che possa apparire più scorretta a un lettore contemporaneo? E cosa porta centinaia di lettori altrettanto colti e sensibili ad apprezzare il testo? Potrebbe essere semplicemente una pagina divertente e scritta bene, ma credo che ci sia di più: è una di quelle pagine che prima o poi su internet qualcuno doveva scrivere, come se troppo forte fosse l'esigenza di certi lettori di leggerla. Che tipo di lettori?</p><p>Nel pezzo c'è una "doverosa precisazione" in cui spiegano che non vogliono assolutamente cancellare Dante o Ariosto – ci mancherebbe – ma promuovere "uno sforzo di consapevolezza": il che poi implica che questa consapevolezza sui manuali non ci sia, e che a scuola gli insegnanti non si sforzino in tal senso. Questa è una delle cose che mi ha fatto più arrabbiare (cioè secondo voi esorto i ragazzini a trattare le coetanee come le trattava Nastagio degli Onesti?), ma effettivamente se vado a controllare nei manuali per la scuola media, non è che trabocchino di avvertenze sul fatto che Dante e Ariosto vivessero in epoche diverse con morali molto diverse che potrebbero risultare offensive ai giovani lettori. Quel tipo di disclaimer che la Disney sta mettendo su certi vecchi film, ecco, nei libri di scuola ancora non ci sono, è come se li dessimo per scontati perché insomma, Disney+ è alla portata del telecomando di qualsiasi bambino, mentre Dante deve per forza passare attraverso la mediazione di un insegnante. Insomma tutto dipende dall'insegnante e non posso escludere che ne esistano di quelli che approfittano dell'episodio di Paolo e Francesca per esortare i giovani alla continenza. Voglio sperare che non siano in tanti. Forse alla fine avevo torto ad arrabbiarmi così tanto, perché a loro modo le autrici segnalavano un problema: manuali e insegnanti dovrebbero essere più attenti a fornire, per ogni autore, il contesto storico. E però.</p><p>E però non mi pare che le autrici stiano chiedendo questo tipo di contestualizzazione. Anzi il loro "sforzo di consapevolezza" va verso l'esatto opposto: personaggi e autori vengono strappati dai rispettivi contesti storici e trattati da contemporanei (altrimenti come faremmo a scandalizzarcene?): ci viene proposto di riconoscere in Orlando il Vasco Rossi di Colpa d'Alfredo, in Leopardi un incel. </p><p>Il mio fastidio forse nasce da qui: ho un problema con chi ostenta intolleranza per il passato, come se non fosse la terra più straniera di tutte. A Dante credo si debba lo stesso rispetto che dobbiamo all'indigeno dell'Amazzonia: non gli spieghiamo che i suoi usi e i suoi costumi sono sbagliati; anche quando ci ripugnano dobbiamo accettare che sono il risultato di un adattamento al suo ambiente, di una civiltà la cui complessità potrebbe sfuggirci. Se leggiamo Dante, tra le altre cose è per imparare cose su di lui e sul mondo in cui ha vissuto; un mondo interessante anche solo perché era diverso dal nostro. Di sicuro non leggiamo Dante per spiegargli che si sbaglia, e che avrebbe dovuto comportarsi come ci comportiamo noi. Né per sentirci migliori di lui. O lo facciamo?</p><p>Mettiamola così. È noto che da quando su internet siamo tutti diventati i promoter di noi stessi, l'esigenza di esibire le nostre virtù è cresciuta in modo geometrico. Dobbiamo tutti dimostrare di essere in grado di sconfiggere le ingiustizie, o almeno di segnalarle; e siccome non sempre la cronaca ci provvede di ingiustizie fresche di giornata (e comunque la gara a chi le segnala per primo è molto serrata) ripiegare sui libri di Storia diventa un'alternativa comoda e a costi irrisori. Praticamente tutto quello che è successo prima del 2018 è discutibile, qualsiasi manuale è già un libro nero dei crimini dell'uomo bianco. Razzismi, prevaricazioni, femminicidi a ogni pagina. Prima o poi qualcuno doveva denunciare il sessismo di Boccaccio o di Petrarca, era inevitabile: e infatti non è stato evitato. Ovviamente non per cancellarli, no. Per far discutere, questo sì. Creare un po' di attenzione – e chi sono io per giudicare, davvero.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgohQ9_3WHUcBblNfZs8vcugQ4Ym1qD4tK0juMO2VDT-UiaEDSZ1uxFuFLj1zMhKx5BPAB2buh1IVALWvdvh7z72cUltCbAs1zdOg378PGhr0HJQ8jFusXTcVYobFsY67RZvqUUjBZonOpCNxWh38d2ZTjAo-AgdWZciDaHi2OI1HTwiZz9hA/s293/Malcolm-x.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="293" data-original-width="220" height="293" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgohQ9_3WHUcBblNfZs8vcugQ4Ym1qD4tK0juMO2VDT-UiaEDSZ1uxFuFLj1zMhKx5BPAB2buh1IVALWvdvh7z72cUltCbAs1zdOg378PGhr0HJQ8jFusXTcVYobFsY67RZvqUUjBZonOpCNxWh38d2ZTjAo-AgdWZciDaHi2OI1HTwiZz9hA/s1600/Malcolm-x.jpg" width="220" /></a></div><p></p><p>Si tratta di una mossa facile, ma forse più pericolosa di quel che sembra, perché... ma lo avete capito chi c'è là fuori? </p><p>Ci sono gli studenti.</p><p>Quelli veri, quelli giovani. Voi siete woke per modo di dire: eravate svegli/sveglie anche venti anni fa. Siete andati tutti a scuola, e per quanto possa essere stato mediocre il vostro insegnante, difficilmente vi ha minacciato di andare all'inferno se commettevate adulterio perché l'Inferno dantesco lo prevedeva. Questa cosa che scrittori di epoche diverse risentano di sistemi di valori molto diversi, l'avete sempre saputa. Fingere all'improvviso di accorgersene, di dover denunciare le pagine più tossiche, può far nascere un'accesa discussione, che è il motivo per cui si scrivono le cose. Ma accendere una discussione del genere in un ambiente dove passano gli studenti, è come lanciare fuochi artificiali a un benzinaio. Voi non volete veramente cancellare Dante e Ariosto, ho capito. Magari gli volete ancora un po' di bene, a quei due. Volete solo provocare una conversazione. Ma là fuori non c'è gente che vuole conversare: c'è gente che vuole leggere meno, o leggere altre cose, più attuali, più facili. Loro Dante e Ariosto non li hanno ancora letti, e se c'è in giro una clausola per non leggerli più, perché non dovrebbero attaccarcisi? </p><p>E non perché siano giovinastri deficienti tutti droga play e netflix – o forse sì, ma la loro ansia cancellatoria ha ragioni molto più serie delle vostre. Tutti gli organismi viventi tendono a minimizzare gli sforzi, e gli studenti sono organismi molto viventi. Potrebbe essere uno dei motivi per cui negli ultimi anni la prima domanda che si fa un giovane lettore davanti a un testo non è più "cosa sta cercando di dirmi questo testo", ma "c'è qualcosa in questo testo che potrebbe offendere me? o qualche altra minoranza sensibile?" Perché se c'è qualcosa, anche solo una parola, il problema è finito: il testo si cancella e si passa ad altro. Io capisco ormai che la parola con la N non sia più presentabile, ma immaginate di leggere una pagina dell'<i>Autobiografia di Malcolm X </i>a una classe che sonnecchia, quand'ecco che echeggia la parola con la N e li vedi svegliarsi di botto, scandalizzati: ehi, <i>ma cosa stiamo leggendo</i>? In realtà niente, non hanno letto niente. Hanno sentito solo la parola N risuonare nel silenzio. Hanno antenne per queste cose, che non percepiscono ciò che noi percepiamo con gli altri cinque sensi. L'indignazione è il sesto senso: riescono a indignarsi per quel che c'è scritto su un libro senza neanche averlo aperto, a volte appena dopo averlo intravisto dalla vetrina della libreria, sono incredibili. </p><p>Non ditemi che un po' non li invidiate. Una certa cultura cancellatoria può anche nascere dall'ansia che i giovani provano di fronte allo scibile umano: quanti libri bisognerebbe leggere prima di capirci qualcosa, non possiamo cominciare a buttarne via un po'? (continua) <!---</p><div><br /></div><p>Più che replicare a loro A spaventarmi in effetti non è tanto il loro intervento, quanto il fatto che tanti altri in calce applaudano: finalmente qualcuno gliela canta, a questo canone tossico e patriarcale. Anche perché, cosa gli rispondi? Che Dante non fosse l'interprete di una società patriarcale? Ma pure Fenoglio. </p><p>Ovvero, se la premessa è che insegnare il passato significa proporre agli studenti i "modelli comportamentali" del passato, non credo si salvi molto di quanto successo prima del 2018. Bisogna dire che le autrici del pezzo non si spingono a tanto: sostengono che il loro sia un invito a "problematizzare", dando insomma per scontato che gli insegnanti non lo facciano, che sui manuali non vi sia contestualizzazione e problematizzazione; questa è la cosa in effetti che mi ha fatto arrabbiare di più: che davvero qualcuno sia convinto che a scuola noi raccontiamo che Paolo e Francesca se la sono cercata, o giustifichiamo la pazzia di Orlando, o o o.</p><p>Seguitemi però un attimo su questa china scivolosa: se davvero ritenete che insegnare Dante significhi proporre agli studenti un "modello comportamentale" in cui se ti innamori ti ammazzano e vai all'inferno, a un certo punto qualcuno proporrà di fare a meno di Dante. È inevitabile, anche perché a scuola ci vanno i giovani e i giovani sono molto sensibili a qualsiasi causa possa comportare una riduzione del carico di lavoro (ciò è perfettamente razionale: ogni essere vivente tende a ridurre gli sforzi, e i giovani sono molto viventi). </p><p>Una certa cultura cancellatoria può anche nascere dall'ansia che i giovani provano di fronte allo scibile umano: quanti libri bisognerebbe leggere prima di capirci qualcosa, non possiamo cominciare a buttarne via un po'? </p><p>Qualcuno in effetti l'ha già fatto per altri motivi, più tipici della sfera anglosassone. Ne abbiamo già parlato: dalla rivoluzione americana la società anglosassone si è strutturata come una serie di comunità che lottano per mantenere identità e anche un po' di egemonia. Il canone letterario è uno dei tanti ambiti di questa lotta: se in un libro c'è una parola offensiva per la comunità, si chiede di ritirarlo dalla biblioteca della scuola, o dai programmi scolastici. La Commedia di Dante offende molte comunità. Prima o poi qualcuno riterrà che questo è più importante di altre cose, e lotteremo per mantenere la Commedia a scuola. Sono abbastanza certo che almeno alle medie perderemo, ma forse siamo ancora in tempo a riflettere tutti assieme su questo: quando mai abbiamo letto la Commedia a scuola perché condividevamo le idee di Dante? </p><p>Mai. Nemmeno Boccaccio che fece scoprire Dante ai fiorentini del Trecento, nemmeno lui condivideva le idee monarchiche e retrive di Dante. Nemmeno i fiorentini che ascoltavano rapiti, credevano davvero che Dante fosse stato all'Inferno (e avesse trovato concittadini in ogni bolgia). Noi non leggiamo Dante perché pensiamo che il paradiso sia nel Primo Cielo Mobile e vogliamo mandarci gli studenti – sul serio, se qualcuno lo fa segnalatelo ai suoi colleghi, ai dirigenti. Noi studiamo Dante non so esattamente perché, ma forse per l'esatto contrario: perché ha idee diversissime dalle nostre, incondivisibili, ma coerenti, che disegnano un intero mondo diverso dal nostro, ma che è stato possibile. Probabilmente studiamo la Storia per lo stesso motivo: anche perché se la studiassimo per offrire modelli relazionali, davvero, ci sarebbe da incarcerarci tutti noi insegnanti: tra guerre persecuzioni e rivoluzioni non si salva nulla, sono tutti cattivi, non se ne salva uno. Anche quando ogni tanto c'è una scheda sulla condizione femminile, serve a ribadire che la condizione femminile era pessima. Non mi sembra di dire una grande novità: noi studiamo la Storia come una serie di errori, sperando di riuscire a non ripeterli. Sì, non sembra che stia funzionando, ma questa era l'idea. </p><p>Quello che mi lascia perplesso (ma non è la parola giusta) di tutto il movimento woke è questa sensazione di essersi appena svegliati dalle tenebre del medioevo (sensazione che peraltro condividono con tutti i movimenti rivoluzionari venuti prima, da Lutero per Voltaire verso Marx eccetera), per cui tutta la Storia passata, lorda di errori e crimini, non è poi una cosa così importante. Se ne può fare a meno, si può anche riscrivere. Non c'erano donne nei ruoli chiave? Ce li mettiamo. Non c'erano gay dichiarati? Li dichiariamo.</p><p>Questo mi lascia perplesso, ma non è la parola giusta: ma non è nemmeno che mi infastidisca davvero, per adesso è più un... prurito, la sensazione che qualcosa non va e che dovrei farci qualcosa (qualcosa che potrebbe peggiorarmi la situazione). Il revisionismo mi costringe a prendere una posizione, e non la vorrei, conservatrice: perché mi sento amico di tutte le minoranze oppresse ma ancor più amico della verità, e se è mio dovere far sì che vi sentiate più a vostro agio nel presente, non posso tollerare che cambiate il passato, perché esso per me è prezioso, anche perché include la memoria della vostra oppressione, al punto che persino la più scrausa statua di uno schiavista per me potrebbe avere valore documentario, e in generale l'idea di cancellare un nome dai documenti prude, prude fortissimo, mi dispiace.</p>--->Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-66820607438978761822024-01-23T02:43:00.009+01:002024-01-23T10:20:36.564+01:00Un sostegno per Galli della Loggia<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRNENJhVEcblISXkLs9knrlIkDpBFmjxiK-V_hbN1Yv0qJjZEzlhRtbQn1hh-CA5_vzgXxKv3pkLPQcJLukbdAn_tUbHWN5GI8gj5c1zzzznY-h0JqApF0JVw37jFoL_vHBdm0lNEivH3zn6CvjXwrAtIcooQmlIX5bbcmVIgqZOlYcqKvMw/s1024/DALL%C2%B7E%202024-01-23%2002.35.01%20-%20a%20vulture%20flies%20on%20an%20italian%20school%20while%20kids%20are%20playing,%20digital%20art.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="1024" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRNENJhVEcblISXkLs9knrlIkDpBFmjxiK-V_hbN1Yv0qJjZEzlhRtbQn1hh-CA5_vzgXxKv3pkLPQcJLukbdAn_tUbHWN5GI8gj5c1zzzznY-h0JqApF0JVw37jFoL_vHBdm0lNEivH3zn6CvjXwrAtIcooQmlIX5bbcmVIgqZOlYcqKvMw/s320/DALL%C2%B7E%202024-01-23%2002.35.01%20-%20a%20vulture%20flies%20on%20an%20italian%20school%20while%20kids%20are%20playing,%20digital%20art.png" width="320" /></a></div><br />Gli ultimi articoli che Ernesto Galli della Loggia sta mandando al Corriere, sulla scuola italiana e in particolare sulla questione dell'inclusione, sono davvero una fotografia spietata di uno dei principali problemi del sistema educativo nazionale. <p></p><p>Ovvero Ernesto Galli della Loggia. </p><p>È un grosso problema. </p><p>Che un personaggio così continui a scrivere pezzi su realtà che non conosce, inanellando strafalcioni; che il Corriere gliene pubblichi; che i lettori ne parlino come se si trattasse di cosa seria, ecco questo è un enorme problema culturale di cui non ci preoccupiamo abbastanza. Più in generale, un sistema educativo che produce tromboni del genere, che li alimenta, che li lascia prosperare appollaiati su qualche cattedra, a contatto con giovani studenti e ricercatori di cui immaginiamo l'imbarazzo; un sistema educativo che a un certo punto non riesce a dire no, dai Ernesto basta, non è la tua cosa, sei patetico, <a href="https://leonardo.blogspot.com/2018/06/di-che-scuola-sta-parlando-professore.html">qualche anno fa hai scritto che volevi la pedana in mezzo alle aule</a>, non conosci nemmeno la normativa di sicurezza, abbi pietà di noi, abbi pietà di te stesso. </p><p>In cosa stiamo sbagliando? Quali catene di errori didattici, pedagogici, di selezione del personale, hanno portato Ernesto Galli della Loggia a convincersi, e a convincere almeno la redazione del Corriere, di poter parlare di scuola con cognizione di causa? Siamo stati troppo inclusivi con uno che non ce la poteva fare, o non lo siamo stati abbastanza? Magari non siamo riusciti a orientarlo verso il percorso più confacente alle sue capacità, chi lo sa se in lui non covasse un valentissimo idraulico, o un fenomenale allevatore di capre nane tibetane. Non ce ne siamo accorti e ben ci sta, adesso ce lo troviamo a spiegare la scuola agli insegnanti. Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare fa i corsi di formazione agli insegnanti, chi non riesce a fare i corsi di formazione propone riforme scolastiche sul Corriere.</p><p>Ora penserete che esagero, ma è già da due articoli che parla di BES e non sa di cosa sta parlando. È convinto che sia "prevista per gli allievi con disabilità BES la presenza per un massimo di 18 ore settimanali – il monte ore di lavoro standard nella scuola – di un cosiddetto <i>insegnante di sostegno</i>". Peccato che i BES non siano disabili; e che la normativa non preveda che siano affiancati da insegnanti di sostegno. Galli della Loggia confonde disabili e BES, ha letto un libro ma forse lo ha letto in fretta, è convinto che al massimo chi ha un insegnante di sostegno lo possa avere per 18 ore e indovinate: neanche questo è vero. Dopodiché ce ne sarebbe da discutere, su come cerchiamo di includere i disabili, i DSA, e i BES; su tutti gli errori che abbiamo fatto e che faremo; ma finché ne parla Galli della Loggia è come se impallasse l'obiettivo con lo spettacolo della sua insipienza. </p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp-FPwfb-BLyD3mjQUTPltkc0GmYbQb_8aHSVBUc3UHwBhssu_VSmoa0A7nT-ajitAyLjLrXmD8ovitdbFNZbvXXp9xn5ZS96oxgBBMV2HXrWAqXdVvpdWhUhg4EwhNHOcQgrGEodqI_fnHpe_qvG4MhcfF56PWDXUzHHpmT5LSAqyUwk6oQ/s800/capre-tibetane-03.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="587" data-original-width="800" height="235" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp-FPwfb-BLyD3mjQUTPltkc0GmYbQb_8aHSVBUc3UHwBhssu_VSmoa0A7nT-ajitAyLjLrXmD8ovitdbFNZbvXXp9xn5ZS96oxgBBMV2HXrWAqXdVvpdWhUhg4EwhNHOcQgrGEodqI_fnHpe_qvG4MhcfF56PWDXUzHHpmT5LSAqyUwk6oQ/s320/capre-tibetane-03.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Questa capra nana tibetana si è persa un grande allevatore?</td></tr></tbody></table><br /><p>Da altre parti fanno in un modo diverso, dice GdL – e ottengono risultati migliori in termini di inclusività? Non lo sa, del resto capirlo è difficile anche per gli specialisti. Se c'è tutta questa inclusione, borbotta, perché aumentano i casi di "body shaming"? Mah, se avessi mai studiato sociologia potresti ipotizzare che ciò accada per il solito motivo per cui quando si fa sensibilizzazione su un reato, aumentano le denunce relative a quel reato. Quando da bambino tentavano di strofinarmi i testicoli su un palo io non sapevo che si trattasse di molestie e non denunciavo nessuno. Oggi ci sono denunce, ma nessuno nella mia scuola prova a strofinarti su un palo, non sanno neanche come si fa: e appena ci provano, gli spieghi che ai vigili la cosa interessa e che potrebbero parlarne ai loro genitori, e la smettono. Secondo me si sta meglio oggi, poi per carità servirebbero statistiche serie, io non le trovo. In Francia spendono molto più per queste cose, e malgrado questo ogni tanto una banlieue va a fuoco. In Italia mi aspettavo che succedesse verso il 2000, credevo che patissimo il solito ritardo verso un Paese che percepisco come più civile e organizzato, ma a quanto pare no. Non abbiamo il problema delle pistole come negli USA e nemmeno un grandissimo problema di coltelli come in UK. Non mi azzarderei a dire che siamo meno razzisti e più inclusivi, ma non siamo per ora la peggiore scuola che può capitare a chi ha problemi sociali, educativi o linguistici.</p><p>Galli della Loggia è convinto che il sistema non funzioni – il che potrebbe anche essere vero, è la famosa storia dell'orologio rotto, e come purtroppo è ormai di prammatica si lamenta perché qualcuno gli sta dando del nazista. Sarà successo, su internet a cercare bene qualcuno che ti dia del nazista lo trovi sempre (io poi ho qualche riserva sull'opportunità di spianare Gaza, immaginate, ormai son Mengele redivivo). Ma la maggior parte dei commentatori gli stanno semplicemente facendo notare che rinunciare all'inclusività, che era uno dei fiori all'occhiello del sistema educativo nazionale, non può che essere un progetto reazionario. Com'è evidente anche solo dal fatto che un opinionista di area liberale scriva di questi problemi per quattro fitte colonne e non tocchi neanche di striscio l'aspetto economico – come se non avesse capito, alla fine, che è un problema di soldi. O davvero non l'ha capito? Non ci credo. Non posso credere ai liberali che non parlano di economia. </p><p>GdL nota che nella maggior parte dei casi l'insegnante di sostegno non ha "preparazione specifica" e non vede l'ora di accedere ad altre classi di concorso. Da ciò non si può che dedurre che la carriera dell'insegnante di sostegno è poco appetibile. E lo sarà finché non ci investiremo di più. Tutto qui. È veramente tutto qui. Magari non sei un nazista, ma almeno cerca di essere un liberale e scrivi: l'inclusività ha dei costi sociali che non ci vogliamo più permettere. Abbiamo altre priorità. Non da oggi, non da ieri. L'altro ieri, diciamo <a href="https://leonardo.blogspot.com/2009/07/e-come-che-ancora-non-si-muore.html">intorno al 2009</a>, la scuola pubblica è stata macellata da un governo che doveva rastrellare fondi e che l'ha messa in ginocchio; e non si è più ripresa. La società che aveva espresso l'esigenza di una scuola inclusiva esiste ancora, anzi quell'esigenza la sente sempre di più; dislessia e discalculia vengono diagnosticate sempre più spesso, il che è un bene perché prima si rovinavano infanzie a casaccio; i ragazzi coi cognomi non italiani aumentano geometricamente e in certe realtà sono ormai la maggioranza; però i fondi per farla davvero, quella scuola inclusiva, quelli se li è bruciati Tremonti – e nessun governo successivo li ha recuperati. </p><p>La scuola ormai si sta mangiando da sola, sta divorando i suoi organi ancora sani per far funzionare altri organi che non sempre servono a molto (ad es. l'Invalsi, che spende milioni ogni anno per dirci cose che ci dice già l'Ocse-Pisa). Prima o poi si arriverà a un punto di non ritorno e viene il sospetto che Galli della Loggia serva a questo: a pungolare il pachiderma per vedere se è ancora vivo o se altre specie necrofaghe possono cominciare a spolparlo. La scuola pubblica è stata ferita a morte; ha continuato ad andare avanti, per inerzia o per tigna; ma ora? Non ce la fa, garrisce l'avvoltoio, non ce la può fare. Che qualcuno lo prenda come un accigliato segnale d'allarme è abbastanza buffo. No, è il segnale che i privatizzatori del settore educativo possono farsi avanti, spolpare il personale e le competenze, e lasciare gli scarti a qualcuno che se ne occuperà a bassissimo costo. I bianchi borghesi avranno una scuola più pulita, magari con gli armadietti americani e i laboratori finlandesi; i poveracci con la pelle scura si radicalizzeranno un po' più spesso come accade in altri Paesi che consideriamo più civili; i disabili e i problematici finiranno in qualche Cottolengo che riporterà al centro della vita sociale le istituzioni cattoliche. Amen.</p>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-65022749573077207412024-01-22T01:18:00.005+01:002024-01-26T03:18:15.438+01:00I classici sono tossici?<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitrGeBhLP8XR9hBPU3AOIN7BATOFkMYJZIb5BipaaoeNcCREfLaITHrEDEk1X-zENchnMbPYnuk-Z2yfwNP5IVTbiZx6XLFOsI0sdX0hwgH_kYyCW99B6Zw-lQLFKw9fanImUVC7llf_rvEBJhXfqdyK1oEAF94Y3uRG-Z4WW3dWMoTGKWEg/s594/paolo-efrancesca1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="594" height="259" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitrGeBhLP8XR9hBPU3AOIN7BATOFkMYJZIb5BipaaoeNcCREfLaITHrEDEk1X-zENchnMbPYnuk-Z2yfwNP5IVTbiZx6XLFOsI0sdX0hwgH_kYyCW99B6Zw-lQLFKw9fanImUVC7llf_rvEBJhXfqdyK1oEAF94Y3uRG-Z4WW3dWMoTGKWEg/s320/paolo-efrancesca1.jpg" width="320" /></a></div><i><br />(Premessa sul Post è comparsa una<a href="https://www.ilpost.it/2024/01/20/storia-tossica-della-letteratura-italiana/?utm_medium=social&utm_source=facebook&utm_campaign=share&fbclid=IwAR2fPk4MO-oGb8oYECw5lz-hlYAJdWP1pEtX0GuddG7hs5zY45YAOc4prgE"> </a><a href="https://www.ilpost.it/2024/01/20/storia-tossica-della-letteratura-italiana/?utm_medium=social&utm_source=facebook&utm_campaign=share&fbclid=IwAR2fPk4MO-oGb8oYECw5lz-hlYAJdWP1pEtX0GuddG7hs5zY45YAOc4prgE">Storia tossica della letteratura italiana</a>, che malgrado il titolo intrigante non è scritta da un tossico appassionato di letteratura italiana, e nemmeno è intossicante in sé. Si tratta invece di un atto di accusa contro la letteratura italiana per come la presenterebbero le antologie scolastiche, dove "il sessismo, i pregiudizi di genere, le vittimizzazioni secondarie" sarebbero "una costante". È una lettura molto avvilente per chi quelle antologie le ha lette davvero, alcune le ha amate, molte ne ha usate, insomma per chi a scuola ci lavora. Ma da che pulpito parlo? Ecco, qua sotto spiego da che pulpito; si vedrà che non è un granché).</i><p></p><p>Forse perché cresciuto in una casa dove libri ce n'erano, non tantissimi e non buonissimi, ma nemmeno così pochi, ho sin dall'inizio concepito la lettura come una sfida: i grandi non credono che io sia in grado di leggere 'sti tomazzi, io invece ci provo e (mica sempre) ci riesco. Con gli anni mi è rimasta questa tensione agonistica, per cui se devo scegliere cosa leggere, mediamente cerco ancora tomazzi che rappresentino una sfida, quelle robe che restano incomplete anche dopo duemila pagine, roba così. (Da giovane mi sono laureato in letteratura su un tizio che non sapeva letteralmente scrivere, per cui si arrangiava con le macchie d'inchiostro). Per contro gli scrittori viventi non mi dicono quasi mai molto: le rare volte in cui ci incoccio mi sale appunto quella tensione agonistica per cui una voce nel mio cervello comincia a dirmi: ah ma questo l'avrei scritto pure io (col terribile corollario: e perché non l'ho scritto?) e mi guasta un po' il piacere della lettura, ragion per cui preferisco continuare a leggere libri freak o non leggere proprio. </p><p>C'è il problema che nel frattempo mi sono trovato un posto nella scuola pubblica, di modo che il mio preciso mestiere sarebbe convincere i ragazzini a leggere: la mia missione, anche. Questo credo sia il mio più grande imbarazzo professionale: non il fatto che sono un disastro a compilare il registro o che ci metto secoli a correggere i compiti e millenni a consegnare i programmi; tutta questa disastrosità scompare di fronte al fatto che dovrei far leggere i miei studenti e mah, probabilmente sono la persona sbagliata per farlo. </p><p>C'è da dire che nulla è così cambiato rispetto a quando ero giovane io come la letteratura per ragazzi; negli anni Settanta/Ottanta c'erano classici consolidati che erano parte del paesaggio, Verne, Stevenson, Dickens, Twain, coi quali mi ero trovato abbastanza bene proprio perché li avevo affrontati presto con quella famosa tensione agonistica che diventava indispensabile quando si cercava di capire storie ambientate ancora nell'Ottocento senza ancora avere tanti strumenti culturali. E per quanto ogni tanto io ci provi, a suggerire libri così, mi rendo conto che tutto è troppo cambiato. </p><p>La letteratura per ragazzi è esplosa, dagli anni Novanta in poi; è il segmento di mercato più interessante e funziona in un modo tutto suo che faccio fatica a capire. Quel che ho capito è che il fatto stesso che la scuola sproni gli studenti a leggere ha prodotto un vero e proprio sottogenere di libri fatti apposta per essere consigliati dagli insegnanti. Ce n'è per tutti i gusti e per tutti i problemi: se vuoi parlare di bullismo c'è uno, dieci, centomila libri sul bullismo (a occhio ne vedo uno nuovo ogni volta che passo in libreria), se vuoi parlare di mafia c'è il libro che spiega ai giovani la mafia, la disabilità, la shoah, il terrorismo, la guerra in Ucraina, persino quell'altra guerra che <a href="https://www.aljazeera.com/features/2023/10/24/shadowbanning-are-social-media-giants-censoring-pro-palestine-voices">Zuck preferirebbe non nominassi</a>, ecc. Tutta roba che dovrei consigliare, e a volte lo faccio; purché non mi si chieda di leggerne. Non è il mio genere, ecco, ogni volta che sfoglio trovo tutto un po' troppo semplice, ma è semplice per me e ormai si è assodato che io sono il tipo di lettore sbagliato. In generale mi fido dei colleghi. </p><p>Ciò detto, ho notato che alla fine anche a me capita di discutere in classe di bullismo, di mafia, di disabilità, di terrorismo e di tutto il resto; e mi capita soprattutto nell'ora più strana della settimana, l'ora di letteratura. Un'ora che alle medie non è previsto che ci sia, alcuni colleghi legittimamente ne fanno a meno (altri invece ne fanno due o tre a settimana, sì, facciamo un po' quel che ci pare). È comunque prevista da tutti i manuali scolastici, che ormai la mettono in un volume a parte, e come molte cose previste dai manuali scolastici ha sorpassato quasi indenne tutte le riforme dal '68 in poi; nel primo anno c'è ancora la mitologia, Omero, Virgilio, i cicli carolingi e bretoni; dal secondo ci si cimenta con la storia della letteratura italiana senza risparmiarsi nemmeno <i>Sao ke kelle terre</i>; si legge un po' di Dante, avendo tempo pure Petrarca e un molto ripulito Boccaccio. Nel terzo anno si arriva ai giorni nostri passando dai Promessi Sposi – tutto questo con gran scorno dei colleghi delle superiori che continuano a ripeterci di lasciar perdere, non ne vale la pena, poi arrivano che odiano già Dante e i Promessi Sposi, vogliamo essere noi a far loro odiare Dante e i Promessi Sposi, sennò che ci stiamo a fare. Devo dire che li capisco; ogni tanto penso a mio padre che mollò l'Avviamento perché c'era un maestro che insisteva col latino e a Sozzigalli (MO), nel mentre che cominciava a ragionare col fratello di mettere su un'officina di autoriparazioni, mio padre non vedeva l'esigenza di perfezionare le declinazioni – a volte mi sembra di essere quel maestro, che perde tempo a far recitare Dante ad alunni che stanno riflettendo se valga la pena di mettere su un'analoga autofficina quando tornano in Pakistan. Non credo che l'insegnamento della letteratura sia indispensabile nella scuola secondaria di primo grado; anch'io ricordo di averne fatta pochissima e forse è il motivo per cui in seguito la letteratura italiana mi sembrò un terreno vergine e appassionante; l'unico motivo per cui insisto a farla è che sennò qualche genitore si lamenterebbe – no, aspetta, allora ci sono due motivi; il secondo motivo per cui insisto a farla è che è meglio insegnare una cosa che conosci che ti piace che altre cose che non conosci molto o che t'annoiano – no, aspetta, allora di motivi ce ne sono tre; il terzo motivo è che l'ora di letteratura è quella in cui alla fine riusciamo a parlare di qualsiasi cosa, compreso il problema del giorno. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRCLj0Rd-gzJ5q6YAgF6eUGmL52NFNZlTDfpUtiaGNRdg02GuyOeGR4IMaISJMfE28ktaWv4YwGLup4HxUyGzoSAcITCZj_nAB8DrQ4y7qk47NmJ64gbPSK0HWkt5ykUvlBQoksZkRrO5bsHSopIrqLp-V8roZcgOTG0L4zzB_0D4noKGRFQ/s1024/sigismondo%20nappi.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="709" data-original-width="1024" height="270" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRCLj0Rd-gzJ5q6YAgF6eUGmL52NFNZlTDfpUtiaGNRdg02GuyOeGR4IMaISJMfE28ktaWv4YwGLup4HxUyGzoSAcITCZj_nAB8DrQ4y7qk47NmJ64gbPSK0HWkt5ykUvlBQoksZkRrO5bsHSopIrqLp-V8roZcgOTG0L4zzB_0D4noKGRFQ/w389-h270/sigismondo%20nappi.jpg" width="389" /></a></div><br /><p>Ovvero: c'è stato quel momento in cui si parlava dappertutto di violenza di genere, e non è che si potesse far finta di niente – anche perché dal ministero ci chiedevano il Minuto di Silenzio – e a quel punto probabilmente avrei dovuto cercare un brano nell'antologia che parlasse di violenza di genere, in quel modo semplice e piano in cui ne parlano tutti i testi di quell'antologia che mi fa morire di noia; e se non c'era (in effetti non ne ho trovato) avrei potuto cercare qualche brano in uno dei libri per ragazzi di adesso, e fotocopiarlo, senonché ci hanno chiuso la fotocopiatrice del plesso (giuro), per cui meglio di no. Mentre ci riflettevo, è arrivata l'ora di letteratura in cui di legge di Paolo e Francesca (cioè del femminicidio più famoso della letteratura italiana, e di un fatto di cronaca che aveva intrigato tutte le corti del Duecento) e così abbiamo avuto l'occasione di ragionare su quel verso tremendo, <i>Amor che a nullo amato amar perdona</i>, e sull'idea terribile che sottende: la pretesa che l'Amore del cuore eletto debba essere necessariamente contraccambiato; abbiamo riflettuto sul fatto che questa idea, che rifletteva il modo di sentire della sua generazione, Dante la mette in bocca a un'anima dannata che sta cercando inutilmente di alleviare la sua colpa, o di spostarla su qualcun altro, proprio come tu che appena ti faccio notare che non si lanciano le palline di gomma mi punti il dito sul compagno che te l'ha appena lanciata e fossi io Dante vi manderei anche voi due all'inferno assieme, abbracciati per l'eternità a lanciarvi quella pallina, e vediamo se la troviamo divertente. </p><p>Abbiamo parlato di possessività, abbiamo notato quanto Dante sia imbarazzato e sgomento durante l'episodio, perché l'altro colpevole su cui punta il dito Francesca è proprio la Letteratura, e Dante da giovane leggeva e scriveva precisamente le cose che hanno portato Francesca a conoscere i dubbiosi disiri; insomma come oggi si dà la colpa alla trap, nel Duecento si dava la colpa al Dolce Stilnovo e il primo ad ammettere che qualche colpa l'arte potrebbe avercela è proprio Dante Alighieri, Francesca è un rimorso che morsica al punto che non gli resta che svenire. E poi ovviamente abbiamo parlato di quanto ancora oggi sia forte questa idea della possessività – se io ti amo devi riamarmi, prima o poi lo farai – e di quanto alligni in noi stessi. Ma anche del fatto che oggi nessuno ti manderebbe all'inferno per un bacio o poco più, e che alla fine chi uccide 'per amore' Dante lo manda in un luogo assai più freddo e terribile dell'inferno (<i>Caina attende chi a vita ci spense</i>): ovvero, nel Trecento questo poeta aveva sulla questione idee più avanzate di quelle che avevamo fino a una generazione fa, quando a un marito che uccide per corna ancora si riconoscevano le attenuanti 'd'onore'. </p><p>Abbiamo parlato di tutto questo leggendo una ventina di versi di un poeta di sette secoli fa, la letteratura italiana ci consente questo. Dante, Boccaccio, Manzoni, Leopardi, sono autori che non mi stanco di rileggere in classe e ogni volta mi sembra di trovarci qualcosa di nuovo, mi sembra di trovare un parola interessante sul problema di cui stanno parlando tutti. Probabilmente è un'illusione scaturita dalla mia attitudine di lettore intensivo: leggo pochi testi, ma li leggo tanto e alla fine mi sembra di trovarci di tutto, una pareidolia culturale. Probabilmente qualsiasi testo abbastanza complesso è in grado di illuderci della stessa cosa; già con le Avventure di Pinocchio le possibilità sembrano infinite. E però ci sono anche altri libri che queste possibilità non ce le danno; ne ho visti in giro, non saprei definirli, ma ho la sensazione che molti di questi libri sia possibile trovarli negli scaffali della letteratura per ragazzi; libri che ti parlano in modo molto semplice di mafia, ma di mafia e basta; di guerra, ma solo di una guerra; di bullismo, ma come se fosse l'unico problema al mondo; di terrorismo, ma appena cambia il terrorismo non ti dicono più niente di utile, sono già da buttare via. Magari mi sbaglio, magari la mia diffidenza è basata soltanto sulla stanchezza... (<i><a href="https://leonardo.blogspot.com/2024/01/dante-potrebbe-offendervi-attenzione.html">continua</a></i>)</p>Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-13916541195165755862024-01-21T02:16:00.002+01:002024-01-21T02:16:27.910+01:00Agnese non si guarda (ma succede)<p style="text-align: left;"><b>21 gennaio: Sant'Agnese, vergine ma patrona dei bordelli (IV secolo).</b></p><p style="text-align: left;"><i><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbMncnJXTt8IAqz1pGbipCNdEhv3e4kDEAOd9z6fM4h75wjYazuZ_0ixrHl4Q09fjONKsqu_LTTJvY7M8ACU-f2Zpvrr5CtDjo2qaen1xxugv43w-zl-1Qyb0TfP5JYJaMjD2VzaQLrmvE842qROyb2EAuJ6LFK4YKYR-GjsuBxNJ_Ov0D9A/s1005/Domenichino-martirio-di-S.-Agnese621-25-Pinacoteca-di-Bologna.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="777" data-original-width="1005" height="296" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbMncnJXTt8IAqz1pGbipCNdEhv3e4kDEAOd9z6fM4h75wjYazuZ_0ixrHl4Q09fjONKsqu_LTTJvY7M8ACU-f2Zpvrr5CtDjo2qaen1xxugv43w-zl-1Qyb0TfP5JYJaMjD2VzaQLrmvE842qROyb2EAuJ6LFK4YKYR-GjsuBxNJ_Ov0D9A/w383-h296/Domenichino-martirio-di-S.-Agnese621-25-Pinacoteca-di-Bologna.jpg" width="383" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Dominichino, Martirio di Sant'Agnese<br />(In effetti è un po' un bordello).</td></tr></tbody></table></i></p><i>Prete e prostituta, la coppia impossibile: non possono toccarsi, come Gesù e Maddalena, eppure si completano. Entrambi sono sterili (nel medioevo si credeva – si fingeva di credere - che la specializzazione professionale della prostituta la rendesse incapace di generare); uno raccoglie le confessioni, l'altra gli sfoghi. Entrambi custodiscono la Regola su cui è posata da secoli la civiltà cattolica romana, e che si riassume in una sola magica parola (quella che faceva uscire dai gangheri Lutero): Indulgenza. La Prostituta gestisce il peccato, il Prete amministra il perdono. <a href="https://leonardo.blogspot.com/2008/10/lungo-e-peripatetico.html">Siccome ci guadagnano entrambi, il minimo è che si coprano a vicenda...</a></i><p style="text-align: left;"></p><p style="text-align: left;">Ci ho messo un po' per trovare la patrona delle sex worker. Non sono cose che si raccontano al primo tizio che si improvvisa agiografo; serve un minimo di apprendistato, saper leggere tra le righe. Agnese di Roma, che andò incontro al suo martirio giovanissima per sua propria volontà, è considerata patrona "delle vergini, delle fidanzate, dei giardinieri, dei tricologi e dell'Ordine della Santissima Trinità", perlomeno dall'Ente Turismo di Reggio Calabria. Secondo Famiglia Cristiana è protettrice "della castità, dei giardinieri, degli ortolani". All'Aquila però hanno l'aria di sapere qualcosa in più, anche se col tempo hanno voluto dimenticarsene. Il 21 gennaio per loro è <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Festa_di_Sant%27Agnese_e_delle_Malelingue">la festa delle malelingue</a>. Perché le maldicenze avessero bisogno di una festa, sin dal Medioevo, non è tanto chiaro, ma qua e là si ammette che in un primo momento le malelingue fossero sostanzialmente le malmaritate: donne ai margini della società, talvolta linguacciute ma soprattutto scontente di come la società, dopo averle sfruttate, le manteneva ai margini. Il termine indicava tutte le donne che non si potevano considerare né mogli fedeli né vedove né suore, e in molti casi diventava un eufemismo per ex prostitute. Gente che conosceva i segreti di tutti i maschi in città, e – attraverso i maschi – anche di tutte le signore. È plausibile che la collettività si aspettasse da loro un minimo di riserbo, e lo comprasse in cambio di vitto e alloggio, presso l'ospedale e monastero di Sant'Agnese. In occasione però della festa della santa, le malmaritate potevano uscire, magari imbattersi in qualche vecchia conoscenza: e parlarne male. Ma perché di tutte le sante proprio la candida Agnese, martire a tredici anni, molto spesso raffigurata in compagnia di un tenero agnellino? </p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6EG8krfOwkDDHjHgHTzsO-vIYbbCvbsVR3Ipx86IZrXU3cuvsWj8b7Ty-vs5o4Wq6CyNwrkVVdM18ONaCT1OeujbjckTteTKZFYECWzMQw4DvIgDKnVXQi8O_-0JEX2fIdS2euA-sBK500oez4ATonT3lAnpfEdcl2ITtV1ipdIXmqdHtgw/s750/Santagnese-a-LAquila-750x400.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="750" height="171" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6EG8krfOwkDDHjHgHTzsO-vIYbbCvbsVR3Ipx86IZrXU3cuvsWj8b7Ty-vs5o4Wq6CyNwrkVVdM18ONaCT1OeujbjckTteTKZFYECWzMQw4DvIgDKnVXQi8O_-0JEX2fIdS2euA-sBK500oez4ATonT3lAnpfEdcl2ITtV1ipdIXmqdHtgw/s320/Santagnese-a-LAquila-750x400.jpeg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><a href="https://www.laquilablog.it/santagnese-a-laquila">I siti locali </a>stanno cominciando a usare le AI, <br />già trovare qualcosa di sensato su Internet era difficile prima, ma ora</td></tr></tbody></table><p style="text-align: left;">Prudenzio racconta che prima di farla sgozzare in quanto rea confessa di cristianesimo, il crudele giudice aveva stabilito che Agnese fosse esposta nuda fuori da un bordello presso l'Agone (stadio) di Domiziano. Lo stadio oggi è piazza Navona, e dove stava il bordello sorge la chiesa, appunto, di Sant'Agnese in Agone. Scendendo nella cripta potete leggerlo coi vostri occhi: <i>Ingressa agnes hunc turpitudinis locum angelum domini praeparatum invenit</i>. Quando Agnese entrò in questo luogo di turpitudine, trovò l'angelo mandato da Dio. L'angelo non veniva a salvarle la vita, ma la verginità. I frequentatori del postribolo non avevano il coraggio di guardarla: Sant'Ambrogio scrive chiaramente che Agnese era minorenne. L'unico uomo che osa rivolgerle un'occhiata viene abbagliato dall'angelo come un fulmine e cade stecchito. Forse è già morto: senonché Agnese, pregando il Signore, ottiene gli sia restituita la vista e la vita. </p><p style="text-align: left;">In seguito Agnese viene messa al rogo, anche stavolta nuda; ma le fiamme si aprono e i capelli le crescono per nasconderne la nudità (ecco perché è patrona dei tricologi, e si invoca più in generale quando ci si pettina). Infine viene sgozzata da un legionario, perché in un modo o nell'altro per essere una giovane martire doveva morire, e un supplizio simile a quello riservato agli agnelli pasquali per questa ragazzina sembrava il finale più congruo. Ai genitori appare poi consolatrice in sogno proprio con un agnello in grembo – ma torniamo un attimo al postribolo. Che il primo miracolo di Agnese, la vergine per eccellenza (sin dalla radice greca del nome, <i>Haghne</i>, purezza), sia rivolto a un guardone che non riesce a impedirsi di dare un'occhiatina, è già indizio di quella doppiezza che ha caratterizzato la sua carriera di santa. </p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzMVF_JZhZqwhBdbIiA_sWbyZ6qvrocnvBel20-eEHzBcdUqxit78pawFGB7mrPNZ1Gs_fENBiSPjK6CQcfY_PE1HF-sLezoER0jzLxV0Hl_xYuiQP2nTFqz5UwHU5aBqa0F2T3y9SxYXOYkMHfsfEzTJ1jotnjT3qYqYJ507wvFcD4dD3hw/s1600/Nicol__traverso,_sant'angnese_in_gloria,_1790_ca..JPG" imageanchor="1" style="font-style: italic; margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1073" height="430" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzMVF_JZhZqwhBdbIiA_sWbyZ6qvrocnvBel20-eEHzBcdUqxit78pawFGB7mrPNZ1Gs_fENBiSPjK6CQcfY_PE1HF-sLezoER0jzLxV0Hl_xYuiQP2nTFqz5UwHU5aBqa0F2T3y9SxYXOYkMHfsfEzTJ1jotnjT3qYqYJ507wvFcD4dD3hw/w289-h430/Nicol__traverso,_sant'angnese_in_gloria,_1790_ca..JPG" width="289" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sant'Agnese in gloria (Nicolò Stefano Traverso, a Nostra Signora del Carmine, Genova)</td></tr></tbody></table><p style="text-align: left;">Agnese, vergine purissima, in un bordello però c'era stata, e tanto bastava per considerarla patrona ufficiosa delle professioniste. Anche la versione tardomedievale della sua leggenda, fissata da un Iacopo di Varazze che quella sera era in vena, prevede che Agnese faccia risorgere un aspirante cliente, ragazzo scapestrato ma di buona famiglia che si era già invaghito di lei. Iacopo, lo si intuisce, ha in mente le brigate dei giovinastri dei suoi tempi; da buon vescovo ci tiene a eliminare ogni ambiguità, per cui Agnese ottiene la resurrezione del ragazzo soltanto perché è costretta dal padre di quest'ultimo, un prefetto; e il figlio del prefetto, una volta risorto, rinnega subito gli dei e dichiara la sua fede in Cristo. A me piace però la versione di Prudenzio, in cui il tizio è semplicemente un tale che non resiste e dà un'occhiata, e la santa una ragazzina che domanda a Dio: vabbe', ma cos'avrà poi fatto di male? Mi ha guardata, voglio dire, può succedere.</p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-2954261566810635042024-01-20T02:34:00.008+01:002024-01-20T02:35:49.989+01:00I giovani dinosauri<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsz2ytZ4ApyYGPKXpUHs8mYFg5mSPWa4HXKKroln1zo7nKUesSwEnZs97WUMvp6ecJh5X1W9h1EOlZTYTpRF1DZm_mteooFgsPGTdlstqgi8ip4w1Q6wYadh55fOrqbDPt6U0dbX2p5xqPn-MqyX6MlmQfMlbMOEcu_IUaWpLvvWJL9woSqw/s365/giovani%20dinosauri.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="365" data-original-width="303" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsz2ytZ4ApyYGPKXpUHs8mYFg5mSPWa4HXKKroln1zo7nKUesSwEnZs97WUMvp6ecJh5X1W9h1EOlZTYTpRF1DZm_mteooFgsPGTdlstqgi8ip4w1Q6wYadh55fOrqbDPt6U0dbX2p5xqPn-MqyX6MlmQfMlbMOEcu_IUaWpLvvWJL9woSqw/s320/giovani%20dinosauri.png" width="266" /></a></div><br /><div><br /></div>I video <a href="https://twitter.com/paolomossetti/status/1748075692011450704">che Tsahal sta lasciando filtrare al pubblico internazionale</a> sono qualcosa di incredibile, e rispondono a una domanda che forse non mi ero ancora fatto: cosa succederebbe ai nostri figli se improvvisamente la guerra scoppiasse, adesso, e il prossimo balletto di Tictoc lo girassero al fronte. C'è un senso di impunità, d'accordo, un'arroganza istituzionalizzata spacciata ormai per carattere nazionale. Ma soprattutto c'è proprio l'ignoranza dei vent'anni, li avete avuti tutti vent'anni. Ringraziate che nessuno in quel momento vi ha convinto della necessità di partecipare a un genocidio. Può darsi che nel caso vi sareste sparati anche voi una posa di dinosauro; magari è un modo per non prendersi sul serio, o fingere che è un gioco, o non impazzire, perlomeno non subito, non del tutto; diciamo impazzire con criterio. Può persino darsi che nei ranghi ci sia qualche psicologo che li consiglia in tal senso. (Ho sempre questo timore che Gaza ci stia mostrando il nostro futuro).<blockquote class="twitter-tweet" data-media-max-width="560"><p dir="ltr" lang="en">A video circulating on social media shows an Israeli soldier dressed up in a dinosaur costume carrying bombs and launching them into the Gaza strip. He then does a celebratory dance on top of a tank <a href="https://t.co/Uk0GY8aEe6">pic.twitter.com/Uk0GY8aEe6</a></p>— Middle East Eye (@MiddleEastEye) <a href="https://twitter.com/MiddleEastEye/status/1748381049535832499?ref_src=twsrc%5Etfw">January 19, 2024</a></blockquote> <script async="" charset="utf-8" src="https://platform.twitter.com/widgets.js"></script>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-24676143701367286922024-01-18T01:45:00.004+01:002024-01-26T18:13:22.811+01:00Il vescovo e sua moglie<p><b>18 gennaio: San Volusiano, vescovo ammogliato di Tours (432-507)</b></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPjVJWx5AT9e5Cso-JAgKDfCM72rrJvuJ46fxsfiGZSyySD32atSst-qP8b_tAKoUcF9RbCN4fq8sumtBrbea3NdZvBd-C6nmK5wZniBrD_RgE02Dn-fyUx_itOM5E_DChElZqqL2FISV3dz-t5119GHebxbtPPB5hcCCX5AIgw_vHzexirA/s1024/DALL%C2%B7E%202024-01-18%2001.44.15%20-%20the%20bishop%20and%20his%20wife,%20stained%20glass,%20digital%20art.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="1024" height="366" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPjVJWx5AT9e5Cso-JAgKDfCM72rrJvuJ46fxsfiGZSyySD32atSst-qP8b_tAKoUcF9RbCN4fq8sumtBrbea3NdZvBd-C6nmK5wZniBrD_RgE02Dn-fyUx_itOM5E_DChElZqqL2FISV3dz-t5119GHebxbtPPB5hcCCX5AIgw_vHzexirA/w366-h366/DALL%C2%B7E%202024-01-18%2001.44.15%20-%20the%20bishop%20and%20his%20wife,%20stained%20glass,%20digital%20art.png" width="366" /></a></div><p>Su Volusiano, o meglio su sua moglie, gira da secoli una diceria che con questo piccolo pezzo vorrei contribuire a smontare: non c'è infatti nessun vero motivo per sostenere che la moglie fosse bisbetica e gli rendesse la vita difficile. È il classico luogo comune da barzelletta, che è rimasto appiccicato alla coppia, perché? Non è così difficile capire il perché. Visto che era impossibile negare che Volusiano fosse ammogliato, i cronisti ritenevano giusto lasciar intendere ai lettori che il matrimonio non fosse che una fonte di fastidio; l'idea di un prelato felicemente sposato infastidiva, soprattutto dopo che la Chiesa cominciò a insistere sul celibato ecclesiastico (ma ci sarebbero voluti altri cinque secoli). Ai tempi di Volusiano, la moglie di un vescovo non era una figura così rara. Il secondo concilio di Cartagine tollerava esplicitamente la nomina di vescovi e papi coniugati, purché osservassero la continenza. </p><p></p><p>Il mancato celibato era spesso indizio di vocazioni tardive, e in effetti dalla corrispondenza con l'amico Sidonio Apollinare abbiamo la sensazione che Volusiano abbia preso i voti abbastanza tardi, dopo una giovinezza passata sostanzialmente a godersi il patrimonio famigliare. La vocazione pastorale, più che a una crisi esistenziale, potrebbe essere stata causata dal fatto che si stava liberando un posto da vescovo proprio a Tours. Il predecessore di Volusiano era suo zio, Perpetuo; così come il predecessore di Perpetuo era stato suo zio, Eustachio. Insomma la diocesi era un'eredità famigliare, che però piomba sulle spalle di Volusiano proprio nel momento più difficile: l'Impero Romano d'Occidente è caduto, la Gallia centrale è contesa tra Visigoti e Franchi. Siccome i Visigoti di Alarico II sono cristiani di confessione ariana, e i Franchi di Clodoveo si sono appena convertiti al cristianesimo niceno, è anche una guerra di religione, e il seggio di Volusiano (vescovo niceno in una zona controllata dai Visigoti) non è il più comodo. Difatti viene esiliato a Tolosa, e dopo la sconfitta di Vouillé (in cui Alarico sarebbe stato ucciso dallo stesso Clodoveo) deportato nella Spagna visigota. Perlomeno così scrive lo storico concittadino, <a href="https://leonardo.blogspot.com/2018/11/il-peggior-scrittore-del-secolo.html">Gregorio</a>, mentre per il Martirologio romano Volusiano è decapitato dai Visigoti a Pamiers, sul lato ancora francese dei Pirenei: la sua testa sarebbe conservata nella cattedrale di Foix. Non è chiaro cosa sia successo alla moglie. </p><p>Che quest'ultima avesse un carattere bisbetico, i cronisti lo deducono unicamente (e arbitrariamente) da una lettera inviata da un collega, Ruricio di Limoges. Volusiano probabilmente aveva condiviso qualche preoccupazione sulla sua situazione di vescovo del credo sbagliato nella città sbagliata. Ruricio gli risponde che "non deve temere il nemico da fuori chi ne ha già uno in casa". Sembra una neanche troppo velata esortazione a non temere i Franchi: il vero nemico ce l'ha già in casa (e in effetti la testa gliel'hanno tagliata i Visigoti). Nei secoli però ha preso forma questa diceria per cui Ruricio stesse alludendo alla moglie di Volusiano e al brutto carattere di lei. Ora, che il vescovo di Limoges rispondesse alle preoccupazioni del vescovo di Tours su un'invasione scrivendogli: preoccupati piuttosto della nemica che ti trovi in casa, ecco, lo trovo abbastanza improbabile. </p><p><a href="https://leonardo.blogspot.com/2021/05/la-figlia-di-san-pietro-o-forse-no.html">Il celibato per i sacerdoti sarebbe stato imposto dalla Chiesa d'Occidente solo nel XI secolo</a>, in seno alla lunga riforma che per comodità chiamiamo gregoriana. Una riforma che ai tempi incontrò il favore di gran parte dei fedeli, proprio perché andava a colpire gli interessi delle grandi famiglie che continuavano a ereditare vescovadi e parrocchie come fossero feudi. Che il celibato non fosse già allora una scelta di vita facile lo dimostra il fatto che <a href="https://leonardo.blogspot.com/2019/02/pier-damiani-e-lannoso-problema-della.html">il primo dossier sugli abusi sessuali del clero sia stato compilato proprio nello stesso periodo</a>. Un probabile effetto collaterale fu la selezione dei giovani che non si sentivano particolarmente attirati dal matrimonio e in generale dal sesso femminile: la repulsione nei confronti di quest'ultimo era spesso considerata il segno di una chiamata al sacerdozio. </p><p>Oggi la situazione è molto diversa: la Chiesa cattolica continua a patire una crisi di vocazione che presto o tardi la costringerà a rimuovere il celibato, o più probabilmente <a href="https://leonardo.blogspot.com/2023/06/lapostolo-dietro-le-quinte.html">a conferire più importanza alla figura dei diaconi, che questo obbligo non l'hanno mai avuto</a>. Insomma non è detto che rivedremo mai la moglie di un vescovo – ma la moglie di un diacono importante, quella sì. E soprattutto non ci sono seri impedimenti storici o scritturali alla nomina di diaconesse. </p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1946314.post-10280228306124973102024-01-14T16:25:00.001+01:002024-01-14T16:25:42.440+01:00Verso Rephidim<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2_9RnZpLxrK-6bosIctyPdJSgmv8JJMPEtEk8EgAtPa2x2XEjZUwSiXVn3pjAoq08K2xNNCFygaBbWs_OefvdE1XD2mFP0ojweRlEJS8pQARwI1NHMfBRzobBgwegOh-SduJxSvaerfvQYKaZvTb00PM2tOR4rMcjKmCm19HfDxihcbAOwA/s600/map-ancient-palestine-kingdoms-judah-israel-5877781.jpg.webp" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="385" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2_9RnZpLxrK-6bosIctyPdJSgmv8JJMPEtEk8EgAtPa2x2XEjZUwSiXVn3pjAoq08K2xNNCFygaBbWs_OefvdE1XD2mFP0ojweRlEJS8pQARwI1NHMfBRzobBgwegOh-SduJxSvaerfvQYKaZvTb00PM2tOR4rMcjKmCm19HfDxihcbAOwA/s320/map-ancient-palestine-kingdoms-judah-israel-5877781.jpg.webp" width="205" /></a></div>Gennaio è sempre il mese più duro, e il riscaldamento globale a quanto pare non aiuta. Mi rendo conto abbastanza tardi di aver cresciuto, negli anni della pandemia, un germoglio di speranza che le guerre degli ultimi mesi hanno seccato. In una situazione di emergenza avevo visto persone di ogni genere e fede approdare su un terreno comune: accettare che esisteva un problema e adottare le misure suggerite dalla comunità scientifica per contenerlo e risolverlo. Ho visto capi del governo grillini rinnegare i novax, ho visto liberali chiedere i vaccini obbligatori e gratuiti, ho visto Big Pharma concederli. Chi rifiutava tutto questo, rifiutava la realtà condivisa e quindi oggettiva. Non è che rimpiango gli anni della mascherina, ma l'oggettività sì, molto. <p></p><p>Ora vivo in mondi separati come gli universi cinematici. Twitter, il tanto bistrattato Twitter, acquistato da un ereditiere sudafricano <a href="https://www.brasildefato.com.br/2024/01/12/elon-musk-purges-then-reinstates-pro-palestine-accounts">che appena glielo chiedono sospende gli account filopalestinesi</a>, per paradosso e per la prima volta è diventato il posto che frequento più volentieri, come una piazza di gente che potrebbe essere caricata da un momento all'altro e proprio per questo non ha tempo da perdere. Si parla della Corte di giustizia dell'Aja, si depreca l'arroganza imperialista di chi bombarda lo Yemen (e intanto interrompe i rifornimenti all'Ucraina). Su Facebook invece sono tutti preoccupati perché la Cortellesi ha parlato di Biancaneve e a quanto pare ne ha parlato in termini irriguardosi (cinquantenni che piagnucolano Non Toglieteci le Fiabe), non lo so, non riesco a interessarmi al problema, sarà un problema mio? Sui quotidiani italiani, se vinco il fastidio di aprirli, trovo riferimenti all'orrore della guerra, ma datati ancora al sette ottobre dell'anno scorso che per carità, è stato un giorno terribile: non dico che sia passato molto tempo, ma sono morte altre ventimila persone (più di cento giornalisti) che sembrano non contare. </p><p>Gennaio è il mese più difficile: mi ricorda che esiste un futuro e che non c'è un motivo razionale per immaginarlo migliore, se niente intorno a me sta migliorando. Gli osservatori che dopo il 7 ottobre si sono calcati l'elmetto in testa per non vedere un genocidio, quando se lo toglieranno? Più passa il tempo e più quell'elmetto diventa complicato da sollevare. È sempre <a href="https://leonardo.blogspot.com/2020/06/enrico-iv-e-altre-maschere.html">il complesso di Enrico IV</a>: possiamo dire che la fatica con cui si accetta la realtà è direttamente proporzionale al tempo che si perde prima di accettarla. Si arriva a un punto X in cui la fatica è troppa e l'elmetto non si stacca più: chi si è ingannato per troppo tempo non ha nessun motivo – nemmeno razionale – per ammetterlo. Valeva per la pandemia, per il riscaldamento globale, e vale per Gaza, una trappola che gli israeliani si sono costruiti da soli, e nella quale nel momento X hanno dovuto cadere perché l'alternativa era ammettere un errore troppo grande. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaPncbOsM1QR5_Bk9cjq7cBdFaavyTpHa8ekoC48vC3MazvCVauY1__1dOO_u6qX_qTJqMRGsBmrECIZC5Iyv4vPdysdyUlYxEc1GKNdmTod1-g7AYU87eLod9WfKiQXF5NLgJr9pYEvxZYfnYpxGH1lnp5Nz-u0_xfDnm8NGpYlqgSXf0xA/s528/wsj%208-12-23.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="133" data-original-width="528" height="120" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaPncbOsM1QR5_Bk9cjq7cBdFaavyTpHa8ekoC48vC3MazvCVauY1__1dOO_u6qX_qTJqMRGsBmrECIZC5Iyv4vPdysdyUlYxEc1GKNdmTod1-g7AYU87eLod9WfKiQXF5NLgJr9pYEvxZYfnYpxGH1lnp5Nz-u0_xfDnm8NGpYlqgSXf0xA/w474-h120/wsj%208-12-23.png" width="474" /></a></div><br /><p>Sono al mondo da abbastanza tempo da ricordare una situazione simile – vent'anni fa, il dibattito sull'invasione dell'Iraq polarizzò un'opinione che si poteva ancora definire "pubblica". L'Esportazione della democrazia e le Armi di distruzione di massa divennero dogmi di fede: chi non ci credeva, un terrorista. Se è già successo, significa che a un certo punto è finito; ecco, è interessante, nessuno si ricorda davvero quando è finito. Credo che il clima sia cambiato intorno alle elezioni di midterm del 2006, una data che nessuno definisce storica: i Democratici ottennero per breve tempo la maggioranza al Congresso, Bush Jr cadde in disgrazia, le guerre al terrore non cessarono ma scivolarono sotto altri titoli in prima pagina, insomma la tensione si attenuò. Un po' di osservatori ebbe il tempo e lo spazio per alzare l'elmetto nella speranza che non sarebbero stati presi a pietrate. Non furono presi a pietrate. Oggi nei libri c'è scritto che l'Iraq non nascondeva armi di distruzione di massa, e che l'esportazione della democrazia fu un pretesto. Più di un milione di vittime sono morte, la maggior parte irachene e invano, ma l'oggettività si è in qualche modo salvata. Si salverà anche stavolta? Vorrei dire di sì, ma guardo fuori ed è gennaio. </p><p>E non c'è più tempo. Il punto X si avvicina, se non è già alle nostre spalle. Chi ha distrutto la Striscia non può essere perdonato dal mondo che l'ha portato alla sbarra all'Aja; ne può perdonare sé stesso. Non ha alternativa che continuare a credere in quello che sta facendo, e siccome quello che sta facendo somiglia molto a un genocidio, i suoi amici non hanno alternativa che proporre di <a href="https://www.wsj.com/politics/is-it-time-to-retire-the-term-genocide-8ae11ca2">eliminare il termine dalle conversazioni</a>. La guerra continuerà – nessuno prevede che cessi nei prossimi mesi, e gli elmetti resteranno molto ben calcati sulle teste di molte persone troppo leste a infilarli. Netanyahu, in teoria molto criticato in patria per le sue responsabilità nella crisi, sembra più saldo che mai, ma se anche dovesse cadere non si capisce come qualcun altro al suo posto potrebbe trarre Israele dal pasticcio senza che si veda di cosa si è sporcato le mani, e quanto. Al punto che davvero, nei loro panni un'escalation con l'Iran comincerebbe a sembrarmi una soluzione. Dopodiché dovremmo tutti accettare che da qualche anno è scoppiato un conflitto di dimensioni mondiali, il terzo da quando abbiamo cominciato a contarli. È pazzesco ritrovarsi a sperare nei nervi saldi degli iraniani, o a simpatizzare per gli Houthi che con la loro piccola pirateria stanno dando una lezione di diritto internazionale a maestri arroganti e incapaci. </p><p>Nel frattempo fa sempre più caldo, le elezioni americane di novembre somigliano per ora a un salto nel vuoto, in fondo al quale è molto difficile immaginare che la situazione si calmi, che gli elmetti comincino ad allentarsi. Non dico che non voglio sperarci, ma oggettivamente non capisco perché non dovrebbe andare peggio di qui ai prossimi mesi, e questo nel medio termine coinvolge anche me. Per quanto ancora mi sarà consentito scrivere cose su Israele che mi sembrano ragionevoli, ma che in parlamento non sono difese da nessun parlamentare, che ormai non si possono leggere più in nessun quotidiano serio (ritrovarsi a leggere il Fatto, per me, è pure peggio che sperare negli ayatollah). Se tutti intorno a me si stanno radicalizzando, suppongo che da fuori l'unico radicalizzato sembri io. E non sono neanche l'unico, ma per quanto tempo ancora sarò tollerato? Ho passato anni a scrivere su piattaforme che ora sono in balia di milionari capricciosi e ricattabili che possono cancellarmi con un clic. Cosa ci sarà scritto nei libri tra qualche anno: magari quelle cose brutte che si raccontavano nel medioevo sugli eretici? che la gente come me inneggiava allo stupro etnico e pasteggiava a bambini. Certo, non sarà più un mio problema. Il pensiero mi dà comunque fastidio – chiedo scusa, è gennaio, è sempre stata dura per me.</p>Unknownnoreply@blogger.com3