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giovedì 21 agosto 2003

Il mio record di apnea su internet è di undici giorni, e l'ho stabilito tra il 9 e il 21 agosto 2003.

Nel frattempo mi hanno scritto molte persone, la maggior parte con allegati molto virulenti che non ho avuto il tempo di aprire, mi dispiace. E qualcuno che voleva ingrandirmi il pene, vabbè.

Il risultato è che la mia casella era piena da qualche giorno, perciò può darsi che se mi avete scritto non vi ho letto. Comunque non vi avrei potuto rispondere, ma ogni cosa a suo tempo.

(sono ancora in vacanza)

Ci sentiamo nei prossimi giorni. E grazie per i complimenti al cachi: siete tantissimi, sono commosso.

martedì 19 agosto 2003

Inside Leonardo
... mhmm mi sento strano...

...mhmm... mi trovo all'interno di leonardo.. ragazzi, non è davvero un bel vedere.. direte che si tratta del pannello di controllo di un qualsiasi blog di blogger... e invece no... ma non posso dirvi altro. Leo mi ha pregato di non fargli fare brutta figura.. anche se... vabbe'.... tenteremo una descrizione approssimativa.

Dentro Leonardo c'e' un gran caldo. No, non credete: c'e' proprio caldo, e vi giuro che sono io il primo a stupirmene. Si tratta pur sempre di un CMS come tanti altri, di un pannello di controllo, e invece no. E poi robe che si accendono e si spengono, altre si accendono una volta e non si spengono più. In alto c'e' un cartello.. cosa c'e' scritto.. non vedo bene, ahh sì: "Ricordati di non essere d'accordo, mantieni la calma e sorridi. Click. Fatto". Boh...

Ma.... chissà.... è da un po' che sono qui e qualcosa sta succedendo, non so, non capisco, mi sento strano... mi sento come costretto in un corpo alto un metro e un tappo con la barba ed occhiali e mi ripeto "non sono d'accordo", ma, ma.. ma... cosa mi sta succedendo? Forse che sto.. forse che mi sto.. forse che il caldo.. cosa farebbe leo in questa circostanza? ah sì, parlerebbe di una bomba al palazzo dell'Onu in Iraq (forse), dell'ennesima polemica sui blog (forse), oppure, oppure, cosa farebbe leo se io avessi un blog e lo invitassi a scrivervi dentro? Cosa farebbe? Cosa farei?

[cambio scena]

"Sì, lo so, lo so che non ve ne frega nulla (forse), ma so che siete pazienti e quindi votate , votate, votate: nella categoria SOCIALE, votate www.vita.it. Certo, non è semplice come una volta, e forse a qualcuno di voi gli sta pure antipatico il Sole, ma è un sito.... amico (non il Sole, ma la Vita), e l'amicizia costa. Costa anche questo. Oggi non ho di meglio da dirvi. Firmato: Leo"

[/cambio scena]

Ecco cosa direbbe, pero', urka, che caldo... vabbe', grazie dell'invito leo e relax...
byez,
tuo retore

venerdì 8 agosto 2003

Gogne, sciacalli e denunce
(questa è internet, figlioli)

Mi pare che, semplificando al massimo, la storia si possa raccontare così (se sbaglio, per favore, correggetemi, non denunciatemi):

Corrado Maria Daclon, presidente di un’associazione ambientalista (pro Natura), navigando su internet trova il suo nome in calce a una manifesto ambientalista che non ha mai firmato. Il manifesto non gli piace, anche perché non è tenero con l’amministrazione Usa. Ora, si dà il caso che Daclon sia anche consulente Nato e Nasa.

Quello che dev’essere successo a Daclon, è il classico esempio di “panico da google”: trovare il proprio nome e cognome su internet, in un luogo dove proprio non dovrebbe stare. Tanto più che google è implacabile, non dimentica. Daclon probabilmente si è sentito scippato della propria personalità, forse messo alla berlina, a rischio di dovere spiegazioni a partner di lavoro.

E se si fosse limitato a chiedere immediatamente la propria cancellazione dalla petizione ai gestori dei siti internet in cui compariva, Daclon avrebbe avuto tutta la mia solidarietà. Il cognome, su internet, è qualcosa di sacro, da usare con spasmodica attenzione.
Ma Daclon ha fatto qualcosa di più, che onestamente non capisco. Tra i siti in cui veniva segnalata la petizione, ne ha scelto uno (Peacelink) e lo ha denunciato. Ha chiesto 50.000 euro di danni, che per lui sono simbolici, per Peacelink sono la fine.
Ora Peacelink, (uno delle migliori siti di informazione italiani sulle guerre nel mondo) non era il promotore della petizione: l’aveva semplicemente riportata, così com’era, dal sito di Rifondazione Comunista. Che, mi par di capire, non ha ricevuto denunce, ma solo una garbata richiesta di togliere il nome di Daclon dal manifesto (Cosa che quel sito ha prontamente fatto). A mesi di distanza, la domanda è sempre quella: cos’ha Peacelink che il sito di Rifondazione non ha? Perché dev’essere proprio lui a beccarsi una denuncia e a dover sborsare 50.000 euro ‘simbolici’?

I fatti sarebbero già abbastanza spiacevoli per tutte le parti in causa senza bisogno dell’intervento di “Libero”, il pregevole quotidiano d’informazione, che in questi giorni sta scoprendo Internet e un’ormai vecchia tecnica di killeraggio: dare risalto al primo messaggio offensivo scritto da un balordo sul forum di Peacelink. Quello che stanno facendo parecchi sciacalli, da mesi, nei confronti di Indymedia, e con particolare recrudescenza nei giorni in cui Placanica è rimasto vittima di un incidente ancora da chiarire.

***

Insomma, l'"emergenza Peacelink" è qualcosa di più di un caso di diffamazione. In gioco ci sono alcuni problemi insoluti dell’informazione su internet: basta un link o una citazione da un altro sito a diffamare una persona? (Peacelink avrebbe dovuto controllare le generalità di tutti i firmatari di un manifesto comparso su un altro sito autorevole)? Come ci si può difendere dall’abuso del proprio cognome su Internet? Come evitare che un forum di discussione caschi nelle mani di provocatori e sciacalli? Sono tutte domande senza risposta.

Nel frattempo io ho scoperto che non sono più in grado di cancellare i messaggi sgraditi sul mio forum (cosa che, onestamente, ho dovuto fare una sola volta in sei mesi): il che mi rende, nel mio piccolo, esposto alla malignità del primo che passa. Fare appello al senso di responsabilità dei lettori ha poco senso: mi pare anzi che dietro molti Nick ci sia gente che si prende la responsabilità di mandare in vacca le discussioni, e svolge questo compito con fede e passione. (Magari si tratta degli stessi individui che si vantano di fare informazione d’alto livello su siti privi di forum).

E allora come si fa?
Non lo so, però intanto vado al mare. Nei prossimi giorni ci saranno ospiti, qui.
Vedete di non farmi fare brutta figura.
(vi supplico).

giovedì 7 agosto 2003

Ma parla come mangi
(e senz'altro potresti mangiare un po' meno)

Credendo di farvi cosa gradita, vi riassumo un mirabile editoriale del Foglio:

I noglobbal francesi ci sono rimasti molto male, sapendo che Bertrand Cantat ha ammazzato di botte Marie Trintignant. Bertrand Cantat ha ammazzato di botte la sua compagna, Marie Trintignant. In una camera d’albergo di Vilnius, tra ubriachezza e delirio, per quelli che la cronaca nera in genere classifica come futili motivi. Ma la notizia di nera finisce qui. Qui, dove invece comincia il lamento, riportato dal Monde, di una ragazza che scrive a un forum: “Sono prostrata dall’inizio della settimana. Marie Trintignant era una delle mie attrici preferite. Noir Dez mi ha dato dei punti di riferimento, mi ha svegliata, mi ha addormentata, mi ha fatto urlare di rivolta e di piacere nel corso della mia giovane vita adulta”
I Noir Désir (il gruppo di Cantat) erano infatti un punto di riferimento per i noglobbal francesi: non si perdevano una manifestazione, ecc.. Noir Dez sta per Noir Désir, il gruppo rock francese amato disperatamente dai giovani tra i 15 e i 35 anni, di cui Cantat era il leader, il trascinatore, il faro. Il gruppo, nota il Monde, non aveva mancato una sola delle grandi battaglie positive, buone, illuminate, progressiste: il sostegno agli immigrati e alla lotta dei sans papiers, la devozione per José Bové e per il subcomandante Marcos, concerti ovunque per il popolo tibetano e per i palestinesi, e Bertrand aveva il carisma di un “grande fratello dalla tempra forte, uno capace di cantarle chiare ai grandi del mondo, di sposare cause nobili”.
Solo un ideologo fazioso e stupido potrebbe approfittarne per una predica bacchettona ai Noglobbal. Solo un ideologo fazioso e stupido potrebbe approfittare per una predica bacchettona di questo evidente simbolismo, con le cause nobili, la rivolta, il piacere di consacrare l’esistenza al sogno di un mondo migliore, e tutto che finisce con una scarica di pugni sul volto di una donna libera, volitiva, fragile. Ogni storia è una storia, e ogni morale non banalmente sociologica è morale al singolare, riguarda individui responsabili, cedimenti alle passioni irresponsabili, orrori non così facilmente classificabili.
Però Però
se c'è da fare l'ideologo fazioso e stupido, io non mi tiro indietro. Noglobbal, siete arroganti, fate tanto i perfettini ma vi prudono le mani come a tutti. ...è doveroso ripetersi che non esistono scappatoie ideologiche alla condizione umana, che la distinzione antropologica tra un mondo desiderante e un mondo arrogante non regge alla prova dei fatti. Carlo Giuliani era un sognatore e un simbolo di debolezza umana, ma voleva colpire un carabiniere della sua età che faceva il suo mestiere. Volkert van der Graaf era un tenero animalista e un vegetariano integrale, ma ha ucciso senza scrupoli un mite politico olandese che la pensava diversamente da lui. Sogni, illuminazioni, desideri, pulsioni di bene assoluto non risparmiano all’uomo effetti di male che gli spiriti religiosi chiamerebbero luciferino. L’unica lettura possibile di questa tragedia che milioni di ragazzi francesi vivono come prostrazione e malattia (“je suis malade depuis le début de la semaine”) è nel rifiuto dell’insopportabile arroganza morale di chi si sente cittadino di un mondo pulito in un mondo sporco.

lunedì 4 agosto 2003

(Questo pezzo è stato scritto sei mesi fa. Con tutto quello che è successo è possibile che ve ne siate dimenticati, ma qualcuno aveva minacciato Placanica di morte.
In Italia siamo quasi sessanta milioni di italiani, trenta milioni di allenatori, quindici milioni di critici cinematografico-musicali, venticinque milioni di romanzieri incompresi, venti di dietrologi dilettanti. Io sono uno. Non faccio niente di male, o almeno, c'è chi fa di molto peggio).

Nessuno tocchi Placanica

"C'è qualcuno che lo vuole morto e glielo manda a dire.
Noi non sappiamo chi ci sia dietro i "brigatisti 20 luglio" (o "20 truglio", come già scrive qualcuno: Truglio è uno dei superiori di Placanica presente in Via Tolemaide). Non abbiamo elementi per concludere che si tratta di "anarcoinsurrezionalisti", come vorrebbe il Ministro, o i soliti "pezzi deviati", come vorrebbe il Movimento.
Non abbiamo la pazienza e la competenza di seguire gli inquirenti nelle loro sofisticate interpretazioni, di spremere messaggi in codice da ogni imprecisione (ce ne sono parecchie). Per esempio, è curioso che i "brigatisti 20 luglio" parlino di una «pentola a pressione piena di polvere nera»: l'unica pentola del genere in Italia fu trovata a Bologna il 18 luglio 2001, due giorni prima della morte di Giuliani.

Non ci facciamo molte illusioni sulle perizie sintattico-grammaticali, retaggio dei verbosissimi comunicati dei brigatisti di una volta. Non è più tempo dei ciclostile e delle risoluzioni strategiche, gli anarcoinsurrezionalisti e i pezzi deviati si danno del tu e chattano quotidianamente su indymedia. È chiaro che alla lunga finiscono per mutuare lo stesso stile, un impasto di tribunale, caserma e centro sociale okkupato. La filastrocca con cui inizia il comunicato ne è un saggio disgustoso. È una parodia della tristissima filastrocca di Pinochet cantata dagli aguzzini di Bolzaneto, ma riesce a essere persino più penosa dell'originale:

''1-2-3 di sbirri morti ne vorremmo trentatre, 4-5-6 ma ce ne bastano anche sei…"
Messaggio in codice, o pura e semplice manifestazione d'idiozia? Eppure chi ha scritto questa roba sa procurarsi esplosivi e sa trasformarli in ordigni ad alto potenziale. Sa dove piazzarli e ha la cautela di rendere inservibili le telecamere di sorveglianza mentre lo fa.

Noi non sappiamo nulla in realtà, tranne una cosa: qualcuno vuole morto Placanica, o almeno lo minaccia. Perché? Chi ha interesse alla sua morte (o alla sua paura)?

Nella ricostruzione ufficiale dei fatti di Piazza Alimonda, Placanica è l'anello debole. È un ragazzo spaventato, che arriva all'ospedale in stato di shock e continua a chiedere: "dov'è la mia pistola?". Si autodenuncia. Poi ritratta. Cambia versione più volte, finché il suo avvocato non si dimette. Per molti giorni è praticamente agli arresti, senza la possibilità d'incontrare nemmeno i suoi genitori. Teme di non poter più fare il carabiniere, poi si sente abbandonato dall'Arma, alla fine si dice fiero di farne parte.

Placanica è un ragazzo che non è sicuro della sua verità, e non è bravo a raccontare le bugie. Finché Placanica è vivo, il caso Piazza Alimonda resta aperto. Chi lo vuole uccidere, vuole chiudere il caso Piazza Alimonda.
Per questo motivo è il caso di gridare forte: Nessuno tocchi Placanica. Lo si difenda con ogni mezzo necessario. Non gli si faccia fare la fine del povero Marco Biagi. Nell'interesse della giustizia e della verità.

Perché a Genova è già morto un ragazzo di troppo.
Perché – sarà anche una banalità – il sangue non si lava col sangue.
E perché Placanica è tra quei pochi che sanno veramente come sono andate le cose quel giorno, ed è l'unico che un giorno potrebbe decidersi a parlarcene.
Non è una sorpresa, a ben vedere, che qualcuno sogni di toglierlo di mezzo.
Non deve sentirsi molto bene, in questo momento. Può fidarsi di chi gli sta vicino?"

***
Sono passati sei mesi. Ieri sera Placanica è rimasto gravemente ferito in un incidente stradale. Un suo avvocato parla di circostanze sospette e si chiede come mai il ragazzo fosse solo. Un altro avvocato (sempre di Placanica) dice che è normale che fosse da solo, che non c'è nessun motivo per tenergli compagnia.

Io non ne so niente, ma ripeto la domanda: quel ragazzo può fidarsi di chi gli sta vicino?