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mercoledì 18 giugno 2008

La figura salvifica

Che senso ha un altro tema di maturità su Montale, dopo quattro anni? (Forse nessuno. Coincidenze. Ma interpretarle è una tale tentazione).

La sensazione è che questo Montale (soprattutto il Montale anteguerra che esce sempre alla maturità) si stia pian piano trasformando nel Carducci del XXI secolo: un monumento alieno e ingombrante a cui nessuno si accosterebbe mai, se non lo costringessero appunto a scuola. Oppure il nostro Manzoni: in fondo un tema sul “ruolo consolatorio e salvifico della figura femminile” tiene il posto che negli anni Sessanta avrebbe avuto un tema sulla “religiosità nei Promessi Sposi”. Va da sé che Montale non se lo merita (se per questo nemmeno Manzoni, e perfino Carducci): ma come il temino sui Promessi Sposi era il paravento dietro il quale allignava il conformismo dei bigotti, oggi ti basta un po' grattare perché dagli arazzi adorni di figure femminili “salvifiche” s'intraveda una società pagana che nelle gonnelle fruscianti dell'ultima starletta trova l'unico punto di riferimento. Insomma, io oggi in un tema su Montale ci caccerei il matrimonio dei Briatore: per fortuna che sono maturato già da lunga pezza.

Invece accludo il temino che ho scritto 4 anni fa. Tempi di repliche, sì, ormai siamo in estate.

Che tu t'intenda di tornio o di computer; di pianoforte o di niente, semplicemente; che tu sia bianco o nero, giallo o marron; non importa. Se sei italiano, ti tocca fare il tema d'italiano. Come il battesimo e i tre giorni, quei quattro fogli protocollo ogni mesemmezzo di scuola non te li leva nessuno. Che poi, a cosa serve il tema d'italiano? A diventare più bravi. Bravi a fare cosa? A fare il tema d'italiano. C'entrerà col fatto che l'Italia è ricca di editorialisti e corsivisti, tutta gente che al liceo prendeva ottopiù. I più sfigati, invece, aprono i blog, dove possono continuare a scrivere temini d'italiano tutta la vita (e qualcuno che ti dia un ottopiù lo trovi sempre). Ma di chi è la colpa? I titoli di quest'anno ci suggeriscono una pista. Impervia, scabrosa, ma affascinante. La pista ligure.

È tutta colpa di… Eugenio Montale

Oddio, tutta colpa sua, no: ma le sue brave responsabilità le ha.
Per esempio, è il principale responsabile di un fenomeno frequente nei mesi finali del quinto anno, e cioè lo stilnovismo di ritorno. La donna angelicata, inavvicinabile, che salva il povero poeta con uno sguardo o viceversa, lo danna negandogli un saluto… insomma tutto l'apparato iper-romantico che nella migliore ipotesi era stato introiettato e metabolizzato nel terzo anno, con Tanto gentile e tanto onesta pare etc.. (Per fortuna che dopo Dante e Petrarca c'è Boccaccio, a incoraggiare la socializzazione tra studenti di sessi opposti). Chi poteva immaginarsi che lo stilnovismo sarebbe rientrato dalla finestra, proprio a metà del Novecento? Quando poi i diplomandi cominciano a chinare la schiena nel corridoio, e tremano e non riescono a salutare la biondina del quarto anno che pare splendere di luce propria, di chi è la colpa? Di Marylin Manson, magari. Ma una volta su cento, sarà pure colpa di Eugenio Montale.

Si veda la poesia proposta alla maturità, la Casa sul Mare. È degli anni Venti, ma avrebbe potuto essere dei Quaranta. Sempre la solita storia, la vita è male, il viaggio è finito, forse tu ti puoi ancora salvare, lo spero tanto, addio. E a quel punto ti immagini il giovane Eugenio morente tra le braccia, non so, di Greta Garbo, e un crescendo di violini della Paramount:

Greta: "Eugenio, sono io!"
Eugenio: "Tu… ma ormai è troppo tardi. Addio".
Greta: "No! Eugenio! Non dire così! Possiamo farcela".

Eugenio: "Tu. Tu puoi ancora farcela. Salvati finché sei in tempo".
Greta: "Oh, Eug…"
Eugenio: "Vorrei prima di cedere segnarti codesta via di fuga labile come nei sommossi campi…" Greta: "Eugenio! Ma perché non si capisce mai quello che dici…"

Perché usava parole strane (atte a farsi apprezzare dai prof di lettere), sembra un poeta più serio d'altri, quel giovane Montale: ci vuole un certo sforzo esegetico per rendersi conto che, tutto sommato, è solo il classico poeta un po' disperato e un po' timido con le ragazze. Per capire la sua poetica, gli studenti sottolineano l'espressione "Correlato Oggettivo", qualcosa che Montale pretendeva di aver inventato in anticipo su T. S. Eliot: in sostanza, una pratica di bigiotteria interiore, per cui qualsiasi ninnolo, un orecchino, una forbice, una carrucola, una biella, diventava rappresentazione del male di vivere (o della donna-angelo, a scelta). E a quel punto la poesia diventava una cornucopia di soprammobili, tabacchiere, foto ingiallite, cocci di bottiglia, cassettini, scantinati, se siete un po' allergici agli acari e alle muffe non vi consiglio la poesia di Montale.


Qui bisogna aggiungere una cosa: nel suo eterno rovistare cantine e solai, nel suo riverniciare in stile Novecento carabattole stilnoviste e arie di melodrammi, Montale è stato il migliore. Se il poeta è un artigiano di parole, in Italia non ce n'è stato uno più bravo di lui. Ma – questo è il punto – il poeta nel Novecento voleva essere un'altra cosa. Un progettista. Il secolo era iniziato a furia di manifesti, decaloghi, diktat: "le poesie si fanno così e così". Poesie automatiche, facili da comporre, bastava seguire le istruzioni. Varie volte nel secolo si è riproposta quest'ansia progettatrice, che magari non creava belle poesie, ma formava generazioni di aspiranti poeti. Tra una generazione e l'altra, rispuntava Eugenio Montale, puntuale come la risacca. Montale non spiegò mai agli altri come dovevano scrivere: lui stesso non era del tutto in grado di spiegare quel che faceva. Un vecchio falegname, che nell'era del truciolato si ostina a montare i suoi pezzi a mano. Una cosa molto veteroborghese, proprio anni Trenta, ma sulla distanza il truciolato lo sbatti via, e ai muri ci metti lui.

Così, anche chi con lo stilnovismo ha definitivamente chiuso, non può fare a meno di sobbalzare ai primi tre versi:
Il viaggio finisce qui: nelle cure meschine che dividono l’anima che non sa più dare un grido… forse non dice un granché di nuovo, ma si poteva dire meglio di così? (Continua)

13 commenti:

  1. "Poi che gli ultimi fili di tabacco
    al tuo gesto si spengono nel piatto
    di cristallo, al soffitto lenta sale
    la spirale del fumo
    che gli alfieri e i cavalli degli scacchi
    guardano stupefatti; e nuovi anelli
    la seguono, più mobili di quelli
    delle tua dita."


    Queste parole m'hanno tormentato per tutto l'ultimo anno del liceo. Non l'avevamo "fatto" Montale, mi pare: forse è per questo che lo percepivo come lettura quasi clandestina, da adolescente drammatizzante, con la testa piena di pippe mentali e il cuore pieno d'amor vero ma timido, che si strugge sulla poesia.

    Mah, passa il tempo...
    Su che si struggono oggi gli adolescenti?

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  2. Prima di postare tutto 'sto pippone moralistico e nostalgico alla "com'eravamo alternativi noi", magari informarsi sul fatto che la donna, tantomeno angelicata, con la poesia di Montale non c'entrava una minchia, no eh? E dire che la notizia era in prima pagina ovunque. O l'onanistico piacere di cotanta intemerata ha avuto comunque la meglio?

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  3. Non capisco perché prendersela con Montale per il semplice fatto che era un borghese, e che dal suo mondo borghese in fondo non è mai uscito.
    Resta comunque il miglior poeta in lingua italiana del suo secolo, almeno a mio avviso. Anche se non voleva fare la rivoluzione.
    Manzoni e Carducci (soprattutto l'ultimo) si prestavano a diventare poeti della reazione e dell'ordine costituito. Montale bisogna proprio violentarlo perché possa accadere qualcosa del genere.

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  4. io purtroppo di letteratura non ne sò molto.
    rimango cmq sconcertato dal fatto che ogni anno ci siano errori nelle tracce dei temi d'esame.
    hanno unanno per pensarli e li cannano spesso.
    poi pretendi che gli studentu siano migliori?

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  5. Tombolini, cos'è successo? Non ti avevo mai sentito così scortese.

    Questo pezzo (che in realtà è il copia incolla di uno di 4 anni fa) è stato messo on line all'una di ieri, quando le prove non erano ancora finite. Nessuna "prima pagina" riportava ancora il fatto che K fosse un uomo. Per la verità, non lo riportava nemmeno la mia edizione critica. Certo, il giorno dopo è molto facile fare la morale al Ministro o alla commissione: la verità è che l'identità di K era ignota ai più.

    In generale noi che scriviamo dei blog ci faremmo del bene se smettessimo di darci dei pippaioli a vicenda, è una cosa che non ho mai trovato intelligente. Non riesco nemmeno a capire cosa avrebbe di particolarmente onanistico un pezzo un po' satirico su Montale.

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  6. Lesa maestà, Leonardo, lesa maestà.
    La poesia non la legge più nessuno, non la capisce più nessuno, e i pochi che si ostinano a farlo la trattano come una reliquia.
    Come se il fatto che quella particolare lirica fosse dedicata a un uomo cambiasse di una virgola la fondatezza del discorso generale su Montale e la donna angelicata...

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  7. Dài, però dire che Montale si sta trasformando nel nuovo Carducci fa davvero rigirare le viscere. E' un po' come paragonare san Francesco a Padre Pio...
    Sul deprimente uso delle figure salvifiche, invece, non posso che darti ragione.

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  8. O, a me Carducci piace una cifra. Tutti i cocci di bottiglia non valgono una pargoletta mano messa giù come si deve.

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  9. Ecco Leonardo, mi pare questa sia proprio materia tua (se ben ricordo).
    Continuando cosi' la povera Gelmini dovra' ricorerre all'esorcista.

    http://www.corriere.it/Cronache/2008/Maturita/errori_testo_inglese_f9349bfe-3e01-11dd-9c4b-00144f02aabc.shtml

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  10. A me Carducci piace solo quando si mette a fare il Pascoli. E a fare il Pascoli ci pensa già egregiamente Pascoli...
    Bello -dico sul serio- poter ancora discutere di poesia in termini di: mi piace-non mi piace.

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  11. Posso segnalare che il Montale-Briatore di Leonardo è in prima su Repubblica.it(?)

    guido

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  12. io sono per i cocci di bottiglia di Montale, sarà che sono ligure e quando leggo le sue poesie sento tanto aria di casa.
    Se ben ricordo quando feci la maturità, visto che non era uscito allo scritto mi interrogarono su Montale all'orale.

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