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venerdì 29 giugno 2001

They say that Summer won't last too long,
but what if it never comes?


Addio Napster, quindi…
Adesso che ci penso, erano mesi che non entravo. Ma è uno choc lo stesso. Eri veramente un gran bel programma. È stato veramente un bel periodo.
(Ho provato ad avviarlo, per curiosità. Sono riuscito appena a intravedere i pulsanti, la tua grafica non proprio smagliante… ho avuto un brusco attacco di nostalgia. È vero, adesso c'è Bearshare, c'è Imesh, tutti questi programmini coloratini, però…la sensazione che si prova quando scarichi Summer di Anna Domino e la riascolti per la prima volta dopo dieci anni… non tornerà più).
È brutale quello che hanno fatto a Napster. Comprato e rottamato. È qualcosa che va al di là della semplice ritorsione commerciale. Napster è stato il capro espiatorio, il caso esemplare. Colpirne uno per educarli tutti. Abbiamo imparato la lezione? Ceerto! E infatti le vendite di CD sono calate, i programmi di condivisione si sono moltiplicati, i nuovi napster a pagamento si preannunciano da lontano come smagliantissimi flop.

È un'altra battaglia nella grande guerra sulla proprietà intellettuale. Ieri parlavamo di geni brevettati. Certo, tra un gene è una canzone c'è una notevole differenza. Il gene esiste già in natura: l'idea di concederne il brevetto al primo che ci punta sopra il microscopio e dice: "quello è mio" non può che suonare assurda al senso comune. Ma una canzone (o un libro, o un film, o un altro) è una creazione umana, e l'autore ha diritto di chiedere qualcosa in cambio.
Nell'Ottocento i pionieri del diritto d'autore, come Balzac, venivano tacciati di avidità. Stessa cosa più o meno è successa agli artisti che sfidando i loro stessi fan hanno messo Napster sotto accusa. Certo, Shawn Fanning è molto più simpatico del cantante dei Metallica. Ma il problema rimane. Nella brevissima epoca d'oro di Napster c'è stato qualcuno che ha trovato il tempo di teorizzare e proclamare l'avvento di un nuovo "comunismo dei beni immateriali". È un discorso che non mi ha mai del tutto persuaso. Certo, i fatti hanno dimostrato che la libera circolazione di mp3 era un incentivo all'acquisto di CD. Ma credo che si tratti di un fattore inerziale. Siamo volenti o nolenti una generazione di consumatori, cresciuta col naso contro le vetrine. Se qualcosa ci piace la compriamo. È un modo di celebrare il nostro gradimento. Ma in futuro non sarà sempre così. Dopo di noi viene una generazione che tra banda larga e masterizzatore avrà sempre meno motivi per entrare in un negozio.
Già da ora, comunque, comprare l'originale di un CD in un negozio (quando col prezzo di 15 CD puoi procurarti un masterizzatore) ha un vago sapore di feticismo. Nella civiltà digitale l'originale non esiste. Certo, se un artista mi è particolarmente simpatico posso decidere di dargli un obolo per portarmi a casa quello che potrei avere ugualmente gratis… peccato che la maggior parte dell'obolo se la succhi la grande distribuzione… e poi, sarà un caso? Gli artisti simpatici diventano sempre più rari.

No, forse non è un caso. Forse è l'avverarsi del seguente teorema:

1. Semplificando al massimo: alle persone intelligenti piace la musica intelligente, alle persone stupide la musica stupida (non è sempre così, ma semplificando al massimo…)
2. Vengono messi in commercio tecnologie che consentono la riproduzione di brani musicali (masterizzatori per CD, mp3…)
3. Per utilizzare queste tecnologie bisogna essere informati, e un minimo intelligenti.
4. Le persone intelligenti utilizzeranno queste tecnologie molto più che le persone stupide.
5. La musica intelligente comincerà a vendere meno; la musica stupida invece continuerà a vendere più o meno allo stesso livello.
6. Diventerà sempre meno conveniente produrre musica intelligente.
7. La grande distribuzione comincerà a investire tutto nella produzione di musica stupida.

È un teorema un po' razzista, lo so, che mi è venuto in mente guardando MTV. Secondo me ci siamo dentro da almeno cinque anni. Qualcuno obietterà che confondo l'intelligenza con la taccagneria. È probabile. Ma se il panorama musicale d'oggigiorno è avvilente la colpa sarà bene di qualcuno. Forse del ragazzino che dopo essere stato bersagliato per un mese ala radio dalle basi di Eminem (senza capirci una parola) va a comprarselo (e si spera che almeno dia un'occhiata ai testi). O forse di chi come me in un negozio non ci va più neanche per cercare gli Stereolab, che comunque in un modo o nell'altro prima o poi riesco a procurarmeli. Alla fine dell'anno senz'altro Eminem fattura più degli Stereolab. Ma a rimetterci siamo un po' tutti. Il comunismo dei beni immateriali, mah.

1 commento:

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