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lunedì 27 agosto 2001

e salutate la capolista...Finestre chiuse
Chi mi conosce pensa che odio il Manifesto, ma in fondo è vero il contrario. Quel quotidiano è la delizia dei pignoli, che non hanno di meglio da fare che dare alla caccia agli errorini, denunciarli e sentirsi superiori…

Per una volta voglio citare un articolo del M. che mi è piaciuto, senza badare ai punti e virgola: Se il pallone non infrange la finestra di Pippo Russo. Parla con cognizione di causa delle vertenze economiche e giudiziarie di Stream e Tele+, i due canali pay per view che si spartiscono le dirette televisive del campionato. Un mercato dalle enormi potenzialità, – sono anni ormai che ce lo sentiamo dire – ma che non decolla mai. Perché? Non si sa il perché. E perché non è decollata la web tv, il wap, il minidisc? (E l’umts, decollerà? Non si sa). La stessa internet, non doveva essere una miniera di soldi? E invece no.

Di chi è la colpa? Forse di questa generazione di manager, che vede affari dove non ce ne sono? Possibile? No, dev’essere colpa nostra. Noi, nati e cresciuti all’apice della società del consumo: è normale immaginarci pronti a sbavare davanti a qualsiasi novità colorata e luccicante ci venga proposta in vetrina o in tv. E invece no. Perché? Cos’è che non funziona? Perché non ci divertiamo? Perché invece di ammirare le vetrine ci mettiamo a spaccarle?

Lo sappiamo o no che il futuro dell’economia (del mondo, cioè) dipende da noi? Dai nostri consumi voluttuari? No. Non lo abbiamo ancora capito. Bush sì, e infatti sta mandando in casa a ogni consumatore americano un assegno da 300-600 $. Nella speranza che lo consumi in qualche cosa. Purtroppo i consumatori medi americani hanno altri problemi: agli abitanti rurali, ad esempio, nessuno vuole più pagare l’assicurazione sanitaria.

Ma torniamo al pay per view. Doveva portare il campionato nel salotto degli italiani. Per ora si è limitato ad arrivare ai bar. Nessuno sa bene il perché quello che doveva essere il serbatoio delle spese pazze dei grandi club di serie A sia ancora più o meno vuoto. Neanche Russo lo sa, ma il suo articolo brilla per un’intuizione. Russo ha notato una singolare coincidenza nei due spot di Stream e Tele+; entrambi puntano su un luogo comune all’infanzia di tutti noi: il pallone che infrange il vetro di una casa.

La finestra infranta, con l'irruzione violenta del pallone in casa, dice probabilmente molto più di quanto fosse nelle intenzioni degli advertiser e degli stessi committenti. Comunicando l'idea che il pallone possa entrare anche nelle case più ostili, vincendo ogni possibile resistenza, gli spot hanno finito col veicolare un messaggio collaterale involontario, che contiene il nucleo stesso delle paure che attanagliano proprietà e management della pay-tv italiana. L'elemento della finestra infranta trasmette infatti l'idea di un panorama composto da finestre chiuse, sostanzialmente indifferenti al calcio televisivo come bene di mercato.

Io vado pazzo per questo tipo di cose: quando la réclame, ingannatrice per definizione, contiene un elemento di verità sfuggito agli stessi pubblicitari. La pubblicità come lapsus.

La pubblicità come lapsus. C’è più di un esempio che mi viene in mente. Per esempio… beh, nei prossimi giorni dovrò lavorarci su, ma…



Ci siamo capiti.

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