Ciao Enzo,
Sono Leo, il “più bravo a spiegare certe cose” (bello slogan se facessi l’andrologo), e tutto quello che posso dirti è che:
Non sono mai stato entusiasta del Buy nothing day.
È un’iniziativa che nasce in America (quel day così antipaticamente berlusconiano…), dove comunque i drugstore stanno aperti 24 ore, e un sabato senza far la spesa non è una grossa privazione. (Ma a noialtri poveracci, se ci togli il sabato pomeriggio, di cosa lo riempiamo il frigo? Di discorsi?)
In Italia, poi, il day quest'anno sfortunatamente cadeva proprio nella giornata di raccolta del Fondo Alimentare, per cui non ci è stato nemmeno risparmiato il dissidio interiore quotidiano: facciamo beneficienza o boicottiamo? (Sempre di più si avverte la necessità non dico di un leader ma almeno di un’authority che faccia un po’ di ordine sulle manifestazioni, che stili un calendario: oggi siamo qua per questo motivo, domani non andiamo là per quest’altro: è un’esigenza forte, questa, dalle mie parti e non solo).
Personalmente faccio il possibile per combattere contro il consumismo tutti i giorni, e non aspetto un giorno all’anno per sgravarmi la coscienza; e tuttavia…
Tuttavia la giornata del non acquisto non è una brutta idea, in sé.
Una volta, in tempo di guerra, i re e i presidenti raccomandavano ai sudditi o ai cittadini di lavorare sodo per il benessere della Patria, e chi non lo faceva era un disfattista. Adesso cosa ci chiede Bush o Berlusconi? Di comprare e consumare come se niente fosse. Così supereremo la crisi (crisi? quale crisi?) e salveremo l’Occidente. E il lavoro? Sì, il nostro lavoro è importante. Ma non tanto da farci vincere la guerra. Il consumo, quello sì è importante.
Se stamattina fossimo rimasti a letto non sarebbe poi stato così grave per il Prodotto Interno Lordo. Ma se sabato non andiamo a far la spesa siamo disfattisti, né più né meno.
Noi occidentali contiamo più come consumatori che come lavoratori. La cosa ci può fare più o meno fastidio, ma almeno ammettiamolo. Può darsi che un boicottaggio ben fatto ottenga più risultati di uno sciopero o di una manifestazione. (Che è poi il minimo possa dire un ex obiettore della Bottega d’Oltremare a un ex obiettore di Commercio Alternativo).
Insomma, Enzo, credo che in queste cose bisogna recuperare un po’ di understatement, ch’è sì raro: e siccome tu sei sempre stato il mio campione locale di understatement, ti eleggo mio vate sul campo: va,insegnami a prendere le cose un po’ con leggerezza. Sabato mi sono roso il fegato perché una mezza giornata libera non mi capita da settimane, e sono mesi che devo comprarmi scarpe e stereo. Alla fine sono sceso in via Emilia e ho comprato del tè solidale alla bancarella. E già mi sentivo meglio.
Pro e contro sul Buy nothing day.
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