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giovedì 7 marzo 2002

poovero, poovero ragazzoNessuno gli vuole bene
(e la sinistra perde anche per questo motivo)

Mamma mia dammi cento lire / Che in America voglio andar…
Cento lire sì te le do / ma in America no e poi nooooo…


Forse è un problema soltanto mio, ma in queste notti di febbre non mi capita raramente di svegliarmi nel cuore della notte, madido di sudore, chiedendomi: "Ma D'Alema ci andrà davvero in America, a quel ciclo di conferenze? Quanto starà via? E la Sinistra, come farà senza di lui?". Ho anche controllato nell'atlante: l'America è un continente, di là dall'Oceano. Dovrà prendere un volo! Intercontinentale! E se c'è tempesta? E se lo dirottano? La sinistra sarà perduta per sempre! In simili incubi mi dibatto, rigirandomi senza trovare pace, finché un'anima buona non mi porge una tachipirina.

Appena giunti in alto mare /il bastimento si rovesciooooò...

Col sole del mattino recupero un po' di buon senso. Ho conosciuto un docente universitario assai famoso nel suo settore (per la verità non solo in quello) che aveva continuamente in programma qualche convegno in qualche luogo remoto. Una volta lo sentii discutere allegramente al telefono dell'opportunità di prendere un Aeroflot (quei famosi aerei russi che nessuno vuole più assicurare) per andare a non so quale simposio bielorusso o moldavo. Un aeroflot, capite! Un docente che tutto il mondo ci invidia, su uno di quei cosi! E credete che fuori dalla porta dello studio ci fosse uno striscione con scritto: "Prof, non vada!"? No, non c'era. Credete che qualcuno fuori dalla finestra scandisse slogan di solidarietà ("Ci porti con noi in Bielorussia!") col megafono? Nemmeno. Le menti migliori della nostra generazione viaggiano continuamente, su aeroflot o altro, raccogliendo inviti di centinaia di convegni e congressi, senza che nessuno protesti mai, o si chieda se fanno così perché si sentono offesi. È una cosa normale, e non fa notizia.

Ma D'Alema sì. D'Alema in tournée in America merita due pagine di Repubblica in due giorni. D'Alema in America è un fatto grave, è un segno che la Sinistra italiana non gli vuole più bene. E allora la Sinistra insorge, come un sol uomo: ma come, D'Alema, non andare, come faremmo senza di te, in America no e poi no, ma sì, ti vogliamo bene, resta. E D'Alema: sì, comunque è solo per un ciclo di conferenze, poi torno, e comunque adesso se insistete tutti mi fate passare la voglia...ecc.
Perché tutta questa manfrina?

Forse ha temuto che nessuno si sarebbe reso conto della sua assenza (effetto "Veltroni l'Africano"), così ha fatto un po' di polemica per attirare l'attenzione. Un po' di polemica non si lesina a nessuno. Ma su che argomento? Il solito: sé stesso.
Io credo che D'Alema sia l'unico politico in Italia in grado di farsi fare un'intervista su sé stesso. Persino Berlusconi, che di sé stesso è ben gonfio, se lo stimoli inizia a parlarti di un sacco di cose che ha in mente di fare, magari un mucchio di cazzate, ma non sempre e solo di sé. D'Alema, lui, ormai è 100% autoreferenziale E' anche disposto ad ammettere degli errori, beninteso, purché siano i suoi. Vive la crisi della sinistra come un dispetto nei suoi confronti: il sunto del discorso è: "Nessuno mi vuole bene, dopo tutto quello che ho fatto per voi, basta, mollo tutto, vado in America a un ciclo di conferenze".

Eppure, per quanto sia disposto a lasciare l'Italia, i compagni, i colleghi, gli affetti, la barca... (e tutto questo solo in nome dell'unità della Sinistra), quando gli si chiede di mollare l'unica carica concreta che gli è rimasta (la presidenza ds), lui non sente. Nella stessa intervista ha detto che non si dimetteva perché tanto quella era una carica priva di potere. Ora, qui, dov'è la logica? Se la presidenza ds è una carica priva di potere, cosa costa a D'Alema rinunciarci? Ma soprattutto, perché ha brigato tanto per averla e poi non l'ha restituita quando tutti (tutti) gli altri dirigenti nazionali si sono dimessi? Niente da fare, piuttosto si fa assumere al Teatro Naturale di Oklahoma: ma mollare quella presidenza, no. È un punto d'onore. "Tanto non conta nulla". Bel rispetto delle istituzioni del suo partito, tra l'altro.

Sabato – non so se ne avete sentito parlare – c'è stata una manifestazione a Roma. C'erano 500.000 persone più D'Alema. Alla televisione hanno intervistato tanta gente qualunque venuta da tutt'Italia, tra cui D'Alema. Dev'essere stata una bell'esperienza, per D'Alema. Adesso i suoi colleghi e avversari avranno un po' più di rispetto, di D'Alema. E la sinistra è di nuovo unita, con D'Alema. Forse quel ciclo di conferenze non è più così urgente, per D'Alema.
Per noi sì.

Sì, il ragazzo è sveglio, ma non fa che pensare a sé stesso e ai suoi interessi. Un bel soggiorno all'estero, una borsa di studi, amicizie nuove, potrebbero forse dargli la scossa che gli serve. Ormai è grande, e sa badare a sé. E noi?
Beh, noi dobbiamo smetterla di preoccuparci per ogni cosa che fa. Appunto, ormai è grande, e proprio perché gli vogliamo bene, quelle cento lire per l'America non sarebbero spese male.

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