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mercoledì 29 maggio 2002

Amici di lungo raggio

Capita a volte di sentirsi un po' soli e un po' stanchi, a proposito o no. E di aver voglia di sentirsi con qualcuno, niente di speciale da dire, giusto sapere come va, perché sono mesi e anni che non ci si vede.
Ma appunto, sono mesi e anni, e magari non ti sono mai venuto a trovare perché dopo il matrimonio ti sei trasferita a Piacenza, o perché non ho più il tuo telefono, oppure ho sentito che tua moglie è incinta ma ho perso il conto dei fratellini, mi succede. Che insomma, la maggior parte delle volte se mi sento solo è perché me lo merito.
Mi hai lasciato un messaggio in segreteria e non ho più risposto.
Mi avevi mandato un messaggino e l'ho in memoria da cinque mesi.
Avevo voglia di chiamarti ma poi ho pensato che avrei fatto un torto a Tizio, sai, a lui non scrivo da più tempo, e in più è malato di qualcosa, non ricordo cosa, tu invece ti sei solo laureato.

Il peggio è la lettura della posta – dopo la scrematura dalle mailing list indesiderate, esaurienti rassegne stampa a cura di Lucania On Line, il circolo Per La Pace di Rieti che invita tutti a una cena di cinghiale giovedì, e uno di Catania che risponde a tutti che non è questo il modo di usare una list, pofferbacco, e in più lui è vegetariano. E poi, ovviamente, chi mi offre viagra e altri sistemi per migliorare le mie prestazioni, perdere peso, rifarmi spuntare i capelli, e quei due o tre virus al giorno senza i quali mi sentirei snobbato.

Se riesco a cancellare tutto questo senza restare affascinato, troverò mail di clienti (prendere tempo, si può sempre fingere un crash informatico o darsi per licenziato, ah già, ma io mi sono licenziato), amici di corto raggio (quelli cioè che sì, ti vogliono bene, ma se ti scrivono una mail è per un'incombenza tipo correggimi queste cinque cartelle sulle aliquote del traffico speculativo), sconosciuti che passano di qui e salutano (e senza impegno rispondo anche volentieri) e poi, magari una volta a settimana, qualche amico di lungo raggio. Quelli che se non scrivono ti senti solo, e se ti scrivono ti senti in imbarazzo. Perché metà della posta che scrivo io consiste probabilmente in scuse per i ritardi e per i pacchi.

Ma le volte in cui mi sento un po' solo e stanco è appunto perché ho quel paio di ore per chiedermi: perché succede tutto questo? D'accordo, sono disordinato. E ho troppe cose in ballo. Ma cambierà? Come fanno gli altri? Ho il sospetto che si destreggino tra pacchi e ritardi esattamente quanto me.
Forse allora il problema non è mio, è sociale. Conosciamo troppa gente. Le scuole, le compagnie, l'università, tutti i corsi, gli stage, i lavoretti, gli uffici, tutti questi spostamenti ci lasciano qualche conoscenza e qualche affetto che noi ci illudiamo di riuscire a portare avanti, ma sono troppi, e sono un po' come i santini per mia nonna: benché vecchi, ingialliti e frusti non si possono buttare via.
E poi c'è internet, cioè l'illusione di potersi tenere tutta una vita di contatti in una lista, se non addirittura in una mailing list. Ma internet produce nuove conoscenze, nuove esigenze, e poi nulla ti butta giù come l'idea di poter scrivere a qualcuno in pochi secondi e non averlo fatto da due anni. Almeno una volta si poteva perdere la rubrica in un trasloco, nulla di più giusto. Vi rendete conto che – se non accade qualche catastrofe o rivoluzione tecnologica – rischiamo di mantenere lo stesso indirizzo e-mail per trenta, quaranta, cinquant'anni? Sì, io potrei scrivervi tra cinquant'anni chiedendovi se vi ricordate di me, e pretendere una risposta. L'idea vi piace? A me dà i brividi.

Cambio argomento, quasi. C'è stato questo vertice storico, a Pratica di Mare, e devo dire che Berlusconi ha superato sé stesso: fondali di cartone, statue requisite dai musei e lo spazio aereo civile sequestrato per un giorno. Tutto questo per firmare un documento già pronto.
Però è ingiusto prendersela solo con lui, che in questo caso al massimo ha dimostrato doti di grande maggiordomo. Ma questi grandi della terra, non hanno proprio niente di meglio da fare che incontrarsi ogni santo giorno di sole? G8, Ocse, Nato, e poi tutte queste visite di cortesia, queste strette di mano, ma insomma. C'è internet, ci sono le videoconferenze: oggigiorno per firmare contratti miliardari basta un clic. Possibile che i capi di Stato non possano fare a meno ogni volta di guardarsi negli occhi? Non si stancano di passare in rassegna questo o quel corpo di militari in parata, non sono esausti di quelle cene con menu elaboratissimi in cui non ci si può sbottonare il frac, neanche immagino slacciare di nascosto un'asola della cintura? E poi come si fa a godersi un pranzo con Putin o Bush di fronte?
Perdipiù quel pranzo lo pago io!
Ma questa è una considerazione vetero-borghese. No, quello che mi fa arrabbiare è altro. Per esempio: caro amico, non ti scrivo da otto mesi. Ho avuto mille impegni, del resto anche tu, e poi sai com'è la vita, ecc.. Ma nel frattempo Berlusconi e Putin si saranno incontrati di persona tre volte! Eppure anche loro qualche impegno dovrebbero averlo: governano due Stati importanti, e non sono i tipi che delegano questo o quello. Eppure loro, il tempo per incontrarsi e chiedersi ciao come stai lo hanno trovato, loro. Come accidenti fanno?
E a loro non viene mai, mentre passano in rassegna il XV alabardieri con lo spadino di gala e i pomelli d'ottone, o mentre spalmano paté di foie gras su crostini scelti discutendo casualmente di questo o quel protocollo, dicevo, non viene anche a loro a volte un rimpianto per un amico che non vedono da mesi, da anni? Come hanno fatto, loro, a sfrondare l'albero delle loro relazioni, dalle elementari al collegio al KGB, di modo da non aver voglia di vedere nessuno che non sia qualche altro Capo di Stato con le mani sudate a furia di stringerle, abbronzato dai riflettori tv? Come hanno fatto?
Forse, semplicemente, hanno iniziato a buttare via i santini da piccoli: e poi i volantini, i biglietti da visita, le rubriche: una volta ho letto che Bush ha anche chiuso il suo mail account. Così bisogna fare. E io ci provo, ma ogni giorno sono altri volantini, e fotocopie, e messaggi, e inviti a cena e partecipazioni, che non c'è mai posto su questa scrivania per quanto provi a farne, e poi nel momento in cui cerchi qualcosa d'importante finisci sempre per trovarti un santino in tasca, e non lo butti, lo lasci lì.

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