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mercoledì 4 dicembre 2002

In Piazza Alimonda, ancora

Nei giorni scorsi su indymedia è apparso un nuovo dossier sul caso Giuliani-Placanica, uno zip nascosto in un mp3, pubblicato dal solito Franti. È un documento avvincente e, insieme, repellente. Franti e il suo collega Arto hanno il merito di aver trovato belle foto e messo in piedi una ricostruzione interessante. Ingrandendo una foto del defender che ha investito Carlo Giuliani, hanno scoperto che il profilo del "terzo uomo", il Tenente Colonnello che non era né al volante né dietro con la pistola in mano, è molto simile al profilo dello stesso Placanica. E siccome Placanica non è mai stato sicuro di aver sparato in testa a qualcuno (ha cambiato versione diverse volte), ogni tipo di dietrologia è consentita.

Franti e Arto sembrano sapere il fatto loro. Esibiscono una serie di foto in cui si dimostrerebbe come gli ufficiali che dovevano dirigere le operazioni intorno a Piazza Alimonda siano stati i primi a tagliare la corda. Non dimenticano di citare fatti poco noti all'opinione pubblica, come la presenza nella piazza di ufficiali già distintisi in Somalia per… violenze sulla popolazione civile. Riportano l'audizione del vicecomandante del ROS dei carabinieri alla commissione d'inchiesta parlamentare, facendo maliziosamente notare come quest'ultimo il 5 settembre dell'anno scorso parli di una non meglio precisata "procura competente" ai disordini di Genova. Quale? Genova? Torino? Cosenza? Forse non lo sa ancora neanche lui. Insomma, Franto e Arto sembrano preparati e attendibili…

…Ma poi si fregano da soli condendo il tutto con dialoghi da noir all'italiana (con tutto il rispetto per il noir all'italiana):

- Dove scappi, coglione? Ferma sta jeep, sta fermo che ti faccio vedere io come si fa, imbecille! Pam! Pam! E ora metti in moto e sgomma coglione, via, via che ci togliamo da questo merdaio adesso… Vai, ti ho detto, tanto quello è già morto e se ci passi sopra non cambia niente. Forza, ti copro io! Fa presto! Pliccanica dammi la pistola, che cazzo hai fatto! Sei tutto pieno di sangue, anche nella jeep riesci a farti picchiare, coglione! Ma ora sei nella merda! Dammi la pistola! Ok… vieni qua tu cretino… Come ti chiami? Raffone? Ok Raffone monta qua su e ricordati che sei sempre stato qua, o vedrai che sei nella merda come quello smidollato del tuo collega, […]

Lavoriamo di fantasia? Forse…


Non "Forse". Di sicuro. Ma un po' di fantasia può essere utile; quello che da fastidio è il voler fare letteratura su un morto. E tutta la fiducia che cominciavo a nutrire d'improvviso evapora. Fammi vedere meglio quelle foto. Beh, tutti i profili si somigliano da lontano. E un segno bianco su un casco non vuol dire niente. Mi avete fatto leggere un bel romanzo, ma il protagonista è realmente vissuto. Ed è realmente morto. E adesso mi vergogno.

***
Ma è vero, è un mistero appassionante, il caso Giuliani-Placanica. Ci coinvolge più di ogni altro mistero italiano. Perché ci riguarda più da vicino, forse. E poi perché ci mette l'uno contro l'altro, senza mediazione. E' sufficente che rine parlino i giornali, o la tv, e ognuno di noi torna a Piazza Alimonda, un'altra volta, per pensare: Cosa avrei fatto?
Qualcuno la rivive nei panni di Giuliani: avrei sollevato l'estintore? E perché? Per colpire il nemico, per difendere me e i compagni?
E qualcun altro la rivivrà dalla parte di Placanica: avrei sparato? In aria o ad altezza d'uomo? Per minacciare, per difendermi, per uccidere?

È questo il vero mistero che ci tormenta. È per questo che collezioniamo foto e video. Misuriamo i metri che separano Giuliani dal defender: a due metri è un potenziale assassino, a tre un cittadino che si difende. Cerchiamo nell'aria sassi che si prendano la colpa di aver deviato un colpo a salve nella testa di un ragazzo. Probabilmente nessun delitto è stato tanto osservato. Cerchiamo tutti la prova che ci assolva – il che vuol dire che ci sentiamo tutti, in qualche modo, in colpa.

"No, questo non lo accetto, tu sei peggio di Franti. Lui gioca al detective, tu all'esistenzialismo. Vorresti dire che il colpevole è in ognuno di noi? Troppo comodo. No, il colpevole è la fuori, dev'essere individuato e punito".
Sì.
Ma allora il caso è chiuso, non c'è più niente da indagare. Che Placanica abbia sparato ad altezza uomo; che abbia sparato in alto; che un sasso abbia deviato la pallottola; che il gas lo abbia sconvolto e accecato; che lui si sia limitato a guardare e poi a coprire un superiore: che differenza fa? La volontà di avere un morto nelle strade, quel giorno, era evidente. Non è senz'altro di un capro espiatorio che abbiamo bisogno. Non di un ragazzino. Ma nemmeno del suo immediato superiore.
Molto più in alto dobbiamo guardare, senza perdere tempo a frugare tra vecchi complotti e cianfrusaglie, perché i colpevoli non tramano nell'ombra, ma sono davanti agli occhi di tutti noi. Perché chi si mise a giocare alla guerra nelle strade di Genova sapeva di poter contare sulla copertura di questo Governo. Perché, insomma, Placanica ha tanti superiori, e i loro nomi li conosciamo (qualcuno li ha anche votati).

Solidarietà a tutti i presunti, in particolare a chi nei giorni scorsi ha compilato il modulo di autodenuncia del Forum per la pace di Ferrara e ora si ritrova indagato a Trento per cospirazione… io comunque l'avevo detto, che certi pm non hanno il senso dell'umorismo, però… solidarietà.

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