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martedì 4 febbraio 2003

L’ombelico dei blog

Certe sere mi chiedo se anche questi blog non siano per caso il proseguimento di quella letteratura del guardarsi l’ombelico, che andava qualche anno fa e che forse, chissà, va ancora.

Dipenderà dai casi, e poi è inevitabile: questa comunità di persone non ha altro in comune che tenere un blog; se vogliono comunicare tra loro è di blog che devono parlare.

Se però certe sere vi stancate, di leggere blog di persone che raccontano del loro blog, magari è il momento di consigliarvi il sito di un mio amico (e ti pareva), un blog narrativo, sincero, anche un po’ coraggioso, rigorosamente senza link, ma che merita di essere lincato più di quanto già non sia.

...Io stesso, siccome non mi porto mai a casa le Jinetere del Paraiso, vengo preso da qualcuno per omosessuale. E un ragazzino arriverà a offrirmisi. Ma sempre sottovoce. Con una discrezione che non è nemmeno lontana parente del baccano delle donne, che ti si gettano quasi letteralmente addosso.
Una ragazza (Jacqueline) arriverà una volta a dirmi che sono omosessuale perché mi lascio toccare il sedere dalle donne. Nessun macho cubano lo farebbe mai.
Ed effettivamente, anche nelle discoteche, le donne si permettono a volte di metterti la mano sui genitali. Mai sul sedere.


Il Diario di Cuba è on line da un mese. È un taccuino di viaggio senza fronzoli ed espressionismi: più che di un diario ha davvero lo stile di un blog (e qui si potrebbe aprire un dibattito, ma stasera no); più che imporre le sue esperienze, le mette a disposizione del lettore, che ne faccia quello che vuole. E senza tante cerimonie, pulitamente, racconta di Cuba, del turismo di nicchia e della prostituzione di massa. Forse certe sere può riuscire più interessante dei soliti blog che parlano di gente che ha un blog (questo incluso).

Diario di Cuba, dunque: ci trovi sempre ombelichi, ma più esotici del solito. E per una volta anche Google t’indirizza bene.

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