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giovedì 29 maggio 2003

Piccolo Mondo Blog
(piccolo mondo antico?)

Non è poi così facile, sapete.

Mettiamola così: se conoscete La Pizia, se vi piace come scrive e quel che scrive, se vi piacciono i blog all’antica, minimalisti eppure enciclopedici, pudici ma senza vergogna, questo libro dovreste leggerlo, possibilmente comprandolo. Non costa tanto (11 euro e 90) – tenete conto di tutte le volte che avete letto la Pizia gratis. Il libro è scritto molto bene... bella scoperta, lo sappiamo da anni che Eloisa scrive bene: ma a sfogliarla in un libro fa tutt’un’altra impressione. Più o meno lo ha già detto Matteo: Eloisa sarebbe in grado di commuoverci o divertirci anche scrivendo un manuale d’istruzioni per la fotocopiatrice. Buona lettura.

Se invece la Pizia non vi entusiasma, se trovate che i blog all’antica vivano di rendita senza grandi idee, e che in Rete non si sentiva nessun bisogno di un’altra comunità autoreferenziale che cerca di emergere a furia di applausi reciproci (altre comunità più grandi e professionali le chiamano marchette), forse è meglio se ripassate un’altra volta. Così vi risparmiate la scena di Leonardo che parla bene del libro della Pizia, libro in cui ovviamente la Pizia parla bene di Leonardo e di tanti altri blog (che stanno già per pubblicare un altro libro in simpatica ammucchiata; libro che poi ci autorecensiremo, ecc., ecc.). Molto meglio per voi leggervi i pareri di Georg o Mantellini, che sono fuori dal giro, senza conflitti d’interessi.

Infine, può darsi, chissà, che qualcuno arrivi qui senza sapere chi è questa Pizia, e di cosa parla il suo libro.
Dunque.
La Pizia in realtà è un sito internet che viene aggiornato più volte alla settimana, un blog. Da un anno a questa parte su internet si parla molto di questi blog: se n’è parlato un po’ anche sui giornali e in tv. In Italia a tutt’oggi ci saranno più o meno diecimila blog attivi: la Pizia è uno dei primi. Non tanto per età anagrafica, ma per il suo stile, che ha fatto scuola.
La Pizia è il blog di una ragazza, Eloisa Di Rocco, che ha cominciato a scriverlo due anni fa (sembra ieri) quando lavorava a Chicago (sembra un secolo). A quel tempo non conosceva nessun blog italiano. Lentamente ha iniziato a notare gli altri, e gli altri hanno iniziato a notare lei. A un certo punto è diventata un punto di riferimento per tutti quelli che avevano un sito simile al suo. Attraverso lei – che stava a Chicago – io ho conosciuto alcuni blog della mia stessa (piccola) città.
Oltre a essere una scrittrice di blog, Eloisa era anche una buona lettrice dei blog altrui: ma non è mai stata una grande smistatrice di link. Parlava – parla – soprattutto dei fatti suoi. Cosa faceva di lei una lettura obbligata? Me lo sono chiesto spesso.
Credo che il suo grande segreto sia l’equilibrio: Eloisa non lo sa, ma è da due anni che il suo blog cammina su un filo. Non è da tutti parlare di sé senza cadere nell’egocentrismo, nella notazione criptica, nel sentimentalismo, nell’invettiva, nell’autoglorificazione, nella noia. Io, per esempio, mi accontento di cadere in una buca diversa al giorno. Invece Eloisa non casca mai, non so come. È… leggera (eh, la leggerezza di Calvino).

Uscendo con questo libro, Eloisa ha corso più rischi del solito. All’inizio doveva essere un manuale su come gestire un blog. Una cosa piuttosto semplice (infatti si risolve in una dozzina di pagine). Lei lo ha trasformato in qualcosa di diverso: un libro sul “mondo blog” italiano. Un racconto vivace, con tanti personaggi (ci sono anch’io, in un paio di gag: a un certo punto mi addormento su un cesso aziendale), e una protagonista: lei.
Beh, ci credereste? Ha vinto la scommessa. Mondo blog è un bel libro. La protagonista non ruba la scena a nessuno. I personaggi stanno tutti al loro posto. C’è perfino una dichiarazione di poetica limpida e orgogliosa: il blog non è un diario, il blog è un’arte. L’arte di dare ai propri pensieri una forma condivisibile. Sottoscrivo. Personalmente, leggo più spesso blog di cui non condivido le idee, ma di cui apprezzo lo stile.

Se questi blog hanno destato il vostro interesse, il mio consiglio (interessato) è di comprare il libro della Pizia e leggerlo. Non solo imparerete ad aprire un blog (non ci voleva molto): ma scoprirete anche cosa vi succederà aprendolo. Troverete un universo di piccoli scrittori e piccoli lettori, che si selezionano tra loro in base a interessi comuni: imparerete a conoscere nuove persone non dalla figura o dall’abbigliamento, ma dalla scrittura. Finirete per affezionarvi a un avverbio o a un gerundio a tal punto da infilarsi in treni a lunga percorrenza per poterlo conoscere. Alcuni avverbi o gerundi li perderete di vista, con altri litigherete e poi farete pace. Tutto molto umano, perfino un po’ banale, se mi metto a raccontarlo io. Leggetevi la Pizia.

Con un’avvertenza:
non fatevi impressionare quando, proprio a metà del libro, si comincia a parlare di “Fenomeno Blog”. È successo che improvvisamente, l’inverno scorso, la piccola comunità dei blog italiani è esplosa. Per rendersi conto di quello che è successo, basti dire che prima era possibile leggersi tutti i blog italiani nell’arco di una giornata lavorativa (non ci si ammazzava esattamente di lavoro, nel 2001). Oggi una tale impresa sarebbe impossibile, ancorché folle. Prima il Mondo Blog era composto di poche persone diverse per estrazione sociale, opinioni, età, ecc., che per il solo fatto di avere un hobby in comune (il blog) trovavano naturale scriversi, scambiarsi opinioni, considerarsi 'alla pari' Oggi questa comunità non esiste più: esistono gruppi più o meno interconnessi tra di loro (blog giornalistici, blog letterari, blog musicali, blog di un determinato orientamento politico, blog di una determinata piattaforma, ecc.).
Tutto questo è inevitabile e giusto: ma i reduci di quella esplosione la ricordano ancora come uno shock. Improvvisamente iniziano a ricevere mail di sconosciuti, complimenti, insulti. Se criticano un articolo di giornale (come avevano sempre fatto), ecco che il giornalista risponde sul suo blog. Altri giornalisti chiedono di intervistarti. Finisci dentro a tesi di laurea, qualcuno ti chiede di fare un libro. E poi?
E poi niente: i reduci sono ancora tutti qui. Nessuno ci ha fatto dei soldi, a parte Telecom Italia. Alcuni si sono stancati, altri no. Continuiamo a lavorare e a divertirci nei ritagli di tempo con le nostre autobiografie on line. Dopo tre interviste e due libri siamo ancora i poveracci di prima (non credete a Valido, che in una delle pagine più divertenti del libro si immagina un futuro da blogstar, (“vita sregolata, mai un minuto libero, party everywhere”).
Tutto questo è successo in pochi mesi, e non ci ha lasciato senza qualche contraccolpo emotivo. Insomma, perché a un certo punto siamo sembrati così importanti? E lo eravamo davvero o è stata solo un’illusione?

È difficile spiegare questa sensazione a chi è arrivato dopo. Anche perché si rischia il ridicolo a definirsi “blog storico” solo perché hai qualche mese di archivio in più. Ed è difficile spiegarsi senza cadere in polemiche con chi è arrivato dopo. Almeno, io non ci riesco. Ma La Pizia sì, la Pizia ci riesce, quando, nelle pagine forse più belle del libro, racconta la storia di un quartiere senza pretese e dei suoi abitanti, in una città che sembra Roma e non lo è. Basta, non dico oltre. Compratevi il libro. (No, vi garantisco, i personaggi non hanno percentuali sulle vendite).

Un tempo in questo quartiere ci si conosceva tutti. Potevo lasciare la porta aperta e parcheggiare sotto casa. Se qualcuno stava male tutti sapevano che stava male, e arrivavano letterine di auguri scritti e di pronta guarigione…

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