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giovedì 10 luglio 2003

L'anno del Neocone (seconda parte)

Il complesso di Fort Alamo

L’americanismo dei Neoconi è comunque un sentimento nobile. Apparentemente i Neoconi non farebbero altro che prolungare una celebrata tradizione italiana, che consiste nel mettersi sempre e comunque dalla parte del vincitore: eppure non sono affatto arroganti. Non si capisce il Neocone se non si entra un po’ nel suo immaginario. Certo, occorre fare un piccolo sforzo, perché noi e i Neoconi viviamo in due mondi diversi.

Noi pensiamo di vivere in una nazione vagamente destrorsa, vagamente razzista, che ha bisogno di immigrati ma non è ansiosa di riconoscerne i diritti civili: con una classe dirigente inadeguata e un po’ disonesta, ben rappresentata dal buffone in capo, con le sue eterne pendenze con la giustizia, il suo conflitto d’ìnteressi: una persona che non ci è simpatica per niente, e non ha mai fatto nessuno sforzo per diventarlo.

Il Neocone vive altrove: in un Paese che è stato ed è tuttora sotto il controllo dei… chiamiamoli “comunisti”, anche se il concetto non rende del tutto l’idea. Anche se incidentalmente i comunisti hanno perso le elezioni, non hanno mollato la loro presa sulla coscienza degli italiani. Controllano le aule di giustizia e le aule di scuola, l’ottanta per cento dei quotidiani e tutti i programmi televisivi che valga la pena vedere (i Neoconi, è buffo, non si perdevano una puntata di Santoro).
I comunisti sono i no global, i girotondini, l’ex sinistra di governo, i magistrati, i giornalisti; perfino Andreotti, quando faceva una politica cautamente filoaraba, era in qualche modo un comunista. Gli immigrati non sono comunisti, ma lo diventeranno, e a quel punto l’Italia sarà definitivamente perduta. I comunisti, l’11 settembre, andavano in giro a dire che l’america se l’era cercata. I comunisti hanno esposto le bandiere della pace, probabilmente lucrando sul prezzo. I comunisti vanno alle manifestazioni, vanno ai concerti, consumano droghe leggere, fanno casino fino a tardi e impediscono alla gente onesta di dormire. Ora, sto esagerando, mi rendo conto: la maggior parte dei Neoconi è sana di mente e non soffre di paranoie più di chiunque altro. Ma non c’è dubbio che il Neocone medio si senta assediato. Sventolare la bandiera stelle e strisce allegata a Panorama non è un gesto di vittoria, ma una disperata richiesta di aiuto. I Neoconi si sentono a Fort Alamo. Fuori, orde di pancabbestia, talebani, magistrati, filosofi, giornalisti italiani, giornalisti europei, europarlamentari. È il punto del film in cui di solito arrivano i Nostri.

Ora che sappiamo in che mondo vive il Neocone, non possiamo non provare un po’ di simpatia per lui. Ci vuole del coraggio a infilarsi in un fortino e resistere ad assalti da ogni parte, con abnegazione e sprezzo del buon senso. Prendiamo il caso Schulz, che in sé e per sé non era nulla di eccezionale: Berlusconi ha fatto una gaffe madornale e avrebbe dovuto scusarsi con più convinzione, tutto qui. Alcuni Neoconi se ne sono resi conto. Altri no. Altri si sono cimentati nella missione impossibile di difendere Berlusconi, brutalmente provocato da Schulz. Dibattiti sulla definizione di kapò. (“Ignoranti! Kapò non vuol mica dire nazista!”). Digressioni sulla storia del kapò nel cinema e nella televisione. Scottanti retroscena: Schulz era stato fomentato da Vattimo e Travaglio. Eccetera, eccetera. Fino all’apoteosi finale: Berlusconi è inviso ai tedeschi perché è l’inventore del nuovo asse portante europeo, con Blair e Aznar (lo dice un pezzo del Times, mica bruscolini). Avevamo lasciato Totò de Curtis, ci ritroviamo Winston Churchill. La mente vacilla. Ecco, dopo un po’ di frequentazione dei Neoconi bisogna fare uno sforzo per tornare al nostro mondo, per ricordarci che in Italia c’è un’ampia maggioranza di centrodestra e un leader che controlla più di metà dell’informazione.


Nato l’undici settembre

Un’altra cosa che mi rende simpatici i Neoconi (e che probabilmente mi rende antipatico ai loro occhi) è la loro giovinezza interiore. I Neoconi vedono il mondo con occhi nuovi. Si capisce che per loro è “la prima volta”. È la prima volta che s’interessano a un movimento popolare (in Iran). È la prima volta che si appassionano ai problemi dell’Africa (Bush sta facendo il consueto tour africano di metà mandato). È la prima volta che si scandalizzano per le torture in Iraq, per i diritti civili, per il caso Sofri e tante altre cose. Siccome è la prima volta, lo fanno con un’intensità invidiabile. Siccome è la prima volta, guardano con sospetto chiunque vanti dei trascorsi. E io, che arrivo da un’ondata appena appena precedente, mi ritrovo nei panni detestabili dell’attivista veterano, sempre pronto a dire: “Eh… anche noi, ai loro tempi abbiamo lottato per tante cose…” Come i sessantottini del riflusso, insopportabili.
Il paradosso è che tutto sommato abbiamo la stessa età. E vabbè, si sa, io ho lottato per varie cose, di solito mi è andata male, ecc.. Ma loro? Dove sono stati negli ultimi trent’anni? Quando Saddam Hussein gasava i curdi, quando gli studenti iraniani venivano giustiziati, quando Sofri entrava in galera?
C’erano. Senza dubbio c’erano, anche se non avevano i blog. E forse qualcuno di loro avrà anche partecipato a delle proteste, firmato petizioni, scritto ai giornali, eccetera. Ma tutto questo non ha molta importanza. Non ha molto senso rimproverare al Neocone il suo passato, perché il Neocone è un uomo nuovo, rinato all’improvviso l’11 settembre. Se vogliamo capire il Neocone, dobbiamo azzerare l’orologio e ripartire da lì.

Per i Neoconi l’11 settembre non è stata solo una spaventosa tragedia, ma l’inizio di una nuova era: l’era dell’incertezza endemica, della guerra al terrorismo, della Giustizia Infinita. Come diceva Casarini: “anno zero della guerra globale”… (Casarini è un punto di riferimento per i Neoconi, che ultimamente seguono le sue vicende forse con più attenzione degli stessi disobbedienti). È dall’11 settembre che il Neocone ha capito di essere americano. Nel rogo delle torri ha visto la caduta dell’Occidente sotto i colpi di un Islam infido e traditore. Le torri che crollano hanno colpito il suo immaginario: sono il simbolo di una civiltà razionale, quadrata, infinitamente superiore, ma anche fragile, proprio in virtù della sua superiorità: facile obiettivo dell’invidia del mondo. Proprio come il Neocone, che vive assediato nel suo appartamento. Lo stesso assedio, lo stesso scontro di civiltà. Il momento era grave: come ha detto il Neocone Berlusconi a Strasburgo, “le borse sono crollate l’11 settembre” (e questa è un’altra bella cazzata: l’economia era già in recessione da un anno, anche se Greenspan non aveva il coraggio di dircelo). I Neoconi si sono stretti intorno al Presidente degli Stati Uniti, un buffo figlio di papà eletto a minoranza, che di colpo si è trasformato in un grande statista, l’uomo del destino. La svolta in politica estera è stata spettacolare: due invasioni in due anni.

Ora, non importa tanto che sia l’Afganistan che l’Iraq siano due ferite ancora aperte, perché il Neocone non giudica i risultati: giudica le intenzioni. La guerra in Afganistan era Ok, perché bisognava fermare Bin Laden (Bin Laden è scomparso). La guerra in Iraq era Ok, perché bisognava importare la democrazia in Medio Oriente. Il resto (bombe a grappolo, uranio impoverito, petrolio, oppio, guerriglia endemica su entrambi i fronti, armi di distruzione di massa che non si trovano) sono dettagli, e al Neocone non piace parlarne. Preferisce parlare degli orrori del regime iracheno. E va bene, ognuno sceglie i dettagli che preferisce. I blog servono proprio a questo: isolare un dettaglio dal caos informe delle informazioni, trasformarlo in un argomento, uno slogan, un tormentone. I Neoconi sono bravissimi in questo.

Essendo giovani, e sotto assedio, i Neoconi hanno una dannatissima fretta. Cosa aspetta l’Iran a diventare una democrazia moderna? Cosa aspettano i palestinesi a ritirarsi ordinatamente nelle loro riserve? A voler consigliare prudenza, a spiegare che le cose sono un po’ complesse, che molti problemi vengono da prima dell’11 settembre e ci vorranno secoli a risolverli… si fa la figura che ci sto facendo io, e cioè del barbogio saccente.
D’altro canto i Neoconi non sono fondamentalmente cattivi, e anche se tollerano cose come Guantanamo o le cluster bombs, chi siamo noi per voler giudicare? Non abbiamo tutti tollerato tanti orrori del mondo?
Ma intanto il Neocone s’informa, è vorace di notizie, si dà da fare, cresce. Forse conviene sedersi sulla riva del fiume e vedere cosa succede. Le fedi sono come le scorie radioattive: sembrano incrollabili, in realtà hanno tempi di dimezzamento che si possono perfino calcolare. Certi Neoconi continueranno a essere Neoconi per centinaia d’anni: ma altri no. Il tempo s’incaricherà di corrodere le loro convinzioni, addolcirli, e alla fine verranno anche loro a sedersi qui di fianco. Che c’è posto.

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