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lunedì 22 settembre 2003

In occasione del prestigioso Festival di Filosofia di Modena, la redazione di Leonardo è lieta di dare il peggio di sé con il
Basic Culture Simulator – Speciale Filosofia

Sartre, Jean-Paul
Esistenzialista francese del Novecento. L’utilità di Sartre, per il giovane studente o appassionato di Filosofia, è immensa.
Infatti, a chi vi fa notare che “la filosofia non serve a niente”, voi potete sempre additare l’esempio di Sartre: brutto come la fame, era pieno di donne. Altroché se serve, la filosofia, amici.
Nel dopoguerra la sua fama di intellettuale divenne in Francia un vero fatto di costume, una sartremania che precede la presleymania negli USA e la betlemania inglese. Il documento migliore di questo culto della personalità è il bellissimo romanzo di Boris Vian, L’écume des jours (La schiuma dei giorni).
Certo, anche lui aveva le sue frustrazioni, una volta in un locale mollò un pugno sul naso all’esistenzialista Albert Camus perché le ragazze stavano guardando lui (letta anni fa da qualche parte e troppo bella per essere verificata).

Parlando di Sartre, il pensiero corre subito a
De Beauvoir, Simone
Compagna del filosofo precedente, da numerose testimonianze emerge che a un certo punto si ridusse a procacciargli le ragazzine. Con tutto questo, fu un’importante teorica del femminismo. Una che andava dritta al sodo, mica come certi bloggatori prolissi ed egocentrici: scrisse un’autobiografia in quattro volumi più postille.

Marx, Karl
Una cosa assolutamente da sapere è che Marx era tedesco. Dopo cinquant’anni di strapotere culturale marxista c’è ancora gente che in sede d’esame universitario lo dà per russo. Invece no, era tedesco.
Si può essere marxista senza aver letto Marx, e senza dubbio in molti lo siamo stati. È comunque opportuno saper riconoscere e destreggiare i seguenti modi di dire (talmente usati e sdruciti che da tempo non vanno più in giro con le virgolette):

Uno spettro si aggira per l’Europa
Una risata vi seppellirà
I filosofi hanno descritto il mondo, ma ora si tratta di cambiarlo!
L'oppio dei popoli
(ormai si può riferire a qualsiasi cosa: per esempio, "la droga è l'oppio dei popoli").
Il Papa? Quante unità corazzate possiede?
Sovrastruttura!
(basta la parola, in qualsiasi contesto, per qualificarvi marxisti. Da non confondere con le infrastrutture di Lunardi).
La storia si ripete in farsa

(Indovinello: sapete dirmi quale di queste celebri frasi non è di Marx?)
Quando in Russia i comunisti presero il potere, Marx era già morto, e non sappiamo cosa avrebbe pensato. Secondo me non sarebbe stato d’accordo, ma se iniziamo a giocare coi sarebbe non ne usciamo più.

Foucault, Michel
Si pronuncia Fucò (è inutile che strascichiate delle “l” e delle “t”, quelle lettere non si leggono e basta. I francesi scrivono un sacco di lettere inutili). Gay del Novecento. Non c’entra niente con l’omonimo pendolo.
È anche un po’ il Marx del Novecento, nel senso che non occorre averlo letto per dirsi fucoltiani. In questo caso bastano tre parole: “coi nostri corpi”. Se nel bel mezzo di una lezione, un corteo, una battaglia, sentite qualcuno dire: “coi nostri corpi”, quello lì è un fucoltiano. Anche se Foucault non l’ha letto. (Va molto forte anche “coi nostri corpi, ostrega!”).
Stava scrivendo una storia della sessualità molto interessante, purtroppo ci ha lasciato quando era ancora agli antichi romani. Se oggi fosse tra noi forse tutto ci sarebbe più chiaro... ma appunto, non stiamo giocando a sarebbe.


Leibniz, Gottfried Wilhelm
Forse non tutti sanno che il celebre blog porta il nome di un astruso pensatore tedesco del Seicento, Gottfried Wilhelm Leibniz perlappunto.
Il pensiero di Leibniz è a me completamente incomprensibile, ma le sue conclusioni sul perché stiamo al mondo mi sembrano condivisibili: “sta dunque all’uomo che ama Dio l’essere soddisfatto del passato e lo sforzare sé stesso a costruire il migliore futuro possibile” (dalla sua Confessione Filosofica del 1675). Poi Leibniz non si limitava a tirare conclusioni, ma si dava anche parecchio da fare per costruire questo futuro migliore. Ha dato una mano a inventare il calcolo infinitesimale; ha lottato per la riconciliazione delle litigiose chiese d’Europa (i cui fedeli si stavano scannando da 150 anni); stava quasi convincendo l’Imperatore a dotare di Vienna di un rivoluzionario sistema di illuminazione notturna. Per di più, in un mondo in cui i cinesi erano ancora marziani, si era messo in testa di integrare l’insegnamento di Confucio nel cristianesimo (se ci fosse riuscito, forse il Wto oggi sarebbe una cosa diversa). Insomma, era un filosofo a tutto tondo, e non si merita la fine che ha fatto.

Sì, perché tra noi simulatori di cultura, Leibniz è famoso unicamente per aver detto la seguente frase:
Viviamo nel migliore dei mondi possibili”…
…che, isolata dal contesto, presta al fianco a numerose obiezioni.

E infatti nel secolo successivo un francese maldicente, come filosofo praticamente nullo, ma grande frequentatore di salotti e ottimo scrittore, trasformò Leibniz in una macchietta comica, in un libro destinato ad avere un enorme successo, Candido. Il protagonista del libro è un ragazzo ingenuo al quale accadono disgrazie che neanche ai Malavoglia: terremoti, pestilenze, stragi. E durante tutte queste traversie, deve sopportare le sentenze di un pedante precettore che gli conferma che “tutto è bene nel migliore dei mondi possibili”.

La sfida tra Leibniz (grande pensatore che si spiegava con difficoltà) e Voltaire (filosofo da strapazzo ma grande scrittore) ci dimostra due cose:
1) Non importa quanto ti dai da fare per te stesso e per il prossimo, ci sarà sempre qualcuno che si appenderà a una tua singola frase e dimostrerà a tutto il mondo che sei un coglione.
2) In una polemica tra un filosofo e uno scrittore, vince sempre lo scrittore.

Per cui, amici, la filosofia è certo importante, ma volete mettere con la letteratura?

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