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martedì 4 novembre 2003

Buon quattro novembre a tutti.
Karaoke esistenziale, ciak! 4

La java des bombes atomiques, di Boris Vian.
(Ma qui purtroppo nella dimenticabile versione italiana di Eddie Fiap (mp3)):

Mio zio, esperto in bricolage,
faceva nel garage
la bomba nucleare;
di atomi, capiva un’acca:
era un autodidatta,
amava improvvisare.
Tutto il giorno in quei due scarsi
metri quadri, a farsi
i suoi esperimenti…
…ma la sera, assai contento,
s’invitava a cena
e ci dicea così:

“Per fabbricar la Bomba, gente,
non ci vuole niente,
non son mica un mago:
prendi del plutonio,
aggiungi un po’ d’uranio,
e fissi forte, con lo spago!
E il detonatore
è affar di un quarto d’ora,
ma una cosa mi tormenta:
quella di mia costruzione
ha un raggio d’azione
di un metro e novanta!

C’è qualcosa che non va…
tornerò subito là!”.

E giorno dopo giorno
si dava d’attorno
a migliorare il suo prototipo;
poi a cena, quatto quatto,
ci vuotava il piatto,
tetro, e assai laconico.
Era chiaro quanto amaro
fosse il suo sconforto,
ma nessun fiatò,
finché un giorno disse: Basta!”,
si picchiò la testa
e così continuò:

“Mio Dio, che deficiente,
insomma, ma è evidente,
è il mio cervello che è un catorcio!
Che dico, siam sinceri, quello
non è più un cervello,
è un cavolo marcio!
Mesi e mesi
inutilmente spesi
a preoccuparsi del raggio d’azione,
quando quel che solo importa
è chiudere la porta
in caso di esplosione!

Ecco quello che non va!
Torno immantinente là”.

Curioso del suo risultato
Il Capo di Stato
volle fargli visita:
tutto emozionato
mio zio si è scusato
che la stanza fosse piccola,
poi lo ha chiuso dentro a chiave,
ha detto: “Faccia il bravo!”
e si è spostato un po’…
… ci fu un gran boato,
e del Capo di Stato
non un atomo restò!

Venne incarcerato,
e tosto processato,
e in questo modo si difese:
“Distruggendo quell’orrore,
sul mio onore,
ho ben servito il mio Paese!
Quanto al Presidente
che malauguratamente
stava nella stanza…
è morto per la Patria,
e chi muor per la Patria
è vissuto anche abbastanza!”

Il popolo ci penso un po’,
e poi lo condannò,
e subito amnistiò,
ed ebbro di felicità
lo elesse Presidente
all’unanimità!

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