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martedì 25 novembre 2003

Il paese dei Balog

Allegoria – ogni riferimento a persona o cosa è puramente.

Non è che mi lamento, no: anche la paglia e il fieno hanno il loro sapore, col tempo ci si abitua e non si mangerebbe altro. E in fondo, l’importante è sentirsi stimato, amato, anche un po’ invidiato, perché no? E vedervi ogni sera, in tanti, tutt’intorno, che dite: “Bravo Leonardo!”, e “Facci l’elzeviro!”, “Facci l’invettiva!”, “Facci l’approfondimento!”, “Facci Facci!”, “Indignati!”, “Al trotto!”, “Al galoppo!”, “Salta nel cerchio”, … sono cose che fanno piacere, veramente. Anche se, resti fra noi, alla fine della fiera resto solo un povero somaro.

Eppure c’è stato un periodo in cui ero diverso, e in un certo senso migliore: non proprio un bravo bambino in carne e ossa, ma quasi. Studiavo sodo e prendevo ottimi voti, lavoravo anche, accudivo gli infermi, ero un modello per la società. Finché un giorno, tac! di colpo in bianco, somaro di successo. Come andò? Beh, fu un po’ colpa del mio amico, www.lcgnl.blogspot.com. E un po’ dell’uomo di burro, anche. Anzi, diciamolo: fu tutta colpa della diabolica perfidia dell’uomo di burro. Ma andiamo con ordine.

***

Io avevo appena scoperto di aver vinto quel posto in facoltà – ero un ragazzo arrivato, ormai – ed ero uscito per invitare lcgnl ai festeggiamenti, ma in casa non c’era. Mandato e-mail, messaggiato: niente. Finché, quando ormai avevo rinunciato e stavo andando a casa a preparare le tartine, non me lo trovo che sembrava volersi nascondere sotto il portico di una casa di contadini.
“Beh? Cosa fai costì?”
“Sto aspettando che venga sera per partire”.
“E dove vai?”
“Eh, eh, sapessi… Mi hanno invitato a una Festa, lontano lontano lontano”.
“Ah sì? E come si chiama?”
“Si chiama la Festa dei Balog. Perché non vieni anche tu?”
“Io? No davvero!”
“Guarda che se non vieni, poi te ne penti… drinkard omaggio, magliette e award per tutti, e le più belle supertope della blogosfera, tutto in un contesto raffinato ed esclusivo! Chi non viene, è solo un povero troll”.
“Ma io non sono pratico di coteste cose”.
“Lascia perdere. Se vieni sei dei nostri, sennò non sei nessuno. Tu chi sei?”
“Ecco, appunto. Volevo dirti che da domani divento un ragazzo perbene, con una borsa di studio come tutti”.
“Cazzate”.
“Come sarebbe a dire cazzate?”
“Tu puoi essere di più di questo. Tu puoi essere Leonardo”.
“Ma io in effetti sono L…”
“Per ora, come Leonardo non sei nessuno, ma se vieni con noi, se entri nel giro dei siti importanti, potrai diventare Leonardo, la blogstar! Primo su tutti i motori di ricerca! Le lettrici ai tuoi piedi, a supplicarti per un link, a fare di tutto per un flame!”
“Uhm! In effetti è una vita che farei volentieri. Ma quanto si paga?”
“È tutto gratis, come la drinkard”.
“Ah, sì? Beh, peccato. Ho appena promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo perbene, perciò… peccato”.
“Beh, sì, capisco. Vai, su, si è fatto tardi”.
“Stai partendo?”
“Aspetto l’Omino di Burro che arriva a mezzanotte. Ma tu vai, su”.
“Ma davvero si beve gratis?”
“Pare proprio di sì”.
“Che bella Festa sarà, eh?”
“Eh sì. Ma adesso vai, che poi la fatina ti s’incazza”.
“Ma davvero ci sono le supertope?”
“Che, mi hai preso per fesso? Supertope garantite”.
“Che bella festa… che bella festa…”
“Dunque, vuoi venire sì o no?”
“È inutile che tu mi tenti! Ormai ho promesso alla mia buona Fata di diventare un ragazzo di giudizio, e non voglio mancare alla parola”.
“Meglio così. Ah, ecco qui il carro. Bene, grazie per la compagnia”.
“Ma davvero ti danno la maglietta?”
“Senti, adesso hai rotto veramente i coglioni. Monta sul carretto e zitto”.

Ora vi descrivo il conducente del carretto:
Figuratevi un omino tenero e untuoso come una palla di burro, con un visino di melarosa, una bocchina che rideva sempre e una voce sottile e carezzevole, come quella d’un gatto che si raccomanda al buon cuore della padrona di casa.
Tutti i ragazzi, appena lo vedevano, ne restavano innamorati, e facevano a gara nel montare sul suo carro, per essere condotti da lui in quella vera cuccagna conosciuta nella blogosfera col seducente nome di Festa dei Balog.

Siccome il carretto era pieno imballato, mi accomodò in groppa di uno dei ciuchini. Bella bestia un po’ riottosa, dapprincipio non voleva saperne: gli staccammo un paio di orecchie a morsi e cominciò a ragionare. Poi però, mentre procedevamo nell’oscurità, e tutto il mondo intorno a noi russava, lo sentivo ragliare piano. E a un certo punto sentii pure una voce sommessa e appena intelligibile, che diceva:
“Povero gonzo! Sei salito sul carretto, peggio per te”.
“Eh? Come?”
“È bastato così poco… due link, una minuscola celebrità… e sei caduto come un pesciolino nella rete del pescatore verde”.
“Ah, il pescatore verde, sì, lo conosco… ma qualcuno sta parlando di me, per caso?”
“Lo vedi? Non sei neanche più in grado di capire quando qualcuno vuole comunicare con te! Hai chiuso i commenti, hai occultato il forum, sei in pieno delirio di onnipotenza!”
“Ma che, scherziamo?”
“E usi il plurale! Come se fossi il tribuno di chissachì”.
“Ma che chissachì e chissacosa, se almeno mi spieghi con chi sto parlando, io posso…”
“Lo vedi? Non hai più rispetto nemmeno per i congiuntivi. Sei pronto per il teatro Parioli, lo sai?”
“Ma vaffanc…”
“E sei diventato anche volgare, sì, l’avevo notato”.

Guardai di qua e di là, per conoscere di qual parte venissero queste parole, ma non c’era nessuno: i ciuchini galoppavano, il carro correva, i ragazzi a quell’ora ronfavano della grossa, compreso lcgn. Solo l’omino, seduto nella sua postazione, canterellava tra i denti:

Tutti la notte dormono
E io non dormo mai…


La Festa, un successone: un’allegria, un chiasso, uno strillìo da levar di cervello! Chi giocava alle noci, chi alle piastrelle, chi alla palla; questi facevano a mosca-cieca, quegli altri si rincorrevano;altri, vestiti da pagliacci, bevevano la stoppa accesa: chi recitava, chi cantava, chi passeggiava vestito da generale coll’elmo di foglio e lo squadrone di cartapesta; chi rideva, chi urlava, chi chiamava, chi batteva le mani, chi rifaceva il verso alla gallina quando ha fatto l’ovo. Io e lcgnl, appena entrati, ci ficcammo subito in mezzo alla gran baraonda, e in pochi minuti, come è facile immaginarselo, diventammo gli amici di tutti. Chi più felice, chi più contento di noi?

“Bella vita, eh? E tu che non ci volevi venire…”
“Hai notato che si grattano la testa?”
“Eh?”
“Mentre parlano: si grattano tutti le tempie, qui e qui. Hai notato?”
“Sarà un riflesso condizionato… l’imbarazzo, sai… ma anche tu”.
“Cosa?”
“Ti sei appena grattato la testa”.
“Io? Ti sbagli”.
“Ti ho visto adesso, ti sei grattato dietro l’orecchio, qui”.
“Adesso sei tu che ti stai grattando”.
“Ma no, ti sto solo mostrando”.
“Però intanto ti gratti”.
“Ma a furia di parlarne mi è venuto prurito”.
“Toh, anche a me”.

Alle prime ore del mattino ci stendemmo esausti su un pavimento. Io feci sogni strani, ma d'altronde me l’aveva ben detto la mamma che non si mescola la franziskaner col mojito. Mi svegliai di soprassalto, intorno a me un gran concerto per oboe e tromboni. In questi casi sembra sempre che qualcuno abbia alzato il volume dentro la tua testa. Beh, stavolta era più vero del solito. Qualcuno aveva veramente alzato il volume.
Di fianco a me, lcgnl assecondava il concerto col suo sax baritono. Mi voltai per cercare di scuoterlo. Ma immaginatevi la mia sorpresa quando vidi la sua immagine abbellita di un bel paio di orecchi asinini!
“Ehi, pss, lcgnl!”
“Z… che c’è?”
“C’è che ti sono spuntate due orecchie d’asino, stanotte”.
“Mmm”.
“No, ma sul serio”.
Aprì gli occhi, portò le mani alla testa. “Ah sì?”
“Lo vedi da te”.
“Beh, è inutile che fai quell’aria compassionevole, sai? Non sei certo messo meglio di me”.
“Cosa intendi, scusa?”
“Con la differenza che a te donano. Ti fanno più alto”.
“Ma di che stai parlando, scusa”.
“Delle tue orecchie da somaro, sto parlando”.
“Sì, ma tu scherzi, io invece sono serio”.
“Anch’io sono serio. Ouch”.
“Che c’è?”
“Sto cercando di reggermi sulle gambe e non ci riesco”.
“Eh, in effetti non ci riesco neanch’i-ho”.
“Come hai detto, scusa?”
“Iiiii-hoooo”
“Non è molto cool da parte tua, sai?”
“Iiiii-hoooo”
“Del resto temo che …sento che anch’i-ho… Iiiii-hoooo”.
“Iiiii-hoooo”

In quel frattempo fu bussato alla porta, e una voce di fuori disse:
“Bravi ragazzi! Avete ragliato bene, e io vi ho subito riconosciuti alla voce. E per questo eccomi qui, con la striglia e le cavezze”.
E quando a furia di strigliarci ci ebbe fatti lustri come due specchi, allora ci mise la cavezza e ci condusse sulla piazza del mercato, con la speranza di venderci e di beccarci un lauto guadagno. E i compratori, difatti, non si fecero aspettare.

***
E ora avete capito, miei piccoli lettori, qual era il bel mestiere che faceva l’Omino?
Io comunque non mi lamento, poteva andarmi peggio. Guardate lcgnl, per esempio: adesso fa le televendite su canale padania. Quanto a me, il famoso Ciuchino Leonardo non ha certo bisogno di presentazioni. Sono la gioia dei grandi e dei piccini.
Ora, se mi scusate, devo fare quel famoso salto nel cerchio. A dire il vero non so perché il direttore insista tanto. A volte temo che voglia farmi del male apposta. Il mondo dello spettacolo è così: un giorno tutti ti amano, il giorno dopo la tua pelle non vale venti soldi.
Del resto, se le cose si mettono male, so di chi è la colpa. Diabolico Omino! Chi l’avrebbe mai detto!

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