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venerdì 5 dicembre 2003

Fin qui tutto bene

Ci ho messo parecchio ma ho finalmente trovato il pezzo che cercavo. Ricordavo che parlava dei Greci, e del modo in cui immaginavano che il futuro gli arrivasse alle spalle.

In questo libro si parla molto del modo di vedere le cose proprio degli antichi greci, ma c’è un aspetto di cui non si dice nulla: la loro visione del tempo. I greci vedevano il futuro come qualcosa che ci arriva alle spalle, mentre il passato si allontana da noi.
A pensarci bene, è una metafora più esatta della nostra: come si può guardare al futuro? Si possono solo fare proiezioni del passato, anche quando il passato dimostra che queste proiezioni sono spesso errate. E come si può veramente dimenticare il passato? Che cos’altro conosciamo?


Dunque, se il passato si allontana e il futuro ci arriva alle spalle, noi stiamo cadendo a testa in su, senza poter sapere se e quando ci sarà un impatto. Vediamo molte cose, ma appena ci passano davanti non sono più attuali e non possono più aiutarci. Però non possiamo vedere altro. La Storia ci insegna che la Storia non ci insegna niente, ma è l’unica lezione che possiamo frequentare. E allora studiamo il fascismo, il comunismo, ci rinfacciamo delitti che non abbiamo commesso e fedi che in realtà non abbiamo neanche avuto il tempo di avere. E intanto cadiamo. Finché non atterriamo, comunque, va tutto bene.

E come si può veramente dimenticare il passato? In qualche modo si può, se questo brano è l’unico che ricordo del suo autore, Robert M. Pirsig. È l’inizio della postfazione al suo libro più famoso, forse più famoso che letto (destino Adelphi): Lo Zen e la manutenzione della motocicletta (Milano, 1990, pag. 395).
Una dedica nella pagina a fronte dice che sono passati undici anni.
Fin qui tutto bene (più o meno).

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