Io ho il vizio di cercare sempre di riassumere tutto in una parola, come se una parola potesse spiegare ogni cosa (e poi finisce che ne scrivo un migliaio, e nessuna giusta), e la parola che mi viene in mente troppo spesso in questi giorni è: isteria.
Zingarelli: Stato di eccitazione esagerata e incontrollata, spesso fanatica e collettiva. Ecco. Mi pare che siamo governati, informati, orientati da un branco di isterici. Non è tutta colpa loro: è certamente anche colpa nostra, che continuiamo a votarli e dargli retta. Anzi: io sono convinto che loro facciano il meglio di quanto possa umanamente fare un'orda di isterici.
La situazione, di per sé, non è affatto rosea: diventa però paradossale quando viene gestita da questa generale Isteria. C'è una guerra: due ragazze italiane sono state sequestrate nella prima linea che è Bagdad, sei giorni fa. Questo è tutto.
Ma siccome da cinque giorni non facciamo che consultare compulsivamente quotidiani, Tg, internet e televideo, in attesa di notizie che non ci sono, bisognerà pure sbattere in prima pagina qualcosa: e allora vai, prendi la prima rivendicazione farlocca che trovi su un sito di open publishing frequentato da parolai islamici, e metti un titolo cubitale. È troppo grossa? Bene: specifica subito nell'occhiello che ci sono "seri dubbi sull'attendibilità". Come se domani titolassero: "Carlo Azeglio Ciampi è un alieno" e nel sottotitolo: "Ma forse non è vero". Del resto il giornalismo è anche questo: riempire tutti i giorni le colonne con quello che interessa davvero la gente, anche quando non succede niente. Il problema è che oggi la moltiplicazione dei media rende tutto più esagitato, più ridondante, in una parola: più isterico. Naturalmente in questo modo non facciamo che incoraggiare i mitomani, che (sorpresa!) abbondano anche fra gli integralisti. Nei prossimi giorni, qualsiasi coglione con un account in una chatline si sentirà obbligato a dettare le sue condizioni al governo italiano. Questa è l'immediata conseguenza della nostra isteria.
(In fondo non facciamo altro che attaccarci ai media per sentire un filo di speranza, come i nostri bisnonni ascoltavano Radio Londra di nascosto sessant'anni fa. E sicuramente anche Radio Londra si arrangiava, quando le notizie non c'erano o non erano buone. Ma Radio Londra faceva un programma al giorno, da attendere e gustare in religioso silenzio: i nostri bisnonni, in controluce, ci appaiono persone serie e compassate. Noialtri, che tra un tg e l'altro consultiamo il televideo (e dovunque troviamo rimbalzare le stesse vacue stronzate), al confronto ci dimeniamo come scimmie isteriche).
All'isteria dei media (che non è tutta colpa dei giornalisti) fa da contrappunto l'isteria dell'Opposizione. Che senso ha aprire un dibattito all'interno dell'Opposizione? Un commando di iracheni travestiti da effettivi dell'esercito rapisce due cooperatrici che lavoravano a Bagdad: questo è tutto quello che sappiamo: in che modo un fatto del genere può cambiare la nostra posizione sulla guerra? Bertinotti 'apre' al governo: in che senso? "Al ritiro ci pensiamo dopo, adesso è tempo di liberare gli ostaggi": in che modo? Quando arriverà, se arriverà, il video con la rivendicazione autentica, con ogni probabilità porrà come condizioni il ritiro del contingente italiano (che altro dovrebbe chiedere un integralista serio?) E allora cosa farà il governo? Replicherà, ovviamente, che non può cedere al ricatto. Ci saranno ovviamente trattative sottobanco, si tirerà un po' sul prezzo, ma in tutto questo che importanza avrà la posizione di Bertinotti? C'è qualcosa di concreto che lui potrà davvero fare? No. Le parti sono assegnate già da un pezzo: dal ritiro spagnolo in poi, noi siamo il punto debole della coalizione, quello sottoposto alla massima pressione. Berlusconi ha probabilmente sbagliato a coinvolgerci in una situazione simile: ma ormai lo ha fatto, e non può tirarsi indietro. Bertinotti può mantenere la stessa posizione critica che il suo partito ha sempre manifestato nei confronti della guerra e dell'occupazione: oppure può dondolare istericamente, aprendo impossibili crediti che si chiuderanno immediatamente appena dalle vuote parole si arriverà ai fatti.
Ma siccome Bertinotti non è l'unico isterico dell'opposizione (ci mancherebbe altro), ecco che le sue parole d'occasione diventano oggetto di un dibbattito su due o tre quotidiani: qualche fronda interna o esterna lo accusa di brigare per un ministero: lui controreplica: ecc.. Una caciara priva di qualsiasi addentellato sulla realtà. Del resto si sa, è settembre e ci sono i festival e i workshop, microfoni puntati ovunque, e ogni ragazza sequestrata è un buon pretesto per operare un distinguo.
Infine, il governo. Che ha già mostrato, negli scorsi mesi, di saper gestire crisi del genere con un'imperizia e un'isteria esemplari, e non si smentisce. Prima cosa, far sapere "che si farà tutto il possibile" (cioè cosa?) Nel frattempo, non si annulla l'incontro col premier iracheno Al Yawar, esponendo così i due ostaggi a un rischio supplementare. In una situazione analoga, con una trattativa coi sequestratori in corso, Chirac aveva avuto il buon senso di procrastinare la visita di Al Yawar, senza creare nessuna crisi diplomatica. Ma il Governo italiano è troppo intento a dialogare coi mitomani e ad assicurare che "farà tutto il possibile" per fare anche un minimo gesto di buon seso.
Già, il dialogo coi mitomani. Vale la pena di ricopiare l'incipit della "nota" con cui Palazzo Chigi ha risposto agli eventuali sequestratori:
"Il governo italiano, attesa la richiesta finalizzata ad ottenere il rilascio entro 24 ore di tutte le donne musulmane detenute nelle carceri irachene, in cambio di modeste informazioni riguardanti Simona Torretta e Simona Pari, considera che essa sembra non valutare né il progressivo ripristino in corso della piena autonomia decisionale del sistema giudiziario iracheno, né che da lungo tempo gli italiani, sia in veste istituzionale che attraverso le organizzazioni di volontariato, sono impegnati nel perseguire, nella prospettiva del pieno rispetto della dignità umana e della più rigorosa difesa dei diritti fondamentali della persona, la revisione e l'approfondimento delle posizioni giudiziarie di quanti sono stati privati della libertà personale in un contesto di guerra".
Cosa c'è di strano in questa frase? Che è una frase. Nel senso che si tratta di un solo periodo sintattico, composto da 113 parole, che come tale batte il record di sintassi stabilito da Galimberti due anni fa. Pare che l'abbia scritto Gianni Letta, evidentemente ancora alle prese coi fantasmi del suo liceo classico. Complimenti. Questo qui non solo pretende di dialogare col primo mitomane che si fa avanti: ma pretende anche di farlo in una lingua tutta sua, incomprensibile e impronunciabile alla massima parte degli italiani. E poi che fa? Crede che qualche traduttore arabo, pur bravissimo e volonteroso, gliela tradurrà? Ha una minima idea dei problemi che una traduzione comporta? Ci vorranno come minimo due passaggi: Letta–Italiano corrente, Italiano corrente–Arabo. Siccome anch'io voglio fare la mia parte, contribuisco con il primo passaggio.
In cambio di modeste informazioni su Simona Torretta e Simona Pari, i sequestratori chiederebbero il rilascio entro 24 ore di tutte le donne musulmane detenute nelle carceri irachene.
Una simile richiesta, secondo il governo italiano, non tiene conto del progressivo ripristino di un sistema giudiziario autonomo iracheno. Inoltre gli italiani – non solo per vie istituzionali, ma anche attraverso le ONG – sono da tempo impegnati nell'assistenza giuridica ai prigionieri di guerra: e questo, nella prospettiva del pieno rispetto della dignità umana e della più rigorosa difesa dei diritti fondamentali della persona.
Ecco, io di parole ce ne ho messe 90, di periodi ne ho fatti tre (più un inciso), e ho scritto esattamente la stessa cosa di Gianni Letta. Ma Giorgino non si strozzerà a leggerla al tg. E i poveri traduttori della Farnesina non picchieranno la testa contro i muri della Farnesina nel tentativo di tradurla.
Non basterebbero tutti i blog del mondo a descrivere in dettaglio i danni che il liceo classico ha fatto alla nostra classe dirigente e all'Italia tutta. Che nel 2004 un rappresentante del governo (uno dei più ragionevoli, pare) ritenga giusto esprimersi in quel modo, non cambia di molto il destino di Simona Torretta e Simona Pari. È solo una piccola beffa nello strazio generale. È la cosa che mi fa più rabbia, però. L'isteria è collettiva: ognuno poi la coniuga secondo le sue idiosincrasie.
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