Pages - Menu

venerdì 8 settembre 2006

- teaching teachers 3

Riassunto delle prime perdibili puntate: in Italia c'è una tradizione umanistica che forma molti, troppi sventurati letterati, il cui unico sblocco è l'insegnamento... un lavoro difficile, a cui nessuno li prepara! Ma per fortuna è stato trovato un rimedio, la SSIS...

Non ce l'ho con le Sissine

La SSIS è la Scuola di Specializzazione all’Insegnamento Secondario. È stata istituita pochi mesi prima del famoso Concorsone, quando si stabilì che non ce ne sarebbero stati altri. Io, in effetti, mi sono laureato nell’ultimo scaglione che aveva ancora il diritto di partecipare al Concorsone: dopo di me, per accedere all’insegnamento, occorreva iscriversi appunto alla SSIS. Faccio dunque parte di un’altra generazione rispetto alle sissine, anche se alcune di loro hanno praticamente la mia età.

(Ne parlo al femminile, perché il mondo della scuola è femmina. La lingua italiana – come tantissime altre – è incredibile: se in un’aula di cento maestre entra un maestro, di colpo nell’aula ci sono “101 maestri”. La sciocca rivalsa dei mille piccoli spermatozoi contro l’unico ovulo).

La SSIS, come dice il nome, è una scuola che ha il compito di formare gli insegnanti: di riuscire, cioè, laddove l’Università umanistica italiana ha fallito. Da questo punto di vista, la SSIS rappresenta la risposta al mio interrogativo esistenziale: perché nessuno mi aveva insegnato l’unico mestiere che il mio corso di laurea mi consentiva di fare? Perché nessuno aveva ancora pensato a istituire la SSIS. Perfetto. Peccato soltanto essermi laureato troppo presto.
D’altro canto, la SSIS dura altri due anni e – a differenza di gran parte delle università umanistiche italiane – costa. 1450 euro l’anno, se non sbaglio.

Questo è curioso. Non c’è nulla di male a pagare per imparare un mestiere – ma perché deve costare soltanto il biennio finale? Nei confronti degli studenti umanisti, lo Stato assume sempre di più gli atteggiamenti di un pusher. Il primo tiro è gratis – i primi quattro anni scorrono lisci, il livello generale d’insegnamento è buono, le lezioni sono affascinanti, gli esami sono relativamente pochi e non impossibili, persino il corso di studi è (o era) abbastanza libero. Come diceva un mio prof, ci sono corsi di laurea che sono impervi sentieri di montagna, ma Lettere è un autostrada. Già.
E come in ogni autostrada italiana che si rispetti, il pedaggio salato si paga alla fine. Dopo averti assuefatto alla cultura umanistica, dopo averti impedito di diventare nient’altro che un insegnante, il neolaureato scopre che per diventarlo davvero deve pagare. Ripeto, se c’è da pagare si paghi, ma perché soltanto nel tratto finale?

Il prezzo – in fondo non eccessivo – andava sommato agli altri due anni di probabile non occupazione. Sommati ai 4 anni di un corso di laurea in lettere, fanno 6: in realtà si arriva facilmente a 8, se non 9 o più. Questo ritardo assolve anche a una funzione economica: visto che comunque di insegnanti ce ne sono troppi, un modo per liberare dei posti è assumerli sempre più tardi. Si tratta di una pezza, naturalmente – specie se nel frattempo disincentiviamo i più anziani ad andare in pensione. Ma insomma, i due anni di SSIS funzionano anche come parcheggio. (Questa funzione di parcheggio si potrebbe estendere, a voler essere pessimisti, a tutto il sistema educativo umanistico italiano, dal liceo classico in su: siccome non sappiamo che lavoro insegnarvi, vi diamo una cultura di élite, così almeno sarete infelici con stile).

La SSIS, insomma, è una creatura insieme provvidenziale e diabolica. Riassumendo:
1. Insegna finalmente i laureati umanisti a insegnare.
2. Screma i candidati all’insegnamento meno motivati.
3. Parcheggia per altri due anni i candidati più motivati, in attesa che si liberi un posto.

La SSIS è un’invenzione di sinistra, che la Moratti non disdegnò. Ma non fu lei a permettere il sorpasso del 2003, quando io e molti altri reduci del Concorsone furono calpestati dalla prima ondata di sissine. Lei tra SSIS e Concorsone aveva cercato di barcamenarsi, in fondo eravamo tutti figli del buon Dio ed elettori. All’uscita delle prime sissine, cercò di tranquillizzarci regalandoci qualche punto in più. Fu il Terribile Tar del Lazio ad opporsi alla sua decisione, non so il perché. Il Terribile Tar è al di sopra del bene e del male.

Quella tra sissine e figlie del Concorsone è una guerra generazionale, ma soprattutto una guerra tra povere. Da una parte, trenta-quarantenni precari da una decade, eterni supplenti. Dall’altra giovani neo-laureate ferrate in pedagogia, ma senza trascorsi nelle aule. Naturalmente i primi tesseranno l’elogio dell’Esperienza, l’unica severa maestra di vita. Le seconde preferiranno far notare che hanno studiato didattica, loro, pagandola anche salata.

Io, che sto in mezzo, quasi quasi do torto a entrambi. Non mi fido così tanto dell’esperienza – ma mi fido poco anche della SSIS. Purtroppo, posso parlarne solo per sentito dire: chi l’ha fatta di solito non ne parla un granché bene, e più che porre l’accento sulla didattica e sulla pedagogia, tende a lamentarsi d’aver speso due anni e 3000 euro senza la certezza matematica di un impiego.

Io, ripeto, non trovo nulla di sbagliato nell’idea della SSIS. Preso atto che l’Università è incapace di formarti all’insegnamento, non restava che escogitare una formazione ulteriore. La mia domanda è: perché questa formazione ulteriore è stata affidata a chi aveva già dimostrato la propria incapacità strutturale – le Università? Se non sono state in grado di insegnarci a insegnare in 4 anni, perché dovrebbero riuscirci in altri due? Che credibilità hanno?

(Continua)

15 commenti:

  1. "Non c'è nulla di male a pagare per imparare un mestiere – ma perché deve costare soltanto il biennio finale?"

    Sono passati un bel po' di anni, ma mi pare di ricordare che le tasse universitarie ci fossero eccome. O ho saltato qualche passaggio del ragionamento?

    RispondiElimina
  2. io credo, dico, credo, che l'università costasse molto meno, almeno la nostra, almeno quando l'abbiamo fatta noi.
    Compreso l'indotto (al primo anno ci fu un aumento dei biglietti del treno di qualcosa come il 300%).
    La cosa che ricordo è che verso la fine, quando si parlava di SSIS, tutti si stupivano del costo. Diciamo che non eravamo preparati a un'altra botta.

    RispondiElimina
  3. Si vede che c'è università ed università (ho più o meno la tua età, e ricordo le tasse universitarie, soprattutto gli ultimi anni, pari alla SSIS. (ma non ho fatto lettere, sono umanista solo nell'animo, non nel pezzo di carta)
    Attendo con trepidazione il seguito ^_^
    Anonimo che studiò a Ferrara

    RispondiElimina
  4. Tutto prima o poi finisce ^_^
    Però son contento di sapere che ci aspettano molte altre puntate, si?

    RispondiElimina
  5. anche io appartengo alla generazione di mezzo e comprendo e condivido questo post in ogni sua parola...in più sto facendo il sostegno (800 ore) per la prima volta in siss quindi anche io...corso fatto insieme per le prime 400 ore con le sissine...che però per grazia ricevuta dopo 400 ore sono già abilitate sul sostegno mentre noi abilitate da concorso ne abbiamo altre 400 davanti perchè non sapiiamo tutta la pedagogia che sapevano loro.
    Tasse: 2000 euro per quanto mi riguarda...

    e le palle che girano...

    tra l'altro culturalmente l'esperienza meno elevata della mia vita

    RispondiElimina
  6. Mah, i colleghi che ne parlano lamentano questo: tornano nella stessa università dove si son laureati, a studiare le stesse cose con gli stessi insegnanti, solo che stavolta pagano.
    Per il resto, cambia poco...

    RispondiElimina
  7. però sto ancora aspettando lumi sullo scandalo-scandalo di fine estate: la zozzona di pordenone! (noi di 'ste parti ci facciamo sempre riconoscere...)

    --P.S. sono "anonymous1", ho tentato di entrare con l'username "bastardo" ma non passa...

    RispondiElimina
  8. devo dire che della pornoprof si è parlato lungamente in questa casa, senza arrivare in una soluzione di compromesso.

    C'era chi sosteneva che una pornoprof avrebbe distratto gli studenti: io ero del parere contrario.

    Inoltre insistevo a dire che una pornoprof, per quanto inopportuna, non viola nessuna legge dello Stato italiano (in realtà la pornoprof in questione credo sia già stata condannata in primo grado per simulazione di reato, ma generalizzando).

    Al che a un certo punto mi è stato risposto: ma scusa, ma ce l'avrete un codice di condotta voi insegnanti, no?

    E io, precipitando dalle nuvole, ho detto: no, mi sa che non lo abbiamo.

    O ce l'abbiamo e me lo tengono segreto? Per favore ditemelo; pur non essendo abitualmente un pornoprof ho anch'io i miei vizi.

    Io credo che ci servirebbe una specie di giuramento, come hanno i dottori.

    RispondiElimina
  9. ciao da anonymous1,
    dunque:

    - "codice di condotta"? temo ci sia, e sia, allo stesso tempo, RIGIDO e GENERICO, in modo da favorire persecuzioni e/o favoritismi...

    - per quanto riguarda la pornoprof, la legge numero tot del 1999 (bel regalo dell'ulivo dei miei...), prevede che il pubblico dipendente patteggiato o condannato in ambito penale venga licenziato;
    da tal punto di vista, mi par strano che la suddetta sia ancora in servizio...(o, more solito, non ho capito un tubo e si applicano vari pesi e varie misure...)

    RispondiElimina
  10. p.s. da anonymous1:

    uff che distratto, certo che se è stata condannata in primo grado non è, per adesso, licenziabile...

    RispondiElimina
  11. ciao volevo segnalarti questo community blog sul citizen journalism (si possono pubblicare articoli senza alcuna registrazione):
    www.Lamianotizia.com
    Facci un salto se ti va e magari pubblica pure qualche tuo post (anche questo), tanto puoi anche linkare il tuo blog.
    A presto spero!

    RispondiElimina
  12. Ho maledetto 3000 volte la SSIS mentre la frequentavo: era stressante e alcuni corsi inutili, spesso tenuti da cialtroni. Ma questo è un problema di chi fa la SSIS, non della SSIS. Spiace dirlo, ma gran parte di quei cialtroni erano prof di ruolo da molti anni, magari entrati in ruolo con le ope legis degli anni 70, i famigerati corsi abilitanti che ti danno una abilitazione di diritto perchè hai insegnato per 360 giorni una certa materia o una "affine" a quella per cui hai studiato (c'è poi da discutere su cosa si intende per "affine", spesso si tratta di materie per cui non si ha alcuna competenza). Ad ogni modo, dato il mio passato reddito di ricercatrice sfigata (sono laureata in chimica), la SSIS della Ca' Foscari di Venezia non solo mi ha rimborsato le tasse, ma mi ha elargito due consistenti borse di studio, un pasto giornaliero gratis al giorno e il posto letto in residenza universitaria. Durante il biennio ho lavorato come tutor di studenti universitari disabili: è stata un'esperienza che mi ha arricchito moltissimo e mi ha permesso di avere un ulteriore introito economico. Ho anche collaborato con l'università (sempre previo superamento di concorso) come assistente didattico al Centro Linguistico Interfacoltà, dove ho avuto a che fare con studenti stranieri e tecnologie didattiche all'avanguardia per l'apprendimento delle lingue. Pochi erano i pischelli neolaureati: la maggior parte dei "sissini" aveva già insegnato, molti avevano anche superato il concorso del 99. Molti i quarantenni, addirittura qualche insegnante di ruolo desideroso di imparare (sembra incredibile, no?). La maggior parte dei miei colleghi (c'erano molti uomini, per le materie scientifiche le proporzioni cambiano)durante la SSIS ha lavorato come insegnante o come consulente, animatore museale, ricercatore a tempo parziale ecc...Quindi non sono stati due anni persi sotto il profilo lavorativo. Qualcuno potrebbe chiedere come potevamo lavorare dato che la SSIS assorbe così tante energie; infatti, rispondo io, eravamo tutti sull'orlo del collasso, non avevamo un minuto libero dlla mattina fino alla notte. Però per quanto mi riguarda ...è stata in fin dei conti una bellissima esperienza che mi ha dato innumerevoli stimoli culturali che a Chimica non mi ha dato nessuno; storia della scienza, didattica, filosofia della scienza, psicologia, processi cogniivi, tutto saldamente legato, nei corsi di indirizzo, alla didattica disciplinare. E' stato come scoprire un altro mondo.

    RispondiElimina
  13. Poteva darmi tutto ciò l'Università durante il corso di laurea? L'università mi ha formato come chimico, anche come tecnico; certo, alcuni piani di studio potevano prevedere esami di didattica, ma compito del corso di laurea è quello di darti delle competenze operative e una solida cultura di base; la didattica è una specializzazione aggiuntiva, come può essere quella in sostanze organiche naturali o in astrochimica. Insomma, l'università può darti un pò di tutto ma deve stare attenta all'approfondimento. E siccome 5 anni sono pochi per apprendere tutto lo scibile della chimica è giusto se trascura in parte la didattica: non tutti ne hanno bisogno. Però in compenso avere delle competenze tecniche mi è servito enormemente per insegnare chimica ai periti chimici. Penso che a lettere valga un pò la stessa cosa: serve la didattica a chi vuol fare il giornalista? Forse si, forse no. Sicuro, però, conoscere Dante serve a tutti, insegnanti e non. E se un pò si trascura la didattica per laurearsi in lettere ma si studia bene Dante, non si fa peccato mortale: puoi sempre specializzarti dopo. La SSIS doveva essere migliorata in molti suoi aspetti, non abolita. La sua cattiva fama è dovuta all'esistenza di tante SSIS scadenti che hanno oscurato i risultati delle più virtuose. E poi c'era il discorso della programmazione: questa sarebbe stata efficace senza le migliaia di abilitazioni-sanatoria permesse dalla Moratti, conferite a gente che non aveva mai sostenuto alcuna prova selettiva, che fosse un concorso o un esame di ingresso per la SSIS (a proposito: test severissimo, seconda prova sotto forma di tema o di colloquio orale per nulla semplice, in alcuni casi è prevista la prova pratica. Nulla da invidiare ai concorsi. Poi, certo, in alcune SSIS si accedeva molto più facilmente, come in alcune regioni il concorso del 99 è stato stranamente molto più prodigo che in altre...). Di certo la non certezza dell'impiego ha angosciato comprensibilmente molti corsisti. Ora, non è che avendo fatto la SSIS sono diventata un genio della didattica, ma...aiuta. Prima non esistevano i dottorati per diventare ricercatore, ora bisogna fare altri 3 o 4 anni per conseguire un dottorato e poi accedere ai concorsi. Mi sembra giusto. Perchè non si dovrebbero fare altri due anni per diventare insegnanti? Semmai si dovrebbe rovesciare il fatto economico: dovrei come minimo essere pagata durante la SSIS, così come viene pagato un dottorando. Si dovrebbe fare un tirocinio più lungo, magari anche in scuole estere (la SSIS Veneto già lo permetteva). Si, lo so, sto sognando. Ma ripeto, per me che vengo da Chimica la SSIS, nonostante le storture, mi ha arricchita tantissimo. Molti non la pensano come me, altri si. Io dico che oltre a criticare ci si dovrebbe anche sforzare di cogliere il meglio di ogni esperienza e mettere a frutto la propria formazione. Io avevo cominciato a insegnare senza l'abilitazione, e la SSIS mi ha permesso di vedere sotto una luce critica gli errori commessi, oltre a darmi tutto il resto. Ed è grazie alla SSIS se ora, da insegnante, faccio tutta una serie di cose di cui prima non avevo neanche idea. Ditemi se è poco. Ciao. E complimenti per il bellissimo blog.

    RispondiElimina

Puoi scrivere qualsiasi sciocchezza, ma io posso cancellarla.