Una via
Se dovessi dirvi che la cosa non mi preoccupa, mentirei. Si parla pur sempre di una strada, e io alle strade ci tengo.
Per esempio, non vorrei mai che fosse una di quelle contrade oscure, dove la notte a due passi dal centro il gufo echeggia che pare già jungla; e i pipistrelli sfrecciano sotto lampioni troppo alti o troppo fiochi o troppo pochi; e ogni portiera d'auto che sbatte, ogni tintinnio di chiavi ha un suono di minaccia. Strade dove ti trovi sempre per sbaglio, e non sai quale destra tenere, quale marciapiede seguire che comunque è tutto sconnesso, e a nessuno chiederesti la direzione, perché in quelle strade è una vergogna il solo perdersi, e ti è scuro in faccia anche l'ariano.
- Ma purché sia una strada verde, di rampicanti su tutti i cancelli; che gli inquilini di comune accordo abbiano smesso di chiuderli, perché l'edera ne soffriva troppo;
- e non silenziosa, ma come larvata di mille rumori sempre diversi, e mai molesti; all'alba l'allodola, il grillo al tramonto, qualche auto ma rara, col ronzio del metano e come a punta di ruota;
- allora il rumore più sgradevole sarebbe il tintinnio compunto dei ciclisti sulla ciclabile, che si sa, appena gli dai una striscia di terra per quanto sottile credono di poterci stare soltanto loro e no, no, no, nessuna metafora politica stavolta;
- e grida di bambini, quelle sì! Moleste alle orecchie dei vegliardi, che se ne migrino in centro o in provincia o altrove, vecchi di merda! Che possiate in questa sola strada d'Italia, in barba ai dati Istat, esser ridotti a minoranza;
- e purché vi sia un bar, all'angolo, pulito e caciarone, dove tutti sono benaccetti tranne i coglioni coi tatuaggi sui polpacci; ché qualsiasi fede politica e calcistica, una volta iniettata sottopelle, rimane coglionaggine e basta; ma dovevano spiegarvelo da piccoli. E purché vi sia una scuola poco distante, dove lo spieghino ai piccoli, che a voialtri grandi ormai è tempo perso; e ci vadano tutti quanti, chi a piedi chi in bici e chi in triciclo, senza tema di essere vestiti diversi o di essere diversi sotto i vestiti;
- e un forno davanti a scuola, sana alternativa alle merendine. E un negozio di frutta e verdura, ma fresche e a prezzi onesti. E un'edicola, meglio se dirimpetto al bar, piccola ma ben fornita; e anche un bel wireless non guasterebbe: e panchine lungo tutto il marciapiede, meglio se all'ombra di siepi comprensive.
Purché sia una strada così, potrei anche sopportare di vederla chiamata Via Almirante. Anche se quel nome non mi piace, devo dir la verità.
Dacché m'immagino i bambini, che imparano l'indirizzo di casa quattro o cinque anni prima di saper leggere, prigionieri di infiniti qui-pro-quo: “Tu dove abiti?” “In via al Mirante!” “Ti aspettavo al parchetto del Mirante per provare il nuovo scivolo comunale e non ti sei fatta viva!” “La mia mamma ha cercato questo Mirante sul Tuttocittà, e non l'ha trovato!” “Tua madre minaccia la nostra amicizia! Tutto il mondo sa dov'è Il Mirante, c'è il forno che fa le sfogliatine più buone del mondo”. Ecc. ecc. Insomma, non la potreste semplicemente chiamare Via Mussolini, che è meno ambiguo e più riconoscibile? Nonché più onesto, dal momento che l'arzillo vecchietto in tutta la sua vita non ha fatto di notevole se non mantenere accesa la famosa fiaccola di cui nessuno sentiva l'esigenza tranne voi, ma lasciam stare: via Mussolini, un bel lastrone di marmo e non se ne parli più. E non credo vi nasceranno più fascisti per questo, credo. Anzi lo so per certo, vivendo e lavorando tra borghesi frustrati tutti più o meno battezzati tra una via Lenin e una via Marx. Come se i nomi contassero qualcosa più dei tatuaggi. Ma sono parole vuote, i nomi. Provate a ripetere il nome che t'è più caro venti volte, se vi serve l'esperienza empirica.
Se il nome avesse una qualche importanza, vivremmo tra torme di carducciani, e garibaldini, e persino i nino-bixiani sarebbero una minoranza sensibile. C'è un quartiere, sempre dalle mie parti, tutto di poeti latini; no, dico, sarebbe bello vederli affacciarsi in toga dai balconi di via P. Virgilio Marone lanciandosi epigrammi caustici, e distici lascivi. Questo ovviamente non accade: la gente non nasce dalle targhe. E se pure vi nascesse, per crescere dovrà sempre appoggiarsi alle inferriate della propria strada, e respirarne l'aria mentre allunga le radici sotto i suoi marciapiedi; così da una strada buia, chiusa o marcia potrà sempre nascere un fascista, fosse anche via Pertini; ma se mi fate una via come l'ho chiesta io, chiamatela pure Mussolini, o Hitler, o Gengis Khan: tutti i nomi più brutti che troverete sul libro di storia non sono che nomi di gente che è morta, che noia mai potranno dare ai vivi?
Ma se, viceversa, possono dare qualche soddisfazione ai morti, che nel 2008 si sprangano per un dibattito sulle foibe... insomma, lasciate che i morti s'intitolino le strade: se è il prezzo da pagare per un po' di spazio dove vivere in pace. Anche solo una strada.
Pensa quando qualcuno inizierà a dire che via Al Mirante è intitolata a un martire della resistenza araba.
RispondiEliminaal paesello dove abito da 4 anni, poco distante da roma la vecchia giunta di centrodestra ha intitolato una piazza ad almirante. la piazza che è uno slargo di una via nella zona nuova misura forse neanche 6-7 metri di lato e contiene alcune panchine che, se non fossero già distrutte, lo saranno presto visto che i ragazzotti amano distruggere le panchine e, a volte, anche le lampadine dei lampioni (ignorando la paura delle loro ragazze, sorelle & mamme).
RispondiEliminase fossero ancora intere le panchine e le lampadine sarebbe solo perché in quella piazza (diciamo così) non ci va nessuno, non ci son negozi o altro.
però vicino a casa c'è un parco Karol Wojtyla e temo che anche questo influisca poco sull'educazione dei ragazzi o sulla mancata raccolta della cacca dei cani. e, comunque, non ha risparmiato la vita a un certo numero di lampadine...
penso si sia troppa importanza ai nomi. come per nino bixio o garibaldi, i ragazzotti diranni al mirante (non sarà mica arabo come quel al sistani?) chi?
Ma il modello della descrizione iniziale era la Contea di Bilbo e Frodo o il villaggio dei Puffi?
RispondiEliminaInoltre stiamo ancora aspettando di sapere se a Tor di Quinto hanno messo i lampioni. Potrebbero risistemare la zona e chiamarla Tor di Almirante...
RispondiEliminaFosse per me ci sarebbe ancora la Via dell'Impero. Se qualcuno ha fatto una strada (e ce la teniamo) avrà pure il diritto di dargli un nome.
RispondiEliminaQuesti 'aggiornamenti' creano solo confusione. E conflitti generazionali.
Se dico a mai madre che devo andare a Via Petroselli lei pensa chissà dove ai confini della metropoli, mentre se le dico che è la Via del Mare capisce che vado all'anagrafe dietro casa.
E stessa cosa capitava a lei con la nonna (via Tor de' Specchi poi via del Mare, poi via dell'Anagrafe e oggi via Petroselli).
Del resto i pietroburghesi (che ora festeggiano la loro prima coppa uefa) non sanno ancora bene da dove vengano ufficialmente, ma amano tanto la loro splendida città.
Se sono fuori tema, cancella pure; mi permetto di presentare alcuni brevi cenni per una ricerca che non avrò mai il tempo di fare
RispondiEliminaAPPUNTI PER UNO STUDIO SOCIOPOLITICO DELLA TOPONOMASTICA
I nomi delle vie e delle piazze di un comune sono una miniera di dati sociali, politici, storici, di costume.
Il loro studio permette di dare, a volte, una base e un fondamento oggettivo e numerabile, a considerazioni altrimenti vaghe, incerte, scientificamente meno probanti.
Come studiare la toponomastica sociopolitica?
Innanzitutto bisogna classificare i toponimi; la mia proposta prevede una suddivisione in:
1) storici a genesi sacrale-religiosa ( via S.Anna; porta S.Isaia ). Permettono spesso di scoprire realtà storiche, economiche, civili, altrimenti scomparse.
2) storici a genesi laico-profana a scarso rilievo politico ( strada Maggiore; via Larga )
3) storici a genesi laico-profana a forte rilievo politico ( via Indipendenza; via Libertà; via Fosse Ardeatine )
4) personali a valenza storica extrapolitica ( Raffaello; Foscolo; Dante )
5) personali a valenza storica prevalentemente politica ( Moro; Togliatti; Matteotti )
Queste cinque categorie comprendono generalmente la quasi totalità dei nomi delle vie e delle piazze di un paese o di una città. La loro suddivisione percentuale risente ovviamente del tasso di crescita edilizia di un territorio, per cui non sarebbe corretto fare confronti e paragoni fra realtà molto diverse; del tutto lecita, e feconda di spunti e rilievi interessanti, è invece la comparazione fra le “abitudini” toponomastiche di zone omogenee ( penso a Granarolo-Castenaso-Castel Maggiore oppure a S.Lazzaro-Casalecchio ).
Nello studio della toponomastica è indispensabile acquisire le delibere di Giunta ( o di Consiglio ) comunale, nelle quali si decidono i nomi da assegnare. Spesso le assegnazioni avvengono “per pacchetti”; quando si edifica in una zona precedentemente non urbanizzata, è normale “battezzare” contemporaneamente 4-5 o più strade insieme.
In queste occasioni può prevalere una scelta monolitica fortemente orientata ( Resistenza;Fosse Ardeatine;Marzabotto;Libertà;don Minzoni;Artigiano ); oppure una tattica attendistica ( Collodi; Goldoni; Byron ), o una strategia più articolata ( Nenni;Bachelet;La Pira;Berlinguer;don Sturzo;Moro;La Malfa ). Gli esempi citati si riferiscono a Castel Maggiore.
L’analisi di tali scelte, e le date in cui le delibere vengono votate, consentono di interpretare in modo oggettivo l’atteggiamento dei diversi comuni di un territorio. Nel caso di Bologna e dei comuni limitrofi, sono certo che lo studio comparato della toponomastica nei decenni del secondo dopoguerra sarebbe fonte estremamente interessante per indagare il rapporto fra la sede centrale e i distaccamenti periferici, pur all’interno di un continuum culturale e politico quale era la realtà del comunismo bolognese. Le aperture al mondo cattolico ( compromesso storico, ma non solo ) sono nate a Roma, o erano state sperimentate a Bologna ? La risposta, o una parte della risposta, si potrà avere scoprendo dove e quando è stata intitolata una strada a don Sturzo ( papa Giovanni non vale!).
E questa scelta è stata fatta prima a Bologna, e solo in un secondo tempo i piccoli comuni circonvicini si sono adeguati ? Oppure al contrario è stato mandato avanti un comune meno importante “per vedere l’effetto che fa” e poi trasferire il tutto anche nella casa madre? In questo secondo scenario quali comuni sono stati i piloti del cambiamento ? Si tratta di politiche decise in modo verticistico, o sotto si cela la presenza di personalità autonome e/o ingombranti ?
Un altro settore da indagare è la scelta degli accoppiamenti strada-nome. In un certo senso si può dire che l’attribuzione di un nome ad una strada può avere un valore “educativo”, sempre sulla base di un progetto politico. La diffusione generalizzata delle vie e piazze “Garibaldi” può essere considerata sia effetto che causa della glorificazione dell’eroe dei due mondi. Per restare in ambito bolognese, personaggi come Andrea Costa, Francesco Zanardi, Adriano Massarenti, Augusto Murri, al di là del loro valore e delle loro virtù, hanno certo alimentato la loro fama e consolidato la loro memoria dal fatto di apparire nell’indirizzo di decine di migliaia di abitanti. All’estremo opposto, quando si è trattato di intitolare una strada a Padre Marella, personalità ingombrante e controversa, ma di cui era difficile negare l’importanza, la soluzione è stata trovata nell’individuare una breve traversa di via Gandino, cui competono tre, forse quattro numeri civici.
Ancora, può risultare interessante, almeno dal punto di vista politico, esaminare le motivazioni che sono portate a giustificazione della scelta di un nome. Sempre a Bologna, il nome di via Roma, attribuito in epoca prebellica a quella che ora è via Marconi, fu resuscitato per lo stradone che prosegue via degli Ortolani verso S.Lazzaro; ma non perché Roma è la capitale d’Italia, o addirittura caput mundi, ma in quanto città medaglia d’oro della resistenza (motivazione più che giustificata per Domodossola, ma francamente risibile per la città dei sette colli).
Altro settore di studio, è il cambiamento di nome, che può avvenire, e avviene, quasi sempre per motivi politici. E che può avvenire in modo “asettico” quando a venir cancellato è un toponimo storico (via de’fanghi che diventa via Cavallotti; via degli orbi che diventa via Turati), ma che talvolta hanno un risvolto sottilmente comico (i giardini Regina Margherita declassati a margherita semplice; via XXI aprile 753 a.C.-natale di Roma avanzata di 27 secoli per arrivare al 21 aprile 1945-liberazione di Bologna; località Maggio-nel senso di campo agricolo, divenuto socialisticamente Primo maggio-festa dei lavoratori).
Enrico Delfini
Per tacere di tante Piazza Rossa, dove "Rossa" è il cognome di uno ammazzato dalle BR.
RispondiEliminaclap clap
RispondiEliminaleonardo ascoltati il brano robenspierre degli offlaga disco pax!
RispondiEliminauna piccola rivincita l'avevamo con la toponomastica, ci stanno portando VIA anche quella..
http://andreapoulain.blogspot.com/
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaBuffo, a Bo è uguale.
RispondiEliminaper tornare al discorso fatto prima, sarebbe da spiegare chi e perchè ha deciso di intitolare una strada in epoca molto anteriore a Lenin , e solo dopo qualche decennio a Marx (a Bologna)
RispondiEliminaNazario Sauro FTW
RispondiEliminaE che dire di Nardi, un uomo chiamato Anacarsi?
RispondiEliminaVisto l'alto abbandono scolastico a Roma, e penso in tutta Italia, se le strade cominciassimo a chiamarle tipo "2X2=4" come in "Miracolo a Milano"?
RispondiEliminaGià, miracolo, un altro.
El tio Pepe
Possiamo chiamarle come vogliamo le vie anche perchè il 90% sono intitolate a persone che oggi non conosciamo...
RispondiEliminaVoto per l'edera libera e il forno davanti alla scuola.
RispondiEliminaAl Mirante potrebbe diventare Al Migrante? Giusto un po' di fonetica; poi magari ci si mette anche una fraschetta...
La dama del lago
per fortuna siamo in parecchi a fare post sull'argomento. Il silenzio sarebbe di gran lunga peggiore, no?
RispondiEliminamarcello_o a parte il fatto che una panchina scassata ha poco a che fare col nome di una strada, o con gli eventuali atti di violenza che potrebbero esservi compiuti, a me pare che una via Almirante ha qualche (sostanziale) differenza con una via Matteotti, o no?
D'accordo che la nouvelle société ha una gran fame di nuovi eroi, ed è per questo che attinge all'archivio storico, ma credo non ci sia alcun bisogno di grattare il fondo del barile racattando scarti, eh
per un attimo ho pensato che avessi trovato casa e che ci stessi seriamente ripensando perché non ti piaceva il nome della via...
RispondiEliminaComplimenti per il Blog, uno dei pochi davvero interessanti!
RispondiEliminaColgo l'occasione per invitarvi nella classifica di MigliorBlog.it
Basta registrarsi e inserire il codice che ti verrà inviato via email nel tuo blog ;)
Un saluto Antonio
Ma Ammirante o Denigrante che sia, a voi, doveste diventare sindaci di una qualsiasi città del globo, come prima cosa vi mettereste a battezzare via tipo Adamo nell'eden?
RispondiEliminaSi può sapere perché tutti, e dico tutti, appena possono si mettono a dare nomi alle cose?
per Delfini:
RispondiEliminai nomi delle vie si chiamano odonomi, non toponimi. saggi ed articoli simili a ciò di cui tu parli esistono già in quantità, sia di taglio sociosemiotico, sia geostorico, sia geopolitico, ecc.
il massimo esperto è enzo caffarelli, del quale sono godibilissimi ed interessanti gli scritti sulla rivista italiana di odonomastica o sulla pubblicazione dell'ANCI.
riassuntivo ed illuminante il suo intervento nel testo di Mario Isnenghi dedicato ai luoghi della memoria che dovrebbe intitolarsi "I nomi delle strade", del quale ho ascoltato dalla viva voce dell'autore la presentazione, anni fa, e grazie al quale mi sono appassionata di odonomastica.
leonardo, nel suo post, ha tutte le ragioni del mondo, ma a me fa un certo effetto quando mi capita di entrare (per lavoro) in un liceo di un paese vicino a dove abito situato in via almirante... sarò prevenuta? mah..
grazie della precisazione semantico-lessicografica.
RispondiEliminaho letto e sentito caffarelli, ma la sua attenzione mi sembra più orientata sulla semplice presenza o meno di un nome in un certo ambito territoriale.
Senza nulla pretendere, credo che pochi studi organici siano stati fatti sulle date e sui "blocchi di nomi", che vengono attribuiti .
E' un dato di fatto che la "parte" dominante cercherà di "occupare" il territorio con i suoi eroi e i suoi esempi. lasciando agli altri qualche briciola.
A volte si arriva ad effetti francamente anomali, quasi umoristici. Credo che pochi bolognesi sappiano quale sia via Kennedy.....
era il 1963; piena guerra fredda; ma l'icona kennediana "tirava forte".... come risolvere la questione? la soluzione fu di dare un nome...alla tangenziale !! Ancor oggi, l'arteria autostradale, o meglio quella che era la complanare (e che oggi tutti chiamano tangenziale) è intitolata al martire di Dallas. E così l'amministrazione rossa del tempo (ed era un tempo davvero rosso) potè presentarsi al mondo come la prima, o tra le prime, città italiane a onorare il capo della potenza nemica !
ehi perchè non esci fuori dal coro? http://nicoladon.blogspot.com/
RispondiElimina