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martedì 13 gennaio 2009

Sporcdrughè live in Maranello

(25 giugno 2008)
  • Quaranta gradi in casa e il condizionatore piscia acqua, il tecnico al telefono ha detto per carità non azionatelo, noi magari tra due mesi lo ripariamo. Bene, ma stasera piuttosto di restare in questo sottotetto t'accompagno a Maranello a vedere i Bluvertigo.

  • No, no, tranquilla che non lo scrivo, un post sui Bluvertigo, è vero che mi sono un po' antipatici, ma è un'antipatia senza nessun significato sociale o politico, mi stan sulle balle e basta, che senso ha parlarne? Poi sembra di essere gli stronzi.

  • C'è che sono miei coetanei, e dei miei coetanei non mi va di parlare. I giovani sono patetici, i vecchi rincoglioniti, ma i coetanei no-comment. Effettivamente stavano vendendo dischi, o romanzi, mentre io non lo facevo. Io in quel periodo, soprattutto, ignoravo. Più che altro per dribblare l'invidia, che è una bestia brutta.

  • Però poi vorrei anche dirti che non mi sono perso niente, che le mie intuizioni sui coetanei avevano del buono. In effetti, spiegami com'è che ogni volta che ripescano qualche residuato dei Novanta sembra più vecchio dell'artista omologo anni Ottanta? Ma è un discorso che vale per il mondo intero, vuoi mettermi gli Oasis con gli U2? Probabilmente c'erano fattori universali che hanno determinato che l'ultimo decennio del secolo fosse un decennio di mezzecalze.

  • Uno di questi fattori è la saturazione. In campo musicale, o di costume, i Novanta arrivano dopo quarant'anni ininterrotti di evoluzione stilistica, in pratica era impossibile inventare qualcosa di nuovo: e allora si citava. Si citava per necessità, perché non si aveva veramente molto di originale da fare, però a un certo punto citare diventò il gioco più hip che c'era in città, si passavano lunghe serate a misurarsi – tu non puoi capire, erano cose soprattutto da maschietti – lunghe sedute a vedere chi citava più lungo. Tutto senza nessuna capacità selettiva, gli Alphaville valevano quanto Battiato, vinceva chi aveva più memoria e più dischi vecchi in casa. Ecco, i Bluvertigo (a proposito, siamo qui da mezz'ora, quando attaccano?) mi sembravano, mi sembrano, i rappresentanti quegli anni postmoderni nel senso che bastava la parola “postmoderno” per sembrare chissachi, e invece la verità era che si andava in giro oberati da un'enorme “cultura” divorata e maldigerita, una mole di dati che non riuscivamo a disciplinare e saltava fuori sempre a sproposito: testi di canzoni e dialoghi di film responsabili di storie finite male con ragazze che poi si sono sposate al primo stronzo e tutto il resto.

  • Comunque i Novanta sono passati, e non so se lo hai notato; la gente cita meno. Per vari motivi, ma uno dei primi credo sia internet. Per esempio, gli Oasis hanno fatto conoscere a molti ragazzini i Beatles; passo successivo, i ragazzini si sono scaricati i Beatles; terza fase, hanno smesso di cagare quei pianobaristi dei fratelli Gallagher. Tutta quella straordinaria memoria che ci serviva negli anni Novanta per trovare il pezzo giusto da mettere nella cassettina giusta, oggi non ci serve più, un clic e via - la possibilità di farsi archivi enormi e portabili ha banalizzato quelle capacità di memoria e di critica che in quegli anni non erano mica un lusso, erano un esigenza. Analogamente, se proprio mi viene l'insano desiderio di vedere qualcuno pittato come i Duran Duran ai tempi di Rio, faccio molto prima a mettermi su youtube che a venire qui a Maranello ad aspettare questi cazzo di Bluvertigo che, ha detto il tipo, “cominceranno tra mezz'ora per problemi logistici”. Logistici?

  • Allora siamo qui seduti all'ombra del monumento ad Enzo Ferrari a forma di stronzo. Dietro c'è una chiattona che ripensa alla sua prima cassettina dei Bluve “nel novantasei”. Davanti c'è una ragazzina DEL novantasei che guarda il backstage con sguardo canino e rapace: “Cioè, se sapessi come fare a entrar lì... è come se... (spiega all'amica)... qual è il tuo gruppo preferito? I Tokio Hotel? Cioè, è come se i Tokio Hotel fossero lì dietro...”

  • Sì, ecco, dimenticavo, c'è questa cosa della televisione. C'è che Morgan è andato in tv, quest'anno, e pare che abbia salvato da solo un programma di giovani talenti con Simona Ventura. E quindi adesso da vecchio arnese anni Novanta si trova sbalestrato sul target dei Tokio Hotel. Secondo me ha fatto bene, eh. Però anche solo se dico così, si capisce che sotto sotto intendo il contrario, che per me un citazionista succube delle proprie citazioni, uno che si traveste per eludere il problema dell'identità, è perfetto per la tv, dove si colloca tranquillamente nella fascia di brontoloni televisivi tra Sgarbi e Zeri; inoltre, siccome il format di Simona Ventura è la versione nobile e hip di Amici di Maria De Filippi, avrei buon gioco a constatare che Morgan si è trasformato nella versione nobile e hip di Platinette. Poi tu t'incazzi ma cosa ci posso fare se questo passa tre mesi pittato in vari modi a difendere l'integrità artistica contro la dittatura del Televoto, e poi porta al trionfo una boyband salentina di trentenni con la pancetta che steccano pure? Ecco, meno male che cominciano a suonare. Andiamo in mezzo, però, perché da qui non si sente tanto bene, eh.

  • Si sente male anche in mezzo, e lui non si regge in piedi. Ma non è questo il problema. Il problema è che è giù di voce. Veramente parecchio giù di voce. Non stecca, non sbaglia a suonare, ma la voce è un graffio che fa male a sentirla. Per fortuna che parecchie strofe sono su una nota sola. La gente comincia a dire “drògati meno”. 

  • Mi viene in mente che io sono cresciuto in un posto un po' più piccolo, ma sostanzialmente simile, dove ai tempi della mia prima infanzia c'era una cumpa nota come “i drogati”, i quali si ritrovavano al pomeriggio, bada bene, nel cortile davanti alla chiesa, e fumavano. Erano effettivamente gli anni dell'eroina a prezzi popolari. In seguito però seppi da fonte attendibilissima che “i drogati” non si drogavano affatto. Fumavano Marlboro, proprio come nel pezzo degli Offlaga. Però ci tenevano a essere chiamati “i drogati”, e li posso capire: è una gran consolazione, se vivi in un paesone, lo sguardo della vecchietta che passa, ti fissa e pensa Sporcdrughè.

  • Poi penso a una cosa che mi ero scordato, e che mi ha rimesso in mente Enzo: che negli anni Novanta, per esempio, abbiamo *lavorato* anche a una rivista dove una volta comparve un'intervista a Morgan, non fatta da noi, ma da uno che, vivendo veramente negli anni Novanta, Morgan lo idolatrava. E dunque a un certo punto gli chiedeva: perché ti pitti le unghie? Cioè, noi stavamo cercando di mettere su una rivista letteraria, e su questa rivista un tizio chiedeva al suo cantante pop la ragione intrinseca del suo pittarsi le unghie. Ma vabbè. Comunque Morgan rispose che se le pittava per studiare le reazioni della gente, per esempio, se poi entrava dal tabaccaio, cosa avrebbe pensato di Morgan e delle sue unghie nere?

  • Questa cosa ci fece molto riflettere. Coniammo anche un'espressione, purtroppo intraducibile, che doveva riassumere una certa velleità ribelloide affetta da inestirpabile provincialismo: épater le tabacchèin. Cercammo anche di raffigurarci il quadretto: un tabaccaio qualsiasi degli anni Novanta, con un'intera stanza di videopoker abusivi, alle spalle precedenti per ricettazione e spaccio. Le cinque del pomeriggio. Entra Morgan, chiede un lollipop, e lo scarta facendo ben vedere le sue unghie pittate di fresco. Il tabaccaio sovrappensiero non reagisce – sta pensando che se la rumena non si sbriga a pagare il subaffitto del seminterrato bisogna sloggiarla con le maniere forti, ma è una grana – e allora Morgan glielo dice: “ehi, hai notato che ho le unghie pittate di nero? Che te ne pare? Sono o non sono un ragazzaccio? Un maudit?”

  • Insomma, non ha voce. Tu non hai idea di cosa riescano a combinare i cantanti quando non hanno voce. Mio cugino per esempio si buttava a pesce dovunque, senza nessuna pretesa di essere sorretto, si buttava anche sulla batteria, e poi il batterista voleva menarlo, ma in un qualche modo la serata era risolta. Una cosa che mi faceva abbastanza ridere erano quelli che guardavano Xfactor e commentavano quant'è fatto Morgan, ma perché non gli dicono niente? Cioè: secondo voi Simona Ventura dovrebbe dire a Morgan “Vacci piano?” Ma ti ripeto: non stecca e non sbaglia a suonare, quindi è abbastanza lucido.

  • E continuano. “Fatti di meno! Drughèèèè! Ecc.” E io vorrei urlare Lasciatelo Stare, è giù di voce e sta cantando da un'ora, non vedete che a suo modo ce la sta mettendo tutta? Non vedete che si vergogna anche lui, ma tira avanti, e se c'è l'acuto ti fa pure l'acuto, soffre ma lo fa? Ma sarebbe come barare. Oggi il gioco è questo: lui fa lo Sporcdrughè, e noi siamo il suo pubblico di tabacchini.

  • Se dio vuole comincia a far fresco. Speriamo di dormire stanotte. No, ti giuro, no, non lo scrivo un pezzo su Morgan, in fondo mi è simpatico.

19 commenti:

  1. Io sono 6 mesi più giovane dell'Uomo, ma devo dire che me ne vedo addosso meno.

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  2. Oddio, ma quel monumento è veramente OSCENO. Ma dico, ma dai bozzetti non si capisce già come poi vengono??

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  3. Uhm non sono d'accordo sugli anni 90, secondo me il decennio attuale e` molto piu` relegato alla citazione del passato e meno creativo. Non lo dico solo per nostalgia dell'adolescenza, mi capita di chiacchierare con gente tra i 15 e i 20 quando faccio il DJ e mi colpisce vedere quanto i gusti di molti di loro siano fissi sugli anni 90. Penso che pagherebbero per vedere uscire adesso qualche album genericamente "equivalente" come impatto a Ok Computer o The Fat Of The Land (per stare sull'ovvio che piu` ovvio non si puo`), o tanti altri piu` o meno noti dove la citazione non e` la tendenza prevalente. Ribadisco, attualmente il filone "mainstream" mi sembra molto piu` legato all'imitazione del passato (imitazione nel senso di Giucas Casella) di quanto lo fosse 10 anni fa, ma e` comprensibile perche` esce da un sistema in grave difficolta`, probabile che le cose interessanti dovremo cercarcele sempre piu` su Jamendo.

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  4. La definizione "quei pianobaristi dei fratelli Gallagher" vale tutto il pezzo.

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  5. oh, m'era piaciuto molto 'sto pezzo.
    ché non so se l'avevo scritto allora, ma devi [devi ... vabbè] sapere che, prima, Morgan che ci fosse o non ci fosse non è che ci avessi mai fatto un gran caso, ma poi un po' la questione di epater les tabaccheins, un po' immaginarmelo a sfangarsela nel caldo afoso della pianura, mi è diventato simpatico. mi sono messo anche a seguire x factor 2, vedi te.

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  6. Giusto perchè sia chiaro:
    sì, sì, sì, continua coi sofismi!!!!!!
    Grazie.
    TC

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  7. Tore, è una questione anche generazionale.
    A me quei due dischi lì, Ok computer e Prodigy, quando sono usciti non è che sembrassero molto originali: al massimo sintesi riuscite di cose che erano nell'aria già da 20-25 anni. Insomma, l'attitudine di Radiohead e Prodigy era per certi versi "postmoderna" (aggettivo che non mi va di togliere dalle virgolette, perché continuo a nutrire il sospetto che renda ridicolo chi lo usa).

    Oggi, per quel poco che capto, mi sembra che ci sia più leggerezza: il passato esiste ancora, ma è anche un po' dato per scontato, ed è ridotto a una superficie, una silhouette.

    Credo sia un passaggio simile a quello tra barocco e roccocò, ma questa la sto veramente buttando lì come al bar.

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  8. Posso dire la mia anche su questo?
    La musica rock è morta nell'83 (the final cut), assassinata; congiurati: i video clip, la riduzione dei costi dell'elettronica, la specializzazione a danno dell'eclettismo, il punk...

    [noja]Parlando solo da un punto di vista ritmico - perchè è l'unico che posso permettermi in qualche modo di approcciare - due grossissimi guaj della musica leggera odirena sono: l'ossessione per il timing e l'ossessione per il 4.
    L'esattezza metronomica è un condizionamento quasi subliminale, e finisce per cassare il 99% delle possibili espressioni musicali - nel senso che l'orecchio medio le rigetterebbe inconsciamente - ed al giorno d'oggi ciò sarebbe sufficiente per non pubblicare quasi tutto dei Beatles, degli Stones storici, dei Dead, dei Pink Floyd almeno fino a Dark Side, etc. così come a stroncare sul nascere Canterbury, o, venendo qui da noi, Area, Stormy Six, Napolicentrale, insomma tutti coloro per cui - giustamente - l'imprecisione o addirittura l'errore erano un prezzo accettabile da pagare per la ricerca.
    La regolarità cartesiana in generale - il 4/4, lo stacco batteristico od il pedale di basso in quartine, etc. - ha spazzato via varietà ed espressività, rendendo il panorama sempre più monodimensionale; qui si perde un altro bel po' di cose, da all you need is love al progressive, passando per il primo Miles Davis elettrico.[/noja]

    Questo senza tirare in ballo il mercato e l'industria dell'immagine.

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  9. Io mi ritengo una persona fortunata perché riesco ad amare dischi fatti prima e dopo il '77. Più ascolto gente che parla di musica e più capisco che è veramente un dono.
    ...e forse alla fine apprezzo lievemente di più quello che è successo prima, ma mi stanno assai più simpatici quelli che sono venuti dopo.

    Il tempo passa, tutto sfuma, ma il '77 torreggia come la grande Separation Barrer tra le generazioni. Non è neanche più una questione di giovani vs vecchi, siamo vecchi anche noi. Ma almeno non pretendiamo che il rock muoia con noi.


    ...e alla fine mi resta la curiosità: dove mi voleva portare Violet?

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  10. mmm devo dire che sugli anni novanta sono in grave disaccordo, ma il giudizio sugli Oasis e epater les tabaccheins sono da standing ovation, Grazie.

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  11. Guarda ti approvo il passaggio da barocco a rococo`, rimane che quest'ultimo (secondo me) e` Peggio:)

    Sui due album che ti ho citato (peraltro mainstream che piu` mainstream non si puo`, ci sarebbero giustamente tante altre cose) penso che in buona parte hai ragione ma tra una sintesi di qualcosa che era nell'aria e la mera riproposizione del passato come citazione piu` o meno scherzosa ci sono svariati km di discesa agli inferi. Tant'e` che gli anni 90 continuano palesemente ad ispirare un sacco di musicisti, voglio vedere chi trarra` qualcosa dagli anni "zero".

    Salto di palo in frasca e integro i due problemi tecnici giustamente segnalati da atlantropa con un terzo veramente odioso completamente imposto dall'industria: l'abuso generalizzato della compressione di dinamica. Qualcuno un giorno dovra` fermare questo scempio chiamato "loudness war".

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  12. Mi permetto anche di segnalarti questo articolo che secondo me c'entra, per quanto il discorso si allarghi decisamente

    http://www.adbusters.org/magazine/79/hipster.html

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  13. ridurre i 90 ai bluvertigo e oasis è un po' riduttivo!
    dove li metti i Nirvana, Bjork e sopratutto...
    la Malinconoia di Masini!

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  14. Devo dirlo?

    No, scherzi a parte: Nirvana, Bjork, perfino Masini, hanno tutti un rapporto con una tradizione musicale.
    Poi lo so che si cita anche adesso; mettiamola così: nei '90 citare era un mestiere, bisognava essere bravi; oggi è una cosa facilissima, si fa in modo industriale.

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  15. Mah io la vedo piu` come un "rielaborare non e` citare", anche perche` tutti hanno un rapporto con la tradizione dipende dove fissiamo la soglia. Se la teniamo troppo stretta rischiamo di trovarci soli con i Kraftwerk (temo che poi mi attacchino una pezza infinita sulle memorie a stato solido o cose del genere)

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  16. Visto il nuovo "scandalo" del Morgan mi è tornato in mente questo post. Te se sempre un tot avanti.
    Saluti
    Omar

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