Pages - Menu

giovedì 14 maggio 2009

Alemanno ha rrrrrrr

Cattivi maestri

Mi secca molto, specie dopo aver fatto il leghista lunedì, ma devo anche dare qualche ragione ad Alemanno. Non tutta, ma qualche.
Per chi se lo fosse perso: la settimana scorsa il sindaco di Roma è andato a visitare una scuola media romana dove un ragazzo aveva accoltellato un compagno; e intanto che c'era si è lasciato sfuggire che “alcune operazioni culturali come la serie tv “Romanzo criminale” o altre simili non aiutano, perché lanciano mode e atteggiamenti sbagliati”.

Da qui un polverone, non molto intenso in verità (era la settimana di Noemi) ma concentrato in alcuni ambienti, come i blog. Più di un blog ha preso le difese di una delle poche serie di qualità che si fa in Italia, che non aggiunge nulla alla realtà già violenta che ritrae. Tutto molto ragionevole, ma io pensandoci bene sto con Alemanno: alcune operazioni culturali lanciano mode e atteggiamenti sbagliati.

Ed è una questione di coerenza. Uno non può sostenere che Maria De Filippi sia la responsabile di un involgarimento dei rapporti umani (al punto che non si dà più tra ragazzini una discussione che non sia urlata) e poi fare spallucce quando un altro programma provoca fenomeni di emulazione. Se sono convinto che la tv sia un potentissimo strumento formativo (e ne sono convinto) devo crederci sempre, anche quando c'è il rischio di confermare Alemanno.

Dice il produttore: “la tv riflette quello che c’è in giro”. In realtà non è proprio così: Romanzo criminale rimette in scena un passato prossimo che è tornato di moda per motivi non troppo limpidi. Un vecchio west de noantri, quando tutti i delinquenti erano bianchi (e neri nel cuore), la cui nostalgia è fortemente sospetta. Ma fingiamo che sia veramente uno specchio imparziale di “quello che c'è in giro”: bisognerà pur ammettere che troppi specchi possono far male. Non a noi, che abbiamo l'età per relativizzare e apprezzare la profondità storica eccetera. No: ai ragazzini.

A volte sui blog ci si dimentica un po' di loro. È che qui non vengono: stanno su msn o facebook; appaiono in frotta solo qualora si parli male di un loro idolo o di un loro stile, e di solito si difendono male. Perché non sono equipaggiati, i ragazzini, e questo è il punto. Non possiedono tutti i diaframmi culturali necessari a capire che le vicende del Freddo e di Dandi vanno calate in un preciso contesto storico eccetera. Le cose si pongono in termini molto più chiari: Freddo e Dandi sono dei modelli di comportamento. S'impongono e si fanno rispettare. Non saranno certo loro a portare nelle classi una morale tribale che sta guadagnando sempre più spazio nella società: la violenza di certi ambienti è qualcosa che pre-esiste la tv e che ha ragioni sociali più profonde, siamo d'accordo. Ma dobbiamo anche ammettere che la tv, come minimo, è una straordinaria cassa di risonanza. Che mantiene ancora (meno che in passato, quando non c'erano i decoder) una vocazione interclassista: e infatti ora i coltelli in classe li portano anche i ragazzi delle famiglie perbene. È un progresso?

E allora cosa proponi. Niente di concreto, per ora. Auspico soltanto un lieve cambiamento di mentalità. Non dico di non smettere di apprezzare, in modo adulto, le serie fatte bene. Chiedo però di metterci più spesso da un punto di vista di genitori: e visto che scrivo a trentenni, non mi sembra di chiedere di molto. Chiedo di fare ogni tanto un salto fuori dalla nostra cultura, che per inciso non è più la cultura giovanile, e dare un'occhiata a quello che vedono e credono i giovani veri: per scoprire che non sanno cosa sia Star Trek, che i supereroi in costume li fanno un po' sbadigliare, e che tra i pochi prodotti audiovisivi in grado negli ultimi anni di forare un'attenzione capitalizzata dalle consolle video, c'è il Capo dei Capi; tra Fast and Furious e High School Musical (e a proposito: quest'anno nella mia scuola hanno aperto le elezioni per la ragazza e il ragazzo “più popolare”: possibile che la tv non c'entri per niente?)

Chiedo di rilevare che dietro a profili facebook che inneggiano a Riina o soci c'è più di una mentalità goliardica; c'è la stessa volontà di disgustare il mondo dei grandi che trent'anni fa faceva appuntare le svastiche sulle giacche dei punk. I punk non erano nazisti, i ragazzini oggi non sono mafiosi, ma quando certi simboli riaffiorano nell'immaginario giovanile, non te ne liberi più.

Chiedo di accettare la banalità un po' passée per cui esistono sostanze che noi possiamo degustare senza soffrire di effetti collaterali, e che per loro sono ancora tossiche: l'alcol è uno, la mafia in tv è un'altra. Pazienza se tutto questo ci porta dalle parti di Alemanno (ma non di Andreotti quando denunciava i danni all'immagine del nostro Paese inferti dalla Piovra: perché la Piovra dei tempi di Placido non conteneva nemmeno in dosi omeopatiche quella fascinazione del male che trasuda da Romanzo Criminale o dal Capo dei Capi).

E chiedo soprattutto di rizzare le orecchie. C'è gente in giro pronta a raccontare qualsiasi cosa, pur di difendere il diritto di trasformare la camorra nel nuovo pittoresco far west dei vostri ragazzini. Anche se alla fine gli argomenti sono sempre gli stessi.

- La gente non è mica stupida, capisce la differenza tra fiction e realtà (la gente, mediamente, dopo otto ore di lavoro è un po' stupida. Ha persino diritto di esserlo. La gente piccola, poi, è stupida di default. Ci si mette più di quindici anni a capire certe spigolose differenza tra fiction e realtà. Pensate ogni tanto a quanto eravate stupidi a 15 anni, per favore).

- Non facciamo che mostrare la realtà (quello lo fanno anche i film porno: non per questo li faresti vedere a tuo figlio minorenne, o no?)

- La tv non dovrebbe educare (la tv è un formidabile mezzo educativo, è stata usata sin dall'inizio a scopi propagandistici, e provoca emulazione in tutti gli utenti: pensa alla mascherina di zorro che ti mettevi da bambino).

- Sono la scuola e la famiglia che dovrebbero educare. (Scuola: 5 ore faticose al giorno. Tempo con la famiglia: 2 ore al giorno. Tempo di irradiazione televisiva quotidiana: 3-6 ore in media di ipnosi. Non prendiamoci in giro).

78 commenti:

  1. Leonardo hai ragione: la tivvù ha forte influenza sulla società e sugli strati meno attrezzati,la tiriamo in ballo per la (indotta) popolarità del PresdelCons, non vedo perché non dovrebbe avere medesimi effetti per i comportamenti alla "Dandi o Libanese".
    C'è un piccolo però: Alemanno ha fatto campagna elettorale a Roma tutta incentrata sulla incapacità del csx di risolvere la questione sicurezza, chiedendo misure forti, presidio del territorio, presenza dello Stato nelle periferie difficili.
    Che l'argomento forte di fronte alla sequela degli accoltellamenti a Roma, sia addossare la colpa alla fiction (molto ben fatta) di Romanzo Criminale, mi pare una risposta debole e arruffata rispetto alla portata del problema.
    Per il resto: concordo.

    RispondiElimina
  2. "La TV riflette quello che c'è in giro" è un'ammissione di incapacità e di incompetenza. La volgarità, la maleducazione ed i modelli che ci vengono elargiti quotidianamente sono un ottimo conforto per la nostra volgarità e la nostra maleducazione.... "mal comune, mezzo gaudio".

    RispondiElimina
  3. Scusate ma quando ero bambino io... i miei genitori, certe cose, non me le facevano vedere.
    Parlo di una cosa così obsoleta: educare i figli ed occuparsi minimamente di cosa guardano?

    Giulio

    RispondiElimina
  4. oops. Ho appena scoperto (in realtà lo sapevo dai cartelloni sulla metro al tempo del lancio, ma l'avevo rimosso) che per Romanzo criminale non si intende il libro ma la fiction tv.

    sono messo MOLTO male.

    RispondiElimina
  5. Credo che per condividere o meno quanto detto da Alemanno si debba andare piu' nello specifico; ovvero parlare della struttura narrativa della fiction in questione.
    "Amici" propone un modello, e lo presenta come buono, decontestualizzabile. "Romanzo criminale" fa lo stesso o esprime un giudizio critico?
    Facciamo un paragone recentemente diventato famoso grazie a Gomorra: Scarface. Quasi tutti quelli che lo hanno visto non sono diventati gangster; il film non provoca emulazione (i casi di cui parla il libro sono situazione ben oltre il border line che sicuramente non hanno scelto quella vita a causa di Al Pacino). Perche'? Il protagonista e' un narcotrafficante! Perche' c'e' una morale: c'e' un'azione e una reazione, c'e' la colpa e c'e' la punizione.
    L'Edipo Re raccontava di un rapporto incestuoso, ma sappiamo bene in che termini e anche in questo caso non mi risulta ci sia stata un'impennata di relazioni incestuose nell'Atene del V secolo.
    Tutto ciò per dire: di "Amici" siamo abbastanza sicuri che trasmetta un modello con determinate tare, ma di "Romanzo criminale"?
    Non e' una domanda retorica, magari veramente c'e' in questa fiction un'apologia dell'accoltellatore e quest'accoltellatore viene rappresentato in modo che sia facile identificarcisi, solo che mi sembra difficile.

    Detto in termini diversi: non e' il soggetto della rappresentazione il problema, ma il suo tema. Qual'e' il tema di "Romanzo criminale"?
    Ho qualche dubbio che sia "il crimine come mezzo valido per farsi strada nella vita".

    RispondiElimina
  6. premettendo che ho solo visto il film,e fermo restando che il discorso è molto più ampio,non credo che la tv possa essere diseducattiva fino al punto di spingere chi non ragiona ancora con la propria testa a compiere il salto di qualità verso comportamenti criminali o borderline(inoltre credo che un contenuto edificante non sia un requisito necessario di un'opera d'arte)

    RispondiElimina
  7. Sono assolutamente d'accordo con l'autore del post. La Televisione ha un impatto estremametne importante sull'educazione dei ragazzini.

    RispondiElimina
  8. Secondo me ci sono due errori a monte.

    1. La D Filippi non è fiction (anche se è finta). Ha una forma reale, percepita come vera.
    Al contrario il racconto di fiction viene percepito come finto, come un racconto appunto.
    Paragonare i due programmi perché entrambi "tv" è una semplificazione sulla forma del media che induce errori di analisi.

    2. È vero alcune storie non sono adatte ai bambini, ma il problema non è di chi quelle storie le scrive, IMHO.
    Non è compito degli autori sostituirsi alla famiglia.
    O si dovrebbe smettere di scrivere (e trasmettere) storie adulte perché magari potrebbero essere viste da un minore impreparato?

    RispondiElimina
  9. Beh, tenete lontani dalla serie quei fottuti ragazzini e fatemi godere in santa pace almeno una roba decente sul piccolo schermo, dov'è scritto che la tv deve per forza essere scartavetrata a loro misura? Già c'è troppo cinema rimbambito in giro...
    Portateli fuori a mangiare un gelato. Anonimo.

    RispondiElimina
  10. Direi che in generale qualsiasi suggerimento per allontanare dal media televisivo esseri umani è lodevole.
    Non concordo sul fatto che "in generale" Alemanno possa mai aver avuto ragione, neanche se legge l'orologio e ti dice che ora è. Avere ragione è qualcosa di diverso di affermare che alle 12 e un quarto siano le 12.15. Significa proporre modelli culturali e comportarsi in modo congruo. Alemanno per sua storia passata e attuale, frequentazioni e appartenenza politica non mi sembra che lo faccia. Se Fini ha preso la strada giusta, ma come notavano ha meno coraggio della Lario, il percorso di Alemanno mi sembra ancora lungo. Quando i suoi comportamenti e le scelte politiche saranno differenti allora si potrà parlare di ragione, al momento ha soltanto espresso una constatazione "neanche poi tanto arguta" su qualcosa che non occorre ricoprire una carica pubblica per comprendere. Una sola nota (c'è del conflitto di interesse ?) la fiction è trasmessa da SKY? Perchè non se l'è presa con la montagna di porcherie che il suo presidente di partito trasmette?
    Un sorriso

    RispondiElimina
  11. in uno dei negozi più fighetti di uno dei quartieri più "in" di roma, campeggia in primo piano in vetrina una t-shirt con su scritto "pijamose roma". che, come i ragazzini sanno perfettamente, è il motto della banda di cui si narrano le gesta nella fiction da loro amata.

    RispondiElimina
  12. Premesso che io 'sto Romanzo Criminale manco so cos'è...

    Guarda che il discrimine fra "educativo" e "diseducativo" passa anche e soprattutto dalla qualità del prodotto. Altrimenti si dovrebbe dire che anche Dostojesvsky propone modelli negativi descrivendo il fascino di seduzione di personaggi malvagi.

    RispondiElimina
  13. Io farei attenzione alla diferenza tra letteratuta, cinema e televisione. Nella maggior parte dei casi, credo che chi legge un libro o chi va a vedere scarface al cinema abbia già il modo per capire la differenza tra realtà e finzione (letteratura, cinema). In questo senso anche chi leggeva Edipo Re era pienamente ben consapevole, insomma. La televisione viene subita, è una cosa che subisci e che entra nella maggior parte delle case italiane, anche di quelli che non leggono libri e vanno poco o niente al cinema. Se per caso accendi la TV nel primo pomeriggio vieni bombardato, tuo malgrado, da cazzate defilippiche o gilettiche. O da fiction alla sera. In realtà il male peggiore è forse che la TV, proprio per la sua caratteristica cattura l'attenzione e pone tutto sullo stesso piano, eroi positivi ed eroi negativi come i mafiosi o quelli della magliana.
    Bah....

    RispondiElimina
  14. e dell'influenza che Fonzarelli ha avuto su di te ne vogliamo parlare?
    chiarapetrucci
    (al solito scusate per lo spamming involontario, ma se non metto il sito non mi accetta il commento)

    RispondiElimina
  15. che poi la fiction và solo su sky e sky è un bene di lusso, quindi i coltallacci facili vengono dalla meglio gioventu?o dovrei dire juventude?Alemanno che spara ste robe è quello che gira con la croce celtica al collo vero? dicevi leo dei simboli?

    RispondiElimina
  16. @ Andrea, il problema del coltello a scuola sta diventando un fenomeno interclassista (comunque avrai notato che citavo Il capo dei capi, che è un prodotto mediaset che l'anno scorso ha forato tantissimo).
    Alemanno resta poi il solito ex picchiatore che specula su problemi di sicurezza e ha la celtica al collo ecc. ecc.; ma non è che si può argomentare Taci tu che c'hai la celtica.

    @ Thomas: no, non è assolutamente una questione di "qualità del prodotto". Un buon prodotto audiovisivo può anche fare malissimo, esattamente come un whisky di annata se lo servi a un bambino di sei anni (e se leggi, mi sembra, Le mani sporche di Sartre, ci trovi un ragazzino che legge troppo Dostoevskij e si mette nei guai)

    @ Anonimo "portateli fuori a vedere un gelato": ci paghi tu per farlo? Io, se mi raddoppiano l'orario di lavoro coi ragazzi (e la paga) comincio anche domani. Per ora è più economico mettere in tv cose più educative e lasciare che tu, se vuoi vedere fiction di qualità, te ne vada al cinema.

    @Dario, non vedo in questo caso il discrimine tra fiction e reality. Romanzo Criminale non educherebbe a una civiltà basata sul coltello perché sarebbe percepito come fiction? In realtà è una ricostruzione storica, basata su veri fatti di cronaca, e ai ragazzini piace in quanto tale.

    È vero alcune storie non sono adatte ai bambini, ma il problema non è di chi quelle storie le scrive, IMHO. E' colpa dei bambini che hanno occhi e orecchie?

    Non è compito degli autori sostituirsi alla famiglia. Dai, sono 40 anni che gli autori si sono sostituiti alla famiglia. Accettiamo il fatto e andiamo avanti.

    O si dovrebbe smettere di scrivere (e trasmettere) storie adulte perché magari potrebbero essere viste da un minore impreparato? Si potrebbe speculare meno sul maledettismo dei malavitosi, non sarebbe così difficile.

    RispondiElimina
  17. Chiara, è normalissimo e universalmente accettato inserire il proprio link nei commenti. Lo spam è ben altro;-)

    RispondiElimina
  18. Concordo con il ragionamento del post. Parecchio. Aggiungo che questa operazione di mitologia con il ricordo della banda della magliana è un po' subdola, non mi sa di esclusivo "raccontare" oggettivamente le cose. Anzi, ne evidenzierei tutti i lati pericolosi, compreso quello di una strisciante apologia di fascismo.

    RispondiElimina
  19. Come ho fatto a non pensarci prima!

    * Estremizza un problema qualunque, mediamente fisiologico nell'ambiente in cui si manifesta (crimine metropolitano)
    * Fatti eleggere per risolvere il "problema"
    * Una volta eletto, di' che e' tutta colpa della tv.
    * Profit! (lo stipendio da sindaco, per qualche anno, e' assicurato)

    Geniale.

    Poi certo, il discorso che fa Leonardo e' tecnicamente corretto; cio' non toglie che sia politicamente irrilevante rispetto al problema della criminalita' a Roma.

    Il tema del "mafioso romantico" e' immortale: da Godfather a GoodFellas, passando per Robin Hood (E su Scarface ti sbagli, basta guardare quanti poster/gadget vengono ancora prodotti con Pacino-on-dollar-bill, or Pacino-shooting); ma viene solitamente adottato da chi gia' vive certe realta'. In UK, per esempio, Godfather e Scarface sono praticamente "testi sacri" per tutta una classe sociale, pero' il fenomeno causa-effetto che descrivi tu e', nella pratica, generalmente inverso.

    RispondiElimina
  20. Passa in secondo piano la questione del "tempo".

    Sopratutto nei primi 15 anni di vita, ogni cosa ha il suo tempo. Prima non ti muovi dal letto, poi gattoni, poi impari a camminare, poi smetti di mangiare omogeinizzati, poi impari a leggere, poi a scrivere.
    Lo stesso vale per la TV. Non puoi far vedere certe cose a bambini immersi nella fase edipica: 1. Non serve studiare Freud o Quintiliano o altri per capire che la fase infantile è la più importante per la formazione dell'individuo;
    2. Almeno finchè possono lasciamoli nel loro bel mondo pacifico, poi avranno altri 70 anni per rompersi le palle;
    3. Mettendogli davanti certi programmi, alla loro età ne ricavano soltanto le immediatezze (vedi violenza ecc ecc).

    Mi dispiace contraddirti Leo, ma io sono 20enne. Abbasso la media.

    RispondiElimina
  21. Ci vorrebbe un filologo o un esegeta per risalire al momento in cui la società è cambiata; fino ad un certo momento, di fronte ad una ricostruzione cinematografica o televisiva di un avvenimento (un evento bellico, una scena di massa, un litigio familiare, una rapina in banca...) si diceva "che bello...sembra vero".
    Poi, da un certo momento in poi, accade che, di fronte ad un evento della vita reale (o almeno quella che viene detta reale), si commenta "che impressione: sembrava la tv !"
    C'è qualcosa che non torna.
    (per alleggerire il clima: avete notato che per fare un complimento a delle belle rose si dice "sembrano finte" e che ammirando dei fiori finti, ciciamo "sembrano veri" ? !

    RispondiElimina
  22. non sono d'accordo nemmeno un po' con il post. secondo me dice bene zac: "L'Edipo Re raccontava di un rapporto incestuoso, ma sappiamo bene in che termini e anche in questo caso non mi risulta ci sia stata un'impennata di relazioni incestuose nell'Atene del V secolo".
    allo stesso modo, la fiction "romanzo criminale" descrive un fenomeno e non propone nessun modello, non fa nessuna apologia del crimine. mi sembra anzi che faccia il contrario: il protagonista principale della storia (il libanese) alla fine è vittima di quel vortice di violenza, vendette e sospetti che lui stesso ha creato e alimentato. se accusiamo "romanzo criminale" di promuovere modelli negativi dobbiamo farlo anche con le migliaia di film che nella storia del cinema hanno narrato la malavita, la violenza e la trasgressione, da "il padrino" a "scarface" a "thelma & louise" a "gomorra", a "carlito's way" a "le iene" a "pulp fiction" a "lucky luciano" a "gangster story", a tutti i poliziotteschi all'italiana, eccetera.
    è un vecchio trucco: si scarica su chi racconta la realtà le colpe della realtà stessa. l'accusa di alemanno è secondo me pretestuosa e banale, e tradisce la sua incapacità di comprendere le vere ragioni del disagio e della violenza urbana, e quindi la sua inadeguatezza ad affrontare di il problema.

    RispondiElimina
  23. sei gentile Leonardo, ma il mio è un link commerciale e invece quando vengo ad importunarti nei commenti lo faccio proprio per puro piacere di ciacola
    chiara

    RispondiElimina
  24. Leonardo scrivi tante cose ragionevoli, ma alla fine pensandoci bene, con tante non sono d'accordo.

    Io credo che il tuo discorso sulla criminalita' come esempio emulabile possa applicarsi a tanto altro. Il rock'n'roll negli anni 50, la musica dei druga' degli anni '60-'70, ecc...

    Alla fine c'e' una sola domanda che fa da spartiacque: chi decide che cosa trasmette la tele? E la risposta e' che chi decide, educa. Oggi decide fondamentalmente una persona. Quando c'e' pluralismo ci sono scelte. Quando ci sono scelte sta ai genitori decidere cosa vedono i loro figli.

    In fondo io sono cresciuto con dosi di televisione attentamente monitorate dai miei, fin quando non ho avuto gli strumenti per valutare criticamente. E miei lavoravano entrambi.

    Non credo ai modelli di comportamento nel modo diretto in cui sembri crederci tu. Abbiamo avuto troppi pochi emuli di indiani e cowboys negli anni '60 per dimostrare la tua teoria.

    Nel mondo anglosassone, invece, i ragazzetti armati di coltello a scuola e le bevute illegali da minori sono comunissimi. Hanno anche loro fatto scorpacciata di gangster fictions? O semplicemente c'e' qualcos'altro che "passa", fors'anche attraverso la televisione, che promuove una serie di comportamenti da "alpha male" nei soggetti giovani?

    Insomma, per riassumere. Secondo me la tele puo' anche entrarci (non sono sicuro), pero' proprio non credo lo faccia attraverso meccanismi di emulazione diretta.

    Andrea

    RispondiElimina
  25. A proposito di televisione

    http://www.ilcorpodelledonne.it/documentario/index.html

    25 minuti raccapriccianti ma spesi bene.
    see you!!
    Nishanga

    RispondiElimina
  26. Leo premetto che su quanto scrivi sul ruolo della televisione sono d'accordo. Ti faccio notare però che non puoi criticare un prodotto televisivo di ragionevole qualità in quanto viene utilizzato in modo "improprio" dagli spettatori. Ora, è chiaro che ogni programma abbia un target specifico e che non sia adatto per essere fruito da ogni fascia d'età; la questione però a questo punto si sposta sul ruolo del genitore che dovrebbe limitare l'accesso del figlio.
    Quel che voglio dire è che finche rimani in teoria puoi anche avere ragione, ma l'applicazione pratica del tuo ragionamento porterebbe (immagino) ad ulteriori limitazioni ai di programmi non stupidi ma anche politicamente scorretti.
    Filippo

    RispondiElimina
  27. Sul tubo catodico ci sarebbe da scrivere un romanzo (non criminale, però).
    Il problema della televisione, credo, è che nel corso del suo degrado ha perso di autorevolezza. E un "bollino rosso" o una dicitura "consigliato ad un pubblico adulto" hanno perso di credibilità.
    I mezzi popolari hanno sempre creato deliri: dai suicidi dopo la morte di Valentino a, con tutto il rispetto per la fede, i libri sacri di vari credi diffusi con la scrittura.
    E mai le "masse" (ora "spettatori", ma anche "utenti", "lettori"...) hanno dimostrato consapevolezza di fruizione. E le masse, nei secoli, hanno sempre lo stesso grado di maturità.
    Quello che mi "stupisce" è che la Tv, medium molto recente, non abbia assimilato (sembra) questo concetto quasi elementare.

    RispondiElimina
  28. Insisto nel dire che la qualità conta. Intesa non come buona recitazione o buona fotografia, ma proprio come valore estestico. Un conto è la messa in scena pornografica di donnette isteriche che si strappano i capelli per un tronista, un altro è la costruzione di una storia con personaggi psicologicamente complessi che si muovono in un contesto socio-culturale ben descritto. Il che non significa che non si può ragionare sui valori veicolati dal prodotto (volendo potresti costruirci su un'unità didattica, quindi trasformarlo in un pretesto per la formazione), ma allora il tuo discorso rischia di diventare sinistramente censorio (chi decide quali valori rappresentare?).

    Ma poi, scusa, se anche fosse chi se ne frega. Che i bambini si fottano, non si può avere la melevisione 24 ore al giorno.

    RispondiElimina
  29. Credo che sarebbe utile - per tutti (anche per l'autore, du cui spesso, ma non in questo caso, condivido le opinioni) - leggere le risposte che Stanley Kubrick diede alla stampa all'epoca di Arancia Meccanica, quando in molti lo accusavano di aver fatto un film che avrebbe potuto suscitare pericolosi episodi di emulazione. E vorrei tener presente che, con tutto il rispetto, Arancia Meccanica era un film di Stanley Kubrick, che sarebbe stato visto da milioni di persone, e che il cinema, benché fosse una sala in cui si entrava con un atto di volontà diverso da quello con cui si accende la televisione, rivestiva all'epoca un ruolo molto diverso - e ben più "formativo" - rispetto a quello che riveste oggi. Io sono d'accordo con Kubrick, totalmente. E il succo del suo discorso era questo: se la società non è capace di creare dei filtri, tra l'opera creativa e la realtà, all'ora il problema non è l'opera e il suo senso. E quindi, paradossalmente, l'opera diviene portatrice non solo del proprio valore estetico, ma anche di una messa in risalto di una mancanza sociale, della quale sarebbe bene rendersi conto, tanto per cominciare, per poi trovarvi delle soluzioni. Secondo il discorso esposto qui, invece, non dovremmo più vedere in tv film come "I guerrieri della notte", "Arancia meccanica", e non so quanti altri. Col risultato che, anche in seconda e terza serata, ci ritroveremmo con le repliche di Amici. Affrontiamo il problema alla radice, oppure non faremo che aggravarlo.
    L.

    RispondiElimina
  30. Il discorso sulle responsabilità educative della tv va anche bene, però mi chiedo: quando a 14 anni mi ascoltavo a ripetizione "Heroin" di Lou Reed (indubbiamente subendone la fascinazione)cosa avrebbero dovuto fare i miei genitori, ammesso che avessero gli strumenti per decodificare quella canzone (a partire, banalmente, dall'inglese)? Proibirmela? Ricordo che una proposta del genere la fece Gianni Rivera, non quando era il capitano del Milan ma quando era deputato (forse lo è ancora, non so...): censurare le canzoni che parlano di droga, sesso ecc. In effetti negli Usa lo fanno, mettono l'avviso sulle custodie dei cd: "Linguaggio esplicito" ecc. Serve a qualcosa?
    L'effetto emulazione, quello esercitato dagli infiniti prodotti dell'industria culturale, indubbiamente c'è. C'era anche quando non avevano inventato la tv: senza andare all'"Edipo Re" basti pensare all'effetto scatenato dai "Dolori del giovane Werhter" di Goethe in mezza Europa...
    Sì dirà: da un lato abbiamo un capolavoro della letteratura, dall'altra una fiction televisiva. Ma a parte che qualcuno potrebbe sostenere con buone argomentazioni che in fondo non c'è molta differenza (sul piano "sociologico", diciamo, sempre prodotti di largo consumo sono...), abbiamo una zona grigia, in mezzo, che crea ulteriori difficoltà. "Pulp Fiction" e "Natural born killers" sono 2 dei film più amati degli anni '90; sono film spettacolari, sono prodotti di cassetta, ma sono anche film sofisticati, di grandi registi, unanimemente incensati dalla critica (lo stesso non si può dire di "Romanzo criminale"). Entrambi hanno scatenato effetti di emulazione. Forse erano vietati ai minori, non so, non ricordo, ma onestamente, oggi come oggi non è così difficile per un ragazzino vedere delle cose proibite (basta che se le scarichi). E allora, che si fa? Secondo me, c'è un discorso specifico che vale per la tv pubblica. Una possibilità è dire che la tv pubblica è solo e soltanto una tv che si propone fini educativi: la si riempie di tg, "programmi dell'accesso" (ve li ricordate?) e di documentari ben fatti, e la si lascia languire. Oppure si accetta che essa navighi nel mare magnum dell'infotainment...e nel frattempo si cerca di "attrezzare" i proprio figli (nelle due ore che dedichiamo loro al giorno, se va bene, come dice giustamente Leonardo) affinché possano vedere anche un certo tipo di cose in maniera consapevole e "critica". Lo so, non è facile: ma è quello che ci spiegava all'epoca anche il nostro insegnante di religione, erano gli anni '70 ed eravamo bambini pure noi.

    RispondiElimina
  31. Prendere come dato di fatto, e da lì ripartire, dicendo che la televisione educa più dei genitori e che gli autori dei programmi sono i veri pedagoghi mi sembra un'ammissione di debolezza e di cinismo.
    Non si può lasciare questo potere alla televisione, non fosse altro perché la televisione ha finalità commerciali, è fatta al 50% di pubblicità e la mente dei nostri figli non vogliamo che diventi un supermercato.
    Sono d'accordo con qualcuno che ha scritto prima: tu Leonardo scrivi cose a prima vista molto ragionevoli, ma poi, a pensarci bene, sono tesi un po' strane.

    RispondiElimina
  32. Thomas Morton scrive: "...ma allora il tuo discorso rischia di diventare sinistramente censorio (chi decide quali valori rappresentare?)."

    Ecco, c'e' sempre qualcuno che scrive esattamente quello che avevi cercato di mettere in parole.. solo meglio.

    :0
    Andrea

    RispondiElimina
  33. Secondo me, il post non è condivisibile, perchè attribuisce all'argomento trattato il tipo di influenza che riesce ad esercitare.
    Come hanno detto altri, un programma come "Uomini e donne", costruito tutto sulla voluta identificazione degli spettatori coi protagonisti, risulta ben più dannosa. Inoltre, c'è un altro elemento che vorrei sottolineare. Qualsiasi influenza, per esprimere al meglio e al massimo grado i suoi effetti, ha bisogno di un certo lasso di tempo. Ora, vogliamo confrontare una fiction che comunque avrà una durata limitata con un talk-show che va in onda già da tempo immemorabile, del tipo che a una certa ora, quasi tutti i giorni della settimana, non puoi fare a meno di imbattertici contro? Identificazione e frequenza sono ben più rilevanti che far vedere gente che usa un coltello: una persona mentalmente sana, anche se in età adolescenziale, riesce a distinguere l'aspetto spettacolo dalla realtà. Ma, un adolescente che passa il pomeriggio a vedere la De Filippi, e poi va a scuola e vede i propri compagni e coetanei che si vestono e si comportano come i protagonisti dei talk-show, ma come fa a mantenere un suo prorpio senso critico?
    Per il resto, io sono del partito che la TV è il male assoluto: più stiamo lontani dalla TV, sì anche noi adulti, meno il nostro cervello risulterà intossicato.

    RispondiElimina
  34. Condivido le opinioni radicali di Vincenzo Cucinotta.
    La Tv in teoria potrebbe anche avere un ruolo positivo (educativo, formativo, divulgativo) in pratica però inquina in ogni momento il nostro ambiente cognitivo.
    E' impossibile per noi spettatori (quindi passivi) controllare quello che decidono gli autori (intesi in senso ampio, al pari dei gatekeeper dei giornali)
    Urgono pertanto soluzioni drastiche.
    Meglio i media partecipativi, inquinano di meno.

    RispondiElimina
  35. Sono completamente d'accordo col post.
    E per quanto riguarda pietre miliari della fascinazione del male come "Arancia meccanica" come la mettiamo?
    Potrebbe avere senso censurarlo anche oggi pur essendo un capolavoro (e forse proprio per questo ha un impatto culturale ed emotivo cosi forte), dato che l'iperviolenza non è un effetto collaterale ma il credo dell'eroe della storia?
    Roberta

    RispondiElimina
  36. Scusate, sono arrivata tardi, ho visto sopra il post su Arancia Meccanica.

    Roberta

    RispondiElimina
  37. C'è oggettivamente una differenza di ruolo e di rango tra cinema e tv (nel senso di scelta attiva o subita). Come c'è differenza tra comprare un oggetto, costruire una villa isolata, o fare il pianoo regolatore di un centro storico. Magari ad agire è lo stasso architetto, ma l'impatto che un "quartiere" o un mega-museo ha su chi abita la città è qualcosa di ben più capillare e al contempo diffuso, rispetto all'arredamento di un salotto o alle forme di una poltrona "moderna".
    La responsabilità verso il prossimo, e in particolare verso i piccoli e verso le generazioni future è enorme. E si ripercuote anche su chi non ha "scelto".
    Qualcuno ha letto il pamphlet di K. Popper "cattiva maestra televisione" ?
    oltre venti anni fa, aveva già visto il GrandeFratello e oltre. Ma fu accolto come un censore reazionario; specialmente da chi non aveva fatto la fatica di leggere l'agile libello che tra l'altro proponeva l'istituzione di una sorte di "patentino" che abilitasse alla creazione di contenuti televisivi, e una sorte di obiezione di coscienza per le maestranze e i professionisti coinvolti nella produzione.
    Come sempre K.P. era provocatorio, ma....

    RispondiElimina
  38. Quindi, secondo te, se ho ben capito la televisione in quanto scelta meno consapevole del cinema, perchè più fruibile ha un'influenza più pervasiva.
    Tuttavia ai tempi in cui uscì arancia meccanica la televisione proponeva una scelta meno ampia di intrattenimento e forse il cinema era più frequentato.
    Io credo invece che anche il cinema, specialmente nei film in cui la violenza o è gratuita-banalizzata (Pulp-fiction) quando non addirittura un piacere per il protagonista-eroe (arancia meccanica, assassini nati) abbia un forte potere su chi è senza filtri per prenderne le distanze oppure possa galvanizzare chi è già violento di suo.
    Secondo me, se arancia meccanica uscisse ora come ora al cinema, lo andrebbero a vedere anche gruppi di bulletti lobotomizzati e sicuramente non per apprezzare il valore artistico dell'opera.
    Roberta

    RispondiElimina
  39. Taci tu che hai la celtica non può funzionare perchè in italia nessuno rispetta le regole, perchè se le si rispettasse l'argomentazione reggerebbe.apologia di fascismo..cmq sono indubbiamente piccolezze su un problema che va troppo a passo col tempo..grazie a dio non vendiamo pistole nei supermarket..

    RispondiElimina
  40. "Secondo me, se arancia meccanica uscisse ora come ora al cinema, lo andrebbero a vedere anche gruppi di bulletti lobotomizzati e sicuramente non per apprezzare il valore artistico dell'opera."

    Ma siamo sempre lì, però: cosa fare? Per chi pensa che la tv sia tutta spazzatura il problema non si pone. Per chi invece, ragionevolmente, la guarda, l'alternativa è la censura? Davvero censureresti un'opera come "Arancia meccanica" per evitare che qualche cretino si metta una bombetta in testa e vada a spaccare la testa alla gente?

    RispondiElimina
  41. ps: Popper ha scritto tante cose interessanti, non annovererei quel libretto fra le sue cose migliori...
    Comunque fa una certa impressione leggere che ci sono persone che, anche solo in linea teorica, prenderebbero in considerazione l'ipotesi della censura. E per cose come "Arancia meccanica"!

    RispondiElimina
  42. "Comunque fa una certa impressione leggere che ci sono persone che, anche solo in linea teorica, prenderebbero in considerazione l'ipotesi della censura."

    Yeah
    Il ragionamento di Popper mi particolarmente paure. Anche perche' in genere la censura ha l'effetto di "spostare" il problema.

    Andrea

    RispondiElimina
  43. Il problema della censura è molto delicato. Ve lo dico dalla mia piccola esperienza di sceneggiatore cinematografico che ha lavorato anche con Medusa in tempi forse meno pericolosi di quelli di oggi. NULLA di quello che vedete in TV, cinema e teatro NON è stato censurato. In primo luogo dal suo autore, che si è fatto il problema di non urtare partiti politici, Vaticano, potentati economici, ominicchi, minoranze etniche e religiose, maggioranze morali, parenti e vicini di casa. Poi da tutta la lunghissima filiera produttiva dello spettacolo che riapplica a modo suo quegli stessi filtri una decina di volte a più livelli: quello che resta, alla fine è la pappetta insulsa alla don Matteo a cui ormai stiamo uniformando il gusto delle nuove generazioni. Si salva un po' il prodotto di genere, come appunto Romanzo criminale, perchè lo fa Sky, perchè si rifa a schemi precisi e soprattutto perchè lo devi vendere anche all'estero se no non ci rientri, e all'estero, lì fuori, non sanno nemmeno che Ceppaloni è un posto reale e non un sobborgo di Topolinia. Bene, potremmo dire allora che Romanzo Criminale ha le premesse per essere uno dei prodotti meno censurati, dove i cattivi fanno i cattivi senza problemi. Tutti gli altri, però? Domenica In, i TG, i giornali, La prova del cuoco, l'oroscopo e il bollettino dei terremoti, tutto ciò che, Bianchettizzato e Vespizzato, penetra le nostre difese e piano piano modifica i nostri gusti, le nostre preferenze politiche, la nostra tolleranza verso le idee altrui, la nostra sensibilità verso i nostri stessi diritti, che ci fa entrare in casa Cogne, Garlasco e la famiglia Mussolini, quello è già censurato. Se non ce ne preoccupiamo vuol dire che il lavoro lo hanno fatto bene, ed è quasi finito. Alla luce di questo, però, il mio giudizio sulla questione Romanzo criminale, che difenderei alla Voltaire in un altro tempo e in un altro paese, si increspa di dubbi da ogni parte. Se qui, oggi, un prodotto "passa" alla censura, allora vuol dire che a chi decide va bene così, non disturba, non rema contro, non si discosta dai fini del programma ministeriale nel suo proporre modelli negativi alla ricerca del denaro facile nella totale impunità relegando i tutori della legge nella sfera infernale della Sfiga irrimediabile, a rischiare la vita per uno stipendio da fame mentre i ragazzini fanno il tifo per i delinquenti.
    Ma allora come fare? Esistono una censura cattiva ed una buona?
    Maledetto relativismo etico...

    RispondiElimina
  44. Ecco, dall'ultimo commento di Rob si evince che più censura viene applicata, più i prodotti che passano attraverso il vaglio della censura risultano davvero diseducativi, e forse è proprio quello che si vuole ottenere. C'è da rifletterci, no?

    RispondiElimina
  45. Ma sì, perché no, riflettete, ma non c'entra molto con quello che intendevo io (in questi casi si dice: "Mi sarò spiegato male").

    Non parlavo di censura, che più è esplicita più è controproducente. L'ho scritto: chiedevo semplicemente un cambiamento di mentalità; rendersi conto che qualsiasi prodotto audiovisivo ha un contenuto propagandistico o pedagogico, e quindi bisogna stare attenti a come li assumono i minori.

    Certo, se poi la reazione è il "bambini si fottano"... ok, siete ancora meravigliosi ragazzacci. Sappiate però che io sono più nella fase "si fottano gli adulti, che sono spacciati ormai. Salviamo i bambini".

    Da questo punto di vista, alcuni esempi che mi fate sono talmente sballati che... boh.

    EDIPO RE
    Ma siete fuori di testa? E' una tragedia sul destino, lo sanno anche i sassi del teatro. Nessuno è mai uscito da una rappresentazione dell'Edipo Re dicendo "che ganzo farsi la mamma". O forse Jim Morrison, ma lì si va nel chimico. In parole più misurate: la rappresentazione che si fa dell'incesto nell'Edipo Re non è presentata con le ambiguità e i fascini del malavitoso alla Scarface. Edipo non sa nemmeno che quello che ha fatto è male.

    ARANCIA MECCANICA
    Qui c'è gente che non riesce neanche a concepire che si possa censurare Arancia Meccanica. Ehi, mi spiace dovervi avvertire che Arancia Meccanica è sempre stata vietata ai minori, e in tv c'è andata una volta sola, mi pare su la7, dopo le 11 e dopo una presentazione di Infascelli che credo fosse fatta apposta per far scappare la gente.

    In ogni caso, non posso proprio prendere Kubrick come esempio di coerenza sull'argomento: perché ai suoi tempi l'Arancia scatenò fenomeni di emulazione, e dopo aver rilasciato la famosa intervista si rimangiò tutto e fui lui stesso a chiedere il bando in Gran Bretagna, che durò mi pare vent'anni. Certo, c'è anche chi dice che lo chiese perché riceveva delle minacce... però il minimo che si può dire è che Kubrick tenne una posizione molto ambigua. Lo stesso Burgess, che aveva scritto il romanzo, finì per prendersela con lui.

    succo del suo discorso era questo: se la società non è capace di creare dei filtri, tra l'opera creativa e la realtà, all'ora il problema non è l'opera e il suo senso. E quindi, paradossalmente, l'opera diviene portatrice non solo del proprio valore estetico, ma anche di una messa in risalto di una mancanza sociale, della quale sarebbe bene rendersi conto, tanto per cominciare, per poi trovarvi delle soluzioni.Posso riassumere? E' sempre colpa della società. Fai un film e ti esce un'esaltazione della violenza, che nel soggetto non c'era, ma sullo schermo rendeva bene (e vendeva al botteghino)? Sì, vabbè, però non è mai colpa del regista. E' sempre colpa della società. Anzi, meno male che io regista faccio film sui neonazisti che picchiano i barboni, così se qualche emulatore si mette a fare la stessa cosa la società prenderà atto che ha dei problemi.

    C'è molta ipocrisia in questa posizione. O semplicemente la difficoltà di un artista a misurarsi con la dimensione morale.

    RispondiElimina
  46. Bhè... concordo persino con la replica: confondere una trasmissione quotidiana, definita come "intrattenimento" con denunce, relazioni, opere complesse come quelle citate è troppo... significa che il livellamento che il mezzo ha il potere di operare è già consolidato.
    Le cose dovrebbero avere una giusta collocazione: mai censurare, solo definire confini dove ogni utente può scegliere se andare o meno...
    Sdoganare il litigio di famiglia in tv perché la storia dei Borgia o dei Medici non è altro che questo mi sembra un pastone incredibile che conduce ogni contenuto allo zero assoluto... questo è il giochetto negativo, secondo me.
    (nella tv, per esempio, sono le fasce orarie, i toni, le definizioni della trasmissione stessa: intrattenimento o approfondimento politico? Fiction o documentario?...)

    RispondiElimina
  47. Guarda, va benissimo la pretesa che un artista si misuri con la propria "dimensione morale" (tema al quale Kubrick, come hai ricordato, non era certo insensibile). Ma ricordiamoci che sempre di arte parliamo, e quindi anche di trasgressione, sicuramente incompatibile con un decalogo delle buone maniere dettato dal Moige.

    Qualsiasi prodotto audiovisivo ha un contenuto pedagogico, e fin qui siamo d'accordo. È la riduzione di questo contenuto alla dimensione dell'edificante e moralistico che mi preoccupa.

    RispondiElimina
  48. Evidentemente, come si dice, "mi sono spiegato male" - oppure basterebbe che chi legge leggesse invece di partire per la tangente, cercando nelle parole altrui ciò che crede di dovervi trovare. Io non ho detto che è colpa della società. Dico, piuttosto, che la tesi esposta da Leonardo è paurosa e reazionari - o quanto meno pigra. "Se vogliamo evitare che i ragazzi a scuola si scannino, evitiamo di far vedere loro delle persone che si scannano sotto la luce degli eroi". Ratzinger ne sarebbe contento. Anche la Carlucci. Sarebbero contenti tutti quelli che non hanno voglia di pensare e di distinguere tra un'opera d'arte e una stupidaggine. E arrivare ad affermare che Kubrick aveva "difficoltà a misurarsi con la dimensione morale" in una discussione in cui si appoggia la semplicistica generalizzazione di un sindaco che, nel 2009!! (e da sempre), ha sul petto la croce celtica la dice MOOOOLTO lunga sul surrealismo di questo dibattito - al quale mi sottraggo definitivamente per manifesta inadeguatezza. Buona pigrizia a tutti. L.

    RispondiElimina
  49. Lo so che tu non hai dato la colpa alla società.
    Ma Kubrick - per lo meno nel tuo riassunto - lo ha fatto.
    Ed è questa la pigrizia, secondo me: pensare che la morale e l'educazione siano cose a cui devono pensare gli altri. No, ci devono pensare tutti: i registi quando fanno i film, gli insegnanti quando insegnano, i genitori quando passano un po' di tempo coi figli (non molto, e non a causa della loro pigrizia).

    Invece il tuo concetto di pigrizia non l'ho capito.

    Però Alemanno è cattivo cattivo, eh, perché c'ha la croce celtica. Ah, ok.

    RispondiElimina
  50. Tra tutte le corrette considerazioni di tipo antropologico sul comportamento imitativo ci metterei anche un bel po' di genetica e di neuroni-specchio. Poi ragionerei sul fatto del perché nessuno crei più letteratura e fiction per ragazzi (non bambini, ragazzi): dopo le fiabe tutti vogliono scrivere romanzi impegnati per il "grande" pubblico. Anche i fumettisti vogliono creare Graphic Novel impegnate così non c'è più nessuno che scriva o crei spettacoli per i ragazzi (non bambini, ragazzi). Dopo l'infanzia sono già uomini senza quel senso del meraviglioso che qualche generazione fa creava grandi esploratori e gente che voleva conquistare la luna. Adesso nella realtà (metti uno sport a caso: il calcio) e nella fiction vedono solo esempi da emulare per gareggiare in una società conflittuale di competitori. O si rifugiano in incubi fantasy dove si può trasformare il diverso-altro-straniero-ultrà avversario in un orchetto da ammazzare con una spada luccicante.

    RispondiElimina
  51. mah secondo me la gente a roma s'e' sempre presa a coltellate.
    solo che al momento i giornalisti era a corto di sturpi e hanno cominciato ad abusare delle risse.
    tralasciando ovviamente di denunciare bombe incendiarie contro i centri sociali.
    leo i ragazzini hanno dei genitori.
    se vanno in giro cor coRtello la colpa non e' della tivvu'. ma a 15 anni secondo te e' normale che un ragazzino vada in discoteca fino alle 4 del mattino?
    capisco che i tempi cambiano ma a me sembra proprio un'esagerazione.
    e se poi per dare l'immagine della gioventu'romana i media intervistano solo le bande di torbellamonaca che certo cercano i loro idoli nella storia piu' cruenta (e anche si affascinante per come viene narrata) di questa citta', a me sembra proprio che diano una visione parziale.
    alemanno sta sbagliando tutto, roma e' ancora di piu' un cesso e lui si para incolpando sky (concorrente di berlusconi).
    ma lui pensa al gran premio cittadino...
    stiamo sempre allo stesso punto comunque, la tivvu'/internet e' il sostituto del genitore e' chiaro che vengano su disturbati. su sky come su internet puoi vedere di tutto. c'e' bvisogno di un adulto che faccia da filtro. se non c'e' la colpa pero' e' solo sua.

    RispondiElimina
  52. scusa leonardo, ma io non sono proprio d'accordo con il tuo assunto di base, ovvero che un regista quando fa un film debba preoccuparsi del'educazione e della morale.

    un regista quando fa un film deve preoccuparsi solo di trasmettere il messaggio che intende trasmettere, esattamente come fanno un pittore, uno scultore e un musicista. un regista mette in scena una storia, non è affatto suo il compito di fare da filtro fra la sua storia e il mondo. a mio avviso la facoltà di espressione è libera e tale deve rimanere. un regista può benissimo decideredi fare un film sui neonazisti che picchiano i barboni; starà alla critica, all'opinione pubblica e agli spettatori valutare e giudicare il film, non certo all'autore.

    se un tizio emula il film e picchia un barbone la colpa non è affatto del regista, tantomeno della società. la colpa è esclusivamente del tizio in questione, e se proprio si vuole chiamare in causa qualcuno si deve guardare alle vicende personali e alla vita di quel tizio.

    mi sembra incredibile che nel 2009 stiamo ancora qui a discutere sull'opportunità o meno di mettere in scena ciò che si vuole. credevo che fossero conquiste ormai raggiunte.

    RispondiElimina
  53. " scusa leonardo, ma io non sono proprio d'accordo con il tuo assunto di base, ovvero che un regista quando fa un film debba preoccuparsi del'educazione e della morale.

    un regista quando fa un film deve preoccuparsi solo di trasmettere il messaggio che intende trasmettere"

    Sono daccordo con una sola eccezione.
    L'artista (quello vero, e non il suo surrogato crociano che qui spesso si invoca), in generale, di solito si occupa esclusivamente di mettere in scena le sue nevrosi (o talvolta psicosi). Queste "risuonano" con quello del pubbilco e da li' scaturisce l'opera.

    Poi possiamo domandarci se una fiction rientra nell'arte in genere. O se dobbiamo inglobare l'educazione nella fiction.

    L'unica cosa di cui sono sicuro e' che non dobbiamo conglobare l'educazione nell'arte, quindi delle due l'una: o la fiction e' educazione (cosa che mi spaventa, perche' inizia a confinare con la propaganda, ma ci puo' pure stare), oppure e' arte, e allora non si censura, ma si mette in una fascia oraria protetta.

    Vi lascio con una citazione famosa:
    "There is no such thing as a moral or an immoral book. Books are well written, or badly written."
    Oscar Wilde

    RispondiElimina
  54. "There is no such thing as a moral or an immoral book. Books are well written, or badly written."

    mi sembrano parole definitive. sostituite pure "book", con "play", "film", "comedy", ecc, e la frase di oscar wilde funzionerà lo stesso.

    RispondiElimina
  55. Strano che dopo l'intervento di Rob, che sembra ben documentato e frutto di esperienza diretta, si sia ritornati a Kubrik: proprio non lo capisco.
    Quello che diceva Rob, io l'ho così interpretato: la censura è inevitabile. Finchè la TV ha degli scopi precisi, tra cui quello di beccare soldi, la censura ci sarà sempre, solo che oggi usano l'accortezza di renderla a noi trasparente.
    Quindi, è come nel cibo: se come la violenza in "Arancia Meccanica", metto tanto peperoncino in una pietanza pronta, basta scriverlo. Avviso che questa pietanza è estremamente piccante, chi la compra, lo sappia.
    Il problema sorge piuttosto con le brioscine, che vengono selezionate proprio perchè prive di un gusto definito, solo basate su un assecondamento della tendenza a privilegiare il dolciastro. Questo gusto smette di essere "uno specifico gusto", per diventare "IL GUSTO" per antonomasia, per appiattire le capacità gustative dei soggetti che se ne nutrono.
    Io rimango dell'idea che bisognerebbe proibire le brioscine, non il cibo piccante che è esplicitamente etichettato e, se viene scelto, viene scelto consapevolmente.

    RispondiElimina
  56. sono d'accordo con oscar wilde, mi ha tolto le parole di bocca ;)

    RispondiElimina
  57. Forse il punto non sta nel proibire quanto nell'offrire. In questo penso che Leonardo abbia ragione nel sottolineare l'importanza delle famiglie (e anche dei servizi pubblici che rendono una città un posto vivibile oppure un deserto attorno al centro commerciale). Ma quanti familiari (inclusi nonni, zii ecc.) offrono realmente passatempi alternativi alla tv ai loro figli e nipoti, per pigrizia, per stanchezza, perché lavorano, perché è comodo godersi due ore di "pace" mentre i pargoli sono davanti allo schermo, perché han voglia di far altro, perché, soprattutto, piace pure a loro e ci sono cresciuti insieme e ci mangiano pure? Tanti di quelli che scrivono qui conoscono benissimo, sembra, una serie di programmi-spazzatura, magari se li guardano anche spesso. Con quanta energia e fantasia e constanza propongono/proporranno alternative ai loro figli? Magari giustificandosi con il terribile mantra del genitore moderno "per non farli sentire diversi", con cui si fanno passare, appunto, consumi di ogni genere uniti a pigrizia mentale e scarso coraggio di sostenere e definire chiaramente le proprie opinioni, magari andando controcorrente. Che non vuol dire votare opposizione (a trovarla!) ma costruire giorno per giorno comportamenti e stili di vita meno imposti e più individuati a propria misura. Ci vuole un sacco di cultura e autonomia per pensare e agire con la propria testa, e anche audacia davanti alla solitudine che certe scelte comportano. Restare nel branco è sempre più facile, anche se è un branco più "coltivato" della media...
    Kubrik: mah io proprio non ci riesco a vedere un'esaltazione della violenza in Arancia meccanica. Ci vedo una descrizione della violenza o meglio delle violenze: quella del disoccupato povero e ignorante (il protagonista), quella delle istituzioni (carcere, manicomio), quella della chiesa (il prete del carcere). Le scene violente sono finalizzate a descrivere una situazione in cui i singoli sono perdenti (il protagonista come le sue vittime nella villa) mentre si perpetua un sistema repressivo che, appunto, produce violenza e povertà. Visto oggi poi non mi sembra certo il film più violento in cui può imbattersi un adolescente, talmente straniato e poco passionale com'è. Conclusione: non lo metterei mai al bando, gli manterrei un divieto ai minori di sedici anni ma non lo demonizzerei certo, almeno è un film che potrebbe far riflettere su un meccanismo sociale, non sui casi di singoli "cattivi", come fanno in genere le fiction "violente" in questo ben più americanizzanti. Sarà mica per questo che Arancia viene ancora maneggiato con cura dalla programmazione televisiva mentre passa roba che certo non è più leggera?
    La dama del lago

    RispondiElimina
  58. Orrore! Volevo scrivere "energia e fantasia e COSTANZA", ovviamente :-((
    La dama del lago

    RispondiElimina
  59. Qui saltano fuori certi nomi come ipse dixit: prima Kubrick, poi Wilde...

    Se siete d'accordo con quella frasetta di Wilde, pensate evidentemente che il giudizio estetico sia indipendente da quello etico; in linea di massima potreste anche ragione.

    Il problema è che l'etica esiste, e volenti o nolenti ci stanno dentro anche i libri (i film) e chi li scrive. Soprattutto quando li si propone ai minori.

    Vedo ancora molti di voi attaccati a una concezione molto novecentesca dell'artista come un bambino a cui tutto deve essere permesso, proprio in virtù di un'autonomia dell'arte che non si discute, ma si postula a priori, citando un'autorità (e che autorità, Oscar Wilde: scrittore brillante, per carità, ma passato non del tutto indenne dalla sua riduzione a incarto da cioccolato Perugina).

    Secondo voi l'arte dev'essere praticata e trasmessa senza nessuna preoccupazione morale o educativa: ma sapreste spiegarmi il perché senza citarmi Kubrick (che si contraddiceva ed era molto più bravo a farsi domande che risposte) o Wilde?

    Io nel frattempo rimango della mia idea: l'arte non deve essere necessariamente etica o educativa, ma sarebbe meglio che lo fosse; quasi sempre lo è, nel senso che tutti i prodotti audiovisivi di cui stiamo parlando hanno una morale. Persino l'unico romanzo di Wilde; ed è una morale molto tradizionale.

    RispondiElimina
  60. leonardo, punti di vista per carità, ma secondo me sei fuori strada.

    sì, sono pronto a sottoscrivere ogni singola parola della domanda che hai fatto, da qui all'eternità: "l'arte dev'essere praticata e trasmessa senza nessuna preoccupazione morale o educativa". a mio parere non c'è proprio null'altro da aggiungere.

    dell'educazione e della morale si devono occupare gli enti creati per questo compito, il sistema educativo in primis. guarda, io ho addirittura dei dubbi che la famiglia possa essere il luogo dell'educazione e della morale, perché ci sono famiglie di camorristi, di evasori fiscali, di gente che fa fare la cacca al cane per strada e getta il pacchetto di sigarette vuoto dal finestrino, nei quali casi sarebbe meglio togliere il più possibile i figli alle rispettive famiglie e spedirli a scuola a tempo pieno.

    l'artista non può avere nessuna responsabilità educativa, né morale; nell'ottocento, come nel novecento, come nel duemila.
    in ogni ambito dell'espressione l'autore deve seguire la sua vena espressiva; tutto il resto è conseguenza.

    poi possiamo discutere se "romanzo criminale" raggiunga o meno lo status di opera d'arte, ma questo è tutto un altro discorso.

    RispondiElimina
  61. Non c'è niente altro da aggiungere? Direi che ce n'è parecchio.

    Per prima cosa mi piacerebbe che tu spiegassi perché l'artista non deve avere preoccupazioni morali né educative. Sia tu sia Wilde avete l'aria di darlo per scontato, e invece tanto scontato non è. Poi, ribadisco, faccio molta fatica a leggere The Picture of Dorian Grey senza riflettere sul messaggio morale che c'è (ce l'avrà messo per errore).

    Poi dovresti spiegare cosa "raggiunga o meno lo status d'opera d'arte": ho come il sospetto che stiamo per addentrarci in una discussione crociana su poesia e non poesia, e non mi viene in mente nulla di meno interessante. Ovvero, può anche darsi che esista questa oasi di Arte Pura Senza Preoccupazioni Morali, con l'A maiuscola di Arcadia: ma se non c'entra con le cose che guardano i ragazzini, non c'interessa più di tanto. Anzi, probabilmente interessa solo qualche appassionato, come le poesie preraffaelite di Wilde che non interessano più a nessuno (invece Dante, che aveva preoccupazioni educative e morali, tira ancora da matti).

    Mi sembra che tu pensi alla morale come a qualcosa a cui devono pensare gli "enti preposti": vale a dire chi? La scuola? Ma a scuola usano libri, film, audiovisivi. E poi molti insegnanti potrebbero dire che loro insegnano una materia, non l'arte di stare al mondo. Perché l'insegnante deve avere preoccupazioni morali e l'artista no?

    RispondiElimina
  62. Leonardo, altroche' se l'etica esiste! Ci mancherebbe :)
    Il discorso e' molteplice
    a) l'etica dev'essere insegnata dalla televisione? (la domanda non e' banale, perche' vuol dire che chi controlla la TV controlla l'etica. Il risultato e' sotto gli occhi di tutti)
    b) l'etica dev'essere o puo' essere un metro di giudizio dell'arte?
    c) L'etica puo' o dev'essere considerata nella fruizione minorile delle opere. Ma prima di parlarne non e' il caso di stabilire se la fiction va valutata come arte o come sistema didattico? Se no si fa solo confusione

    "Secondo voi l'arte dev'essere praticata e trasmessa senza nessuna preoccupazione morale o educativa"
    praticata di certo. Sulla trasmissione si puo' discutere. Non e' certo di un artista-bambino che si discute qui. Ma c'e' poco da fare, l'arte migliore e' sempre figlia della nevrosi, spesso della psicosi. L'artista fa non perche' vuole educare (quello e' l'educatore, o il propagandista, non necessariamente inteso nella sua accezione piu' deteriore), ma perche' non puo' o non sa far altro. Se poi nell'opera c'e' la morale, oh beh, non e' che a me dispiace "in se'". Penso solo che le due cose sono (e dovrebbero restare) scindibili.

    Anche il nichilismo ha una sua morale, non credi Leonardo? E' una morale che non ti/ci piace, ma c'e'. Anche "amici" ce l'ha (ed e' basata sul rispecchiare la realta'). Purtroppo credo che il discorso dell'arte morale abbia ben piu' spine di quante rose possa mai offrire.

    Andrea

    RispondiElimina
  63. mi sembra che andrea abbia completato e corretto bene il discorso. in particolare trovo molto appropriati il principio della scindibilità di arte e morale e la distinzione fra "pratica" dell'arte e sua "trasmissione".

    RispondiElimina
  64. "Un regista quando fa un film deve preoccuparsi solo di trasmettere il messaggio che intende trasmettere": ditelo a Theo Van Gogh o a Salman Rushdie o ai vignettisti danesi. Va be', sono casi estremi e magari poco calzanti, ma non è che sia saggio poter dire tutto solo perché ti passa nella testa e non pensare che possa avere delle conseguenze. Su di te ma anche sugli altri. Positive e negative.
    Non so se la "full disclosure", che chiude un occhio su chi pubblica i manuali per farsi un'atomica Ikea, sia una gran figata applicabile su tutto. Se in TV non trasmettono un pornazzo all'ora di pranzo, o un'operazione di ernia, una ragione c'è. E' che la nostra morale non li ritiene accettabili. Invece, pare che ormai la nostra morale ritenga accettabili un sacco di altre cose, in primis che il diritto dell'Artista è di dire e fare quello che gli pare. Un po' come un politico del PDL, via: all'insegna del Me ne frego.

    Ogni regista che si rispetti sa come infondere ripugnanza o fascino in quello che mostra, e il discrimine è proprio lì. Giocare provocatoriamente con la propria arte (?) sulla pelle della società è un po' da narcisisti vigliacchetti, anzi, un po' come sparare per divertimento la notte di capodanno senza pensare chi o cosa si colpisce. Il tutto per scopi non sempre molto nobili: in fondo quando si parla di certi exploit artistici si parla anche di: egocentrismo, fama, soldi, potere contrattuale, bollette da pagare e gnocca.
    Insomma, si può impiegare intuizione e traspirazione per inventare la lampadina o le bombe a frammentazione. Ci si può fare eleggere per contribuire al bene della collettività, oppure per una minoranza asociale. E si può dipingere una patetica crosta o esprimersi artisticamente facendo far morire di fame un povero cane. Io sto dalla parte del cane, non so voi.
    Ora, siccome siamo un paese in cui i ragazzi si accoltellano, le ragazzine si rifanno le tette a 15 anni, le madri si menano allo stadio, i padri si sentono un po' tutti Papi, quasi nessuno legge più un libro o (per fortuna, forse) un giornale, asserire che questo orribile Paese dei Balocchi sia stato cambiato dalla televisione non poi è così peregrino. Dico Paese dei Balocchi non perché ci si diverta dalla mattina alla sera, capirai, ma perché anche qui sono spariti senso di responsabilità, della collettività, coscienza di classe ecc.., e la vita pare degna di essere vissuta solo nella realizzazione dei bisogni personali. Se ci riesci, tutto ok. Mi sembra un paese Ad Personam.
    Poi, visto che alla fine non di Arte stiamo parlando, ma di una serie televisiva, per quanto ben fatta, faccio notare che negli USA (una volta, non so adesso) in ogni serie o sitcom erano individuabili episodi su temi sociali: solitudine, alcolismo, razzismo ecc. proprio perchè, al di là dei problemi di share, si era consapevoli della portata didattica del mezzo.

    Forse "Romanzo criminale" non ha alcuna colpa, ma sicuramente accarezza nel verso del pelo una certa flessione etica preesistente di cui l'intero mezzo televisivo in Italia è più che complice. Già il libro di Bianconi più di quello di De Cataldo aveva una grande popolarità tra i giovani di borgata affascinati, in genere non proprio affamati di letture.

    Scusate la lunghezza del commento, non so se qualcuno lo leggerà.

    RispondiElimina
  65. ciao Rob, io l'ho letto tutto.
    Secondo me su un paio di cose non ci si capisce perchè il mezzo non consente di articolare per bene le proprie idee. Sono certo che su tante cose ti darei ragione in una vera discussione.
    La cosa su cui non finisco per darti ragione, invece, è nel nocciolo, quando scrivi
    "Ora, siccome siamo un paese in cui i ragazzi si accoltellano, le ragazzine si rifanno le tette a 15 anni, le madri si menano allo stadio, i padri si sentono un po' tutti Papi, quasi nessuno legge più un libro o (per fortuna, forse) un giornale, asserire che questo orribile Paese dei Balocchi sia stato cambiato dalla televisione non poi è così peregrino."

    Ecco, io sta cosa l'ho sentita dire per il roccheroll, per i fumetti di Dylan Dog, per i Pink Floyd, per Celentano quando era il suo tempo d'essere giovane, e viene detta sempre, costantemente, e inizio a credere che sia la unica vera costante della storia umana. L'ho sentita dire sempre accompagnata dal preconcetto che i tempi precedenti fossero migliori.

    Avremmo dovuto censurare "Ragazzi di Vita" di Pasolini, se fosse diventato un libro di massa? Di certo un ragazzino leggendolo, potrebbe subirne la fascinazione.

    Eppure, come ho detto all'inizio, forse non ci sono stati abbastanza emuli d cowboy e indiani negli anni 60, per indicare che i modelli della tele vengano imitati così "senza filtro" come qui si sottintende.

    Andrea

    RispondiElimina
  66. No, qui sono d'accordo con Leonardo. Non si può davvero pensare di scindere completamente etica ed estetica. Peccato che fosse anche il succo della mia obiezione.

    RispondiElimina
  67. Per Scudy: hai ragione. Tuttavia oggi c'è una sproporzione tra la TV e gli altri media che fa preoccupare molto di più perché il filtro che oggi viene applicato è cambiato. Quarant'anni fa il Papa telefonava scandalizzato a Bernabei per le gambe scoperte delle Kessler. Oggi il padrone unico delle TV si preoccupa solo che Mediaset incassi e che la Rai sia il suo cane fedele. Se c'è una sola voce a parlare, è ovvio che ad ascoltarla saranno molti di più ed i suoi effetti saranno più ampi.
    Resto dell'opinione che fare cultura o anche solo spettacolo (figuriamoci giornalismo) è una faccenda di grande responsabilità. E che si debba fare con libertà, anche scuotendo la società dai suoi periodici sonnellini della ragione. Per me lo scopo è informare, divertire, favorire il risveglio delle coscienze e l'autonomia di pensiero, la comprensione di altri punti di vista, offrire lampi di supposta verità che possano essere condivisi e tantissimo altro. Per il resto è un lavoro come un altro, che può essere soggetto a regole e ad opportunità. Si buttano giù gli ecomostri, finalmente, e forse si dovrebbe fare lo stesso con certi programmi televisivi che per la loro collocazione sono di fatto formativi del costume giovanile. Trovo ipocrita che le sole cose da cui si debba essere protetti in "fascia protetta" siano legate al sesso e alla violenza e non al rincoglionimento, al conformismo, al clericalismo, al padrepiismo al fascismo, al razzismo, al leghismo, e via così.

    RispondiElimina
  68. "Trovo ipocrita che le sole cose da cui si debba essere protetti in "fascia protetta" siano legate al sesso e alla violenza e non al rincoglionimento, al conformismo, al clericalismo, al padrepiismo al fascismo, al razzismo, al leghismo, e via così."

    Era quello che tentavo prima di argomentare con la metafora della brioscina. Io direi soprattutto: è la ripetizione continua che aggrava la forza del messaggio.
    In ogni caso, continuo a credere che vedere meno TV sia un comportamento da consigliabile a tutti, adulti inclusi.

    RispondiElimina
  69. Una postilla per Elo' : è vero che i ragazzi si accoltellavano già nei bei tempi andati immortalati da Pinelli ma non mi sembra un grande progresso sociale che lo facciano di nuovo nel XXI secolo. Se anche usassero il Taser, sarebbe comunque un brutto sintomo. Se siamo tornati al bullo di periferia e ai personaggi Pasoliniani, vuol dire che abbiamo fatto dei bei passi indietro e purtroppo non c'è neanche Pasolini a spiegarci che al sintomo corrisponde un disagio, e al disagio una serie di cause precise.

    RispondiElimina
  70. allora, facciamo un esempio: louis-ferdinand céline, uno dei più importanti e influenti scrittori del novecento.

    nichilista, cinico, misantropo, collaborazionista; eppure ha scritto uno dei più bei romanzi della letteratura francese: "viaggio al termine della notte". un tuffo senza speranza nelle miserie della vita, grondante di pessimismo e diffidenza verso il genere umano, la società e le sue istituzioni. poi ha scritto pure alcuni pamphlet messi al bando in francia (fra cui "bagatelles pour un massacre") e accusati di antisemitismo.

    un grande artista, un grande romanziere, indiscutibilmente. eppure portatore di valori spesso controversi, discussi, negativi.

    ha fatto bene a scrivere ciò che ha scritto? ha fatto male? domande inutili. l'ha fatto e basta. quella ERA la sua arte. sta ai lettori, agli studiosi, agli educatori, all'opinione pubblica, alla società analizzare la sua opera e offrirne una lettura critica.

    questo vale per céline ma vale per qualsiasi scrittore, poeta, regista, compositore, autore di qualsiasi genere e valore, anche per il più scarso. perché l'arte è qualcosa che può nascere inconsapevolmente, e spesso solo il tempo è in grado di dire se un'opera è anche un'opera d'arte.

    RispondiElimina
  71. "ha fatto bene a scrivere ciò che ha scritto? ha fatto male? domande inutili."

    Ma no, perché inutili? Sono anzi molto interessanti. Se l'è fatte lui stesso varie volte, e sono interessanti pure le risposte.

    "sta ai lettori, agli studiosi, agli educatori, all'opinione pubblica, alla società analizzare la sua opera"

    Infatti: nessuno pretende che Celine si autoanalizzi. Ma in quanto lettore, studioso, educatore, pubblico opinionista, ho il diritto e talvolta persino il dovere di analizzare e vedere se è il caso di farlo leggere a dei minori o no.

    Direi che nel suo caso il problema non si pone, visto che anche i maggiorenni non vanno molto oltre pag. 150. Né credo che un sedicenne possa tirare fuori dal Voyage motivi per ammazzar qualcuno (al massimo per scansare il servizio militare, che tanto non c'è più e poi l'ho scansato pure io). Ma non dirmi che Celine faceva art pour l'art senza preoccupazioni etiche: il Voyage a suo modo è molto morale, anche nel descrivere le morali altrui.

    RispondiElimina
  72. Riguardo alla censura, è cosa ben diversa da un v.m.a. 14 (o 18). Forse avete dimenticato che una ventina o poco più di anni fa un italiano per vedere "Ultimo tango a Parigi" doveva andare in Francia. Io no. Mi basta questo per detestare ogni forma di censura.
    Comunque sia, sul banco degli imputati oggi non ci sta "Romanzo criminale" (se non nella scarsa fantasia di un politico) ma i videogiochi e youtube, cioè internet. Loro sono indicati come i principali responsabili dei comportamenti devianti dei tuoi studenti, leonardo. Ma tu tieni un blog: ergo, lavori per la stessa fabbrica del male che distrugge le coscienze degli adolescenti.

    RispondiElimina
  73. leonardo mi spiego meglio, non sto dicendo che céline faceva "art pour l'art senza preoccupazioni etiche". certamente hai ragione, céline a suo modo era morale, anzi il suo è un severo giudizio "morale" del mondo.

    ciò che dico è che céline scriveva ciò che scriveva perché - alla fine di ogni preoccupazione morale e di ogni domanda che poteva porsi - quella la sua visione dell'umanità, quelle erano le sue pulsioni espressive, e quello il suo modo di esporle. la sua dimensione artistica non poteva essere un'altra; era la sua arte nel senso che non era possibile per lui esprimersi in altro modo.

    per sdrammatizzare faccio un paragone prosaico e dico: sarebbe come chiedere a john mcenroe di giocare regolare da fondo campo.

    per carità, figurati se non si ha poi il dovere di analizzare e vedere se è il caso di farlo leggere a dei minori o no. d'accordissimo. ma "céline scrittore e autore" non può (anzi non poteva, visto che è morto da quasi 50 anni) essere chiamato a rispondere delle eventuali conseguenze delle sue opere.

    ps in ogni modo, discussione interessante

    RispondiElimina
  74. Il problema, forse, e' solo che se accettiamo che si debba censurare qualcosa, potremmo scoprire con disappunto che la forbice non e' nelle nostre mani, e che se si permette a qualcuno dim ettere le mani sul principio che "quello di puo' diffondere e quello no" potremmo ottenere l'effetto opposto, se chi e' a decidere queste cose ha idee e morale diverse dalla nostra.

    Tutto qui
    Andrea

    RispondiElimina
  75. Andrea, il punto è che la censura è inevitabile. Chi stabilisce il palinsesto, scegliendo questo specifico programma invece di tanti altri alternativi, questi di fatto risultano censurati. Rob, nel suo primo intervento, aveva anche dettagliato sui meccanismi di censura effettiva (poi mi sembra abbia cambiato taglio).
    L'unica discussione lecita è quindi sul tipo di censura, non se ci debba essere o no. Che poi la censura vada esercitata da soggetto diverso da chi gestisce, è un altro punto con aspetti controversi.
    L'importante è capire che la De Filippi, che uso ovviamente come emblema di una TV diseducativa, ma certo assieme a molti altri programmi simili, va in onda perchè qualunque programma culturale è stato preliminarmente censurato, in funzione di criteri economici o politici conta ben poco.

    RispondiElimina

Puoi scrivere qualsiasi sciocchezza, ma io posso cancellarla.