Quando ero piccolo ricordo che avevamo la Costituzione: sacra, inviolabile, scritta col sangue dei martiri antifascisti. Nessun dubbio che il nostro testo costituzionale fosse come il campionato: il Più Bello Del Mondo.
Tante cose sono cambiate, e oggi la Costituzione è più simile alla formazione della nazionale: saremmo capaci tutti di scriverla meglio, vero? Dai, suggerisci anche tu la tua riforma costituzionale a capocchia.
Per esempio, questa pagina è un luogo molto interessante, dove si possono trovare proposte politiche concrete – e poi, ogni tanto, qualche riforma costituzionale a caso, di quelle che vanno di moda adesso. Ne prendo due che trovo emblematiche di un certo atteggiamento spensierato nei confronti della nostra carta dei diritti e dei doveri: il Senato Delle Regioni e l'Abolizione del Quorum nei referendum abrogativi.
1) Il Senato delle Regioni
Tutti lo vogliono. È una cosa che fa tanto federale, tanto USA, e poi insomma che senso ha tenersi due camere se nessuna delle due è federale? Ecco quindi trovato un modo per diventare subito più federali: trasformiamo il vecchio e polveroso Senato della Repubblica in una camera all'Americana coi seggi ripartiti su base regionale.
C'è solo un piccolo problema: che da questo punto di vista il Senato della Repubblica è già federale: vedi l'articolo 57, che recita “Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale [...] Nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a sette; il Molise ne ha due, la Valle d'Aosta uno. La ripartizione dei seggi tra le Regioni, [...] si effettua in proporzione alla popolazione delle Regioni, quale risulta dall'ultimo censimento generale”.
Il punto è che di solito i federalisti de noantri non si accontentano che le circoscrizioni ricalchino i confini regionali (del resto che altri confini dovrebbero ricalcare)? No, e a volte lo dicono apertamente: loro vorrebbero una cosa come il Senato degli Stati Uniti: due senatori per Stato, totale cento senatori, e amen. Certo, un bel risparmio. Volendo mantenere il numero di cento, basterebbe assegnare cinque senatori a ogni regione.
Se poi provi a chiederglielo: ma sul serio vuoi assegnare alla Val d'Aosta (centomila abitanti) lo stesso numero di senatori della Lombardia (dieci milioni)?, loro rispondono che no, la Val d'Aosta non conta. Probabilmente non conta neanche il Molise. Però le altre regioni sì: le altre regioni dovrebbero eleggere lo stesso numero di Senatori, perché... perché gli americani fanno così, e guarda che bella democrazia che hanno.
Io ora non voglio entrare nel merito degli Stati Uniti. Se in duecento anni non hanno mai pensato di cambiare le regole per cui un cittadino della California (36 milioni di abitanti) conta al Senato settantadue volte meno di un cittadino del Wyoming (500mila abitanti) saranno anche fatti loro. Ma dev'essere un problema nostro? Chi propone un Senato del genere sta chiedendo agli elettori della Lombardia (10 milioni di abitanti) di contare sedici volte meno degli elettori della Basilicata (600mila abitanti). Undici volte meno degli umbri (900mila abitanti). Quasi la metà dei campani (6 milioni).
Secondo voi il federalismo consiste in questo? Pensavo avesse a che fare con un maggiore decentramento amministrativo. Invece il primo risultato di un “Senato delle Regioni” organizzato in questo modo sarebbe ridurre in maniera drammatica la rappresentanza delle regioni più popolate. Per fare un esempio: in questo momento l'Italia settentrionale (Emilia Romagna inclusa) è rappresentata da 136 seggi su quasi 300 (al netto di senatori a vita e circoscrizione estero). Questo dovrebbe rispecchiare il fatto che in alta Italia vivono quasi la metà degli italiani, 27 milioni circa. Bene, nel vostro “Senato delle Regioni” le 7 regioni del nord (Val d'Aosta esclusa) avrebbero soltanto 28 seggi, passando da “quasi la metà” a “neanche un terzo” dell'Assemblea. Una riforma così autolesionista perché non la lasciamo alla Lega?
Se gli americani hanno una rappresentanza così arbitraria, avranno i loro motivi, in parte dovuti alla forte dialettica tra le metropoli e l'immenso Midwest. Da noi avete mai sentito di un'analoga dialettica? L'Italia non è articolata in piccole regioni super-popolate e grandi distese disabitate. Viceversa, con una riforma del genere alcune zone (non solo del Sud) rischierebbero di diventare i “borghi putridi” dove con pochi voti ci si può guadagnare un seggio altrove costosisssimo. L'unica vera dialettica che ci divide è quella tra Nord e Sud, e da una riforma del genere il Nord avrebbe soltanto qualcosa da perdere. Bisognerebbe spiegarlo agli elettori leghisti – ma no, dobbiamo ancora spiegarcelo tra noi.
(Per inciso, le proposte parlamentari di riforma "in senso federale" del Senato contengono anche cose peggiori: ad esempio, si prevede che i senatori non vengano più eletti dal popolo 'sovrano', ma dai consigli regionali, seguendo l'esempio dell'antica e nobilissima democrazia, er, austriaca. Per dire cosa intendono, i nostri Riformatori della Costituzione, quando parlano di federalismo).
2) L'abolizione del Quorum
(No, ho già perso troppo tempo, ci torno un'altra volta. Solo un'anticipazione: se davvero pensate che si possa abolire il quorum nei referendum abrogativi SIETE DEI PAZZI SCATENATI E DOVETE ESSERE FERMATI SUBITO).
D'accordo sul primo punto, ma sul secondo proprio non ti capisco.
RispondiEliminaE' evidente dall'andamento dei referendum negli ultimi vent'anni che l'esistenza del quorum ha di fatto completamente svuotato di senso l'istituzione referendaria. Da quando viene considerato normale fare propaganda per l'astensione, chi vuol far fallire un referendum arruola automaticamente dalla sua parte tutti gli ammalati, disinformati, disinteressati o comunque assenti, in blocco. Per vincere un referendum non basta più avere dalla propria più del 50% della popolazione, occorrono maggioranze bulgare. Di fatto, in Italia non passa più un referendum da vent'anni.
Tra l'altro la cosa ha anche pesanti conseguenze sulla segretezza del voto, dato che, se vai a votare, sei evidentemente un sostenitore del "sì", altrimenti faresti meglio a rimanertene a casa, dato che votando "no" rischi comunque di contribuire alla vittoria dei "sì".
Ora, è evidente che abolire il quorum sic et simpliciter comporterebbe il rischio di avere piccole minoranze che fanno approvare referenum astrusi fatti a loro immagine e somiglianza, nell'indifferenza generale. Però a questo ci sono rimedi piuttosto semplici, a mio avviso.
In primo luogo, basta non abolire del tutto il quorum, ma abbassarlo a una soglia che tenga conto dell'astensione fisiologica. Per esempio, un quorum del 30% renderebbe del tutto svantaggioso fare campagna per l'astensione, ma comunque sarebbe sufficiente a far fallire i referendum che non riscuotono l'interesse generale.
In secondo luogo, andrebbe alzato, e di parecchio il numero di firme necessario per indire un referendum. In questo modo si renderebbero molto difficili i referendum su temi poco sentiti dal pubblico.
Io penso che sarebbe una riforma molto utile. E, se fatta come ho appena esposto, non ne vedo i pericoli.
D'accordissimo su primo punto e pure sul secondo. Se i referendum falliscono non è per via del quorum ma perchè si tengono su questioni su cui i nostri baldi politici potrebbero tranquillamente legiferare, senza bisogno di scomodare e di prendere in giro, con richieste di firme che poi non corrispondono ai quesiti referendari, noialtri.
RispondiEliminaBasterebbe alzare la quota di firmatari, troppo bassa rispetto agli aventi diritto, e magari si sprecherebbero meno soldi e tempo (e forse avrebbero un senso).
sul senato delle regioni ha ragionissimo leonardo. sul referendum pure.
RispondiEliminabisogna stare attenti ad abolire le garanzie (anche se rompono il c%@#).
ovviamente come dice vanamonde si può giustamente abbassare il quorum (ma forse il 30% è troppo) e alzare le firme.
anche se col 50% di favori della popolazione avresti (of course) il quorum, quando hai più del 50% dei votanti no evidentemente.
ma secondo me è ora di finirla con le modifiche truffaldine: una mezza parola qui, un avverbio là e si cambia (a c%&@# di cane) una legge.
bisogna vere le idee chiare e schieramenti ampi: non c'è niente da fare, se fai dei comitati raccogliticci, con personalità che hanno intenti diversi e finalità perfino opposte...
io spero tanto che il pd faccia un congresso vero, che non ci sia un'altra scissione e che arrivino a mischiarsi un po' ex dc ed ex pds.
un partito vero, con tessere, militanti e sezioni (o come si vogliono chiamare), e dibattiti ecc.
con la "selezione naturale" della futura classe dirigente: non perché sta in tivvù o su iutùb
Il tuo ragionamento è corretto.
RispondiEliminaPeccato che la struttura pensata dai "federalisti de noantri", come me, non prevede di abolire la Camera dei Deputati, che riconosce un peso maggiore alle regioni più popolate. Non c'è rischio di avere borghi putridi.
Il resto è un simpatico giochetto retorico.
questo del senato federale o regionale è un problema secondario, la vera questione è eliminare il bicameralismo perfetto. l'italia è l'unico paese occidentale dove c'è ancora il bicameralismo perfetto. una volta riviste al ribasso (e di molto) le funzioni del senato, chisseneimporta se gli emiliani saranno rappresentati di meno dei lucani.
RispondiEliminaper quanto riguarda il referendum abrogativo, ormai è diventato uno strumento inutile, una presa per i fondelli degli elettori e un mero spreco di soldi. l'ultimo referendum che ha superato il quorum è stato quello del 1995 sulla regolamentazione della pubblicità in TV, da allora ci sono stati altri 24 quesiti referendari e nessuno di questi 24 ha superato il quorum.
io sono favorevolissimo all'abolizione del quorum e all'aumento del numero di firme necessare a indire un referendum da 500mila a 2 milioni,
Leonardo mi deludi!
RispondiEliminaI miei prof di scienza della politica e di diritto pubblico ti darebbero 1/30 per il primo punto! La camera rappresenterà la popolazione e il senato i territori con competenze diverse e non sovrapponibili! In questi casi non si può guardare né all'Italia (unico caso di bicameralismo perfetto) né agli USA (unico caso di Senato con un ruolo superiore alla camera). L'Italia deve guardare ad Austria e Germania... http://it.wikipedia.org/wiki/Bundesrat_(Germania)
Il sistema tedesco funziona, mentre la via indicata dal pd porterebbe ad un lento avvicinamento all'ibrido spagnolo.
Non può esserci uno stato federale senza un senato federale. Ma istituire il senato delle regioni senza una vera riforma federale (non quello spot inutile promosso dalla lega) sarebbe una sciocchezza.
Quella è una pagina aperta, quasi un flusso di coscienza, a cui si può liberamente partecipare, e che serve per farsi venire qualche idea ma anche per chiarire quali sono quelle che non funzionano.
RispondiEliminaFacci un salto, Leonardo, e partecipa. Perché no?
Sì, ma in tutti questi anni i tuoi prof di scienza e di diritto pubblico ti hanno spiegato cosa ci guadagniamo ad avere un Senato che rappresenta "i territori"? Perché non è affatto chiaro.
RispondiEliminaQuesta idea che ci dev'essere equilibrio tra popolazione e territori l'ho già sentita, ma non è affatto chiara. Per adesso la Costituzione della Repubblica Italia assegna la sovranità al popolo, e non ai territori.
In ogni caso anche se si decide (con decisione un po' spigliata) di assegnare una parte delle rappresentanza parlamentare ai territori, resta da spiegare perché alcune grandi regioni debbano contare sullo stesso numero di senatori delle piccole regioni. A meno che non crei delle circoscrizioni ogni tot kmq, cosa che nessuno ha proposto di fare. Peraltro il Bundesrat è proporzionale sulla base della popolazione.
Mauro, non ho capito la tua obiezione. E' vero, i federalisti come te propongono di dare una quota fissa di senatori a tutte le regioni. Ma solo al Senato, alla Camera no. Embè? Comunque la Basilicata al Senato diventerà un borgo putrido. Che senso ha obiettare 'ma alla Camera dei Deputati no?' Come dire sì, ti stiamo fregando, ma solo a metà. Questo sì che mi pare un giochetto retorico.
"Una volta riviste al ribasso (e di molto) le funzioni del senato, chisseneimporta se gli emiliani saranno rappresentati di meno dei lucani."
Ci sarà sempre qualche emiliano a cui dispiacerà e che voterà il primo partito populista che gli proporrà di rimediare all'ingiustizia. Davvero non riesco a capire perché si tratta con tanta leggerezza un principio cardine della democrazia italiana, che è la proporzione tra elettori ed eletti. Per una volta che abbiamo un principio sensato, lo dobbiamo buttare via... per guadagnarci cosa? Qualcuno lo sa?
Paolo, ci sono già (e mi hanno già dato del mezzo matto perché non voglio abolire il quorum).
RispondiEliminaProbabilmente (molto) sono un pazzo, e spero che non mi fermino subito.
RispondiEliminaIl Quorum e' invece una vera follia, in cui ci sono i sostenitori del Si che devono battere non solo i sostenitori del No, ma anche i sostenitori del "che bella giornata, ma che me ne frega a me della cosa pubblica, preferisco andare in spiaggia".
Chi e' per il No ma non va a votare sperando che il referendum fallisca e' un pusillanime che non ha il coraggio delle proprie idee... (IMHO). Il Quorum e' un escamotage che consente a chi vuole il No di confrontarsi ad armi dispari con la propria antitesi. Bella democrazia!
Come se, alle elezioni, un partito si appropriasse dei voti degli astenuti. Ti sembrerebbe giusto?
Andrea
Leonardo, purtroppo sul Senato delle Regioni hai preso una cantonata anche piuttosto rilevante.
RispondiEliminaIl punto non è la rappresentanza o la quota di senatori assegnata all'una o all'altra Regione, ma l'insieme delle competenze. Oggi Senato e Camera hanno le solite funzioni, precise identiche. E questo ha due effetti: il primo, è la moltiplicazione delle leggi (perché ogni senatore e ogni deputato si sente in diritto di firmare la sua propostina; fai 945 parlamentari moltiplicato sedici legislature e poi vedi te...); il secondo, è la macchinosità dell'iter legislativo. In Germania (ma anche in Francia e in Gran Bretagna che non sono Stati federali) le due Camere hanno competenze diverse e il Bundesrat (i cui componenti, peraltro, non sono eletti dal popolo, ma nominati dai governi dei vari Lander) può legiferare solamente su alcune questioni inerenti il rapporto Stato - Lander.
Fermo restando che uno Stato che da unitario diventa federale affronta una sfida molto difficile, il problema reale è allora la ripartizione dei compiti tra Camera alta e Camera bassa. Una questione che si propone, come accennato, anche in caso di Stato non federale.
f.b.
Siamo rimasti in pochi a provare affetto e attaccamento alla Costituzione.
RispondiEliminahttp://parma.repubblica.it/multimedia/home/6802625
Aloha
"Il punto non è la rappresentanza o la quota di senatori assegnata all'una o all'altra Regione, ma l'insieme delle competenze".
RispondiEliminaQuesto sarà il tuo punto. Io non entro nel merito delle competenze da attribuire al Senato. Mi pongo il problema della rappresentanza. A te non interessa? Interessa ad altri.
Anche se per assurdo il Senato diventasse la camera che decide soltanto la quantità di latte da mettere nel gelato, resta il problema: perché l'elettore lucano deve poter contare di più dell'elettore lombardo in materia di latticini? Perché rappresenta più "territorio"? Ma non è nemmeno vero.
Leonardo,
RispondiEliminaforse ho frainteso io quello che tu hai scritto. Evidentemente, mi ha sviato la tua affermazione in base alla quale "il Senato della Repubblica è già federale: vedi l'articolo 57, che recita: Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale".
Mi premeva chiarire che ciò che fa la differenza non è la composizione, ma la funzione dell'organo istituzionale.
Potrei aggiungere che, in base alla funzione che vogliamo dargli, può (può! non: deve) anche non rispettare il criterio della rappresentanza territoriale. Un esecutivo, per esempio, non ha ragione di avere più ministri lombardi che molisani, perché il criterio dovrebbe (notare il condizionale) essere quello della conoscenza della materia, della capacità di governare quel particolare settore della pubblica amministrazione e non quello di essere nato a Mondovì o rappresentare i cittadini rodigini.
E, secondo me, la questione di diversificare le competenze delle due Camere è primaria rispetto ad altre riforme istituzionali, a prescindere dal federalismo.
Detto questo, anch'io penso che sarebbe meglio che un organo come il Senato mantenesse il criterio della rappresentanza.
Ma vorrei anche sottolineare un altro aspetto. In Italia abbiamo tanti parlamentari, ridurne il numero è giusto, ma non è indispensabile usare il machete. Se prendiamo il rapporto abitanti / parlamentari che hanno in Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna vediamo che basterebbe ridurre di un 200 / 300 circa il numero complessivo nostro (da mille scendere a 700, per esempio: 475 deputati e 225 senatori) e saremmo perfettamente in media anche senza scendere a 100 e rispettando il criterio della rappresentanza.
f.b.
Non sono d'accordo sulla numero 1. La Costituzione repubblicana si è limitata ad ereditare l'ordinamento monarchico, dove il Senato era nominato dal re ed aveva una funzione di controllo e limitazione della Camera, e perciò la sovrapposizione di competenze. I Padri Fondatori, che nell'immediato dopoguerra avevano evidentemete altre urgenze, rimisero ai posteri l'attuazione del disegno decentralizzatore dell'ordinamento a partire dall'introduzione delle Regioni. Non si tratta quindi di "fare come gli americani" ma di ridisegnare le competenze. Ed ovviamente aumentare i poteri delle regioni (ed aventualmente abolire le province, accorpare i municipi con meno di 15000 abitanti, ampliare i territori delle comunità montane...).
RispondiEliminaSulla 2 sono parzialmente d'accordo. Non abolire il quorum, ma ridurlo a 1/3 +1 del corpo elettorale e aumentare le firme necessarie all'indizione di un referendum.
Ehi, costituzionalista: un lavoro che chiunque può fare, che c'è vò? :)
Ah, sono d'accordo pure io sul fatto che il Senato debba mantenere una rappresentanza proporzionale alla popolazione.
RispondiEliminagrande! con il punto 2) sei diventato il mio costituzionalista di riferimento.
RispondiEliminax abbasta: da quel che ricordo io i partiti dell'Arco Costituzionale, nel dopoguerra, hanno disegnato la struttura istituzionale del bicameralismo perfetto come tutela democratica. Sai, venendo dal Ventennio...
RispondiEliminaPoi credo che un dibattito serio sulla necessità di restare ancorati ad sistema di competenze forse superato sia necessario. Ma credo anche che ogni voto debba pesare allo stesso modo,o quasi (dico quasi perché solo con un'unica circoscrizione sarebbe possibile. Ma questa soluzione, utilizzata se non sbaglio solo in Israele, crea comunque altri problemi...)
daniele
Per quanto riguarda la questione del referendum, la soluzione per evitare giochetti sull'astensione, senza modificare la logica del sistema attuale, potrebbe essere questa: la legge è abrogata se vota "sì" almeno il 25%+1 del corpo elettorale, indipendentemente dal numero totale degli elettori che si recano alle urne, sempreché ovviamente i "no" non siano in numero maggiore. Il 25%+1 anche ora è infatti il minimo di voti necessario per abrogare la legge (è infatti la maggioranza minima necessaria per abrogare la legge se viene raggiunto il quorum del 50%+1).
RispondiEliminaLa maggioranza minima di elettori che vogliono l'abrogazione sarebbe la stessa di ora, ma quelli che vorrebbero mantenere la legge non potrebbero fare altro che fare campagna per il "no", perché un loro invito all'astensione sarebbe inutile.
L'unico inconveniente è che le schede nulle o bianche equivarrebbero a un'astensione perché non concorrebbero a formare un quorum così congegnato.
Spero di essermi spiegato...
Claudio
Un "Senato delle Regioni", in cui tutti i "territori" contino uguale, o in altre parole, in cui tutti i territori siano ugualmente degni, evita che i territori più popolosi si coalizzino contro quelli meno abitati. Ci intravedo un'aspirazione verso il riequilibrio territoriale. Non mi sembra affatto scandalosa la questione.
RispondiEliminaMi sembra più scandaloso avere quasi un migliaio di parlamentari e un bicameralismo quasi perfetto. Quasi perchè il Senato rappresenta "i vecchi"... Vuoi vedere che c'è una correlazione con la gerontocrazia italica? Boh, non so, io la butto lì...
Leo, dici:
RispondiEliminaChe senso ha obiettare 'ma alla Camera dei Deputati no?' Come dire sì, ti stiamo fregando, ma solo a metà.
Parli di fregatura, osservando solo metà dell'ipotesi. Avere lo stesso numero di senatori per regioni rafforza le regioni meno popolate e fin qui sono d'accordo, ma 1) come ha scritto rectoscopy, serve ad evitare che le regioni più popolate ricevano maggiori attenzioni; 2) l'altra camera darebbe al nord il giusto peso in termini di popolazione e in un sistema bicamerale (perfetto o imperfetto, la questione è al momento la metterei da parte) permette di equilibrare la rappresentanza al "popolo" in quanto tale. Di conseguenza il criterio di rappresentatività non verrebbe stabilito pensando solo alla popolazione o pensando solo alle regioni o pensando solo al concetto di "migliori" come nel vecchio Senato del Regno, che l'attuale Senato ha in parte ereditato, ma in una commistione dei tre principi.
Personalmente i borghi putridi li associo ad una situazione in cui, impostato un numero di parlamentari proporzionato al numero di abitanti, questi poi vengano distribuiti in collegi disomogenei rispetto alla realtà. In un senato delle Regioni, la Basilicata - che guarda a caso con l'attuale Senato "a base regionale", ma riproporzionato con il peso del numero degli abitanti è una delle regioni che ci perde dal punto di vista del sostegno economico - conterebbe come "regione Basilicata" e non per i suoi 600.00 abitanti, come avviene nella Camera dei Deputati.
PS: sul quorum del referendum siamo d'accordo.
@ Rectoscopy: La gerontocrazia italiana è indubbia, ma non credo che sia progettata. Credo che la differente soglia di età per elettori ed eletti del Senato volesse attribuire ad una camera anche una funzione di continuità, presumendo forse nell'altra un più frequente ricambio generazionale. Sbagliando per eccesso di ottimismo, evidentemente.
RispondiEliminaRiguardo al quorum per i referendum, forse il problema è che lo strumento referendario è adatto per i grandi temi, quelli di rilevanza davvero epocale, come estrema difesa del cittadino da una scorretta rappresentanza uscita dall'urna o da un macroscopico abuso. Non prevedeva il generale allontanamento degli italiani dall'interesse alla politica e il crollo dei partiti di massa che avevano la capacità di mobilitarli anche in una bella domenica assolata. Soprattutto la Costituzione non aveva previsto questo individualismo ignorante e menefreghista: se a nessuno importa di muovere il culo per un certo quesito, allora sarà di certo di scarsa rilevanza.
Probabilmente il referendum è stato utilizzato male, interrogando gli italiani su temi anche sacrosanti che richiedono però un minimo di comprensione delle necessità altrui. Destinati, perciò, al fallimento.
@Rob: guarda, le motivazioni che hanno portato a stabilire diversi limiti d'età per il Senato (specie per l'elettorato passivo) sono tutte da ridere. In sostanza, il Senato veniva concepito come una (cosiddetta) "camera di raffreddamento", ossia il luogo deputato alla riflessione più pacata (e più esperta?) sul materiale normativo in via d'elaborazione. Il fatto che vi dovessero sedere individui più anziani si spiega pressocché interamente in base a quella considerazione: da un parte ci sarebbero stati i giovani leoni della Camera, sangue caldo pronto a scannarsi su ogni comma; dall'altra le barbe bianche del Senato a darsi del lei e a fumare la pipa. Quanto questo corrisponda alla realtà di oggi, e quanto fosse plausibile che vi potesse corrispondere già all'epoca dei costituenti, lo lascio a te.
RispondiElimina(Resta il fatto che sul quorum referendario Leonardo è un pazzo scatenato eccetera eccetera.)
Matteo
A sentire i vostri discorsi mi verrebbe voglia d'innalzare vieppiù l'età per entrare al Senato. E alla Camera. E nei blog dove si parla di Costituzione.
RispondiEliminaUn "Senato delle Regioni", in cui tutti i "territori" contino uguale, o in altre parole, in cui tutti i territori siano ugualmente degni, evita che i territori più popolosi si coalizzino contro quelli meno abitati.
Ah, perché questo è il problema oggi in Italia? Una coalizione di territori più popolosi che schiaccia i poveri lucani e i molisani?
Intanto: cosa sono i "territori"? Zolle di terra con confini disegnati dai Borbone o dai Savoia. C'è scritto in qualche carta costituzionale che essi debbano essere "tutti ugualmente degni"? No, da nessuna parte. Ce ne sono di più grandi e di più piccoli, di più popolosi e di meno popolosi. La sovranità non è divisa tra i territori in parti uguali perché, art. 1, appartiene al popolo, e se il popolo ha deciso di andare a stare in Veneto e non in Sarcazzia, la Sarcazzia si fotte.
Ora, per quel che ne so non mi risulta che Val d'Aosta, Basilicata e Umbria stiano protestando perché la Lombardia e la Campania sono coalizzate contro di loro. Quello che ho sentito negli ultimi 20 anni è un diffuso malessere degli abitanti del nord, che sono quasi la metà del Paese e che si sentono poco rappresentati a Roma.
Se la Basilicata fa 600.000 abitanti, non è che deve contare di più "come regione": deve contare esattamente per il numero di abitanti che ha, perché, ripeto, la sovranità appartiene al popolo e non ai chilometri quadrati. Questo famoso "riequilibrio" cosa doverebbe portare, esattamente? Soldi a pioggia nei parchi naturali? Non mi vengono in mente altri effetti pratici.
E poi, Mauro, se una metà dell'ipotesi è una fregatura, l'ipotesi intera difficilmente sarà buona. In altre parole: non accetterei mai una macchina usata da uno che non dove si cambia l'olio, e non accetterei una Costituzione riscritta da gente che butta via il principio della proporzionalità nella rappresentazione.
Per quanto bistrattato, sono talvolta fan del benaltrismo.
RispondiEliminaCredo che, appunto, a coloro che vogliono modificare il nostro ordinamento la più grande obiezione da fare sarebbe "c'è ben altro".
Accettando, nel proprio contesto, tutte le critiche di Leonardo credo che il punto stia tutto sulla necessità o meno di avere due camere che svolgano la stessa funzione.
Io dico di sì, affermando il principio che in una democrazia rappresentativa più passaggi di riflessione su una qualunque decisione ci sono meglio è.
Si perde troppo tempo? Si creano leggi conglomerate da migliaia di leggine annesse?
Si lavori dunque a migliorare/snellire questi aspetti.
Non credo che sia necessario per forza stravolgere il nostro assetto istituzionale per migliorarlo.
Altrimenti, a sto punto, ci copiamo pari pari la costituzione di un paese che ci sta simpatico e la finiamo lì.
Per quel che riguarda il referendum senza quorum, io sul mio blog l'avevo buttata così
http://cartolinedamarte.wordpress.com/2009/06/25/54a-cartolina-anche-al-mare-non-votare
(c'è in più la proposta del referendum propositivo, che in Valle d'Aosta, dove abito io, è già stato sperimentato)
@Leonardo:
RispondiEliminaAh, ho visto ora che parli di VdA: per mera cronaca (non so quanto, giustamente, interessi) qui frega ben poco del peso delle altre regioni a Roma.
Abbiamo l'uninominale secco: un deputato e un senatore votati qui e così resta, per legge regionale.
Per quel che riguarda la grana, le nostre tasse restano qui da sempre e vengono amministrate come vuole la giunta regionale. In più, ne arrivano altri da Roma.
Su quest'ultimo aspetto (soldi in più) si creano ciclicamente contrasti col governo italiano, talvolta giustificabili, talvolta no.
"se il popolo ha deciso di andare a stare in Veneto e non in Sarcazzia, la Sarcazzia si fotte"
RispondiEliminaeh beh, in realtà il popolo va a vivere in Veneto (o altrove) perché casa sua, la Sarcazzia, è già fottuta. C'è pure chi ritorna, però, e procura che lo stupro non si ripeta;)
a proposito, pare che abbiano preso lo stupratore di Roma. E' del PD, ovviamente.
RispondiEliminaIo la sapevo così - vado a memoria dai corsi di educazione civica, vi prego di correggermi se sbaglio.
RispondiEliminaPer quanto riguarda i sistemi elettorali delle due camere, da qualche parte nella costituzione dovrebbe essere prescritto che devono essere diversi - ed ammesso sia così, ignoro del tutto i dettagli. Per quanto riguarda, invece, le competenze delle camere, là si che si smanetta di costituzione - per abolire il bicameralismo "perfetto" bisognerebbe metterci mani in maniera massimale.