La democrazia macchia
Ma se ci raccontassero che tanto tempo fa, in un Paese lontano, le tribù per contarsi (e dimostrare di essere più potenti delle altre tribù) costringevano i loro membri, maschi e femmine, a lasciare un'impronta del dito su un brandello di tessuto finissimo, con un un pigmento che rimaneva indelebile sulla pelle per giorni e giorni; e che poi questi brandelli venivano pazientemente raccolti, e contati, e che la tribù che alla fine riusciva a portare più impronte aveva il diritto di spadroneggiare sulle altre per cinque inverni, noi la chiameremmo democrazia?
Il momento in cui ce ne andremo dall'Afganistan – presto, tardi, dipende dalla fibrillazione mediatica di un governo distratto e di un Paese che si ricorda di una guerra solo quando ammazzano i suoi soldati – sarà il momento in cui ci saremo rassegnati a considerare “democrazia” una cosa del genere. Per alcuni andare via sarà come perdere l'onore; io che l'onore non so bene cos'è mi preoccupo piuttosto di perdere il senso di una parola. Siamo in Afganistan per difendere la “democrazia”; la “democrazia” afgana consiste nel mandare contadini analfabeti a macchiarsi le dita con una scheda in cui devono identificare il referente della loro tribù. Il feudalesimo coi plebisciti: questa è la “democrazia” che stiamo difendendo.
Forse il primo esempio compiuto di democrazia postmoderna; nel senso che combina liberamente e creativamente citazioni di civiltà e millenni diversi: il suffragio universale, il colore indelebile, la tribù, il partito, la legge del taglione (nell'Helland se ti trovano col dito sporco te lo mozzano), tutto assieme in un calderone che per gli ottimisti è solo il brodo primordiale, l'inizio di una civiltà; e per i pessimisti è la negazione stessa del concetto di progresso. Per quale motivo al mondo l'Afganistan dovrebbe migliorare? Quando mai è migliorato? E per quale concatenazione di cause la democrazia tribale afgana dovrebbe evolversi in qualcosa di più occidentale? Se fosse invece l'Afganistan il futuro dell'Occidente?
La guerra afgana non è stata costruita su una bugia, come la campagna d'Iraq. Ma a ben vedere poggiava su un fondamento ideologico altrettanto catastrofico. L'idea di “democrazia” come valore in sé, a-storico, a-geografico, una specie di diritto naturale comune agli uomini di ogni età e latitudine. Mancava solo che lo trovassero inciso in un filamento di Dna, e non è detto. Non so neanche esattamente chi abbia concepito un'idea così – i neocon americani? – di certo smentiva persino il pensiero corrente fino al 10 settembre 2001, il mito dello scontro di civiltà. No, macché scontro: per i neocon in fin dei conti esisteva una sola vera civiltà, un solo sistema, una sola fede: la democrazia. Non solo, ma era anche facilmente trasportabile, una specie di kit, la democrazia da campo. Ti bastava sfondare con un paio di divisioni, puntare alla capitale, aprire un Parlamento, et voilà, democrazia. Con tutto quello che ha di bello: pluralismo, libertà di stampa (che gioia a quei tempi, per i primi fogli usciti a Bagdad o Kabul), e poi via il burqa e tutti in discoteca: tutto facile, tutto immediatamente desiderabile, perché chi è che non ama la democrazia? Bisogna essere fessi.
Chi in quel periodo osava ricordare che la democrazia non è un Monolite piovuto dal cielo, ma il risultato ultimo di un processo storico (alfabetizzazione, industrializzazione, affermazione dei ceti medi, crisi della famiglia patriarcale, emancipazione femminile) veniva bollato come un razzista, quindi un nazista, uno che “è convinto che la democrazia sia solo cosa nostra” mentre invece piace a tutti, un apologeta della superiorità dell'occidente, uno snob, quindi anche un comunista, però un po' filoislamico, e naturalmente antisemita – e qualche etichetta devo averla persa per strada, ma quelle qui sopra me le hanno appiccicate tutte. Erano i giorni in cui si metteva in copertina la foto della ragazza afgana col dito macchiato – che coraggio nel macchiarsi il dito, che fierezza, lei sì che è orgogliosa della sua democrazia, una lezione per tutti noi che tra un'elezione e un'altra perdiamo regolarmente il tesserino.
Nessuno sembrava insospettito dall'immagine di una democrazia che macchia. Una democrazia fondata sull'analfabetismo e sui gruppi tribali. L'idea è che il processo storico si potesse pacificamente invertire: la democrazia doveva favorire l'emancipazione femminile, mettere in crisi la famiglia patriarcale, segnare l'affermazione dei ceti medi, e perché no, provocare l'industrializzazione e l'alfabetizzazione. Così, tutto a rovescio, senza neanche stanziare troppi fondi per le scuole: dategli il diritto di voto e vedrai che si alfabetizzeranno da soli. Il neoconservatore postmoderno è convinto che causa ed effetto siano polarità che si possano invertire a piacimento: Newton scopre la gravità e dà una testata alla mela che si impicca all'albero. Non solo, ma bisogna riformare la termodinamica: tutto non tende più all'entropia, ma alla democrazia. È il destino ultimo: tutte le nazioni diventeranno democrazie, è autoevidente. Non vedi come scalpitano tutti per ribellarsi ai tiranni? La rivoluzione arancione, la rivoluzione zafferano, la rivoluzione dei cedri, tutto un arcobaleno di rivoluzioni che ci porta direttamente verso l'Organizzazione Mondiale delle Democrazie (niente a che vedere con quel consesso di dittatori che era l'Onu).
Ah, e nel frattempo avevano anche la faccia tosta di parlare di fine delle ideologie. Io a dire il vero una sbornia ideologica così pesante non la ricordo: al confronto i famosi sessantottini avevano qualche piede piantato per terra. È di questa sbornia che stiamo ancora pagando i postumi.
Il giorno che ce ne andremo da Kabul, sarà il giorno che ci sveglieremo in un mondo più cattivo: senza destino, senza sacre missioni, senza progresso. Parola un po' abusata, anche da me: forse non c'è nessuna direzione verso cui tendere, forse progredire significa semplicemente adattarsi all'ambiente. Il tirannosauro era già perfettamente progredito, dal suo punto di vista; poi è cambiato l'ambiente. L'Afganistan è una gola tra il Karakorum e deserto, e ci cresce bene l'oppio; forse il tribalismo non è un retaggio del passato, ma il sistema di governo più adatto all'ambiente. E non è neanche vero che non progredisce: smette le lance e passa ai razzi terra-aria, sostituisce i messi coi telefoni cellulari, e si trasforma nella versione più evoluta di sé stesso: la narcomafia.
Il giorno che ce ne andremo da Kabul, temo, ci porteremo un po' di Kabul con noi. Sarà la fine di un'ideologia sbrigativa e facilona, roba da fighetti americani decisamente, ma comunque ultima incarnazione di un'idea lunga tre secoli: il progresso. Torneremo con l'idea che in certi casi il medioevo è inevitabile, che bisogna venirci a patti; e se si fa a Kabul, perché no a Scampia.
Il giorno che ce ne andremo – ma perché ci siamo andati, poi? D'accordo, ci sentivamo responsabili, ma eravamo già una piccola nazione in crisi d'identità. Questa idea di andare in capo al mondo a fare i missionari armati – ma davvero siamo così bravi? Quanto ci costa ammettere che il mondo non poggia sulle nostre spalle?
Bello.
RispondiEliminaTu dici che i neocon erano annebbiati dall'ideologia (un'ideologia facilona, superficiale, psotmoderna); altri all'epoca scrissero di peggio, ovvero che sotto all'ideologia c'erano interessi concreti (il controllo delle rotte dei gasdotti e degli oleodotti). Sia come sia, è evidente che la democrazia non la si esporta sic et simpliciter con i blindati, delle elezioni posticce e qualche sacco di riso.
RispondiEliminaPerò onestamente io sento di comprendere (mio malgrado, forse) anche quelli che ritengono che la forza armata possa servire, in certi contesti, a meno di non distogliere semplicemente lo sguardo. La Germania nazista non era una nazione più civile dell'Afghanistan tribale, no? Il fatto che fosse stata la patria di Goethe non gli aveva impedito di inventare i campi di sterminio. Qualcuno può dire che fare la guerra a Hitler non abbia portato la democrazia? Che Angela Merkel è equivalente a Himmler? Certo, i raffronti non sono facili da fare: però questa, dopotutto, è l'esperienza che l'Ocidente ha fatto della democrazia negli ultimi 2-3 secoli. Rivoluzioni e guerre non sono estranee al suffragio universale o alla parità dei diritti fra uomo e donna. Forse siamo noi che tendiamo a dimenticarlo.
L'errore è nell'ostinarsi a credere di essere "la miglior democrazia possibile"(i parametri di verifica si basano sulle democrazie occidentali). Ogni regime lo fa: impone se stesso ai più deboli.
RispondiEliminaA ben vedere di democratico questa cosa ha ben poco....
Non sono pienamente d'accordo con leonardo anche se mi è piaciuto il pezzo, le democrazie tribali si possono aiutare a crescere, così come si può insegnare ad uno studente refrattario. Il vero problema -in Afganistan- è che non siamo andati lì per la democrazia...
RispondiEliminaA marco vorrei dire che senz'altro le nostre moderne democrazie sono un miglioramento rispetto ad Hitler ed Himmler...ma -in vero- non sono il mezzo migliore possibile...e se avessi fatto altri 'confronti' avresti ben visto che non stiamo messi così bene. La nostr attuale -sedicente- democrazia è in realtà una oligarchia mascherata e, peggio, burocraticizzata. Con la scusa della 'sicurezza' ci siamo resi la vita impossibile, con la scusa 'capitalistica' dei consumi, ci siamo resi schiavi...lavoriamo in due e produciamo il reddito appena sufficiente per vivere, se poi la famiglia si allarga, se arrivano figli...siamo sempre impegnati, i cellulari ci hanno resi 'reperibili' 24/365...poi però scopriamo che non possiamo fare quello che fino a ieri avevamo fatto, in nome della sicurezza, della burocrazia, del fatto che siamo semplicmente, schiavi, in una prigione d'orata...che sia tutta colpa dei neocon?
via saluto
RA
Forse, anche volendo "esportare" la democrazia occidentale, esistono metodi meno violenti che mandare l'esercito. Con gli stessi soldi stanziati per pagare la *missione di pace* si potrebbe cercare di aiutare le democrazie tribali che ne so, aiutando la nascita di industrie e tecnologie?
RispondiEliminaZagabart
una prigione di orate???
RispondiEliminaLa Germania, al contrario dell'Afghanistan, era uno stato unitario e democratico prima dell'avvento del Nazismo, quindi la guerra non ha "portato" la democrazia, bensì l'ha "restaurata".
RispondiEliminaIl paragone Islamismo/Fascismo/Nazismo/Comunismo e i continui richiami al Patto di Monaco sono alcune tra le idee più stupide dei Neocon.
è più facile esportare qualcosa quando questa cosa sia una parola svuotata di significato ma che suona benissimo: "DEMOCRAZIA".
RispondiEliminaPiù difficile decidere di esportare "alfabetizzazione, industrializzazione, affermazione dei ceti medi, crisi della famiglia patriarcale, emancipazione femminile" quando nella pratica si cerca di azzerarli in casa propria.
Non solo: questi geniacci volevano portare la democrazia armata in uno dei paesi piu' militarmente "invincibili" sul pianeta, il luogo dove l'Armata Rossa si e' sgretolata, dove l'Impero Britannico, pur all'apice della sua potenza, e' dovuto scappare a gambe levate. Ovviamente chi ricordava questi dettagli veniva bollato per "disfattista"; ancora una volta la Storia ha dimostrato che i disfattisti hanno ragione quasi sempre, magari perche' parlano usando il cervello e non il c...
RispondiEliminaBravo, Leonardo, bravo.
RispondiEliminaE bravo anche l'ultimo commentatore, GiacomoL.
Ogni tanto ci vuole qualcuno che ricordi agli ideologi di turno quello che gli storici e i militari sanno da sempre, e cioé che le due cose più stupide che una potenza occidentale possa fare sono: marciare su Mosca e occupare l'Afghanistan.
Non ci sono exit o transition strategies dall'Afghanistan: c'è solo la runaway strategy che prima o poi tutti sono costretti ad adottare.
Questa cattolicizzazione della democrazia è veramente qualcosa di fastidioso. Sembra che sia diventata una religione e noi i suoi gesuiti. C'è sempre da ricordare che la democrazia è semplicemente la miglior forma di governo trovata fino ad ora dall'uomo, niente di più, la migliore fino ad adesso non la migliore in assoluto.
RispondiEliminaNel tuo post non c'è niente di profondamente sbagliato, ma è un discorso da fighetto col culo al caldo. Probabilmente non ci dovevamo andare, in Afghanistan, ma ora ci siamo e cosa facciamo: ce ne andiamo di corsa dicendo "toh, ci siamo sbagliati, ci stiamo cagando sotto e in fondo ci chiediamo chi ce l'ha fatto fare, dunque noi andiamo eh, mo' sono tutti cazzi vostri"?
RispondiEliminaTu dici: visto che la democrazia afghana è molto lontana dall'essere matura, meglio se li lasciamo diventare un paese controllato dalle narcomafie. Ma che discorso è? Ti giri dall'altra parte come si girarono dall'altra parte i paesi europei alle prime annessioni di Hitler, e poi quando l'espansione continuerà e ti ritroverai in casa una cultura medievale, integralista e violenta cosa farai, accetterai pure quello perchè non vuoi combattere per i tuoi valori? Metterai a tua moglie il burka perchè è intellettualmente figo e tanto tollerante e progressista?
Ma se l'Occidente se ne va dall'Afghanistan, in Afghanistan tra qualche anno ci sarà più "alfabetizzazione, industrializzazione, affermazione dei ceti medi, crisi della famiglia patriarcale, emancipazione femminile" o ce ne sarà di meno?
Dopodiché è chiaro che il modello è sbagliato, che la guerra in Afghanistan è dovuta a motivi economici e ad americani conservatori e infoiati, che fino a che saremo una società basata sulla crescita e sul consumismo fioriranno le guerre per il controllo delle risorse, che le nostre democrazie sono tutt'altro che perfette (la nostra in particolare), che dobbiamo cambiare radicalmente il nostro sistema socioeconomico... va anche bene parlare di ritiro, ma nei modi giusti, non come una fuga abbandonando l'Afghanistan al suo destino... ma intanto, ai nostri soldati che sono lì perchè ce li abbiamo mandati noi, cosa diciamo: morite pure? non servite a niente? in fondo sono meglio i talebani di noi? speriamo che facciano ancora un paio di attentati così poi scappiamo e chi se ne frega se voi crepate?
Ma non vi sembra una reazione tremendamente immatura?
Bello il post, ma su alcuni punti sono perplesso.
RispondiEliminaConcordo che esportare la democrazia, come se fosse un container di scarpe Nike, sia un'assurdità.
La democrazia è una naturale esigenza di una collettività, che ad un certo punto della sua storia cerca la partecipazione alla cosa pubblica, ritenendo inappropriato lo status presente.
Sono certo che sia una tendenza naturale dei popoli.
Ed è sempre un conquista che comporta lacrime e sangue.
L'errore sta nel fatto che, in Afghanistan, il popolo non sentiva questa esigenza, non viveva come un soppruso la gestione tribale della res publica.
Quindi andavano tolti di mezzo i talebani e le loro medievalissime leggi, ma andava lasciato status quo nell'organizzazione statale.
Esportare la democrazia con le armi e illudersi che tutti diventino liberali da un giorno all'altro magari è un'obiettivo un po' ambizioso e contradditorio. Però 8 anni fa lì c'erano i talebani al governo, e farli fuori all'epoca non sembrava un'idea tanto malvagia.
RispondiEliminaSe poi invece di andare ad ammazzare altra gente in Iraq, per puro sfizio, si fosse fatto qualcosina di più per gli afgani, sarebbe stato meglio.
@vb, sarebbe bello se non servissero (altri) attentati per capire che andar via dall'Afghanistan è la cosa migliore.
RispondiEliminaVorrei ricordare (qualcuno ogni tanto lo dimentica) che i soldati occidentali, in Afghanistan, non imbracciano fiori. I soldati occidentali sparano.
Dopo tutti questi anni la situazione non accenna a migliorare, semmai il contrario. Perché dovremmo restare? Abbiamo già abbondantemente dimostrato che non siamo capaci di migliorare le cose.
Non posso migliorare le cose e allora smetto di peggiorarle. È immaturo?
Chi non può migliorare le cose e continua a voler agire vuole peggiorare le cose.
Perché peggiorare le cose è più bello che non fare niente.
È più maturo?
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RispondiEliminaLeonardo, è vero che il progresso non esiste in natura, dove vige la legge dell'evoluzione, e che è un prodotto culturale umano, ma non è un buon motivo per rinunciarvi, altrimenti lo stesso varrebbe per il concetto di giustizia, ad esempio, che sostituisce la legge naturale del più forte. La Storia cos'è se non la progressiva emancipazione del genere umano dalla natura?
RispondiEliminaPer il resto sono d'accordo con te, soprattutto per un motivo: l'Afghanistan (come molte altre ex colonie europee, unica eccezione forse l'India) non esiste, è un'invenzione ottocentesca degli inglesi che avevano bisogno di un cuscinetto tra l'impero russo e la loro India. Lo stesso vale per l'Iraq e per l'Africa, dove lo stato è un'entità artificiale, distante, al contrario della tribù. E in parte vale anche per il meridione d'Italia e per Scampia, dove lo stato è ancora per molti quello dei colonialisti piemontesi, roba non nostra.
Tracciare dei confini e pretendere che ciò che vi è contenuto si adatti magicamente al contenitore, come il criceto alla sua gabbia: la tipica supponenza razzista dell'uomo bianco.
Ritiriamo i soldati e mandiamo medici, libri e ingegneri, che servono di più. E poi diamo tempo al tempo, in Europa la democrazia è stato il frutto di un processo plurisecolare, magari loro ci metteranno di meno.
La democrazia rappresentativa ha probabilmente mostrato segni di fallimento prima ancora che tentassimo di "esportarla" altrove.
RispondiEliminaPer il resto trovo molti punti di accordo, sopratutto nella seconda parte del post.
Concordo sul fatto che la democrazia sia il prodotto dell'evoluzione socio culturale tipica dell'europa degli stati nazionali. Concordo meno nel fatto che essa sia in fondo piu' che una serie di regole.
Cio' che penso e': in ogni societa' ci dev'essere un sistema pratico per prendere le decisioni. Si chiama governare. Noi abbiamo scelto un modo che implica una serie di delegati a legiferare e un gruppetto distinto che prende le decisioni gestionali (il governo). Questa e' l'essenza della democrazia. Non la stampa, non l'educazione, non tutto il contorno di "sovrastrutture". La democrazia e' un metodo per decidere chi prende le decisioni. Il resto (stampa, classe media, ecc...) sono figlie (principalmente ma non solo) delle conquiste sociali dell'Europa centroccidentale degli ultimi 6 secoli.
La democrazia e' esportabilissima, come metodo. Come ideologia no. Ecco perche' fallisce. Perche' come metodo e' semplicemente un sistema, che si piega agli itneressi locali.
Perche' la democrazia rappresentativa dovrebbe essere implicitamente meglio di un metodo alternativo (democrazia diretta, oligarchia, monarchia ereditaria) non ce lo ha mai spiegato nessuno. In pratica non credo sia dimostrabile. Funziona per noi perche' fa parte della cultura (con gli sfaceli che vediamo oggi, ma in un certo modo funziona).
Di certo e' funzionale a tenere il popolo lontano dalle leve del potere tanto quanto le alternative. L'illusione costante che invece non sia cosi', pero' fa un gran bene all'autostima dei popoli che si governano con la democrazia. Che e' appunto, il piu' grande successo di questo metodo di governo. Ci si crede, martellati dalla propaganda (che si chiama giornalismo, in democrazia, e fa molto piu' chic) al posto di guida ed invece si e', se va bene, passeggeri.
Chi governa, in ogni caso, sono i grandi gruppi economico finanziari. In altri sistemi governano le elite religiose, le oligarchie di partito, le famiglie reali, ecc...
Un sistema in cui il potere e' realmente in mano al popolo (inteso come la maggioranza della gente) non e' stato ancora sperimentato in societa' da grandi popolazioni. Oggi forse ci sarebbero le tecnologie, e l'idea comincia ad affiorare.... e spaventa molti.
Andrea
"Il momento in cui ce ne andremo dall'Afganistan sarà il momento in cui ci saremo rassegnati a considerare “democrazia” una cosa del genere" (la macchia sul dito), perdonami ma non capisco benissimo cosa volevi dire, anzi mi sembra quasi in contraddizione col resto. Direi che se riusciremo ad applicare la meravigliosa "runaway strategy" di millennium non sarà certo perché ora da quelle parti fiorisce la democrazia.
RispondiEliminaGrazie
P.S.: personalmente in Afghanistan ci lascerei Emergency, che era lì da ben prima delle nostre democratiche bombe e che se le cava decisamente meglio.
Non so se hai regione o torto ma mi sembra che tu dimentichi un particolare: in afghanistan gli americani (e noi al traino) ci siamo andati perché là venivano preparati gli attentati contro di noi
RispondiElimina@ vb
RispondiEliminaPresa di posizione col culo al caldo?
È semplicemente quella di Emergency.
@ anonimo
Allora perchè non siamo andati piuttosto in Pakistan e arabia Saudita?
anonimoindividualista
vb, scusa, ma dove avresti letto tutte le cose che attribuisci a leonardo?
RispondiEliminaTra le altre cose sostiene che l'agire in seguito a sbornia ideologica rischia di portarsi via anche le idee: rischio che mi sembra molto concreto.
Poi sarebbe bello che, quando possibile, i dibattiti non si limitassero a invasione si/invasione no, ritiro si/ritiro no.. ma, per quel che ci sompete, COSA e COME ci stiamo.
Ovvero: la presenza militare, da sola, rischia di star li all'infinito. Oltre al suo mandato, ai pro e i contro, sarebbe fondamentale analizzare l'intervento "civile": quanto la ricostruzione è un business degli occupanti? Se costruiamo una scuola a Kabul spendiamo cifre enormi per un progetto fatto come se si trattasse del centro di Milano, oppure si favorisce la piccola associazione, i progetti concordati con le eraltà locali? La successiva gestione, con chi la si fa? Come si favorisce, in una situazione di guerra, la patecipazione femminile assieme alle forze locali, senza catalizzare l'ira delle altre forze fondamentaliste? Quanto conta l'eventuale ritiro della forza militare in queste cose?
Non scalfisco neanche la superficie, ma confesso che dopo aver parlato con chi ci ha lavorato, diventa sempre più difficile tollerare i dibattiti superficiali a slogan (che prescindono dalla sorte degli interessati) e la stucchevole retorica militarista.
Vb, ma dov'è che ho scritto che ce ne dobbiamo andare dall'Afganistan? Dov'è che ho scritto che è meglio lasciare tutto alle narcomafie?
RispondiElimina"Ma intanto, ai nostri soldati che sono lì perchè ce li abbiamo mandati noi, cosa diciamo": non lo so, e siccome non sono finanziato dal Ministero degli Esteri (magari: lì non tagliano), io ai nostri soldati non dico niente: c'è tanta gente che già gli scrive, e a retorica mi danno senz'altro i punti. Ovvero, potrei scrivere le solite cose di circostanza, e se non lo faccio magari è per rispetto.
In generale non sto chiedendo a nessuno di ritirarsi da niente: al massimo sto cercando di spiegare perché in un qualche modo ci ostiniamo a stare lì, anche se sospettiamo tutti di sbagliare (non di aver sbagliato: di sbagliare in questo preciso momento, appoggiando Karzai). Non è nemmeno chiaro se rispetto ai talebani ci sia stato un miglioramento (qualcuno si è messo a contare i burqa in meno?)
L'unico dato oggettivo è che l'Afganistan non esportava più oppio e ora è tornato il primo produttore mondiale, non si ferma il progresso.
E grazie per farmi respirare ancora quell'aria di 2001: dobbiamo intervenire in Afganistan perché altrimenti si espanderanno e metteranno il burqa a nostra figlia! Ma io faccio fatica a pensare che ci fosse gente che ci pensava seriamente nel 2001, a queste cose, figurati oggi. E' propaganda da prima guerra mondiale, il capitano che dice al fantaccino che bisogna sfondare il fronte altrimenti gli austriaci arrivano ad Avellino e gli stuprano la famiglia.
Siamo andati in Afganistan perché preparavano gli attentati "contro di noi": vedete come siamo? Siamo al centro dell'attenzione, al centro della terra, appena succede qualcosa è senz'altro contro di noi. Ma "noi" non eravamo un obiettivo di Al Qaeda: al massimo lo siamo diventati dopo essere intervenuti in Afganistan. E siamo intervenuti in Afganistan quando ormai Bin Laden era scomparso, e in agenda c'era la cosiddetta democratizzazione del Paese. Io capirei se fossimo una grande potenza militare, ma siamo un piccolo Paese e appena ci ammazzano sei militari ci mettiamo a frignare: si faceva una figura migliore stando a casa.
L'Afganistan è un casino, ma, se non è abbastanza chiaro, noi non siamo il grande Paese con la bacchetta magica che risolve i problemi degli altri. Però è davvero difficile ammetterlo.
Guarda, non è che voglia darti torto, ma il motivo per cui siamo andati là è ufficialmente noto, non inventato a posteriori. Essendo l'attentato alle Torri Gemelle stato considerato un atto di guerra contro una nazione alleata eravamo semplicemente tenuti a dare appoggio militare alla reazione, perché l'Afghanistan forniva protezione ad Al-Qaeda. Con la benedizione dell'Onu e tutti i crismi.
RispondiEliminaAllora spiegami cosa vuoi dire con un paragrafo che comincia con "Il giorno che ce ne andremo da Kabul..." e prosegue dicendo che non c'è alcuna direzione in cui tendere (ma sì, freghiamocene di dove va il mondo, chiudiamoci nelle nostre casucce a guardare la tivù) e conclude dicendo che tanto l'Afghanistan "non è vero che non progredisce" perché si trasforma nella narcomafia. A questo punto, se quello che descrivi non è uno scenario che desideri, stai dicendo che dovremmo restare lì in eterno per impedirlo...
RispondiEliminaComunque sono totalmente d'accordo che la strategia dell'invasione militare è sbagliata, non funziona, dovremmo passare all'invasione cultural-cooperante-costruttiva (e nel lungo termine a un mondo dove non ci si debba scannare per il petrolio): il problema è il come, che a questo punto non è un problema da poco.
Quanto all'aria da 2001, ti faccio notare che ieri in piena Italia un immigrato islamico ha ammazzato la figlia tra gli applausi della sua famiglia perchè frequentava un italiano. La cultura medievale di cui parli è già qui, già minaccia la nostra società da molto vicino: solo il buonismo terzomondista della sinistra italiana fa sì che metà del nostro Paese (purtroppo la metà più colta e preparata) insista a far finta di niente. Cioè: se il Papa mette becco su qualsiasi minima cosa tutti a protestare (e giustamente, il Vaticano dovrebbe essere cacciato a calci nel sedere dalle sale della politica italiana), ma quando si parla di Islam, eh vabbe', alcuni di loro trattano le donne come bestie e non vogliono che i loro figli si integrino con i nostri ma suvvia, son poveretti, lasciamoglielo fare...
Invece noi dobbiamo assolutamente portare la cultura islamica fuori dal medioevo prima che vi tiri dentro noi; le bombe sicuramente non sono la via giusta, ma ciò non toglie che, a livello internazionale, questa sia una priorità per tutti.
Quanto all'idea che l'Italia tutto sommato possa fregarsene delle questioni internazionali perché è un paese piccolo piccolo, io proprio non la condivido: io voglio che l'Italia si riprenda da questa mostruosa crisi (culturale prima che economica) e ridiventi un Paese che guida la storia, non che va al traino un po' sfigato degli americani o del resto d'Europa...
thomas, la benedizione dell'Onu e tutti i crismi sono un po' posticci, e postumi. La famosa rispoluzione dell'Onu non autorizzava i bombardamenti, ma assegnando il compito di restaurare l'ordine ad una coalizione più ampia ma non sostanzialmente diversa da quella (americani più qualche altro paese) che stava intervenendo (in un paese già in guerra). Più che un "Ok, intervenite" è stato un "va beh, dato che ormai ci siete vediamo di fare qualcosa".
RispondiEliminaMa certo questo non cambia quasi nulla rispetto alche fare qui ed ora.
@vb in realtà nel medioevo ci hanno portato proprio questi toni da crociata, a cui seguono inevitabilmente toni xenofobi, e poi razzisti e infine isolazionisti tipo loro a casa loro, noi a casa nostra barricati in stile forte apache parlando in dialetto.
RispondiEliminaE non mi risulta che qualcuno, neanche i buonisti (ma ancora si usa 'sto termine?) di sinistra, abbiamo mai giustificato un assassinio o detto che il suo autore non vada punito.
Il problema è il maschilismo. Se rileggi i giornali degli ultimi mesi, ma anche ultimi anni, troverai diversi femminicidi compiuti dal marito\fidanzato\convivente italiano, che considerava la moglie\fidanzata\convivente sua proprietà privata. Ma in questi casi non si fa il collegamento assassino-cultura cristiana, anzi si tende a giustificare il poverino che temeva di essere lasciato. Che poi le religioni monoteistiche siano intrise di maschilismo, non ci piove.
Vorrei ricordare a Thomas Morton che entrambe le risoluzioni CdS 1368 ed 1373 sono ex-Chapter VI, dunque in alcun modo potevano autorizzare l'uso della forza.
RispondiEliminaQuindi l'invasione militare dell'Afghanistan è avvenuta senza che l'idea statunitense della legittima difesa avesse ricevuto alcuna legittimazione internazionale.
@abbasta: In Italia, trovi un sacco di delitti in cui un ex fidanzato che non regge alla gelosia dà di matto e ammazza la sua ex. Ma trovami il caso di un genitore italiano che ammazza la figlia diciottenne perché frequenta una persona di un'altra religione...
RispondiEliminaLeonardo il tuo discorso è condivisibile quando dici che la democrazia è un punto d'arrivo di un processo di sviluppo sociale e culturale ma credo che alla fine esageri. Dici che dobbiamo smetterla di pensare che il mondo poggi sulle nostre spalle. Il problema è che non lo pensiamo solamente, noi lo abbiamo sulle spalle. In alternativa che dovremmo fare smettere di finanziare Emergency, l'Unicef e le migliaia di Onlus? Non fare più studiare gli studenti di nazioni in via di sviluppo in Italia? Smettere di accogliere in occidente i profughi ed i migranti? Infatti si potrebbe direbbe ai migranti:"Il mondo non poggia sulle nostre spalle, statevene a casa vostra, e poi non c'è alcuna prova che il nostro sistema occidentale vada bene anche per voi". Non credo che vuoi questo. Ma allora, appunto perché riteniamo che l'assistenza medica per tutti, l'istruzione, lo sviluppo economico, i diritti civili, i diritti delle donne sono cose importanti e sono intrecciate con l'esistenza della democrazia politica continueremo inevitabilmente a sentirci il mondo sulle spalle. leo rotundo
RispondiEliminaIn Afghanistan ci dobbiamo restare perché così saremo più comodi quando ci toccherà passare in Pakistan.
RispondiEliminaF
Onu o no (controllerò) volevo dire che il sostegno militare alla nazione alleata sotto attacco è prevista dal trattato Nato. Con questo non voglio necessariamente difendere l'opportunità dell'intervento, ma solo dire che ha delle motivazioni tecniche ben precise.
RispondiEliminaVorrei ricordare pure che l'intervento sovietico in Afghanistan aveva esattamente tutte quelle finalità palingenetiche che ora si vanno appiccicando, col solito piglio del mistificatore pasticcione, come credenziali all'attuale invasione (che, spremute le opportune meningi, sembrò piuttosto nascere coi toni della vendetta, dello sfogo, della ritorsione): contrastare l'ingerenza dell'Islam nell'ordinamento dello stato, parificare de jure e de facto i sessi, rendere effettivi taluni diritti civili e politici come l'istruzione obbligatoria in classi miste, il divieto per i matrimoni di convenienza, il suffragio universale; in particolare furono addirittura vietati il burqa (quello vero, non il niqab) per le donne e le barbe al di sopra di una certa lunghezza per gli uomini.
RispondiEliminaFu proprio per reazione a quei provvedimenti di rottura verso i costumi tradizionali che ebbe inizio l'orrenda pratica ritorsiva di sfigurare con l'acido, se non uccidere, donne e bambine - fenomeno su cui la grande stampa libera dell'occidente, pur essendone al corrente, ha sempre nobilmente taciuto.
Qui da noi è invalsa la pratica di resocontare i dieci anni dell'invasione russa come una sorta di equivalente del Vietnam, ovvero quegli anni in cui all'Indocina fu corrisposto il saldo della liquidazione coloniale mediante una democratica distribuzione di napalm; [questa roba è curiosa, peraltro: quasi si vorrebbe che all'occorrenza la storia funzioni come lo specchietto magico che il bambino evoca con le dita per riflettere la presa in giro o il malaugurio a lui rivolto;] ma una differenza, a voler guardare, esce sempre: per esempio che i sovietici, al fine di controllare realmente quel territorio - e non di insediare un sindaco di Kabul, peraltro burattinabile almeno quanto compromesso, e per giunta vestito da spaventapasseri - hanno mandato un bel quantitativo di "loro ragazzi" a disfarsi di una gamba o più sulle nostre mine; e tutto questo probabilmente senza il profluvio degli isterici piagnistei de noantri.
E allora a sto' punto che famo? chiediamo scusa pure a Breznev?
"...a marco vorrei dire che senz'altro le nostre moderne democrazie sono un miglioramento rispetto ad Hitler ed Himmler...ma -in vero- non sono il mezzo migliore possibile...e se avessi fatto altri 'confronti' avresti ben visto che non stiamo messi così bene. La nostra sedicente- democrazia è in realtà una oligarchia mascherata e, peggio, burocraticizzata. Con la scusa della 'sicurezza' ci siamo resi la vita impossibile, con la scusa 'capitalistica' dei consumi, ci siamo resi schiavi...lavoriamo in due e produciamo il reddito appena sufficiente per vivere..."
RispondiEliminaE' tutto vero, ovviamente. Non viviamo nel migliore dei mondi possibili, solo uno sciocco lo sosterrebbe. Ciononostante, credo che nessuno di noi vorrebbe vivere nel mondo dei talebani, o di Ceausescu, se è per questo. Il punto è che nel mondo dei talebani non ci dobbiamo vivere noi ma gli afgani. Gli afgani - almeno una parte di essi - vogliono vivere in un mondo che non sia dominato dall'integralismo talebano? Io credo di sì. In questo caso, vanno aiutati? Io credo di sì.
La guerra è un aiuto? Beh, non è il migliore degli aiuti possibili, siamo tutti d'accordo, compreso Bossi, mi pare. Certo la democrazia non la esporti semplicemente con i blindati. Invito solo a considerare una cosa. Siete proprio sicuri che democrazia, legalità stato di diritto ecc. (non parole vuote, cose concrete, concretissime, per me) siano un'esigenza che germoglia spontaneamente nel cuore dei popoli? Secondo voi nell'Italia del '43 c'erano queste esigenze? Siete proprio convinti che i caduti nella spiaggia di Anzio (per citare - sicuramente a vanvera, caro Leonardo - un nostro grande poeta) non abbiano nulla a che fare con la nostra democrazia, quantunque imperfetta e berlusconizzata?
Io una volta avevo delle certezze, in proposito. Adesso non più.
In quanto a chi dice che l'equazione talebani-fascismo sia una stupida semplificazione neocon, sono d'accordo: forse i talebani sono anche peggio. Sono un impasto di ignoranza, supponenza, integralismo religioso, violenza generalizzata, sete di potere, delirio identitario, machismo del cazzo, narcomafia. Basta e avanza.
Questa discussione mi appassiona e quindi voglio aggiungere una cosa. Qualche scenario di guerra l'ho visto. Sono stato in Congo con i pacifisti. Vi assicuro che quando si scatena la violenza più cieca e brutale tutti invocano l'intervento armaro, perlomeno a difesa dei civili. Il punto ormai non è più "armi sì o no", "eserciti sì o no". A meno di non essere pacifisti ad oltranza per imprescindibili ragioni di carattere etico-religioso. Il punto è - come sempre - chi ha il monopolio della violenza, chi la usa, come la usa e perché la usa. Quando l'Occidente interviene negli scenari di guerra per "portare la pace" suscita sempre sospetto (come minimo): noi abbiamo esportato la tratta degli schiavi, il colonialismo e l'apartheid. La democrazia è stata forse un prodotto secondario, in qualche caso.
RispondiEliminaI Caschi Blu, l'Onu, sono solitamente presentati all'opinione pubblica come l'antitesi delle "guerre umanitarie pelose", chiamiamole così. pPrò i caschi blu fanno pochissimo, non hanno mandato, sono vittima dei veti incrociati, in Ruanda hanno lasciato fare nonostante il loro comandante avesse un piano. Dunque? Lasciare le cose come stanno? Aspettare che i popoli maturino autonomamente ecc. ecc. ? Non è meglio infilarci dentro le mani, in questa materia ribollente? Non è meglio chiedersi se economia, diplomazia, eserciti e cooperazione allo sviluppo possono darsi una mano, per esempio? Senza illudersi che qualcuno abbia la bacchetta magica, ovviamente.
Bossi, andandosene dall'Afganistan, forse pensa di sanare una contraddizione del centrodestra: com'è che pensiamo di occidentalizzare una nazione di 30 milioni di abitanti che di occidentalizzarsi non ne ha mai voluto sapere, e allo stesso tempo vogliamo cacciare gli islamici con l'alibi che non si possono occidentalizzare nemmeno qui dove sono il 2% ?
RispondiEliminaMa io non posso veramente credere che qualcuno oggi possa pensare che un sistema per evitare i nostri problemi (padri islamici che ammazzano le figlie) sia fare la guerra in un Paese islamico a caso lontano decine di migliaia di chilometri.
RispondiEliminaMa Dio Santo e Misericordioso, ma in Italia abbiamo un problema di tolleranza religiosa (e io sono il primo a credere che lo abbiamo) ci sono migliaia di cose che possiamo fare per risolvere il problema, prima di andare a fare la guerra in Afganistan. Con gli stessi soldi possiamo aumentare gli insegnanti e l'orario scolastico (la scuola è il primo luogo di integrazione dei ragazzi e delle famiglie). Apriamo consultori inter-religiosi, così se il padre della tua ragazza ti manda un sms con scritto "ti ammazzo" tu vai a parlare del problema con uno che non è subito un carabiniere, ma magari un assistente sociale di origine araba. Cerchiamo le associazioni islamiche più aperte al dialogo, le finanziamo, (e perché no, infiltriamo le altre). Magari li lasciamo liberi di aprire luoghi di culto, come è previsto dalla Costituzione, di modo che sia anche più facile entrare e sentire cosa dicono.
Tutto questo si può iniziare a fare coi soldi dei Lince. L'idea che quello che succeda nei nostri quartieri vada risolto a Kabul è aberrante.
leonardo: tutto ok tranne "infiltriamo le altre". gl'infiltrati non gettano acqua sul fuoco, né si limitano a raccogliere prove per incriminare chi di dovere; gl'infiltrati, dacché esistono, compiono il loro lavoro spingendo perché si commettano crimini, danno voce alle istanze peggiori. l'infiltrato in un gruppo non è quello che dice calma ragazzi che finisce male, l'infiltrato è quello che dice dai, sù, spacchiamo un po' di teste, bruciamo tutto.
RispondiEliminaIl problema dei padri assassini non si risolve certo dall'altra parte del mondo (men che meno invadendo l'Afghanistan). Tuttavia se l'Occidente fosse un po' meno spudorato in politica, cioè agisse in modo diverso sulla questione palestinese, ad esempio, il senso di contrapposizione e di eroismo che fa appiccicare a tradizioni religiose e violente persone sradicate e povere sarebbe fortemente indebolito nel suo valore simbolico.
RispondiEliminasolo per complimentarmi con la semicitazione di andrea pazienza
RispondiEliminaC'è un errore a monte del ragionamento, ovvero il concentrarlo tutto sull'esportazione della democrazia. Ma esperti e osservatori imparziali hanno detto e spiegato che è dimostrato che la presenza militare occidentale in Afghanistan limita l'espansione di basi di Al Qaeda e simili nel paese, ed è uno dei fattori che hanno contribuito a una riduzione degli attacchi terroristici islamisti in Occidente. Poi uno può discutere del criterio, se sia fondato ed efficace davvero: ma rimuoverlo e discutere solo della questione democrazia è fuorviante (la democrazia in Afghanistan è cosa di decenni se va bene, dicono quelli che se ne occupano).
RispondiEliminaLa democrazia in Afganistan è cosa da decenni, bene: nel frattempo le elezioni col dito colorato a cosa servono?
RispondiEliminaIl punto è tutto qui. L'escalation delle ultime settimane e una chiara e prevedibile conseguenza delle elezioni col dito colorato. Non sono democrazia, gli esperti e gli osservatori se glielo chiedi te lo dicono. E allora cosa sono?
La mia sensazione è che siano una recita che facciamo fare a loro per uso nostro. Loro si tingono il dito, loro poi rischiano di farselo mozzare perché non siamo in grado di difenderli, e noi ci raccontiamo che stiamo riscattando l'Afganistan dal medioevo. Poi si tira una riga sulla lavagna, e quelli che ci credono sono "progressisti"; quelli che hanno dubbi sono "reazionari".
Se uno però insiste, metti uno un po' incarognito come me, se non si fa fregare... i progressisti calano la maschera e dicono ok, lo sappiamo che non è la vera democrazia, è solo una specie di paravento, per la democrazia vera servono i decenni... in realtà l'Afganistan ci serve per ammazzare gli esponenti di Al Qaeda in loco, così non si fanno esplodere da noi. Cioè, in pratica la dottrina Bush. Che quasi ogni anno fa più morti dell'11 settembre: ma siccome muoiono da qualche altra parte, e non parlano inglese, la consideriamo una riduzione del danno.
Va tutto bene, eh. Basta non andare in giro a sostenere che "siamo progressisti" o "siamo buoni". No: non siamo buoni e non stiamo progredendo.
Sarebbe bello sapere dagli """esperti""" qualcosa riguardo ai benefici derivanti dal mandare i nostri militari in Lapponia; chè Natale si avvicina e noi occidentali al regalo ci si tiene parecchio.
RispondiEliminaQuindi secondo te le ragioni di questa guerra non riguardano la presenza strategica ed economica degli USA nella regione?
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