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giovedì 10 giugno 2010

Elogio del bavaglio

Siamo alla fine.
Per qualche anno ci siamo informati, ci siamo indignati, eccitati, divertiti. Abbiamo ascoltato cose che in fondo sapevamo già – però fa tutto un altro effetto, sentirle con le proprie orecchie. È stata un'epoca pornografica, forse col tempo ce ne vergogneremo: ma certi momenti non li dimenticheremo mai, li terremo sempre con noi. Ecco l'elenco completo.


E la n. 1 tra le Intercettazioni Che Ci Hanno Fatto Sognare è...

1) Per sollevare il morale del capo
Noi italiani poi non è che chiediamo tanto. Magari un po' di chiarezza, questo sì. Siamo una democrazia o siamo in una dittatura? Non si riesce a capire; in entrambi i casi la situazione non ha senso. In un regime di democrazia, un dirigente politico intercettato che ammetta di aver lucrato favori sessuali per ottenere la maggioranza in Senato cosa fa? Si dimette? Non sarebbe nemmeno sufficiente. Rendetevi conto un attimo di quello che intendeva combinare questo signore: far cadere un governo, gettare un Paese intero nel caos (il nostro Paese), comprando una signorina a un senatore. Uno così, in una democrazia, se lo scoprono, che fa? Si ritira dalla vita politica? Ma probabilmente anche dalla vita pubblica: si ritira in uno chalet in montagna e passa il resto della vita a pregare che la vergogna non gli sopravviva. Questo in una democrazia.

In una dittatura, per contro, lo scambio di favori sessuali e politici potrebbe anche essere all'ordine del giorno: ma un'intercettazione di questo genere non si sarebbe mai ascoltata. I nastri sarebbero distrutti, i magistrati sollevati dall'incarico, i giornalisti multati e deportati. E quindi, insomma, noi cosa siamo? Forse il problema è tutto qui, nel non riuscire a essere né carne né pesce. Al punto che persino io, che non ho mai potuto soffrire il concetto del tanto-meglio-tanto-peggio, mi scopro pronto a intonare il mio piccolo elogio della ghigliottina: nascondeteci le intercettazioni, toglieteci la libertà di stampa, e non trascurerei la necessità di oscurare internet, o almeno recintarla, come in Cina. Perché è quello che siamo: inutile fingere di essere diversi.

Siamo cresciuti col mito del Watergate: nel nostro inconscio collettivo campeggiava l'immagine di Humphrey Bogart che fa ascoltare al prepotente smascherato il rumore delle rotative per telefono: that's the power of the press, baby, non puoi farci niente. Al giorno d'oggi gli riderebbero in faccia, al signor Bogart. The power of the press, ma fammi il piacere. Non si dimette nemmeno un mafioso, perché dovrebbe dimettersi un magnaccia? Non si dimette nessuno. Le campagne di Repubblica, le inchieste di Report, i comici a Raitre, non sono opposizione; sono una valvola di sfogo che impedisce al calderone berlusconiano di scoppiare. Ascoltiamo il nostro scandalo settimanale e ci sfoghiamo. Addirittura ogni tanto ci fanno persino vincere le elezioni, avete notato? Una farsa. Abbiamo avuto D'Alema, Amato, Prodi – sono venuti, hanno rimesso più o meno a posto i conti, ma intanto chi regnava sugli italiani? Chi plasmava il nostro immaginario? Chi teneva le fila del vero potere? Sentite come lo tratta Saccà: lo chiama “Presidente”. Presidente di che? Siamo nel 2007, in teoria SB è un privato cittadino. Non fosse esilarante per decine di altri motivi (il giudizio tranchant su Martinelli, "senza alcuna piangeria", "Perché Legnano è Legnano"), la madre di tutte le intercettazioni meriterebbe di essere imparata a memoria perché ci fa sentire la Voce del Padrone. Nulla che non intuissimo già, si capisce: è da una vita che ci immaginiamo che le cose in Italia vadano avanti con telefonate così. E poi finalmente un giorno ne abbiamo ascoltata una. Possiamo chiedere di più? Vogliamo un pornosilvio tutte le settimane? Non è possibile. Se fossimo una democrazia, Berlusconi non avrebbe resistito a una botta del genere. Evidentemente non siamo una democrazia.

Ma allora chiedo coerenza. È da vent'anni che il calderone antiberlusconiano fischia, fischia, non sa fare altro, non se ne può più. Diamoci un taglio. L'altro giorno ho rivisto il tg1, c'era Berlusconi al telefono, ha parlato per cinque minuti senza interviste né contraddittorio (diceva che non mi avrebbe messo le mani in tasca, ho stretto le natiche d'istinto). È ancora poco. Io voglio Berlusconi per venti minuti tutte le sere, a reti unificate. Mi stanno bene Santoro e Floris, purché i loro ospiti parlino unicamente di Berlusconi, e ne parlino bene. Io voglio sanzioni pecuniarie, non per chi parla male di Berlusconi, ma per chi omette di parlarne bene in qualsiasi discorso. Voglio una lode a Berlusconi in calce a tutti i resoconti sportivi della Gazzetta, a tutti gli oroscopi, a tutte le recensioni del Mucchio.

Io accetto di vivere sotto una dittatura, purché sia una dittatura seria, senza telefonate e altri siparietti; senza facili illusioni di opposizione e democrazia. Che il duce faccia il duce, non voglio più vedergli le mutande. E mentre scrivo questo io so che da qualche parte Tremonti e Berlusconi, davanti ai veri numeri di bilancio, fantasticano quanto sarebbe bello andare alle elezioni dopodomani e perderle di misura; e farsi governare per un altro paio di anni da un utile idiota, un Prodi o un Bersani: qualcuno che metta le mani nelle famose tasche e si faccia fischiare di conseguenza. E invece no, signori: avete voluto l'Italia, l'avete vinta, adesso ve la tenete. È la pagina più buia dal dopoguerra, e tocca a voi voltarla. Ogni disastro sarà colpa vostra e non ci sarà nessuno in tv o sui giornali a rinfacciarvelo. Solo signorine sorridenti che dicono che va tutto bene. Dobbiamo calare a picco con le marcette militari.

C'è stato in noi, nel nostro opporsi fermo, qualcosa di donchisciottesco. Ma ci si sentiva pure una disperata religiosità. Non possiamo illuderci di aver salvato la lotta politica: ne abbiamo custodito il simbolo e bisogna sperare (ahimè, con quanto scetticismo) che i tiranni siano tiranni, che la reazione sia reazione, che ci sia chi avrà il coraggio di levare la ghigliottina, che si mantengano le posizioni sino in fondo. Si può valorizzare il regime; si può cercare di ottenerne tutti i frutti: chiediamo le frustate perché qualcuno si svegli, chiediamo il boia perché si possa veder chiaro.

36 commenti:

  1. Bello.
    Una sola osservazione. Un ministro delle Finanze che davanti a un'evasione fiscale di 120-160 milioni annui non sa in quali tasche mettere le mani e quasi spera che tocchi governare all'opposizione o è un incapace o è un complice. O entrambi. In ogni caso, poco credibile.

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  2. bello. un po' guevarista (come me del resto) ma bello.

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  3. Solo una cosa sull'appellativo "Presidente". E' un vizio comune in certi ambienti... prova a fare un giro alla Camera/Senato & co. E' pieno di Presidenti, di Gruppo, di Commissione, del Gabinetto degli uscieri...

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  4. Il brutto del "tanto peggio tanto meglio" è che è troppo ottimista.
    E' come se qualcuno si aspettasse che dopo la catastrofe ci sia una purificazione e un nuovo inizio. Balle.
    Mettiamo di andare alla dittatura come l'Argentina. Cosa viene dopo? La bancarotta. E poi Menem, e un'altra bancarotta. E poi di nuovo i peronisti. Qualcosa fa intravvedere un progresso? Visti da fuori sembra solo che abbiano perso quarant'anni. Se si peggiora, si peggiora, non ci sono reti e non ci sono molle.

    p.s.: come la Cina una sega.
    Da noi si possono leggere giornali esteri; si può emigrare liberamente, ci si può spostare nel paese senza il passaporto interno, si può scioperare, si può scrivere e parlare (fino a oggi pomeriggio), si possono licenziare i parlamentari, non ci possono entrare in casa i poliziotti, non siamo soggetti a misure amministrative di detenzione, e in teoria potremmo perfino manifestare senza che ci sparino addosso. Peggio è peggio.

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  5. Buon per te che l'hai pubblicato, stavo già partendo per Carpi con la mia mente fragile....

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  6. Sì, e aggiungerei pure masochistichissimamente che la crisi economica si aggravi, e che a pagarne le conseguenze siano soprattutto coloro che sostengono il Duce. La povertà non è il peggiore dei mali.

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  7. Non può essere dittatura aperta semplicemente perché i paesi stranieri non potrebbero far finta di nulla, anche se sono ignorante non credo che l’Italia abbia un’influenza economica tale da giustificare la chiusura degli occhi da parte dell’Europa o dall’America.
    La maggior parte, paciarotta, legge il tgcom, guarda i tg delle reti principali, si sentono informati e stanno bene.
    E’ strisciante, è Fahrenheit 451
    e funziona.

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  8. "E’ strisciante, è Fahrenheit 451
    e funziona."

    Grande!

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  9. Sì... funziona perché è strisciante...è Fahrenheit 451...
    Sempre più pochi se ne accorgono... perché quanti, oggi, ne hanno letto il libro? E quanti possono aver visto il vecchio film?

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  10. "E’ strisciante, è Fahrenheit 451
    e funziona." complimenti

    la nostra generazione ha un compito:
    quando tutto questo sarà finito dovremo raccontare a che punto eravamo arrivati prima che spegnessero la luce

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  11. hai intenzione di tradurlo in inglese? please!!!

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  12. ho ascoltato l'intercettazione e ho deciso

    un giorno andrò da uno psicanalista, lo pagherò per una, due ore, quello che serve, e lui dovrà spiegarmi

    perchè a me viene da vomitare (letteralmente, mi viene la nausea) e per questi invece è normale?
    siamo geneticamente diversi? ho subito degli abusi da piccolo? come si fa a dire "mi scusi, senza piaggeria" senza essere colti da dissenteria fulminante?

    cazzo, se ti vendi per soldi o per altro capisco, ma non strisciare

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  13. Davvero, hai detto tutto quello che si doveva dire. Non so quanti, ma credo tantissimi, oggi, la pensano esattamente come te e me. A tutti dico: c'è rimasta la memoria, salviamo, stampiamo e conserviamo questo articolo e articoli come questo. Non dimentichiamo mai di aver vissuto il periodo di maggior buio intellettuale della storia italiana.

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  14. Grazie Leonardo. Quanto scrivi è l'amara verità. L'unica consolazione è sentirmi partecipe col tuo “noi”. E soffrire insieme dà mezzo gaudio.
    Un abbraccio

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  15. Allora. Berlusconi viene appellato 'presidente,' anche quando non presidente del consiglio in carica, per lo stesso motivo per il quale tu, Leonardo, se ti trovassi a parlare con, mettiamo, Ciampi, o Scalfaro, o Prodi, spontaneamente li chiameresti 'presidenti,' e non certo Azeglio o Oscar o Romano. È una sciocchezza, che hai scritto, su un dettaglio insignificante; ma è, credo, conseguenza e sintomo della tua scarsa lucidità sull'argomento. Ciò che ironicamente invochi non è la semplice conclamazione 'legale' della dittatura; ma proprio la sostanza di essa. Se non c'è un'effettiva soppressione della libertà di parola, e per effettiva intendo che adesso non potremmo stare a fare questa discussione, poiché la polizia postale avrebbe già oscurato il sito e prelevato di forza il suo estensore per interrogarlo, non c'è dittatura. Ci capita di vivere sotto un regime politico mediocre, inetto, diastroso: ma non sotto una dittatura: mi spiace, non siamo così sexy. A proposito di cos'è una dittatura e cosa non, e a proposito anche delle tue amate e già rimpiante intercettazioni, rivediti 'la voce degli altri,' e cerca di pensare, durante e dopo il film, e poi pensa due volte, prima di venire qui a scrivere tuoi argomenti che credi tanto puntuti e intelligenti, che a me sembrano invece un implicito insulto verso chi ha vissuto o vive sotto una dittatura vera. Quanto al watergate, al rumore delle rotative, alla potenza della stampa... Leonardo, cresci.

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  16. Un presidente della Repubblica, alla fine del suo mandato, diventa Presidente emerito. Berlusconi non lo è. Se lo incontro lo chiamo onorevole, al limite eccellenza (lui però insiste per farsi chiamare "Presidente": a trent'anni pare che si prese un ceffone dalla madre e rispose: "ma come, io sono il Presidente". Della Edilnord).

    Ho perso il conto di quante volte devo pensare: durante il film, dopo il film, e poi due volte? Cioè, mi chiedi di pensare quattro volte prima di scrivere un pezzo? Mi sopravvaluti, e di molto.

    Il tuo invito a crescere mi ha segnato così profondamente che penso passerò il resto della serata a guardare ("a proposito di cos'è una dittatura e cosa non") il Dittatore dello Stato Libero di Bananas, un paio di volte, cercando di pensare all'inizio, alla fine e nell'intervallo dopo il primo tempo, per un totale di sei pensieri. Più un'altra pensatina al bagno. Va bene così?

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  17. Da ieri mi sento una chiavica, ma leggere pezzi come questo mi fa pensare che alla fine non son proprio da sola.
    Ci penso da un po': finchè ci sono valvole di sfogo, un contenitore posto in pressione non scoppia. Meglio levarle tutte e fargli fare il botto. Ma temo siamo abbastanza furbi da averlo capito anche loro ...

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  18. "Se non c'è un'effettiva soppressione della libertà di parola..non c'è dittatura"

    no, caro Domenico, la sostanza della dittatura non è la libertà di parola assente, questa è la definizione che gli yankee hanno imposto all'occidente nel dopoguerra per definire sè stessi come democratici per definizione e i regimi a loro opposti (nazista prima e sovietico poi) dittature. ma non basta la libertà di parola per non avere dittatura. Si ha dittatura, e questo in Europa lo si sa benissimo da secoli, quando il dittatore ha la certezza assoluta dell'impunità. Quando la legge non è uguale per tutti, siamo in dittatura.

    Rileggiti Alfieri:
    «TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni QUALUNQUE GOVERNO,IN CUI CHI E' PREPOSTO ALLA ESECUZION DELLE LEGGI, PUO' farle, distruggerle, INFRANGERLE, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, CON SICUREZZA D'IMPUNITA'.
    E quindi, O QUESTO INFRANGI-LEGGE sia ereditario, o SIA ELETTIVO; usurpatore, o LEGITTIMO; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, CHIUNQUE HA UNA FORZA EFFETTIVA CHE BASTI A CIO' FARE, E' TIRANNO; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo."

    Tu insorgi contro chi chiama dittatura il regime attuale perchè sai benissimo che se ti si toglie il velo della libertà di parola rimane lo schiavo nudo. Ma sempre schiavi restiamo, con o senza libertà di parola.

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  19. Tanto sarcasmo, pochi argomenti. Forse è vero che ti sopravvaluto. Ti ritengo una persona intelligente, ma quando scrivi a proposito di Berlusconi hai dei paraocchi grandissimi, e per questo ti critico. Capisco, immagino sia un uno dei lati negativi della popolarità: perché sforzarsi di riflettere, quando puoi andare col tuo solito pezzo disperato/indignato e raccogliere gli applausi della claque, sempre in cerca di rassicurazioni? Ma, questo tipo di blog, non servirebbe a discutere/riflettere? Altrimenti qual è il senso? Prima ho avuto un lapsus, il film è 'La vita degli altri,' ma immagine avessi capito. E, certo, è solo un film, e se ti sembra troppo riduttivo come spunto di riflessione, ti posso indicare tantissimi libri e reportage su Cina, Corea del Nord, Iran, Cuba, Russia...

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  20. Amaryllide, prima ho sbagliato: non credo ovviamente sia la libertà di parola l'unico indice che permette di distinguere fra dittatura e democrazia; ma che ci sia, o non ci sia, fa molta differenza. Non è un'invenzione degli yankee, è un fatto oggettivo. E, no, se mi 'rileggo' Alfieri, non riesco, con tutta l'onestà intellettuale di cui sono capace, a vedere quella situazione in Italia. Ma, chissà, senza ironia, forse sono io lo stupido inconsapevole, e fra vent'anni, quando questo sarà ricordato come il nostro secondo fascismo, me lo potrete rinfacciare, e inchiodarmi a questi commenti. Mi riservo, se avrò il tempo e la voglia, di scrivere un post sul decreto sulle intercettazioni sul mio blog: mi sono fatto un'opinione, ma la voglio raffinare e sarebbe lungo scriverla qua (ho già approfittato troppo di questo spazio), se e quando te lo segnalerò.

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  21. Bravo, collega. Io quel testo di Gobetti lo leggo in classe ogni anno, non serve dire altro
    Girolamo De Michele

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  22. Salve a tutti.
    Il peggior effetto di tutte queste storie e di questi ultimi anni è stato la nascita (parlo solo per me ovviamente) di un vero e proprio desiderio di vedere l'Italia sprofondare improvvisamente in una situazione tipo Grecia, solo più grave.
    Vorrei vedere tutte le università chiudere insieme a tutti gli enti di ricerca e vorrei vedere questa nazione cacciata dall'Euro.
    E' questo che non mi va bene, che mi abbiano portato a desiderare situazioni del genere per potermi godere la reazione sorpresa della gente semplicemente "for teh lulz".

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  23. A me viene solo da piangere.
    Ciao, Leonardo! Sei bravissimo!
    Silvia

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  24. Non è che La vita degli altri mi sembra riduttivo. E' che, alla mia non più tenerissima età, non ho bisogno di vedere un film per ricordarmi com'era Berlino quando c'era il muro. Portavo già i calzoni lunghi.

    Mi consigli reportage sull'Iran, la Cina, la Corea del Nord... mi prendi per scemo? Cioè: secondo te io non ho una vaga nozione di cosa siano Iran, Cina o Corea del Nord?

    Ma il punto qual è: che non è dittatura finché non c'è la tortura o il coprifuoco? Finché non ci spiano e non ci fucilano la dobbiamo considerare democrazia? Anche se la concentrazione mediatica non consente agli italiani di informarsi correttamente? Anche se la legge elettorale è una farsa? Anche se il Parlamento è esautorato?

    E se invece qualcuno comincia a definirla tirannide, questo secondo te costituisce un'offesa nei confronti del nordcoreano o del cinese? Me li immagino, questi nordcoreani offesi dal mio post.

    Il punto è tutto qui: dobbiamo smetterla di considerarci liberi soltanto perché abbiamo una qualità di vita ancora accettabile e sei telegiornali diversi (ancora per poco). Finché ci nascondiamo dietro la scusa che in Iran si sta peggio non andiamo da nessuna parte.

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  25. Di "Dittatura Democratica" ha parlato Giovanni Sartori...
    Bhe, può sembrare un ossimoro, ma d'altronde l'Italia è diventato il Paese dei Paradossi.

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  26. Con tutto il rispetto per Sartori, il cui intervento è sicuramente utilissimo qui ed ora, di limiti della democrazia e di democrazia apparente si parla da decenni.

    In america latina (se ne intendono) hanno definito 4 diverse fasi o macro-modelli:
    dictadura, dictablanda, democradura, democracia.
    Non so se al momento siamo più in
    http://en.wikipedia.org/wiki/Dictablanda
    o in
    http://en.wikipedia.org/wiki/Democradura.

    Quel che è certo è che l'inerzia non è per nulla in direzione democracia.

    (per cina, iran, corea del nord.. sarebbe poi interessante esaminare la situazione del diritto d'asilo nel nostro paese nei casi di richiedenti di queste nazionalità. Ma è un altro discorso, e richeiderebbe almeno la lettura intera di quei noiosi rapporti di amnesty).

    Probabilmente la definizione migliore di quel che sta accadendo la scriveranno gli storici.

    Però il tanto peggio tanto meglio, no. Se continua così probabilmente resterà solo un'opposizione ideologica, di cui il "regime" ha bisogno; perdendo gradualmente esperienze di partecipazione, abitudine democratica, antidoti alla violenza strutturale, conoscenze, competenze e relazioni - eccettera. Ho l'impressione che rischiamo di giocarci molto di quello che abbiamo di costruttivo e positivo in questo paese, schiacciati dall'immaginario berlusconiano che ha sempre più strumenti e meno antidoti.
    Tanto peggio è tanto peggio. Non so quanto l'ennesimo arrogante affondo possa cambiare questa inerzia: mi sembra invece che si abbia la sensazione di non riuscire più a starci dietro alle porcherie. Mentre nulla sembra scalfire il consenso, pare prevalere la rassegnazione. E quel che bolle tra la gente, l'alternativa che può nascere, sembra ancora peggio (come già ci siam liberati di Craxi in un modo che ha favorito l'emergere di Berlusconi e Bossi).
    Col bavaglio le cose sono ancora più chiare: cambierà qualcosa? Lo spero: ma credo che sarà per gli anticorpi che già abbiamo, e servirà se si riesce a toglierlo subito, il bavaglio.

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  27. Potrebbe esserci un lato positivo però: i giornali non avrebbero modo di riempire pagine e pagine per parlare *solo* di avvisi di garanzia, di piccoli sindaci che fanno il favore all'amante per trombarsi la moglie di un altro.
    Potrebbero dover inziare a parlare di politica.
    Se non si può più parlare delle telefonate di Berlusconi bisognerà iniziare a concentrarsi sui suoi programmi politici (e quelli dell'opposiuzione) per poter riempire le pagine.
    Potrebbe essere un effetto positivo, no? (a voler veramente sforzarsi di vedere il bicchiere mezzo pieno, ovviamente)

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  28. @Domenico, leonardo
    Domenico, io sto con Guzzanti (e con leonardo): il punto è che in questo paese Berlusconi non viene valorizzato.
    "Questo è un paese in cui se un dittatore non si mette il cappellone, non spara per aria, non vedete il passo dell'oca fuori dalla finestra, non vi raziona il pane, non lo prendete sul serio."
    http://www.youtube.com/watch?v=QoqUpzRD49M

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  29. Che non siamo più in uno stato democratico, questo è sotto gli occhi di tutti, e bisognerebbe essere ciechi per non vederlo. Basti considerare che siamo ormai in un sistema a cui manca il potere legislativo. Il Parlamento viene nominato e non eletto, e certo anche per questo, si è fatto sottrarre tuto il potere di fare le leggi dal governo, che procede a colpi di decreti legge e di votazioni della fiducia. Cosa vota? Vota cose del tutto incomprensibili, tipo leggi che riguardano la disciplina, chessò di certe derrate alimentari, assieme, si tratta sempre di un esempio fantasioso, alla disciplina del finanziamento alal stampa. Il disprezzo che il governo manifesta apertamente verso il parlamento è palese, e solo dei parlamentari felloni ed incapaci, senza alcuna dignità, possono sopportarsi tutto questo.
    Detto ciò, trovo infantile il "cupio dissolvi" del post: non c'è nulla di positivo ad esempio a distruggere il settore culturale, oppure ad abituare la gente a sentire soltanto il bollettino del dittatore dalla voce di Minzolini, nulla per cui dovremmo attenderci alla fine una reazione purificatrice. Lo si può credere, ma è un articolo di fede, come credere alla santissima trinità.
    Altro discorso è quello economico, il popolo tiene molto di più a soddisfare la fame che il suo ipotetico bisogno di libertà. Su questo, lasciamo pure operare in pieno la crisi internazionale, ma così il problema travalica la dimnsione nazionale. Anche qui, solo i ciechi possono non accorgersi che il mondo è ormai ostaggio di gruppi di potere finanziario-mafiosi, e che l'abilità dei governanti (vedi Tremonti, ad esempio) sta nell'assecondare pedissequamente gli ordini che riceve. Il fatto è che questi gruppi, così potenti, sonop anche così ingordi che stanno strangolando il mondo, e finiranno col distruggere sè stessi, come un virus distrugge sè stesso, distruggendo l'organismo che ha parassitato.
    Mi dispiace non essere nè ottimista, nè così banalmente drastico come lo è il post che i soliti lettori un po' superficialetti sembrano molto gradire. Se si ragiona, ma è sempre soltanto una delle opzioni disponibili, allora si capisce che questo patetico buffone che ci governa opera in un vuoto di idee e di iniziative di un'opposizope di fatto inesistente, e ciò che è più grave è che tutti gli attuali leaders mondiali, Obama incluso, non hanno nè le idee, nè il coraggio di opporsi a questa cupola affaristico-mafiosa che ha preso stabilmente in mano l'economia del mondo, e tramite l'economia, il potere in senso lato. In questo senso, dubiterei che in germania, per esempio, si possa dire che esista una democrazia. Brutti tempi, gente...

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  30. Leo, mi sono soffermato solo sul commento di Domenico, e ti invito a contestualizzarlo. Specialmente noi scienziati politici (lui, poi, è di due anni più giovin di me - cosa che bisogna star lì a misurarsela, la lunghezza delle rispettive braghe); e i teorici politici, poi, ancora peggio e più di sovente; noi tendiamo da una parte a voler continuamente appigliarci alla definizione formale di 'democrazia' e 'autoritarismo', e dall'altra vogliamo relativizzare qualunque situazione a quanto di illiberale c'è nel mondo.
    E, rispetto a questi due elementi, la situazione italiana assume tutt'altri connotati.
    Perché ammettilo: se t'invitassi a dirmi cosa cambia tra queste destra e sinistra, da una parte, e il nostro modello di sinistra illuminata dall'altra, nel livello delle possibilità di esprimere le tue opinioni e le mie, saresti nella merda. Arriverebbero ad altri? Quali altri, e che interesse avrebbero a leggerci? E' un problema del governante o sono stronzi i governati? O forse siamo noi a rappresentare un'élite piuttosto ristretta - anche se relativamente sempre più gremita - che reclama più libertà perché siamo gli unici a cui non basta?

    Sei in ottima compagnia quando dici che esistono differenti livelli di salute della democrazia - ma come li misuri, non mi sembra tu l'abbia mai detto, a parte qualche appello al deconcentramento mediatico. Allora, vediamo. Si tratta della partecipazione della società civile? E dove: alle elezioni, nei partiti, alle manifestazioni, nei sindacati, nei comitati di base, nelle associazioni spontanee? Si tratta della capacità di esprimere un'opinione o nella possibilità che un massimo di pluralismo d'opinioni raggiunga tutti? Qual è l'optimum tra informazione e disinformazione? Vogliamo persone più informate ma - magari - violentemente partecipi al dibattito politico, o meno informate ma più noiose e, per questo, politicamente pacifiche? (nota che a quest'ultimo argomento generalmente mi si risponde dicendo che la violenza domestica non si attenua con l'ottusità delle persone, anzi, si inasprisce: ma quanto diminuirebbe, con la loro educazione, rispetto ai morti che faremmo per le strade? E quali delle due morti preferiamo? Dipende, mi sa tanto, di nuovo dall'ideologia e dalla nostra scelta di un'estetica politica - romantica, rivoluzionaria; o pessimista, gattopardiana; o confusa)
    L'optimum di liberalità, poi, che non per definizione ne esprime il massimo per tutti (per me, liberale e libertario, lo sarebbe; ma se mi scontro con la realtà quotidiana torno a casa spesso con le ossa rotte, da ammonticchiare nella scatola dei cattivi sentimenti), deve essere raggiunto attraverso un processo: come, violento o no? E durante quell'interregno, cosa ce ne faremmo della massa inerziale di rincoglioniti provenienti dal regime catodico? Rivoluzione culturale, lavori forzati per demariadefilippazione?

    I livelli di democrazia non dipendono, insomma, da fattori misurabili oggettivamente. Proprio per questo sono territori tortuosi e scivolosissimi, che han colto in fallo più di un pensatore. Anche chi, come Eco per esempio, è abituato a cavillare sul linguaggio, cioè a teorizzare qualcosa che non potrebbe essere più pratico, ha sparato - secondo me - delle sonore stronzate quando s'è trattato di criticare l'impero mediatico di Berlusconi.
    Che è il peggio del peggio almeno perché dà a tutti un pessimo modello da seguire, ma che non è un dittatore. Perché, e torniamoci, una dittatura o un autoritarismo, ancorché blandi, sono riconoscibili, e prevedono tutta una serie di tratti caratteristici e oggettivamente (vuoi che lo eviti, e ti dica 'storicamente'? E va bene, ma è lo stesso) evidenti che nel caso italiano degli ultimi venti anni non si verificano: nemmeno uno.

    (1/cont.)

    Billy Pilgrim (scusa, ma non riesco a postare con il mio account - maledizione)

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  31. (2/cont.) Tutto questo per dire che il livello ottimo di democrazia, che per me l'Italia non ha mai raggiunto, è nelle teste di ognuno di noi e sempre diverso, e che per me ti lamenti davvero troppo, trattando i governi come nazionali di calcio. (non che non mi sia accorto della carica ironica di questo post, figurati: ma Domenico non l'ha fatto, e tu sei tornato a rispondergli per le rime, in parte cedendo al tono del suo intervento)
    Di nuovo, ad esempio: Prodi così rincoglionito non m'è mai parso, e più invecchia più mi sembra uno dei pochi buoni mai giunti ai vertici del paese dopo Tangentopoli e la Bolognina. Individuare quel livello ottimo di libertà democratica è difficile; e parlare di dittatura fluida, autoritarismo a cristalli liquidi, populismo mediatico è sì interessante, ma nessuno che l'abbia fatto è mai riuscito a convincermi, convincendomi dunque che si tratti di nuovo dell'abilità dialettica del singolo interlocutore più che di tratti oggettivi del Paese.

    Torno infine al punto che fin qui avevo ignorato: mi basta dare un rapido sguardo al mondo che ci circonda - e non pretendo regimi conosciuti e totalitari o loro squallide copie carbone, ma anche soltanto i Balcani orientali, il Caucaso, l'Africa settentrionale e il Centroamerica - perché il sistema-paese italiano mi appaia per quello che è: una decente medietas sempre sull'orlo del baratro, ma che non cade mai, in balia di un vecchio pensionato psicolabile che, nonostante tutto, è veramente incapace di esercitarvi l'influenza e il potere che desidererebbe.

    (sempre) Billy Pilgrim

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  32. Tu scrivi:

    "Perché ammettilo: se t'invitassi a dirmi cosa cambia tra queste destra e sinistra, da una parte, e il nostro modello di sinistra illuminata dall'altra, nel livello delle possibilità di esprimere le tue opinioni e le mie, saresti nella merda. Arriverebbero ad altri? Quali altri, e che interesse avrebbero a leggerci? E' un problema del governante o sono stronzi i governati? O forse siamo noi a rappresentare un'élite piuttosto ristretta - anche se relativamente sempre più gremita - che reclama più libertà perché siamo gli unici a cui non basta?"

    Non ci ho capito niente.

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  33. A furia di copiaincolla mi son perso, hai ragione.
    Riscrivo:
    "Perché ammettilo: se t'invitassi a dirmi in che modo cambierebbe il livello della nostra libertà d'espressione tra questa democrazia e il tuo modello di paese democratico, saresti nella merda. Le tue opinioni raggiungerebbero altre persone? A chi, e che interesse avrebbero a leggerci? Le tue opinioni sarebbero più condivise? O muterebbe il rapporto dialettico che intercorre tra opinioni differenti, la maniera nella quale ognuno considera le opinioni degli altri?
    E poi: è un problema del governante di questo tipo di democrazia o sono stronzi i governati che l'hanno scelto? Quanta parte di autonomia è negata al governato medio dal quasi-monopolio mediatico, e in che modo?
    O non sei forse tu il rappresentare un'élite piuttosto ristretta - anche se relativamente sempre più gremita - che reclama più libertà perché non gli basta? E se non ti basta, è un problema tuo o del paese?

    (nuovamente, e scusandomi per il casino, e consapevole del fatto che queste discussioni le avrai sostenute un altro milione di volte) Billy Pilgrim

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  34. Mah, mi sembri un po' Zenone che si perde nello spazio tra Achille e la tartaruga. Lo spazio tra l'Italia e una qualsiasi democrazia decente è uno spazio concreto e misurabile: non è infinito. Si può percorrere in un senso e in un altro.

    Non riesco a capire cosa devo ammettere. Il livello della nostra libertà d'espressione sarà migliore che in Zimbabwe; però gli spazi televisivi per l'opposizione si sono drasticamente ridotti. Ormai Berlusconi parla senza contraddittorio. E' vero che sulla stampa c'è più libertà, ma ormai la scuola non insegna più a leggere.
    "Muterebbe il rapporto dialettico che intercorre tra opinioni differenti"? Mi accontenterei di molto meno: che gli individui della classe media acquisissero opinioni e non slogan.

    "è un problema del governante di questo tipo di democrazia o sono stronzi i governati che l'hanno scelto?"

    Sul serio fai questa domanda? Ma a scienze politiche di cosa discutete? Esiste nella letteratura scientifica la categoria "stronzaggine dei governati"? Io credo, e non da ieri, che il monopolio mediatico sia stato uno strumento usato in modo criminale, che ha impedito a una fetta consistente degli italiani di vedere e capire cosa stava succedendo. E' una prospettiva un po' paternalista ma è la mia.

    Non rappresento nessuna élite, non vedo in che modo la mia esistenza sulla terra possa essere considerata elitaria. Ho la sfacciataggine di considerarmi più sveglio della maggioranza dei miei simili, questo sì, ma questo non mi rende privilegiato in nessun modo. La libertà che chiedo non è solo per me, ma anche per quelli che non hanno idea di cosa sia, perché non gli è stata mai mostrata. Non è un problema solo mio, non lo è mai stato, io fosse per me svilupperei problemi molto ma molto più raffinati.

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  35. (rileggendomi: anche correggendo ho lasciato dentro almeno tre refusi; mi do sui nervi da solo)

    A scienze politiche si sospende il commento normativo finché non si è conclusa l'analisi descrittiva, ben consapevoli che altrimenti si sfora nell'opinione infondata: e in quest'ultimo caso a prevalere non sono più fatti misurabili in termini oggettivi, ma rapporti di forza. Siamo già nella politica, appunto. Legittimo, basta ammetterlo; magari però senza soggiungere: "ma come fai a non vedere (...)?", insinuando subito dopo: "Dev'essere perché v'hanno insegnato (...)".
    A una lettura superficiale della tua risposta sembra che, quando parli di poltica, tu ti possa accontentare di farlo seguendo il lessico politico, solo un filo più sofisticato:

    "Mi accontenterei di molto meno: che gli individui della classe media acquisissero opinioni e non slogan."

    Ti basterebbe un'opinione argomentata? Non ci credo. Ti serve che quell'opinione fondi i suoi argomenti in fatti che, se non oggettivamente veri, tu puoi verosimilmente credere veri. E di nuovo: credere per credere è un conto, ed è un'opinione cui posso rispondere con un'altra opinione; tentare di dimostrare è tutt'altro.
    Se mi dici che il monopolio mediatico del Banana ha infiacchito le menti e inflaccidito l'agilità mentale dei ragazzi, posso concordare, ma mi chiedo quanta parte abbia avuto l'esistenza del Cavaliere e quanta la tivvù, anche sprovvista di Cavaliere. Se mi dici che il voto per Berlusconi di tante persone tra i venti e i trent'anni dipende dalla sua influenza sui mezzi di comunicazione _veramente_ di massa, ci posso anche stare. Se mi dici che questa non è democrazia, inizio a titubare.

    Se c'è qualcosa di misurabile tra autoritarismo e democrazia, c'è anche qualcosa di misurabile tra ogni democrazia e la successiva, e su questo hai senza dubbio ragione; ma la minima diversità di giudizio nel primo caso cede al disaccordo quasi totale quando si tratta di definire cosa sia importante in democrazia.
    L'unico vero consenso in letteratura è l'importanza della legalità nel garantire la potenzialità sostanziale di alternanza. Sostanziale, perché si deve garantire a tutti un certo accesso ai mezzi di critica (ma sì: è normale che in democrazia una certa parte politica cerchi di negare alle altre un maggiore accesso a tali mezzi). Potenziale, perché non è necessario che l'alternanza avvenga davvero. Legale, perché non si può agire con mezzi almeno costituzionalmente illegittimi; altrimenti si legittima il ricorso degli stessi mezzi illegittimi anche all'altra parte, per restituire il campo da gioco a regole comuni.
    Non c'è diffuso consenso sulla quantità di mezzi che un'opposizione dovrebbe possedere di diritto per sopperire alla sua mancanza di potere e poter contendere lo spazio delle istituzioni pubbliche. Neppure v'è consenso sull'esistenza di un limite temporale che sancisca quando il controllo e l'occupazione delle istituzioni di governo sfumino nella negazione di democrazia (abbiamo avuto quarant'anni di governi a netta predominanza democristiana, eppure la nostra è stata una democrazia che ospitò le opinioni più diverse ed estreme, pur tentando - ma davvero, non c'entra 'na mazza - di recintarle, schiacciarle o cooptarle).

    Billy Pilgrim

    (1/cont)

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  36. (2/cont)

    Tu dici: eh, d'accordo, ma oggi altro che ospitare opinioni, oggi si tappa la bocca. Almeno in televisione. E dai per scontato: a) che la tivvù sia ineluttabile, che non esista la Rete, che i quattordicenni non abbiano già cambiato mezzo di comunicazione dominante, e che ciononostante rimangano delle capre che si limitano a cliccare su "Add as friend": cos'è, colpa delle televisione che li ha educati ad un certo tipo di fruizione immediata?; b) che l'influenza via etere di Berlusconi sia stata illegale; c) che, mancando almeno uno di questi due pilastri, l'influenza eccessiva e l'illegalità, Berlusconi verrebbe meno, anzi, forse non sarebbe mai stato.

    Personalmente mi trovo d'accordo sul punto b: una democrazia si sostanzia dello stato di diritto, Berlusconi è stato un cattivissimo esempio di un uomo di successo che è riuscito a vincere _sulla_ legalità per ricavarsi il potere su cui oggi può vivere di rendita.
    Non sono così sicuro del punto c, ma ha poco senso discuterne, a meno che noi s'abbia la DeLorean e qualche miliardino di lire per far pendere un lodo arbitrale da una parte all'altra.
    Sono infine pochissimo sicuro che l'occupazione mediatica sia una negazione di democrazia. D'altra parte quando ti addebiti afflati paternalistici sono anche d'accordo: tu credi che Berlusconi sia il cattivo esempio, e che la tendenza preponderante del cittadino sia quella di voler essere simile a chi lo governa, e così questa classe dirigente genera (anzi, degenera) direttamente il capitale umano di cui si nutre per restare al potere.
    Io credo che il rapporto non sia affatto così diretto, che Berlusconi sia da sempre un esempio così come un controesempio, che anche tra i ragazzi vi siano berlusconiani che ne amano lo stile e antiberlusconiani che lo dileggiano e, potessero, lo ammazzerebbero. I risultati elettorali, periodicamente, mi riconfermano.

    Siamo in democrazia; e non siamo affatto messi peggio della stragrande maggioranza delle democrazie occidentali, anche volendo restringere arbitrariamente il campo ai paesi della zona euro.

    Billy "ancora io" Pilgrim

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