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mercoledì 13 aprile 2011

Television. Serious Business.

Majority Report

Siccome quando non lavoro o dormo sono spesso qui davanti a cercare di scrivere cose decenti, mi perdo facilmente alla tv le cose di cui tutti parlano, ad esempio la puntata di Report di domenica sera, della quale (vorrei rassicurarvi) non parlerò. Riassumerò solo la cosa per sommi capi, ok? Il programma cominciava con un lungo servizio su una serie di argomenti legati a internet, con un approccio che molti internauti hanno trovato allarmista e superficiale. Va bene così? La Gabanelli si è giustificata spiegando che Report è un programma con un pubblico molto vasto, che costringe a semplificare argomenti complessi e compositi. Insomma, la redazione di Report ha usato il solito alibi delle grandi trasmissioni generaliste. Ma quindi Report è diventato mainstream? E d'ora in poi semplificherà gli argomenti, invece di approfondirli?

Ora semplificherò anch'io. Invece di studiare la cosa da vicino, invertirò le lenti e la guarderò da molto più lontano. Nel 2011, in un Paese chiamato Italia, la più autorevole delle trasmissioni di approfondimento ha parlato di Internet, e siccome l'argomento era ignoto a una buona parte del suo pubblico, ha dovuto semplificare il più possibile i contenuti. Ecco. Riuscite a trovare l'errore? È davvero una cosa tanto aliena, Internet, nel 2011, in Italia? Eppure negli ultimi due anni è successo qualcosa che facciamo ancora fatica ad accettare. Siamo andati tutti su Facebook. Tutti. Anche la zia che non si fidava della posta elettronica, adesso ti fa gli auguri di compleanno e ti manda le sue foto dalla settimana bianca. Non importa quanta banda sia stata requisita per il digitale terrestre, quanto bizantine e poliziesche siano tuttora le restrizioni per il wifi: ce l'abbiamo fatta lo stesso, Internet è diventato di massa. Ma la televisione non se n'è accorta. O (più probabile) fa finta di niente.

Non è solo il problema di Report. Anzi, il servizio di Report è un sintomo. Chi lo ha curato ha cercato di metterci dentro un sacco di cose (Assange, Facebook, la censura...) che avrebbero meritato, ciascuna, un servizio a sé. Ma quei servizi non li fa nessuno. Di internet, in tv, si parla sempre meno. Si usa molto, nel senso che ormai non c'è un telegiornale che non attinga a youtube per la rubrica delle buffonate; così come non c'è giornalista d'assalto pochi istanti dopo un fatto di sangue non vada subito a cercare su Facebook le foto della vittima e i filmini dell'assassino. C'è sempre più gente che nei salotti tv viene salutata come “blogger”, probabilmente in mancanza di definizioni migliori: ma (grazie al cielo) non parlano più di blog: parlano di cucina, di moda, di cinema, di tutto e niente. Di Internet, sempre meno. Non è più un argomento. Forse perché è diventato, finalmente, una parte del paesaggio. Non fa più paura, e grosso modo abbiamo capito come si fa a usare. Così c'è meno urgenza di parlarne.

Penso agli anni '90. Per gran parte di quel decennio non ho avuto internet. Eppure avevo un'idea abbastanza chiara di cosa fosse e a cosa mi sarebbe potuto servire: al punto che il giorno in cui me la sono trovata finalmente davanti, questa Internet, non ho avuto grosse difficoltà a usarla. Perché di Internet avevo già sentito parlare fino alla noia. Dove? Al cinema, per esempio, sin da Wargames e forse anche prima. Ma soprattutto in tv. C'erano quei programmi come Mediamente, che ti prendevano di peso e ti trascinavano nel futuro prossimo. Ti davano l'impressione che un sacco di cose fantastiche ti stessero per succedere, per esempio il frigo avrebbe fatto la spesa da solo, eccetera. Ora, può darsi che tutti questi programmi ci siano ancora da qualche parte nel palinsesto, ma io ho la sensazione che quella finestra si sia progressivamente richiusa, man mano che Internet diventava un elettrodomestico di uso comune. Ora col digitale terrestre in tv vedo solo cuochi e maggiordomi, maggiordomi e cuochi. È da anni che non sento più parlare degli hacker. Fino a qualche anno fa avevo studenti che scrivevano i virus e poi li mandavano agli amici, begli amici. Adesso vogliono tutti fare i cuochi, l'alberghiero ha un boom di iscrizioni. I ragazzi. Le ragazze vogliono diventare Organizzatrici di Eventi.

Insomma, la tv si difende. È comprensibile. Parlava volentieri di Internet quando era ancora una frontiera, il meraviglioso cyberspazio in cui prima o poi saremmo tutti andati a fare sesso virtuale (il successo mediatico di Second Life, qualche anno fa, è dipeso probabilmente dalla somiglianza di quel network con una certa vecchia idea televisiva della Rete). Adesso che Internet è diventata una seria concorrente, la tv te ne parla in modo sempre più sfuocato e superficiale. Proprio nel momento in cui il cyberspazio è diventato una piazza vera, in cui ti scambi gli auguri con la zia. Probabilmente non dovremmo prendercela più di tanto. Forse è il momento di invertire i paradigmi, e cominciare a usare la rete per fare buon approfondimento sulla tv.

22 commenti:

  1. Nessuno, in rete, spacca il capello in 4 a Report quando verte su altri argomenti. La TV parla solo di sé stessa, Internet fa altrettanto.

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  2. Ceronetti [Ceronetti! ;)] una volta, a proposito delle trasmissioni culturali che promuovono i libri, scrisse (più o meno, ricordo a braccio): «La tv che invita a leggere equivale ad un macellaio che invita a diventare vegetariani».
    Ecco, credo che la similitudine abbia valore anche sostituendo "internet" a "libri": la tv resta sempre la solita macellaia.

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  3. Stra-like ad aver messo i "ragazzi del computer" come foto del post, io lo guardavo sempre e alla fine l'informatica è diventata il mio lavoro. Concordo pienamente con quello che scrivi nell'articolo e aggiungo solo che perfortuna non si parla più degli "hacker" visto che se ne parlava prevalentemente a sproposito ;)

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  4. l'unica cosa che è sempre uguale a se stessa è Carlo Massarini :)
    io l'ho seguita a tratti, la trasmissione di domenica sera e ho avuto l'impressione che si indugiasse un po' troppo nel sensazionalistico; senza bisogno di Report sappiamo bene che l'attività di profiling degli utenti dei vari social-network non è mica più solo una teoria dei libri di fantascienza, quel che è vero è che spesso ci si espone in rete senza tener in minimo conto delle conseguenze di quello che si pubblica. Il mezzo è straordinariamente potente, ben più della televisione, non è dunque un mistero che essa -la televisione, intendo- lo tema, e quale arma migliore dell'ignorarne l'esistenza?

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  5. Davvero la zia che usa internet sa che se mette una password a cazzo le possono rubare l'account e usarlo per truffare i suoi amici?
    Sa quanto è facile, per un cinquantenne qualunque, avere tanti amici tredicenni, di cui conoscere abitudini, spostamenti e altro?
    Sa che Zuck passa la vita a cercare di vendere il tuo culo, e piange ogni volta che non ci riesce?
    Sa che sei bravo a proporre agli altri di cancellare il proprio account, presto ti arriva un Cease and Desist?

    Se tua zia sapeva già queste e altre cose, allora è stata una trasmissione inutile, altrimenti no.

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  6. può darsi sia il momento di farlo. un porgramma di approfondimento sulla TV trasmesso via internet, intendo. niente politica, niente cronaca rosa-nera-gialla-blu puffo, informazione. potrebbe essere l'idea shock del momento.

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  7. L'importante e che siano state dette cose vere e non conosciute. E' veramente triste questo attacco a report. Se la maggioranza del pubblico conosceva già le cose dette dalla trasmissione, sicuramente Report avrebbe trattato l'argomento in maniera differente e più approfonditamente.

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  8. Le ragazze vogliono diventare Organizzatrici di Eventi. Come posso aggiungere altro?

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  9. Ma è stata così terribile e deleteria questa trasmissione di Report? Io l'ho vista, devo dire che non ha detto per me nulla di nuovo, ha solo ribadito per chi non li conosceva o li sottovalutava dei rischi reali che si possono correre. Da quando ribadire cose vere è sbagliato? Che poi sia stata superficiale e poco approfondita può essere vero, nel senso che lo scopo non era parlare di internet in tutta la sua complessità, cosa impossibile in due ore, ma delle cautele che è doveroso utilizzare per autoproteggersi, nei limiti del possibile.
    Tra l'altro, parlandone a scuola con i miei alunni, tutti su facebook, ho scoperto che la stragrande maggioranza di loro non sapeva quasi niente di quello che è stato detto, perché si limitano ad usufruire di un mezzo come la rete ma non si interrogano su tutto quello che può comportare, sono molto superficiali e pressapochisti, come tutti i giovani che non hanno ancora battuto il muso contro il mondo, quindi ben vengano trasmissioni simili!

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  10. Uhm. Se i bambini non sanno nulla è perché non glielo ha detto nessuno. Il cinquantenne di cui parla giorgian avrebbe parecchie difficoltà a diventare amico di mio figlio, a cui ho spiegato di accettare amicizia solo e soltanto da altri bambini e che conosce personalmente.

    I tuoi alunni non hanno ricevuto nessuna informazione minima su come cautelarsi. E Report ha perso l'occasione di informarli: si è limitato a terrorizzare, senza spiegare nessuno dei piccoli accorgimenti che bastano a proteggersi al 90%.

    E questo è sufficiente a far sospettare la malafede del programma.

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  11. Rispondo ad Anonimo: secondo me i piccoli accorgimenti di cui parli sono stati dati, magari in forma un po' implicita, questo è vero, ma comunque già il fatto che si è messo il dubbio che non è tutt'oro quel che luccica è stato utile, e non parlerei di "terrorismo", dai, mi sembra un po' esagerato! Poi sta anche a chi è più esperto parlarne con chi lo è meno, come posso aver fatto io con i miei studenti (che tra l'altro sono grandi) e tu con tuo figlio, ma sai quanta gente c'è in giro che non lo fa?

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  12. "Forse è il momento di invertire i paradigmi, e cominciare a usare la rete per fare buon approfondimento sulla tv."

    Leo, ma non si fa già, e da anni?

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  13. La cosa curiosa è che io quella puntata di Report lo vista su internet perché ne ho letto su internet. Ma vaglielo a spiegare alla Gabanelli.

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  14. Ho trovato Report un po' troppo allarmista, anche se trovo sacrosanto puntare a rendere più consapevoli soprattutto i minori delle conseguenze del loro modo di utilizzare facebook. E pure per noi, ogni tanto, qualche momento di riflessione su come siamo stati indotti a cambiare il nostro senso del privato, del pubblico, dell'immagine e delle relazioni in rete, può essere utile.

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  15. ecco, se invece di fare solo allarmismo ci fosse anche un servizio -la tv dovrebbe essere uno strumento educativo- o addirittura una trasmissione che accompagna in rete le nuove generazioni -e tutti gli utenti meno smaliziati- informando sugli accorgimenti da prendere per mettere in condizione di accedere ai vari servizi con un minimo di cautela, non sarebbe mica male; finisce che qualcuno ci penserà a farlo direttamente in rete

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  16. Sembra invece che alcuni bloggers ultimamente siano diventati come la televisione, nel senso che non c'è un vero e proprio scambio di idee, la conversazione è a senso unico (e liberissimi di farlo è uno spazio privato, qualcuno non permette di commentare, qualcuno apre ai commenti ma non si capisce se è uno spazio riservato solo ai commentatori, alcuni tengono conto delle opinioni di chi commenta e magari ogni tanto risponde almeno per dire se è in sintonia o meno con chi commenta)

    Saluti
    Mauro

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  17. (1): Siamo andati tutti su Facebook.

    (2): Internet è diventato di massa.

    Se si intende che (1) è la causa e (2) è l'effetto, io non sono d'accordo.
    Per altro, nessuna delle due affermazioni - anche se prese singolarmente - mi sembra vera.

    Mi spiace, Leonardo, non avrai il mio Like.

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  18. Dunque, ripeilogando, giorgian scrive:
    "Davvero la zia che usa internet sa che se mette una password a cazzo le possono rubare l'account e usarlo per truffare i suoi amici?
    Sa quanto è facile, per un cinquantenne qualunque, avere tanti amici tredicenni, di cui conoscere abitudini, spostamenti e altro?"
    Deb ha detto:
    "Tra l'altro, parlandone a scuola con i miei alunni, tutti su facebook, ho scoperto che la stragrande maggioranza di loro non sapeva quasi niente di quello che è stato detto"
    Anonimo ribatte:
    "Uhm. Se i bambini non sanno nulla è perché non glielo ha detto nessuno. Il cinquantenne di cui parla giorgian avrebbe parecchie difficoltà a diventare amico di mio figlio, a cui ho spiegato di accettare amicizia solo e soltanto da altri bambini e che conosce personalmente."
    Quindi, la trasmissione è stata inutile per Anonimo e famiglia, così come per la comunità autoreferenziale degli "esperti" di Internet, e tanto basta per avviare la lapidazione...

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  19. C'è ancora tanta gente, perlopiu' anziani, che hanno paura di internet, associando ancora oggi il web a robe brutte come pedofilia e raggiri vari. Ovvio che c'è anche quello ma internet rimane la cosa in assoluto più vicina alla verità e meno manipolata che c'è oggi. Ovvio che FB ha l'importanza di una caccola, è una semplicemente una bacheca su cui curiosare. Spero che la Tv si avvicini al web e non il contrario.

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  20. Quindi Report sarebbe in malafede perché denuncia i meccanismi che stanno dietro a Facebook e Zuckerberg invece è in buona fede perché promuove la scomparsa dell'anonimato, guadagnandoci miliardi? Mah! Sono blogger anch'io (a corrente alterna), ma a volte la rete mica la capisco. Sarà che sono in malafede perché non uso Facebook.

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  21. Mi sa che è da un pezzo, se non da sempre, che Report mescola inchieste rigorose e semplificazioni allarmistiche.
    Per non parlare di un'intera puntata-boiata sui complotti dell'undici settmebre, roba che manco Giacobbo.
    In generale m'è capitato spesso, quando parlavano di cose che un minomo conoscevo, di rendermi conto di questo stile - era ovvio come avrebbe accolto le informazioni il non addetto ai lavori.
    L'audience, così, paga. Fosse solo inchiesta giornalistica rigorosa probabilmente non avrebbe questo successo. (A scanso di equivoci, per fortuna che c'è, Report. Solo, non facciamone un santino.)
    Mi sembra che il punto sia che "il servizio di report è un sintomo". Probabilmente non solo nell'argomento toccato da leonardo.

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