Più fatti, meno Ferrara
Una cosa non privata che vorrei salvare della Blogfest 2011 (a proposito, grazie!, pensavo proprio peggio) è il vicedirettore del Fatto Quotidiano, Gomez, che gela il pubblico dicendo, testuale: “abbiamo quattrocento blogger che lavorano per noi assolutamente gratis [...] speriamo che questi quattrocento diventino presto quattromila, e forse ci arriveremo a prendere anche quegli altri” [intendeva Repubblica Corriere e Stampa, gli unici siti giornalistici che vanno più forte del FQ].
In realtà l'infortunio sta tutto in un verbo, “lavorare”. Bastava che Gomez dicesse “collaborare”, e tutto sarebbe filato abbastanza liscio. Perché no, nessuno si aspetta che il Fatto paghi quattrocento o quattromila blogger per commentare i fatti del giorno. È comunque curioso che la strategia d'attacco del FQ sia aumentare i blog, questi vecchi arnesi che evidentemente però fanno rete, fanno traffico, fanno scalare posizioni in classifiche a cui gli inserzionisti danno peso, e insomma a qualche punto della filiera il blog produce soldi, anche se il volenteroso blogger del Fatto Quodiano probabilmente quei soldi non li vedrà mai, nemmeno in percentuale. Lui comunque è contento di sopperire con la libera espressione del suo ingegno ai fondi per l'editoria che il FQ non percepisce, e un po' lo capisco.
Una cosa privata che vorrei salvare della Blogfest è la sensazione di disgusto fisico provata l'indomani mattina mentre sfogliavo la Repubblica, e a un certo punto mi trovo alla pagina dei commenti, con l'animo bendisposto a leggermi il mezzo lenzuolo di Scalfari, quello in alto a destra, esatto. E tuttavia, mentre proseguivo con la lettura, mi sembrava che qualcosa non tornasse: don Eugenio mi sembrava meno serio del solito, non citava nessun dato macroeconomico, addirittura si metteva a chiacchierare con Giuliano Ferrara, gli dava del tu, cosa esecrabile, addirittura lo chiamava "mio amico Giuliano", lodava "la sua audace e bella penna", ma quando mai, aspetta... ma non stavo leggendo il fondo di Eugenio Scalfari. L'avevo pur notato, in prima pagina, che non c'era nessun fondo di Eugenio Scalfari. Stavo leggendo... mio dio! Francesco Merlo.
Capite, non è tanto Merlo in sé. Merlo si può leggere, a volte è discutibile ma non è che sia disgustoso. Ma leggere Merlo credendo di leggere don Eugenio, come posso descrivere la sensazione perturbante, heimlich/unheimlich... è come scoprire che la biondina che state spiando nella cabina dello stabilimento balneare è vostra sorella ciccia coi brufoli, ecco. E qualcosa dentro di te in quel momento si ribella, nel mio caso il cappuccino.
Il rigurgito interiore che ne consegue apre la strada a due considerazioni. (1) Eugenio Scalfari, vorrei dirlo prima che sia un po' tardi, è come l'acqua corrente: ci accorgeremo di quanto era prezioso solo quando ce lo toglieranno. Fino a quel momento continueremo a snobbarlo, ma chi vuoi che lo legga ancora fino in fondo, ecc. E invece sapete una cosa? Io. Io continuo a leggerlo fino in fondo, va bene? Per me vale ancora la pena. No, non è molto brioso, no. Certo, sa scrivere meglio di molti fighetti che ho in mente io. Di sicuro non occupa metà pagina di quotidiano per conversare con un suo "amico" lasciando il lettore quasi al buco della serratura. In realtà l'editoriale di Scalfari c'entra poco con il genere-editoriale per come si è ridotto negli ultimi vent'anni, con le opinioni precotte di adesso. Scalfari ha questa mania per i dati, vuole sempre partire da dei dati o infilarli comunque da qualche parte, poi per forza non ci sta nelle cinquemila battute che sono più che larghe per quel che deve dire un Panebianco o un Ostellino o un Mieli o un Merlo (o un blogger). Scalfari alla sua età ci tiene ancora a far vedere che le sue osservazioni sono interessanti perché osservano cose concrete, non perché le fa lui che si chiama Eugenio Scalfari. Poi i suoi calcoli li avrà sbagliati cento, mille volte, ma appunto, sono calcoli: si possono sbagliare. Gli altri non sbaglieranno mai, al massimo un anno fa mettevano Neutrino Gelmini nella lista dei ministri migliori del governo – eh, ma sono opinioni, ognuno ha le sue, per esempio sapete alle mosche cosa piace. Volete invece sapere cosa manca ai quotidiani di adesso? Non certo i blogger, anzi, sono tutti lì che ronzano attorno e non vedono l'ora. Anche gratis. Secondo me mancano coraggiosi produttori di lenzuoli alla Scalfari, che prendano dei dati interessanti, non visibili a tutti, e li usino per costruire dei ragionamenti, anche sbagliati. Però ragionamenti, ipotesi, proposte. Non opinioni. Per le opinioni, davvero, i blog bastano, avanzano, sovrabbondano.
(2) Un'altra cosa di cui secondo me i quotidiani non hanno più bisogno è di quel genere letterario in cui un giornalista cerca di convincere Giuliano Ferrara a non essere così Giuliano Ferrara: a essere un po' meno Giuliano Ferrara, a essere Ferrara in un modo un po' più ragionevole. Perché davvero, son vent'anni ormai, è un po' come il genere della pastorella per gli stilnovisti: loro volevano convincere una fanciulla a rotolarsi nel fieno, voi volete convincere una baldracca delle gioie della castità, ma la volete piantare? Ma ci spiegate una buona volta in cosa consiste l'importanza, la centralità di Giuliano Ferrara nella storia contemporanea? Ma sul serio vi piace il suo stile ampolloso a cui andava torto il collo in terza liceo? Ma sul serio Ferrara può rappresentare una categoria, per cui se riuscissi a convincere lui avrei convinto, boh, cinquecento persone in tutt'Italia? Quanti ci sono che lo leggono ancora sul Foglio senza che li costringano, e perché? E cos'è questa singolare proprietà traslucida di Giuliano Ferrara, per cui se ammetto che è intelligente, improvvisamente sembro più intelligente anch'io? Ma quindi è davvero colpa mia se il più delle volte mi sembra un buffone?
Vorrei essere più chiaro di così. Cari amici di Repubblica: ogni volta che un vostro editorialista, invece di occupare le sue colonne spiegando cose interessanti, si mette a spiegare all'amico Ferrara che non dev'essere troppo Ferrara, altri cento lettori paganti si spostano al Fatto Quotidiano. E magari aprono anche un bel blog gratis, che comunque fa traffico eccetera. Fate un po' i vostri conti.
hai ragione. su ferrara voglio dire.
RispondiEliminasono anni, molti anni che ferrara è ferrara. da sempre, da prima che si vendesse a berlusconi. da quand'era socialista.
ci sono un sacco di giornalisti di destra che son bravi (p. e. marco travaglio), anche se si capisce che ci hanno quell'umorismo dei tempi de "il borghese".
appunto dicevo ce ne sono di bravi. gente che ha le proprie idee e vede le cose in un certo modo e non deve piegare o stravolgere la realtà per esporle (vedi feltri & belpietro).
nessuno nega che feltri (per dire) abbia talento e potenzialmente sia un bravo giornalista (nel senso che ha il mestiere, perfino troppo), ma un bravo giornalista NON racconta balle. uno che è bravo a raccontar balle vendendo giornali è una cosa diversa da un grande giornalista.
ecco ferrara è così: racconta un sacco di balle. però è palloso e vende pochi giornali. comprare un giornale e leggerci delle gran leccate di culo non è divertente.
feltri invece inventa, non è giornalismo, è science fiction.
un genere che piace a tanti, soprattutto a quelli cresciuti con tolkien che hanno partecipato a qualche campo hobbit e mò ci hanno la panzetta, e si sdolcinano al ricordo (e quando leggono il giornale e sentono la catenina con la celtica attaccata... insomma vedere qualcuno che manganella con la penna è sempre meglio di niente no?)
scusa leonardo il commento confuso: ho interrotto un apio di volte per rispondere al telefono e ho perso il filo
RispondiEliminain sintesi:
ferrara è un leccaculo, è palloso e nessuno lo legge
feltri non è un giornalista, ma un inventore che vende giornali sostenendo berlusconi
marco travaglio è un bravo giornalista di destra (me lo ricordo da quando scriveva sul giornale di montanelli)
"E cos'è questa singolare proprietà traslucida di Giuliano Ferrara, per cui se ammetto che è intelligente, improvvisamente sembro più intelligente anch'io?"
RispondiEliminaHihihi, bellissimo.
Comunque credo che sia vera paura.
Translucidamente parlando, è che Scalfari non vuol fare il figo sul nulla, è rimasto a quando per esser letti bisognava aver qualcosa da dire sul serio.
RispondiElimina(E l'antispam oggi è: "presse", mah.)
Allora secondo me Eugenio Scalfari è uno dei padri della patria. Lui forse da leggere non è il massimo della levità, ma a sentirlo parlare per me è una delizia, sa tradurre in italiano bellissimo ogni mio pensiero, sa anticiparmi, sa esprimermi. Io lo amo, mi sembra una persona di famiglia, io pendo dalle sue labbra. Pure ora che non è proprio a suo agio con i tempi televisivi e gli ci vorrebbe più tempo per dire quello che vuole dire. Eppure lui è puntuale, pertinente e tempestivo, e anche ironico. Io lo amo e mi mancherà.
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