Alla guerra globale con le fionde
L'insurrezionalismo dei cappuccetti neri non è un fenomeno così nuovo e originale come Maroni & co. vorrebbero. È comunque qualcosa che cronisti e commentatori, non necessariamente superficiali, stanno ancora cercando di mettere a fuoco. Si procede per aggiustamenti: abbiamo accettato che non sono tutti infiltrati (ma sono infiltrabili), non sono tutti fascisti (ma fascisti ce n'è) e che i black bloc internazionali, quelli che sconfinavano ai tempi dei grandi vertici, ormai hanno meglio da fare. Ogni tanto però partono ancora riferimenti storici alla c* di cane, ad esempio c'è chi parla di BR. È un passato che riemerge più per mancanza di fantasia che per altro: non penso che nemmeno i leghisti ci credano, a questa cosa delle nuove BR. È una specie di termine per assurdo, come quando si dice “uscire dall'euro” o “secessione”: se scenari del genere si concretizzassero, sarebbero i primi a sbalordirsi. In cuor loro sanno, come lo sappiamo un po' tutti, che i cappucci neri non rifonderanno le BR, che non ne sarebbero capaci e comunque manco ci tengono: tanto è stridente il contrasto tra il loro movimento e i brigatisti di 40 anni prima (quaranta!) Ne siamo tutti così sicuri che forse vale la pena ridiscuterla, questa sicurezza: capire su quali fondamenti si posa.
Perché i cappuccetti non rifaranno le BR? In fondo brigatisti e cappucci condividono una premessa simile: l'insurrezionalismo. Le azioni di guerriglia urbana, siano sequestri o rapine o vandalismi, sono sempre concepiti come la premessa di una rivoluzione che è possibile: basta solo mostrare alla massa che si può, che la cosa è fattibile.
La differenza sta nel metodo. I cappucci sono vandali, devastatori, e lo rivendicano con orgoglio. Ogni manifestazione è una dimostrazione che la rivoluzione si può fare, anche se probabilmente l'unica idea di rivoluzione rimasta è una piazza ancora più grossa che brucia, con più camionette, più spranghe, più poliziotti da menare di più, in pratica il livello successivo del videogioco.
I brigatisti i videogiochi non li avevano. Erano sicari. I loro metodi consistevano per esempio nell'intimidazione a mezzo ciclostile, nel sequestro, nella gambizzazione, nell'omicidio politico. In ogni caso, si tratta sempre di fissare il mirino su un individuo, un solo esemplare del nemico: non la casta dei padroni, ma quel padrone, quel caposquadra o giornalista servo del padrone, quel sindacalista venduto, quell'uno da colpire per educarne cento. Col tempo l'orizzonte si estende, le Brigate Rosse alzano i mirini dalle officine al parlamento allo Stato maggiore NATO; teorizzano persino lo Stato Imperialista delle Multinazionali... però continuano a darsi obiettivi incarnati in individui: quel politico, quel segretario di partito, quel generale. Basterebbe questo a farci capire che siamo in un secolo diverso. Gli insurrezionalisti del duemila non sequestrano nessuno, non minacciano nessun Nome e Cognome, al massimo si danno come obiettivo la sede di un'istituzione nazionale o internazionale; ma se non riescono ad arrivarci va bene anche una Qualsiasi Banca. L'omicidio politico o il sequestro sono opzioni mai prese nemmeno lontanamente in considerazione, neppure dal più boccalone dei commentatori di indymedia. Varrebbe la pena di chiedersi il perché.
Un'ipotesi (un po' subdola): fare i brigatisti è troppo sbattimento. La vita del sicario, spesso ridotto in clandestinità, richiede una disciplina, una professionalità, una capacità organizzativa che il cappuccetto nero non è in grado di reggere. D'altro canto i brigatisti venivano dalle fabbriche, erano abituati alla sveglia alle sei del mattino e a proiettare la fatica quotidiana in un orizzonte progettuale. I cappuccetti neri sono disoccupati o precari cronici, la sveglia probabilmente la vivono come una costrizione borghese. Sto senz'altro stereotipando, in realtà non credo che i cappuccetti neri siano (tutti) degli allegri cialtroni: di sicuro hanno capito come si sta in piazza e hanno buone competenze tattiche, maturate nei fantomatici campi d'addestramento greci o più probabilmente in Val di Susa. Però alla fine sono vandali organizzati, tutto qui: non è che debbano gestire sequestri o reti di covi e arsenali in tutta la penisola. Gestire sequestri, soprattutto, richiede un'organizzazione infinitamente più complessa e professionale: e poi servono fondi. È noto il modo in cui i brigatisti si autofinanziavano: rapine.
Ecco, chiediamoci questa cosa: perché i cappuccetti neri non fanno rapine? Una certa contiguità con la criminalità comune dovrebbero averla, almeno quelli che vengono dalla curve. In ogni caso ormai sanno tutto su come violare la vetrina blindata di una banca: non gli è mai venuta la curiosità di dare un occhiata non dico al caveau, ma ai cassetti degli sportelli? Non è che debbano trasformare l'insurrezione in una forma estrema di shopping, come è successo durante gli ultimi riots di Londra: però il saccheggio è pur sempre parte integrante di una rivoluzione, che non è, mi par di ricordare, un pranzo di gala. Vandalizzare una banca senza rapinarla mi sembra come fumare senza aspirare, un voler peccare per forza senza riuscirne a godere. Oltre al fatto che anche i cappuccetti avranno le loro spese: fionde, bulloni, spranghe, corsi di aggiornamento in Grecia in tariffa economica, d'accordo, ma è pur sempre un traghetto andata e ritorno. Cari cronisti, magari la prossima volta che trovate un ragazzo così chiacchierino, fategli la domanda: ma chi finanzia? Perché all'esercito di pancabbestia figli di papà io non ci credo; ce ne saranno senz'altro, ma non possono essere la maggioranza. E quindi? I centri sociali producono davvero tutto questo plusvalore?
Insomma paragonare BR e insurrezionalisti contemporanei è quasi un esercizio di stile. Un discorso diverso meritano le analogie con Autonomia Operaia, sempre dagli anni di piombo, ma quelli dopo il '77. Perché lo spartiacque è quello: chi tira fuori le BR si classifica immediatamente come un barbogio che parla a casaccio e probabilmente tiene ancora in casa 33 giri di prog italiano, la Premiata Forneria Marconi eccetera. Chi parla di Autonomia Operaia ha in mente il punk, e di punk ai cortei insurrezionalisti se ne ascolta ancora. Come dire che gli anni Settanta hanno due lati, il primo è suonato da musicisti professionali e molto tecnici e nessuno osa più passarlo per radio; dall'altra c'è già lo stesso rumore sguaiato che ascoltiamo tutti i giorni. In ogni caso no anche qui è opportuno rimarcare le differenze, non teoriche ma tecniche: nel '77 negli spezzoni di AutOp si vedevano le P38. Gli insurrezionalisti prevedono una rivoluzione globale non molto pacifica, ma per ora l'idea di sporcarsi le mani con armi non anticonvenzionali non li sfiora. Eppure noi non viviamo in un mondo meno armato di quello del '77. La criminalità organizzata controlla interi distretti della penisola: un gruppo insurrezionalista determinato non dovrebbe avere difficoltà ad equipaggiare gruppi di fuoco, in luogo delle falangi con le fionde che saranno anche efficaci a intrappolare le camionette, ma fanno comunque Ragazzi della via Pal. Se non stanno alzando il livello dello scontro alla fase sparatoria, se per lo meno non danno impressione di volerlo fare, neanche a livello di minaccia deterrente, vale anche qui la pena di chiedersi il perché. Va bene essere l'avanguardia della rivoluzione: ma pensate di farla tutta a spranghe e a estintori? In un certo senso sì, perché alle capacità devastatrici (modeste) di spranga ed estintore si aggiunge la potenza della vera arma del cappuccetto nero: il video. La rivolta è più un happening, una liturgia che un effettiva battaglia; tenere una piazza italiana per mezza giornata può considerarsi una vittoria solo se nel frattempo filmi tutto e lo condividi con gli amici. Le pistole in tutto questo non avrebbero senso: molto più fotogenico è l'estintore strappato al nemico, la fionda con tutto il sottointeso biblico (hai un bel da frantumare madonne, alla fine la Bibbia ti prende alle spalle). Sono armi che ti lasciano innocenti: quando si impugneranno i calci delle pistole l'innocenza sarà finita per sempre, ma chissà se succederà mai.
Chissà se ci credono davvero, è la domanda che mi resta in mente. Già qualche dubbio doveva serpeggiare sotto i passamontagna dell'Autonomia, che negli anni Ottanta approdarono ai centri sociali delle grandi città come a un rifugio sicuro. Lì dentro, per vent'anni, l'utopia rivoluzionaria ha ceduto il passo a una proiezione molto più ristretta, quella delle Zone Temporaneamente Autonome, la riserva indiana dell'utopia. Verso la fine degli anni Novanta i centri sociali che non erano diventati semplici discoteche o circoli ricreativi erano incartati in discorsi talmente autoreferenziali da riuscire incomprensibili anche a chi veniva dentro a ballare o a cercare sostanze (solidarietà ai compagni imprigionati durante manifestazioni di solidarietà ad altri compagni imprigionati durante gli sgomberi di centri sociali occupati in seguito agli sgomberi di altri centri sociali). Il movimento antiglobalista internazionale fu una boccata d'aria salutare, di cui alcuni seppero profittare, altri no. Dopo il forum di Firenze la spirale autoreferenziale ha ripreso il sopravvento. Forse l'episodio che ha scompaginato le carte stavolta è stato molto più locale: la guerriglia in Val di Susa. Lì i militanti dei centri sociali non hanno soltanto trovato nuove tattiche. Può darsi che abbiano trovato quello che più di tutto serve a un combattente: un motivo concreto per combattere. Non l'insurrezione globale, ma la difesa di quella valle, quel ruscello, quella gente (che non ha fatto mancare la solidarietà). Forse questo ha reso i cappucci molto più determinati. A Roma hanno portato un'organizzazione più efficace del solito. Ma a Roma c'è anche chi ha tutto l'interesse a usarli da utili idioti, e questo forse se l'erano dimenticato. Su in montagna probabilmente era tutto più chiaro: una linea da tenere, un nemico da punzecchiare, tanti amici pronti a nasconderti... Ehi, un attimo. Anch'io ho poca fantasia: sto ricascando negli anni Quaranta. Meglio finirla qui.
Due distinguo: anche se tutti i partiti non sognerebbero altro, la tattica della Val di Susa non mi sembra così sovrapponibile al pestare i manifestanti che ti urlano "Fuori dal corteo". E devastare una città è diverso dall'assediare un cantiere. La Grecia? Più plausibile, ma ne sappiamo poco.
RispondiEliminaSecondo: la tua analisi degli insorti da video mi convince. Solo, anche se in genere sono piuttosto prudente nei confronti di chi vede terroristi sotto ogni foglia, la prospettiva delle P38 da playstation un po' di preoccupazione la dà, confesso. :- (. Speriamo che tu abbia ragione.
La rete aiuta a identificare i violenti. È bastato caricare le foto su facebook e aspettare che si taggassero. :-)
RispondiEliminaQuello che davvero non riesco a capire è come questo ipotetico "movimento" possa avere queste risorse e questo kow how. Si parla di un livello organizzativo così performante da far presupporre finanziamenti e sapiente regia.Il risultato è sempre perfetto: reparti in assoluta sinergia supportati da un'ottima logistica logistica che provocano quasi sempre lo sbandamento delle forze dell'ordine (che immancabilmente picchiano chi non c'entra nulla) per pizzicare Er Pelliccia bisogna affidarsi a quei filmati boomerang che segnalavi come elemento "liturgico".
RispondiEliminaE invece, a mio giudizio, questo e' un movimento tanto quanto lo è il fenomeno dei rave party.
Non è nemmeno protesta, è semplice occasione di "spacco tutto" in quasi assoluta impunità.
L'ennesimo prodotto della noia.
L'assenza di un leader ne è il più chiaro segnale. Del resto chi potrebbe coordinare questi tizi.
Ma quale PFM...gli Area!!! :D
RispondiEliminaLeonardo, non ci cascare anche tu. In Val Susa non c'è nessun black block in trasferta. Ci sono solo i valsusini.
RispondiEliminaCapisco che il cittadino non si capacita che sia la vecchietta valligiana ad attaccare il cantiere e a lanciare i serci, ma in Val Susa è proprio così. E' per questo che mette tanta paura a tutti: non sono ultrà o vandali o figli di papà, sono tutti valligiani inferociti sul serio.
@Stefano: occhio a non sopravvalutarne le capacità.
RispondiEliminaTanto per continuare sul tema, Leonardo Sciascia (non ho dietro l'affaire, peccato, se no farei la citazione esatta) fa notare che la geometrica potenza spesso si spiega con l'incapacità, la disorganizzazione e la sprovvedutezza delle forze dell'ordine. Nel caso di Roma mi sembra più che lampante, tanto che bisogna fare uno sforzo enorme per astenersi dalla dietrologia.
la correlazione tra BR e Prog e Aut Op e Punk non è così organica come la descrivi. É molto difficile parlare della relazione tra musica e movimenti politici in Italia.
RispondiEliminaImmagino che tu ti basi soprattutto su un parallelo temporale - quando c'erano le BR c'era il prog e quando c'era aut op c'era il punk. In realtà questo parallelo non funziona molto, soprattutto nel secondo caso: il punk in Italia è arrivato come moda, direttamente a Sanremo, con la Oxa truccata e pettinata da punk, mentre i primi sparuti ragazzini coi capelli in su e le giacche di pelle venivano considerati come fascisti dalla gente di aut op, perché andavano in giro con le svastiche appese alle giacche.
Forse è possibile parlare di una correlazione tra le pratiche di piazza di aut op e quelle successive e musicali della scena hardcore.
io penso dovremmo tirar fuori la teoria dei giochi o magari quella del caos...
RispondiEliminaniente è semplice, non c'è UNA causa per UN effetto: ci sono più cause per un effetto.
penso anch'io che il know how necessario per combinare questi disastri è simile a quello dei rave pary: organizzarne uno è infinitamente più semplice che impedirlo (soprattutto se qualcuno tra quelli che dovrebbe impedirlo ci tiene a NON impedirlo). ci vuole molto più tempo a scrivere un libro che a strapparlo o a dar fuoco a una libreria intera.
i black bloc sono un po' tutto quel che hai detto:
- stronzetti in pausa da playstation
- ultras
- incazzati veri
- infiltrati vari
la somma di questi sommata all'incapacità della polizia e all'ambiguità di parte del movimento (qualunque cosa voglia dire) genera 'sti casini
del perché qualcuno pensi che lo strapotere delle banche si combatta distruggendo bancomat... immagino che rientri nella stessa logica del combattere la scuola liberando larve nei bagni... ecc.
http://www.leparoleelecose.it/?p=1479
RispondiElimina@ marcell_o
RispondiEliminaquoto in pieno
Mi permetto solo di aggiungere che, malgrado tutto, stiamo assistendo ormai a decenni di utilizzo infruttuoso di metodologie di lotta. Infruttuoso per il semplice ed evidente fatto che non si è mai vinto.
Ho vissuto gli anni del terrorismo, ho assistito alla progressiva anestetizzazione dell'idea di partecipazione politica (a partire dai giovani che dagli anni 80 in poi hanno buttato via bambino e panni sporchi), l'utilizzo dello sciopero come unica e per nulla "originale" forma di protesta, la presunzione che la sinistra potesse vedere risolte le sue istanze dal rullo compressore di tangentopoli prima e di Berlusconi poi...
Armi spuntate, leader poco credibili e costantemente rimpiazzati da altri ancora meno efficaci.
Sono da anni in attesa di un Messia di sinistra, un uomo con una visione chiara e metodi efficaci per ottenere dei risultati.
Le proteste di piazza sono (insieme con Santoro, Travaglio e tutta la pseudo contro/(dis)informazione) parte del problema e non parte della soluzione
Mi domandavo se, "qualsiasi cosa" siano i Black Blok e qualsiasi sia il loro background, non fosse da vedere l'intera situazione come una vera espressione di disagio sociale. Mi spiego meglio: è certamente indubbio che si tratti di atti di vandalismo non ben organizzati come quelli delle BR, ma non è forse possibile che oggidì l'agire si traduca in pratica secondo schemi differenti? E' vero, difficile paragonare le BR ai Black Block, sono d'accordo, ma temo che non sia questa differenza che debba inficiare l'idea e la gravità del messaggio proprio dei Black Block. E' un modo differente di agire, di emergere, ma non necessariamente da sottovalutare perché occupa le pause da playstation o perché è posto in rilievo attraverso mezzi mediatici.
RispondiEliminaNon so bene se appoggiare la tesi un po' subdola del troppo sbattimento, forse perché da ventiseienne mi sembra di leggere nella mia generazione una forma mentis ben diversa rispetto a quella delle BR e una modo di estrinsecare i propri ideali ben differente dal passato malgrado si cerchi di ricalcare e richiamare modalità un tempo funzionali . Tuttavia, si finisce spesso, malgrado i richiami al secolo scorso, per attuare strategie ben lungi da quelle del passato per ovvie ragione di mutamenti del tempo storico.
A volte, ma mi rivolgo e chiedo a chi è più esperito di me e ne ha viste di peggiori, temo davvero che questi siano solo punti di partenza che sortiranno in futuro in qualcosa di molto peggiore.
Sabato scorso, mentre ero bloccato in una strada con alla destra la polizia e alla sinistra i BB e scansavo i sampietrini alla meglio, mi domandavo in cosa si sarebbe evoluto il gruppo dei BB. Rimarrà quello o sarà da sprono per altri?
@Dario
RispondiElimina""qualsiasi cosa" siano i Black Blok e qualsiasi sia il loro background, non fosse da vedere l'intera situazione come una vera espressione di disagio sociale"
Eliminerei l'attributo "sociale": peso si tratti solo di disagio, piuttosto disarticolato oltretutto
Se mi posso permettere, e con tutto il rispetto parlando, non si tratta o meno di sottovalutare un messagio, quanto di capirlo. Contro COSA lottano? Per quale motivo? Cosa propongono?
Mi fermo a parlare con molte persone della tua fascia d'età: presenti esclusi (tanto per usare una locuzione di cortesia alla vecchia maniera) appare evidente la forbice sempre più ampia tra consapevolezza e sentimento, tra comprensione e emozione, tra enormi mezzi per reperire e scambiare contenuti (internet docet) e l'inconsistenza degli stessi...come se uno avesse una ferrari e ci girasse solo in cortile
@Stefano
RispondiEliminaSai, è davvero bello poter parlare così, in tranquillità, con persone che ti rispondono con altrettanta tranquillità. Ti ringrazio. Temevo un po' che quanto ho scritto ricevesse solo molta acredine.
Malgrado la situazione di sabato abbia scaturito di ogni a qualsiasi livello di comunicazione, sembra che per molti non si sia parlato di niente, e con altri, invece, non si può proprio parlare. E difficile confrontarsi.
In realtà sì, hai ragione, si tratta di capire il messaggio e il disagio. Sono d'accordo con te. Effettivamente nel suo essere disarticolato diviene difficile rintracciarne un qualche messaggio che vada oltre a quello che si vede. Tuttavia mi spaventa molto questo disagio non compreso, perché pur sempre di disagio si tratta, e non capendolo è difficile averci a che fare, proporre delle soluzioni.
La mia preoccupazione è proprio che questa mancanza di comunicazione e chiarezza porti a vedere nel sampietrino scagliato a spaglio e nella mazza una soluzione più immediata per i problemi di questo contesto storico. E ancora di più mi rattrista ravvisare che - forse - è proprio necessario che una sorta di "rivoluzione" avvenga.
@Dario
RispondiEliminaHai assolutamente toccato il nodo Gordiano dello stallo molto più che sostanziale nel dibattito politico, ossia l'assenza di un reale spazio in cui le idee si confrontano.
Credo francamente che questa assenza sia in parte voluta e in parte incidentale.
Mi limito a sottolineare degli aspetti, non a a valuatrli in termini di giusto o sbagliato.
Primo punto: la riproposizione di una dicotomia "destra e sinistra" che ha assunto il semplice appartenere ad una tifoseria pittosto che all'altra.
Secondo punto: lo spostamento dei territori di dialogo politico verso il palco televisivo.
Terzo punto (e mi permetto di addentrarmi in un territorio minato tanto può essere interpretato come antidemocratico): la diffusa convinzione che tutti possano dire qualcosa di interessante dal punto di vista politico e che quindi ogni voce debba essere attaccata ad un megafono (virtuale o reale).
Sono d'accordo con te: la rabbia va interpretata, capita, non semplicemente rifiutata e snobbata.
Ma vedo in questa rabbia molta frustrazione e molta noia.
Frustrazione per chi (e qui la responsabilità della mia generazione e di quella precedente è palese)non ha ricevuto un "testimone" della "staffetta sociale"...nonni che hanno allevato i loro figli ad un benessere ben al di sopra delle loro possibilità perchè l'imperativo era "sei in quanto hai". Questo ha prodotto quarantenni/cinquantenni pigri, con dinamiche fortemente adolescenziali, aridi dal punto di vista ideologico. La confusione e l'incertezza di chi ha vent'anni oggi sono la fotografia di questo disorientamento.
La Storia, purtroppo, snocciola una casistica piuttosto varia di situazioni passata analoghe alla nostra, e quasi tutte sono terminate con un CTRL+Alt+Canc fatto di cannonate.
Ma, lo ribadisco, l'assenza di un vero leader delle istanze di sinistra (stavolta uso questo termine in senso storico)rappresenta il grande assente in questo scenario
Dico soltanto che i riferimenti a progressive e punk non vanno presi sul serio, è solo una manovra di alleggerimento. Un modo per dire che esistono Settanta e Settanta: alcuni sembrano lontanissimi, altri tutto sommato sì, risultano abbastanza attuali.
RispondiEliminanon credo di possano fare paragoni..tempi storici diversi, situazioni economiche, lavorative, finanziarie, politiche diverse, motivazioni ideologiche diverse. Ogni momento è diverso, diversa è ogni generazione e il bagaglio psicologico di vita ed esperienza che produce un processo di avvenimenti ed è impossibile calarsi in essi col sentito dire, spesso raccontato in maniera funzionale alla politica che ancora maneggia "misteri" di quei tempi. Non guardate indietro se non volete essere ingoiati dalle logiche che hanno inghiottito i vostri padri che comunque avevano lottato e ottenuto diritti adesso messi in forse o cancellati come lo statuto dei lavoratori. Diritti, diritti sacrosanti che adesso ve li fanno apparire come lussi di massa che affossano l'economia, mentre invece affossano la dignità, mentre invece gli sprechi, la speculazione e la corruzione imperano impunite. E guardate che è facile, essere inghiottiti, non ve ne accorgete...già adesso hanno zittito le nuove istanze della manifestazione sotto i supposti o veri black bloc. C'è stato uno, dico uno, mass media che abbia parlato di sovranità popolare, di moneta debito, di banche private, ecc...e non gliel'hanno impedito i black bloc!!! Siate nuovi e creativi. Ve lo dice uno che quei tempi li ha vissuti, ha lottato credendo di migliorare il futuro dei suoi figli ed adesso vive la delusione per sè e la preoccupazione per i figli.
RispondiEliminaNon bisogna dimenticare che le BR avevano un riferimento concreto nell'URSS, nel patto di Varsavia e nella Resistenza (oltre che nel Prog Italiano :)). E' più difficile porsi degli obbiettivi a lungo termine se non si sa cosa far nascere.
RispondiEliminaStoricamente le due frange non possono coesistere,le Br erano di tipo politico,con lo scopo di colpire Lo Stato .e i dipendenti dello stesso.Le brigate nere o black bloc ,sono nate,dalla tv,e a livello mondiale,non hanno un vero scopo,se non portare molti disordini,insomma sono figli di questo secolo.(parere mio).
RispondiEliminaAmelie
Ma è davvero così strano che un certo numero di persone (nemmeno tante), socialmente piuttosto ai margini del sistema (diciamo che non sono bocconiani), in un momento di crisi, in occasione di una manifestazione di piazza si lascino andare ad atti di vandalismo?
RispondiEliminaIn questi giorni ho riflettuto su quanto visto sabato scorso e quello che non riesco a capire(o accettare) è che senso aveva distruggere mezza città.
RispondiEliminaCapisco se puntavano dritto verso i politici, dopo aver scardinato la polizia, e li avessero picchiati tutti (almeno una logica c'era)ma così proprio non capisco. Che benefici ha portato?? nessuno, anzi solo danni.
Quindi penso: o sono stupidi oppure c'è dell'altro.... e chi mi dice che quella gente è stata messa di proposito li per far si che s'inventassero qualche legge per non permettere più ai cittadini di manifestare??
So solo che oggi(soprattutto dopo che hanno provato a resuscitare la leffe Reale) da quei farabutti ci si deve aspettare di tutto.
Infine, se manifestare pacificamente non porta alcun risultato e il voto risulta inutile, visto che ormai sono pressochè tutti uguali, come possiamo contrastare quella classe politica che ormai ci sta portando alla rovina??
zitti, fermi e braghe calate??
Roby
Anche a me sono venute in mente le BR, ma non per essere sfiorata dal dubbio che questi disgraziati possano nemmeno avvicinarsi a cotanto esempio, ma mi sono venute in mente perché come allora le lotte e le richieste dei lavoratori sono state spazzolate via dal dibattito politico. Ci piaccia o no, grazie a questi teppisti (con questa intendo un fenomeno serio, non una parola per chiudere la discussione, ma anzi per aprirla) grazie a questi teppisti, dicevo, siamo costretti a dover fare di nuovo una battaglia per diritti che avevamo considerato ormai patrimonio indiscutibile. In comune con le BR c'è che le nostre proteste ora non puzzano di cadavere come è accaduto allora, ma sanno almeno di benzina e copertoni bruciati (in attesa del morto, così auspicato). E' evidente che io appartengo ormai alla generazione dei nonni, ma non posso dimenticare gli ideali che la presunzione dei brigatisti ha contribuito a mandare in fumo e non posso far a meno di notare analogie che non sono nei progetti politici dei teppisti in felpa nera, ma nel puntuale apparire di una molto opportuna (per lor signori) deviazione del dibattito politico.
RispondiEliminaQui in Argentina, c'é sempre una gente di classe media che si scandalizza con le cappucce, ma tutti sanno che senza queste cappucce, che poi non era una cosa organizzata, nel 2001 rimaneva tutto come prima.
RispondiEliminaDa anni che penso che Italia sta andando in questa direzione: precariato, disoccupazione sempre piú alta, una valuta carissima, una generazione intera con un disagio, privatizzazione, personaggi incredibili nella scena politica, ecc. Poi, arriverá un giorno dove veramente ti mettano le mani in tasca, e lí tutti andranno in piazza, e non ti importerá se vicino a te c'é un incappucciato. Poi, bisogna vedere, come tu dici, qual'é l'obbiettivo di fondo di questi soggetti, non penso la rivoluzione proprio, ma semplicemente gente che da anni é in questa situazione di violenza sociale e che non ne puó piú; anche, non penso siano organizzati propriamente, cosa che si dovrebbe rimediare...
E poi, pensa se questi mettono una bomba a Cologno! che ne pensi?
Parlando dello shopping di Londra.
RispondiEliminaAssalire i forni in carestia è cosa da plebaglia. Ma la ricerca di xbox è qualcosa che richiede ben più alte facoltà, un grande senso d'astrazione, un intelligenza e creatività fuori dal comune fondati sui più alti sentimenti umani.
Quelli di Londra furono eroi.
La società fu chiaramente inorridita da tale mancanza di stile, in fin dei conti la società non è tuo padre. Non ha mai voluto essere tuo padre, è più simile all'amico che prende le distanze fingendo di non conoscerti.
Pur agendo in maniera piuttosto rudimentale, quelli di Londra furono degli eroi perché hanno capito che Greed = Good e che, se è vero che tutti hanno diritto su tutto, è la forza a stabilire la precedenza.
Concordo su quasi tutto, vedo solamente un (remoto?)rischio di "brigatizzazioe". Che ci siano ancora in giro dei BR tosti( ma ci sono?) che arruolino qualcuno e gli mettano idee, anche sballate, in testa e P38 in mano.
RispondiEliminaargos
E non dimentichiamo le pesanti e determinanti responsabilità dei radicali, e di Radio Radicale, una radio peraltro inutile.
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