Caro giovane disoccupato, oppure lavoratore, e quindi sicuramente precario. Caro giovane di sinistra, o di destra, o di nessuno, o del migliore offerente.
Tu che su facebook scrivi almeno una volta al giorno che il sindacato non ti rappresenta; che il PD è un partito di pensionati per i pensionati; che l'articolo 18 è un arnese fuori dal tempo che ti opprime; tu che tra le caste che soggiogano questa povera Italia non ti stanchi mai di ricordare la più odiosa, quella dei dipendenti a tempo indeterminato illicenziabili; tu che non ti perdi un'intervista a Pietro Ichino e me ne aggiorni su twitter; caro giovane disoccupato o precario:
volevo dirti che in linea di massima hai ragione.
Il sindacato davvero non ti rappresenta – del resto dovrebbe? Non sei iscritto. Il sindacato non è un ente benefico che lotta per un mondo migliore: è un'associazione che tutela i diritti dei suoi tesserati. Il PD è davvero un partito di pensionati, anzi ha il suo daffare a tenersi buono lo zoccolo molle di anziani che rimane fondamentale in vista delle elezioni dell'anno prossimo. E quindi, insomma, ti resta Pietro Ichino. Ti ha spiegato che in Italia c'è un recinto di lavoratori tutelati (pochi) e una prateria di precari e disoccupati, e la sua proposta è più o meno: aboliamo il recinto. Dopo ci sarà più lavoro per tutti e anche più diritti, sì, per tutti. Sto semplificando, ma non è che Ichino e i suoi altoparlanti su giornali e tv la facciano molto più complicata, eh? Diciamo che la mettono giù in un modo più convincente.
Però, caro giovane, tu e Ichino potreste avere ragione anche su questo. Che ne so io, dopotutto. E quindi non ti chiedo di smettere di prendertela col PD, o con la CGIL, o con quel feticcio che è l'articolo 18. Puoi continuare se ti va a vedere in me un membro della casta, perché ho un contratto a tempo indeterminato, anche se alla fine del mese magari piglio meno di te. Vorrei soltanto essere sicuro che tu abbia capito cosa stai chiedendo.
Tu non stai chiedendo di abbattere il mio steccato. Quello ormai resta. La Fornero non si pone neanche il problema. Nemmeno Ichino osa. Il mio steccato non è in discussione. Tu stai semplicemente lottando perché nessuno sia più ammesso dall'altra parte. Chi è stato assunto prima della futura riforma Ichino resterà più o meno garantito. Gli altri, anche se sono arrivati a un tempo determinato dopo anni di contratti a progetto, resteranno per sempre al di qua. Licenziabili per un capriccio.
Posso essere più chiaro? Tu non stai lottando per togliere un diritto a me. Tu stai chiedendo che lo stesso diritto non possa più essere esteso al te stesso di domani. E si capisce, sei giovane e pieno di energia. Cambiare contratto una volta al mese non ti spaventa, perché dovresti ambire a una sistemazione a tempo continuato sotto l'ombrello dell'articolo 18? e a una panchina ai giardinetti, già che ci siamo? Largo ai giovani.
Lo stesso vale per le pensioni. Quando chiedi che siano tagliate, non stai parlando delle pensioni dei tuoi genitori. Stai parlando della tua. Quando auspichi l'abolizione della pensione di anzianità, non stai parlando della mia anzianità: stai parlando della tua. Quando chiedi che sia innalzata l'età pensionabile, è della tua vita che si parla. (Ma tanto tu non invecchierai come tutti gli altri, tu a 66 anni sarai ancora pieno di tanta voglia di fare). Lo so che sei in buona fede, quando pensi che il corpo flaccido e inerte del mondo del lavoro si meriti una sferzata: voglio solo essere sicuro che tu abbia capito che l'unica schiena a disposizione è la tua. Dopodiché, puoi continuare a ichineggiare e perfino sacconeggiare, se ti fa sentire bene. Magari hai ragione. Magari davvero l'unica strada è quella di alzare l'età pensionabile (la tua), e rendere più facile il licenziamento (tuo). Io resto scettico, ma è Ichino l'esperto.
E lui sta pur tranquillo che non lo licenzia nessuno.
Mi sa che non hai capito. Non sto lottando per togliere diritti a nessuno. Sto lottando per aumentare i diritti al me stesso precario (si chiama diritto del lavoro unico, ma forse alla ultima assemblea sindacale cui hai partecipato non l'hanno spiegato). E' più chiaro ora?
RispondiEliminaanche se fosse così (e in realtà non mi sembra lo sia), forse noi ragazzi di oggi siamo molto meno egoisti dei ragazzi che ci hanno preceduto. forse non vogliamo tutelarci alle spalle di chi ci succederà, come ha fatto chi ci ha preceduto. forse abbiamo solo capito, prima di altri che dal loro recinto non vedono bene cosa succede là fuori, che il mondo è cambiato.
RispondiEliminaforse l'abbiamo già capito, che la nostra schiena è l'unica cosa sacrificabile. quella, o le vostre teste - sei ancora così sicuro che sia il caso di chiederci di ripensarci, leonardino?
Eppure io credo che, con il sistema contributivo, l'unica via per non patire la fame da pensionati sia proprio quella di lavorare il più possibile.
RispondiEliminaSembra un paradosso, ma i calcoli che ho fatto e mi son fatto fare da vari "esperti" mi portano sempre con uno scenario "ottimo" che prevede una pensione al 60% dell'ultimo stipendio.
Fatte le debite proporzioni, non so se 800 euro al mese mi sarebbero sufficienti per sostenere (ancora) la parte finale del mutuo sulla casa, uno stile di vita morigerato ma dignitoso, ed il consumo di beni "di lusso" come il pane, la verdura fresca ed il parmigiano.
Alla fine l'alta età pensionabile per un laureato significa poter arrivare a 40 anni di carriera anche se si è iniziato a lavorare a 30 anni (laurea + naja + dottorato di ricerca prima del primo impiego) senza dover riscattare i periodi degli studi.
Di fatto, la riforma delle pensioni che ha introdotto il contributivo ha significato la morte della pensione di anzianità.
il punto è rinunciare a un diritto futuro (l'illicenziabilità), se mai ci sarà, per avere più diritti attuali, come la malattia, le ferie, i contributi.
RispondiEliminaA me continua a sembrare un buon affare... in fondo è la vecchia storia dell'uovo oggi o della gallina domani.
Il post più brutto, paternalista e male argomentato che hai scritto (da quando ti seguo negli ultimi 3 anni).
RispondiEliminaCome è abbastanza noto, le non frequenti volte in cui nel privato si stipula un contratto a tempo indeterminato capita di frequente che si richieda al nuovo assunto di firmare contestualmente la lettera di licenziamento senza data. Pratica odiosa e illegale. L'art. 18 è già di fatto abolito non solo per i mitici precari, ma anche per una consistente fetta di assunti a tempo indeterminato.
Ciò di cui si dovrebbe discutere e che ci si dovrebbe augurare, non è tanto l'abolizione legale dell'art. 18, quanto la contestuale proposta avanzata da Ichino di accompagnare la sua riforma con un serio sistema di welfare che tuteli chi perde il lavoro.
Dubito fortemente che tutto ciò avvenga. Forse allo stato attuale l'Italia semplicemente non se lo può permettere. Mi sembra però che il vero problema non sia l'articolo 18 ma la mancata protezione per i lavoratori "atipici" (la netta maggioranza negli under 40 anni).
Chiaramente Confindustria prende la palla al balzo e si disinteressa di questa seconda parte della proposta di Ichino (la cui verbosità stizzita ieri sera dalla Gruber non giova ai suoi argomenti). Ma credo che, se si dovesse fare campagna su qualcosa, la sinistra e ogni persona non in malafede dovrebbero concentrarsi su questo, piuttosto che sulla difesa dell'art. 18.
Come detto, forse è impossibile, ma questo mi sembra essere ciò di cui si dovrebbe parlare. Non l'abolizione dell'art. 18 già di fatto legalmente evitato con contratti precari anche quando non dovrebbero esserci, o illegalmente eluso con la lettera di licenziamento firmata da subito.
Il punto è che non hai letto la proposta di riforma Ichino , o se l'hai letta non l'hai capita. Licenziabili per un capriccio è il classico argomento della cgil, peccato non sia vero.
RispondiEliminadicono che l'articolo 18 in realtà valga ormai solo per una minoraza di lavoratori, eppure non mi sembra che l'occupazione sia in crescita e difesi i diritti di quella maggioranza che non ne è tutelata. di sicuro c'è qualcosa che mi sfugge, ma facendo due più due direi che chi vuole abrogarlo voglia farci credere a un mondo alla rovescia
RispondiEliminaQuello che sembra trasparire in filigrana dal tuo discorso - ma magari mi sbaglio - è che in fondo a te PD e CGIL vanno bene così come sono: teniamoceli così, dài...
RispondiElimina(che poi, tra parentesi, la CGIL non dice proprio di essere qualla che difende solo i propri iscritti)
con l'ultima riga su Ichino ti sei giocato un buon 50% dell'apprezzamento che avevo per te. puoi avere idee diverse ma non si capisce perché la devi mettere sul personale. com'è che si diceva una volta? Dai che lo sai.
RispondiEliminaeh vabbè, Leo, e allora ridatece baffone, no? Demagogico e svillaneggiante. Forse avresti dovuto leggere "a che serve il sindacato" prima di massimizzare (alla D'Alema) una delle poche voci moderne di un'intera generazione. Meglio la Camusso, no?
RispondiEliminaQuesto post centra esattamente la questione, magari avrà un tono paternalistico ma la centra eccome la questione. Aggiungo solo che sono convinto, anche per esperienza diretta o attenzione verso le situazioni altrui, che la precarietà non dipende dalla tipologia contrattuale: si è precari perché, fondamentalmente, i datori di lavoro hanno dalla loro un favorevole rapporto di forza nei confronti dei lavoratori, tanto favorevole da essere imbarazzante. Finché non agiremo su questo, bè... non sarà una legge, una qualche scappatoia legalista a darci un pò di respiro.
RispondiEliminaNon è come scrivi, Leonardo. Qui si parla proprio di comprimere un poco i diritti tuoi, sorry. E ci si arriverà,prima o poi, perchè che nell'industria si sia perso un milione e mezzo di posti di lavoro (tutta brava gente che teneva famiglia, e dopo no) e nel pubblico impiego no se non per mancato turnover è uno scandalo. Si parla di fare uno scambio, dare qualcosa a chi non ha un cazzo e togliere qualcosa a chi ha tutele parecchioo estese (te lo dico io che non ho tutele per scelta, e guardo da fuori, con qualche cognizione di causa, faccio l'avvocato del lavoro), contratto unico, lavoro unico: i lavoratori sono tutti uguali. Poi: stanno giocando pulito? Lo vogliono fare davvero, lo scambio, o al netto vogliono solo abbassare il livello complessivo di diritti? Eh, per vigilare su quello ci sarebbe la politica, ci sarebbe il PD, ci sarebbe il sindacato. Che dovrebbe però occuparsi dell'interesse generale, cioè dell'intero sistema, cioè di verificare che il netto del sistema di tutele (welfare+risarcimenti+assistenza) sia rimodulato in maniera tale da non comprimersi.
RispondiEliminaKerub, no, non so come si diceva una volta. Un aiutino?
RispondiEliminaAnonimo, la CGIL il problema delle nuove figure lavorative se lo è posto abbastanza presto: basta non pretendere che siano una società filantropica o strabuzzare gli occhi quando lottano per tutelare i tesserati.
Stefano, con tutto quello che Ichino ha detto e scritto a questo punto forse è lui che non fa tantissimo per lasciarsi capire. In ogni caso oggi siamo tutti licenziabili per giusta causa: se ci togli questa, a rigor di logica rimane il capriccio.
Federico, la "sinistra" non si sta concentrando sull'articolo 18. Ogni volta che si riparla di articolo 18, semplicemente, qualcuno a sinistra dice: no, non è quello di cui si deve discutere. La stessa cosa che dici tu. Comunque non puoi usare una prassi diffusa e illegale (la lettera di licenziamento nel cassetto) per stabilire che la norma non va difesa. C'è il contrabbando: quindi tanto vale abolire i monopoli.
Dario, il giorno che Ichino o qualcun altro per lui mi mostrerà la macchina in cui da una parte entra la mia illicenziabilità e dall'altra, dopo la lavorazione, escono più diritti per tutti, io ci crederò. Come funzioni questa macchina non l'ho capito, e magari è un limite mio, m'impegnerò, studierò, ma adesso come adesso continua a sembrarmi strano.
Orfeo, sì, voi ragazzi di oggi siete evidemente quelli che sognava Luis Miguel. In realtà avete solo l'enorme sfiga di arrivare in un momento di crisi mondiale in cui il giochino di indebitare la generazione successiva non può più funzionare. Non è una colpa, non è un merito: è andata così, puoi anche prenderti la mia testa ma non è che la sostanza cambi.
Dylan, sono contento che tu lotti per aumentare i diritti di te stesso precario. Purtroppo ieri (e l'altro ieri, e il giorno prima) non si parlava di aumentarti i diritti, ma di toglierne a me. Continuo a non capire come funziona quella macchina in cui un diritto tolto a me diventa un diritto in più per te. Banalmente: anche se licenziano me, e al mio posto ti assumono senza articolo 18, il risultato è inferiore alla posizione di partenza. A meno che non mi dimostri che l'economia italiana ha bisogno di più precariato per crescere, ma ce la fai a dirmelo restando serio? Si vendono più panettoni a Natale da quando siamo tutti precari?
Leonardo, stavolta hai cannato di brutto eh
RispondiEliminabuon natale, L.
Lenoardo, condivido pienamente quello che dici. In generale penso che il problema sia nell'ordine delle azioni: si comincia sempre col minacciare i diritti e mai con l'estendere le tutele. Questo genera, giustamente, diffidenza ed opposizione preventiva.
RispondiEliminaSi cominci col riformare lo stato sociale garantendo ad esempio il reddito minimo a chi resta senza lavoro e da li in poi si cominci a parlare di articolo 18. Il problema e' che si vuole iniziare sempre alla rovescia, da dove e' piu' facile.
Quindi e' doveroso opporsi ad oltranza e duramente.
L'ipnosi collettiva di quando ci martellano a reti unificate col fatto che in Europa nessuno ha le pensioni di anzianita' come noi e che siamo quindi un'anomalia. Dico: "va bene, toglialmole pure, ma dateci tutto il pacchetto: dateci tutte le tutele che hanno i lavoratori e soprattutto le lavoratrici di quei paesi portati ad esempio, io ci sto".
Qui ci stanno infinocchiando e sfilando velocemente quei diritti conquistati con anni di lotte e di sacrifici delle generazioni precedenti con la manifesta complicita' di parte del sindacato e della sinistra.
Leonardo, il contratto unico che mi propone Ichino è molto meglio del contratto precario che mi toccherebbe con l'attuale situazione del mercato del lavoro http://www3.istat.it/dati/catalogo/20110523_00/grafici/3_2.html . La proposta Ichino riguarda me e non te, e non capisco proprio perché tu debba preoccupartene.
RispondiEliminaMa infatti Leonardo mica si preoccupa per se, penso che piuttosto sia preoccupato per gli altri… quelli che qualcuno chiamava "prossimo" (lo so, è fuorimoda preoccuparsi di queste cose)
RispondiEliminaprofessorino, guarda che il "prossimo" di Leonardo sarei io. quindi lo ringrazio tanto, ma preferisco che lasci stare e faccia meno danni. D'altronde anche lui ha una cosa che lo accomuna a Ichino: non lo può licenziare nessuno.
RispondiEliminase questo e' il livello di conoscenze economiche di una persona di cultura medio-alta non mi meraviglio il paese sia a un passo dalla bancarotta.
RispondiEliminaalcune cose che varrebbe la pena ricordarsi:
. a (quasi) tutti piacerebbe estendere le attuali tutele contrattuali a tutti i lavoratori, purtroppo non ci sono abbastanza risorse per farlo.
. le leggi vanno rispettate, ma il proliferare di situazioni illegali segnala l'esistenza di un problema: siamo sicuri che aumentando i controlli e le pene il panorama lavorativo migliori? forse potrebbe anche migliorare cambiando la situazione legislativa.
personalmente ho alcune riserve personali su tutto il processo, in particolare perche' in caso la riforma sara' concertata con le parti sociali non ci sara' nessun rappresentante dei precari al tavolo.
gio
Io la leggo spesso perchè la considero una persona intelligente, ma questo suo scritto è davvero imbarazzante. Bacchettare sulle dita chi si batte per avere qualche diritto in più dallo scranno del comunque privilegiato consapevole di essere intoccabile mi sembra francamente un infierire gratuito. Aggiungo che non mi sembra che abbia approfondito bene il tema su molti punti:
RispondiEliminaa) i più ragionevoli, tra cui Ichino, non chidono l'abolizione dell'articolo 18 con conseguente facoltà di licenziare per capriccio. Si chiede solo una normativa meno mummificante, la revisione dell'obbligo di reintegro a favore di un indennizzo e un sistema di welfare di supporto più esteso rispetto alla carità pelosa di una indennità di disoccupazione. Tra l'altro si è dimenticato dei dipendenti di aziende con meno di 15 dipendenti (e delle cooperative) per i quali non cambierebbe alcunchè, riforma o meno;
b) "... il giorno che Ichino o qualcun altro per lui mi mostrerà la macchina in cui da una parte entra la mia illicenziabilità e dall'altra, dopo la lavorazione, escono più diritti per tutti, io ci crederò. Come funzioni questa macchina non l'ho capito, e magari è un limite mio, m'impegnerò, studierò, ma adesso come adesso continua a sembrarmi strano." E' errato il modo in cui pone la questione. Da quella macchina entrano più diritti per chi non ne ha e un po' meno per chi ne ha troppi e troppo costosi. Che il gioco sia a somma minore di zero è vero per lei e per chi sta dentro il recinto, ma non è vero per chi sta fuori. Il suo punto è che lei pretenderebbe di far entrare in un'auto di media cilindrata un numero di occupanti che entrerebbe in autobus. Ecco, se mi passa la metafora, i precari, che oggi vanno a piedi, propongono l'autobus per tutti, o almeno per loro. Il punto vero non è l'articolo 18, ma quale struttura di welfare di supporto sia necessaria. Sul punto, la sinistra che cita lei come la stragrande maggioranza di chi rappresenta solo il privilegio, non ci vuol sentire e preferisce lacrime retoriche sui poveri pedoni pur di non vedersi costretti a dire ai propri clienti che è tempo di car sharing. Pura e semplice questione di interesse di bottega, mica di principio;
c) forse i giovani "precari" sono più consapevoli di lei quando si dichiarano disponibili ad accettare una pensione più bassa, più lontana e più probabile al posto di una di anzianità più alta, più vicina e impossibile.
Io sto dentro al suo stesso recinto, Leonardo, ma so perfettamente che per dare un'opportunità (non un diritto divino) a chi voglia prendersela, è necessario che si rinunci a qualcosa anche noi e che ci si rimetta tutti in discussione.
Chiedo scusa per la lunghezza.
mamma mia che schifezza di post.
RispondiEliminarispondo solo a questo
'Continuo a non capire come funziona quella macchina in cui un diritto tolto a me diventa un diritto in più per te'
prova a pensare alle pensioni: togliere il diritto di andare in pensione col retributivo (sistema assurdo e insostenibilie: prendi un tot dell'utlimo stipendio, indipendentemente da quanto hai versato) permetterà di mandare in pensione, col contributivo (uno prende in base a quanto ha dato) anche chi sta lavorando ora - che altrimenti si sarebbe allegramente attaccato al caPPIo.
a me sembra facilino da capire, nevvero? o no?
Da precario rispondo alla Lettera di leonardo:
RispondiEliminaLeonardo ribadisce l'ovvio: che noi precari (o disoccupati, o neet, comunque i non garantiti) stiamo lottando per togliere anche qualche diritto/provilegio a noi stessi nel futuro, o comunque a lavorare di più, o essere più licenziabili. Ma l'alternativa non esiste. Una volta che ti abitui al fatto che non avrai mai una pensione è difficile che il Futuro possa farti paura. Facile predicare quando hai comunque malattie e ferie pagate.
Direi che ha vinto Leonardo, con questo post.
RispondiEliminaLa dimostrazione è che tutte le argomentazioni dei sofrichiniani intervenuti nei commenti non riescono a celare il disprezzo, la violenza repressa e la bava alla bocca.
Io ribadisco. Se si legge attentamente il testo sulla Flexsecurity di Ichino, che non è una volgare abrogazione dell'articolo 18 (alla Sacconi) ma una riforma molto articolata e molto semplice allo stesso tempo, si può anche capire chi la sostiene.
RispondiEliminahttp://www.pietroichino.it/?p=16926
Accidenti eh? Siete obiettivi come una vecchietta berlusconiana. Se leonardo parla di quello che vi piace, ottimo post, se dice cose che non vi piacciono, brutto post, hai cannato etc. Si dovrebbe giudicare lo stile, l'idea e la forma al di là dei contenuti. Questo è uno dei motivi che poco mi convincono di Ichino e dei suoi sostenitori, sono ideologizzati in modo impressionante. Sempre a dire che non c'è scelta, è l'unico modo etc. E' una regola aurea: c'è sempre un'altra scelta. L'unica scelta è una presa in giro, un ricatto morale.
RispondiEliminaDylan: tranquillo non credo che un post in un blog possa far "danni", è solo un opinione personale su un argomento.
Caro Dylan, il "prossimo" di Leonardo sono anche io. E -pensa un po'!- sono d'accordo con lui.
RispondiEliminaQuindi, di grazia, parla per te invece di spacciarti per rappresentativo de "i ggggiovani precari tutti".
Francamente non riesco a capire alcuni dei commenti nei quali sembra trasparire un certo entusiasmo per l'avere meno diritti.
RispondiEliminaIo lavoro in Germania, ho un contratto a tempo, e come tutti i miei colleghi amerei molto essere assunto stabilmente.
Ma si sa, i tedeschi sono un popolo mollaccione, che aspira al posto garantito, alla sicurezza sociale, alla tranquillità, alla stabilità: vuoi mettere col dinamismo rampante dell'economia italiana? ;)
Non è entusiasmo per avere meno diritti. Chi la sostiene pensa che questa riforma dia più diritti a chi non ne ha (precari) e più opportunità a tutti. Perchè anche a quelli stragarantiti può capitare di perdere il lavoro.
RispondiEliminaCiao Leonardo, secondo me la proposta di Ichino non è da buttar via. Partendo dalla presa di coscienza che oggi il nostro sistema di mercato del lavoro DEVE essere cambiato perchè, oltre a non essere in grado di creare un'elevata domanda occupazionale, è incapace di creare la minima stabilità lavorativa (e quindi anche la capacità per i giovani di chiedere finanziamente alle banche per comprare una casa, mettere su famiglia , ecc. ecc.) e ancor di più incapace di ricollocare chi ha perso il posto di lavoro in età avanzata.
RispondiEliminaRidurre la proposta Ichino (http://www.pietroichino.it/?page_id=15) ad una mera abolizione dell'articolo 18 non è corretto e direi piuttosto semplicistico. Prevede che, tutti i nuovi rapporti di lavoro, esclusi soltanto quelli stagionali o puramente occasionali, siano con un contratto a tempo indeterminato, che si apre con un periodo di prova di sei mesi. Dopo il periodo di prova, si APPLICA la protezione prevista dall’articolo 18 dello Statuto per il licenziamento disciplinare e contro il licenziamento discriminatorio, per rappresaglia, o comunque per motivo illecito. Quello che cambia è che è possible invece il licenziamento per motivi economici od organizzativi, ma in questo caso il lavoratore riceve dall’impresa un congruo indennizzo che cresce con l’anzianità di servizio; è inoltre attivata un’assicurazione complementare contro la disoccupazione, con durata pari al rapporto intercorso con limite massimo di tre anni, con copertura iniziale del 90% dell’ultima retribuzione, decrescente nei due anni successivi fino al 70%.
Sicuramente migliorie alla proposta Ichino sono possibili, ma a mio avviso è un'interessante base di partenza. Ridurre il dibattito ad articolo 18 si e articolo 18 no, oltre ad essere non corretto è anche anacronistico...la maggior parte delle imprese in Italia (specie quelle informatiche e dei servizi) hanno meno di 50 dipendenti e in quel caso avere il contratto a tempo indeterminato anche con l'attuale articolo 18 non ti tutela molto.
Il timore è che abbattano l'articolo 18 come un feticcio ideologico (che talvolta è anche il motivo per cui viene difeso) e poi non ci facciano tutto ll resto dell'ichinismo intorno. La storia insegna: ricordate la riforma Biagi? Una volta fatti a coriandoli i contratti, nessuno ha più messo mano al welfare che doveva sostenerli. Perché partire proprio da là? Io tirerei la rete sotto prima di iniziare a camminare sulla fune, no?
RispondiEliminaSenza dimenticare che licenziare per giusta causa si può (sennò da dove verrebbero tutti questi in mobilità?) e che noi che lavoriamo in aziende con meno di 16 dipendenti manco sappiamo dove sta di casa l'articolo 18. E non per questo i nostri imprenditori fanno a gara per assumere. Ve lo garantisco.
Sinceramente, non mi pare che si parli seriamente nei termini di cui si diceva, né a sinistra né a destra.
RispondiEliminaDetto che questo c'è un problema alla base. La costituzione stabilisce il diritto al lavoro. Bene, cosa giusta, perché solo lavorando, secondo le proprie possibilità, una persona può essere autonomamente cittadino/a.
Però se si accetta che per ogni diritto c'è un corrispettivo dovere di un altro soggetto di rispettare o tutelare tale diritto, non è chiaro di chi sia questo dovere. Non può essere a capo del datore di lavoro (checché ne dica l'art. 18): non esiste nessun diritto/obbligo di alcun privato di garantire il lavoro a una persona. Se ci fosse un imprenditore che semplicemente fallisce (in maniera non fraudolenta) dovrebbe essere perseguito penalmente.
Il dovere di garantire il diritto al lavoro sta, invece, a capo del sistema complessivo, dello stato se si vuole, non di un privato, che crea lavoro per motivi di guadagno economico, non per garantire il diritto al lavoro di un altro privato.
Quindi, fatto salvo il divieto di licenziamento per motivi discriminatori (genere, religione, etc) non vedo perché un privato dovrebbe avere un obbligo di mantenere un rapporto di lavoro, quando questo è giudicato antieconomico. Il rapporto di lavoro è un rapporto volontario tra privati, e fatti salvi casi di abuso, discriminazione, sfruttamento, deve essere trattato come un contratto tra privati: rescindibile secondo le clausole previste dal contratto.
Chiaramente ci sono esigenze di tutela della parte più debole in questo contratto (il lavoratore) ma non vedo ragioni morali o giuridiche perché il contratto non si possa rescindere per motivi di antieconomicità.
Un tempo si diceva: Dobbiamo lasciare questo mondo ai giovani? Adesso si può dire: Dobbiamo lascire il mondo a questi giovani?
RispondiEliminaaggiungo questo a riprova di quel che intendo (@massimo S: mentre mi asciugo la bava alla bocca - #what??): pensaci Leonardo, difesa senza se nè ma dell'art18 e del retributivo sono la stessa cosa.
RispondiEliminahttp://www.lavoce.info/articoli/pagina1002753.html
@Cienfuegos
RispondiEliminaOttimo commento, molta gente e non solo stipendiati sanno cosa sia l'articolo 18 (caro Leonardo sono un tuo assiduo lettore e te lo dico con rispetto e senza sarcasmo, fuori dall'articolo 18 che tu sia o meno in proprio c'è la giungla.
Si, si, continuate a bervi le idiozie che si scrivono sui giornali. Vampireschi lavoratori vecchi contro lavoratori giovani, privilegiati lavoratori protetti contro precari, lavoratori di razza ariana contro il resto del mondo, alti contro bassi, grassi contro magri e così via. Purtroopo l'unica discriminate è lavoratori uniti o lavoratori divisi. E per come ci siamo fatti dividere meritiamo la fame senza dignità.
RispondiEliminaEro in disaccordo con Leonardo prima di leggere i commenti. Non pensavo che l'indottrinamento fosse riuscito ad arrivare a questi livelli. In particolare quello che capisce tutto di economia è il più comico, il sistema in realtà è in grado di mantenerci tutti(preservando i diritti), il problema non è la ricchezza totale ma la distribuzione di essa. L'articolo 18 ha avuto un problema fondamentale, la sua applicazione, la "giusta" causa è stata estesa a tutto quello non configurabile come omicidio premeditato. Per questo motivo il sindacato dovrebbe analizzare le sue scelte e capire che prodigarsi per gli indifendibili finisce per rendere più nessuno difendibile. Rimango stupito comunque della sicurezza con cui Leonardo afferma che non verrà toccato, hai visto la rabbia nei commenti? ecco è stata preparata proprio a tal proposito, non so se hai notato quello che stan facendo con i pensionati.
RispondiEliminaLeonardo il problema è che tu sei bene o male un dipendente statale e lo stato funziona così: i soldi non sono un problema al massimo si va in disavanzo e si aumentano le tasse, fino ad ora.
RispondiEliminaNel privato funziona che se un azienda è in attivo va avanti altrimenti chiude. Ad oggi, un azienda ci pensa nmila volte prima di assumere una persona a tempo indeterminato perché se la deve tenere per la vita, non parliamo di una persona di una certa età. Questo ingessa il mercato del lavoro di chi ha un contratto a tempo indeterminato e sposta tutto il carico di flessibilità sui contratti atipici rendendo di fatto impossibili i rapporti di lunga durata. E tra l'altro è una delle cause dei bassi stipendi italiani: in tempi di vacche grasse si cerca di tenere la borsa stretta perché non sai che può succedere, figurati in periodo di vacche magre. Non ci può essere investimento sulla qualità delle persone e sulla performance.
Io ho una quarantina d'anni una buona istruzione e un contratto a tempo indeterminato ma scambierei volentieri quest'ultimo con più soldi e più possibilità perché sono convinto di lavorare bene.
Il motivo per cui mai prenderò una tessera sindacale è che io e i sindacati remiamo contro. Ho un lavoro normale e non sono né un genio né un supermanager, ma tutte le volte che ho incrociato il sindacato ho visto sempre la stessa cosa: il sindacato vuole poco, sempre, per tutti. Se io lavoro e il mio vicino non fa un cazzo, il sindacato chiede per tutti e due le stesse cose: ferie, scatti di anzianità, pause pipì regolamentate etc. Secondo te il fatto di avere la tessera della CGL farò in modo che il mio extralavoro e la qualità miglire vengano premiata? dalla mia esperienza no, per niente.
I sindacati sono dalla parte di pensionati (che non dimentichiamo con il retributivo drenano soldi alle generazioni successive) e dei pochi operai rimasti, perché è facile. E' ovvio che la performance dei pensionati non è misurabile, e quindi convergono sul concetto di poco, sempre, per tutti. Per gli operai la situazione non è molto diversa.
Ora, quando mai il sindacato mi farà il discorso premiamo la produttività e il lavoro?
I diritti sono una bella cosa ma un conto sono le dichiarazioni di principio (viva le madri, viva la vecchiaia serena, viva il lavoro per tutti) e un conto sono le cose sostenibili: chi dovrebbe garantire tutto questo se i soldi sono già stati spesi? ah, già paghino i ricchi. Salvo che poi quando chiedi chi sono i superricchi ti dicono "consideriamo superricchi chi prende più di 40k l'anno altrimenti non serve a niente perché i soldi non bastano". ma scherziamo??
Qui poi non serve un gioco a somma zero di dignitosa povertà sovietica, serve crescita.
Michele, sì, sono un dipendente dello stato, e da quando dipendo da esso ho visto sempre e solo tagli, coi quali lo Stato ha finanziato qualcos'altro. Ho colleghi che sono precari da dieci anni; altri che non si reggono letteralmente in piedi; le aule non sono a norma e i laboratori non esistono più. E fuori c'è la fila per iscriversi, segno che le altre in zona sono messe anche un po' peggio.
RispondiEliminaQuindi, per favore, "i soldi non sono un problema al massimo si va in disavanzo e si aumentano le tasse" non lo scrivere qui.
ripartiamo da ricardo.
RispondiEliminail reddito globale di un sistema è dato dalla somma di: salari, profitti e rendite.
dunque invece di scannarsi tra lavoratori - più deboli, più garantiti, tutti comunque licenziabili, intendiamoci! - e di inventarsi conflitti generazionali, sarebbe il caso di chiedersi come incidere - TUTTI INSIEME - nel processo di creazione del reddito e della sua distribuzione.
l'aiutino
RispondiEliminasi dice "Stalinista" oppure "metodo Boffo"
post cannato al quadrato.
comunque è vero. io voglio che tu sia licenziabile. almeno come tutti i lavoratori dipendenti assunti a tempo indeterminato nelle piccole aziende.
non ti va?
pazienza. tanto a te, come a Ichino, non ti può licenziare nessuno.
p.s. eri il mio blogger di riferimento. eri.
Ferie, malattia e stabilità per tutti!
RispondiEliminaQuesti sono obiettivi di sinistra, e quando un sindacato li farà suoi, mi ci iscriverò. Pagare una tessera per un servizio che non mi aiuta, no grazie.
Se tu sei contrario a ferie, malattia e stabilità per tutti meglio che smetti di parlare di sindacato. Se hai una proposta diversa da quella di Ichino per dare Ferie, malattia e stabilità a tutti, diccela. Dicci come intendi aiutarci.
Altrimenti piantala con le lezioncine.
Uqbal
Ma sì che mi possono licenziare. Continuo a non capire il riferimento a Boffo.
RispondiEliminaSoprattutto da uno, se veramente lavori nello Stato, che può essere licenziato soltanto con legge dello Stato. Complimentissimi.
RispondiEliminaU.
Cosa significa "può essere licenziato soltanto con legge dello Stato?" che per licenziarmi devono scrivere una legge apposta? Che altrove ti possono licenziare fuori legge? Boh.
RispondiEliminaMi dispiace, non ho una proposta per dare ferie malattie e stabilità a tutti. Sono solo un po' scettico che la proposta di Ichino funzioni, tutto qui. Comunque Ichino non intende toccare le mie ferie, né la mia malattia, né la mia stabilità. Ichino vi sta dicendo che non le avrete voi.
Uqbal insomma, se tu pensi che togliendo la stabilità a me l'avrai tu, o l'avranno tutti, secondo me ti sbagli. Perlomeno Ichino non la pensa così.
Leonardo
RispondiEliminaVuol dire che un professore di ruolo, a meno che non debba essere licenziato per giustificati motivi (tipo: ha mandato all'ospedale uno studente -e bisogna vedere se lo licenziano), non verrà mai licenziato, anche se rimane senza studenti (ad es. per un calo demografico), perché per le variazioni d'organico ci vuole una legge specifica. Almeno a me risulta così. Tant'è vero che la Gelmini non ha licenziato un singolo prof. di ruolo. Si è limitata a non riassumere i precari (senza che i prof. di ruolo abbiano alzato un sopracciglio). Chiedi ad un operaio se può mai sperare in qualcosa di simile.
Comunque confermi che della proposta Ichino non sai nulla. Ma proprio nulla.
Ichino propone contratti a t.i. per tutti, alle stesse condizioni: con ferie, malattia e, evidentemente, stabilità. O tiri fuori un modo per garantire queste cose a quasi la metà della forza lavoro dipendente italiana, oppure, ti ripeto, è meglio se ci pensi due volte prima di fare lezioncine.
Ferie, malattia, stabilità. Hic Rhodus, hic salta. Scordati pure la modifica dell'art. 18. Proponi alternative, oppure sei solo conservazione.
u.
PS: x Alessandro Meis. Fammi capire, se un post non mi piace, che dovrei fare, dire che è un capolavoro?
Uqbal, Ichino propone contratti a t.i. per tutti... i nuovi contratti. Non per me.
RispondiEliminaE' vero, un prof a tempo indeterminato senza studenti non viene licenziato. Viene spostato in un altro posto dove ci sono studenti. Trovi più razionale licenziarlo e assumerne un altro?
"Si è limitata a non riassumere i precari (senza che i prof. di ruolo abbiano alzato un sopracciglio)".
Io di sopracciglia ne ho alzate parecchie. Senz'altro molti miei colleghi no, se ne sono fregati: non è una responsabilità del sindacato che si è sempre mobilitato.
Comunque la Gelmini ha fatto esattamente quello che sta bene a te, no? Invece di assumere altra gente garantita, ha fatto altri contratti a 12 mesi a dei precari.
Hic Rhodus hic salta è una frase che si dice a chi sta parlando molto bene del proprio cavallo. Io ti ho già spiegato che il cavallo non ce l'ho, ma quello di Ichino ha orecchie un po' da somaro: è inutile che continui con il tuo hic rhodus, il cavallo non ce l'ho.
PPS: la proposta Ichino non tocca i rapporti di lavoro già esistenti. E ti è già stato detto e ripetuto.
RispondiEliminaFerie, malattia, stabilità: lo ripeterò fino all'ossessione.
u.
ci sono due michele. resta che la cisl ha obiettivi diversi dai miei e non mi rappresenta. perche dovrei dargli pure dei soldi?
RispondiEliminaMagari tra una ripetizione e l'altra leggi anche quello che ti rispondo, eh.
RispondiEliminaSenti, se nel paesello arriva il dottore con l'elisir di eterna giovinezza, e tu ti metti in fila per comprarlo, e io ti faccio presente i miei dubbi, non ha molto senso che tu continui a ragliarmi che o ti do io l'eterna giovinezza, o me ne devo stare zitto. Non è, la tua, una reazione composta. Non hai bisogno di ribadirla fino all'ossessione: mi sa che ci sei già arrivato, all'ossessione.
Leonardo
RispondiEliminaIl PPS l'ho inviato prima di rinnovare la pagina, ma le tue risposte sono del tutto incoerenti.
Se ci sono cento studenti e 10 insegnanti, e poi di studenti ne rimangono solo 50, 5 insegnanti non ti servono. Hai voglia a spostarli, puoi solo modificare il rapporto, portando le classi a 5 studenti. Può essere che sia un bene, ma rimane il fatto che ci sono 5 insegnanti di troppo, rispetto a prima. Non giriamoci intorno, vuoi?
La legge Ichino con le scuole non c'entra niente, perché non regola i contratti statali (ha altre proposte per gli statali, che al momento non conosco bene).
Se immagini la Gelmini come la dirigente di un'azienda privata, cmq, no, con la proposta Ichino sarebbe tassativamente vietato assumere una persona per 9 mesi, tenerla fuori 3, riprenderla per 9 mesi e così via ad libitum. La assumi e basta. E il cuore della proposta, tale divieto.
E se vieni licenziato per un capriccio, nella proposta Ichino sai cosa interviene? L'ARTICOLO 18. Già! E non solo se hai la fortuna di lavorare in grandi aziende, ma anche in quelle piccole, dove stando gomito a gomito col padrone è più facile il licenziamento umorale...
Ci pensi alle cose, prima di scriverle?
u.
E' una delle volte in cui sono d'accordo con Leo, solo che stavolta glielo vengo anche a dire, perché:
RispondiElimina1) è Natale e siamo tutti più buoni;
2) leggendo i commenti mi sono convinto di una cosa che rimuginavo già da un po': questa generazione è senza diritti perché, sostanzialmente, non se li merita.
Gli hanno fatto il lavaggio del cervello, ma non è nemmeno servito il candeggio: non c'era niente d'indelebile, una sciacquatina è stata sufficiente.
tibi
"questa generazione è senza diritti perché, sostanzialmente, non se li merita".
RispondiEliminaci avete lasciato una italia con debito pubblico altissimo, agli ultimi posti per competitività,libertà economica, legalità, efficienza, crescita economica, vi abbiamo pagato la pensione con il retributivo, e ora mi vieni a dire che questa generazione i suoi diritti non se li merita? forse non ti è chiaro: i vostri diritti li avete conquistati sulla nostra pelle.
a leonardo volevo solo dire: ma la proposta di ichino l'hai letta o no? perché da quello che scrivi non si direbbe.
ti ho ho riletto con attenzione ma non vedo risposte sulla questione cisl ma solo rimarcare il punto. quello che chiami elisir di lunga vita e' la prassi anche in francia o svizzera giusto pwr dire
RispondiEliminaBravo Leonardo, novantadue minuti di applausi.
RispondiEliminaComunque ieri sera la cosa più divertente di Ichino, a parte le facce spiritate ogni volta che veniva contraddetto dalla Rangeri, è stata quando ha detto più o meno questo: "un lavoratore di 58 (cinquantotto!) anni, a meno che non svolga un pesante lavoro manuale [troppo buono!], ha davanti a se ancora quasi dieci anni di serena e proficua vita lavorativa"
Quando l'ho detto stamattina al mio collega che ha giustappunto 58 anni... Beh, non ricordavo potesse tirar fuori tante imprecazioni tutte assieme!
@Dylan: "ci avete lasciato" a chi?
RispondiEliminaIo non sono in pensione, Leonardo men che meno: entrambi, a quanto mi risulta, abbiamo sempre lavorato (io forse da prima che tu fossi uno spermatozoo) versando regolarmente tasse e contributi; entrambi, rassicurati, NON andremo in pensione col retributivo.
Quello che mi diverte è vedere che non solo vi pisciano in testa, ma ve lo fate anche piacere.
Per carità, non ho nulla contro certi gusti personali, purché non li si voglia imporre agli altri.
Ti do una dritta: "pioggia dorata" è solo una metafora.
tibi
Michele, chettedevodi', non pagare le trattenute alla Cisl.
RispondiEliminaIn generale non puoi prendertela con un'associazione di categoria se pensa a tutelare la categoria invece di stimolare i singoli, è un po' come prendersela con la croce rossa perché tirano su i feriti invece di dare il colpo di grazia. E guarda che effettivamente le battaglie andrebbero molto più spedite senza tutto quel viavai di lettighieri.
Caro anonimo,
RispondiEliminaallora hai versato contributi per quelli che sono andati in pensione prima e col retributivo. Mi sa che la pioggia dorata te la sei presa in faccia anche tu...
Sono abbastanza sconvolto, non solo dai commenti al post di leonardo, ma anche da quelli che si leggono a proposito di questo argomento anche, per dire, sul sito del FQ.
RispondiEliminaNon è tanto il contenuto degli interventi a lasciarmi basito, anche se dovrebbe essere chiaro a chiunque che la retorica della flessibilità, dopo 30 anni di interventi volti a ridurre diritti e garanzie dei lavoratori, non ha fatto che peggiorare le condizioni materiali di vita di TUTTI, così come dovrebbe essere chiaro che quella sull'art.18 è solo una battaglia simbolica (da una parte e dall'altra) sul fatto che un luogo di lavoro possa essere anche un luogo nel quale resta possibile rivendicare il diritto a non venire licenziati per ciò che si è e non per ciò che si fa (non mi si parli di sopravvivenza delle imprese, chè in Italia per motivi economici i lavoratori vengono falciati a grappoli).
No, quello che lascia l'amaro in bocca è vedere come stia passando nel senso comune un'operazione che data da tempo (ricordate le tirate dalemiane al riguardo?): orientare la giusta rabbia e l'amarezza di tanti che sono deprivati dei loro diritti, di un lavoro degno di questo nome e della certezza di un futuro, non contro chi è davvero responsabile di questa situazione e gode i frutti della loro subalternità, ma contro chi ha avuto il merito di conquistare con lotte, sangue e sacrifici quel minimo di diritti e protezioni che differenzia(va)no il modello sociale europeo dal Far West statunitense. E' questo che i nostri giovani smemorati di Collegno tendono leggermente a trascurare: tutti questi "odiosi privilegi" sono in realtà conquiste strappate con lotte, scioperi, sangue e sofferenze, in periodi nei quali il diritto dei lavoratori alla loro dignità di esseri umani era quello che i corifei della flessibilità vorrebbero tornasse ad essere: un miraggio.
E' proprio vero: gli dei accecano coloro che vogliono perdere... :°(
Leonardo
RispondiElimina"Comunque la Gelmini ha fatto esattamente quello che sta bene a te, no? Invece di assumere altra gente garantita, ha fatto altri contratti a 12 mesi a dei precari."
La proposta Ichino vieta contratti ad 12 mesi o con altra scadenza predeterminata. Esistono solo contratti a t.i.
Forse il mio precedente post era troppo lungo, ma quel che mi lascia attonito è come si possa ritenere di fare una lezione su Ichino senza aver capito questo.
Ribadisco che pur esprimendo sentitamente le mie convinzioni, non ho mai detto a nessuno che "raglia", cosa che tu, Leonardo, ti sei sentito in diritto di fare.
Mah.
U.
Come fai a ribadire una cosa la prima volta che la dici?
RispondiEliminaPur *esprimendo sentitamente le tue convinzioni*... hai continuato come un ossesso a ripetere che ti devo trovare le ferie, la malattia, la stabilità; che siccome non credo nella soluzione di Ichino, la soluzione devo avercela io. Ti sembra un modo educato, o anche solo sensato, di intervenire? "è meglio se ci pensi due volte prima di fare lezioncine" lo hai scritto tu. Il raglio si è sentito forte e chiaro; forse su questa cosa di entrare nei blog degli altri e scrivere in questo modo ci devi un po' lavorare.
In seguito magari rifletteremo sulla differenza tra avere letto Ichino e crederci: altrimenti a chiunque non creda nel diluvio universale dovresti rispondere "Si vede che non hai letto bene la Bibbia".
Avessi almeno fatto una lezione su Ichino.
Mi sono limitato a far notare che le sue riforme non modificheranno la condizione di chi è già garantito, ma peseranno su chi a quelle garanzie non ci arriverà mai. Trenta commenti dopo arrivi tu e mi dai questa notizia sconvolgente: "PPS: la proposta Ichino non tocca i rapporti di lavoro già esistenti. E ti è già stato detto e ripetuto". Ma pensa un po'.
Poi, se ce l'hai con me perché sono garantito, dovresti essere contento che la Gelmini ha smesso di assumerne. Non sei contento? Va bene, quindi siamo in due.
bravo leonardo.
RispondiEliminapeccato che molti piccoli fan di ichino non abbiano letto il tuo post.
io che sono dipendente pubblico con un contratto a termine-e quindi a scadenza non verrò riassunto, tanto siete tutti esperti e quindi sapete il meccanismo che lo impedisce- vorrei:
1 non dover lavorare fino a 67 e passa anni. vorrei godermi la vecchiaia. non ci trovo nulla di bestiale o è davvero uno scandalo? i vostri genitori ipergarantiti che hanno mangiato sulle vostre spalle, maledetti loro, come sono a 67 anni? belli pimpanti, rapidi nell'innovare e a comprendere il mondo che cambia, stanno al paso con il mondo del lavoro in continua trasformazione? ma voi sarete meglio...
2 voglio ferie e malattia pagata per ME, non li voglio togliere ad altri. e se debbo togliere ad altri no sarà di certo a lavoratori che han pagato le tasse in busta paga per una vita. credo che allo stato attuale non lo voglia neppure la fornero od ichino, ma molti piccoli fans con il coltello tra i denti si.
3 vorrei sapere quanto prenderò di pensione con il fantasticissimo contributivo... senza dover richiedere a quei maledettoni della cgil...vorrei che me lo dicesse la vivavivalafornero o addirittura ichino. forse i piccoli fans me lo sanno dire con il sorriso
4 il modello di flexsecurity di ichino ha luci ed ombre e punti non spiegati così chiaramente. è un modello che costa di più di quello attuale, e siete proprio voi piccoli fans a dire che con questi chiari di luna.. anche nella lettera di oggi al corriere ichino riesce secondo me a rispondere ad alcune critiche che gli vengono poste. vedi alla voce sostegno al reddito e partecipazione delle aziende....
5 ma siete sicuri che con queste riforme ed uno schiocco di dita si metterebbe di nuovo in moto il mercato del lavoro? perche' forse non lo sapete...ma oggi con un mercato del lavoro selvaggio con le giovani generazioni a zero garanzie e a costo bassissimo per datore di lavoro....la disoccupazione continua cmq a crescere...perchè manca il lavoro. ergo se togliamo l'art 18 alle giovani generazioni(che non lo hanno già) non creiamo lavoro, ne miglioriamo le condizioni di lavoro di nessuno.
6 io voglio entrare nel giusto recinto dei diritti degli ipergarantiti che hanno lottato per costruirlo per loro e per chi veniva dopo. io voglio lottare per riaprire, riallargare quel recinto e non per abbatterlo. la riforma ichino, che ha piena dignità e nulla di mefistofelico, non mi sembra andare in questa direzione. tra le proposte in campo preferisco il modello prospettato da tito boeri, che non tocca l'art 18 nel futuro lavorativo di tutti gli assunti.
Caro leonardo
RispondiEliminaNon ti sono piaciuti i miei toni? Va bene. Sono disposto senza problemi ad ammettere che il tuo post mi ha fatto arrabbiare come una biscia. Aggiungiamo poi che il tuo filtro antispam si deve essere mangiato il messaggio in cui dicevo, tra le altre cose, che il pps l'ho inviato prima di leggere la tua risposta, che non avevo letto per un problema di caricamento della pagina. E' chiaro che così il pps sembra una cretineria.
Nel merito: se tu mi "accusi" di volere un sistema "gelminiano" di contratti di 12 mesi prolungabili ad libitum E di essere pro-Ichino, è evidente che sembri ignorare del tutto il dettaglio non da poco che la proposta Ichino VIETA contratti a 12 mesi (o altre scadenze).
Hai accusato la mia generazione di volerti privare dei diritti e ti è stato risposto a) che tu non ricadi nei casi dell'art. 18 perché stai ancor meglio di così; b) che la proposta Ichino varrebbe solo per i nuovi contratti.
Sarò stato scomposto nel dirti a e b? E' possibile che possa aver urtato qualche raffinata sensibilità: ma la contraddizione rimane. Tant'è che hai ripiegato su un argomento che era diverso dal precedente: "Guarda, ti stai affidando ad un elisir che non funziona!"
Eh no: tu avevi detto che ti stavamo rubando dei diritti...
Infine: tu stesso hai impostato il discorso, peraltro correttamente, su una questione di difesa di interessi legittimi contrapposti di diversi blocchi sociali. Tu sei ben contento dell'attuale tutela riservata ai tuoi interessi legittimi. In altre parole li vuoi conservare.
Spero di esser stato più chiaro.
Uqbal
Caro leonardo
RispondiEliminaVa bene, cambiamo i toni. Il tuo filtro antispam si è mangiato e continua a mangiarsi i messaggi, e questo ha fatto apparire alcuni miei commenti strani, peraltro.
Accusarmi di volere un sistema di contratti di 12 mesi prolungabili E di essere pro-Ichino, vuol dire ignorare del tutto il dettaglio che la proposta Ichino VIETA contratti a 12 mesi (o altre scadenze).
Ci hai accusato di volerti privare dei diritti, ma a) tu non ricadi nei casi dell'art. 18 perché stai ancor meglio di così; b) la proposta Ichino varrebbe solo per i nuovi contratti. Lo hai ricordato tu stesso, ma non hai risolto la contraddizione. Sarò stato scomposto nel dirti a e b? Ok: ma la contraddizione rimane. Infatti hai ripiegato su un argomento diverso: "Guarda, ti stai affidando ad un elisir che non funziona!"
Eh no: tu avevi detto che ti stavamo rubando dei diritti...Ora, inoltre, vorrei anche sapere secondo te qual elisir potrebbe funzionare. Mi sembra una domanda legittima. Infine, sul sindacato: tu parli di interessi legittimi di precisi blocchi sociali. Giusto. Tu sei ben contento dell'attuale tutela riservata ai tuoi interessi legittimi. In altre parole li vuoi conservare. Spero di esser stato più chiaro.
Uqbal
Caro Dylan,
RispondiEliminaintanto sono anonimo quanto te, a meno che 'Dylan' non sia il tuo nome di battesimo, nel qual caso puoi sempre unirti alla class action dei vari Demis, Suellen e Deborha.
Detto questo, fin da qua ti si vede gongolare per il mio contributivo e non sei un bello spettacolo: sei la perfetta esemplificazione di chi si presta a trascinare blocchi da piramide cantando anche l'inno aziendale, purché una frustatina tocchi anche a quello della cordata di fianco.
Diversamente da te, io riconosco e chiamo la privazione dei diritti col suo nome, chiunque la subisca e riconosco che la privazione dei diritti altrui non me ne aggiunge nessuno (diversamente da te, non raccolgo felice la pioggia dorata sperando di capitalizzarla, insomma).
Diversamente da te, riconosco anche il caso in cui si tratta effettivamente di risorse che provengono dallo stesso fondo, come nel retributivo, che per quanto mi riguarda andava abolito da un pezzo proprio per evitare la frattura generazionale.
Diversamente da te, i mantra sulla Flessibilità Gloriosa non li ho mai creduti e non li vado a ripetere in giro sperando di convertire gli altri.
Diversamente da te, forse non riuscirò a non farmi prendere i miei diritti, ma almeno non mi faccio prendere per il culo.
tibi
sommessamente, pacatamente: http://www.imille.org/2011/12/larticolo-18-parlandone-seriamente/
RispondiEliminaScusate ragazzi, ma vi hanno rincoglioniti.
RispondiEliminaVi hanno convinti che i nemici siano i pensionati.
Che la vostra cadrega e' occupata da uno di 56 anni a 1300 euro al mese, che magari ha cominciato a lavorare a 21 anni. E adesso gira con la Punto, non con la Maserati.
Fatevi due conti: il tizio sta probabilmente dando da mangiare a un paio di circa-ventenni. Voi che adesso ne avete trentacinque, chi vi dava da mangiare a vent'anni? Oppure vi hanno convinto che i vostri nemici siano anche quelli che hanno quindici anni in meno, oltre a quelli che ne hanno quindici in piu'?
Un consiglio. Se volete capire bene cosa vi stanno mettendo in testa, come vi stanno organizzando e trasformando in banalissimi mostri, cercate "Ausmerzen", uno spettacolo di Marco Paolini andato in onda un po' di mesi fa.
Perché quando vi danno un nemico, presto o tardi vi manderanno in guerra a combatterlo. E da quello che dite alle fosse comuni il passo è molto, molto breve.
Ma penso che lo sappiate e che in fondo vi vada bene così.
Buon natale, eh?
Pasquale
@U.? Uqbal? stessa persona?
RispondiEliminaPuoi dire quello che vuoi per quanto mi riguarda, notavo come i giudizi fossero pieni di astio, e come questo astio inficiasse qualsiasi tipo di giudizio sereno.
Ho poi una domanda per Uqbal: dov'è che esattamente hai letto questo "tu avevi detto che ti stavamo rubando dei diritti..". Oh, io c'ho provato ma non lo trovo.
AlessandroMeis
> Michele, chettedevodi', non pagare le trattenute alla Cisl.
RispondiEliminaIn generale non puoi prendertela con un'associazione di categoria se pensa a tutelare la categoria invece di stimolare i singoli, è un po' come prendersela con la croce rossa perché tirano su i feriti invece di dare il colpo di grazia
sì bel colpo. allora non me la devo prendere neanche con i parlamentari che difendono i loro diritti acquisiti (stipendi stratosferici e gestione senza controllo del potere), i tassisti (più licenze? ma stamo a scherzà!) e nessuno pensa ai diritti dei farmacisti? e a quelli dei bottegai? e ai giornalisti e ai notai poveretti non pensa nessuno?
Ecco, andiamo avanti con questa strada in cui ciascuno si garantisce la propria piccola nicchia di privilegio, così andiamo tutti allineati sulla strada maestra dell'equità. l'equità del burkina faso però, visto che senza le condizioni per garantirli hai un bel chiedere diritti.
Per questo non posso condividere quanto scrivi.
Per inciso nessuno mette in dubbio la tua capacità e professionalità di insegnante etc, ma devi riconoscere che la scuola è stata fino a dieci anni fa un sostituto dell'assistenza sociale. Ti sei mai chiesto perché le donne con più figli hanno più punti in graduatoria anche se chiaramente sono meno disponibili al lavoro? (max rispetto per le madri lavoratrici, metto solo in dubbio che sia la formula di sostegno giusta) E chissà quante ne sai più di me di queste regole, visto che ci campi. Quindi perdonami se non piango per il blocco delle assunzioni.
Ecco, il punto è questo, o riconosci che i privilegi sono ingiusti, tutti, e che si ricomincia da una base più equa oppure cadi nel tranello del PD che vuole salvare tutto ma anche il suo contrario e viene sconfitto dal primo vendola o di pietro che passano.
La proposta di ichino non è nuova: licenziabilità in cambio di un sussidio di disoccupazione generalizzato, che sostituisca false pensioni e madri che fanno le insegnanti per avere la mezza giornata, e per fornire un ombrello a chi è tra un lavoro e un altro. Chiaramente se a te non va bene ripartire da una base più equa come sopra ma l'importante è salvare i privilegi giusti (quelli dei pensionati contro i giovani, degli ingessati contro i flessibili etc) allora asta cgl siempre.
Alessandro Meis
RispondiEliminaNo, ha detto anche altro. Pero' quando dice
"l giorno che Ichino o qualcun altro per lui mi mostrerà la macchina in cui da una parte entra la mia illicenziabilità e dall'altra, dopo la lavorazione, escono più diritti per tutti, io ci crederò."
rivela che il pensiero e' quello, e che il suo paternalismo e' un po' peloso. Leonardo afferma che saremo licenziabili per un capriccio: la riforma Ichino non modifica l'articolo 18 nella parte relativa a discriminazioni e capricci. Ma su questo non mi pare di aver avuto risposta.
L'astio nasce anche dal tono del post, che sembra dare per scontato che i giovani siano degli imbecilli. Qui non parliamo di diritti inalienabili, ma di interessi legittimi, che hanno dei costi. Non sembra aver capito che i suoi i.l. li abbiamo pagati noi, e si permette di pontificare. Ergo chiedo: "Come facciamo". Ma pare ritenere la domanda maleducata.
Uqbal
Una risposta vorrei aggiungere, ad un dettaglio:
RispondiElimina"E' vero, un prof a tempo indeterminato senza studenti non viene licenziato. Viene spostato in un altro posto dove ci sono studenti. Trovi più razionale licenziarlo e assumerne un altro?"
Se prima c'erano 100 studenti e 10 prof., ma ora rimangono 50 studenti (un trend reale che precede la Gelmini), abbiamo 5 prof. di troppo. C'e' poco da trasferire. L'argomensto sul trasferimento quindi e' piuttosto superficiale, di quella stessa supeficialita' che vedo nell'analisi su Ichino (o sono maleducato a dirlo?).
U.
Voi ichinian-ilpostini fate paura. Ora persino il paragone coi parlamentari.
RispondiElimina"La Casta dei lavoratori e dei pensionati".
Vi meritate SACCONI, vi meritate.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminami permetto di segnalare questo : http://ilcorsaro.info/index.php?option=com_content&view=article&id=52%3Ail-post-e-larticolo-18-ne-parliamo-davvero-seriamente&catid=16%3Aeditoriali&Itemid=121 .
RispondiEliminaVabbe', ma se non vi pubblico i commenti ditemelo subito, era da mesi che il mio antispam non cancellava più nulla.
RispondiEliminaComunque, U., il mio pezzo (che secondo me non ti prendeva per un imbecille) ammette che potresti avere ragione tu.
Certo, continuano a esserci cose che non capisco: nel mio mestiere, per esempio, se tu vuoi ferie stabilità e malattia, praticamente ti vuoi sostituire a me: ma intanto dici che sono privilegiato.
Una cosa di cui parla Ichino, per esempio, sono i sussidi: per com'è fatta la società italiana, credo che sarebbero una catastrofe (pensa solo a tutti i posti di lavoro che dà la camorra: ecco, quelli per lo Stato sono disoccupati: ci mettono un attimo a mettersi in fila per il sussidio). Però, va bene, cercherò di capire meglio Ichino, studierò, ecc.
C'è una sola cosa che non ti concedo.
"Se prima c'erano 100 studenti e 10 prof., ma ora rimangono 50 studenti (un trend reale che precede la Gelmini)"
Di che trend stai parlando, esattamente? La peste nera? Guarda che non c'è stato nessun vero calo demografico. La montagna continua a svuotarsi, e infatti la Gelmini ha chiuso alcune scuole e spostato gli insegnanti. Giù a valle sono diminuiti gli insegnanti, gli studenti sono relativamente aumentati, e il problema è che le aule spesso non sono omologate per contenere una trentina di studenti.
Leonardo
RispondiEliminaLa proposta Ichino, in realta', si applica male alla scuola (e non e' pensata per gli statali in genere). Nella scuola un t.i. in realta' e' tempo eterno. Al punto che si capisce perche' lo Stato e' cosi' restio ad assumere di ruolo: che fai se assumi un professore la cui materia "si estingue" dopo 5 anni? Se lo piange per altri 35 anni?
Io sono per un sistema olandese (e anche finlandese): finche' hai classi, insegni. Poi se questi non ci sono o stanno calando, lo Stato ti aiuta a riqualificarti (abilitandoti/laureandoti in materie piu' richieste). Senza trasferimenti, sarebbe il mio ideale, che creano un vortice di diritti acquisiti e discontinuita' didattica di cui proprio non si sente il bisogno.
Uqbal
Il problema è molto semplice: se compri un litro di latte costa 1 euro ma se ne vuoi 1000 litri al giorno tutti i giorni risparmi almeno la metà (cosi insegna il mercato)
RispondiEliminaAllo stesso modo chi ha necessità di collaborazioni occasionali o a tempo deve semplicemente pagare il doppio di stipendio netto e il doppio di contibuti in maniera che sia eventualmente, almeno in parte, tutelata anche l'uscita temporanea del lavoratore in oggetto dalla attività lavorativa a carico di chi ha usufruito del servizio. Questo è il solo e unico punto di partenza di una eventuale riforma del lavoro se Ichino partisse da questo mi sforzerei di continuare a valutare la sua proposta altrimenti Grazie non sono interessato... ci avete già preso in giro abbastanza...almeno dal 1992
In questo interessantissimo dibattito ci sono due strane fazioni, che secondo me si assomigliano molto di più di quanto non siano disposte ad ammettere.
RispondiEliminaOgnuna rimprovera all'altra cose abbastanza buffe "brainwashed" contro "dogmatici". "Lavoratori uniti o battuti" contro "gli altri si sono mangiati i diritti miei". Nessuno pare capire.
L'articolo 18 è stato brandito come un corpo contundente e trasformato spesso (lo so per esperienza diretta) in un'arma contro i piccoli-medi imprenditori, in un'assurda spada di Damocle. I sindacati hanno per decenni sostenuto i più indifendibili dei dipendenti, e una delle cose più sensate della discussione è del primo post di Michele, quando dice che è più facile che un sindacato difenda un dipendente scansafatiche che uno valido. In media. Ma anche nella mia azienda il sindacato ha appena proposto di dividere il bonus produttività a pioggia invece che appunto, ai più produttivi.
Poi c'è che vede nell'articolo 18 il margine ultimo, la barricata finale, oltre di me il diluvio, e chi invece urla a gran voce che nella proposta Ichino non c'è l'abolizione del diritto, ma solo una modifica del significato di "giusto motivo". Ecco, io la proposta non l'ho letta, ma se è vero questo, da chi proviene la resistenza alla proposta? Cioè, davvero è una cosa così banale per cui litigare? La definizione del giusto motivo?
Boh, io ho l'impressione che (se stanno dvvero così le cose) l'articolo 18 sia solo un feticcio da onorare...
Andrea
C'è gente che ha delle tutele e gente che no.
RispondiEliminaE' ingiusto! Aboliamo le tutele per tutti e giustizia è fatta!
Questa non è la formula ufficiale, indicibile, ma è il risentimento reale delle nuove generazioni contro le precedenti. Risentimento alimentato da tutte le forze del liberismo assoluto, che è la sola vera ideologia rimasta.
Le nuove generazioni, prive di senso di appartenenza, prive di futuro (e colpevolmente ignare del passato), hanno fatto propria l'ideologia dell'America peggiore del tutti contro tutti e si sono trasformate in strumento della demolizione di ogni tutela e garanzia.
Prive di qualsiasi criticità sociologica, titillate nell'amor proprio e nella presunzione di sé, sono le paladine della "meritocrazia" quella divinità che giura di premiare i migliori per premiare sempre i figli delle élite.
Massa di manovra del liberismo assoluto (che esse scambiano per liberalismo): chi ce la fa vive, chi non ce la fa muore.
Syrtis Major
Syrtis
RispondiEliminaQuando produrrai un argomento che sia uno, allora forse varrà la pena prenderti sul serio.
Uqbal
Sono un pensionato, ho cominciato a lavorare a 18 anni, mi sono fatto i duri anni 60' in cui non c'erano diritti, la fabbrica era come una caserma. Poi dal 69' ci siamo dati da fare con il Sindacato che ci organizzava e abbiamo fatto conquiste ancora oggi fondamentali, a cominciare dallo Statuto e dall'art. 18, la malattia pagata, ferie di 4 settimane, il diritto allo studio, diritto di discutere l'organizzazione del lavoro, ecc. E' singolare per non dire incomprensibile che ad un giovane di oggi si indichi la nostra condizione come quella che inpedirebbe loro di avere maggiori tutele e garanzie per il loro futuro e il sindacato, la CGIL quasi un ostacolo. Un goivane ha ragione di lamentarsi dell'eccessiva precarietà esistente e della giungla dei contratti, ma và ricordato che questa situazione è il frutto di scelte politiche precise, e in particolare della legge 30 o Biagi. Allora sarebbe più produttivo cercare di correggere quelle norme sbagliate, come sostiene la CGIL, e non scatenare una guerra trà generazioni.
RispondiEliminaLa cosa che mi turba è la poca memoria di molti. Cominciamo con le lettere di dimissioni firmate in bianco. Non è un destino scontato, è frutto della gagliofferia dei potenti e prepotenti. Prodi aveva posto fine a decenni di dimissioni firmate in bianco al momento dell'assunzione facendo una legge che prevedeva che le dimissioni dovessero essere presentate su appositi moduli del ministero (datati e numerati). Berlusconi, appena giunto al governo, ha abrogato tale norma. Pertanto, le dimissioni si presentano utilizzando una semplice dichiarazione sottoscritta dal lavoratore (magari firmata in bianco, al momento dell’assunzione). Non mi pare che questo abbia migliorato la condizione dei lavoratori.
RispondiEliminaArticolo 18. Viene la nausea a doverlo spiegare per la milionesima volta. Non c'entra niente con il rilancio dell'economia e non toglie diritti a nessuno. Questo articolo dice semplicemente che se tu mi licenzi senza giusta causa o giustificato motivo ho diritto a essere reintegrato nel mio lavoro (posizione, incarico e stipendio) e non te la cavi mettendomi in bocca una manciata di quattrini. Mi domando chi farebbe il rappresenante dei lavoratori in azienda senza questa protezione. Nessuno? OK. Allora rimarrebbe solo il sindacato esterno che dovrebbe coprire tutte le minute esigenze ed evenienze (poi non lamentiamoci se non ce la fa) Se si vuole essere pignoli sarebbe giusto estendere a tutti questo banale "paracadute". Comunque, la possibilità di licenziare, anche con l'articolo 18, il padrone non l'ha mai persa. Sedici anni fa io lavoravo in una redazione con poco più di venti dipendenti che a sua volta faceva parte di un gruppo editoriale molto più grande (la Utet, tanto per non far nomi); l'azienda ha chiuso la nostra redazione e ci ha banalmente sbattuti fuori; l'unica trattativa che è stato possibile realizzare ci ha permesso di contrattare quattro palanche in più (rispetto alla normale liquidazione) e in qyesto ci ha aiutato il sindacato. Che ha aiutato tutti, anche se di iscritti c'eravamo solo in due. Nessuno ci sputa sopra, ma le quattro palanche finiscono e così per dieci anni ho continuato a fare lo stesso lavoro, ma in maniera precaria (con partita Iva) per conto di varie case editrici fino ad andare in pensione a 60 anni con mille euro al mese. Non me ne lamento, e capisco che è un "privilegio" con questi lumi di luna, ma solo perché, nel frattempo, è peggiorata (non migliorata) la condizione di tutti i lavoratori.
Questo è quanto.
"Una cosa di cui parla Ichino, per esempio, sono i sussidi: per com'è fatta la società italiana, credo che sarebbero una catastrofe (pensa solo a tutti i posti di lavoro che dà la camorra: ecco, quelli per lo Stato sono disoccupati: ci mettono un attimo a mettersi in fila per il sussidio). Però, va bene, cercherò di capire meglio Ichino, studierò, ecc."
RispondiEliminaSiamo l'unico paese europeo che non fornisce un sussidio minimo generalizzato ai disoccupati e sinceramente se lo fa perchè c'è la camorra a questo punto come disoccupato-non affiliato ai clan mi sento doppiamente preso per il culo!
Licia
RispondiEliminaCol sistema Ichino, tu avresti preso ben di più di quattro palanche (c'è la vaga possibilità che tu sia genovese??) e ora non saresti partita IVA, bensì dipendente a tutti gli effetti, a t.i., con annessi e connessi.
Con l'art. 18, peraltro, non c'è il reintegro (che ha anche poco senso: un omosessuale, o un nero, o una donna, vorrebbe continuare a lavorare per uno che lo discrimina e lo disprezza??), ma il risarcimento non sono due lire: è un risarcimento abbastanza gravoso da far mordere la lingua a qualsiasi padrone. D'altra parte, nelle piccole aziende è già così e il sindacato non sembra preoccuparsene.
L'attaccamento all'art. 18 attuale (che ha difeso ben poco il tuo posto) nasce dal fatto che in Italia, se il lavoro lo perdi, difficilmente lo ritrovi considerando quanto agonizzante è la nostra economia. Ma questa cosa deve essere invertita: si deve crescere (art. 18 o meno -Ichino peraltro lo dice chiaramente che la sua riforma non serve a creare occupazione, ma a tutelare gli occupati, presenti e futuri, tanti o pochi che siano).
Nel periodo di interregno, inoltre, tra un lavoro e l'altro avresti avuto un'entrata regolare, ovvero il sussidio di disoccupazione, e la possibilità di riqualificarti e acquisire nuove competenze.
In altre parole, Licia: il sistema attuale ha indebolito seriamente la tua posizione, il sistema Ichino ti avrebbe offerto molto di più( t.i., niente IVA, molti più contributi).
Uqbal
"Il sindacato non è un ente benefico che lotta per un mondo migliore: è un'associazione che tutela i diritti dei suoi tesserati"
RispondiEliminaQuesta è più o meno la teoria del sindacato "corporativo" (non nel senso fascista, ma nel senso, spregiativo, in cui se ne parla in CGIL) che si occupa dei suoi lavoratori anche a danno degli altri. L'ideale della CGIL è esattamente quello di difendere i lavoratori e il lavoro, andando oltre la ristretta visione del sindacato degli iscritti.
Che poi le azioni non corrispondano pienamente all'ideale, è chiaro è così per tutti ed è così anche per la CGIL. Ma se c'è una specificità della CGIL rispetto ad altri sindacati in Italia e nel mondo è proprio la pretesa di trascendere il mero interesse settoriale degli iscritti.
Quindi... de che stai a parla'?
Sorprendente caro Leonardo. Oppure non tanto sorprendente, semplicemente nella logica delle cose. Tu, più chiaro di così non potevi essere, ma quelli che si Ichinano godono di troppa buona stampa per capire una posizione diversa. Quindi diverso sei tu, in questo caso. Non importa se hai ragione, non importa se scrivi nella speranza che qualcuno apra gli occhi, quel che conta è Ichinarsi. Solo una cosa mi piacerebbe che tu spiegassi: cosa fa uno come Ichino nel PD? Perché nel PD è così ascoltato?
RispondiEliminaNessuno mi è riuscito a spiegare perchè se si tolgono i diritti a qualcuno si aumenta l'occupazione e se ne danno di nuovi ad altri.....boh, me sembra un mistero della fede....
RispondiEliminaQualche giorno fa su facebook avevo scritto questo post:
RispondiEliminaCome quei soldati giapponesi che restarono da soli in guerra nascosti nelle isole del pacifico sul web si aggirano ancora individui che continuano a raccontare la storiella del conflitto tra giovani anziani, tra operai privilegiati e precari abbandonati. E' ora di dire che tutti coloro che continuano a ripetere questo ritornello aizzano l'invidia e l'odio sociale e contribuiscono a distruggere quel minimo di legame e coesione sociale rimasto nel nostro paese. In pratica fanno e dicono cose che la destra ha sempre fatto e detto.
UNA MIA AMICA MI HA COMMENTATO CHIEDENDOMI IL PERCHE' QUESTE PERSONE (ALCUNE ANCHE DI SINISTRA) SI COMPORTANO IN QUESTA MANIERA'.
E' UNA BELLA DOMANDA. A CUI MI SENTO DI RISPONDERE COSI':
La motivazioni sottese a questa roba possono essere diverse.
C'è chi lo fa scientificamente perchè così pensa di abbattere le ultime resistenze alla completa sconfitta dei lavoratori occidentali (negli USA ci sono riusciti dai tempi di Reagan).
Ci sono poi quelli che credono davvero a quello che dicono (e non basta essere un professore come Ichino per indovinarla, se fosse così non ci sarebbero anche tra i professori idee tanto diverse).
Ci sono poi i ruffiani (a sinistra ce ne sono, eccome) che pensano di accreditarsi presso l'elite economica e finanziaria (avendo smatrrito ogni autonomia culturale, politica ed a volte anche reddituale) e se sono di sinistra se ne vergognano un po ed allora parlano di equità ma appunto aizzano soltanto all'odio sociale (delitto politico orribile per uno che è di sinistra).
Ma il motivo vero sta nella egemonia del pensiero liberista che in 30 anni ha costruito frame ben solidi con sinapsi neuronali ben radicate nel nostro cervello che ci fanno escludere ogni responsabilità del sistema nei momenti di crisi e gettano la croce tutta sugli individui, sulla loro biografia.
(continua) Per cui se le cose non vanno il nero di seppia ideologico sparso in questi ultimi 30 anni ci impedisce di risalire a quelle decisioni sistemiche prese 30 anni fa che hanno smantellato le impalcature del secondo dopoguerra senza sostituirle con impalcature globali e lasciando liberi i capitali di scorrazzare senza freni in tutto il mondo e con una velocità spaventosa (qualcuno lo ha definito turbocapitalismo o supercapitalismo).
RispondiEliminaE' un velo ideologico (dell'unica ideologia sopravvissuta al 900) che nasconde appunto le vere motivazioni della crisi e concentra l'attenzione su dei diversivi (in Italia oggi è il turno dell'articolo 18 usato appunto come diversivo).
Ed invece come scrive il blogger L__Antonio:
Siamo nella condizione in cui siamo, perché da trent’anni circa sono state cancellate le regole dei mercati finanziari e un’oligarchia politico-economica ha preso il potere. Federico Rampini, senza mezzi termini, lo ha definito “smantellamento del sindacato e delle regole”, di cui anche una parte della sinistra si è resa complice. Lo spostamento della ricchezza a vantaggio di chi percepisce rendite finanziarie è stato dell’8-10%. All’asimmetria economica si è rapidamente accompagnata un’asimmetria sociale, segnata dall’approfondimento del baratro della disuguaglianza. Se ciò è vero, chiedere un’ulteriore cancellazione delle regole dopo quella che ha già prodotto la valanga del debito e la rottura della coesione sociale mi pare francamente eccessivo
In termini più generali questo velo ideologico, questo nero di seppia spruzzato come diversivo da oltre 30 anni, serve a nascondere i difficili rapporti che esistono tra la democrazia ed il mercato e che Jacques Attali, in uno splendido pamphelt dedicato alla crisi attuale, così sintetizza:
Questa coppia formata da mercato e democrazia non è, per natura, armoniosa.
Inizialmente fondata sul conseguimento della libertà individuale, confidando nel mercato per la sua efficacia e nella democrazia per la giustizia, declassa tutti gli altri valori, in particolare la solidarietà.
In tutti i settori promuove l’apologia della libertà individuale, cioè del diritto di cambiare parere.
Tutto diventa reversibile, precario, anche i contratti, siano essi di lavoro o d’alleanza. Quindi anche il contratto sociale.
Nessuno ha più ragione di rispettare impegni che minerebbero la propria libertà.
Nessuno ha più motivo di essere onesto contro chiunque se non se stesso.
Nessuno, in particolare, ha ragione di essere leale verso le generazioni future: i nostri bisnipoti non hanno diritto di voto.
L’apologia della libertà individuale fa così della slealtà e della avidità dei valori accettabili, distrugge la stabilità delle occupazioni e del diritto e contrasta l’altruismo.
Coloro che hanno l’informazione, gli iniziati" non la condividono o almeno la utilizzano per il loro esclusivo profitto prima di degnarsi di condividerla.
Ancora: sapendo che il sistema sopravvive solo nell’apologia della propria precarietà, ne deriva una logica dell’urgenza, dell’impazienza.
Presentendo un rischio crescente ciascuno cerca di trarre il massimo il più rapidamente possibile.
In particolare questa sensazione generale di precarietà induce gli iniziati * a non essere onesti con le imprese che finanziano e con le famiglie o le istituzioni di cui gestiscono le risorse; sono spinti a tenersi per sé, se possono, tutte le occasioni di profitto che scoprono."
Nota-
* gli "iniziati" per Attalì sono quegli appartenenti alla nuova elite globale e che possiedono in esclusiva "l'informazione" economica e finanziaria sulla redditività dei progetti.
Ringrazio Enzo per avermi risparmiato la fatica di chiarire, quasi punto per punto, il significato, peraltro del tutto ovvio ed evidente, delle mie lapidarie affermazioni. Ma anche Franco e Licia hanno lavorato al posto mio. E' bello trovare la pappa pronta.
RispondiEliminaGrazie ancora e auguri.
Syrtis Major
Anch'io, che pure faccio parte della generazione dei senza diritti tra i trenta e i quaranta anni, sono allibita da quello che ho letto. Intanto ancora nessuno ha spiegato perchè tutte le belle cose di cui pontifica Ichino non si possono realizzare anche tenendo in piedi l'art. 18.Perchè? Sono anche piuttosto disgustata dall'utente Uqbal che insulta o denigra chi non la pensa come lui nonostante i concetti che esprime siano illogici, raffazzonati e pure incoerenti, ma vabbè mi rendo conto che in una piazza virtuale è facile trovare dei villani maleducati incapaci di esprimere le loro idee senza insultare.
RispondiEliminaDetto questo, e me ne sorprendo dato che è intervenuto anche un avvocato del lavoro, forse bisognerebbe conoscere meglio come funzionano le cose nel diritto del lavoro attuale (magari queste domande fatele ad Ichino). Intanto: dov'è il problema dell'art 18? Nell'obbligo di reintegro mi pare di capire, visto che sul risarcimento mi sembrano invece tutti d'accordo. Ecco. secondo voi quante cause di lavoro per art 18 si risolvono con il reintegro? Quasi nessuna proprio perchè nessuno gradisce tornare a lavorare in un posto dove ha dei pessimi trascorsi e quindi il 90% dei licenziati senza giusta causa accetta dei risarcimenti. Dal pacchetto Treu in poi si è fatto a brandelli il mondo del lavoro in Italia, ma non mi pare che il paese sia migliorato, l'occupazione cresciuta, i giovani in grado di andare sulle proprie gambe da soli crearsi una famiglia ecc. Quindi dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti, quelli che vogliono vedere, che dalla distruzione dei diritti del lavoro non è nata maggiore occupazione. Oggi non si assume perchè lavoro non ce n'è non perchè c'è l'art 18. Fa davvero cadere le braccia constatare come la pur giustificata e legittima rabbia dei senza futuro si scagli contro gli obiettivi sbagliati, come si confondano i diritti con i privilegi invece di pensare davvero ad alternative più eque per tutti (e non è tagliando la pensione di 1300 euro dell'ex dipendente statale che si risolvono i problemi).
Tyche
Volevo aggiungere che la Cgil, come è noto, a differenza degli altri sindacati, punta ad essere il sindacato dei lavoratori, non dei tesserati.
RispondiEliminaInoltre, sempre a proposito di quello che avviene nella concretezza dei Tribunali del Lavoro, dico, comodo sostenere che viene mantenuto il divieto di licenziare per discriminazione, peccato che c'è un piccolo problema: come la dimostri la discriminazione?
Voglio dire, resto incinta, il capo mi licenzia, per me è discriminatorio, lui invece nel frattempo avrà trovato centinaia di ottimi motivi per giustificare la sua scelta. Bene, come fa il giudice a stabilire che io ho ragione? Non basta mica soltanto la circostanza del mio essere gravida e di certo il capo non andrà ad ammettere davanti a lui che mi ha licenziato per questo. Ecco, l'esempio per dimostrare come appunto dimostrare un licenziamento per discriminazione sia 'pressochè impossibile, se non difficilissimo. Poi mi chiedo, se l'obiettivo di Ichino è davvero quello di dare maggiori garanzie a chi non le ha, perchè non ha previsto nel suo progetto di riforma la cancellazione delle tipologie più obbrobriose di lavoro schiavistico inventate da Biagi? E perchè, in alternativa, non ha previsto che chi vuole usufruire di un lavoro flessibile lo deve pagare il doppio di quello sicuro? Misteri della fede
Tyche
si renda il lavoro precario piu' costoso di quello a tempo indeterminato e il problema si risolvera'e non mettiamoci a litigare padri con figli,il fatto e' che anche in mezzo ai tutelati ci sono molti krumiri che non lottano e che insieme a i loro sindacati comlplici col governo ci hanno portato in questa merda.
RispondiEliminaTyche
RispondiEliminaAdesso come viene dimostrata la discriminazione? O è una domanda maleducata?
O è maleducato farti notare che la proposta Ichino le obbrobriose forme di lavoro schiavile le ABOLISCE TUTTE?
La domanda a questo punto non è retorica: lo sapevi o no che nella proposta Ichino c'è solo UN TIPO di contratto, a t.i. per tutti, con art. 18 (senza reintegro) anche per le aziende sotto i 15 dip.?
Una risposta nel merito a quel che dicevo a Licia, ovvero che con la legge Ichino oggi non sarebbe a partita IVA, ma a t.i. con tutti i diritti si può averla? O non è che è più facile alzare il nasino sdegnato e tirare avanti?
Anonimo del lavoro precario più costoso:
E secondo te il costo aggiuntivo chi lo paga? Se una azienda deve versare più contributi non pensi che abbasserà il netto?
E per quanti soldi si ritiene giusto che un lavoratore sia costretto a vendere la sua stabilità? Attenzione a chiedere qualcosa, perché si potrebbe ottenerlo...
Uqbal
nella mia azienda 6200 persone,ne ho visto tanti di giovani precari che maltrattati a dismisura durante il loro precariato,dicevano che si sarebbero vendicati una volta riconfermati a tempo indeterminato.Quando questo e' accaduto,altro che lottare,sono diventati i peggiori krumiri, tutti con l azienda per i migliori posticini!!!!!!
RispondiEliminaQuello che mi colpisce di più di questa discussione è che sembra che il problema del lavoro in Italia si riassuma in uno scontro tra i "giovani" e i "vecchi". Il precariato non è un fenomeno italiano, né è conseguenza dell'art. 18. E' una modalità di riduzione del costo del lavoro pensata per reggere l'urto della globalizzazione e della concorrenza dei Paesi emergenti, nei quali il lavoro costa nulla perché si vive senza democrazia e senza diritti. Ichino a me sembra soltanto patetico, desideroso com'è di farsi ammettere nei salotti buoni, televisivi e non. E questo al di là delle sue proposte, alcune delle quali (reddito minimo) potrebbero essere buone, e lo sono, in Danimarca, Paese esportatore di petrolio. Comunque, devo ammettere che far diventare un conflitto tra ceti sociali un conflitto tra generazioni, è un autentico capolavoro politico. Monti & C. lo stanno cavalcando a dovere (i "giovani" ricevuti a Palazzo). Peccato che, dopo la Prima Guerra Mondiale, uno scontro del genere (sia pure insieme a tanti altri fattori) abbia portato al fascismo...
RispondiEliminaBruno
Rispondo a chi gentilmente si è occupato di fare delle osservazioni sulle mie grossolane riflessioni: Non discuto se nella situazione di 16 anni fa avremmo potuto ottenere un saldo migliore (in soldi) dalla chiusura della nostra redazione, discuto invece di come ho vissuto una trentina di anni nella mia azienda senza l'incubo di essere licenziata (io personalmente, non per chiusura) per motivi indipendenti da mio demerito. Credo di essere vissuta meglio.
RispondiEliminaLa partita Iva. In quel torno di tempo in quasi tutte le redazioni d'Italia si è vissuto lo stesso copione: chiudiamo questo settore e il lavoro che questo svolgeva lo "compriamo" sul mercato e i licenziati non hanno alternativa se non "vendercelo" al prezzo che vogliamo. Non commetteremo l'errore di chiamare sempre i soliti, sennò il trucco è troppo evidente e magari ci obbligano ad assumere, le leggi c'erano anche allora, ma è difficile che anche leleggi più protettive non possano essere eluse. A noi licenziati è restato solo il diritto di scegliere l'albero a cui impiccarci: avevo 49 anni, troppo per essere riassunta come redattore da qualche parte, anche perché nessuno assumeva, e nessuna esperienza per capo-redattore come richiesto dal mercato e in tal caso il mio compito doveva essere "comprare" il lavoro di poveri morti di fame come me.
Siccome 'sto post sta diventando troppo lungo, mi limito a segnalare uno dei tanti articoli nei quali mi riconosco, poi prometto di non intervenire più (anche per stanchezza morale):
http://www.rassegna.it/articoli/2011/12/20/81298/dietro-il-mito-del-contratto-unico
Fraterni saluti (come si diceva una volta)
Licia
RispondiEliminaAnche se poi non vuoi intervenire, e anche se sarebbe forse meglio chiedere ad Ichino stesso (www.pietroichino.it), mi sembra di capire che la vostra redazione sia stata licenziata in blocco perché alla casa editrice faceva più comodo passare ad un gruppo di partite IVA ipersfruttate.
Con il sistema Ichino, nel quale questo schifo delle "false partite IVA" è vietato, non t'avrebbero licenziato.
Per la licenziabilità individuale: 1) Perché un datore di lavoro dovrebbe licenziare chi fa bene il proprio lavoro? 2) Licenziare, con il sistema Ichino, non è una cosa banale: ti costa soldi a prescindere, e senza giusta causa te ne costa una marea.
Ma poi, Licia (e mi dispiace che tu non voglia più rispondere): l'art. 18 ti ha difeso oppure no? Ha salvaguardato il tuo lavoro oppure no?
Uqbal
Scrivo da addetto ai lavori (previdenza pubblica) e dunque con cognizione di causa. Leonardo ha detto il giusto, sia pure semplificando, la coperta è stata tirata sulle giovani generazioni ma invece di allungarla, è stata accorciata. Il discrimine è appunto questo: con quale filo tessiamo questa coperta? Occorre cambiare e rifondare il nuovo welfare sulla fiscalità generale ( dove paghino tutti davvero, Serpico permettendo) e non bensì sulle sforacchiate e saccheggiatissime casse contributive dei lavoratori dipendenti. O si fa così o sarà sempre peggio, tanto varrebbe abolire la previdenza pubblica e instaurare un libero mercato assicurativo con regole trasparenti.
RispondiEliminaHo l'impressione che il cinismo di molti giovani di oggi, "ichiniani" appunto, non sia poi così disattento. Forse a loro la giungla sta bene, aspettano il momento giusto per mordere e scalare il successo calpestando chi sta sotto. Insomma, un mondo con pochi diritti e più chances. Attenzione però, che noi non siamo l'America
Anonimo
RispondiEliminaLa cosa curiosa è che la proposta Ichino non riguarda la previdenza.
Uqbal
@ Uqbal, oggi la discriminazione non hai bisogno impellente di provarla perchè per l'appunto, prima, c'è la giusta causa e il giustificato motivo. Ti avevo chiesto di spiegarmi cosa impedisce, nel caso, di approvare la riforma Ichino senza cancellare l'art 18 ma forse ti è sfuggita la domanda e te la ripropongo.
RispondiEliminaPoi, peccato che lo dica Ichino stesso,sul suo sito, che le forme di lavoro schiavistico oggi tanto in voga non verranno cancellate ecco te lo incollo (è nella risposta a quell'altro genio di Tiraboschi): "avevo quindi fatto osservare che al progetto flexsecurity contenuto nei d.d.l. n. 1481 e n. 1873/2009, a mia prima firma, questa pretesa non può proprio essere imputata: il progetto prevede infatti il mantenimento della possibilità di assunzione, con contratto a termine, regolata in rigorosa aderenza alla direttiva europea n. 1999/70/CE, o con contratto di lavoro temporaneo tramite agenzia (negli stessi casi in cui sarebbe ammesso il contratto a termine), o con contratto di apprendistato, di lavoro a tempo parziale, di job sharing, di telelavoro o di lavoro a domicilio, e anche con contratto di stage, con regole che ne garantiscono la genuina finalizzazione prioritaria e prevalente alla formazione del giovane lavoratore. "
Tyche
Poi la domanda perchè un datore di lavoro dovrebbe licenziare chi lavora bene merita il Nobel per l'ingenuità e mancanza di esperienza diretta in contesti lavorativi anche molto diversi tra loro (comunque è Natale anch'io sono più buona e te lo spiego perchè: perchè anche se io lavoro bene, in questo periodo di crisi, un capo cui sto sulle balle, magari perchè sono di estrema sinistra, mi manda via perchè tanto sa che ne trova a iosa di sostituti)
RispondiEliminaTyche
Tyche
RispondiEliminaIntanto vedo che sul sito di Pietro Ichino ci sei andata: questo è importante. Leggi anche tutto il resto.
Poi: cosa c'entrano l'apprendistato o il part-time o il telelavoro? Se poi leggessi più attentamente, ti renderesti conto che Ichino non propone di assumere le persone full time e a t.i. per lavori che durano due settimane o pochi giorni l'anno (come i lavori stagionali).
Inoltre sarebbe anche bene che cominciassi ad uscire dal romanzo di Dickens in cui vivi adesso: secondo te come fanno quelli che già adesso lavorano in imprese sotto i 15 dip. dove il reintegro non c'è? Vogliamo uscire dalle visioni ideologiche?
Uqbal
Per anni ho lavorato come precario nella pubblica amministrazione, insieme a tanti colleghi precari come me. Quando cominciammo i diritti erano a zero. Insieme, unendoci, con qualche aiuto - scarso - da parte del sindacato, lottammo a viso aperto contro la dirigenza e l'amministrazione, per acquistare e conquistare qualche diritto primario nel deserto dei diritti. So cosa significa non sapere, ogni dicembre, se a gennaio il contratto sarà rinnovato o no. So cosa significa restare senza contratto per mesi, con gli stipendi bloccati, forse anche come conseguenza della lotta per qualche diritto fondamentale. Ma alla fine del percorso - quando io e alcuni altri colleghi vincemmo un concorso e fummo stabilizzati - avevamo ottenuto, certo anche grazie alla sensibilità di alcuni dirigenti, il diritto alla malattia e alle ferie, il riconoscimento della gravidanza, perfino il buono pasto.
RispondiEliminaAvevamo lottato, ci eravamo uniti, eravamo stati riconosciuti come gruppo e come gruppo ottenemmo alcuni diritti basilari del lavoro. Questo è quello che i precari oggi - e molti già allora - non facevano e non fanno: unirsi e lottare. Lottare, non dare per scontato che "il mondo è così e non cambia", non c'è alternativa, il potere ha sempre ragione e tutto quello che possiamo fare è adattarci per soffrire il meno possibile. Questa è la filosofia sottesa all'ichinismo: la situazione è data e non si cambia, c'è un solo mondo, quello dei padroni, dell'azienda, del mercato, del profitto, del lavoro come merce, del lavoratore come macchina fungibile al servizio del profitto altrui. E gli unici "miglioramenti" concepibili sono quelli che consentono all'ingranaggio fungibile di guadagnarsi il suo tozzo di pane senza dare fastidio al proprietario, che ha da far soldi in santa pace. Quindi via i diritti, ridefiniti "privilegi" in un contesto lessicale forgiato da autentici criminali dell'ideologia liberista.
E allora cari precari, se andate dietro a Ichino e il suo ricettario marchionnista, se non vi svegliate e non lottate per i VOSTRI - non i nostri - diritti, e per quelli dei vostri figli e nipoti, ha ragione chi dice che vi meritate Sacconi. Sacconi forever. Vi meritate di essere licenziati tutti, così magari smettete di rompere le scatole con le vostre querimonie da castrati ai "tutelati" e nuocete di meno ai vostri padri e fratelli maggiori che un posto fisso se lo sono sudato e conquistato. Poi arrangiatevi, chiedete a mastro Ichino di assumervi. Una generazione-poltiglia, una generazione di imbelli cervelli lavati, non merita altro.
Aggiungo che sono del tutto d'accordo con l'addetto ai lavori (previdenza pubblica) il cui post pacato e acuto mi sembra perfetto. Tutti questi giovani turchi dell'ichinismo... tutti questi innamorati persi di quel servo del sistema che Ichino è, tutta questa gente puzza d'imbroglio in stile Sessantotto. La rivoluzione sulla pelle degli altri, poi la jeunesse dorée che ha fatto casino si scava la nicchia nel potere e nel sottopotere e fuori al freddo ci restano i fessi.
RispondiEliminaIn breve perché la proposta Ichino mi sembra buona, anche se ovviamente ce ne possono essere di migliori:
RispondiElimina1- Ragioni ad personam: Ichino, almeno col mezzo scritto, tende a essere molto più ragionevole di quanto non lo si sia in discussioni su questo argomento; non so per quanto riguarda le discussioni "dal vivo", non le ho viste, mi riferisco a testi online e su carta stampata.
2- Ragioni riguardanti il contratto: le modifiche proposte da Ichino alle garanzie dell'articolo 18 (ovvero togliere il divieto di licenziare per riorganizzazione economica) permettono ad un'azienda di essere più dinamica e di prendere più a cuor leggero l'assuzione di una persona a t.i., il che mi sembra positivo
2 bis - sostituire la cassa integrazione (=legato al tuo vecchio posto di lavoro) con un sussidio e l'aiuto a cercare un nuovo posto di lavoro (=corsi di formazione, servizi per entrare in contatto con le aziende, ecc.) non mi sembrano uno scambio cattivo: se la mia azienda è in cattive acque è probabilmente meglio per entrambi se cerco di andare verso altri lidi
3- ragioni sistemiche: se si fornisce una rete di sicurezza al lavoratore in un mercato più "fluido" in cui si può dover cambiare posto di lavoro più frequentemente, e si ha un contratto a t.i., il datore di lavoro dovrebbe tenere di più al lavoratore stesso e quindi formarlo (=renderlo più produttivo)
3 bis - è fondamentale, secondo il mio umile parere, che il mercato del lavoro venga riformato in questo senso prima che la ripresa inizi, altrimenti si rischia un altro ciclo perverso in cui i lavoratori vengono assunti al minimo prezo e per il minimo tempo possibile...con una formazione minimale...e saremo di nuovo esposti a scosse come quella attuale.
In sintesi: sistema più fluido, con più garanzie in media (anche se leggermente meno di quelle a cui si era abituati negli anni precedenti ai '90), eliminazione della selva di contratti atipici attuale, e l'evitare un quasi sicuro ciclo perverso alla ripresa dell'economia. A me sembrano buone caratteristiche di questa riforma del lavoro, e dato che entrano in vigore per i nuovi contratti soltanto, non capisco neanche a chi si stiano rubando i diritti.
Se l'obiezione è "ai noi stessi futuri", rispondo che preferisco un sistema in cui le garanzie ci sono fin da subito per tutti piuttosto che uno in cui si parte potenzialmente senza garanzie e ce se le deve sudare per entrare nel rango dei "garantiti". L'abolizione della selva di contratti è secondo me il tratto più pregevole.
Nessuno degli ichiniani mi ha ancora spiegato perchè non si può mettere in pratica quanto proposto da Ichino senza toccare l'art.18 (che non impedisce di licenziare per riorganizzazione economica)
RispondiElimina@uqbal, secondo me tu non hai letto bene: resterebbero in piedi anche quelle forme di lavoro che rendono il lavoratore peggio di una merce: lavoro a chiamata, ad esempio, per tua informazione, lo puoi protrarre ad libitum, non c'entra niente la stagionalità
Tyche
Lascio solo due commenti:
RispondiElimina1) http://www.imille.org/2011/11/lavoro-riassunto-delle-proposte-di-ichino-e-boeri/
http://www.tutelareilavori.it/website/proposte-di-legge/contratto-unico-ipotesi-a-confronto.html
Due link per confrontare le proposte Ichino con quella di boeri/garibaldi (non propriamente dei vetero comunisti) che partono da impostazioni simili ma con esiti diversi.
2) L'art. 18 è un diritto sindacale. Infatti è nel Titolo III dello Statuto dei Lavoratori.
Quando si riflette sul rapporto tra flessibilità e sicurezza (cioè tra gestione aziendale e sue ricadute negative, e quindi salvagenti sociali nel mercato del lavoro) occorre tenere fuori il 18, che nasce come diritto forte, rigido, a tutela dell'attività sindacale, intesa come libera scelta delle persone di associarsi, esprimere un punto di vista collettivo dentro l'azienda sulla propria condizione lavorativa, ed eventualmente entrare in conflitto col datore di lavoro, senza timore di ritorsioni. L'art. 18 è quello che permette di dire in libertà, individualmente o collettivamente, di no. Fuori dal 18 (come sanno i tutti i precari e chi lavora in aziendae <15 dip. ) c'è solo l'arbitrio, ed una vita col cappello in mano (con tutti gli altri diritti che di fatto non sono più esigibili, e restano sulla carta).
Come si può leggere dal link inviato, Ichino prevede che solo dopo 20 anni di anzianità sta in capo all'azienda l'onere della prova della ragione economica o organizzativa del licenziamento. I discrimine tra arbitrio del datore di lavoro, e diritto del lavoratore sta tutto lì, nell'onere della prova: chi è che deve dimostrare che l'azienda DAVVERO non aveva alternative al licenziamento?
Come si fa ad evitare che un'azienda usi il cd "licenziamento economico" per fare fuori i dipendenti più attivi sindacalmente, quelli che insomma rompono di più? Lasciandole in capo l'onere della prova.
Il post di Leonardo mi pare corretto proprio perché prende di mira questo ipotetico futuro (20 anni senza garanzia di diritti) e disinnesca la bomba retorica del conflitto tra garantiti/padri/passato e precari/figli/futuro
Tutto il resto, IMHO, sono discorsi che ricalcano la guerra tra poveri utilissima a chi non fa parte di questa categoria.
Manca a mio parere un punto nell'analisi di Leonardo : il danno che a me provocano tutti questi contratti da precari è maggiore della tutela datami dell'art.18. Questo perchè se da un lato è vero che io ho un contratto a tempo indeterminato dall'altro è vero che non riesco più a cambiare azienda perchè nessuno più offre contratti seri. Un conto è lavorare nel pubblico, dove si è davvero inamovibili (almeno fino al meritato default nazionale) e un conto è lavorare nel privato, dove se vogliono mandarmi via di modi ne trovano quanti ne vogliono.
RispondiEliminaE forse sarebbe il caso di ricordarsi che l'art.18 non dice che nessuno può essere licenziato, ma che in caso di licenziamento senza giusta causa un tribunale può stabilire un indennizzo o il reintegro , e il più delle volte si decide per l'indennizzo.
Privatizzazione del pubblico impiego più riforma o eliminazione dell'articolo 18 uguale metà degli insegnanti di ruolo (e di altre categorie di pubblici dipendenti) a spasso. Già dal 2014, per il sistema della premialità, un quarto degli insegnanti sarà giudicato, a priori, di rendimento insufficiente, e ipso facto, dopo due o tre anni, potrà essere silurato. Non sarei tanto certo che il nostro posto di lavoro sia così al sicuro, di qui al 2040..... Fra gli insegnanti c'è scarsissima informazione. Nessuno sciopera, assemblee sindacali deserte. Tutti ricchi di famiglia, evidentemente. O tutti fessi. O tutti rassegnati. Del resto, c'è poco da fare.
RispondiEliminaQuesta duscussione nei commenti è un magnifico teatro dell'assurdo, e probabilmente un ottima metafora del perchè la cosiddetta sinistra tende a formare nanopartiti sempre più piccoli, dividendosi come un batterio, a ogni generazione.
RispondiEliminaIo la proposta ancora non l'ho letta. Mi chiedo però perchè la semplice riformulazione del principio della giusta causa (se è questa la modifica principale all'articolo 18, da quel che si capisce da qui) sia così calda... a me sembra roba abbastanza chiara e piuttosto corretta, persino (ora in tono con il resto della discussione salterà su qualcuno che invece di spiegarsi mi dirà che le nuove generazioni non sanno cosa vuoi dire lottare e scioperare, e che mi sono ichinizzato, o magari che cerco di togliergli i diritti)-
Io ho una storia di lavoratore diendente ma conosco tanti piccoli imprenditori. Storie ne ho sentite tante. Se dovessi mai aprire un'attività imprenditoriale mi guarderei bene dal superare la soglia dei 15 dipendenti.
Kimboz
RispondiEliminaSecondo me il problema è di prospettiva: in un paese completamente stagnante e irrigidito da mille corporazioni e leggine, perdere il posto di lavoro equivale ad uscire da un club esclusivo, in cui rischi di non rientrare più.
Allora la difesa del posto del lavoro (e non del reddito!) viene prima di ogni cosa, per il principio che chi lascia la strada vecchia...in Italia finisce dritto in una scarpata. Peccato però che questo prevalga anche sulla valutazione dell'impresa: in qualche modo si pensa che anche un'impresa decotta possa essere tirata su (di solito con soldi pubblici) in modo da mantenere posti di lavoro. Col risultato che le aziende chiudono lo stesso, ma dopo aver dilapidato denaro pubblico e in condizioni ancora peggiori (non se le compra nessuno).
Ma pare che la lungimiranza per capire questo non ce l'abbiamo...
Uqbal
Paolo
RispondiEliminaIl reintegro previsto dall'art. 18 probabilmente è stato, in principio, quel che dicevi tu. Nell'industria fordista, però. O con un datore come Wal-Mart, in America.
Le cose però sono un po' cambiate in 42 anni. Si può pensare di aggiornare le leggi al mondo concreto? Nessuno peraltro vuole eliminare il principio della tutela del lavoratore (e su questo c'è una MASSICCIA disinformazione).
Oggi con l'art. 18 si chiede, ad es., ad un omosessuale (o ad un sindacalista) di rimanere a lavorare con un datore che ha dato prova di disprezzarlo. Meglio che il lavoratore si trovi un ambiente di lavoro migliore, e che l'omofobo, o l'antisindacalista, si ritrovi economicamente spellato.
Ma questo non si può...perché se perdi un posto, nella nostra moribonda economia non ne trovi un altro...
Allora cerchiamo di dare anche ai lavoratori un po' più di libertà di movimento: saranno anche meno ricattabili (che poi è quanto giustamente rileva Paolo).
Uqbal
Matteo Veronesi
RispondiEliminaStai dicendo che i prof. di ruolo non devono essere valutati? Che meriti di lavorare anche se sei un fannullone (e non sto certo dicendo che tutti gli insegnanti lo siano)?
C'è una ragione, tra le altre, cmq, per cui in Italia ci possono essere 200.000 precari (tutta la Fiat) senza che scoppino rivolte. L'85% degli insegnanti in Italia è donna, con punte ben oltre il 90% nella primaria. Orario e retribuzione sono da part-time.
In altre parole, in Italia il lavoro del docente è ancora visto come una funzione vicaria delle donne-madri, che al mattino vanno a scuola e il pom. stanno a casa (a lavorare, sempre, ma con un occhio ai figli). Il primo reddito lo porta a casa il marito.
Certo, il secondo reddito è disagevole e incerto, ma non fa abbastanza danni da creare vere proteste (paragonabili a quelle dei 5000 di Termini Imerese).
E prima che qualcuno si inc..zi, notate che ho detto una cosa femminista, non maschilista...
Uqbal
(PS: ho scritto tre messaggi brevi per non incappare nell'antispam)
Il problema sono i criteri di valutazione. Per una valutazione almeno potenzialmente seria ci vorrebbe un esercito di ispettori ministeriali, che mancano (perché andrebbero pagati, e bene, essendo dirigenti). E non si può dire, a priori, come voleva Brunetta, che un quarto degli insegnanti sia costituito da incapaci. Verissimo, invece, che quello dell'insegnante è un lavoro da donne: pochi soldi, ma tempo libero per star dietro ai figli (sai che allegria: scuola, far la spesa, badare ai pargoli, correggere i compiti... ma questo è un problema esistenziale, oltre e più che lavorativo). Ammesso e non concesso che il marito guadagni bene.
RispondiEliminaoh certo, sì, povere, povere aziende... viva la flassibilità (perché non è mica la stessa che ci ha portato a questa situazione). evviva, evviva ichino. distruggili tutti questi bastardi privilegiati. bisogna aiutare i pover padroni...
RispondiEliminami sembra di essere in una scena comica con cornacchione, solo che al posto del berlusca c'è il capitale.
vogliamo il reddito di cittadinanza come progettato dalla fornero? i gusti son gusti ma si metta prima questo e poi si faccia la riforma del mercato del lavoro. altrimenti vi negate da soli: "sì, più sicuro" ma se poi nessuno vi paga il welfare che si fa? si va a protestare a legge già fatta. è come dire: eh ma non si può fare la riforma del welfare prima di quella del lavoro perché non ci sono soldi. peccato che a meno di non essere dei capitalisti alla dickens quello che succede è: cancelliamo la sicurezza sul lavoro, io, azienda, dico che sono in difficoltà economica (chi non lo è in questo momento?) e licenzio. poi? peccato, non abbiamo ancora fatto la riforma del welfare. muori pure di fame tu e i tuoi figli, tanto sei proletariato e ti posso sostituire senza problemi solo spostando l'azienda all'estero. evvai, questo sì che ci piace, no?
direte: "sì, ma l'azienda deve pagare i soldi, mica c'è bisogno di welfare". i gusti son sempre gusti, ma se l'azienda non ce la fa? magari schiacciata dal credit crunch (già, proprio le aziende sotto i 15 dipendenti) va in fallimento e ti saluto mutuo, cibo e quello che vuoi. poi vagli a spiegare come nascono i ghetti negli stati uniti, o cosa sono gli hobo...
Bisogna ripensare ai meccanismi di accumulazione, non pensare a triturare i diritti... Bisogna unirsi e lottare per un sistema diverso da quello che ci pone tutti contro tutti per raggiungere uno scopo che è sconosciuto a tutti noi... (e lo dice uno che un posto fisso non ce l'ha e probabilmente non lo avrà mai)
-- Giovanni
se una azienda va in crisi oggi si porta la crisi al ministero
RispondiEliminalì i sindacati discutono come salvare i POSTI DI LAVORO cercando di caricare i costi allo stato
NON FUNZIONA
ichino dice:
se una azienda va in crisi si ricolloca la gente agendo in modo diffuso e decentrato
azienda, regioni e sindacati gestiscono un sistema per SALVARE LA PROFESSIONALITà E IL LAVORO DELLE PERSONE
FUNZIONEREBBE anche in Italia non solo in Danimarca
resta la tutela antidiscriminazione dell'art. 18
sparisce il congelamento delle crisi aziendali
cresce la capacità di adattamento del sistema produttivo
cessa la precarietà (anche dei garantiti che devono pregare i sindacati che negoziano la cassa integrazione, altro che dignità dei lavoratori)
o no?
mi spiace ma se non siete daccordo con Leonardo vuol dire che il Grande Fratello vi ha bene indottrinato.
RispondiEliminaVoi poveri cristi a 1000 euro al mese vi state facendo carico dei problemi di persone che hanno lo stipendio di Marchionne!!!
Vi sembra logico spostare i problemi da un manager milionario ad un padre di famiglia?
Poveri voi, ve ne accorgerete crescendo cosa vi aspetta.
Io ho quasi vent'anni di fabbrica sulle spalle e vi posso garantire che quei pochi diritti che ho li devo al sindacato,anzi alla FIOM CGIL.
Non certo al mio datore di lavoro che pur di aumentare la produzione mi toglierebbe anche la pausa (come hanno appena fatto in FIAT)e vi posso garantire che quando 'LAVORI' l'appetito ti viene.
ogni giorno devi lottare non solo per il lavoro, ma per la tua dignità.
Ogni tanto penso e dico ma che ti aspetti da questo popolo???!!!!
Ha avuto il famoso ventennio fascista.
Ha votato '40' anni la DC.
Ha votato '17' anni Silvio.
E' un popolo giovane, senza storia,senza amore per la patria e mi spiace dirlo senza amore per se stesso.
Sempre disposto a criticare se stesso e ad ammirare gli altri paesi.
Ma siete sicuri che li vivono meglio di noi???
Non è forse ora di dire basta a queste novità estere?
Guardate negli ultimi venti anni come ci hanno migliorato la vita i nostri indistriali!!!
La maggior parte di noi morirà di vecchiaia sul posto di lavoro,altro che più giustizia per tutti.
Ho imparato che ogni modifica della società è sempre peggiorativa per le parti più deboli di questa.
Quindi a meno che non siete dei ricconi,lottate per stare tutti meglio.
Non puoi portare avanti una società dicendo: devono stare tutti peggio!!!
Piuttosto lasciamo giù dei soldi ma teniamoci i diritti.
Agli ichiniani chiedo: perchè non introducono PRIMA il reddito minimo garantito universale e POI riformano il mercato del lavoro con il contratto unico? Scusate la diffidenza eh, ma dai tempi della legge 300 (detta Biagi) sono diventata più sospettosa, anche all'epoca si diceva, a fronte dell'introduzione della giungla contrattuale, che la precarietà sarebbe costata molto di più rispetto al posto fisso, che avrebbero fatto gli ammortizzatori sociali per i cocopro e i precari ecc ecc. Cosa ne è stato poi? Qualcuno ha il coraggio di rispondere a questa domanda? Non chiedetemi di fidarmi ciecamente di questi incompetenti allo sbaraglio (vedi Ichino che oggi sul suo blog dimostra senza tema di smentita di non sapere neanche COSA SIA UN LICENZIAMENTO e poi parliamo dei professori da 1200 euro al mese da licenziare per incapacità) Andatevelo a leggere l'articolo nel blog di ichino che commenta leonardo. Comico se non fosse tragico che un prof universitario di diritto del lavoro, senatore Pd non sappia cos'è un licenziamento
RispondiEliminaTyche
"mi spiace ma se non siete daccordo con Leonardo vuol dire che il Grande Fratello vi ha bene indottrinato.[...]"
RispondiEliminase queste sono argomentazioni ...
Andrea
Beh ha letto ben poco del mio messaggio......
RispondiEliminaSarà il caso che legga bene tutto e se possibile invece di cercare di ridicolizzare argomenti altrui affronti la discussione.
Perchè le garantisco che anche sui suoi messaggi ci sarebbe da discutere. (a proposito le evidenzio che il Grande fratello' a cui io mi riferisco è quello del libro '1984' gliene consiglio la lettura).
Tornando a noi le ricordo che la Fiat (e così molte aziende)ha fatto il bello ed il cattivo tempo per molti anni.
Prendendo soldi dalle casse dello stato (cioè da noi cittadini che paghiamo le tasse in busta paga per farle capire una situazione che non mi sembra abbia molto chiara)
E oggi non mi sembra che Marchionne nonostante la Fiat abbia sempre avuto tutto dallo stato (soldi per investimenti al sud italia,casse integrazione e via dicendo....impegni immancabilmente disillusi)si faccia problemi a spostare l'auto dall'Italia.
Lasciando migliaia di famiglie alla fame.
Le ripeto invece di importarci il modello di vita da terzo mondo in Italia (perchè è questo che politici e persone come lei vogliono fare) sarà il caso di esportare un poco di giustizia e dignità
Fornero, coccodrilla di governo, ha chiaramente detto cosa significa questa riforma, così sintetizzata da Repubblica il 29 gennaio nell'articolo "Lavoro ecco il piano Fornero": "Si parte da una premessa di base: nella insostenibile "giungla dei 46 modelli contrattuali" attualmente in vigore, alcuni hanno dato buona prova (contratti a progetto, part time)..." quindi NON saranno aboliti.
RispondiEliminahttp://www.repubblica.it/economia/2012/01/29/news/lavor_piano_fornero-28945203/index.html?ref=search
(quinto capoverso).
Si tratta dei contratti parasubordinati (copro e variazioni sul tema), quelli peggiori, cioè quelli che non prevedono ferie, malattia (se non con la conservazione del posto) e nemmeno contributi decenti, quelli che se chiedi se "hanno dato buona prova" a qualunque precario ti risponde con una pernacchia e ogni datore di lavoro fregandosi le mani perché di fatto sono un'evasione contributiva legalizzata, quelli che hanno dato luogo ad infiniti abusi, mascherando normali posti di lavoro sotto la falsa dicitura di "progetti". Quindi, il commentatore che urlava più su "ferie malattia pensione" vedendoli nell'abolizione dell'art. 18 si rassegni: il problema è un altro.
L'abolizione del precariato è un pretesto, abbastanza squallido, per l'ennesimo favore ai ricchi e potenti di questo governo (quelli che già hanno il 45,9% delle risorse delle famiglie essendo il 10% della popolazione, ma ne vogliono ancora, sì, quelli lì). Quei contratti non saranno aboliti perché costano meno alle imprese e l'art. 18 è in discussione perché gli costa troppo, più che in denaro, perché gli impone delle regole a cui sono allergici e soprattutto perché garantendo coloro che ce l'hanno resta un'alternativa, difficile ma possibile. Chiunque fosse davvero interessato a cosette previste dalla Costituzione come ferie, malattia e pensione conviene che gli avversari se li cerchi altrove, non fra gli scettici delle riformichine.
P.S.: Vivo all'estero (proprio per scappare dal paese dei contratti a progetto) e qui l'anomalia italiana non è l'art. 18 e nemmeno il precariato, ma proprio il contratto parasubordinato che ha dato tanto buona prova per la coccodrilla Fornero. Qui il precariato esiste eccome, è considerato un problema sociale enorme, ma non esistono contratti a progetto: quando spieghi cosa sono, vieni guardato un po' come ti gurdavano davanti al primo ministro che riceveva le nipoti di Mubarak. E ti chiedono: "Ma perché accettate queste cose?". Tanto per capire quali siano le vere anomalie europee.
Commento anche se venire su questo blog mi è ormai decisamente sgradevole, ma l'argomento è di quelli vitali.