Quando Papa Gregorio XIII seppe del massacro, ne fu molto lieto, e commissionò al Vasari questa graziosa scenetta edificante. |
Buongiorno! Passata una buona notte di San Bartolomeo? Vi siete ricordati di ferire almeno un protestante o, se non ne avevate a tiro, un miscredente qualsiasi? Neanche una bastonatina, un pestotto di piedi, un buffetto, niente? e vabbe', poi non lamentatevi se si perdono le tradizioni. Comunque ormai il 440esimo anniversario della strage degli ugonotti è andato, concentriamoci sulla figura (piuttosto sanguinolenta, vi avverto) di Bartolomeo Apostolo. Cosa sappiamo di lui?
Quasi niente, come al solito. In sostanza Bartolomeo nei vangeli è una comparsa, un nome. Il nome però è interessante, perché è fatto di una particella aramaica, "Bar", che si usa per costruire il patronimico (vuole dire "figlio di"), e "Tolomeo", che invece è un nome greco con una lunga storia che riassume tutta l'era ellenistica: è il nome del generale macedone che segue Alessandro il Grande in capo al mondo, per ritrovarsi alla fine in Egitto e fondare l'ultima dinastia dei faraoni. In realtà esiste anche il nome "Talmai" in ebraico e in aramaico, però non è da escludere la possibilità che il nome sia diventato popolare nell'area medio-orientale con la diffusione dell'ellenismo, quella forma antica di globalizzazione a cui gli ebrei avevano opposto il loro senso di appartenenza a una tradizione e a un unico Dio. Ai tempi di Gesù comunque ormai la lingua dei colonizzatori, il greco, era penetrata fino ai patronimici, fino a saldarsi con le particelle aramaiche. Quando compaiono nomi come "Bartolomeo", tu capisci che il melting pot ha funzionato. Prendi un accrocchio come "Bart Simpson": all'orecchio mondiale suona perfettamente americano - ed è stato scelto proprio per questo - ma poi cominci a smontarlo e ti accorgi per esempio che in "Simpson" c'è una radice latina, simplex: anche se l'originale inglese era Simme, e non aveva lo stesso significato, il cognome è stato evidentemente scelto per l'assonanza con un termine che allude alla semplicità, diciamo, della famiglia media americana. Poi c'è "son", che in tutta l'area germanica significa "figlio" e come suffisso funziona più o meno come il prefisso "bar" aramaico. Insomma, nelle tre sillabe di Bart Simpson c'è il latino, il germanico, l'aramaico, e in quella "t" resta anche una traccia di greco - ma del nome greco di un macedone diventato faraone d'Egitto. I nomi sono storie, che rimastichiamo tutti i giorni mentre parliamo d'altro (continua sul Post...)